Opinione scritta da rivendell
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Dove crescono le rose selvatiche
Benvenuti dove tutto ebbe inizio....
Benvenuti in Australia e, soprattutto, nelle sue leggende...
Benvenuti nella vita di Harry Hole!
La leggenda narra che Jo Nesbo iniziò la stesura di questo libro proprio in Australia per poi concluderlo nella fredda Norvegia, passando dalle bestie mitologiche della tradizione aborigena al grande Draugr delle mitologie Scandinave.
Harry Hole è un rappresentante della polizia Norvegese inviato in Australia a causa dell'omicidio di una sua compaesana.
La polizia Australiana, però, non muore dalla voglia di avere tra i piedi questo ragazzone biondo sempre in cerca di guai.
Un poliziotto aborigeno sarà il suo braccio destro in questa avventura tra gay, prostitute, magnaccia, clown, spacciatori e, forse, serial killer.
Harry si è portato un bagaglio ingombrante in quel continente così lontano dal suo, ma non c'è stato bisogno di metterlo in valigia, sono i suoi problemi, con se stesso e con gli altri.
Ha portato con sé anche una serie di brutti ricordi, e di sensi di colpa che lo seguono come un'ombra.
Una volta li metteva a bagno nel Whisky per renderli inoffensivi, ma adesso beve succo di frutta!
Ovviamente trova anche il tempo di innamorarsi, lei è una ragazza Svedese, bella come solo le Svedesi sanno esserlo.
Durante il viaggio è perseguitato da una canzone di Nick Cave, "Where the wild roses grow", cantata insieme ad una biondina mai nominata.
Per la cronaca lei è Kylie Minogue che, molto probabilmente, non rientra nei gusti rockettari di Nesbo/Hole.
Il titolo originale è uomo-pipistrello e non semplicemente pipistrello, anche in Inglese è stato tradotto Bat e non Batman...paura di confondere Sidney con Gotham?
Buona lettura
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Harry's back!
Harry è tornato!
Effettivamente non era mai andato via ma, dopo aver letto "Lo Spettro", qualche dubbio noi (Nesbo addicted) ce l'avevamo!
Adesso possiamo stare tranquilli, Harry sta bene (più o meno come al solito...) e Jo è tornato in gran forma.
Il mezzo passo falso fatto con "Il cacciatore di teste" è ormai solo un ricordo dopo aver letto "Polizia".
Passiamo alla trama, in forma molto sintetica come si dovrebbe fare quando si recensisce un thriller:
Oslo, ma soprattutto la polizia di Oslo, è sotto pressione a causa di un ipotetico serial killer che uccide poliziotti in modo brutale.
La polizia brancola nel buio, Harry non è disponibile, la squadra deve agire da sola ma ad un certo punto...
Il gioco di Nesbo è sempre quello di farti credere qualcosa che poi non è la verità, o forse sì, magari solo in parte...dovete leggerlo!
Potrei parlare dei vari protagonisti, di Rakel e Oleg, di Beate, Bellman etc. etc. ma non posso, finirei col dire qualcosa che va scoperto pagina dopo pagina.
A me l'hanno regalato a Natale e a Santo Stefano l'avevo già finito, DOVEVO finirlo!
Vi dico solo che ci saranno delle grosse sorprese, purtroppo ben poco piacevoli.
Se già siete "Nesbo addicted" non potete farne a meno, se vi piace il thriller non potete farne a meno, se vi piace la buona lettura che vi tiene in tensione dalla prima all'ultima pagina non potete farne a meno.
Parafrasando un giornalista di diversi anni fa potrei dire (ma forse l'ho già scritto in un'altra recensione) che esistono due tipi di fan del thriller: i fan di Jo Nesbo e quelli che non l'hanno ancora letto!
Concludo sottolineando le solite citazioni musicali, Tom Waits ci può stare ma i Waterboys difficilmente vengono citati, ancora meno il loro leader Mike Scott (grande concerto a Milano due mesi fa!).
Leggete e godetene tutti...
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Persi nell'ascensore!
Non so se vi è mai capitato di restare chiusi in un ascensore bloccato tra due piani, in una giornata afosa e in compagnia di due sconosciuti.
Questo è quello che capita ai protagonisti di "blackout":
Ferro, esaltato fan di Elvis e amante degli "Snuff movies"...nel senso che è lui stesso a girarli!
Tomas, ragazzino innamorato della sua ragazza e in procinto di prenderla e portarla via da questa città di perdenti (come in una canzone del suo cantante preferito).
Claudia, cameriera lesbica che odia quel maiale del suo principale per come la fa vestire.
Il destino li farà ritrovare sullo stesso ascensore nello stesso momento, questi tre esseri umani così diversi tra loro dovranno convivere in quello spazio ristretto e sopportarsi a vicenda...ma non sarà facile!
Sarà sempre il destino a portare ad una conclusione la strana vicenda?
Non ho voluto anticipare molto della trama perchè è giusto che la scopriate voi, pagina dopo pagina.
...ovviamente c'è la sorpresa finale!
Buona lettura
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Il medioevo non è così lontano...
Provate ad immaginare cosa voglia dire essere accusati (ingiustamente!) dell'omicidio di tre bambini.
Poi provate ad immaginare cosa voglia dire essere processati per quel triplice omicidio.
Successivamente provate ad immaginare cosa voglia dire essere condannati alla pena di morte per quell'accusa.
Tutto questo noi non lo possiamo immaginare, non possiamo (fortunatamente!) capire cosa voglio dire essere sbattuti dentro a 20 anni e passare 28 anni all'interno di un penitenziario!
Damien era un ragazzo, uso il passato perchè è rimasto ragazzo per poco tempo, viveva nel profondo sud degli Stati Uniti dove basta poco per essere additati come un satanista.
Ti vesti di nero, porti i capelli lunghi, ascolti gli Iron Maiden o altre band simili e subito diventi il "diverso".
Purtroppo, come accade spesso, il "diverso" diventa facilmente un capro espiatorio!
Non mi dilungo con la cronaca delle indagini (se così si possono chiamare!), del processo farsa e del rilascio grazie ad un assurdo espediente giudiziario, lascio a voi la lettura.
Damien e i suoi amici sono tra i tanti accusati ingiustamente da un sistema giudiziario con molte falle, un sistema che ti sbatte nel braccio della morte senza neanche uno straccio di prova fisica.
Nonostante tutto sono stati molto fortunati per l'attenzione suscitata dal loro caso e dall'impegno in prima persona da parte di personaggi famosi come Johnny Depp, Eddie Vedder e Peter Jackson.
Uno degli attori più famosi di Hollywood, una rockstar e un regista di successo, insieme ad altre persone, hanno impegnato tempo e denaro per questi ragazzi e ce l'hanno fatta.
Quanti come loro non hanno avuto questa "fortuna"?
Questo è più un saggio che un romanzo, un saggio sulla sopravvivenza fisica e mentale a 28 anni di carcere ingiusto.
Leggete e...irritatevi!
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...per me è no!
Perdonatemi il titolo da reality ma non mi veniva in mente altro!
Il libro in questione è formato da ben 527 pagine e, lo confesso, in alcuni momenti ho pensato di mollarlo.
Non l'ho fatto per vedere cosa sarebbe successo nel capitolo successivo, sperando in un colpo di scena...ma niente!
Quelli che, tirati per i capelli, potrebbero definirsi colpi di scena sono prevedibili ad un miglio di distanza.
La storia parte da un racconto fatto al sindaco Cage da un suo vecchio amico d'infanzia ex-tossico.
Si parte dal gioco d'azzardo per arrivare a prostituzione e combattimenti con i cani.
Non vi anticipo altro per non svelarvi il finale...sto scherzando! Anche quello è troppo scontato!
I cattivi sono cattivissimi, i buoni buonissimi e tutti americanissimi e stereotipatissimi!
Non c'è un personaggio che mi abbia provocato un po' di empatia.
Potrebbero farci un film ma non sarebbe niente di che.
Ho letto nella mini-biografia dell'autore che è stimato da illustri colleghi...mah!?!
Sconsigliato...
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Blinded by the light
Pochi di voi leggeranno questo libro e, di quei pochi, ancora meno ne coglieranno il significato (sempre che ce ne sia uno!).
Questo libro è consigliato, sicuramente, ad un fan di Springsteen ma anche a chi vuole semplicemente divertirsi.
A chi ricade nella seconda categoria faccio presente che alcune cose, in quanto profani, potreste non capirle.
Tutto parte dalla caccia al biglietto per un concerto che Bruce terrà a Bologna, una caccia che costringe Gianluca ed i suoi amici ad una notte insonne e movimentata.
Viene raccontato anche il suo "ingresso" nel mondo Springsteeniano propiziato da alcuni amici che lo portano ad un suo concerto.
Al suo primo concerto di Bruce vede la luce e ne resta accecato!
(ndr "Blinded by the light" è il titolo di una canzone di Bruce presente sul suo primo disco)
Tra varie peripezie per l'acquisto del biglietto, flashback di vecchi concerti, inseguimenti e appostamenti per avere un autografo e, alla fine, l'agognato concerto bolognese con la lotta per il famigerato "pit", il romanzo vi farà, sicuramente, divertire.
Tornando a quanto dicevo all'inizio chi è fan di Bruce non solo si divertirà ma si ritroverà a dire: "ma l'ho fatto anch'io!"
Io lo consiglio a chiunque voglia divertirsi nella speranza che, incuriosendosi, gli venga voglia di vedere Bruce dal vivo.
Esiste un vecchio adagio a riguardo che dice più o meno così: "I fan del r'n'r' si dividono in due categorie: i fan di Bruce e quelli che non l'hanno mai visto dal vivo".
Lasciatemi chiudere parafrasando un famoso dialogo di "Blade runner":
"Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare,
ho visto il cielo sopra Firenze aprirsi in due e scaraventare tonnellate di pioggia per quattro ore consecutive,
ho visto gente bagnata fuori, dentro e tutt'intorno,
ho "sentito" di gente che buttava 100€ di fotocamera ormai inutilizzabile mentre metteva in salvo la scheda SD,
ho visto i suoi seguaci restare sotto quell'acqua in pura adorazione,
nessuno si è spostato fino all'ultima nota della sua fottuta Telecaster,
ho visto gente vagare per Firenze, il giorno successivo, alla ricerca di una lavanderia a gettoni con l'asciugatrice,
ho visto tutto questo perchè anch'io ero lì, ad un metro dal palco...e in lavanderia!"
Grazie Gianluca per le risate che mi hai fatto fare!
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Jo, ma sei proprio tu?
Quando l'ho visto ho pensato: "Jo Nesbo senza Harry Hole? Nooo, non è possibile".
Un attimo dopo ho ripensato: "Beh, è giusto prendere un po' le distanza da quello che, ormai, è un marchio di fabbrica".
Prendo il libro (anzi l'eBook) comincio a leggerlo e, in un paio di giorni, lo finisco e penso: "Mi sembra di averlo già letto!"
Visto e considerato che a Jo piacciono le citazioni musicali posso definirlo come una di quelle canzoni che...sì...d'accordo...sono belle...ma sono strasentite!
I colpi di scena non esistono, nel senso che un appassionato di thriller li prevede già con due pagine di anticipo.
Non sto a raccontarvi la trama, tanto la trovate nella presentazione del libro qui sopra, io voglio solo trasmettervi le emozioni provate.
Una lettura, tutto sommato, piacevole ma lontana anni luce dai romanzi con Harry Hole protagonista.
Quel senso di sapere tutto in anticipo che ti lascia un non so che di insipido in bocca, come si suol dire, ne carne ne pesce.
Dimmi la verità Jo, l'hai scritto già pensando al film che ne sarebbe stato tratto?
Confessa, non nasconderti dietro le pagine!
Dimmi Jo, ma questo libro, sinceramente, l'hai scritto tu?
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- sì
- no
Parenti serpenti (velenosi!)
Fredrika è incinta, ha un bel fardello da portare ma continua nel suo lavoro di collaboratrice della squadra omicidi di Stoccolma.
Vi starete chiedendo "chi diavolo è Fredrika?", dovreste leggere "Indesiderata" della stessa autrice (vedi la mia scarna recensione in merito).
Gli avvenimenti di questo libro e del precedente non sono legati tra loro e, quindi, potreste leggere prima l'uno e poi l'altro o viceversa, ma è la loro vita privata a consigliarvi di seguire il giusto ordine cronologico.
Tutto ha origine nella famiglia delle due sorelle protagoniste, dalla violenza subita da una di loro, dall'immigrazione clandestina, da chi vuole aiutare e chi, invece, specularci sopra.
Tutto inizia e tutto finisce all'interno della famiglia.
I fatti che accadono, come da copione, vengono ricollegati tra loro uno alla volta, la trama è piuttosto intricata ma...il finale è abbastanza prevedibile.
Kristina Ohlsson scrive bene, a mio parere, i suoi thriller scorrono veloci e densi di accadimenti di ogni genere.
La vita privata dei protagonisti viene messa risalto tanto quanto le indagini seguite, non è come nei serial TV.
Avete mai notato come in alcune serie televisive i protagonisti non abbiano quasi una vita privata?
Qua tutti ce l'hanno e per tutti è problematica!
Amo i thriller scandinavi...e non ho mai letto la trilogia di Millenium!
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Ma chi diavolo era Marcel Petiot?
Penso che sarebbe opportuno chiamare le cose con il loro nome, questo libro non è un thriller!
Questa non è fiction ma, come dicono in America, una non-fiction.
In poche parole "è tutto vero"!
Questa è la storia di Marcel Petiot, il lupo di Parigi, ma chi era costui?
Un signore che, a rischio della propria vita, nella Francia occupata organizzava le fughe degli ebrei oppure...il massacratore di quegli stessi ebrei che si fidavano di lui?
Il membro della resistenza oppure...un collaboratore della Gestapo?
La sua lunga storia qui descritta elencando, in modo talvolta tedioso, gli atti processuali e quant'altro attinente alla sua figura è descritta nei minimi particolari.
Sta a voi cercare di capire chi fosse questo Dottor Petiot, sicuramente era una persona molto intelligente e un abile trasformista, un mentitore nato!
La sua storia, inoltre, è molto interessante dal punto di vista storico, il periodo dell'occupazione nazista, e ci fa capire come si viveva a quei tempi.
Come ho scritto all'inizio questo non è un thriller, se ne cercate uno non leggete "Il lupo" di David King.
Questo è un saggio storico sulla figura inquietante di Marcel Petiot.
Ma chi era costui?
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- sì
- no
Odio il tennis ma non so fare altro!
Il bello delle biografie dei personaggi famosi (ovviamente, chi pubblicherebbe la biografia di uno sconosciuto!) è rendersi conto di quanto, alla fine, siano uguali a noi "comuni mortali".
Ovviamente frequentano personaggi che noi possiamo vedere solo in TV o sui giornali, hanno un sacco di soldi, auto di lusso e ville esagerate ma, alla fine, sono uomini (o donne).
Il padre obbligava il piccolo Andrè, senza pietà, a giocare a tennis per ore ed ore ma, ripensandoci col senno di poi, se Agassi non avesse avuto il padre tiranno che ha avuto non sarebbe diventato uno dei tennisti più forti di tutti i tempi.
La sua carriera è stato un susseguirsi di alti e bassi inframmezzati da infortuni di vario genere, le sue sconfitte dimostrano che se non sei "convinto" psicologicamente alla fine perdi, anche gli incontri più scontati.
Lui, spesso e volentieri, difettava di questa motivazione e mandava all'aria settimane di allenamenti perchè non "voleva" più vincere.
Le sconfitte bruciano molto più di quanto tu possa trarre soddisfazione da una vittoria, lui di questo è convinto e, pensandoci bene, questa è una verita sacrosanta anche nella vita.
Nel tennis, come dice lui, sei solo, completamente solo di fronte al tuo avversario.
La vittoria può essere determinata dal talento, dal fisico, dalla tecnica e dalla motivazione.
Il primo ce l'hai o non ce l'hai, il secondo lo puoi rafforzare con il giusto allenamento, la terza la impari con il giusto allenatore, la quarta la devi trovare dentro di te, anche in questo caso o ce l'hai o non ce l'hai e, a volte, è la più importante delle tre.
Può essere una metafora della vita sulla falsariga del famoso "American dream", se vuoi veramente qualcosa la puoi ottenere, ma la devi volere, a volte basta un niente e, ad un passo dal traguardo, molli tutto.
Agassi si è mostrato con tutte le sue debolezze in questo libro, non ne esce, a mio parere, la figura di un grande atleta forte e sicuro di sè.
Aveva molti problemi, sia fisici che psicologici.
Nato con una malformazione alla schiena si è ritrovato con questa distrutta da anni di allenamento.
Cresciuto dal padre con la fissa del colpo perfetto ha dovuto trovare un coach che gli facesse capire l'importanza di leggere i difetti dell'avversario, e di appofittarne.
Non c'è bisogno di essere perfetti nel tennis come nella vita, la perfezione non si raggiunge mai e si vive in uno stato di perenne insoddisfazione.
Come noi (non tutti ma molti di noi) odiamo il nostro lavoro anche lui odiava il suo, odiava il tennis.
Il suo problema era che non sapeva fare altro!
Ha sempre odiato la scuola da giovane rendendosi conto tardi dell'importanza di avere una cultura, per rifarsi ha fondato una sua scuola in un quartiere degradato.
Il libro si chiude con un elogio della lettura, da lui scoperta tardi, nei ringraziamenti al premio Pulitzer Moehringer (ghost writer del libro stesso).
Vorrei scrivere altro ma mi sono già dilungato a sufficienza.
ATTENZIONE! QUI SOTTO POTREBBE ESSERCI UNO SPOILER! IO VI AVVISO...
P.S. la scoperta più sconvolgente è la confessione sul parrucchino! I suoi lunghi capelli biondi, in realtà, non erano suoi!
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...e tutti vissero felici e contenti
La terra di mezzo è popolata da gente strana, Nani, Elfi, Stregoni e soprattutto lo Hobbit.
Ad esser sinceri di Hobbit ce ne sono parecchi ma qui, in questo libro, si parla di uno solo di loro: Bilbo Baggins.
Lo stregone è il buon vecchio Gandalf, presenza fissa sulle pagine di Tolkien, e i nani sono piuttosto numerosi e rumorosi.
Sono tutti figli di..., nipoti di..., fratelli di... e, spesso e volentieri, si mettono a cantare le loro canzoni (noiosette direi!).
Questa "Compagnia senza anello" parte alla ricerca del tesoro dei nani ora custodito dal vecchio drago Smog (o Smaug).
Sul loro cammino trovano un po' di tutto, orchi, troll, mannari e quant'altro.
Ovviamente il finale è lieto, come è giusto che sia in una favola.
Ovviamente i cattivi perdono sempre, come è giusto che sia in una favola.
Ovviamente lo stile è fiabesco, come è giusto....etc etc
Devo dire che, avendo letto la trilogia del Signore degli anelli, pensavo di trovare la stessa ambientazione cupa e misteriosa...e invece no, questa è una favola per bambini!
L'intenzione di Tolkien era quella e così è stato, quello che è venuto dopo, la famosa trilogia, è un racconto più adulto.
Qualcuno potrebbe obiettare che nelle fiabe non ci sono tutti quei personaggi brutti, sporchi e cattivi.
Non ci sono nelle versioni edulcorate, andate a leggervi qualche libro di vecchie fiabe Irlandesi e scoprirete quanto son malvagi i simpatici folletti dei boschi.
P.S. dimenticavo che anche qui c'è quel simpaticone di Gollum!
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Libro 3
Ho finito questo libro, l'ultima parte di 1Q84, due mesi fa, avrei dovuto recensirlo subito, a botta calda, ma non ci riuscivo!
Perchè?
Forse perchè mi ha deluso, avevo amato il primo e non volevo ammettere, mettendolo nero su bianco, che questa ultima parte, in particolar modo il finale, non l'ho ritenuta all'altezza.
Un finale che a molti è piaciuto ma io non son riuscito a farmelo piacere in nessun modo.
La storia riparte, ovviamente, da dove l'avevamo lasciata ma con un personaggio in più: l'investigatore privato Ushikawa al soldo della setta.
La struttura del libro è divisa in brevi capitoli con i tre personaggi, Tengo, Aomame e Ushikawa, che si alternano nel ruolo di protagonista.
Il racconto procede con il consueto stile Muarakami, parole che scorrono leggere sulla carta e storia che procede lenta fino a quando non succede un fatto particolare che ci scuote dal torpore.
Le ripetizioni, consuetudine anche nel primo, sono numerose anche qua.
Il primo libro ci aveva lasciato un mucchio di interrogativi, soprattutto a riguardo dei Little people, dei quali non vi posso dire nulla.
Non voglio sconsigliarne la lettura, se avete letto la prima parte non potete farne a meno, voglio solo dire che mi ha deluso e non posso dire perchè, altrimenti verrei accusato, giustamente, di spoiler.
Anche questa volta Murakami dividerà il pubblico tra chi lo ama e chi lo odia, io, in questo frangente, sto nel mezzo!
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Benvenuti a Belleville
Tornare a Belleville e far visita alla famiglia Malaussene è sempre un piacere.
Ne capitano di tutti colori a questa numerosa e variopinta famiglia Parigina, cose inverosimili e altre meno...ma le prime sono sempre più numerose!
Leggere Pennac quando si addentra nei vicoli di Belleville mi rilassa, il fiume di parole nel quale resto intrappolato mi provoca una sorta di effetto oppiaceo (forse dovuto a qualche vicino di casa di Benjamin!).
In questo romanzo c'è una carrellata su tutta la famiglia ma non solo, anche sui personaggi protagonisti dei primi tre romanzi.
Benjamin sta per diventare padre e Il giovane Jeremy decide di mettere in piedi un'opera con protagonista lo stesso Benjamin e la famiglia intera.
Successivamente la serie di eventi che seguono ci portano fino al sud della Francia per poi tornare a Parigi.
Per la prima volta Benjamin Malaussene uscirà da Parigi! Potrebbe essere uno spoiler ma non lo considererei tale.
Non leggetelo senza aver prima letto gli altri tre, più volte citati, non capireste nulla e vi trovereste invischiati in una serie di fratelli, sorelle, amici e conoscenti.
Se, invece, avete letto i primi non perdetevelo! Questo romanzo è una summa dei tre, una sorta di "Bringing it all back home" (Riportando tutto a casa) di Dylaniana memoria.
Buon divertimento, perchè è questo che vi capiterà!
Non cominciate da qui...
Ho letto questo libro carico di aspettative, le recensioni di altri suoi libri come "Il bambino" e "Il ladro di anime" sono entusiastiche ma...forse ho sbagliato libro!
Questo è, in pratica, la seconda parte di una storia cominciata con "Il gioco degli occhi", si può leggere senza aver letto il primo perchè, comunque, ci sono dei rimandi che fan comprendere tutto quello che succede.
Leggere questo, però, preclude assolutamente la lettura del primo! Alcuni fatti che si scoprono in questa seconda parte non si dovrebbero sapere quando leggi la prima.
I protagonisti sono Alexander e Alina, al primo hanno ucciso la moglie e rapito il figlio, è stato il "collezionista di occhi" a farlo e lui farà di tutto per liberare il figlio rapito.
Alina è cieca dall'età di tre anni, è una fisioterapista che, quando tocca le persone, ha delle visioni che le riguardano, per questo la polizia vuole utilizzare il suo "dono" con un altro serial killer.
La storia si sussegue senza sosta con tanti colpi di scena, ottima per un film dove tutto si condensa in due ore scarse.
Un libro, secondo me, dovrebbe essere un po' più approfondito.
Personalmente non ho amato molto la figura della fisioterapista "medium", il fatto che alcune cose vengano rilevate dalle sue "visioni" mi ha lasciato un po' perplesso, questione di gusti.
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Si può dare di più...
Ho letto diversi libri di Anne Holt, finora non mi aveva mai deluso, questa volta, un po', l'ha fatto!
Troppo breve, troppe poche pagine per affrontare argomenti complessi come lo stupro, la vendetta personale e il problema dei richiedenti asilo.
Il personaggio di Hanne Wilhelmsen, il suo problema relativo al proprio orientamento sessuale in una struttura maschilista come il corpo di polizia, la rendono un personaggio interessante.
Questo è il secondo libro che leggo con lei come protagonista, anche se la si trova in un altro libro, sempre della Holt, facente parte di un'altra serie con protagonisti Vik e Stubo.
La storia si intreccia intorno allo stupro di una bella studentessa e al desiderio di vendetta del padre di quest'ultima.
Parallelamente si sviluppano, in modo sbagliato, le indagini della polizia.
Come detto qui sopra gli strascichi dello stupro subito dalla studentessa mi son sembrati trattati in modo troppo sbrigativo, quasi superficiale.
Anche il desiderio di vendetta personale, il sottile confine tra giusto e sbagliato a riguardo, è trattato in modo un po' grossolano.
Poteva fare di meglio!
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Mah!?!
Ho letto questo libro dopo essere stato convinto dai paragoni illustri (Murakami, Yoshimoto) e dalle recensioni positive degli altri libri (vedi su questo sito).
Non c'era nessuna recensione a riguardo di quest'ultimo.
Non voglio chiudere la porta definitivamente a questa autrice, forse ho sbagliato libro, forse non l'ho capito o forse non è, semplicemente, un bel libro.
La storia si articola intorno alle vicende di quattro ragazze diciassettenni e di un loro coetaneo che uccide la madre.
Tre delle quattro ragazze non lo denunciano ma lo aiutano, perchè? Bella domanda!
Non è un loro amico, anzi, non lo consideravano neppure.
Le quattro ragazze hanno quattro personalità molto diverse tra loro ma non mi sembrano descritte a dovere, la trama l'ho trovata piuttosto assurda ma prevedibile allo stesso momento.
Si parlava (nella 4a di copertina) di chat, social network, mondo degli adolescenti, etc...ma non si sembra che questi temi siano approfonditi più di tanto.
Forse ha influito anche il fatto che la scrittrice è del '51 e le protagoniste sono diciassetteni?
Non mi dilungo oltre, non mi ha lasciato niente!
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Noi, i ragazzi dello zoo di Oslo
Ogni tanto escono dei dischi di band del passato con canzoni inedite, demos di studio o qualche raro pezzo live.
Spesso e volentieri questi brani, canzoni che non han trovato posto sui dischi ufficiali, dicono poco a chi non è fan della band in questione.
Nella maggior parte dei casi queste canzoni diventano dei pezzi cult per i fans.
Questi dischi vengono etichettati dai recensori come "only for fans".
Questo libro è indiscutibilmente "only for fans", di Harry Hole ovviamente.
Harry non è più un poliziotto, lavora per una società di recupero crediti a Hong Kong, ha una cicatrice molto evidente sul viso e non beve.
Il commissario che affogava nell'alcool non esiste più, è tornato in forma.
Ma qualcosa lo costringe a tornare ad Oslo, la morte di un tossico, Gusto Hanssen, lo obbliga a tornare nella sua città.
Quella di questo romanzo è una Oslo grigia e cupa (più di quanto non lo sia già nella realtà!), marcia e tossica fino al midollo.
Sono affari di famiglia a farlo tornare in Norvegia, anche se Harry di famiglie vere, ormai, non ne ha più.
Non dico niente della trama, dico solo che non è la classica storia con un serial killer da catturare, è completamente ambientato nel mondo della droga, è chiaro chi siano i cattivi ma un po' meno chi siano i buoni...sempre che ce ne siano!
Compaiono diversi personaggi del passato prossimo e remoto di Harry Hole: Rakel e Oleg, Mikael Bellman, Beate Lonn, Martine.
Compare la criminalità dell'est, i criminali siberiani resi famosi dal "nostro" Nicolai Lilin, nei ringraziamenti finali viene infatti citato il suo bellissimo libro "Educazione siberiana".
La tristezza e il senso di disperazione pervadono il romanzo, complice anche l'ambiente "tossico" nel quale si intreccia la storia.
Nulla è come sembra ma tutto è come appare, dove c'è amore c'è odio, gli amici non esistono, gli amici tradiscono la droga no.
Voi che amate Harry leggetelo, scoprite i suoi fantasmi, amatelo e odiatelo fino alla fine.
Come as you are, as you were, As I want you to be
As a friend, as a friend, as an old enemy.
Take your time, hurry up the choice is yours, don't be late.
Take a rest, as a friend, as an old memory!
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Le cose accadono, non te lo chiedono
"Io non ho nemici. Non permetto che esistano"
Parole di Anton Chigurh, killer spietato con una morale (se così possiamo chiamarla) tutta sua in ambito lavorativo.
Il suo lavoro consiste nell'uccidere persone, lo fa con precisione chirurgica e non lascia tracce.
Se lui ti cerca sei morto, oggi, domani o un giorno a venire, non hai scampo.
Come dice uno che lo conosce anche la peste bubbonica impallidisce al suo confronto.
Llewelyn Moss è uno sfigato saldatore/cowboy di frontiera che si trova al posto sbagliato nel momento sbagliato.
Si trova di fronte una borsa piena di soldi, tantissimi soldi, una tentazione più forte della mela di Adamo.
Ma intorno alla borsa ci sono dei messicani morti, vicino alla borsa c'è un mucchio di droga, quella borsa scotta più delle fiamme dell'inferno.
Ma lui la prende e la porta via, con tutto quello che ne consegue, Chigur compreso.
Ed Tom Bell è un anziano sceriffo che non capisce più questo mondo.
Non capisce perchè la gente uccida senza pietà per la droga e, soprattutto, non capisce perchè la gente ne faccia uso, perchè i giovani ne facciano uso.
Il vecchio sceriffo non comprende perchè questo mondo sia cambiato così tanto in così poco tempo, ovviamente in peggio.
Come dice lui un paese dove non si usano più parole come "grazie" o "per favore" è un paese in declino, un veloce declino verso un baratro dove la morale e il rispetto non esistono più, o non sono mai esistiti.
Lo stile di McCarthy con i dialoghi secchi, crudi, senza pietà per chi lo legge, è difficile da seguire, veramente ostico.
Ma dopo un po' ci si abitua e si scopre che la speranza non esiste, il nostro mondo è un brutto posto nel quale vivere.
Per dirti questo qualche altro scrittore si sprecherebbe in mille fronzoli inutili, metafore assurde per spiegare in che condizione siamo, McCarthy no, ti dice in faccia che il mondo fa schifo, gli uomini fanno schifo, è tutto un ammasso di fango nel quale affondiamo sempre di più.
La morale non esiste più e tutti abbiamo degli scheletri nell'armadio, solo Chigurh segue ancora una morale (molto particolare) e non ha scheletri nell'armadio (son tutti sepolti!).
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Ci vuole il buio per vedere le stelle...
Questo thriller è piuttosto atipico, lo dico per un motivo ben preciso: non c'è il classico detective (uomo o donna che sia) ad investigare sul caso.
La protagonista assoluta della storia è la psichiatra Siri Bergman, 35enne che deve ancora superare il trauma della perdita del marito.
Il libro è stato scritto da due donne e si capisce, lo stile di scrittura è chiaramente femminile e la personalità complessa della protagonista poteva essere descritta solo da un'altra donna (due in questo caso!).
Sono molto interessanti i resoconti delle sedute di psichiatria tenute da Siri con i suoi pazienti (una delle due scrittrici è anche lei psichiatra).
Dopo la morte del marito Siri continua a vivere nella loro casa sul mare, fuori Stoccolma, immersa nella natura e completamente isolata da tutto e da tutti.
In un posto simile la notte è molto buia, non ci sono le luci dei lampioni o le insegne dei negozi come in città, c'è solo il buio e Siri ha paura del buio.
Le notti svedesi, in inverno, sono molto buie, alle tre del pomeriggio è già sera e Siri accende le luci in casa, tutte le luci.
Oltre a quelle non si separa mai dalla sua fidata torcia elettrica.
Succedono cose strane a casa sua, Siri pensa di essere spiata, ne è praticamente certa ma non lo dice a nessuno.
Se dovesse farlo i suoi amici, in particolare la sua collega e migliore amica Aina, gli direbbero che non può continuare a vivere lì da sola, ma lei non può fare altrimenti, quella è casa "sua".
La casa sua e del marito scomparso, scomparsa che ha lasciato un vuoto che lei non riesce a colmare e, soprattutto, non riesce a superare.
Anche Siri avrebbe bisogno di uno psichiatra!
I problemi per Siri cominceranno quando verrà rinvenuto il cadavere di Sara, una sua paziente, nei pressi della sua casa sul mare.
Da lì parte la storia.
Buon divertimento...
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Think of a number
Perchè i titoli originali vengono cambiati? Perchè il titolo scelto dallo scrittore, "Pensa un numero", diventa "L'enigmista"?
Bella domanda!
Forse ritenevano l'originale privo di appeal, forse lo ritenevano un titolo poco adatto ad un thriller, non saprei, bisognerebbe chiedere a chi l'ha scelto.
"L'enigmista", a mio parere, è un po' troppo banale e rischia di confondersi con altre uscite con nomi simili.
Termino qui il pistolotto sul cambio di titolo, pessima abitudine che hanno intrapreso, da anni, anche in campo cinematografico.
Questo è un bel thriller, ben costruito, che ti fa pensare a come fa il serial killer a fare quello che fa e, soprattutto, perchè lo fa.
Il protagonista è Dave Gurney, detective in pensione con un brillante passato nella caccia ai serial killer, purtroppo non è altrettanto brillante la sua vita coniugale.
Vive in una casa sperduta in mezzo ai boschi con la moglie, il rapporto tra i due è piuttosto conflittuale a causa di fatti accaduti in passato.
Tutto parte da un suo vecchio compagno di college che riceve strane lettere dove gli viene chiesto di pensare un numero.
Il suo ex compagno verrà, ovviamente, ucciso.
A quel punto il detective in pensione ritorna in gioco, uso questo termine perchè il killer, effettivamente, sembra voler giocare con le sue vittime, un gioco macabro.
Alcuni personaggi vengono citati più volte ma senza far mai parte del racconto, non so se è una pecca o qualcosa di voluto per un eventuale secondo romanzo con lo stesso protagonista.
Non lo ritengo un capolavoro ma è molto piacevole come lettura.
Pensate un numero, poi andate nella cassetta della posta e aprite la lettera che c'è all'interno, fate fatica a crederci ma sulla lettera compare proprio quel numero...a quel punto come vi sentireste?
Buon divertimento
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Welcome back Joe!
Bentornato Joe!
Dopo le due ultime prove, "Cielo di sabbia" e "Devil red", piuttosto deludenti (a mio parere!) ecco che Mr. Lansdale, finalmente, torna ai suoi livelli.
Devo dire che qua dentro ci sono tutti gli ingredienti classici del miglior Lansdale, è andato a parare dove gli riesce meglio.
Sembra di esser tornati ai tempi di "In fondo alla palude", una delle sue prove migliori (sempre a mio parere!).
Il Texas orientale, adolescenti alla scoperta della vita, mariti violenti e ubriaconi con mogli sottomesse, razzismo e, soprattutto, il fiume Sabine, assoluto protagonista di questa vicenda.
Questo fiume che divide il Texas dalla Louisiana è il regno dei mocassini d'acqua, i cottonmouth, dei brutti serpenti non abbastanza velenosi da uccidere un uomo ma sufficientemente per provocargli delle brutte cancrene.
Il mocassino d'acqua è una presenza costante nei libri di Lansdale, anche nella serie di Hap & Leonard, ma qua sono un semplice contorno all'ambientazione acquatica del romanzo.
A far paura ai protagonisti è il classico "uomo nero" che spaventa i bambini (e non solo!), lui è Skunk, un mezzo indiano puzzolente con la mania di tagliar le mani alle sue vittime.
Molti sono convinti che lui esista veramente, però non esiste nessuno che l'abbia visto e, di conseguenza, molti altri sono convinti che si tratti di una semplice leggenda macabra.
La vicenda comincia con il ritrovamento, in acqua ovviamente, del cadavere della bellissima May Linn.
La polizia chiude subito il caso, anzi, ad esser sinceri non lo apre neanche.
I suoi amici vogliono ricordarla in un altro modo, non vi sto a dirvi come se ne avrete voglia lo leggerete.
A quel punto comincia l'avventura sul fiume a bordo di una chiatta.
I suoi amici sono:
Sue Ellen, sedicenne maschiaccio e protagonista principale del romanzo.
Terry, ragazzo carino, troppo carino per i canoni dell'epoca, troppo carino per essere "uomo".
Jinx, ragazzina di colore dalla lingua tagliente che, insieme al colore della sua pelle, gli porta solo guai.
Al viaggio si aggregherà anche altra gente, in parte "buoni" sulla chiatta con loro e in parte "cattivi" al loro inseguimento.
Ovviamente c'è anche l'alone puzzolente di Skunk che aleggia su di loro.
Le acque buie del Sabine si macchieranno di rosso sangue durante il viaggio...
Welcome back Joe!
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Tutti sono al sicuro, nessuno è sicuro
Thriller angosciante, ma non per l'assassino seriale di bambini, lui è una presenza quasi marginale, un pretesto per raccontare la storia di Leo, agente del MGB (qualche anno dopo sarebbe diventato KGB), e, soprattutto, la storia dell'Unione Sovietica sotto il regime Staliniano.
Tutto è grigio in questo romanzo, un grigio che, in diverse situazioni, si macchia di rosso, un rosso sangue.
Il sangue delle persone torturate e uccise dal regime, il sangue delle vittime dell'assassino, il sangue delle vittime dei gulag, il sangue che nessuno vede, e anche se dovesse vederlo se ne deve dimenticare.
Leo è uno stimato agente della polizia di stato, ligio al dovere, fedele alla madre Russia, una persona da temere per il lavoro che fa, e per la solerzia con cui lo esegue.
Il figlio di un suo collega viene trovato morto, investito da un treno, la versione ufficiale è questa, non fa niente se il bambino era nudo e gli avevano asportato lo stomaco.
Il crimine non esiste nella perfetta società russa, gli omicidi appartengono solo alla decadente società occidentale.
In Russia stanno tutti bene, hanno una casa, un lavoro e uno stipendio...ma fino a quando?
Basta pochissimo per essere sospettati di condotta scorretta verso il regime, basta una semplice accusa della persona giusta e la tua vita, in un attimo, finisce.
Ti sbattono su un treno con un biglietto di sola andata verso la morte sicura dei gulag.
Il regime sta in piedi incutendo la paura nei cittadini, chiunque può essere un delatore, non ti puoi fidare di nessuno, comportarti da perfetto cittadino sovietico non ti garantisce nulla.
La storia procede con la caduta agli inferi di Leo e sua moglie Raisa, degradato al grado più basso della milizia si rende conto delle cose sbagliate che faceva e, quando trovano altri cadaveri, decide di avviare un'indagine privata sui bambini morti.
Un'indagine che può portargli solo guai.
Non sto a raccontarvi altro della storia, sappiate che è piuttosto angosciante proprio per l'ambientazione.
Buona lettura.
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Cos'è la follia?
Aprite questo libro e addentratevi in una lunga seduta psichiatrica, il paziente si chiama Stella e, per ironia della sorte, è la moglie di uno psichiatra.
Lei e il marito vanno a vivere all'interno di un manicomio criminale, l'interesse principale di lui è la carriera, lei è la classica moglie trascurata che non ha altro da fare se non badare alla casa e al figlio.
Stella non è entusiasta di questa vita, non lo è per niente, ha bisogno di qualcosa, o di qualcuno, che la faccia sentire viva.
Quel qualcuno un giorno arriva, in veste di manutentore della serra, ma non è una persona qualunque.
Lui è Edgar Stark, rinchiuso nel manicomio per aver ucciso in modo brutale la moglie, ma questo a Stella non interessa, lei è affascinata da lui, ed è ricambiata.
Dalle occhiate al sesso il passaggio è breve, ma la domanda principale è: "Perchè Stella, pur sapendo chi è Edgar e quanto sia pericoloso, se ne innamora?"
L'amore è cieco, ma forse, in questo caso, bisognerebbe definirlo folle!
L'ossessione di Stella per Edgar trascinerà lei e la sua famiglia in una serie di eventi con un finale....(vorrei evitare di essere accusato di spoiler quindi lascio dei semplici puntini di sospensione)
Questa è la storia, a grandi linee, narrata da uno psichiatra che aveva preso in cura Stella, lei è un caso molto interessante per il suo lavoro.
Lungo tutto il romanzo la pazzia di Stella passa dall'ossessione sessuale per un folle criminale fino ad una lucida follia.
Il problema principale per lei è l'ossessione sessuale per Edgar, probabilmente generata da un'intesa inesistente nel letto coniugale.
Il fatto che il marito la trascuri potrebbe rendere comprensibile il suo tradimento, potrebbe quasi giustificarlo, se non fosse che l'amante è un pazzo criminale!
Successivamente lei si concede anche ad altri uomini, come se avesse bisogno di dimostrare al mondo, e soprattutto a se stessa, di essere una donna desiderabile e, al tempo stesso, far del male al marito come in una sorta di vendetta.
-Tu mi hai sempre trascurata e io vado a letto con chiunque ci provi-
I suoi rapporti sessuali sembrano però avere un comune denominatore: lei non decide mai niente, è sempre passiva ed accetta qualunque amante.
Personalmente il libro non mi è piaciuto molto, forse è più adatto ad uno psichiatra quale io non sono.
La storia di Stella, le sue follie, i suoi comportamenti al limite dell'irritante, il marito senza spina dorsale, la suocera che disprezza il figlio e la nuora, lo psichiatra narrante e gli altri personaggi di contorno non mi hanno dato emozioni di nessun tipo.
Forse non avevo lo stato d'animo giusto, forse non l'ho capito, ma questo è quello che penso.
Viste e considerate le ottime recensioni precedenti mi preparo alla crocifissione e ad una pletora di pollici versi.
Grazie
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- sì
- no
Il tempo è un gran bastardo!
Ottimo romanzo corale di Jennifer Egan, romanzo che le è valso il premio Pulitzer 2011.
La storia è divisa in brevi capitoli con protagonisti sempre diversi, tutti i protagonisti hanno, o hanno avuto, legami tra di loro, l'ordine cronologico degli avvenimenti non viene rispettato.
Può sembrare difficile seguire le vicende di Benny, Sasha, Scotty & C., ma, in realtà non lo è...basta un po' di memoria oppure, in casi estremi, tornare indietro a sfogliare i capitoli precedenti.
Uno dei personaggi principali è Benny Salazar, giovane bassista senza talento musicale ma con il fiuto per gli affari.
Riuscirà a creare una propria etichetta discografica, ne verrà sbattuto fuori per poi tornare nuovamente in auge.
Scotty suonava con lui nella stessa band, chitarrista talentuoso che finirà col perdersi per poi ritrovarsi.
Sasha, assistente cleptomane di Benny con un passato poco rassicurante per i vicoli di Napoli.
Oltre a loro troverete altri personaggi, le loro storie, le loro vite passate e presenti.
Bene o male tutto ruota intorno al mondo dell'industria musicale, mondo che ti porta dalle stelle alle stalle nel giro di un attimo, mondo dove il talento conta ma, a volte, non è così necessario.
Oltre a questo mondo c'è anche il passaggio da un epoca dove il computer era nascente a quello attuale, al mondo dei social network.
Un intero capitolo è, in pratica, una presentazione di power point con le varie slides.
Il titolo rappresenta bene il messaggio del romanzo, il tempo è un gran bastardo, quello che eri non lo sarai più, non si può tornare indietro per non ripetere più errori che ci hanno segnato la vita, possiamo solo andare avanti.
Il tempo sfugge, non si può fermare, il presente diventa passato senza che te ne accorgi, oppure preferisci non rendertene conto illudendoti che, così facendo, il tempo si possa fermare...ma non è così, non lo è mai stato e mai lo sarà.
Ogni capitolo lascia un senso di malinconia, di rimpianto, di voglia di poter tornare indietro.
Vivere di rimpianti porta al declino psico-fisico di una persona, la vita deve essere vissuta seguendo il tempo che passa, deve essere vissuta per i giorni che verranno, non per quelli che sono andati.
Il passato deve essere un bell'album di fotografie, magari ingiallite, da sfogliare ogni tanto e farci cadere una lacrima, oppure per strapparci un sorriso.
Il passato è una certezza.
Il presente è quello che siamo e che stiamo diventando, il confine tra presente e futuro è molto labile, quello che facciamo adesso potrebbe condizionare quello che saremo, o faremo, domani, il presente è fatto di decisioni prese o non prese.
Il futuro non è una certezza.
Si può cadere ma si può anche risorgere...
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Che squallore...
Questo è un saggio che analizza la società odierna o, per meglio dire, lo stato di salute della società odierna...pessimo!
Si può essere d'accordo o meno su quanto scrive l'autore, ma i fatti sono fatti, l'interpretazione di questi ultimi è una questione di punti di vista (politici e non).
Gli argomenti trattati vanno dall'informazione alla tecnologia, passando per la finanza e la lingua.
L'informazione relegata a telegiornali (per modo di dire) che ci dicono quanto è brava a sorridere Kate Middleton o qual'è l'ultimo fidanzato (per modo di dire) di Belen Rodriguez.
Giornali che vendono solo se viene allegata qualche rivista a prezzo speciale, il giornalismo d'inchiesta morto e sepolto perchè la massa non deve essere infastidita da notizie scomode, notizie che fanno pensare, molto meglio la farfallina di Belen (scusate se son ripetitivo ma sembra che sia l'unica soubrette vivente in TV, è in tutti i programmi!).
Io non son contrario al gossip ma ogni cosa ha il suo luogo, il gossip a "Verissimo" o a "Studio aperto" ci sta bene ma non al TG1,2,3,4,5.
In quei Telegiornali dovrebbero esserci notizie serie, anche se scomode.
Il mestiere di giornalista deve essere scomodo, altrimenti non si è più giornalisti ma lacchè!
Il mito della crescita infinita in barba ai diritti dei lavoratori di avere una vita che non sia solo lavoro.
La diatriba infinita tra chi chiede più produttività e chi chiede più soldi lavorando meno, la verità, come sempre, sta nel mezzo...ma dov'è questo benedetto "mezzo" nessuno lo sa (o lo vuol sapere!).
L'imbarbarimento della lingua italiana colonizzata da termini stranieri che ormai fan parte del linguaggio comune.
La tecnologia di cui siamo schiavi, internet soprattutto, senza la quale saremmo persi completamente, incapaci di vivere.
Il tema del fascismo/anti fascismo tanto caro all'ex partigiano Bocca, il revisionismo storico di chi vuol mettere sullo stesso piano chi sparava ai tedeschi e rischiava la vita contro il nazismo e chi, invece, il nazismo lo serviva con un'opera di schifoso servilismo nei confronti delle SS, che tanto li consideravano dei poveri mentecatti, degli esseri, comunque, inferiori.
La corruzione, male assoluto dell'Italia e non solo, male da debellare ma non debellabile...non illudiamoci, ognuno ha il suo prezzo, anche chi dice di non averlo.
Questa è la nostra società, volenti o nolenti, sta a noi cambiarla , almeno nel nostro piccolo, rischiando di fare la figura dei "fessi".
Lo so, avrei dovuto scrivere "onesti", ma ormai le due parole, in Italia, sono dei sinonimi.
Per cambiare l'Italia bisognerebbe cambiare gli italiani, qualcuno sa come si fa?
Delitto?
Ho comprato questo libro spinto dal consiglio di Jo Nesbo sulla fascetta.
L'ambientazione è un ipotetico stato dove tutto è stato omologato, anche, e soprattutto, il pensiero comune.
Devo dire che ricorda un po' le atmosfere di "1984" di Orwell, non c'è un "Grande Fratello" ma si vive in un modello di stato definito "concordia".
Diversi anni prima le due ideologie politiche vigenti, liberismo e socialismo, si sono annullate a vicenda dando vita ad una sorta di inciucio (come diremmo adesso) dove non ci sono più differenze e, di conseguenza, nessun contrasto.
I giornali socialisti che in passato facevano opposizione hanno smesso di opporsi vendendosi al potere, il denaro ha comprato tutto, il giornalismo non deve dare fastidio al nuovo stile di vita.
Giornali e riviste hanno tutti un'unica proprietà e vengono prodotti all'interno di un enorme edificio di 30 piani, la Casa.
Su questi giornali non devono essere pubblicate notizie che possano creare dei dubbi nella popolazione, notizie che possono far sorgere domande su qualsiasi argomento, non bisogna chiedersi se una cosa è giusta o sbagliata.
Ovviamente le notizie prediligono l'effimero, sia su carta che in televisione.
In questo mondo tutto uguale, dove anche gli edifici sono tutti uguali nel loro grigiore, il problema più grosso è l'alcolismo, la mano dura della polizia colpisce chiunque beve, anche se lo fa a casa propria.
Un'altra piaga sono i suicidi.
Il commissario Jensen, un poliziotto ligio al dovere, con problemi di stomaco che, detto tra noi, non ispira una gran simpatia, è il protagonista del romanzo.
La Casa riceve una lettera minatoria dove si minaccia di farla esplodere, cosa che non succede, e il commissario deve scoprire chi l'ha mandata.
Il tutto procede tra intrallazzai politici, ex dipendenti licenziati per motivi strani e un fantomatico trentunesimo piano che sulla carta non esiste.
Cos'è il reparto speciale che lavora al trentunesimo piano? Cosa fanno? Chi sono?
Non è un thriller mozzafiato ma una critica all'omologazione di massa mascherata da giallo, anche il finale, dove si scopre chi c'è e cosa fa al trentunesimo piano, è un'ulteriore critica al sistema.
Il delitto di cui si parla nel titolo non è un delitto "convenzionale", d'altronde lo stesso giallo non è un giallo "convenzionale".
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"Alta fedeltà" in quel di Torino
Siete amanti del vinile e, quindi, fate parte di quella razza in via di estinzione che ha "bisogno" di entrare in un negozio di dischi? Questo è il vostro libro.
Vi piace entrare in un negozio di dischi (un "vero" negozio) anche solo per parlare di musica con il proprietario? Questo è il vostro libro.
Avete esaurito lo spazio a casa per i vostri dischi ma non trovate il coraggio di disfarvi neanche di quelli che non ascoltate più? Questo è il vostro libro
Comprate i dischi pagando in contanti e gettate subito lo scontrino per evitare controlli dalla Gestapo (alias moglie/fidanzata)? Questo è il vostro libro
Non riuscite a considerare "disco" un disco scaricato dal web in MP3 prchè non potete toccarlo? Questo è il vostro libro
Potrei fare molti altri esempi ma mi fermo quà.
Maurizio Blatto è il proprietario del "Backdoor" uno storico negozio torinese specializzato in vinili, il libro non è altro che una serie di aneddoti divertenti con protagonisti i suoi clienti.
Gli uomini apprezzeranno di più questo libro rispetto alle donne, questo a patto che abbiano superato gli 'anta e si ritrovino nell'elenco iniziale.
Magari piacerà anche a qualche ragazzo più giovane ma solo se amante del cosiddetto vintage, gli smanettoni che scaricano MP3 a tutto spiano e non comprano dischi probabilmente non lo apprezzeranno molto.
Le donne potrebbero leggerlo per ridere dei loro potenziali mariti/fidanzati.
Una cosa strana dei collezionisti di dischi è il fatto di essere quasi solo ed esclusivamente uomini, le donne, in questo mondo che odora di vinile, sono quasi inesistenti...chissà poi perchè?
Il problema grosso è che, spesso e volentieri, queste donne non capiscono i loro uomini e praticano ostracismo nei confronti della loro passione.
Potremmo definirlo la versione italiana di "Alta fedeltà" di Nick Hornby anche se, ad esser sinceri, quello era un romanzo basato sulla vita di un negoziante di dischi mentre questo non lo è.
Questo non è un romanzo ma una serie di episodi di vita vera, e vi assicuro che sembrerà strano leggendolo.
L'ho fatto leggere ad un mio amico che lavora in un negozio di dischi e mi ha confermato tutto, il mondo è pieno di gente strana e, a quanto pare, anche i negozi di dischi lo sono.
Se volete farvi due risate leggetelo, non vi impegnerà molto tempo ma quel poco, sicuramente, lo passerete ridendo.
Ci sono anche aneddoti che esulano dal discorso musicale, uno in particolare fa riferimento al quartiere dove si trova il negozio, quartiere popolato da gente piuttosto "pittoresca".
Quelli di voi che non hanno questa passione classificheranno alcuni comportamenti come "strani" (o anche peggio!), alcune cose sono comprensibili solo a pochi eletti (o sfigati, dipende dai punti di vista!).
Venti o più anni fa si passavano mesi a setacciare negozi alla ricerca di determinati bootleg (disco pirata di un concerto), quando lo trovavi eri al settimo cielo, lo portavi a casa, lo mettevi sul piatto, abbassavi la puntina e...si sentiva da cani!
Ma non importava, magari non eri più al settimo cielo ma di sicuro tra il quinto e il sesto ci stavi ancora!
Oggigiorno basta premere un tasto, avviare il download e hai tutto...pure gratis!
Quando ottieni le cose con facilità non gli dai più valore, quando le ottieni con fatica è un'altra cosa.
Sì lo so, stiamo parlando di dischi, è filosofia spicciola ma la musica è la musica, quello che riesce a dare alla tua anima, al tuo spirito o come diavolo volete chiamarlo non è quantificabile in termini materiali ma ti riempie dentro.
Peccato che poi ti svuoti il portafogli ;-)
GIUSTIZIA E VENDETTA...
Il serial killer "Lo Straniero", protagonista di questo thriller, primeggerebbe in un'ipotetica classifica per il livello di crudeltà che riesce a raggiungere quando entra in azione.
Lui è il male puro.
La protagonista "buona", invece, è l'agente FBI Smoky Barrett, segnata nel corpo e nello spirito da un altro serial killer che, in passato, gli ha ucciso figlia e marito e poi ha infierito su lei stessa.
Smoky ha una figlia adottiva, Bonnie, che non parla da quando le hanno ucciso la madre davanti agli occhi (e non solo!).
Madre e figlia (adottive) sono accomunate dal dolore e dalla paura, le loro menti saranno segnate per sempre da quello che hanno subito e l'FBI offre a Smoky un incarico "tranquillo" per poter ricominciare ma....
Un macabro duplice omicidio con una ragazza, Sarah, che minaccia di spararsi se l'agente Barrett non si presenta da lei scombussolano i piani!
Smoky e la sua squadra devono mettersi all'opera per capire cosa è successo, e quello che scopriranno un po' alla volta li farà sprofondare sempre di più nell'abisso del male, della crudeltà, del sadismo.
Ovviamente non aggiungo altro della trama.
Il thriller è ben scritto, i personaggi sono ben caratterizzati, anche se sembra un po' incredibile l'elenco di esperienze traumatiche vissute in passato da tutti quanti.
Seguire i loro ragionamenti mentre tracciano il profilo è interessante, i protagonisti ti trasmettono la loro sofferenza psicologica nell'aver a che fare tutti i giorni con la malvagità degli uomini.
Questo libro piacerà a tutti i lettori di thriller, i fans di "Criminal minds", per il lavoro di profiler eseguito da Smoky con la sua squadra e per l'atmosfera cupa, lo ameranno.
Non è un libro facile, le azione compiute dallo "Straniero", legate al traffico di bambini per il mercato della pedofilia, sono veramente crude e feroci...ma per lui, questa, è la giustizia (leggendolo capirete perchè).
Se non avete mai letto thriller non cominciate proprio con questo, non è il caso!
Sono stati pubblicati altri due libri con l'agente Barrett come protagonista...penso che li leggerò.
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Napoleone ha sempre ragione!
Sono passati molti anni da quando lo lessi la prima volta, mi ricordavo bene la storia ma è sempre un piacere rileggerlo.
Sono poco più di 100 pagine, si può leggere in un pomeriggio, lo consiglio a chiunque indipendentemente dai gusti.
Deve essere letta anche l'importantissima postfazione dello stesso Orwell sulla libertà di stampa dell'epoca (ultimi anni della seconda guerra mondiale).
Questo per contestualizzare meglio il libro in questione.
La storia penso che la conoscano tutti, gli animali che si rivoltano e prendono possesso della fattoria padronale del Sig. Jones, da sfruttati quali erano diventano liberi ma, alla fine, si torna al punto di partenza.
Penso, inoltre, che tutti sappiano che questo libro è una chiara denuncia (sfruttando la satira) del regime comunista dell'URSS dell'epoca.
Il libro può essere definito una favola per adulti, la storia è scritta in modo molto semplice, i protagonisti sono, praticamente, solo gli animali.
I maiali sono la razza dominante, i cani sono i loro sgherri, gli altri animali devono solo lavorare.
Questo nonostante uno dei sette comandamenti della fattoria sia: "gli animali sono tutti uguali".
Verso la fine del libro questo diventerà: "gli animali sono tutti uguali ma alcuni sono più uguali degli altri"
La storia, partendo dalla rivolta, ci racconterà di vari episodi che finiranno con il rendere la fattoria libera e indipendente una sorta di regime totalitario governato con l'inganno e la crudeltà.
I maiali sono degli esseri schifosi e abbietti che vogliono solo il potere, non importa come.
I paralleli evidentissimi con il regime comunista di Stalin di allora diede molti problemi a Orwell.
In quell'epoca, 2a guerra mondiale, l'Inghilterra (patria di Orwell) e la Russia erano alleati e, quindi, sbeffeggiare in quel mondo gli "amici" sovietici (definendoli, oltrettutto, dei maiali) non era gradito.
C'era chi non sapeva cosa accadeva in Russia, c'era chi lo sapeva ma faceva finta di niente in nome di dubbi ideali e, come Orwell, c'era chi lo sapeva e voleva gridarlo a gran voce (o scriverlo a chiare lettere).
Gli intellettuali dell'epoca erano schierati con Stalin e la madre Russia, e così anche in epoche successive ad esser sinceri, questo in nome di un ideale, il comunismo, che sulla carta, ma solo sulla carta, poteva funzionare.
Purtroppo l'uomo, o in questo caso il maiale, tende a prevaricare i suoi simili per fame di potere, denaro o altro, così è sempre stato e così sempre sarà...non facciamoci illusioni!
Se così non fosse si vivrebbe in pace da secoli e invece ci sono guerre su guerre, anche quando non ci sono conflitti armati l'istinto prevaricatore di molti esseri umani da il peggio di se nei luoghi di lavoro ma non solo.
Questo per dire che in una società dove tutti dovrebbero essere uguali poi, in realtà, questo non accade e, purtroppo, i regimi comunisti ne sono il classico esempio.
La differenza tra regimi comunisti e fascisti praticamente non esisteva, se aderivi al sistema stavi bene mentre, se non lo facevi, ti conveniva darti alla macchia.
Nel corso degli anni le nefandezze compiute da nazisti o fascisti sono state rese note fin da subito, le crudeltà che venivano perpetrate in quelle dittature le conosciamo tutti, eppure c'è ancora qualcuno che inneggia a Hitler, Mussolini o considera Pinochet una brava persona.
Nefandezze e crudeltà compiute nei regimi comunisti, invece, sono rimaste come nascoste negli anni da una sorta di intellettuali che inneggiando al comunismo confidavano in un mondo migliore...illusi? Utopisti? O semplice opportunismo?
La si può vestire di nero o di rosso ma una dittatura resta una dittatura, non esiste una dittatura più giusta di un'altra (anche se qualcuno vorrebbe farcelo credere).
Circa 70 anni fa finire in un gulag sovietico o in un lager nazista non faceva differenza, eri, comunque, vittima di un regime totalitario, giustificarne uno, facendo finta di non sapere, perchè è un tuo alleato è semplicemente opportunismo politico.
Questo voleva far capire Orwell ai suoi conterranei inglesi, questo loro preferivano non vedere perchè parlar male dell'alleato "non stava bene".
Certo, bisognava pur vincerla la guerra...per poterne iniziare un'altra "fredda".
Altri tempi? Speriamo, però, ogni tanto mi capita di sentire: "ci vorrebe ancora il duce"...e qualche brivido mi viene.
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Lei giocava con il suo fermaglio per capelli...
Ho impiegato parecchio tempo a leggere questo libro, potrei dire che l'ho centellinato per godermelo pagina dopo pagina.
Tutti considerano questo il capolavoro di Murakami, avendo letto solo altri due romanzi ("Dance dance dance" e "1Q84") non sono in grado di dire se lo è oppure no, ma la domanda alla fine è: "Mi è piaciuto?"
Come gli altri suoi romanzi ti trasporta in un mondo molto particolare, un mondo quasi impalpabile anche quando tratta di cose reali (in questo romanzo non ci sono divagazioni oniriche come negli altri).
Personaggi e fatti hanno una strana consistenza, sono molto "delicati"...non so se rendo l'idea!
Lo stile è puro Murakami, con grande attenzione ai particolari.
Inizialmente ero un po' prevenuto perchè lo descrivevano come un romanzo triste, io, personalmente, non l'ho trovato così triste, piuttosto dolcemente malinconico, a tratti è anche divertente...nonostante gli argomenti trattati.
Tutto ruota intorno al protagonista, Toru, che rivive in un lungo flashback gli anni dell'università e, soprattutto, i rapporti problematici con le ragazze di allora.
(ATTENZIONE: DA QUI IN AVANTI CONTIENE SPOILER)
Lui è un personaggio piuttosto complicato, solitario, poco sicuro sul da farsi e attorno a lui ruotano, a turno, due ragazze.
Naoko era la ragazza del suo migliore amico di qualche anno prima, Kizumi, morto suicida senza dare segni premonitori a riguardo.
Naoko non si riprenderà più da quel giorno, allaccerà un forte legame con Toru, finirà in una casa di cura per malattie mentali e, alla fine, si suiciderà anche lei.
Midori, invece, è una ragazza conosciuta all'università, molto estroversa nonostante i lutti familiari, inizialmente fidanzata ma poi si affezionerà molto a Toru.
Lui si divide tra le due ragazze, si sente molto legato a Naoko anche per la sua fragilità mentale, fa molta attenzione a non ferirla ma, allo stesso tempo, si lega molto anche a Midori.
La prima rappresenta un rapporto poco legato al mondo reale, al contrario di Midori, un rapporto molto difficile da gestire anche perchè Naoko vive in una casa di cura in mezzo alle montagne.
Con Naoko è un dolce amore malinconico, puro sentimento, mentre con Midori lui si diverte molto, grazie al carattere estroverso di lei.
Il rapporto con Midori è un continuo avvicinarsi e allontanarsi determinato dal rapporto con Naoko.
Quando lei si suicida il mondo di Toru crolla, lui è assalito dai sensi di colpa e non sa più che fare nel mondo.
Sarà Reiko, la compagna di appartamento di Naoko nella casa di cura, a farlo tornare in se.
Reiko è una presenza fondamentale nel romanzo, ha quarant'anni, molto fragile mentalmente, ma diventa una sorta di grillo parlante (come si definisce lei stessa) per Toru, una confidente, un aiuto concreto per capire come comportarsi con Naoko e Midori.
Altre presenze più marginali sono Sturmtruppen, suo compagno di stanza all'università, e Nagasawa, suo unico amico all'università.
Quest'ultimo lo porta spesso in giro per locali a rimorchiare donne con cui poi vanno a letto, lui è molto abile in questo (nonostante la fidanzata) e si può definire uno che pensa unicamente al proprio interesse, eppure diventa molto amico di Toru.
Lui farà sesso più spesso con sconosciute che con Naoko e Midori.
Torniamo alla domanda iniziale: "Mi è piaciuto?"...sì, mi è piaciuto, mi son piaciute le sensazioni che mi ha dato.
Quando lui torna in città, dopo essere stato alla casa di cura tra le montagne, prova un senso di angoscia nel tornare al mondo civile, l'atmosfera di pace che si viveva in montagna era qualcosa di unico e questa angoscia te la trasmette.
Devo ammettere che ho fatto fatica a scrivere questa recensione, non sapevo che scrivere, non trovavo le parole per descrivere le sensazioni che ho provato, ho tralasciato qualcosa per non dilungarmi troppo e non sono soddisfatto di quello che ho scritto...ma forse è la sindrome di Toru.
...che strano, quando vedo un fermaglio per capelli penso subito a Naoko.
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Fate i bravi ....o!
Questo libro potrebbe essere la sceneggiatura di un film, ma non lo faranno mai, rischierebbe l'accusa di blasfemia!
Quello che si dice sul Papa non piacerebbe a troppa gente, la religione è sempre un argomento difficile da gestire, i fondamentalismi sono sempre dietro l'angolo (a volte anche davanti!).
La storia è quella di Gesù Cristo (sì proprio lui!) ai giorni nostri, rimandato sul nostro bel pianeta da un Dio parecchio arrabbiato (non so se posso usare altri termini che rendono meglio l'idea) per quanto sta succedendo da queste parti.
Gesù è bello, biondo, occhi azzurri, buono, carismatico e fricchettone!
I suoi amici sono tutti reietti della società, ex tossica/prostituta con figli, reduce di guerra fuori di testa, alcoolisti, un gay sieropositivo, etc.
Lui sa fare bene solo una cosa, anzi due, cantare e suonare la chitarra.
Viene selezionato per un reality tipo quello che da noi è X-factor (con qualche differenza) e arriva in finale, poi fonda una comune in Texas, dopodichè tutto va a finire male...più o meno!
Il linguaggio usato è molto "da strada", un linguaggio che, tutto sommato, si parla correntemente tra ragazzi, fa un po' specie sentire Dio parlare in quel modo (Lui è il più sboccato di tutti!) .
Io ho trovato il libro molto divertente, fa ridere ma fa anche pensare, c'è la satira sui reality show e i loro protagonisti e, soprattutto, sui "buoni cristiani".
Le citazioni musicali sono parecchie e, a me personalmente, fanno molto piacere.
Il capitolo dove esegue in duetto "Born to run" è un vero "must" per uno Springsteeniano doc come me.
Viene definito da Gesù il "secondo inno americano"!
Bruce viene citato anche con "Johnny 99" quando Gesù viene messo in prigione, il suo ultimo desiderio è suonare la chitarra per l'ultima volta e suona quella canzone (leggetevi il testo).
Spero che facciano un film anche se, come dicevo all'inizio, sarà difficile superare certe "resistenze", soprattutto nell'America puritana.
Concludo con il comandamento dato da Dio a Mosè: FATE I BRAVI.
Purtroppo, dice Dio stesso, quel mentecatto di Mosè ha fatto di testa sua e l'ha cambiato con altri 10 comandamenti assurdi!
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Sopravvivere, non importa come!
Ho fatto fatica a portare a termine questo libro, lo devo ammettere.
L'ho trovato pesante come lettura, cupo, con poche pause di riflessione, solo cadaveri, sangue e poi altri cadaveri e altro sangue.
Le pagine sono un susseguirsi di scontri armati tra i boschi o nelle città Cecene distrutte, morti da entrambi gli schieramenti, esecuzioni sommarie dei nemici (chiamati semplicemente "arabi" o "terroristi"), descrizioni delle armi utilizzate e delle tattiche di guerriglia.
Quando sono arrivato alla fine ho tirato un sospiro di sollievo e, dopo un giorno, ripensandoci a mente fredda, ho capito:
è pura e semplice guerra!
Non lasciamoci ingannare dai film Hollywoodiani, la guerra non ha niente di positivo, non migliora le persone che la fanno ma le annulla, spesso, purtroppo, in modo definitivo.
Come dice il protagonista conta solo una cosa, nient'altro: "salvare la pelle".
Come non ha importanza, se ti fai degli scrupoli la pelle non la salvi, l'eroe senza macchia e senza paura non esiste, se non nei romanzi.
Il nemico non ha pietà e anche tu devi comportarti di conseguenza, non devi dare segni di debolezza, anche tu non devi avere pietà.
Uccidere altri essere umani che vedi nel mirino del cannocchiale diventa la normalità, il pensiero che potrebbero avere una famiglia dalla quale non torneranno più non ti deve neanche sfiorare...se non lo ammazzi tu lui, più tardi, potrebbe ammazzarti.
In Cecenia venivano mandati militari di leva, come lo stesso Lilin, per due anni di guerra senza soste.
Le scelte disponibili erano due: rischiare la vita tutti i giorni sperando di tornare a casa intero oppure, se rifiutavi, il carcere militare che annientava completamente, sia nel fisico che nella mente, chi ci finiva.
I compagni di squadra di Lilin, il corpo speciale dei sabotatori, erano la sua famiglia, loro contavano su di lui e viceversa, si coprivano le spalle a vicenda in tutti i combattimenti.
Il loro capitano era il loro faro guida da seguire ciecamente.
La parte che mi ha colpito di più, però, è stata il suo ritorno a casa.
Dopo il congedo torna nella società civile ma sta male psicologicamente, non avere il giubbotto antiproiettile indossato quotidianamente per due anni lo fa sentire indifeso, il silenzio lo fa impazzire, non avere un'arma in mano lo fa star male.
Si aggira nudo per casa con un Kalashnikov scarico in mano e la TV con il volume al massimo.
Non riesce a raggiungere un equilibrio mentale, la società gli fa schifo, la TV che parla delle ragazze (in verità usa un altro termine) del Grande fratello russo o della popstar del momento gli fa schifo, vedere le notizie che riguardano i morti in Cecenia nelle notize di coda gli fa schifo.
Alla fine distrugge la Tv, prende il suo fucile da caccia e torna a casa sua...nei boschi della Siberia.
L'istinto del cacciatore è lo stesso, sia che ci siano animali oppure uomini nel mirino del fucile...la guerra annulla tutto e tutti.
Fa male...fa soffrire...piangere...impazzire...morire.
Fortunati noi che la guerra non la conosciamo!
Eppure quando vediamo le immagini di guerra al TG, seduti comodamente sul divano, non ci fanno effetto, siamo ormai assuefatti, ma la cosa che mi fa più orrore è sentire persone entusiaste del fatto che "finalmente" andiamo a dare una lezione a quelli là.
Politici che mandano a morire i figli della nazione che loro governano...ma non i "loro" figli..."loro" sono i "Fortunate son" come cantavano i Creedence.
"...it ain't me, it ain't me I ain't no senator's son..."
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Le incredibili avventure di Allan Karlsson
Le avventure di questo arzillo vecchietto sono assolutamente inverosimili!
Dopo aver fatto saltare la sua fattoria finisce in Spagna, durante la guerra civile, con i rivoluzionari per poi diventare amico del generalissimo Franco!
Successivamente va negli USA dove si progetta la bomba atomica e lui, che si trova lì per servire il caffè, da la soluzione per realizzare l'ordigno.
Tra un viaggio e l'altro conosce i più famosi dittatori comunisti della storia e qualche presidente Americano.
Il romanzo è inframmezzato dai resoconti della sua vita avventurosa ma la sua nuova avventura, alla tenera età di 100 anni, è un'altra...ma altrettanto inverosimile!
I protagonisti, oltre a lui, sono una valigia piena di soldi, un mezzo delinquente, il proprietario di un chiosco, una donna con un elefante e qualche criminale.
Il racconto è scorrevole e divertente ma l'umorismo è un po' troppo semplice per i miei gusti.
Le storie raccontate sono divertenti ma "troppo" assurde...sarebbero credibili se fosse un cartone animato!
Si lascia leggere ma, alla fine, non ne ho conservato un gran ricordo e non me la sento di consigliarlo.
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- sì
- no
Un thriller al vetriolo!
Periferia Parigina, una bella ragazza, nuda, in una cassa dalle dimensioni ridottissime che ricorda molto una "fillette" dell'epoca di Luigi XI (sul web trovate informazioni a riguardo di questa cassa)...il tutto appeso a due metri d'altezza con delle pantegane affamate che nulla hanno da spartire con il più famoso ratto Parigino di colore blu.
Dimenticavo che, prima di essere infilata nella cassa, la ragazza si è beccata una sonora dose di percosse!
Questo è l'inizio del libro, un bel thriller francese di uno scrittore che non conoscevo al suo esordio in Italia.
Posso anticiparvi solamente che la tanto decantata "fillette" ve la dimenticherete presto, pagina dopo pagina, per il susseguirsi degli eventi...eventi che rovesciano la storia più volte!
Qualunque anticipazione della storia dopo la "fillette" non ve la posso dare, sarebbe un delitto (restando in tema!) posso dire che alla base di questa c'è la "morale".
Quando un comportamento è "moralmente" giusto? Fare giustizia usando sistemi poco leciti è "moralmente" giusto?...Mah!?!
La domanda finale che si pongono il comandante Camille e il giudice è: "La giustizia è più importante della verità?"
La loro risposta non ve la dico, ma potete immaginarvela.
La domanda pone molti interrogativi dal punto di vista etico e morale, mi verrebbe voglia di dire: "Sì, è più importante la giustizia della verità"...ma la nostra coscienza come reagirà?
P.S. il cenno al vetriolo nel titolo non è puramente casuale...
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Jo non sbaglia un libro
Non leggete questo libro se avete appena letto "Il leopardo" dello stesso autore, questo perchè il ripetersi di alcuni personaggi vi darebbe delle risposte che non dovreste avere...non so se sono stato chiaro!
Gli ingredienti sono quelli classici di Jo Nesbo: la trama intricata, i colpi di scena, il farti arrivare, di proposito, a conclusioni sbagliate, il ritmo incalzante.
Il livello qualitativo di questo thriller è sempre alto come gli altri di Jo Nesbo.
Harry Hole è affiancato da una bella poliziotta ma non ci sarà nessuna banale love story tra i due, lui è sempre innamorato di Rakel che, però, è in procinto di sposarsi con un altro.
Posso anticiparvi che il personaggio di Rakel, in questo romanzo, avrà una presenza tutt'altro che marginale.
Il cattivo di turno è un vero e proprio serial killer chiamato, come da titolo, l'uomo di neve ma non aggiungo altro, con questo genere di libri, secondo me, le recensioni devono dire il meno possibile sulla trama.
Consigliatissimo a tutti i fan di Jo Nesbo e di Harry Hole!
Con questo ho letto tutti i suoi libri pubblicati in Italia, ora attendo che venga pubblicato il suo nuovo thriller "Phantom"...e magari anche i primi due della serie di Harry Hole che, non so per quale motivo, non sono mai stati pubblicati da noi!
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Mezza delusione
Dopo 5 o 6 pagine ero sul punto di chiuderlo e riporlo sulla libreria, mi chiedevo:"Ma come diavolo è scritto?".
Termini tipo "gaglioffo" o "putta" li trovavo piuttosto anacronistici per i miei gusti personali.
Ho aspettato mezz'ora e l'ho ripreso in mano, nel frattempo mi son dovuto convincere che, essendo un romanzo storico (non proprio il mio genere preferito!), i termini sono adatti per l'epoca (medioevo in questo caso).
A quel punto son riuscito ad appassionarmi alla storia di Ignazio da Toledo e in due giorni l'ho finito.
Qualche riga in più si poteva anche scrivere, tanto per approfondire i personaggi, per rendere la trama un po' più complessa...e invece no, in un attimo finisce!
Posso dire che è piacevole da leggere ma troppo poco impegnativo, io non sono uno che ama i "mattoni" pesanti ma questo è leggero come una piuma, ti giri un attimo ed è già volato via!
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- sì
- no
???
718 pagine non sono poche! Il rischio di stancare il lettore è molto alto, tenendo conto del fatto che non stiamo parlando di un thriller pieno di suspence, però, nonostante tutto, non ti stanchi di seguire le storie di Tengo e Aomame.
Le due storie, nell'anno 1Q84, sono come due rette che scorrono parallele e, come la geometria insegna, non si incontrano mai (forse questo non dovevo scriverlo!?!).
Tengo è un trentenne di corporatura robusta, insegna matematica avendo una predisposizione per la materia fin da piccolo, scrive romanzi ma non ne ha ancora pubblicato neanche uno, fa sesso regolarmente una volta alla settimana con una donna sposata, ha interrotto i rapporti con il padre da molto tempo e della madre sa poco o nulla.
Non vuole responsabilità e fa cose che gli riescono bene senza bisogno di sforzarsi troppo, la sua vita scorre placida e regolare senza programmi precisi per il futuro.
Tutto cambierà quando capiterà tra le sue mani il manoscritto de "La crisalide d'aria" scritto da una bellissima 17enne di nome Fukaeri...
Aomame è una bella trentenne esperta di arti marziali ma, soprattutto, di strechting, abitualmente veste in modo poco appariscente tranne quando ha voglia di un uomo e, in quel caso, indossa minigonna e tacchi a spillo, ha rotto i rapporti con i genitori, seguaci dei testimoni di Geova, da piccola.
Oltre a tutto questo Aomame è anche una killer professionista, uccide uomini che maltrattano le donne...
Non aggiungo altro sullo sviluppo della trama, lascio a voi scoprire i vari fatti che legano le due storie.
Una pecca del libro, a mio modesto parere, sono le inutili ripetizioni di descrizioni all'interno delle storie stesse, non fanno altro che aumentare inutilmente le pagine del libro.
I personaggi, inizialmente, appaiono piuttosto freddini, potrei dire "asettici", molto "giapponesi" in questo senso...successivamente, però, conoscendoli meglio, vengon fuori le loro paure, i loro sentimenti, in poche parole la loro personalità.
Quando si arriva, finalmente, a pagina 718 cosa si pensa? Cosa è rimasto di questo romanzo?
Parafrasando lo stesso Murakami si può dire che ci lascia a nuotare in una piscina di punti interrogativi.
Il più grosso, secondo me, è: "Ma cosa diavolo sono i Little People!?!"
Buona lettura
P.S. Aspettiamo il libro terzo a Ottobre (se non ho capito male) per chiarire, forse, qualche interrogativo,
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Una vera...delusione!
Chon è un ex militare delle forze speciali, è stato in Iraq e Afghanistan e gli va un po' stretta la California del sud senza Talebani da ammazzare.
Ben è un vero esperto nella produzione di marijuana di alta qualità, nel gestire clienti e fornitori e questo fa guadagnare a lui e Chon migliaia di dollari.
Ben, ogni tanto, sparisce in qualche paese del terzo mondo dove porta aiuti alle popolazioni bisognose.
Ophelia, detta O, passa il tempo con loro due, va a letto con entrambi (anche nello stesso momento) e fa shopping nei centri commerciali.
Un cartello della droga messicano prende di mira il loro commercio di droga e li minaccia.
Loro fanno i duri ma Ophelia viene rapita e tenuta in ostaggio.
A quel punto collaborano ma cominciano a fregarli in un altro modo.
Alla fine c'è una resa dei conti modello sfida all OK Corral e qualcuno si fa molto male.
Questa è la trama, molto banale, del nuovo romanzo di Winslow, non ci sono colpi di scena, tutto si svolge come te l'aspetti, anche il finale.
Lo stile è molto particolare, capitoli brevi se non brevissimi (quattro righe!), si fa leggere in poco tempo e alla fine ti resta l'amaro in bocca.
Sono pronto a scommetere che qualcuno troverà questo stile molto "cool"...io no!
Oliver Stone ne ricaverà un film, non farà fatica a scrivere la sceneggiatura perchè il romanzo stesso, praticamente, è quasi tale.
Sicuramente sarà un buon film d'azione...ma niente di più!
Soldi e tempo spesi male.
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Vinyl is not dead...
Dopo aver letto diverse recensioni negative ho deciso di dire la mia a riguardo.
Il libro in questione non ha pretese di letteratura colta, è un piacevole romanzo con un protagonista nel quale ci si può riconoscere o meno.
La musica è il perno sul quale gira la vita di Rob, vita che conduce in gran parte all'interno del suo negozio di vinili.
Non capisco perchè essere appassionati di musica rock o pop a 35 anni, come nel caso di Rob, sia un segno di immaturità!
Rob è immaturo? Sì, ma non lo è in quanto appassionato di musica pop (nel senso di popular music), lo è per la sua incapacità di affrontare la vita, soprattutto quella sentimentale.
Rob è uno sfigato? Sì, ma non lo è perchè vende vinili nella Londra degli anni '90 (per quello sarebbe da considerare un eroe!) ma perchè lui è così, non tutti possono nascere "cool".
Chi non ha mai fatto delle classifiche alzi la mano, tutti noi abbiamo i nostri libri, dischi, film o altro preferiti.
A mio parere preferire un libro ad un altro equivale a stilare una classifica, mi sbaglio forse?
Anche le classifiche sono da sfigati/immaturi? Forse sì, ma farle è anche divertente.
Il libro è piacevole (forse ho dei gusti da sfigato!) e la musica come parte fondamentale della vita di Rob, e della mia, me lo fa piacere ancora di più.
Non riesco a capire perchè se sei sulla soglia dei 40 anni e vai a concerti rock è un segno di immaturità, mentre se leggi libri no...Mah!?!
La "popular music" è un arte di serie B mentre la letteratura è di serie A?
C'è musica buona e altra no, lo stesso per i libri...che ci sia un po' di puzza sotto il naso da intellettuali snob?
Mi fermo per non diventare tedioso, comunque ritengo Hornby, tra alti e bassi, una lettura sempre piacevole.
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Le regole vanno rispettate...
...se non le rispetti subirai la "giusta" punizione.
Le regole della malavita siberiana sono molteplici, il lettore viene messo al corrente, di volta in volta, del perchè ci si comporta in un determinato modo nella società malavitosa dei Siberiani.
Non sarà semplice per Salvatores far capire la stessa cosa a chi vedrà il film tratto da questo libro.
L'educazione ricevuta dal piccolo Nikolai in Transnistria, all'interno della comunità Siberiana, sembra fin troppo incredibile per essere vera.
Ma non finiremo mai di stupirci di cosa ci riserva il mondo in cui viviamo...o forse è meglio dire il mondo in cui (fortunatamente!) non viviamo.
Infatti è di questo che si parla nel libro, un altro mondo lontano anni luce dal nostro, un mondo nel quale noi, molto probabilmente, non saremmo in grado di sopravvivere, un mondo intriso di violenza (mai gratuita se a commetterla sono i Siberiani...mentre negli altri casi...).
Consiglio la lettura di questo libro per lasciarsi andare in una dimensione violenta e selvaggia, dove l'istinto animale di sopravvivenza è la cosa più importante...dopo le "giuste" regole dei malavitosi Siberiani.
Questo libro l'ho letto un anno fa, in questi giorni esce il terzo ma prima dovrò leggermi il suo secondo dove racconta l'esperienza nella guerra Cecena.
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It's only rock'n'roll...but we like it
Chi può impersonificare il rock'n'roll meglio di Keith Richards? Nessuno!
Il suo brutto muso solcato da rughe profonde come il grand canyon è ormai assurto al ruolo di icona sacra della musica rock anni '70.
Quando si pensa a lui viene subito in mente la triade "sesso, droga e rock'n'roll", e non potrebbe essere altrimenti.
Questa biografia verrà letta, sicuramente, da tutti i fans degli Stones e da alcuni appassionati di musica rock, non tutti, ovviamente, perchè molti altri ritengono Mr. Richards "antipatico" (per usare un eufemismo!).
Nel campo musicale purtroppo, esistono fans rivalità tra fans molto agguerrite che sfociano, spesso e volentieri, nell'insulto gratuito al rappresentante dell'opposto schieramento.
Il libro parte con un episodio successo ai due chitarristi degli Stones (Richards e Wood) mentre viaggiavano in auto in una zona rurale degli States nei primi anni '70.
Vedere dei "capelloni" come loro a Londra o a Los Angeles non creava problemi, ma vederli da quelle parti comportava sicuramente un arresto da parte dello sceriffo del paesello.
Non vi dico come va a finire la storia ma, dopo questo prologo, comincia la biografia vera e propria partendo da Dartford, piccola cittadina inglese dove nacque Keith.
La storia prosegue con la sua prima chitarra, l'incontro con il suo amico-nemico Mick Jagger quando erano ancora adolescenti, gli inizi molto difficili a Londra e il blues.
Il blues è stato fondamentale per Keith Richards e gli Stones, la musica dei neri americani, osteggiati in patria, è stata la linfa vitale che ha contribuito alla nascita di una delle due band più famose del pianeta.
C'è anche un breve saggio sull'utilizzo dell'accordatura aperta, molto utilizzata dai bluesman neri dell'epoca e, quindi, anche dallo stesso Keith.
Poi si prosegue con l'amicizia con John Lennon, gli anni a cavallo tra i '60 e i '70 con i dischi migliori degli Stones e la droga, parte fondamentale della sua vita dissoluta.
Si passa dai vari tentativi di disintossicarsi alle ricadute, ai guai con i pusher fino alla decisione, definitiva, di smettere con l'eroina.
Parte fondamentale del libro sono gli anni '70, in particolare il periodo trascorso in Costa azzurra dove registrarono il loro capolavoro: "Exile on Main street".
Gli anni '80, '90 e '00 sono relegati alle ultime pagine, non c'era molto da scrivere, l'ultimo disco di valore è del '78, lui e Mick (poco menzionato sul libro) sono due entità estranee che si vedono solo per i tour, non ha più avuto problemi con la droga e ...è diventato il papà di Jack Sparrow!
Il libro è scritto bene, non è la solita biografia con un elenco di date e avvenimenti, è quasi una storia romanzata, la storia di una vita dissoluta, di un immortale del rock.
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Avvincente!
Ho letto questo libro di Kristina Ohlsson seguendo il consiglio sulla fascetta gialla firmato dalla più famosa collega Anne Holt. Consigliatissimo a tutti gli amanti del genere, trama serrata, personaggi ottimi ben descritti anche nei pregi/difetti delle loro vite private, non c'è un momento noioso e non vedi l'ora di arrivare alla fine.
L'unico difetto, a mio parere, è il finale un po' "affrettato".
Questo è l'esordio letterario della Ohlsson ma resto in attesa della pubblicazione in italiano dei libri successivi a questo, sempre con protagonista Fredrika Bergman.
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Quando un libro è bello...
Ho letto questo libro una decina d'anni fa, non mi ricordo moltissimo (sara l'età!) ma quello che ricordo è piacevole, molto piacevole.
Hap & Leonard al top della forma, divertimento assoluto ben scritto, una delle cose migliori di Lansdale.
Hap, bianco, democratico ed esperto di arti marziali (come lo stesso Lansdale), e Leonard, nero, gay, repubblicano e con l'incaz....ra facile, una coppia scombinata e squattrinata, autentica calamita di guai sono i protagonisti assoluti di questa serie favolosa, divertente,piena di scazzottate,sparatorie e morti vari.
Ma non dovete pensare ad una violenza gratuita e truculenta, è un po' come quando nel film "Pulp fiction" a John Travolta parte un colpo e fa saltare la testa a quello dietro di lui in macchina, non è una scena "cruda" ma, addirittura, e per certi versi, divertente!
Anche nella serie di Hap & Leonard la violenza è parte del divertimento complessivo del racconto.
Ci sono anche diversi altri personaggi di contorno, sia maschili che femminili, che compaiono più volte, alcuni in modo fisso altri no (perchè muoiono!).
Il pezzo forte della serie, secondo me, sono i dialoghi tra i due protagonisti, politicamente scorretti ma senza facili volgarità.
Probabilmente è una serie più adatta ad un pubblico maschile ma, secondo me, può piacere anche a tante donne.
Come dicevo all'inizio son passati una decina d'anni ma il ricordo è sempre piacevole.
...quando un libro è bello...
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l'arte di correre...e di scrivere
In questa pagina compare già una bella recensione firmata Alberto Ferrari, si potrebbe non aggiungere altro però vorrei scrivere due righe in merito pure io per consigliarne la lettura.
Non è un romanzo ma neanche un saggio sulla maratona, non ci sono consigli tecnici su come affrontare una corsa di durata ma su come affrontarla mentalmente, questo parallelamente a consigli sull'attività di scrittore.
Leggere questo libro aiuta a conoscere Murakami come uomo nella vita di tutti giorni, con le sue manie da persona normale e, soprattutto, da maratoneta (ora anche triatleta).
Io non ho mai corso maratone ma ho degli amici che l'hanno fatto e lo fanno abitualmente, leggendo il libro posso dire che Murakami potrebbe essere uno di loro.
Consiglio questo libro a tutti i suoi lettori per poterlo conoscere anche come persona oltre che come scrittore.
Consiglio questo libro, inoltre, a tutti quelli che vorrebbero correre una maratona e a quelli che l'hanno già fatto.
Magari un giorno lo farò pure io...
P.S. Da parte mia posso provare solo ammirazione per chi corre ascoltando "Beggar's banquet" degli Stones!
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Si poteva fare di meglio...
Ho letto questo libro carico di aspettative che, in parte, sono rimaste deluse.
I capitoli sono molto brevi e questo rende la lettura molto scorrevole (l'ho letto nell'arco di 24 ore) la trama è interessante, non ne parlo come è giusto che sia onde evitare di svelare, involontariamente, qualcosa in anticipo.
Non per fare l'intellettuale snob (che non sono!) ma non mi è piaciuto molto lo stile di scrittura, fin troppo semplice, forse fatto apposta per rendere la lettura scorrevole e, di conseguenza, piacevole.
Un'altra pecca, secondo me, è stata lasciar intuire un po' troppo facilmente e poi svelare con troppo anticipo il "mistero" alla base del romanzo.
Per quanto riguarda la crudezza di alcuni particolari penso che, visto l'argomento trattato, non si poteva farne a meno.
Se vuoi leggere questo libro sai che si parla di pedofili, quello che fanno ai bambini, purtroppo, è quanto di più ignobile si possa immaginare, e forse anche di più.
Le ferite fisiche si possono rimarginare col tempo ma quello che resta nella mente di questi bambini una volta adulti è indelebile.
Concludendo devo dire che, tutto sommato, non è male per essere un esordio letterario ma devono migliorare.
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- no
Esercito della salvezza?
Thriller ambientato nell'esercito della salvezza, una sorta di "universo chiuso" votato all'aiuto verso i bisognosi ma ostile ad interferenze dall'esterno.
Ma, per la serie "non è tutto oro quel che luccica", al loro interno ci sono personaggi ben poco devoti ai dettami religiosi che dovrebbero seguire alla lettera.
Aggiungiamo un killer di Vukovar, reduce della guerra in ex-Jugoslavia, votato ciecamente al suo "lavoro".
Harry Hole, questa volta, deve scendere a patti con il "nemico" per risolvere un caso piuttosto complicato, la domanda principale è: "Chi ha assoldato il killer di Vukovar?".
Forse meno riuscito degli altri thriller della serie ma, comunque, è sempre un buon Jo Nesbo.
Consiglio la lettura, sempre seguendo l'ordine cronologico della saga del commissario Hole.
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Il "primo" Harry Hole
Questo è il primo thriller in lingua italiana con protagonista Harry Hole,in edizione originale norvegese ne esistono altri due precedenti a questo.
In questo libro fa la prima comparsa un personaggio fondamentale della serie, quella Rakel che va e viene nella vita sentimentale di Harry Hole.
Lo svolgersi del romanzo è interrotto da diversi flashback relativi alla seconda guerra mondiale, questo, a volte, rende un po' difficile per il lettore seguire il filo narrativo.
Il libro lo consiglio, come gli altri della serie, a tutti gli amanti del thriller, la scrittura di Nesbo non annoia mai ed è sempre ricca di colpi di scena, ti scopri sempre a "dover" andare alla pagina successiva per vedere cosa succede.
Il mio parere, forse, è un po' da fan ma se vi piace il thriller non resterete delusi.
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Angosciante!
Come da titolo questo libro è veramente angosciante, la storia di Paula, agente infiltrato nella malavita e nel carcere, è di quelle che ti tengono incollato alle pagine e quando arrivi alla fine è come una sorta di liberazione.
Se ci si immedesima nel protagonista, e non si può farne a meno, si può percepire la tensione del suo lavoro, un lavoro che si regge su continue menzogne e potrebbe crollargli addosso da un momento all'altro, sopratutto quando è in carcere senza protezione.
Lettura consigliatissima a chi ama il thriller adrenalinico.
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Harry Hole Vs Il Leopardo
Ho preso questo libro per caso prima di partire per le ferie estive, non sapevo chi fossero Jo Nesbo e ,tantomeno, Harry Hole.
La scelta è stata azzeccatissima, è uno di quei libri che "devi finire", pensi di aver capito tutto ma, poi,il capitolo successivo ti spiazza per poi farti tornare sulle convinzioni iniziali.
La trama è veramente ben costruita, consiglio di leggerlo senza pause troppo lunghe altrimenti ci si dimentica di fatti e personaggi.
I thriller di Jo Nesbo andrebbero però letti in ordine cronologico, ogni libro fa riferimento a fatti accaduti in quelli precedenti, quindi lasciate questo per ultimo.
Partite dal "Pettirosso" ed entrate nella Oslo di Harry Hole, alcolista, scontroso, amante della buona musica e del whisky.
Buon divertimento!
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"My Oklahoma home..."
"...is blown away" come si narra nella canzone facente parte della tradizione folk americana (vedi anche Springsteen & The Seeger session band).
Episodio, a mio parere, inferiore per il nostro Lansdale, non all'altezza, ad esempio, di "In fondo alla palude".
Il romanzo è molto scorrevole e si legge tutto d'un fiato, a tratti divertente, i personaggi, tutti adolescenti, sono ben rappresentati.
I dialoghi, nella traduzione italiana, rendono molto bene l'idea di aver a che fare con tre ragazzini.
Peccato che i personaggi di contorno, la trama e il finale siano veramente banali e prevedibili! Mentre lo leggi sai già cosa capiterà nelle pagine successive!
Sottotono come "Devil red" l'ultimo della serie Hap & Leonard, confido, comunque, nel ritorno ai livelli qualitativi dei romanzi precedenti.
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