Opinione scritta da BellaDentro
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Folle e divertente.
Avete mai pensato a quanto fosse dura la vita dei poveri uomini primitivi del pleistocene? No eh? Pensate che non sia poi così interessante? Allora vi consiglio di fare la conoscenza di Edward, il più grande uomo scimmia del pleistocene, arguto e brillante, e della sua famigliola di uomini scimmia, alle prese con la scoperta, tra le altre cose, del fuoco, delle armi, della cottura dei cibi e... del corteggiamento.
Un racconto molto british con molte trovate geniali ( non se ha fatto lo stesso effetto anche agli altri, ma a me ha ricordato molto da vicino l'umorismo alla Monty Python ) satirico e divertente offre anche molti spunti per riflettere, ad esempio se il progresso debba avere o no dei limiti e se si debba per forza progredire a scapito dell'ambiente. Da segnalare la figura dello zio Vania, un uomo scimmia a metà strada fra un conservatore moderno e un incallito attivista di Greenpeace.
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Il Vangelo di una criminale in piena crisi.
Parto subito col dire che questo libro non lo avrei mai comprato ( ma la mia amica ha pensato bene di regalarmelo ) di sicuro avrebbero pesato i pregiudizi che ho sugli autori nordici ( i pregiudizi sono sbagliati, lo so e chiedo venia, ma derivano da esperienze passate a dir poco deludenti e faccio ancora fatica a superarli ) e poi avevo l'impressione che fosse il solito libro d'amore mascherato da gangster'story, e i miei pregiudizi sui libri d'amore sono ancora più forti, quelli non li reggo proprio, e ne ho letti tanti.
Beh, la storia d'amore c'è ma non si può certo dire che sia un libro d'amore, anzi.
La protagonista è Francy, moglie, madre e imprenditrice di un'efficientissima azienda votata al racket, alla prostituzione e allo spaccio di droga, ereditata dal padre, un boss ormai in pensione che non si è mai fatto da parte veramente.
Sullo sfondo poi assistiamo alla guerra che l’organizzazione di Francy è costretta a intraprendere con un altro criminale emergente che suscita in lei un sentimento piuttosto ambiguo.
Francy è la contraddizione fatta persona: dura e spietata, efficiente e precisa a livelli maniacali, un vero leader, ma in piena crisi esistenziale; è sempre stressata a causa dell’enorme carico di lavoro e responsabilità che stanno anche mandando in pezzi la sua famiglia, soffre di crisi di panico, ingoia ansiolitici come fossero caramelle ed è da tempo in cura da uno psichiatra che ovviamente non sa nulla della sua vera attività. Francy però è anche capace di provare un minimo di rimorso e pietà quando si trova davanti i genitori tossicodipendenti di una bambina amica del figlio, oppure quando viene a conoscenza di un terrificante segreto che riguarda il suo più acerrimo nemico. Insomma un personaggio molto complesso e proprio per questo, a mio parere, ai limiti del credibile (pensate che Francy, udite udite, ha paura del sangue! ).
Leggere un romanzo con protagonista un boss del crimine donna non capita tutti i giorni, infatti questo è di certo un romanzo molto originale, e la lettura veloce e scorrevole lo rende comunque piacevole ( se escludiamo qualche scena più cruda ). L’unica nota, come ho detto prima, è che è poco credibile ( troppi rimorsi di coscienza, ma i criminali saranno davvero così ? ), ma questo è un mio parere.
Infine una nota per l'autrice: con Il Vangelo dell'assassina gli autori nordici hanno probabilmente recuperato qualche punto ai miei occhi ( dopo le disastrose esperienze con Peter Høeg e Jonas Jonasson questo è un merito ) ma non le perdono la frecciatina velenosa nei confronti di Stephen King!! Scovatela nel libro e giudicate. Buona lettura.
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Senza infamia e senza lode.
Questa è l'unica espressione che mi viene in mente se dovessi riassumere questo libro in poche parole. Forse l'autrice ha dimenticato di aggiungere un pizzico di sale nella famigerata torta al limone, il risultato infatti è piuttosto insipido, non brutto, ma nemmeno bello da lasciare il segno.
La trama è comunque molto interessante: Rose è una ragazzina normale che alla vigila del nono compleanno si accorge di potere sentire i sentimenti e gli stati d'animo delle persone quando ingerisce il cibo da loro preparato. Riesce così a "sentire" ad esempio la rabbia del pasticcere del negozio di biscotti, oppure la depressione della compagna di scuola, ma soprattutto riesce a percepire la profonda tristezza della madre, una donna apparentemente solare e forte, ma sposata con un uomo distratto e assente.
I presupposti per una bella fiaba moderna ci sono tutti, ma dopo le premesse iniziali, che ci parlano della reazione di Rose alla scoperta del suo dono, il libro vira decisamente ( e quasi esclusivamente ) sulla vita di questa famiglia non troppo ordinaria. Conosciamo quindi la madre, una donna tormentata ma che ama comunque la propria famiglia, malgrado tutto; il padre, un uomo buono ma apatico, il fratello maggiore di Rose, Joseph, forse la figura più controversa del romanzo; non si capisce infatti se sia geniale o affetto da una grave forma di autismo, io propendo per la seconda ipotesi, anche se, a quanto pare, la scrittrice ha volutamente lasciato il dubbio ( per me un ragazzo che si fa trovare per terra con la faccia riversa sulla moquette e sta li per ore senza un apparente motivo, oppure una persona che incastra i pantaloni nelle gambe della sedia per restare seduto per ore davanti il computer senza mangiare e bere, non è poi così normale ). Verso la fine la storia torna nuovamente sulle capacità di Rose, ma queste pagine non fanno altro che farti intuire come sarà il finale, e, visto che a quel punto mancano ancora circa ottanta pagine da leggere, diventa tutto improvvisamente più pesante.
Malgrado tutto assegno comunque tre stelle per categoria, non è un brutto romanzo, ma mi sa di occasione mancata ed è un vero peccato.
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Firmino, il topo troppo umano.
“Quando le persone compravano i suoi libri, si scusava del fatto che prendeva da loro dei soldi e diceva che i libri sarebbero stati gratuiti dopo la rivoluzione, un servizio pubblico come i lampioni delle strade”.
Questo passaggio, che si conclude anche con un “Gesù era comunista”, credo sia uno dei pochi apprezzabili di questo libretto.
Non fraintendetemi, non intendo bocciare Firmino, non in toto almeno, ma devo ammettere che in parte capisco le tante recensioni negative, e se poi aggiungiamo il fatto che è stato fortemente sospettato di plagio di un libro italiano allora la situazione peggiora.
Ma andamo per ordine: Firmino è un ratto ( esatto, è un ratto, non un semplice topo, sapete, quegli orribili animali che spesso infestano le fogne cittadine e che suscitano di tutto tranne che simpatia ), nato nello scantinato di una vecchia libreria da una madre che lui stesso definisce “una ragazzaccia”, spesso ubriaca e dedita ai bagordi. La nidiata è formata da tredici cuccioli, ma la madre possiede solo dodici mammelle e Firmino è troppo lento e gracile per raggiungerne una prima dei suoi fratelli; devastato dai morsi della fame inizia quindi, quasi per caso, a mangiare la carta dei libri che trova in abbondanza nelle vicinanze. Ben presto si accorge che quei libri di cui si nutre lo hanno reso anche molto intelligente e colto. Pian piano poi smette di nutrire il corpo di carta, ma continua ovviamente a “nutrire” la sua mente. Essere troppo intelligente però non lo rende felice, anzi, lo rende fin troppo “umano”, depresso, malinconico, nevrotico, solitario, emarginato, “uno scherzo della natura” alquanto pervertito. Eh si, Firmino spasima più volte, durante il suo racconto, per le belle donne - le belle topine non gli interessano - arriva anche a dire che ne stuprerebbe una, se potesse ( e qui mi sono detta “Savage, perché una frase simile? Avresti potuto risparmiartela” ). Questa propensione di Firmino sinceramente mi ha dato molto fastidio, sembra quasi che l’autore associ l’essere solitari all’essere automaticamente pervertiti, mah.. Il topastro cerca inoltre disperatamente di comunicare con gli uomini, di entrare in contatto col mondo che conosce solo attraverso i libri che ha letto, ma ovviamente sa che non può farlo, e questo lo rende ancora più triste e alienato.
Lo stile è molto “filosofeggiante”, concedetemi il termine, ma nel complesso risulta piuttosto pesante e il pessimismo cosmico di Firmino certo non aiuta ( ha fatto storcere il naso anche a me che ottimista non sono ), ma non mi sento di stroncarlo completamente, si tratta comunque di una storia che celebra l’amore per i libri e solo per questo meriterebbe una seconda chance, ma se volete leggerlo non aspettatevi un capolavoro, ma solo una favola malinconica per adulti.
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Notte buia, niente stelle.
Paura, risentimento, follia, vendetta, riscatto, sono tutti ingredienti presenti in questo ennesimo gioiello del Re.
Nel primo racconto un uomo uccide la moglie, rea di avere pianificato la vendita della terra a lui tanto cara. Inizialmente sarà convinto di avere risolto tutti i suoi problemi, ma non sa ancora che l'omicidio appena compiuto segnerà per lui l'inizio di un terribile incubo.
Nel secondo racconto conosciamo invece Tess, una scrittrice di gialli per vecchiette annoiate che conduce una vita tranquilla, quasi noiosa, finchè un giorno si imbatte in un omone apparentemente innocuo che si offre di riparale una gomma bucata. Quel gigante si rivelerà essere uno stupratore seriale che la aggredisce e la abbandona in un canale di scolo. La reazione della piccola e mite scrittrice sarà devastante.
Il protagonista del terzo racconto è invece un banchiere malato di cancro che stringe un patto col diavolo ( che ha le sembianze di un agghiacciante venditore ambulante ). Il patto porterà a uno scambio che allungherà la vita del protagonista ma nello stesso tempo rovinerà la vita dell’amico che al liceo gli aveva rubato la ragazza. Dite la verità, cosa sareste disposti a fare pur di ottenere la certezza di una vita lunga e felice?
Infine, nel quarto racconto, una casalinga, dopo anni di matrimonio, scopre un segreto terrificante del marito. A questo punto che fare? Andare avanti come se niente fosse? E voi che fareste?
Quattro racconti appassionanti in pieno stile del mitico zio Steve che nel finale ci racconta anche come li ha ideati. Semplici e terrificanti. Da leggere!
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Teresa, che noia!
Diciamolo subito, trovo questo romanzo noiosissimo pesante e sgradevole. La storia sembra affascinante, Teresa è una donna bellissima e sfortunata, che riesce a riscattarsi tanto da diventare una sorta di mito vivente; rimane orfana da ragazzina e va a vivere dalla zia che non si fa nessuno scrupolo a venderla a un uomo orribile ( sembra quasi che lo scrittore faccia di tutto per rendere il suddetto personaggio più schifoso e orribile possibile, assolutamente repellente ), che la rende sua concubina; non mi dilungo troppo nella trama, penso solo che sia un romanzo noioso e prevedibile, tra l'altro costellato da decine ( o centinaia? ) di nomi brasiliani che rendono la lettura pesantissima; trovo infine che sia sgradevole perchè Teresa diventa un mito in quanto indomita, è vero, ma soprattutto perchè la sua bellezza risveglia facilmente l'ormone maschile, tanto da mettere in secondo piano l'intelligenza della donna, insomma la nostra eroina è tale soprattutto per le sue qualità fisiche che mandano in estasi qualsiasi uomo incontri. Per me bocciato.
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Che potere enorme che ha la pubblicità!
Ho sempre amato le commedie nere, quelle con una sana dose di cinismo, che fanno riflettere e al tempo stesso divertono. Quando ho letto la trama delle avventure di Allan Karlsson, il vecchietto che il giorno del suo centesimo compleanno decide che è arrivato il momento di scappare dalla casa di riposo perchè, come dice lui stesso, "ha deciso che morirà da qualche altra parte", mi sono lasciata subito ammaliare dalla storia che prometteva bene; l'inizio infatti non è male, ti incuriosisce e ti spinge ad andare avanti, ma, ahimè, ben presto ti rendi conto che quella che hai davanti è l'ennesima storia inconcludente e strampalata che ha avuto un enorme successo probabilmente solo grazie al passaparola e a qualche abile operazione di marketing.
L'autore cerca evidentemente, e in ogni modo possibile, di rendere simpatico il protagonista, ma, almeno con me, non ci riesce affatto; Allan non è per nulla simpatico, è un cinico ubriacone voltagabbana appassionato di esplosivi, anzi probabilmente il migliore esperto di esplosivi che la Svezia e il mondo intero abbiano mai avuto; è un tipo che riesce a progettare un'arma micidiale come la bomba atomica con la stessa naturalezza con cui si cambia i calzini, basta che gli venga offerta dell'acquavite ed è pronto a fare qualsiasi cosa.
Durante la sua lunga vita conosce e collabora con alcuni fra i dittatori più famosi, uccide più o meno consapevolmente molte persone ( molti di questi dei criminali, è vero, ma non per questo il senso di irritazione verso questo personaggio diminuisce durante la lettura ), viene perfino internato in manicomio per avere ucciso accidentalmente il vicino mentre giocava con i suoi esplosivi nel retro della sua casa; ma nonostante ciò rimane serafico e imperturbabile tanto da indurre a chiedersi se non sia veramente pazzo. Ho letto che molti lo hanno paragonato a Forrest Gump ma io non sono del tutto d'accordo, Forrest era profondamente ingenuo e tenero, due aggettivi che non associeresti mai ad Allan Karlsson.
Il libro è troppo lungo, le avventure di Allan spesso ripetute ( cambiano i dittatori che lo ingaggiano e i paesaggi, ma l’intreccio resta uguale ), e sinceramente non mi ha fatto ridere a crepapelle come ho letto da più parti, mi ha solo strappato qualche sorriso. Lo consiglio solo a chi cerca una storia leggera leggera senza alcuna pretesa.
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Bellissimo e controverso
Non c'è niente da fare, questo romanzo o lo ami o lo odi alla follia, senza mezze misure. Questo è ciò che ho realizzato leggendo decine di recensioni su internet da parte delle persone che avevano incrociato il mondo di Sugar, la protagonista di questo romanzo, e del suo amante, William, erede di una famiglia di industriali profumieri. E devo dire che sono state proprio le recensioni negative che mi hanno spinto a comprarlo, non chiedetemi perchè, non lo so nemmeno io, tra l'altro è pure ambientato in un'epoca che non ha mai esercitato un grosso fascino su di me, ovvero l'epoca vittoriana. Eppure faccio parte della schiera di persone che sono state rapite da questo romanzo, dal modo di scrivere dell'autore, che reputo assolutamente unico, e dalla storia, che apparentemente sa di "già letto", ma che in realtà non è affatto così.
Come ho già detto ci troviamo in Inghilterra in piena epoca vittoriana; la protagonista della nostra storia è Sugar, una giovane prostituta che lavora nel bordello diretto dalla stessa madre. A differenza delle "colleghe" ormai rassegnate a quella vita, Sugar cerca da tempo il modo di riscattarsi da quel mestiere degradante; ci rendiamo subito conto che lei non è come le altre, Sugar ha un'intelligenza brillante e, soprattutto, sa leggere e scrivere, infatti la troviamo quasi subito intenta a scrivere quello che nei suoi progetti sarà il suo primo romanzo, uno scritto autobiografico dove la ragazza riversa tutto l'odio che prova per gli uomini. La sua scalata verso l'alta società sarà repentina ma non priva di sorprese.
Non aggiungo altro alla trama ma vorrei spendere due parole per quanto riguarda lo stile della scrittura: posso dire tranquillamente di non avere mai letto un libro dove lo scrittore riesce a trascinarti talmente bene all'interno della storia che sembra quasi di potersi trovare fra i vicoli della lurida Londra ottocentesca oppure nei grandi e scintillanti saloni delle ricche case vittoriane; non è un'esagerazione, a tratti hai la sensazione di potere sentire perfino gli odori. Provare per credere.
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Voi lo sapete cos'è il Clipper?
Il Clipper è il vero protagonista di questo racconto; è l'imponente idrovolante, realmente esistito, che permetteva di attraversare l'oceano in tempi brevissimi per gli standard dell'epoca.
Il giorno della dichiarazione di guerra dell'Inghilterra alla Germania nazista, un gruppo di persone si imbarca nel lussuoso ( e costoso ) aereo per raggiungere gli Stati Uniti, ognuno per sfuggire da un passato scomodo e per mettersi al sicuro dagli orrori della guerra. Durante la traversata avranno modo di stringere amicizie, amori, avranno modo di affrontarsi apertamente e di aiutarsi fra loro, senza però sapere nulla della minaccia che incombe sull'aereo e quindi sulle loro vite.
Con la sua solita maestria Ken Follett incrocia la ricostruzione storica con una serie di personaggi di fantasia, ottimamente delineati, e come al solito riesce a tenerti incollato alle pagine del libro in attesa di conoscere al più presto il destino dei passeggeri.
Il riassunto presente nel retro del libro non rende affatto giustizia alla storia; da fan dello scrittore inglese l'ho comprato comunque, infatti anche questa volta non mi ha delusa. Lo consiglio, si legge tutto d'un fiato ( l'ho finito in poco più di due giorni ).
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