Opinione scritta da Michele75
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Che cos’è il piacere?
Cos’è il piacere? Da dove viene? E soprattutto perché esiste? Confrontandole teorie formulate dagli studiosi, osservando l’essere umano nei primi mesi di vita, in relazione al cibo, al sesso, nel rapporto col gioco, le forme e i suoni - e nell’età adulta persino con le dipendenze - Gene Wallenstein nel suo "L'istinto del piacere" illustra con chiarezza l’importanza che il piacere ha per ogni uomo.
“Il piacere è il calore e la bellezza delle fiamme, l’impatto del calore sulla pelle. (…) Se si è sviluppato, è a vantaggio di un gruppo di funzioni adattive molto specifiche provenienti dal nostro passato remoto.”
“Ed ecco la domanda che forse batte tutte le altre: come mettere a frutto ciò che la scienza sta scoprendo sull’istinto del piacere per migliorare la qualità della nostra vita? (…)
Il 2° e il 3° capitolo “sono proprio dedicati all’esplorazione di questi primi passi e alla definizione di uno schema concettuale che ci aiuti a capire il ruolo del piacere nell’evoluzione della nostra specie.” Dal 4° all’8° saranno utili a comprendere in “che modo l’istinto del piacere facilita il corretto sviluppo cerebrale e lo sviluppo dei 5 sensi primari.” Dal 9° all’11°: “tre esempi dell’impatto dell’istinto del piacere sulla nostra vita quotidiana.” L’ultimo capitolo “contiene una sintesi degli argomenti trattati e presenta le questioni aperte, per le quali ci si aspetta una risposta dalla ricerca del futuro.”
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Il mondo in 700 tweet
Ermanno Ferretti è un giovane professore precario di filosofia, nato e cresciuto a Rovigo. Da parecchi anni col nickname “Scrip”, il docente scrive su Twitter un episodio accaduto a scuola o una osservazione, comunica sintetizzando nel tweet un pezzo compiuto di realtà. I tweet del social network, che al massimo contengono 140 caratteri, impongono periodi brevi e danno il ritmo, sono la struttura che configura “Per chi suona la campanella”. Il libro è suddiviso in 5 capitoli e ripropone la sequenzialità di un anno scolastico: L’estate sta finendo; Si sta come d’autunno; L’inverno del nostro scontento; Aprile è il mese più crudele; E la chiamano estate.
Schietto, tagliente, immediato affronta molti argomenti in 700 sketch: dal precariato alla sfrontata gioventù degli allievi, dai problemi seri della scuola alla politica, e battute, citazioni, commenti sulla religione, sui giovani, sull’Italia. La forma mentis di Ferretti rende sottile il suo umorismo, un po’ cinico a volte, altre volte leggero. E l’intento è quello di guardare il mondo, la società - coi suoi dilemmi e i suoi contrasti - strappando un sorriso e una riflessione.
"L’assegnazione delle supplenze, quest’anno, pare un film di David Lynch: non ci si capisce un tubo e comunque si sa che andrà a finire male."
"“… per Schopenhauer l’amore è un imbroglio e l’uomo lo zimbello della Natura”. E in quinta parte la ola."
"Il luogo d’origine fa la persona solo se la persona è pigra."
"Per essere buoni insegnanti non si deve amare solo la cultura, ma soprattutto i giovani. Se ami solo la tua materia diventi un frustrato."
"“Prof, posso dirle una cosa? Lei è molto yeah”. “Anche se nel compito ti ho dato un’insufficienza?”. “Certo”. Fossero tutte così, le persone."
"“Prof, le mancheremo quest’estate?”. “In un certo senso sì: anche i soldati dopo la guerra fanno fatica a ritornare alla vita civile”."
"I resoconti degli scrutini sembrano usciti da ER: “Non siamo riusciti a salvarlo”, “Le abbiamo provate tutte”, “Non c’era più nulla da fare”."
"La grande comicità, comunque, è come l’amore: prima ti fa ridere, poi ti fa piangere, poi ti fa capire come va il mondo."
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“Detti e aforismi” (Oscar Wilde, in verità lo scrittore non pubblicò un libro di aforismi, questa è una delle tante raccolte di aforismi estrapolate dalle sue opere) e cito il grande Oscar Wilde non per gli argomenti o i punti di vista, ma per il fatto che gli aforismi, in generale, e i tweet, di Ferretti in particolare, sono esaustivi di un concetto. E in comune gli aforismi di uno e i tweet dell’altro hanno la sfrontatezza della libertà.
Diario di denuncia e testimonianza
Natascia Berardinucci è un’infermiera abruzzese, si è laureata in Scienze Infermieristiche, ha conseguito un master e un corso di perfezionamento in “Medicina Tropicale e Salute internazionale”.
"Ho tolto i chiodi dalle mie ali" è il suo primo libro, titolo che evoca dolore, forza e determinazione ovvero gli elementi che caratterizzano la vicenda umana di Natascia: "Il mio è un dolore silenzioso di chi conosce perfettamente e fino in fondo l’identità del proprio nemico, da combattere, con tutte le forze, le mie e da sola. Quel dolore non mi abbandona mai, indosso una maschera e fingo che tutto vada bene ogni giorno. Convive con i miei sorrisi, con le mie lacrime, con i miei cambiamenti d’umore, repentini, la mia vita,col mio lavoro: è dentro di me. Quanto avrei voluto urlarlo quel dolore, ma non si può, perché le persone più vicine hanno paura più di me e portano ancora impressi i segni vivi addosso lasciati da quei cinque anni, passati a scoprirlo.”
Mentre i problemi fisici compromettono la sua vita, i dottori non riescono a inquadrare facilmente la malattia. Poi la diagnosi: "Parkinsonismo giovanile a esordio precoce", parente stretto del celebre morbo di Parkinson.
Passano alcuni anni, la donna è impegnata a studiare per il master in "Management e coordinamento infermieristico" e incontra un uomo che dichiara: "^Ti prometto non ti farò mai del male^. Me le sento ancora nelle orecchie quelle parole! Avremmo dovuto crescere insieme nell’amore di Dio! Ha giocato con la mia vita ed è una cosa che non mi dà pace. Non ha avuto rispetto per me né per la mia famiglia né la mia professione, per la mia malattia e neppure per i mie sogni, li ha distrutti tutti inesorabilmente. Come ho potuto permettergli tutto questo? L’amore è un sentimento che ti fa star bene, sorridere, gioire, battere forte il cuore nel petto. Sono stata denunciata da colui che amavo nella maniera più vigliacca possibile: ^L’ha premeditato^."
Natascia viene condotta prima in prigione per l’accusa ignobile di stalking con la clausola giuridica di pericolosità sociale, poi in clinica per disabili intellettivi, in ospedale psichiatrico e infine agli arresti domiciliari. Sconvolta dalle incredibili disavventure ma fiera e combattiva, Natascia Berardinucci scrive un libro di denuncia e di testimonianza usando la sua voce anche "per chi voce per urlare non aveva più".
"Finalmente ho tolto i chiodi dalle mie ali. Inizio a sbatterle piano, adesso so che funzionano. Proverò a sbatterle più forte così da prendere quota e volare finalmente."
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Il mistero della morte
Simone Venturini è docente di Esegesi del Pentateuco alla Pontificia Università della Santa Croce di Roma e ricercatore presso l’Archivio Segreto Vaticano. Ha scritto numerosi articoli sulla Bibbia e saggi ("I libri di Dio. La Bibbia" e "Il Vangelo del bambino interiore") e inoltrandosi in un affascinante argomento ha scritto "Il libro segreto di Gesù" per condividere col grande pubblico le informazioni tradotte dai testi più antichi e dagli studi più sofisticati.
Per parlare ai non addetti ai lavori, Venturini ha adeguato il saggio al ritmo incalzante di una indagine investigativa, annunciando sin nelle prime pagine il tema della sua indagine, ovvero cosa accadde a Gesù nelle quaranta ore in cui rimase nel sepolcro e, in parallelo, cosa accadrà a noi appena dopo la nostra morte.
L’introduzione ci permette di addentrarci nell’inchiesta: vediamo quindi la terra d’Israele, Nazareth, Betlemme, Gerusalemme, il popolo ebraico impoverito e vessato in attesa del Messia, la vita di Gesù e la crocifissione sul monte Golgota, avvenuta il 7 aprile del 30 d.C., di venerdì. Calato dalla croce, Yeshu fu portato nel sepolcro, ivi custodito sino all’alba di domenica 9 aprile quando Maria Maddalena, recatasi alla tomba, trovò il sepolcro aperto.
Prima di poter comprendere il mistero della morte, Simone Venturini presenta con onestà intellettuale le diverse teorie degli studiosi, l’affidabilità dei testimoni, l’interpretazione di alcune parole, i concetti di trasfigurazione e resurrezione. L’inchiesta si avvale dei manoscritti degli storici, dei 4 vangeli canonici e di quello scritto da Pietro, dei reperti archeologici più antichi e delle scoperte più recenti, degli studi susseguitisi nei secoli, della Sindone e di quell’immagine formidabile trattenuta fra le fibre di lino. Il libro è corredato da fotografie di papiri, di stele, delle fibre del lenzuolo. L’autore riprende gli indizi, li accosta, li valuta, li pondera. E recupera e compara le testimonianze di pre-morte di chi è stato coinvolto in un terribile incidente o è rinvenuto da una rianimazione, tutte narrazioni che hanno in comune alcune osservazioni: le esperienze extracorporee e la pace inondata dalla luce.
L’autore rivela che l’inchiesta poliziesca necessita di un ulteriore sforzo, sforzo profondamente congeniale allo stesso Venturini, l’andare oltre i 5 sensi, dando spazio all’intuizione, ai sensi spirituali, al cuore. Collegando tutti gli elementi esaminati giunge alla risposta di cosa accadde nel sepolcro e con quella risposta, attraverso un enigma fondamentale che manterrò celato, ci collega gli uni agli altri.
Tratto dal libro:
"Raccontò di aver visto non solo il proprio corpo dal di fuori, ma di aver attraversato il tetto dell’ospedale e di aver visto le strade, i palazzi e le luci della città. Vicki narrò di essersi trovata in una specie di tubo che conduceva in un "campo illuminato e coperto di fiori". Avrebbe poi incontrato amici di scuola deceduti da tempo, insieme a parenti e conoscenti. Prima di poter comunicare con essi, una "figura splendente" la bloccò e le disse di tornare alla vita e che avrebbe avuto dei figli, cosa che poi accadde.
La straordinarietà della sua testimonianza non sta nel dettagliato racconto che ne fa la donna – in questo uguale a tanti altri – ma nel fatto che l’esperienza fu vissuta da una persona cieca dalla nascita! Sono state raccolte anche altre testimonianze analoghe come per esempio quella di Brad Barrows, cieco fin dalla nascita, che ebbe una NDE all’età di 8 anni. Barrows raccontò che addirittura si trovò fuori dell’ospedale e che poteva vedere distintamente tutto."
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La professione di traduttore dalla A alla Z
Luca Lovisolo è nato a Torino, ha arricchito la propria cultura studiando a Milano, a Berlino e a Zurigo. E altrettanto feconda è la sua vita lavorativa: esperienza in campo editoriale, giuridico e di marketing; realizza e tiene aggiornato un blog relativo alle tematiche della traduzione, uno sulla realtà italiana e estera e un sito personale dove trovare i libri che scrive: Tredici passi verso il lavoro di traduttore, Ridere per non piangere, "C’è molti altri musei…" Il processo Ceausescu.
Tredici passi verso il lavoro di traduttore è già alla seconda edizione, una edizione aggiornata e ampliata, strutturata in 13 capitoli che danno il titolo al libro. La guida considera ogni aspetto della professione: dal consiglio di conservare per almeno 5 anni le copie dei lavori, dei documenti, delle mail scambiate con i clienti allo specifico prezzo per riga e per cartella e a seconda che si tratti di proporlo a un’agenzia o al cliente finale; dall’elenco dei siti in cui sono indicate le contestualizzazioni dei vocaboli alla pianificazione del tempo, del luogo di impiego, dei contatti. Per offrire approfondimenti corposi a taluni argomenti rimanda opportunamente al suo sito. Un esempio? La scrittura del curriculum oppure il corso di marketing gratuito. Tredici passi verso il lavoro di traduttore è un manuale ben scritto e accessibili a tutti perché evita tortuosi giri di parole, ha il pregio di essere chiaro e diretto, come per tradizione i manuali inglesi e americani insegnano.
Forte di una solida formazione e innata capacità organizzativa, Luca Lovisolo si occupa del mondo che gravita intorno all’attività di traduttore, orientando il lettore curioso e agevolando i colleghi alle prime armi.
"Anche oggi, nell'epoca di Internet, per scrivere una sinfonia un compositore impiega più o meno lo stesso tempo che Ludwing van Beethoven vi impiegava due secoli or sono e Gustav Mahler un secolo fa. Lo si può dire anche dei traduttori: apprendere una lingua e immedesimarsi in una cultura diverse da quelle in cui si è nati è un processo che può essere facilitato dai nuovi strumenti di comunicazione, ma che per il cervello umano resta una sfida assai impegnativa, che richiede da sempre gli stessi tempi e gli stessi meccanismi, generalmente lunghi e complessi.
Quando accade d’incontrare dei traduttori veramente capaci, normalmente si osserva che, indipendentemente dagli studi che hanno svolto, rivelano esperienze personali e professionali trasversali a molti interessi, spesso piuttosto originali. Normalmente, un buon traduttore è contraddistinto da una spiccata intelligenza intuitiva. Le lingue non sono scienze esatte e non tutti i testi da tradurre sono scritti da letterati: per rendere correttamente in un’altra lingua un progetto redatto da un ingegnere o una memoria di parte compilata da un avvocato, l’intuito resta un’arma irrinunciabile, anche se da quei testi può dipendere il successo di un investimento milionario o il destino processuale di un imputato."
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