Opinione scritta da JadeKim
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Schifezzuola
Premetto che l'ho letto perché 1) era un regalo 2) volevo conoscere finalmente questo fantomatico scrittore italiano di cui tutti parlano.
C'è una ragione se, in sostanza, ho trovato orribile questo romanzo eppure ho inserito 4 stelline nello stile: lo stile di Moccia è tutto sommato piacevole, delizioso e usa i termini giusti.
Tutto il resto è da buttare.
E' la solita storiella in stile Moccia, frivola e per ragazzine che sognano il vero amore e il principe azzurro, e che pensano che le belle cose della vita piovano all'improvviso dal cielo.
Va bene che ha invogliato un sacco di ragazzine a leggere ma... come crescono queste se seguono il modello delle sue protagoniste? Sicuramente è meglio di "Amore 14" (ho visto solo il film però di quest'ultimo) ma... non ho trovato nulla di decente nel leggerlo.
Mi spiace di abbattere così uno scrittore ma si vede che quello che scrive è per puro business e per intortare qualche ragazza poco matura che comprerà e comprerà e comprerà i suoi libri finché morte non sopraggiungerà.
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Carino, piacevole, qualche difetto.
E' il primo libro che leggo dell'autore... mi ha fatto un'impressione abbastanza buona, anche perché mi piace molto il periodo in cui è ambientata la storia, all'epoca di Enrico VIII.
I personaggi creati da Sansom, di pura fantasia, intrecciano le loro vicende con personaggi reali e veramente esistiti, come vescovi, principesse, dame e addirittura il re stesso, e tutto ciò in maniera molto abile. Si vede che l'autore ha una certa esperienza ed è ben documentato, insomma. Tutti quanti i personaggi poi sono disegnati con una personalità ben precisa, e non sono per nulla superficiali. Il protagonista, poi, che narra in prima persona, si guarda attorno sempre nei dettagli, quindi anche l'immedesimazione nell'ambiente e nel tempo è efficace.
Un difetto che mi ha dato parecchio fastidio è certamente un errore del traduttore: ci sono delle ripetizioni nel testo che vanno avanti per tutto il libro, tipo quel dannato "non senza che..." che si ripete dieci volte per pagina. Si poteva benissimo trovare qualche sinonimo, insomma!
Un'altra cosa è che i libri dell'autore, in teoria, dovrebbero essere episodi sconnessi tra loro... i personaggi sono sempre gli stessi, ma le vicende cambiano. Io quindi non mi sono preoccupata del fatto che avessi comprato questo libro anche se non avevo letto i precedenti della serie. Invece certi personaggi hanno delle storie antecedenti che non vengono fatte presenti, per esempio Barak che perde il bambino avuto con sua moglie... l'autore lo dice una volta, senza spiegare nulla di quello che era successo (per i poveri lettori ignoranti dei precedenti volumi) e la cosa finisce lì, il libro continua con tutto il dramma che segue per la perdita di questo bambino e io... non ci capivo nulla! O.o
Per il resto una lettura piacevole... bel finale, bella trama coinvolgente e piena di misteri, non banale.
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Lisbeth, la donna che odia gli uomini che odiano l
E' così che spesso viene definita l'eroina Lisbeth Salander, dallo stesso autore. Un personaggio quasi esagerato, ma bello proprio per questo, perché riesce comunque a rimanere verosimile nonostante tutte le sue stranezze: Lisbeth ha uno speciale talento per matematica e informatica che riesce poi a piegare alle sue necessità, diventando così un'incredibile hacker. Molti pensano che sia strano proprio questo, che è così brava da fare cose impossibili. Ma un personaggio speciale deve anche saper fare qualcosa di altrettanto speciale, no? E' avvolta nel mistero (almeno nel primo libro), e la sua voglia di lottare contro la violenza nei confronti delle donne rispecchia la visione dello stesso Stieg Larsson, che rivela persino con dei dati statistici all'inizio di ogni parte del libro percentuali di donne che hanno subito delle violenze nel suo paese, la Svezia.
Già, la Svezia... mi sono appassionata a questo paese. A parte i nomi delle vie e dei quartieri, a dir poco impronunciabili!! Non ci sono mai stata, ma leggendo questo volume mi ci sono quasi sentita dentro. Mi sono quasi sentita nel paesino di quell'isolotto dove Mikael deve indagare sulla scomparsa della giovane Harriett, che non si vede da quarant'anni.
Lo stile è meraviglioso, dettagliato, e Larsson ci tiene ad approfondire ogni punto della sua storia: sottotrame, personaggi secondari, nulla viene lasciato al caso o all'immaginazione, nulla è superficiale.
Se c'è un unico difetto, ma proprio uno, è nelle pagine dove l'autore racconta come Mikael ha fatto a reperire delle informazioni per un articolo che si è poi rivelato fasullo, e che l'ha poi portato in tribunale. Sono pagine e pagine di roba che solo un laureato in economia potrebbe capire, ma superato questo scoglio la lettura si fa piacevolissima.
Le scene di violenza (anche sessuale) sono spesso molto crude, tant'è che nel film americano, nonostante avessi già letto tutto, mi sono parecchio impressionata. Tuttavia non vengono raccontate "gratuitamente", le parole sono accuratamente scelte e l'autore non si spinge oltre certi limiti. Se poi invece nel film questi limiti si superano... eh, mica è colpa del libro.
La fine dell'indagine, invece, con tanto di finale a sorpresa, sorprende davvero: un finale che non ci si aspetta, bello e che lascia a bocca aperta. E con le ultimissime righe che lasciano intendere che la storia non è finita; veramente, il primo libro sarebbe autoconclusivo... però tra i vari personaggi rimangono diverse questioni in sospeso, quindi gli altri libri bisogna leggerli. E' un forte consiglio.
Dopo ciò, la trilogia di Stieg Larsson è diventata la mia preferita. Ha un posto privilegiato sui miei scaffali dei libri.
A mio avviso, poi potete smentire finché volete, è un capolavoro.
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E chi se lo aspettava?
Ho iniziato a leggerlo su consiglio di molti amici che l'avevano letto. Cosa ne pensavo io? "Bah, questo libro non fa per me".
Posso affermare che è DIVENTATO il libro per me.
L'incertezza è durata solo fino alla fine del primo capitolo. Poi non mi sono più separata da Hunger Games, Stephen King ha ragione quando dice che dà assuefazione, perché non riuscivo a smettere di leggerlo. Neanche per passare da una stanza all'altra (leggevo camminando).
Lo stile dell'autrice non mi ha fatto impazzire, MA è solo un parere soggettivo: semplice e diretto, non gira intorno alle cose. Per questa storia è un bene che sia così, anche perché ci sono troppe cose da raccontare e non ci si può perdere nei dettagli.
Quanto ai personaggi, all'inizio ho pensato che Katniss fosse una sorta di stereotipo di ragazza forte che non si fa abbattere da nulla, una sorta di maschiaccio invulnerabile. Poi mi sono resa conto che è una ragazza fragile, più di quello che sembra, che non riesce a fare chiarezza nei sentimenti e ha tanta voglia di farcela e di far sopravvivere la sua famiglia (che senza di lei che va a caccia e procura il cibo non potrebbe andare avanti).
La trama coinvolge, fa entrare anche il lettore negli Hunger Games e fa pensare "Cosa farei io se dovessi sopravvivere là dentro?" Bisogna capire se si asseconderanno gli Strateghi e si cercherà di uccidere gli altri concorrenti, o se si cercherà di salvaguardare quel briciolo di umanità che rimane.
Di libri così non ne leggevo da un bel po'. Nel senso che era da tanto che non trovavo un libro che non riuscivo a chiudere nemmeno per un secondo di pausa.
In tutto questo sopravvivere, uccidere e ancora sopravvivere, la Collins è anche riuscita a inserire una (bellissima) storia d'amore. Cosa si vuole di più?
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Dolce e al tempo stesso interessante
Quando ho comprato il libro, ho pensato che fosse uno dei soliti romanzetti mooolto pubblicizzati (perché, ammettetelo, è così) e che poi alla fine non erano nulla di che. Ho continuato a pensarlo per qualche pagina, poi però ho conosciuto Victoria, che si sente abbandonata, che non ha nessuno al mondo cui volere bene, che cerca di arrancare nel quotidiano per costruirsi una vita, mattone dopo mattone, con i suoi amati fiori.
Io ho iniziato ad amare i fiori, grazie a questo libro: è una specie di graziosa cornice alla storia, i loro significati mi hanno fatto appassionare alle piante e a tutto ciò che le riguardava. Victoria riesce a regalare un po' di felicità con il fiore giusto.
E poi, la svolta: la sorpresa di ritrovare una persona che pensava non avrebbe più rivisto, una persona che la aiuta a crescere di nuovo.
E infine, la mia frase preferita "L'amore di una mamma è come il muschio, non ha radici".
Frase che va compresa man mano che si legge il libro ;D
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Molto bello, ma non il migliore
Glenn Cooper è riuscito a sfruttare un punto che secondo me è fondamentale per chi si cimenta nella lettura di un libro: la riflessione.
Ciò che a un certo punto il lettore si chiede, leggendo questa storia, è... "Ma che farei io, se fossi al loro posto?"
Gli abitanti della Terra si trovano catapultati in un destino che non stavano cercando: hanno l'occasione di vivere delle esperienze premorte e di rivedere i parenti defunti, salutarli, parlare con loro... per un breve periodo di tempo.
Che succede se si decide di intraprendere questo viaggio? Chi accetterebbe di farlo, con tutti i rischi che comporta? E cosa succederebbe dopo? Queste esperienze premorte significano che Dio e l'aldilà esistono?
Sono tutte domande che chi è dentro il romanzo finisce per porsi, e ognuno ha delle reazioni diverse.
Non è il miglior lavoro di Glenn Cooper. Mi piaceva di più quando faceva quei "viaggi nel tempo" e andava a ripescare i personaggi storici qui e lì. Tuttavia, il libro mi è piaciuto moltissimo e ho apprezzato che l'autore abbia (volutamente, da come dichiara in un'intervista) riservato maggior spazio all'antagonista. Il lettore riesce a comprendere meglio la mente perversa e il pensiero contorto del personaggio che compie le azioni "cattive" in questo caso.
In conclusione, se volete cimentarvi nella lettura dei romanzi di Glenn Cooper, questo è da leggere, tuttavia sarebbe meglio iniziare dagli altri, quelli un po' meno recenti.
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458 pagine di sogno ad occhi aperti
Dire che Erin Morgenstern ha un bello stile è riduttivo. Non è un'autrice, è una poetessa che si è cimentata nel mondo della prosa. Sa descrivere tutto in modo da farlo sembrare un sogno, rende il lettore (così come gli spettatori del circo) partecipe di ciò che accade tra i tendoni.
Il circo, secondo gli scopi dell'autrice, doveva essere circondato da un alone onirico e al tempo stesso di mistero, ed è stato l'effetto ottenuto. Molta cura nei personaggi, soprattutto quelli secondari. Mi è piaciuto anche il fatto che non vi fosse solamente una trama principale, ma anche qualche subtrama: Bailey, il ragazzino che vuole fuggire dalla sua vita, l'amore non corrisposto di Isobel... e tanto altro.
Forse però le trame secondarie hanno ricevuto uno spazio un po' troppo abbondante, in quando della storia d'amore tra Marco e Celia, alla fine, non si parla granché. Il romanticismo incomincia da più di metà libro, e si protrae a spezzoni. Non mi ha coinvolta più di tanto, ma fortunatamente gli altri elementi del romanzo erano impeccabili e ciò mi ha reso la lettura piacevolissima.
Ci si affeziona ai personaggi, io per esempio mi sono innamorata dei due gemellini. E, infine, secondo me è un libro che, nonostante non sia certo un capolavoro come Harry Potter (il libro è stato paragonato alla saga molte volte) merita davvero e non si dimentica.
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Eeeeeeehm...
Eeeehm è stata proprio la mia reazione quando ho finito di leggere. Ci sono alcune cose che mi sono veramente piaciute del libro, altre che invece mi hanno fatto rizzare i capelli.
L'autore secondo me è molto bravo, ha delle potenzialità. Ma a volte non le sfrutta al meglio, diciamo.
Per esempio, l'inizio del libro si presenta con frasi composte da una o al massimo due parole l'una. Forse la scelta è stata data dal fatto che la protagonista, che narra in prima persona, inizialmente appare molto taciturna, ma nei primi capitoli non trovo proposizioni, solo minuscole frasi di un paio di parole. Concise, vuote.
Andando avanti però le cose migliorano: descrizioni dettagliate ma non pesanti, sensazioni ed emozioni della protagonista espresse in maniera sublime, e ti sembra di riuscire quasi ad entrare dentro il personaggio di Alice.
Poi però arriva il dramma dell'"Alice diversa". Sì, "Alice diversa" sarà una cosa che la protagonista ripeterà per almeno 4973615964956 volte. Vuole essere un'"Alice diversa" e quindi iniziano tutti i drammi mentali che a mio avviso si protraggono un po' troppo. Insomma, lei che beve, si droga, fa tanto la trasgressiva... si pente... poi lo fa di nuovo. Bah.
A peggiorare ulteriormente la situazione ci si mette l'arrivo dell'elemento soprannaturale, che sembra annientare quel poco di profondità che ero riuscita a trovare tra le pagine.
Infatti, la sensibilità dell'Alice picchiata dal padre, torturata dalla voce dell'Angelo Oscuro nella sua testa che le ha fatto commettere un omicidio, il senso di colpa... viene tutto demolito dal fatto che lei scopre di essere una Musa, e la trama principale cambia: lei deve riuscire a riunire le muse, e del suo stato interiore (a parte la straziante "Alice diversa") non si parlerà quasi più.
Nemmeno l'elemento Romance (che fortunatamente l'autore non ha trattato in maniera eccessiva ma solo nei punti giusti) mi ha entusiasmato. Ma immagino che questo sia solo un fatto soggettivo poiché non sono rimasta colpita dal personaggio maschile.
Quanto al finale... è quello che è. Ormai c'è, e rimane quello. Non spoilero niente.
Comunque non è così brutto, si legge bene. E se il genere piace, allora è consigliato.
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Grisham....mi hai deluso!!!
Mah... da dove cominciare?!
John Grisham secondo me in questo romanzo ha perso tutta la sua fantasia, insomma, si parla di un protagonista che si caccia nei guai fino al collo, e viene ricattato.
Fin qui tutto bene.
Si fa i filmini mentali per 300 pagine, mentre va a lavorare in un mega studio di avvocati. Ah, e tra parentesi, ho perfettamente imparato come funziona la vita negli studi legali, siccome per metà libro parla solamente di quello xD
Si arriva un punto in cui nessuno sa più che cosa fare e poi...
e poi...
e poi niente -.-
arriva un certo personaggio che in quattro e quattr'otto risolve tutta la situazione in cinque minuti, cosa che il protagonista, se era davvero così intelligente come si sosteneva nel libro, avrebbe dovuto fare fin da subito o____o ma perdonatelo, era troppo impegnato a fare il principiante avvocato per pensare al suo ricattatore.
Grisham, che cosa mi combini?!?! Bah!
Libro inutile. Nel senso che non è nulla di speciale, racconta una semplice storiella di ricatto senza nulla di emozionante e ha un finale davvero inconcludente.
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Stupendo, anche se...
Ho trovato lo stile di Sarwat Chadda a dir poco eccezionale, e state sicuri che ci fossero state 6 stelline anzi che 5 le avrei messe tutte. Alterna momenti di narrazione a brevi momenti di descrizione in modo da non far annoiare mai il lettore, un lessico veramente buono e non troppo ricercato, riesce benissimo a fare immedesimare chi legge.
Passando alla trama, invece, ci terrei a precisare: la copertina è MOLTO ingannevole. Ho comprato questo romanzo pensando fosse un paranormal romance alla Fallen o alla Twilight, invece mi sono ritrovata tra le mani tutt'altro. Di Romance c'è solamente una venatura, anche se l'amore sarà importante durante la storia. Il romanzo parla prevalentemente delle lotte dei Templari, accenna alla loro storia, ha delle sfumature splatter e vi dirò di più: questo genere è il mio preferito, ma allora perché ho messo 3 stelline?
Per la caratterizzazione dei personaggi, prevalentemente. Ho sentito molto Billi, che è la protagonista, il suo pensiero e le sue idee, ho sentito anche Kay, che è determinato anche se si sforza di non farsi sottomettere dalla paura, ma gli altri... non ci sono stati.
SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER
Insomma, il libro accenna agli altri cavalieri templari per un paio di pagine, Percy l'ho visto poco e niente tra l'altro, e subito dopo muore infilzato dalla spada di Mike o____o
FINE SPOILER
Spero che i personaggi che non ho sentito particolarmente bene li sentirò meglio nel seguito... per il resto l'idea è buonissima, anche se non ho apprezzato il finale che mi ha lasciata con l'amaro in bocca.
Soldi spesi benissimo, comunque ;D
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Emozioni contrastanti
Come descrivere Fallen? Mi ha dato emozioni molto contrastanti.
Partiamo subito col dire che ho letteralmente odiato Luce e Daniel, ma si sa, Dio li fa e poi li accoppia, no?
Luce arriva in questo collegio perché creduta pazza e si crede che abbia dato fuoco al suo quasi ragazzo di quando faceva una vita normale, okay, arriva e immediatamente dopo il primo giorno trova due amiche fantastiche e una ragazza che la vuole morta. Bene.
Arriva così Cam (il personaggio che ho amato di più del romanzo!) che con lei si dimostra carino, gentile, disponibile, l'aiuta ad ambientarsi ecc ecc, e si capiscono lontano un miglio le sue intenzioni (anche se poi Cam riserverà delle sorprese...)
Tuttavia cosa succede? Succede che mentre Cam le dà attenzioni giorno e notte, a Luce basta vedere Daniel Grigori (il fantastico macho dagli occhi viola!) e immediatamente prova attrazione per lui, lui la manda a quel paese molto esplicitamente, ma lei lo ama alla follia, iniziano incontri e scontri con il seducente ragazzo, che lei ama alla follia, e arriva a dimenticare completamente Cam, perché lei ama Daniel alla follia (vi ho già detto che lo ama alla follia?) Per tutto il romanzo è un continuo "Daniel di qua, Daniel di là"
Finalmente arriva l'azione! Quasi a fine romanzo la situazione, del tutto smorta, si decide a darsi una mossa, e allora arrivano tutti i colpi di scena.
"Luce... io sono un angelo (e ho gli occhi viola)!"
Ma dai... non l'avevamo capito!
La parte di azione è molto bella, e l'autrice sa esprimere tutto sommato bene i pensieri dei personaggi, anche se è da coma diabetico in certi punti.
Ho amato i personaggi secondari (Cam in particolare) e nonostante ciò che ho scritto sopra ho continuato leggendo tutta la saga fino a Passion... lo stile mi è molto piaciuto e posso dire che comunque non è stata una completa delusione.
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- sì
- no
Stupendo, anche se...
Ho adorato lo stile di Glenn Cooper dal primo libro e adesso direi proprio che non si è smentito. Secondo me avrebbe potuto fare un'opera un po' più lunga e riunire entrambi i romanzi in un solo libro, perché Il libro delle anime in parte è una specie di riassunto di quello che è successo in precedenza, poi per il resto l'autore inframmezza momenti di azione e di ricerca a momenti della storia che vanno da un secolo all'altro, partendo da Calvino, arrivando a Shakespeare e a Nostradamus. Davvero geniale, a mio parere, ma come ho detto già prima, avrebbe potuto scrivere un libro un po' più lungo anzi che due, e risolvere tutti gli interrogativi che rimanevano ne La biblioteca dei morti alla fine. Un piccolo errore ma ha saputo gestirlo bene.
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Uno dei migliori che abbia mai letto
All'inizio ero un po' titubante su questo libro, poi però l'ho letto e la mia opinione è stata completamente ribaltata: niente da dire sullo stile, che ho trovato veramente bello e scorrevole, la trama è sconvolgente, e anche se presenta molte cose...inconsuete, l'autore è riuscito a renderle perfettamente verosimili. Il libro ha una trama a cerchio, incomincia con un episodio nell'ospedale psichiatrico e si conclude sempre lì, con circostanze che ricordano l'inizio. Non manca neanche la venatura romantica che dà un tocco di classe in più al romanzo, e il finale mi ha lasciato davvero di stucco. In una scena quasi alla fine mi sono anche spaventata come quando si guarda un film horror (per far capire quanto mi sia immedesimata).
Unica pecca del libro è che alla fine mi sono rimasti dubbi come le violenze che lei ha subito nel bosco o l'omicidio del povero Sigmund.. ma per il resto niente da criticare.
Ottimo! Uno dei migliori romanzi che abbia mai letto.
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Piacevole a primo impatto, poi delusione
Sinceramente, leggere quel libro è stato per me uno spreco di tempo. E' stato qualcosa di molto ingannevole: all'inizio la trama parte subito in maniera molto avvincente, come una botta che ti colpisce già dall'inizio. C'è un alone di mistero e di dubbi che circonda il lettore fino a circa metà storia, e fin lì sono andata avanti senza problemi. Poi, da metà in poi, sono parite una serie di circostanze non assurde, DI PIU'! E credetemi, io di assurdità ne ho lette tante, ma davvero tante, ma almeno erano espresse in modo che sembrasse almeno verosimile. Invece più andavo avanti e più la scrittrice cercava di dare una spiegazione alle cose, spiegazioni sempre più inverosimili e che non stanno né in cielo né in terra. Il finale? L'ho trovato molto scontato. Cioè, alla fine dei conti doveva finire per forza così. Ho trovato i comportamenti di certi personaggi molto stupidi e altre volte persino impossibili. Non lo consiglio.
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