Opinione scritta da Dennina

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Dennina Opinione inserita da Dennina    29 Ottobre, 2011
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La contessa nera - bello con riserva

Il libro in se non ha nulla per cui essere rimproverato: è scorrevole, è ben scritto, è piuttosto documentato e credibile. Un ottimo romanzo storico, spunto per approfondire alcune conoscenze geografiche e storiche sull'Europa dell'est. La mia riserva è dovuta al potenziale che l'autrice non ha sfruttato. Con una protagonista come la contessa Bathory sarebbero potute svilupparsi situazioni intriganti e ambientazioni noir di tutto rispetto e invece la scelta stilistica su cui è improntato tutto il romanzo nega a priori ogni accenno alla leggendaria crudeltà della protagonista.
La lettera dal carcere indirizzata al figlio non può che contenere un tentativo di discolparsi, di minimizzare e nascondere i fatti più truci e di captatio benevolentia da parte della madre. Così tutta la narrazione in prima persona è permeata del vittimismo di Erzebeth: tradita dal marito, derisa dalle serve che le mancano di rispetto, tradita dagli amici e dagli amanti. Tutti ingrati nei suoi confronti, che la costringono a rivalersi in qualche modo. Le sevizie ai danni delle servette non sono altro che uno sfogo di una rabbia incontenibile che offusca la mente della Bathory mentre perpetua le violenze.
Narrativamente tutto ciò è di grande effetto, ma è assai poco credibile vista la fama della "contessa dracula" per essere stata la prima vera serial killer della storia. Centinaia di omicidi provati, feroci quanto futili i suoi, che sarebbero stati, tra leggenda e verità, ottimo spunto letterario e che evidentemente sono stati sprecati.

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La regina maledetta, romanzi storici, saggi su Erzebeth Bathory.
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Dennina Opinione inserita da Dennina    16 Settembre, 2011
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Assassine - storie di sangue e di donne

Un libro intenso, ricco di documentazioni e approfondimenti e organizzato in maniera accattivante e coinvolgente. Se alcuni personaggi sembrano davvero solo eroine da romanzo, ci si scontra presto con la dura realtà: sono tutte storie di cronaca nera,
crudeli quanto reali. La Tani è bravissima a contestualizzare i racconti in maniera tale da non rendere la lettura pesante, nonostante la quantità immane di informazioni, nomi, situazioni. Il flash back dell’introduzione di ogni storia porta il lettore al centro dell’azione, creando maggiore coinvolgimento e rendendo indispensabile continuare con la lettura.
Trentacinque casi che entrano di diritto negli annali di cronaca nera, tutti caratterizzati dalla componente femminile che predomina in questi delitti. Cinzia Tani riporta in modo ordinato e scarno, seppure romanzato, i drammi di vite segnate dal delitto.
Se in alcuni casi abbiamo di fronte delle donne spietate e crudeli, che portano a compimento i loro delitti per avidità o lucida crudeltà, sono anche numerosi gli esempi di donne vittime del sistema, specie in epoca vittoriana, che le relega in una posizione succube e nega loro una vita con cosciente capacità di scegliere.
Da una parte troviamo Erzabeth Bathory, la contessa sanguinaria, Catherine Hayes, che dopo aver instaurato un torbido menage a trois con marito e amante si è liberato di quest’ultimo per impossessarsi della sua ricchezza, Kate Bender, che negli Stati Uniti uccideva in modo atroce i viandanti con la complicità della sua famiglia per rapinarli, Jeanne Weber,” l’orchessa” strangolatrice di bambini, Lizzie Borden, che ha massacrato il padre e la matrigna per l’eredità, Caterina Fort, che nel 1946 fu soprannominata dai giornali italiani “la belva di San Gregorio” per aver massacrato la moglie e i tre figli dell’amante… Esempi di donne crudeli, estraniate dalla realtà, irrimediabilmente compromesse moralmente..
Ma che dire di Edith Thompson, condannata solo per le lettere d’amore inviate all’amante? Certo, era nei suoi desideri divorziare dal marito, liberarsi di un uomo che limitava il suo lavoro, la sua vita mondana, la sua voglia di vivere.. ma era stato l’amante a simulare un’aggressione per rapina e assassinare Percy Thompson. Reo confesso fu condannato alla pena capitale, ma lei fu giudicata colpevole solo per la sua emancipazione: le lettere d’amore che testimoniavano l’adulterio furono la strada che la condussero al patibolo.
Altre donne furono riconosciute colpevoli. Niente giustifica un omicidio, ma reputo che la linea di differenza tra vittima e carnefice è molto sottile. Si tratta di donne portate all’esasperazione, ingannate, plagiate da una società che impone il matrimonio come massima realizzazione sociale e usa due pesi e due misure per giudicare la morale femminile e quella maschile.
Marie Lafarge, a metà ’800, figlia illegittima ma ben educata, sente la necessità di sposarsi per trovare un suo posto nel mondo e trova la soluzione in un’agenzia matrimoniale: le si presenta un uomo ricco, affabile e amabile.. lo sposa per lettera e quando lui va a prenderla si trova tra le braccia di un rude e rozzo uomo di campagna, che in realtà è ridotto sul lastrico e più passa il tempo più si rivela per quello che è: un carceriere e non un marito. L’unica via di fuga è il veleno.
Mary Blandy, sedotta da un affabulatore, arriva ad avvelenare il padre, contrario all’unione con un uomo sposato.
Marguerite Besnard si macchia di un delitto passionale, per liberarsi dalla schiavitù del marito egiziano: sognava un amore esotico ma il suo principe si è trasformato in seviziatore.
Denise Labbé invece arriva a sacrificare la figlioletta, annegandola in un catino per il ducato, perchè è l’amante a chiederle il sacrificio supremo: un dandy esaltato dalle letture di Nietzche e D’Annunzio, convinto dall’idea del SuperUomo e della SuperCoppia, ma che quando verrà implicato nelle indagini si tirerà prontamente indietro.
Tanti esempi che testimoniano ancora una volta come le donne vengano punite, siano esse deboli e plagiabili che forti ed emancipate. Non c’è una via d’uscita, non c’è possibilità di scelta. La morale più forte è quella maschile, capace di accusare, giudicare e condannare, senza possibilità di riscatto.
Tra le storie che più colpiscono ci sono quelle di Jeanne Weber, strangolatrice di bambini, che ha terminato i suoi giorni in un
manicomio, e Leonarda Cianciulli. L’italiana “saponificatrice di Correggio”, che ha fatto sparire tre delle sue concittadine per sacrificarle in cambio della vita dei tre figli. I sogni della matrigna erano presagi di morte e Leonarda era pronta a tutto pur di salvare la sua famiglia. Da sempre adita a pratiche magiche e divinatorie, per liberarsi dei cadaveri delle vittime ne ha fatto sapone con il grasso e biscotti con il sangue essiccato e ossa sbriciolate. Ha continuato a dilettarsi anche in carcere con la lettura dei tarocchi e le ricette di dolcetti, ma se le compagne di prigionia si fidavano delle sue predizioni nessuno osava assaggiare i suoi manicaretti. Predisse per se stessa la liberazione dal carcere nel 1970 e in effetti nel 1970 morì.
Trentacinque donne, ognuna con la sua storia e con i drammi delle sue scelte. Una raccolta originale e interessante, per conoscere e per capire.

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cronaca, thriller, noir, romanzi e saggi storici
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Dennina Opinione inserita da Dennina    16 Settembre, 2011
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Vita e Destino

Particolarmente lungo, complesso, prolisso. Inizia ad appassionare dopo le 150 pagine circa, perchè all'inizio è fumoso e gli unici punti di riferimento sono i nomi. E coi nomi russi ho già una certa difficoltà di mio, se poi i personaggi iniziano ad essere chiamati di volta in volta prima col nome, poi col cognome e dopo col patronimico.. mi sembra umano avere confusione e smarrimento.
Tuttavia è un capolavoro, un grande romanzo corale che ti mostra gli orrori dei lager, della guerra, delle battaglie in prima linea e la disperazione di chi sta a casa e ha difficoltà a trovare e/o mantenere il suo posto nella società politica, in cui o sei con noi o sei contro di noi e alla prima occasione kaputt.

L'amore, la morte, la famiglia, la vita che va avanti nonostante la miseria. Stupendo.

L'unica cosa che non mi permette di dare il voto massimo all'opera è la prolissità e l'ostentazione di cultura letteraria e filosofica. Sfrondando qua e la il libro sarebbe stato più scorrevole e non avrebbe perso niente, guadagnando anzi in leggibilità.

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Letteratura russa
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Dennina Opinione inserita da Dennina    10 Settembre, 2011
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La papessa - da una misteriosa leggenda un romanzo

"Dovunque voi vediate la leggenda, potete essere sicuri, se andate in fondo alle cose, di trovare la storia" - Vallet de Viriville

Come non concordare con questa citazione riportata dall'autrice in calce al suo libro? Non sapremo mai se davvero una papessa Giovanna sia esistita nel lontano IX secolo dopo Cristo. La damnatio memoriae ecclesiastica ha svolto il suo inesorabile lavoro in maniera ottimale, cancellando ogni documento ufficiale, lasciando tuttavia tracce ed echi della vicenda.
Il lavoro di ricerca di Donna Woolfolk Cross è stato implacabile e preciso. La ricostruzione degli usi, dei costumi e della vita monastica è più che realistica. Alla fine del libro inoltre vengono specificate con arguzia le prove che danno origine alla storia della Papessa, ormai avvolta nel mistero leggendario, persa nei secoli che si susseguono.
Un'opera curata, avvincente, grandiosa. Letta tutta d'un fiato, vista l'impossibilità di staccare gli occhi dalle pagine. Assolutamente consigliata.

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Romanzi storici e appassionati di leggende che si perdono nei meandri del tempo
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Dennina Opinione inserita da Dennina    27 Agosto, 2011
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L'enigma della gioconda - un romanzo e niente più

Da appassionata di romanzi storici raffinati e ammiratrice di Maria Bellonci non posso che rimproverare alla Kalogridis il gusto esasperato per l'esoterismo e per il rimpasto di elementi storici tanto per far chiudere il cerchio delle sue storie. Leggendo questo libro, dopo il suo "La regina maledetta" mi rendo conto che non è un tratto casuale ma proprio una sua scelta stilistica. Se romanzo storico deve essere o si trattano personaggi inventati e sconosciuti che possono essere mossi a piacimento nel contesto storico (come fa Sebastiano Vassalli ne "La chimera" per esempio) o si resta fedeli al personaggio di riferimento senza stravolgerne storia e psicologia.

Tuttavia è innegabile che l'autrice si attenga strettamente ai fatti storici salienti e faccia coincidere le sue teorie con quel che narrano i libri di storia. La prosa è veloce, ritmata, appassionante. Ho letto le pagine una dietro l'altra, l'ho finito tutto d'un fiato questo libro, perchè è innegabile che sia ricco di colpi di scena e sia piacevole da leggere. L'ambientazione rispecchia una profonda documentazione, non solo sui fatti ma anche sulla società, sugli usi e sui costumi d'epoca.

In fondo non è altro che un romanzo, se si desidera una ricerca scientifica filologica sul rinascimento si devono cercare altri testi. Oppure i romanzi storici della Bellonci.

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Gli altri libri della stessa autrice e ama in generale i romanzi storici senza pretese.
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Romanzi storici
 
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Dennina Opinione inserita da Dennina    22 Agosto, 2011
Top 1000 Opinionisti  -  

Romanzo storico accurato e appassionante

Il lessico della Bellonci è ricercato ed elegante. Si sposa benissimo con il periodo storico e gli ambienti di cui narra. La corte dei Gonzaga nella Mantova Cinquecentesca appare vivida e più vicina, grazie alle descrizioni della quotidianità di corte. Siamo abituati a mandare a memoria date e nomi e spesso scordiamo che la storia è fatta da persone, uomini e donne che hanno nelle loro mani i destini di un popolo. Isabella d’Este è stata una grande donna, capace di condurre il marchesato di Mantova nonostante le insidie politiche (strozzata dallo strapotere dei Borgia prima, di papa Leone X Medici poi e divisa tra Vaticano e Impero sempre). Contro di lei anche l’inaffidabilità degli uomini di casa Gonzaga. Suo marito, Francesco, donnaiolo e spavaldo, che si fa catturare stoltamente dalla Serenissima e il figlio Federico, futuro Duca di Mantova, soggiogato dalle passioni amorose. Ed ecco che da questa sorta di diario di Isabella risaltano le figure di tutti coloro che la circondano, in uno spaccato tridimensionale che ci avvicina alla famiglia Gonzaga, alla corte di fanciulle, nani e soprattutto gli uomini di grande intelletto: Pirro Donati tra tutti. Sullo sfondo le corti di Milano, Ferrara, Roma e tutti i personaggi di spicco che l’Italia rinascimentale può vantare.
Non mancano flashback all’infanzia di Isabella, periodo in cui a Ferrara conosce Robert de la Pole, personaggio fittizio magistralmente inventato e condotto dalla Bellonci. Attraverso i suoi carteggi privati e a senso unico veniamo a conoscenza di ciò che tormenta l’Europa (la nascita del Protestantesimo e le lotte alle eresie luterane) e l’Inghilterra di Enrico VIII. Ottimo espediente per parlare delle ripercussioni che queste nuove correnti di pensiero avevano nelle terre italiche.
Peccato che in molti si facciano scoraggiare dal linguaggio sofisticato della Bellonci.

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romanzi storici raffazzonati che per giustificare escamotage narrativi inventano e falsificano i dati storici, così prendono esempio.
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Dennina Opinione inserita da Dennina    17 Agosto, 2011
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Mediocrità e improbabilità storiche.. bocciato.

Mediocre tentativo di romanzo di genere. Sulle prime la protagonista cerca di farsi passare per una studiosa del Rinascimento, che sarà in grado di risolvere un antico mistero e regalando un tassello perduto alla Storia. Fin da subito invece dimostra di essere una sgallettata raccomandata che studia poco ma gira molto per Firenze immaginando di essere circondata da paggi, cavalieri e dame quattrocenteschi. Non perde occasione per sbavare dietro il professore che la segue durante il dottorato e che, essendo amico del padre scomparso, ha almeno 30 anni più di lei. Anche la parte del libro ambientata nella Firenze medicea è poco più che raffazzonata. Tutto si concentra sulla congiura, sull'atto truculento e molte cose sono inesatte e addirittura poco plausibili. Il libro è così brutto che nemmeno l'autrice aveva più voglia di continuarlo, presumibilmente. Di fatti la storia si interrompe all'improvviso. Non succede niente. Sono i protagonisti che stanno seduti a chiacchierare tra di loro a rivelarci l'epilogo della vicenda storica. Anzi, è il professore che parla, lei intanto continua a sbavare e a pensare ai fattacci suoi. Sembra che l'unica cosa che conti veramente sia la precisazione sulla storia d'amore tra i due e le elucubrazioni filosofiche da quattro soldi della protagonista che si gode l'alba col fidanzato/nonno.
Altra cosa che odio sono le citazioni a vanvera, messe pur di far vedere che si conoscono le cose, e gli elenchi interminabili di cose, di qualsiasi cosa si stia parlando, pur di allungare il discorso e far volume di pagine. La morte del romanzo storico.

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