Opinione scritta da AzureStrawberry
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Atmosfere del sud
Era da parecchio che volevo mettere le mani su questo romanzo. Le atmosfere tipiche dei luoghi in cui La Barriera è ambientata, sud degli Stati Uniti con i colori, la musica e la magia voodoo (in questo caso hoodoo che viene spiegato all’inizio del romanzo), mi hanno sempre attratto e quando scovo un romanzo che li descrive, ci vado a nozze ;). E’ anche uno dei primissimi romanzi pubblicati dalla allora nuova casa editrice di Amazon, nella collana AmazonCrossing, pertanto c’era anche un pizzico di curiosità in più. Sfortunatamente, anche se non posso dire non sia un romanzo perfettamente leggibile, godibile e -appunto- dalle interessanti atmosfere, non mi ha comunque fatto impazzire e inneggiare alla nuova scoperta. Ma per essere giusta verso il romanzo e l’autore (è un uomo, by the way, lo sapevate? Io credevo fosse una donna e l’ho scoperto solo a fine lettura…alcune cose si sono, effettivamente, così spiegate XD), probabilmente dipende molto dai miei gusti personali. Mi aspettavo qualcosa di un po’ diverso, con più azione (alla Elena Deveraux o Kate Daniels o gli altri mille romanzi paranormal in circolazione), magia e ok si, magari anche un po’ di romance. Invece sembra più una sorta di soap-opera familiare con tradimenti, vendette, rancori e magia per contorno. Per i miei gusti la storia si è spesso trascinata, ripetendo concetti assodati e puntando su alcuni elementi che a me risultano un po’ «solleva occhi».
La Barriera è il primo romanzo di una trilogia, quella delle streghe di Savannah, e apre la pista alla protagonista per scoperte ed avvenimenti futuri. L’inizio del romanzo, pertanto, ci presenta Mercy e la sua famiglia di streghe. Da subito la protagonista ci viene descritta come l’elemento che stona, la diversa…la macchia nera in una perfetta tela bianca. Quella senza poteri e completamente inutile nella lunga dinastia di potenti streghe della famiglia Taylor. L’opposto della sorella gemella, che oltre ad essere fisicamente diversa da Mercy e bellissima (i complessi di inferiorità non si contano), è destinata a diventare la protettrice della barriera alla morte della zia.
Come anche la trama fa intuire, presto le cose cambiano per Mercy e la sua famiglia quando l’odiata zia viene trovata barbaramente assassinata. Il vuoto di potere scuote le fondamente del gruppo e non solo. Mercy, che poco prima che la zia morisse, ha fatto visita alla strega hoodoo (o fattucchiera? per rendervi l’idea del tipo di poteri che ha) della città per un incantesimo d’amore…teme di essere la causa della morte della stessa. Ma il passare del tempo e alcune rivelazioni le fanno presto sorgere dubbi e quesiti.
Il problema è che il mistero e l’investigazione, se possiamo chiamarla così…forse meglio la ricerca della verità… sono praticamente inutili per il lettore (o me nello specifico). La trama è così scontata che non c’è veramente sorpresa sul colpevole o il finale. Niente fa dire “oh, caspita! questo non me lo aspettavo”.
Questo non toglie che per chi non è abituato a questo genere di letture non possa invece accadere. E come dicevo all’inizio, il romanzo fila senza intoppi e può quindi donare alcune ore di intrattenimento.
Wolf: La ragazza che sfidò il destino
Quando ho saputo di questo romanzo, letto la trama, ho immediatamente pensato che sarebbe potuto essere una catastrofe oppure un romanzo unico nel suo genere. Il periodo storico, la Seconda Guerra Mondiale, é uno di quelli che si fa sempre fatica ad affrontare a causa delle bassezze a cui l’animo umano é stato in grado di arrivare, sotto il Terzo Reich. Io in particolare, nonostante cerchi sempre di tenere a mente il dolore che è stato inflitto in quegli anni, perché é giusto ricordare e non dimenticare le atrocità commesse su così tante persone, tendo a non cercare di mia iniziativa libri, film o altro che lo abbiamo a soggetto. Le azioni commesse sono troppo terribili da immaginare, anche se sono avvenute nella realtà.
Questo romanzo, però, si è scostato quel tanto sufficiente, inserendo elementi fantastici e di avventura, da permettermi -pur rimanendo realistico- di seguire gli avvenimenti sotto una luce diversa, distaccata e decisamente coinvolgente. In primo luogo è una sorta di -prendetelo con le pinze ma dà in parte l’idea- romanzo distopico in quanto, pur basandosi su un mondo che è il nostro, a causa di un evento avvenuto diversamente dalla realtà, la storia come noi la conosciamo è cambiata. Tutto questo però non avviene in un ipotetico futuro come suole nei distopici, bensì sempre nel passato del 1944-56. L’autrice riesce ad instaurare un what-if da un lato che mi terrorizza al solo pensiero -la vittoria di Hitler e l’instaurazione delle sue ideologie nella maggior parte del mondo, Italia compresa, avvenuta grazie alla collaborazione con il Giappone (l’America si tiene ben distante, lungi dal prestare assistenza ai Paesi sottomessi, per paura che Hitler volga il suo sguardo sulla sua stessa conquista)- dall’altro perfettamente riuscito. Mantenendo il rispetto che questo periodo storico richiede, l’autrice riesce ad aggiungere un twist inaspettato che porta il lettore in un’avventura che potrei accomunare a quelle di Hidalgo (film con Viggo Mortensen se non vi suona nessun campanello), Balto (anche qui vedi film d’animazione), Alaska- sfida tra i ghiacci e via dicendo…storie di situazioni tra la vita e la morte, ricche di colpi di scena, lotte all’estremo, pericoli scampati per puro miracolo.
"Il motore si accese con un rombo basso. Durante gli allenamenti, quel suono l’aveva sempre aiutata a concentrarsi, a mettere a fuoco la missione, la strada davanti a lei. Ma quel giorno, neanche il rumore della moto riusciva a tranquillizzarla. Tutti gli sguardi dello stadio erano puntati su di lei: una ragazza lucida di pioggia e avvolta in una tuta di pelle nera. Gli stivali sul pedale del cambio.Impaziente.Pronta."
In questo caso è il rombo delle motociclette a fare da sfondo ad una gara il cui finale può risultare, per la protagonista Yael, ancora più mortale della sfida stessa.
Yael. Come penso sia chiaro dal nome, Yael è ebrea. E’ lei il fulcro del romanzo, dalla sua infanzia -il libro infatti parte quando a sei anni Yael si trova, pigiata tra innumerevoli altri ebrei tra cui la madre, in un vagone ferroviario diretta in un campo di concentramento-…
"Cinquemila anime erano stipate nei vagoni, pigiate come bestiame. Il treno cigolava e si piegava sotto il loro peso, sofferente per via dei numerosi viaggi. (Cinquemila volte cinquemila. Ancora e ancora. Così tanti, così tanti.)"
…all’adolescenza -dove si trova ad essere parte essenziale della ribellione che tenta di liberarsi della minaccia di Hitler.
E’ nel campo di concentramento che la vita di Yael cambia inesorabilmente, facendola diventare quella che sarà l’arma segreta della ribellione. Perché lei non finisce come tutti gli altri ai lavori forzati, bensì viene selezionata per un esperimento scientifico che la cambierà in mille modi diversi. Quello che forse non tutti sanno è che infatti una delle più terribili atrocità avvenute durante quegli anni dipende da esperimenti eseguiti sugli ebrei, che vennero trattati come cavie da laboratorio.
"Yael non seppe mai perché il dottor Geyer l’avesse scelta. Perché proprio lei – tra tutti i bambini scesi dal treno quella notte, aggrappati ai cappotti delle madri – fosse stata assegnata alla fila dei sopravvissuti. Ma non ci mise molto a scoprire per cosa era stata marchiata. Era l’Esperimento 85."
L’autrice, con Wolf, ipotizza proprio l’esito di un possibile esperimento. Un esperimento che muta Yael permettendole così di cambiare aspetto e assumere le identità di altre persone di sesso femminile. Diviene insomma una sorta di mutaforma del genere di Mistica degli X-Men. Grazie a questo riesce a fuggire dal campo e, poco dopo, a ritrovarsi tra le braccia della cellula madre della resistenza.
E’ anche , ovviamente, grazie a questa sua capacità che Yael diventa l’arma segreta, l’ultima speranza, del gruppo di rivoluzionari. Infatti, grazie alla vittoria inaspettata di una ragazza, Adele Wolfe, nell’edizione precedente del Tour dell’Asse, questa gara motociclistica a cui fino a quel momento avevano partecipato i migliori giovani maschi tedeschi e giapponesi (gara spinta dal Führer per mostrare la superiorità della razza ariana), Yael, sostituendola e vincendo la nuova edizione del Tour, può avere l’occasione di avvicinare il Führer e mettere fine alla sua dittatura.
"Yael la studiava da quasi un anno. Respirava, dormiva, mangiava, viveva Adele… osservandola da lontano e da vicino… analizzandone l’andatura (come una marionetta mossa da fili di seta), il modo in cui arrotolava una ciocca di capelli sul dito quand’era nervosa… memorizzando ogni dettaglio apparentemente inutile del suo passato."
Ma l’impresa non è affatto semplice. Oltre agli altri partecipanti, tra cui il fratello gemello di Adele, che tenteranno di ostacolarla a tutti i costi, anche i ricordi, i dubbi e le aspettative si aggiungeranno a ciò che Yael dovrà affrontare per vincere la sfida più importane della sua vita.
"Chi sei? (Dentro?)
La risposta a quella domanda era qualcosa per cui doveva lottare. Il suo riflesso non era affatto un riflesso: era uno specchio rotto. Doveva rimettere insieme i pezzi, sempre daccapo. Ricordo dopo ricordo. Perdita dopo perdita. Lupo dopo lupo."
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una sorpresa tutta italiana
Eternal War è stata una sincera sorpresa per me. Non mi avventuro spesso nel fantasy puro per adulti, quello italiano ancor meno. Ma c'è molto da apprezzare in questo romanzo a partire dalla bellissima copertina, passando alla cura del testo e infine alla storia stessa. In questo caso, insomma, la perdita sarebbe stata tutta mia.
Gambarini mescola perfettamente ambientazioni e avvenimenti della storia italiana con un mondo parallelo fatto di spiriti guida... che di angelico non hanno assolutamente nulla. Sono anzi arrampicatori, approfittatori, meschini, guerraioli. Come se le caratteristiche terrene che li avevano contraddistinti in vita non solo non si fossero dissolte in morte, diventando superficiali ed inutili nel piano superiore che siamo abituati ad immaginare, ma si siano invece intensificate e convogliate verso una precisa direzione. L'unica missione di questi spiriti è infatti perseguire gli interessi della propria famiglia, usando ogni mezzo a propria disposizione, fisico o metafisico che sia. O almeno questo è ciò che persegue Kabal, Ancestrarca della famiglia Cavalcanti, che ormai da secoli plotta e manovra i capofamiglia per i propri scopi, solitamente (ma non principalmente) rivolti a garantire prosperità e crescita sociale della casata Cavalcanti, nella Firenze dei Guelfi e Ghibellini.
Il romanzo parte proprio con la battaglia di Montaperti dove, nonostante l'inferiorità numerica, i Ghibellini strappano un'inaspettata vittoria su Firenze e i Guelfi. Sconfitta che costringe questi ultimi alla fuga dalla bellissima città. Kabal e la sua fazione non capiscono come i Santi (o Patroni) Ghibellini, che fino a non molto tempo prima avevano la stessa forza dei loro, siano ora divenuti così potenti da permettere ad un gruppo così ridotto, e mal posizionato sul terreno di battaglia, di vincerli. Gli Ancestrarchi partono così per un viaggio che li vedrà a Roma, alla ricerca del più potente protettore fra tutti. Uno che permetta loro di riprendere il giusto posto e onore a Firenze.
Eternal War pur seguendo una linea temporale di diversi anni, così da permettere al lettore di seguire gli avvenimenti storici della Firenze dell'epoca, è incentrato principalmete su Kabal e -indirettamente- su Guido, l'ultimo capofamiglia dei Cavalcanti, che l'Ancestrarca ha "cresciuto e coltivato" per essere il più forte ed intelligente che la famiglia abbia mai avuto. Lungo la storia incontreranno Dante Alighieri, anch'esso anima unica come Guido, così come altri personaggi realmente esistiti. Sono convinta, concluso Eternal War, che la storia sia solo l'inizio di un'avventura ancora più grande e spero che l'autore abbia intenzione di raccontarla.
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un romanzo difficile per molti aspetti
La ragazza che sapeva troppo è un romanzo difficile sotto molti aspetti. Non perche sia scritto male, questo no, ma perchè è difficile da leggere, da accettare, da portare a termine. E' una lotta per il lettore tanto quanto per i personaggi. Mi sento in conflitto pensandoci e dovendone parlare. Mi è piaciuto? Si e no. È quel classico romanzo che ha tanti aspetti positivi: le relazioni tra personaggi, l'idea di base, i personaggi stessi, la tensione, l'orrore. Ma ha anche cose che a me sarebbe piaciuto venissero gestite diversamente, tra tutte l'estrema lentezza di buona parte della storia. Lo consiglierei? Non lo so davvero. Dipende molto se amate romanzi sugli zombie, ma che non sono d'azione tipo Resident Evil. Se vi piacciono le quest alla cui fine c'è una soluzione parziale. Se amate i finali agrodolci. Se volete un'interpretazione originale, basata su motivazioni scientifiche e decisamente possibiliste (si dice?) di come si è arrivati ad un mondo post-apocalittico dove la razza umana è stata praticamente decimata ed è alle soglie dell'estinzione, ma in cui uno spiraglio di speranza rimane sempre (anche se diverso da quello che si potrebbe pensare). Se volete scene raccapriccianti più per l'etica dietro cui si muovono le scelte dei personaggi che non tanto per loro stesse (anche se pure in quel caso...vabbè). La ragazza che sapeva troppo fa sentire molto al lettore... sfortunatamente anche la noia di trascinare i personaggi in un viaggio attraverso un mondo che ormai è desolato e desolante. In cui gli unici incontri sono con zombie senza coscienza che, una volta che ti hanno puntato, non ti lasciano più andare finchè l'uno dei due non soccombe oltre ai pochi animaletti che ancora resistono ma a cui l'autore immancabilmente fa fare una brutta fine. Ok, una cosa mi è venuta in mente giusto ora, scrivendo degli animali. Loro non sono infettati dal virus come gli umani. Forse perché vengono mangiati interamente? Forse per altri motivi. Comunque sia, non ci sono animali zombie e sinceramente la cosa è un po' strana visto come lavora il virus. Il lettore vive le vicissitudini assieme a personaggi a malapena sopportabili, tra fatiche e sconfitte continue. Come dicevo è un romanzo duro e difficile. Che non lascia scampo e, usando un termine inglese, non "inzucchera" (sugarcoat) nulla. Anzi è nudo, crudo e crudele come la natura umana e Madre Natura stessa.
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A Different Blue
“I keep wishing you had a better life…a different life. But a different life would have made you a different Blue.” He looked at me then. “And that would be the biggest tragedy of all.”
“Continuo a desiderare che la tua vita sia stata migliore…diversa. Ma una vita diversa ti avrebbe fatta diventare una Blue diversa.” In quel momento mi guardò. “E questa sarebbe stata la tragedia più grande.” (scusate la traduzione un pò becera, è tutta mia e non incolpate altri che me ;) )
I cento colori del blu (A Different Blue) è un romanzo che, dalla sola quarta di copertina o dal genere letterario in cui la massa lo ha inserito (new adult romantico), può essere sottostimato o proprio visto nell’ottica sbagliata.
Certo, l’età dei protagonisti è quella dei new adult: 20 (circa…e c’è tutto un perchè dietro questa incertezza) Blue e 22 Wilson (non chiamatelo Darcy che si imbarazza! E dico io, come non capirlo!).
E, come nella vita reale, c’è una parte di romanticismo…anche se sicuramente secondaria.
Ma alla fine questo è il romanzo di Blue, punto.
La sua storia, la sua crescita…quindi la sua infanzia difficile, l’adolescenza ancora più difficile. Poi l’incontro con un insegnante, giovane certo, ma probailmente proprio per questo qualcuno con cui confrontarsi e che la fa pensare.
Wilson involontariamente, attraverso un compito dato in classe, spinge Blue a rivivere e ad affrontare memorie dolci-amare che la accompagneranno però in un cammino di scoperta di sè e di crescita. Dal tempo passato da piccola con l’amato e vagabondo Jimmy, papà putativo o meglio compagno di viaggio taciturno e dall’affetto burbero, che è maestro di vita e da cui impara a scolpire il legno, ma che la abbandona presto nella vita.
Dai quesiti mai risolti sulla sua vera madre, che l’ha abbandonata piccolissima nel camioncino di Jimmy.
Ed è quindi l’idea che ha di sè, di essere indesiderata e indesiderabile, a costellare il romanzo e ad essere il vero punto su cui Blue deve confrontarsi per crescere.
L’arte, poi, è una delle cose che più mi è piaciuta della storia.
L’amore per la scultura, mezzo con cui Blue riesce ad esprimere le sue violente e nascoste emozioni, mi ha sicuramente avvicinato al personaggio in maniera diversa.
Amando disegnare fin da piccola, questo particolare veramente ben gestito dall’autrice che lo descrive con intensità e passione, è stato un bellissimo modo per farmi amare -rendendola originale e a tutto tondo- Blue.
Di fronte alle persone Blue è chiusa, aggressiva, sulla difensiva.
Ma di fronte alla sua arte l’anima esce e si trasforma in qualcosa di meraviglioso.
Blue commetterà errori, anche molto importanti e con conseguenze difficili, ma l’aiuto di persone buone e amorevoli conosciute durante il suo “viaggio” di scoperta, nonchè la sua arte, le permetteranno alla fine di avere il suo happy ending o meglio il suo starting anew, perchè è tutto solo un nuovo inizio.
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una lettura che mi ha catturato completamente
Ok, sembrerebbe che io sia fuori dalla massa con il mio commento...ma ogni tanto è bello esserci credo. ;)
Il libro della vita e della morte o meglio, A Discovery of Witches, si è dimostrato una scoperta -per modo di dire dato che era parecchio che lo tenevo relegato nella wishlist senza degnarlo di un’occhiata- bellissima. E’ uno di quei romanzi che a colpo d’occhio…si, ok, sembrano carini e mediamente interessanti. Romanzi che possono essere letti…ma si, la prossima volta! Quei libri su cui si passa e ripassa davanti senza decidersi e che alla fine restano a prendere la polvere. Quei libri che anche se tuoi amici, che ti conoscono e sanno cosa ti piace, te lo hanno consigliato restano nello sfondo.
Ed effettivamente A discovery of Witches è un libro che piace o non piace.
E’ corposo (750 pagine, ecchecaspita!), con un ritmo lento, vischioso, per la prima metà…ma che una volta ingranata la marcia, o la giusta disposizione mentale, è completamente e interamente da assaporare.
Discovery è la parola che effettivamente lo caratterizza. La lentezza della prima parte infatti aiuta il lettore ad immedesimarsi, ad entrare nella scoperta che Diana, una studiosa ma anche una strega, stà lentamente rivelando. Un mistero secolare che si trascina e, pagina dopo pagina, porta nuovi giocatori sul campo. Un mistero strettamente legato a Diana stessa e al suo passato, alla morte violenta dei genitori. Al suo rifiuto deciso della magia.
Ad un libro che compare e scopare di sua volontà.
Il mondo creato dall’autrice, poi, è quello che cattura definitivamente l’anima mistica e appassionata di fantastico che molti di noi possiedono.
E tante cose, questo romanzo. E’ romantico, mistico, misterioso, storico, avvincente.
Chiaramente, non tutte le ciambelle nascono col buco, e pertanto anche qui alcuni punti -o come in questo caso, scena- “no” ci sono. Quella a cui mi riferisco (non preoccupatevi, non faccio spoiler), e che per me è stata abbastanza grave, si trova nell’ultima parte. Ripeto però, non ho ancora trovato il romanzo perfetto e non credo lo troverò mai, pertanto l’ho cancellata dalla mia mente come uno breve scivolone dell’autrice e sono passata oltre…a fatti ben più interessanti. Eh si, perchè la fine è col botto e la voglia di proseguire è veramente tanta. A presto quindi col seguito Shadow of Night (L’Ombra della Notte).
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The Coincidence of Callie & Kayden - The Coinciden
Ok, le cose qui sono decisamente confuse.
Partiamo dall’inizio: questo nuovo romanzo new adult pubblicato da Newton e Compton è il primo di una trilogia, chiamata The Coincidence.
Io, come spesso ultimamente, l’ho letto mesi fa in lingua originale e mi è piaciuto.
Fino a qui nulla di che, direte.
Ma c’è altro.
La prima cosa da sapere di questa autrice è che è “tristemente” famosa per mettere cliffhanger alla fine dei suoi romanzi. E se dico cliffhanger intendo CLIFFHANGER. Questa non scherza.
Se siete come me (compatitemi, non sapendolo a suo tempo ci sono rimasta veramente male…e se volete vedere cosa ne pensavo -e penso- andate a vedere il mio commento su goodreads ) e non sopportate finali drastici, forse…e dico…decisamente!…è il caso che aspettiate l’uscita dei prossimi. E’ solo una precauzione.
Comunque…andiamo avanti.
Dicevo, a me è piaciuto è vero…ma è anche vero che è uno dei primi NA che ho letto. Non so, magari a chi ormai è saturo del genere può risultare poco appetibile?! Lo potete sapere solo provando. L’autrice, comunque, scrive bene. Sa entrare nei personaggi e renderli molto vivi…non per niente, nonostante abbia pubblicato questo romanzo come i successivi in autopubblicazione, ha riscosso un successo veramente alto.
Per il resto posso dire che è abbastanza classico e carica molto sui sentimenti forti.
Il lui della situazione ha un passato famigliare pesante che, chiaramente, si ripercuote nel presente. Callie non è da meno, anche nel suo passato è successo qualcosa di molto doloroso e, come dicono gli inglesi, entrambi stanno cercando di tener testa alla vita (cope) e superare il passato.
Il passaggio al college, per entrambi, è un nuovo inizio. Il momento per cancellare ciò che è stato e ricominciare da capo. E sembra che il loro incontro porti entrambi a trovare questa forza l’uno nell’altro.
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Fire and Thorns #1
Il fuoco e la rosa di Rae Carson è stato una bella scoperta.
E’ si un romanzo fantastico rivolto ad un pubblico giovane, ma riesce comunque a portare un lettore adulto là dove deve andare, in un mondo alternativo, dalla cultura diversa, con magia e leggende a sostenerlo.
La trama in sè è piuttosto comune: la principessa dal destino segnato fin dalla nascita che deve salvare un regno.
Ma è proprio Elisa, la protagonista, ad essere fuori dagli schemi canonici che tutti si aspetterebbero.
Elisa è intelligente, certamente… come potrebbe non esserlo avendo avuto precettori d’eccellenza fin dalla prima infanzia? Ma è questo il suo problema, Elisa è stata avvolta nella bambagia e non è preparata a quello che la aspetta.
Elisa è indulgente con sè stessa. E’ golosa e mangia dolci (come molti di noi effettivamente) quando qualcosa la turba. Mangia quindi per essere felice e tranquilla.
Elisa è gelosa. Di una sorella maggiore prefetta, atletica, bellissima che non le assomiglia per nulla. Lei è piccola e grassa e brava solo nello studio dei trattati di guerra. Si può dire che sia un pò fissata della sorella. Pensa la disprezzi per ciò che è e rappresenta e per ciò che ha portato la sua nascita: la morte della madre.
Ma questo ormai poco importa, presto se ne andrà nel regno vicino. Lei che stà per sposarne il bellissimo Re e finalmente portà compiere il proprio straordinario destino.
Ma non è pronta.
Elisa inizia il suo cammino accecata: da chi le è stato attorno tutta la vita, dalla sua ignoranza del mondo esterno e di ciò che la aspetta.
E’ ingenua fino all’eccesso e, diciamolo, non poco egoista.
Ma ben presto inizia a vedere. Osserva e ascolta…impara.
Ma ciò che non si aspettava era di venir rapita dal suo stesso letto, nel cuore del palazzo.
Elisa è un personaggio che si evolve drasticamente e velocemente nel corso del romanzo.
Le fatiche e la consapevolezza che finalmente la raggiungono, dopo anni di completa ignoranza, la trasformeranno in ciò che era necessario a coloro che da sempre proteggevano i confini di un regno che li ha dimenticati.
Elisa diventerà un’eroina. Una stratega che li farà sperare…e forse, li porterà alla vittoria. Forse.
Perchè questo è solo l’inizio.
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arriva il new adult: Easy di Tammara Webber
Easy è un romanzo del nuovo genere New Adult. Per chiarirci meglio, è un romanzo i cui protagonisti sono ragazzi non più “young adult” (16/17 anni) ma che hanno fatto un leggero passo avanti…per ambientazioni ed età più che altro. Ragazzi che stanno frequentando o hanno appena iniziato il college e che quindi sono entrati a pieno titolo nell’età dei giovani adulti. Età anagrafica? Circa 18/26 anni.
Altro punto ad accomunare questi romanzi, per quanto ho potuto constatare avendone letti già alcuni, è il background degli stessi protagonisti, uno o entrambi nello stesso romanzo: tutti con un passato (più o meno recente) molto difficile che li ha lasciati segnati dentro e certe volte anche fuori. Chi perchè ha subito abusi famigliari o da “amici”, oppure da incidenti di varia natura.
Insomma, partono tutti su un piano di decisa difficoltà personale che verrà, non risolta, ma alleviata dagli amori di turno trovati nel quasi sempre nuovo ambiente di studio/crescita.
Easy è decisamente un prodotto del genere. I protagonisti sono Jacqueline e Lucas.
In questo caso il personaggio più tormentato e “profondo” è Lucas, misterioso e apparentemente “sulle sue” viene svelato passo passo durante la lettura, tramite le scoperte fatte da Jacqueline nell’intento di capirne i comportamenti.
Anche Jacqueline si rivelerà e crescerà nel percorso, ma l’autrice ce la presenta all’inizio come una comune ragazza che, per i motivi sbagliati, decide di seguire il fidanzato di sempre al college scelto da quest’ultimo, invece di perseguire i suoi personali interessi ed isciversi al conservatorio di musica che sognava. Finendo poi al secondo anno senza il legame su cui aveva fatto affidamento, ignorata da tutti i “presunti amici” (compagni di confraternita del suo ex) e oltre alla beffa il danno di essere costretta a seguire un corso di economia che non le interessa per nulla e a cui si era iscritta solo per stare vicina al predetto egoista (che l’ha lasciata perchè vuole ampliare i suoi orizzonti…orizzonti chiaramente concentrati sotto la cintola).
Questi problemi, che per tanto siano dolorosi sono normali situazioni della vita di tutti, hanno una svolta terribile quando Jacqueline, completamente impotente, viene aggredita e quasi violentata da un amico e compagno di confraternita del suo ex durate un party a cui l’aveva trascinata la sua compagna di stanza. Per fortuna Lucas, di ronda nel campus per prevenire proprio questo genere di situazioni, arriva in suo soccorso ed impedisce il peggio ma non riesce a convincere una Jacqueline sotto shock a denunciare il fatto.
La vergogna di Jackie per quanto successo farà in modo che in un primo tempo tenti di mantenere le distanze da Lucas, dopo aver scoperto che anche lui stà seguendo il suo stesso corso di economia. Ma non ci vorrà molto perchè la reciproca curiosità e poi attrazione li porti l’uno nell’orbita dell’altro.
Galeotto sarà poi un tutor sconosciuto con cui Jacqueline inizierà un’interessante scambio di email.
Benchè ricalchi molti (forse troppi) canoni del genere, la storia e i personaggi di Easy sono sicuramente più equilibrati di quanto non si sia dimostrato Beautiful Disaster. Molto importanti e attuali i concetti contenuti nel romanzo, che lo portano ad essere un bell’esempio ricco di spunti di crescita, da leggere a tutte le età…anche se devo essere sincera verrà sicuramente apprezzato maggiormente dalle più giovani…che tutto sommato sono il target primario di queste letture.
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We didn't run through fields of flowers
La prima cosa da dire è che titolo e copertina traggono molto in inganno sul contenuto.
Chi si aspetta un romanzo rosa dal contenuto dolce ma erotico (perchè, insomma si, con Megan Hart come autrice non vi aspetterete mica zuccherini!) ma poco altro, rimarrà deluso. Fondente come il cioccolato, in originale Dirty, è una storia sicuramente passionale, con decise scene di sesso, ma è anche una storia vera e forte con protagonisti a tutto tondo.
Punto focale è proprio Elle, colei che parla direttamente al lettore nella quarta che trovate qui sopra.
E’ lei, la sua vita, la sua storia, i suoi problemi…la sua evoluzione e crescita… il centro del romanzo.
Elle è una donna che si è avvolta in una corazza che la protegge dal mondo e da qualsiasi sentimento che rischi di legarla ad un altro essere umano. Di giorno irreprensibile e schiva contabile…di notte alla ricerca di un sollievo che non sà trovare. I soli rapporti che ha col sesso opposto sono incontri fugaci di poche ore, da tenere segreti e scissi dalla sua vita diurna, da dimenticare il prima possibile. Incontri che però invece rimangono a segnare un’anima già maltrattata, facendola sentire sporca e impossibile da amare. Ma anche aprirsi con altre donne, creare un legame di amicizia, sembra aldilà delle sue capacità.
Una cosa che mette una tristezza infinita è quando viene rimarcato che Elle non sorride mai…priva di quell’aria di serenità che circonda le persone contente di sè stesse e della propria vita.
Perchè non si pensa mai a quanto un sorriso -una cosa così piccola- o uno sguardo sereno rendano meno amara la vita…e la loro mancanza dovrebbe far capire quanto una persona sia infelice dentro.
Finchè, un incontro fortuito in un negozio di cioccolatini di lusso, cambierà ogni cosa.
Dan è diverso, è attratto da Elle non solo nell’aspetto fisico, ma sopratutto per le sue peculiarità. Quelle mille contraddizioni che la fanno essere unica e speciale. E’ attratto da ciò che Elle nasconde al mondo ed è intenzionato ad esaudire ogni sua necessità pur di farla felice. A starle accanto…contro ogni avversità. A scoprire e superare ogni ostacolo.
Ma i demoni di Elle, il suo passato traumatico e ancora fresco nella mente, saranno un avversario che a un certo punto sembrerà impossibile riuscire a sconfiggere.
Ma Elle dovrà lottare e affrontali se vorrà un futuro dove la felicità e l’amore potranno entrate nel suo cuore.
Alcune citazioni del romanzo:
I miei incontri non avevano mai riguardato sentimenti amorosi. Erano stati un modo per riempire un vuoto dentro, di scacciare la nube scura che di solito riuscivo a sfuggire ma a volte… non potevo. Andavo per bar, ai party e al parco per trovare uomini che mi avrebbero aiutato ad allontanarmi per qualche ora da mè stessa, a farmi dimenticare tutto quello che avevo in testa. Il sesso era stata una scelta che avevo preso per alleviare un dolore interno. Lo sapevo. Sapevo perché lo facevo. Sapevo perché sembravo una bibliotecaria e agivo come una puttana.
—
Conoscevo l’eccitazione. Conoscevo il desiderio. La lussuria. Questo era qualcosa di completamente diverso, tutti e tre insieme e qualcosa in più. Questo era cadere a capofitto nella tana del coniglio, questo era rimanere in piedi sul ciglio della scogliera e prepararsi a saltare, questo era tutto e niente allo stesso tempo.
—
Non abbiamo corso attraverso un campo di fiori, mano nella mano. Nessuna musica suonava quando ci baciavamo. Non ho lasciato andare tutto in una volta diventando un esempio luminoso e splendente a dimostrare che tutto quello che serve è un cavaliere dalla scintillante armatura in grado di rompere la torre di vetro. La vita non funziona in questo modo. Abbiamo provato e continuiamo a provare, ogni giorno, per fare si che funzioni. Per essere onesti e fedeli l’uno all’altro. Per ascoltare. Per guardare avanti a ciò che si trova nel nostro futuro, invece di guardare sempre indietro al nostro passato. Io non so cosa porterà il futuro. Tutto quello che so con certezza assoluta è questo. Dan mi ha addomesticato. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro.
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carinissimo!
Si anche qui, come nel precedente romanzo della Higgins pubblicato da Harlequin Mondadori, ci sono alcune cose ancora da migliorare ma in linea di massima è stata una lettura veramente coinvolgente e divertente.
In alcuni punti anche triste… ho sparso qualche lacrimuccia che va tutta a merito del talento dell’autrice… ma sopratutto dolcissima.
Quello che è ormai assodato della Higgins è che sia una persona che prova un profondo amore per gli amici a quattro zampe di razza canina. In ogni romanzo potete contare sul fatto che troverete a fianco della protagonista femminile o maschile (o entrambi) un affezionatissimo e dolcissimo cane. E a mio avviso, già solo questo mi farebbe dare un punto in più nella valutazione del romanzo. L’amore per gli animali è quello che spesso e volentieri da luce alla nostra vita e Kristan lo rende chiaro in ogni sua storia. E devo anche ammettere che alla fine del romanzo sono andata da mia madre e le ho detto che il prossimo cucciolo di casa sarà un husky…le scene tra Callie e il suo adorato Bowie sono spassossissime.
Comunque, per quanto riguarda la storia romantica, credo che l’autrice abbia qualche mania non molto velata, devo essere sincera. Le sue protagoniste sono tra le più sfortunate, bistrattate e -poverine- ridicolizzate della storia della letteratura romantica. Per fortuna se in un primo momento il destino si accanisce su di loro, poi si riprendono egregiamente. Non male fa che siano donne intelligenti, dalla carriera ben salda, che alla fine sanno farsi rispettare dando del filo da torcere a chi osa metersi sul loro cammino.
Lo stesso vale per la famiglia dietro le spalle della protagonista di turno…la Higgins deve avere un background famigliare non indifferente per inventarsi ogni volta personaggi tanto pazzeschi. Anche solo per loro varrebbero la pena di leggere un suo romanzo.
Che dire infine del personaggio maschile…il veterinario burbero e poco comunicativo dall’aspetto tanto promettente…da sembrare una spia russa pronta ad assassinarti nel letto!
Ma che volete farci, se sei dottore (ok, degli animali ma pur sempre dottore è!), scapolo (l’unico decente in paese!) e belloccio il botto è assicurato…come anche la guerra aperta tra le donne nubili-disperate-che-devono-assolutamente-sposarsi-prima-di rinsecchire-in-via-definitiva di questa piccola ma comunicativa comunità…ahah!
La guerra senza quartiere non spaventa però Callie, che sfrutterà ogni tattica conosciuta e sguinzaglierà l’astutissimo -sè- Bowie, decisa a superare finalmente l’eterna infatuazione per un capo sfruttatore (ragazzo del primo bacio adolescenziale…eh si, la lotta sarà dura e senza quartiere) deciso a tenersela vicina nonostante un precedente di “relazione” (durata praticamente 1 giorno e finita maluccio) perchè insostituibile nel lavoro che svolge nell’agenzia pubblicitaria che hanno costruito praticamente insieme (stronzo il tipo eh?!).
Tra purghe XD, gite in montagna, barche da sabbiare, funerali e sedute di sesso selvaggio, questo romanzo è una botta di vita e risate che sono molto contenta di aver letto.
Penso di avervi dato abbastanza spunti ora per decidere se leggere o meno il romanzo, quindi…buona lettura!
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Donovan Brothers Brewery #1
Il romanzo viaggia su due binari, il romance e l’investigazione, che si intrecciano e mescolano creando una storia che, anche se non perfetta, risulta un piacevole intrattenimento per chi stà cercando alcuni momenti di relax e leggerezza.
La parte romance vede Tessa Donovan -giovane proprietaria di un birrificio che gestisce assieme ai due fratelli maggiori Eric e James- e Luke Ashton -detective di polizia duro e dal passato e presente pieno di problemi- incontrarsi dopo il furto di alcuni computer della Donovan Brothers Brewery. Il fatto che Luke sia un vecchio amico di “bisboccia” di James non aiuta molto le cose dato che ci vuole poco perchè i fratelloni, capita l’aria che tira tra i due, tentino di bloccare la cosa sul nascere. Ma quella che per i due è un’innocente e pura sorellina si dimostra subito un personaggio intraprendente che sa quello che vuole e come prenderselo. E chi meglio di un attraente e pericoloso detective per una relazione che si prospetta intrigante? Senza contare che le investigazioni di Luke giocoforza fanno si che il detective mantenga un contatto ravvicinato con quella ragazza così solare e sexy che lo fa divertire suo malgrado.
Ma se per Tessa da un lato le cose sembrano andare piuttosto bene, dall’altro con l’ultimo casino creato da James -ovvero andare a letto con la figlia dell’uomo con cui Eric stà per stipulare un contratto milionario- la sua vita stà prendendo una svolta piuttosto complicata. Per paura di quello che avrebbe potuto succedere una volta che Eric (già ai ferri corti con James) avesse saputo del contratto saltato, Tessa convince il fratello donnaiolo al silenzio e inizia la sua campagna di conquista verso il vecchio cocciuto magnate in questione. Ma le cose si complicano a più non posso quando anche il figlio del suddetto entra nell’equazione proponendo un affare difficile da rifiutare.
Dall’altro, invece, Luke sta’ procedendo nelle investigazioni che stanno portando in una direzione del tutto inaspettata, scoprendo altarini fin nei piani alti del governo. E anche se la sua vita privata sembra aver ingranato la marcia giusta, i fantasmi di un passato che ancora lo tormentano stanno iniziando a erodere il primo spiraglio di felicità che abbia visto da tempo. Problemi e frustrazioni a cui non sa trovare una soluzione, con una partner e migliore amica incinta e senza marito/compagno che non ha intenzione di confidarsi e una ex-moglie tornata a tormentarlo.
Insomma, di carne al fuoco in questo romanzo ce n’è non poca.
La parte investigativa comunque la fa da padrone, creando quella suspance perfetta che mantiene il lettore avvinto fino alla fine. Quella romance, anche se interessante, mantiene effettivamente un piano di interesse leggermente sottotono.
Tutto sommato, come già dicevo all’inizio, un romanzo che si fa leggere, leggero e a tratti divertente, per passare alcune ore in tranquillità.
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…non credevo ma...
Bè, che dire…Alice in Zombieland è stato una rivelazione. Non mi aspettavo che mi sarebbe piaciuto così tanto.
Sebbene, come ben sappiamo, Gena Showalter sia ormai specializzata in urban fantasy per adulti dal deciso sfondo erotico (vedi serie dei I Signori degli Inferi/Lord of the Underwolrd e la sua ultima nuova creatura, Sedotta da un angelo, della serie Angels of the Dark -che comunque fa sempre parte della precedente serie), questo suo primo approccio al mondo dello young adult (ragazzi) è veramente ben riuscito. Indubbie le sue capacità e inventiva, ci apre un nuovo mondo che, seppur ricalchi in maniera forse non troppo originale alcuni canoni del genere (=la scuola, l’elite di ragazzi, ecc..)… parlando di ragazzi di 16/17 anni non è che ci si possa poi fare molto, no? … è riuscita comunque a creare un prodotto fresco ed originale, con quegli elementi fantastici ripresi da Alice nel Paese delle Meraviglie che sono un vero tocco da maestro (maestra in questo caso).
La vita di Alice Bell non è mai stata normale e si avvia ad esserlo sempre meno.
Fin da piccola il padre, che lei ormai vede come paranoico/pazzo/ubriacone, le ha inculcato il terrore del buio… perché nel buio ci sono mostri che vogliono mangiarti.
Buffo no? Quello che solitamente è un espediente per tenere a bada ogni bambino dall’alba dei tempi, per Alice è la quotidianità…una realtà che non comprende ma a cui è costretta ad ubbidire. Proibite tutte le attività che la possono tenere fuori casa oltre il tramonto: campeggi, feste, pigiama party, spettacoli scolastici. Qualsiasi cosa.
La sua vita è la più triste, noiosa e solitaria a memoria di adolescente.
L’unico spiraglio di luce: l’adorata sorellina Emma. Vivace, intelligente…l’unica che le avrebbe potuto far commettere l’errore più grosso della sua vita: spingere la famiglia ad uscire di casa dopo il tramonto.
Da quel momento la vita di Alice prende una piega dolorosa e definitiva. Tutto ciò che aveva sempre creduto fosse una completa pazzia ora le stà di fronte, più reale che mai. Ma Alice è sola, l’unica rimasta a combattere ciò che ancora non capisce completamente, in cerca di vendetta per i suoi cari. Piena di dolore e senso di colpa per non aver creduto.
O forse non è poi così sola.
Il trasferimento a casa dei nonni materni le apre nuove prospettive: la nuova scuola, i nuovi compagni, nuove informazioni le sveleranno una dopo l’altra un mondo nuovo e sconosciuto.
E forse troverà qualcuno disposto a combattere con lei.
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E la Singh possa suonare nuovamente la sua magia
Elena è tornata a New York, la sua amata città. E Raphael è con lei.
Ma la distruzione che i due si sono lasciati alle spalle dopo la battaglia di Beijin non è nulla a confronto di quanto sta’ per svegliarsi all’altro capo del mondo.
Gli arcangeli, lo stesso Raphael, sono preda di attacchi di rabbia cieca e distruttiva…i giovani vampiri preda di una fredda sete assassina….terremoti, uragani, maremoti. Tutto grida “attenzione” verso una minaccia che si sta’ risvegliando.
Solo Elena: la sua forza e costanza nel voler rimanere indipendente e fiera, il suo amore infinito per Raphael, il suo passato che continua a tornare sfregiandole il cuore, la sua debolezza di angelo appena nato contro un’umanità che le dona una forza più grande di tutte. Lei che si pone a bastione, sempre a fianco di colui che ama oltre la propria vita, contro il buonsenso, contro i confini.
Nel caos che si sta’ sprigionando in tutto il mondo conosciuto, mietendo vittime e feriti.
E torna: il sangue, i combattimenti, le cacce all’ultimo respiro per tenere al sicuro gli innocenti.
La propria famiglia. Nuovi segreti dal passato verranno svelati.
E quel sentore.
Quell’odore dolce, una rara orchidea nera, che pervade i sogni e la veglia di questa coppia ancora agli inizi.
Traccia unica e indissolubile per un Cacciatore allenato come Elena. Traccia disseminata sulle scene dei delitti che spuntano a velocità allarmante nella città dell’Arcangelo suo Consorte.
Entrando nei loro cuori e instillando un terrore di eventi ancora a venire.
Ma quei cuori, che battono l’uno per l’altra sempre più forti, e le loro anime, sempre più strettamente legate, inscindibili. Perché la debolezza di Elena diventi la forza di Raphael.
E la Singh possa suonare nuovamente la sua magia.
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urban fantasy
Ci rivedremo...
Eterna (Hojas de dedalera) è l’esordio dell’autrice spagnola Victoria Alvárez nel mondo della letteratura e nello specifico nel genere paranormal romance (in questo caso con tinte storiche).
La storia raccontata è quella di Annabel, figlia di una prostituta di Whitechapel negli anni del terrore di Jack Lo Squartatore.
Bambina malaticcia dai forti poteri medianici viene affidata dalla madre, all’età di quattro anni, alle carenti cure dello zio beone, custode del cimitero di Highgate. Per fortuna l’amorevole zia non le fa mancare affetto e, per quanto possibile, istruzione; trattandola come un figlia.
Annabel è unica. Fin dalla nascita soffre di una aritmia cardiaca che le impedisce una vita normale (come se vivere in un cimitero gotico per eccellenza di Londra non fosse sufficiente) e quello che si sente dire da sempre è che sicuramente non raggiungerà l’età adulta (motivo per cui lo zio non si disturba nemmeno ad acquistarle un lettino che si possa chiamare tale e invece la fa vivere e dormire in un piccola bara).
Ma questa sua peculiarità, la linea sottile che la separa dal mondo dei morti, presto le permette di creare un legame con le anime intrappolate nel limbo, luogo di passaggio in cui i fantasmi attendono la chiamata di quelle persone che, come Annabel, possono creare un ponte fra la vita e la morte e fare da tramite per risolvere ciò che di incompiuto li tiene ancorati alla terra.
Raccontata nel romanzo dall’infanzia fino alla prima età adulta, Annabel è un personaggio originale e peculiare. I suoi problemi fisici non le permettono di comportarsi come una comune bambina e dal momento in cui gli zii, pur non capendo bene la situazione, si scontrano con il velo nascosto con cui Annie è in contatto costantemente le cose cambiano velocemente. Il tentativo dello zio di sfruttarne le capacità porterà ad uno scontro violento a seguito del quale Annabel e la zia saranno costrette a fuggire, aiutate da un bellissimo uomo dai capelli neri e gli occhi blu su cui Annabel continuerà a sognare e sospirare negli anni seguenti.
Sono passati gli anni e Annabel è divenuta una medium affermata, ha un suo appartamento con studio privato in cui continua a svolgere la professione. La nobiltà si rivolge a lei per parlare con i propri cari perduti e per effettuare quelle sedute divenute tanto di moda nei salotti del ton. Ma Annabel non sa di essere osservata su più fronti: Scotland Yard intende sfruttare le sue capacità per risolvere i delitti di Jack Lo Squartatore. E la Società per le indagini psichiche la bracca da vicino in attesa di un passo falso che li autorizzi a rinchiuderla in un manicomio da cui non potrà più uscire.
I fantasmi sono irrequieti, delitti da lungo tempo irrisolti reclamano la sua attenzione. Misteri che fin da piccola la ossessionano torneranno rinnovati per scontrarsi con la dura realtà di un cuore sempre più malato.
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Un romanzo degno di nota!
Deadly Illusions è un romanzo ricco di mistero, essendo incentrato al 90% sull’investigazione (investigazione che l’autrice riesce a condurre dalla prima pagina fino all’ultima con maestria) e con una parte romance altrettanto interessante anche se meno ampia (ma sicuramente molto intensa).
Come sapete se avete letto la quarta di copertina la protagonista è Francesca Cahill, signorina della società bene di New York agli inizi del ’900…quegli anni in cui il movimento per l’emancipazione femminile era in pieno svolgimento e in cui, quindi, Francesca è ritenuta un originale per aver trovato nell’investigazione lo scopo e la passione della sua vita.
Francesca è sagace, intelligente, audace, perfino spericolata quando è concentrata su ciò che l’appassiona. E da un anno a questa parte (periodo in cui è iniziata la serie) ha scoperto che ciò che ama e l’attira più di ogni altra cosa e risolvere un caso complicato.
Questa volta si tratta di un assassino.
Qualcuno stà assalendo giovani donne della classe operaia di origini Irlandesi. Donne che vivono sole, senza la protezione di una famiglia e che apparentemente non hanno nulla in comune fra loro se non la provenienza.
Coadiuvata dal Commissario Braggs, suo ex-amato, Francesca è in corsa contro il tempo; ha solo una settimana per scoprire chi si cela dietro al Coltello (nome che la stampa ha affibbiato all’assassino) perchè l’ultima vittima non è stata fortunata quanto le due precedenti, che hanno subito “solo” un’orrenda ferita alla gola.
Francesca si sentirà presa fra vari fuochi, poi, quando la propria vita personale tra famiglia, fidanzato ed ex amanti (di quest’ultimo) si metteranno sulla sua strada distogliendone l’attenzione e creando nuovi problemi.
La Joyce è un autrice di tutto rispetto e in questo romanzo tutta la sua bravura si sente e viene riconfermata.
Nonostante la mia perplessità verso la decisione di iniziare a pubblicare una serie dal suo settimo romanzo, non posso che comprenderne alla fine la scelta da parte di Harlequin.
Il romanzo riprende tutto ciò che è successo nei precedenti libri della serie, chiarendo man mano al lettore tutto cìò che ha bisogno di sapere delle relazioni sotterranee e superficiali esistenti tra i personaggi, senza per questo far perdere nulla dal lato emozionale e anzi creando una bella tensione di fondo. Ma sopratutto è un romanzo di svolta nella vita privata di Francesca e permette quindi al lettore di entrare direttamente nel clou degli avvenimenti.
Sono sicura vi innamorerete di Calder Hart, fidanzato di Francesca, uomo complesso e imprevedibile quanto lei e del Commissario Braggs con i suoi molti problemi familiari.
Nonchè degli altri personaggi che ruotano attorno a Fran.
Attendo con interesse il prossimo romanzo che la vedrà nuovemente all’opera.
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una W. B. al femminile?!
Si riconferma a pieni voti il talento di quest’autrice, che mi sento di accostare ad autori come Wilbur Smith (una W. B. al femminile?! ;) ) e simili, e che devo dire è una delle mie preferite di sempre. La forza e intensità delle sue storie è inconfutabile da chiunque abbia letto anche solo un capitolo dei suoi romanzi. Le avventure e il realismo sprigionati sono sempre intossicanti…incollando lettera dopo lettera, parola dopo parola, alle pagine del libro.
Sebbene Corinna, la regina dei mari resti il mio preferito in assoluto di questa saga, con La sposa spagnola Kathleen è tornata sulla cresta dell’onda partita allora.
Il personaggio clou del quarto romanzo della saga è John McFee, pirata meticcio amico di Dorian e Corinna, che finalmente ha il ruolo primario nelle sue avventure -benchè sia sempre la controparte femminile di questi romanzi ad avere maggiore spazio.
La crudezza delle scene porta il lettore ad immergersi nella storia di feroci cambiamenti subita da Panama negli anni d’oro della pirateria (siamo attorno alla metà del 1600).
Saccheggi e violenze aprono quest’avventura in cui la protagonista femminile Soledad, nipote di un potente data in sposa per convenienza ad un uomo crudele dopo anni passati nell’oblio di un convento, si ritrova immersa nella distruzione della città e, presa in ostaggio dai pirati di Morgan, verrà “salvata” da John, un pò per attrazione un pò perchè non sopporta la violenza sulle donne, a scapito dei suoi stessi principi.
Si tratta dell’inizio di un viaggio pieno di azione, scontri e fughe; tra sentimenti contrastanti e ricordi perduti. Di un passato che ritorna e un futuro da costruire, tra crescita personale dei protagonisti e situazioni al limite che li metteranno costantemente alla prova.
Finire un romanzo di questo genere lascia sempre un senso di pienezza ma anche di aspettativa per qualcos’altro. L’inizio di una nuova attesa, per un nuovo meraviglioso romanzo che spero arriverà presto.
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Per l'estate?...per ogni giorno dell'anno!
Finalmente torna in libreria Susan Elizabeth Phillips con il secondo romanzo della serie Chicago Stars.
Ho amato molto Il gioco della seduzione, sia per la storia che per la verve e bravura dell'autrice che vengono riconfermate pienamente in Heaven Texas.
La storia, questa volta, non ha molto a che fare con il mondo del football perchè ormai da qualche tempo Bobby Tom Danton, protagonista del romanzo -incontrato già nel primo della serie-, ha dovuto abbandonare prematuramente il gioco a causa di un serio infortunio al ginocchio.
Se ve lo ricordate, Bobby è uno scapestrato texano dal prepotente sex-appeal, dalla parlantina sciolta e dalle maniere accattivanti. Ora si trova ad un bivio, quella che pensava fosse una vita programmata tutto d'un tratto è venuta ad essere senza punti di riferimento. Inutile.
Si, per Bobby è facile fare soldi con i propri investimenti, ma non sa più cosa fare del proprio tempo.
E' in questa situazione che accetta di partecipare, come attore protagonista, ad un film d'azione che verrà ripreso nella sua cittadina natale, dove da parecchio non si fa vedere.
Ma firmare un contratto e andare fisicamente ad Heaven per iniziare le riprese non sembra una priorità quando può partecipare a festini/orge? con amici e donnine allegre a bizzeffe.
Ed è qui che entra in gioco la goffa e bruttina Gracie Snow.
Dopo la vendita della casa di riposo dei genitori in cui è cresciuta, Gracie si è trovata nella fortunata situazione di poter entrare a lavorare per la casa di produzione che ha ingaggiato Bobby Tom.
E' la volta buona per dimostrare a tutti di che pasta è fatta e dare una svolta alla propria vita.
E il suo primo, vero, incarico sarà portare alla ragione -e quindi sul set- il bell'ex giocatore di football.
L'incontro tra i due è a dir poco imbarazzante ma li porterà in un viaggio in cui entrambi dovranno fare i conti con il proprio passato e imparare a fidarsi l'uno dell'altro. L'esuberanza dell'uno bilancerà la timidezza dell'altra, mostrando due personaggi intensi e complessi. Con un contorno di paesani impiccioni che si gettano sulla fama di Bobby Tom come se fosse il vitello sacrificale che li potrà salvare dal disastro.
Il romanzo conta poi di una storia secondaria, che si sviluppa parallelamente a quella dei due protagonisti, che risulta essere un'aggiunta perfetta ad un romanzo già di per sè completo.
Un secondo romanzo questo che, come dicevo, riconferma pienamente la bravura della Phillips.
Personaggi a tutto tondo, una storia ricca di contenuti, frizzante e divertente, intensa e piena vi accompagnerà per tutte le sue quattrocento e più pagine fino al consueto dolcissimo epilogo.
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Una cosa sola è certa e solida: l'amicizia
Come parole nel vento è un romanzo che parla del rimorso. Un rimorso così profondo da stravolgere completamente il corso di una vita. E’ un romanzo che parla di errori, grandi -e irrimediabilmente definitivi- o piccoli –ma comunque incisi nei ricordi-.
E’ un romanzo che parla di come la vita può prendere svolte terribili e disperate, ma altre volte donare una felicità e una speranza infinite.
E’ un romanzo di legami. Legami che verranno messi duramente alla prova ma si dimostreranno i più forti e importanti. Legami che nasceranno.
E’ un romanzo dedicato all’amicizia. Quella che dura tutta la vita.
“In quest’anno di cambiamenti, una cosa sola è rimasta certa e solida, ed è il rapporto che mi lega alla mia migliore amica.”
La storia ruota attorno a tre amiche: Noelle, Tara ed Emerson.
Sono donne, non ragazze. Tutte e tre vivono vite normali, le nostre di tutti i giorni. Hanno famiglia, figli…almeno le ultime due. Una carriera avviata. Soffrono, amano, ridono.
Fino all’atto inaspettato di Noelle, il suicidio.
Tara ed Emerson non riescono a spiegarsi come sia potuto succedere, cosa sia capitato alla loro amica da spingerla ad un’azione tanto drastica e definitiva. Un donna che era sempre sembrata soddisfatta della propria vita, felice.
Una donna che viveva il proprio lavoro come una vocazione.
Una donna che però aveva un terribile segreto.
Un segreto che le due amiche sveleranno, una tessera alla volta, sempre più incredule. Sempre più scioccate, mentre i dubbi si moltiplicheranno. Tradimenti, rinunce, amori inconfessati si sveleranno agli occhi del lettore.
Diane Chamberlain mostra chiaramente uno spezzone di vita che lega indissolubilmente tre amiche. Mostrando quanto un errore possa trascinarsi per anni fino al proprio tragico epilogo. Ma facendo altresì capire l’importanza dei legami affettivi, del perdono e dell’accettazione. Saltando dal punto di vista di ognuna delle tre protagoniste, tra passato (di Noelle) e presente (di Tara ed Emerson), l’autrice conduce il lettore in un viaggio intenso e doloroso, di un’attualità sconcertante.
Non è un romanzo che si possa valutare in termini di “mi piace o non mi piace”. E’ un romanzo di vita che va letto perchè sa donare qualcosa d’importante a chi lo legge.
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- sì
- no
The Graveyard Queen
Amelia ha nove anni quando, durante un pomeriggio passato ad aiutare il padre -custode di cimiteri-, vede il suo primo fantasma.
Il padre, che ha lo stesso “dono” ed è spaventato dalla sua curiosità di bambina, le insegna la regola più importante da seguire: non si deve far loro capire che li si può vedere.
«Quello che i morti desiderano di più di ogni altra cosa è fare di nuovo parte del nostro mondo. Sono come parassiti, che ci succhiano le energie, si nutrono del nostro calore.»
Non guardarli, non rivolgere loro la parola, non permettere che intuiscano la tua paura, neanche quando ti toccano.
Amelia è così costretta ad impararare fin da piccola a controllare i propri sentimenti e comportamenti, onde evitare che un fantasma possa accorgersi di lei, “catturarla” e tentare di possederla, risucchiandole l’energia vitale.
Sono poi altre le regole che, il padre le spiega, deve seguire.
La seconda dice: non allontanarsi mai troppo dal terreno consacrato. Come alcune porzioni di cimiteri o luoghi naturali che, con l’esperienza, Amelia avrebbe riconosciuto per istinto.
La terza: stai alla larga da chi è accompagnato dai fantasmi, sono un terribile pericolo per chi può vederli.
Regola numero quattro. Mai, mai sfidare il destino.
L’Amelia ormai cresciuta ha fatto sue queste direttive e la sua vita, come per il padre, sono diventati i cimiteri. Luoghi che le sanno infondere pace e tranquillità…a differenza delle persone che, per l’appunto, spesso sono accompagnate da ospiti indesiderati. L’amato lavoro di Amelia consiste nel restauro degli antichi cimiteri, quelli ricchi di storia e significati nascosti che lei riporta alla vita con passione, dedizione e cura finchè la loro antica gloria è stata ripristinata. E lo fa così bene da vernir chiamata “La signora dei cimiteri“.
Tutto cambia quando ottiene l’incarico di restaurare l’antico cimitero di Oak Grove a Charleston, città in cui da poco si è trasferita.
La bellezza del cimitero è innegabile, come lo è la quantità di lavoro che dovrà eseguire per sistemarlo, ma c’è anche qualcosa di strano che alegga tra le sue tombe.
Qualcosa di terribile e minaccioso.
La minaccia si concretizza qualche giorno dopo aver iniziato la mappatura fotografica del cimitero quando Amelia verrà contattata dall’affascinante ma tormentato detective John Devlin, al cui seguito Amelia vede una bellissima donna e un’altrettanto bella bambina, per il ritrovamento di un cadavere riaffiorato -a seguito di un recente acquazzone- in una delle vecchie tombe dell’Oak Grove.
Amelia verrà chiamata, quale esperta, a fare da consulente per la preservazione del cimitero, durante i lavori di esumazione del corpo da parte della polizia.
E non si renderà conto, finchè non sarà troppo tardi, di aver oltrepassato il punto di non ritorno verso quel mondo che da sempre ha cercato di evitare.
La magia di questo romanzo è nei cimiteri descritti dalla Stevens. In quel mondo silente che ci viene presentato come misterioso e spirituale, ricco di pace e tranquillità. Chiaramente parte integrante delle passioni dell’autrice, che lo presenta intensamente attraverso il personaggio di Amelia.
Un mondo del tutto sconosciuto a noi amanti del paranormal, che siamo stati abituati a ben altri ambienti, e che quindi ci ritroviamo con questo romanzo in una situazione nuova e affascinante.
Amelia, come Devlin e la maggior parte dei personaggi secondari, è una figura tormentata che deve ancora capire sè stessa e il mondo che la circonda e che dovrà lottare contro le consuetudini di una vita intera.
L’autrice ha poi saputo ben calibrare il filo della storia , che viene mantenuto teso per tutta la sua durata con una parte thriller veramente ben gestita, con l’inizio dell’evoluzione dei personaggi. Certo è che il romanzo è solo un’overture al mondo di The Graveyard Queen e resto sicuramente in attesa del seguito che, per nostra fortuna, conta “solo” altri due romanzi e quindi spero di poter leggere in breve tempo.
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Io mi sono spesso immaginata...
Grace ha trent’anni, fa l’insegnante di storia al liceo, partecipa alle rivisitazione storiche della guerra di Secessione, adora Via col vento (il romanzo, non il film…anche se poi ;) ) e sogna l’uomo da sposare.
Peccato che l’ultimo tentativo sia andato così male che ora è stata costretta ad inventarsene uno per tranquillizzare l’adorata sorellina, che si è appena fidanzata con il suo ex (che sfiga eh?!). Senza contare l’evidente effetto anestetizzante sulle ansie dei genitori invadenti con contorno di nonna Mèmè, l’acida…e l’utilità per niente disprezzabile di farsi belli con i propri parenti serpenti sempre pronti a criticare.
Ma Grace non ha fatto i conti con quel gran bel fusto del nuovo vicino, tale Callahan O’Shea. Ex carcerato -ma non per colpa sua!- con cui vorrebbe tanto avere un contatto più ravvicinato…anche se non con la mazza da hockey con cui lo colpisce al primo incontro. E nemmeno con il rastrello del secondo!
Se queste poche righe vi hanno fatto incuriosire…bene, vi posso assicurare che il romanzo è anche peggio! XD
Tutta la storia si mantiene su uno humor a tratti imbarazzante a tratti da sbellicarsi. La povera Grace sembra non combinarne mai una giusta nel tentativo di dimenticare l’ex fidanzato Andrew e trovare finalmente l’Uomo Giusto. L’unica sua consolazione sembra essere l’amato Angus, cagnolino affettuosissimo ma un pò troppo appassionato alle scarpe in pelle.
Tra incontri al buio per lo meno inquietanti, vernissage stravaganti e cene andate storte le ci vorrà un pò per capire cosa e CHI è che vuole veramente… e conquistare infine il suo Rett Butler.
Kristan Higgins è un’apprezzatissima autrice di romance contemporanei che, in ogni suo romanzo, sa donare momenti di divertimento leggero e storie di vita quotidiana sempre eleganti e lineari.
Anche in Troppo bello per essere vero non troviamo un romance del genere ormai “comune”, di quelli dove i protagonisti saltano costantemente (e immediatamente) nel letto l’uno dell’altro. Anzi, sembra di tornare ai romance un pò classici dove l’importante è la storia della coppia, sentimentalmente parlando, e di come si evolve. Condita da un pizzico di dolcezza, passione ed humor che danno il pepe necessario al tutto.
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Uno stregatto in azione
Raylene Pendle è una vampira e si guadagna da vivere facendo la ladra su commissione.
Solitamente accetta lavori solo dagli umani, dato che non ha molta fiducia nei suoi simili. Fiducia persa a seguito del tradimento subito per mano della regina della sua stessa Casata. Da allora è una solitaria, vive isolata e lavora pensando solo a sè stessa e ai suoi interessi.
Raylene viene descritta come una ragazza che sembra avere appena superato la ventina (in realtà ha ormai un centinaio d’anni), dai capelli scuri alla paggetto e dai grandi occhi scuri (infatti la trasformazione in vampiro comporta che la pupilla degli occhi si amplii fino a coprire quasi per intero l’iride).
Patologicamente paranoica, cerca sempre di prepararsi ad ogni evenienza. Ha appartamenti sparsi un pò ovunque nell’eventualità che la casa in cui vive venga scoperta e porta sempre con sè una borsa piena di oggetti che “potrebbero” rivelarsi utili…ma che alla fine non usa praticamente mai.
Non stringe legami stretti con nessun altro essere vivente…nemmeno con i due animaletti (due fratelli senzatetto) che si sono appropriati abusivamente del magazzino in cui accumula la sua refurtiva.
E per questo si sente, tutto sommato, sicura della vita che si è costruita fino a quel momento. Ma questa sua apparente sicurezza crolla quando riceve una lettera all’indirizzo “segreto” di casa sua.
Una lettera inviata da un vampiro.
E non uno qualsiasi, uno cieco!
Ian Stott, come Raylene, è un vampiro solitario per cause di forza maggiore.
La perdita della vista, infatti, lo ha costretto ad allontanarsi dalla Casata di apparteneza per paura di essere eliminato da qualche rivale invidioso della sua posizione vicina ai vertici. Ma la sua intenzione è recuperare l’uso degli occhi…e per farlo ha bisogno delle particolari abilità della ladra vampira.
Ian è diventato cieco a seguito di torture ed esperimenti a cui è stato sottoposto da un gruppo militare segreto che stava studiando le creature soprannaturali per carpirne le capacità potenziate, quali la vista o l’udito, e poterle quindi adattare agli umani. Il programma Bloodshot (dal nome originale del romanzo) però è stato smantellato ormai da anni e l’unico sopravvissuto tra le cavie sembra essere Ian. La sua speranza quindi è di recuperare la propria cartella clinica (e qui entra in gioco il nostro Stregatto=Raylene), poter capire cosa gli è stato fatto e forse curare il danno subito.
Raylene, dopo essersi decisa ad incontrare questo nuovo cliente piuttosto sfacciato, non può fare a meno di sentirsi vicina a Ian, sia perchè lo trova interessante e le spiace per lui…sia per paura che una cosa del genere possa un giorno succedere anche a lei (…e torna di nuovo la paranoia). Ovviamente non si rende conto che stà per invischiarsi in casini supersonici.
Insomma, gli spunti di base del romanzo ci sono e sembrano molto interessanti, ma mi dispiace dire che non decollano mai completamente. Il romanzo non si trasforma mai in qualcosa di avvincente che sa tenere col fiato sospeso, fino all’ultima nota. E in fondo parliamo di un romanzo che si basa interamente sull’investigazione e l’azione, ecchecaspita! Qualcosina di più me lo aspettavo.
Ma forse non è neanche giusto dire che sia la parte investigativa e d’azione che ha delle mancanze, perchè in realà parecchie scene hanno un loro “perchè”.
I problema di questo romanzo sono i personaggi.
Privi di spessore, hanno caratteristiche che potrebbero renderli unici…ma si perdono per strada nel cercare di rendersi tali e alla fine risultano piatti e noioselli.
Per prima la stessa Raylene. L’autrice le fa dire battute che in teoria dovrebbero farla sembrare sarcastica e quindi ironica, ma in realtà non fanno ridere per nulla. Dovrebbe essere una ladra esperta e sicura, invece sembra non sapere veramente cosa stia facendo. Sempre incerta e sommersa dalla paranoia.
In più la Priest ha reso le caratteristiche da vampiro veramente poco chiare. In certi momenti sembrano quasi insigificanti, come se fossero quasi superflue. In altri le tira fuori come un asso nella manica.
Devo dire che mi ha un tantino confusa.
Insomma, per me è stato un romanzo di medio gradimento. Ad alcune cose valide, se ne sono contrapposte non poche carenti. Devo essere sincera, comunque, nel dire che l’autrice è riuscita a rendermi curiosa per quanto riguarda il proseguo della vicenda. Sapere che fine faranno i personaggi nel seguito.
E, in fondo, questo è quello che importa. Vuol dire che l’autore è riuscito nel suo intento di creare proseliti. ;)
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Ritorno alle origini
Meredith Gentry, principessa faerie, torna con l’ottavo romanzo della serie (e attualmente ultimo dato che Laurell ha promesso un seguito ma per ora non se n’è vista l’ombra) e lo fà, in un certo senso, con un ritorno alle origini. Come saprete se seguite da fan affezionati la serie, il precedente volume si chiudeva con l’abbandono definitivo da parte di Merry e dei suoi compagni delle terre di Faerie. Abbandono rimarcato in maniera piuttosto violenta dalla “guerra” che li aveva visti in contrapposizione a Cel, pazzo cugino di Merry e amato figlio della regina della Corte Unseelie Andais, eterno nemico ma sopratutto colui che non aveva smesso di attentare alla sua vita da quando la regina oscura li aveva messi in lizza per il trono. Trono che la Dea -madre del popolo faerie- aveva donato, dopo mille peripezie e magie, a Merry e Doyle, ma di cui la nostra principessa aveva rinunciato in cambio del ritono dell’amato Frost, trasformatosi pecedentemente in cervo.
Con questa rinuncia era arrivata la decisione di Merry di tornare a Los Angeles, al vecchio lavoro di investigatrice privata e alla vecchia vita tra gli umani. Portando con lei chiunque avesse voluto andarsene dal siten Unselie.
Lontano quindi dai continui intrighi delle due corti (quella oscura e quella della luce indiscriminatamente), da un mondo che si prospettava di continue lotte e scontri a sangue. E lontano da quella zia di cui avrebbe dovuto prendere il posto, zia che non era mai stata particolarmente equilibrata già prima (parlando per eufemismi) e che dopo la morte del figlio si stà avviando sulla strada della pazzia completa e definitiva. Costringendo quindi Merry, nel caso avesse deciso di rimanere a Faerie, al terribile compito di eliminarla.
La scelta quindi sembra semplice e ovvia, ora poi che il suo primo pensiero va ai gemelli che stà aspettando. Vuole pensare a sè stessa e ai propri uomini. Vuole tranquillità.
Ma il ritorno alla “normalità” non è così semplice se non sei più un’anonima seelie che si avvolge di glamour per rendersi comune ad occhi indiscreti.
Il mondo degli umani sa chi è la principessa Meredith. E il lavoro si fa estremamente complicato quando, ovunque decida di andare con la sua scorta, un codazzo di paparazzi si fa trovare subito appresso.
Se poi il nuovo incarico che l’agenzia le affida prevede l’assistenza alla polizia in un caso di creature fatate trovate barbaramente assassinate, torturate e lasciate in pose da libro delle fiabe, tutto si complica ancora di più. Perchè è responsabilità di Merry ora mantenere al sicuro la popolazione fatata di Los Angeles. Il suo popolo.
Non può certo tirarsi indietro, anche a scapito della propria incolumità. Checcè ne dica quell’opportunista della Fata Madrina della città, Barinthus (cui la vicinanza col mare ha dato alla testa *e qui mi è caduto un pò un mito…cattiva Laurell!!!*) o i suoi stessi uomini.
Come dicevo, quindi, non più intrighi di corte e magie spettacolari che sembravano portare nuova vita al siten Unseelie (come ormai ci aveva abituato Laurell) e che avrebbero dovuto portare verso un determinato obbiettivo: il trono in mano a Merry e ai sei padri dei suoi gemelli. Ma un ritorno alle origini della serie, in cui Merry è nuovamente investigatrice nei casi umani legati al mondo fatato.
La Dea comunque non è scomparsa, agisce ancora tramite Merry e stà muovendo i suoi fili.
Perchè tutto è rimesso in gioco e dobbiamo solo aspettare per sapere dove la Hamilton ci porterà.
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serie Merry Gentry
The Iron Duke vs Steel Heart
In estrema contrapposizione allo steampunk vaporoso, lucente e pulito di The girl in the steel corset, La Stirpe di Meljean Brook parte dalle primissime righe con la descrizione di un mondo piegato e piagato. Il cui spirito è stato fatto a pezzi dalla dominiazione assoluta dell’Orda, nome con cui è identificata la popolazione asiatica (mongola) che per anni ha tenuti sotto un ferreo controllo il popolo inglese. Controllo ottenuto tramite la contaminazione dello zucchero con nanoagenti che, come cimici invisibili, erano stati immessi nell’organismo della popolazione ignara. Azionati e direzionati da una torre di controllo che, pochi anni prima dell’inizio del romanzo, viene abbattuta dal Duca di Ferro, il protagonista maschile, decretando l’inizio della rivolta e la liberazione del popolo “infetto” – come era considerato da tutti coloro che erano rimasi incontaminati, privi dei nano agenti controllori, perchè erano riusciti a fuggire nelle americhe prima della dominazione.
E’ quindi un mondo cupo, desolato che stà appena iniziando a riprendersi dalle vessazioni subite. Un mondo che guarda con estremo sospetto e odio chiunque abbia lineamenti mongoli nei tratti del viso, impaurito da un possibile ritorno dell’orda sul territorio inglese.
Ed è in queste condizioni che inizia la storia di Mina Wentworth -ispettore di polizia- e Rhys Trahaearn -Duca di Ferro, ex capitano di corsa ed eroe nazionale-.
L’intero romanzo segue l’investigazione di Mina che, dopo essere stata chiamata (per sbaglio) sulla scena di un omicidio avvenuto nella tenuta di Rhys, si ritrova invischiata in trame ben più grandi di quelle di competenza di un ispettore di polizia cittadino. Investigazioni da cui il Duca inizialmente vorrebbe tenerla lontana, per potersene occupare di persona senza interferenze “legali” (dato che non è mai stato particolarmente bravo a seguire le regole), ma che poi -per la strana e prepotente attrazione che prova per Mina- arriva a finanziare e coadiuvare. Tra viaggi in aeronave, irruzioni in cittadelle sotterranee, fughe da zombie feroci e lotte con kraken affamati i due protagonisti si avvicineranno sempre più l’una all’altro mentre la corsa contro il tempo per salvare il rinato Impero Britannico si farà sempre più serrata.
La bellezza di questo romanzo, oltre alla diversità del mondo steampunk della Brook (emblematica la scena dei due protagonisti alla fucina del Fabbro), sono i personaggi. Complessi e di spessore meriterebbero un capitolo ciascuno solo per essere sviscerati in ogni particolare. Sia Mina che Rhys hanno avuto vite diverse dalla media comune. L’una, perchè nata a seguito della violenza subita dalla madre per mano di un rappresentante dell’orda, avendo lineamenti asiatici deve lottare contro l’odio e la diffidenza continua della gente. L’altro, perchè venduto in tenera età in un mercato degli schiavi, non ha mai avuto un’infanzia e non ha mai conosciuto una vita normale.
Ma non solo i personaggi principali, anche i comprimari come Lady Corsara sono estremamente complessi e interessanti. Per fortuna quest’ultima sarà la protagonista del secondo volume della serie e quindi avremo la possibilità di conoscerla meglio.
L’unica pecca che riesco a trovare è la complessità del contesto storico. Il lettore si sente gettato in questo mondo completamente rivoluzionato e deve impiegare ogni oncia della propria attenzione per capire gli sviluppi della situazione passata e, mani mano che si procede, come essa si colleghi al presente del romanzo. Spesso è stato difficile ricollegare tutti i fili. Alla fine del romanzo avrei quasi voluto rileggerlo una seconda volta (non che più avanti non possa capitarmi l’occasione, intendiamoci) per vedere di recuperare parti che ancora mi sembravano poco chiare.
E’ strano da dire, ma in questo caso avrei voluto che la storia fosse leggermente più semplice per poter meglio apprezzare le vicende dei personaggi.
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The girl in the steel corset
Finito qualche giorno fa, The girl in the steel corset (preferisco chiamarlo col suo titolo originale) è un romanzo steampunk, dai protagonisti adolescenti (16-20 anni), che mi è piaciuto molto per la sua ricchezza in termine di ambientazione e trama. La parte steampunk del romanzo, infatti, viene descritta e inglobata nell’epoca vittoriana in cui si svolge la storia in maniera veramente realistica dall’autrice. I “fumi” e i cigolii degli ingranaggi di queste incredibili invenzioni meccaniche vengono rese benissimo dalle descrizioni tanto da sentirli e poterli immaginare fin nei minimi particolari. E’ il primo romanzo steampunk che è riuscito a darmi un’idea vera di quello che tratta questo genere letterario, senza perdersi invece nello sfondo della trama principale del romanzo stesso. Per quanto riguarda la storia in sè, anche i personaggi e il mistero di base che fanno da filo portante mi sono piaciuti.
Finley, la protaginista che già era stata presentata nel racconto breve -prequel alla serie- The strange case of Finley Jayne, viene qui spiegata a trecentosessanta gradi. Dall’inizio in cui è la sua strana e inspiegabile forza la mette nei guai con il figlio dei suoi principali, all’incontro-scontro con Griffin -Duca di Greythorne- che le cambierà la vita.
Perchè sarà da questo incidente che finalmente scoprirà che esistono altri ragazzi che come lei hanno capacità particolari, ma sopratutto inizieranno a dipanarsi i misteri legati alle sue origini. Misteri che coinvolgono lo stesso Griff e gli organiti (organismi scoperti dal padre di Griff che aumentano le potenzialità dei macchinari e allo stesso tempo, se a contatto con ferite umane, le riparano in tempi brevissimi) e la porteranno vicino a comprendere la sua dualità alla Jeckyll e Hyde.
Per non perderci anche una parte un pò più “romantica” Finley, che già sente crescere un legame affettivo profondo (anche se per ora solo d’amicizia) con Griffin, intreccerà rapporti d’amicizia con Jack Dandy, capo della malavita londinese che sembra trovare lei e la sua nemesi un pò più violenta molto interessanti.
Su tutto questo si sovrappone l’intreccio investigativo, perchè ovviamente un personaggio antagonista non poteva mancare. E’ il Macchinista che, tramite automi potenziati, dietro le quinte seguirà i propri nefandi piani, senza mai scoprirsi fin quasi alla fine, e creando non pochi grattacapi ai nostri eroi i quali si troveranno invischiati in una corsa contro il tempo per salvare se stessi, la Regina Vittoria e l’intero Impero Britannico da una minaccia mortale.
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Leviathan di Scott Westerfeld
Chick-lit incontra la medicina legale..in Italia
Alice Allevi, giovane specializzanda in anatomia patologica, bistrattata e sottovalutata da tutti…anche se ogni tanto qualche momento di gloria riesce a prenderselo…un pò superficiale e pasticciona, ma che si sa riscattare per simpatia e normalità. Per non parlare delle sue velleità investigative, quasi quasi più sue che non la medicina legale, è un “personaggio” che ha saputo conquistarsi da subito le mie simpatie. Perchè Alessia Gazzola ha saputo caratterizzarla bene nelle sue peculiarità e nel suo essere, alla fine, “comune”. Una semplice ragazza dei giorni nostri…piena di pensieri contraddittori sulla prorpia vita privata, ma ricca di interessi e di curiosità (che la farà finire ovviamente in un sacco di guai).
Come sono ben caratterizzati i personaggi secondari e comprimari.
Arthur: fidanzato, reporter giramondo, figlio del “Supremo” -il capo di Alice-, di origine inglese ma con dimora attuale a Parigi (per cui all’inizio del romanzo Alice si farà in quattro per vincere un micro seminario nella città dell’amore…con intenti tutt’altro che accademici), egoista e -insomma- a conti fatti stronzetto.
Claudio: medico legale, dongiovanni, ambiguo -ma non poi così tanto alla fine dato che si capisce benissimo cosa vuole- con Alice, arrogante, so-tutto-io, egoista e -insomma- a conti fatti- stronzetto (eumh?! XD).
Yukino: compagna di appartamento, giapponese in Italia per studi, fonte di vivacità e amante delle sane maratone di anime/serie tv, con una passione poco nascosta per i cani che le farà adottare un bastardino che poi rimarrà ad Alice.
Ambra, Lara, Cordelia e chi più ne ha più ne metta. Ma una cosa li accomuna tutti, sanno rendersi simpatici o antipatici a seconda…ma comunque risultano sempre veri.
Mi ha stupito, più che altro, quanto in rapporto siano presenti più personaggi antipatici e/o egoisti rispetto alle controparti simpatiche. Una scelta strana, atipica, che ha saputo donare un “non so che” in più al romanzo. Perchè invece di infastidire questi “anti-eroi” mi hanno fatto sorridere spesso e volentieri per le loro idiosincrasie.
Poi, come la stessa autrice ha più volte rimarcato, i suoi romanzi non intendono accostarsi ai medical-thriller di Patricia Cornwell bensì essere dei chick-lit che mescolando al loro interno una parte urbana e spigliata ad un’altra più seria dovuta alla medicina e all’investigazione.
Un’investigazione deduttiva dove Alice, per la sua proverbiale e maledetta curiosità, non resiste ad immischiarsi dove non dovrebbe. Non riesce a fare a meno di domandarsi cosa sia successo e quindi rimurgina e pensa, pensa e rimurgina, si fa coinvolgere a livello umano dove dovrebbe invece mantenersi distaccata e professionale, come la medicina richiede.
Spingendo chi le stà attorno, con quel suo savoir-faire da sono-in-cerca-di-guai, a darle manforte…loro malgrado.
In tutto questo è coadiuvata e supportata dall’ispettore di polizia che la sprona, molto più di quanto facciano i suoi capi del reparto di medicina legale per stimolarla nel lavoro medico di tutti i giorni (e poi ci si chiede perchè cerchi sbocchi alla vivacità che le è propria), a invischiarsi sempre più nei casi. Finchè la frittata è fatta…di nuovo.
Il caso nascerà, questa volta, con la dipartita di un noto scrittore -l’anziano Konrad Azais- che verrà trovato morto in casa della figlia presso cui viveva, per cause apparentemente naturali. Ma estremamente sospette alla nostra Alice…sopratutto se si pensa che la stessa era stata inviata pochi giorni prima, su ordine del tribunale, per una richiesta di interdizione fatta dai tre figli maschi dell’uomo, arrabbiati per una lettera in cui il padre annunciava di aver destinato in eredità il suo intero patrimonio ad una non meglio identificata LEI.
Gli interrogativi, le nuove e sempre più sorprendenti scoperte porteranno il lettore a incolpare prima l’uno, poi l’altro dei famigliari di Azais, senza venirne però mai a capo. Altri segreti di famiglia verranno alla luce e si intrecceranno alla vicenda in un modo veramente ben gestito da Alessia Gazzola, che riesce a mantenere quindi fino alla fine il lettore sul filo del dubbio.
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vuoi un dentino?
Devo ammettere di essermi galvanizzata un tantino a leggere questo libro.
Forse un pò di “merito” va ai due precedenti libri che avevo letto che mi hanno abbastanza deluso. Ma qualunque sia il motivo, questo romanzo mi ha risollevato il morale. L’ho letto veramente tutto d’un fiato, sempre più intrigata dall’intreccio, dai personaggi…principali o secondari che fossero…dalla “mitologia” che Laini ha creato. Da tutto.
Veramente bello, ho voglia di ripeterlo ancora. XD
Come già detto dalla trama, Karou -la protagonista- è una ragazza di diciassette anni, dagli strani capelli blu e dai profondi occhi neri, che vive a Praga dove frequenta l’Accademia d’arte.
La sua famiglia, da che può ricordare, è un gruppo eterogeneo di quattro chimere: creature in parte dall’aspetto umano e per il resto – chi in maniera più evidente, chi meno- animale.
Sulphurus, dalle grandi corna d’ariete, occhi di coccodrillo e coda di leone, è quello che per Karou si può accomunare ad una sorta di padre adottivo. Poi c’è Sybilis, guardiana della porta magica che dal negozio si affaccia in qualsiasi parte del mondo umano a seconda delle necessità, che è mezza donna e mezza serpente. Twiga “dal collo di giraffa”, assistente di Sulphurus, e Yasri “dal becco di pappagallo e gli occhi umani”, cuoca e tuttofare.
E’ Sulphurus, quindi, che ha accolto Karou nel suo negozio dei desideri, dove le ha insegnato tutto ciò che doveva sapere sull’arte di…”sentire” e catalogare i denti, umani e animali.
Eh si, perchè questo fa Sulphurus: raccoglie, seleziona e raggruppa in collane molto particolari i denti che si fa consegnare, in cambio di desideri di varia importanza, da vari “mercanti di denti” al suo servizio.
E anche Karou, ora cresciuta, lo aiuta andando a recuperare su sua indicazione, in vari luoghi esotici e non del globo, denti e zanne.
Karou però non sa…non sa da dove viene, chi sia in realtà. Non sa da dove le arrivano i due strani tatuaggi gemelli che ha sulle mani.
Non sa come sia finita a far parte di quella stramba famiglia, il cui negozio si trova sospeso “altrove”, come Sulphurus le rispondere ogni qual volta gli rivolge la domanda.
E non sa da dove siano arrivate quelle strane impronte infuocate che iniziano a comparire, sempre più spesso, sulle porte magiche sparse nel mondo e che le permettono di ritornare al negozio.
Sente solo con esasperante frequenza che c’è qualcosa di importante che le manca, qualcosa che deve fare per essere completa…che le permetta di riempire il vuoto costante che sente dentro di sè.
La trama scorre su queste ed altre domande che Karou, e di riflesso il lettore sempre più intrigato, si pone…e mani mano che alcuni quesiti si risolvono, altri ne compaiono tenendo il filo teso e il lettore incollato alle pagine.
E poi l’azione, l’umorismo, l’attrazione e la leggenda crescono e si intrecciano facendo parte del tutto.
Ultima cosa, credo non meno importante di tutto il resto, Laini ha saputo dare uno spessore e un’umanità molto vere ai suoi personaggi, facendo sì -sopratutto per quanto riguarda Karou- che non fosse la solita ragazzina insulsa che imbratta le pagine del genere YA comune, bensì una ragazza alle soglie dell’età adulta che nelle difficoltà è cresciuta indipendente e fiera, anche se con alcune ingenuità che verranno “combattute” nel corso del romanzo.
Non vedo l’ora di poter leggere il seguito, peccato che anche in America uscirà verso fine anno…ci tocca solo aspettare.
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Quattro cherubine per quattro arcangeli prediletti
...anime gemelle create per riempire il vuoto e la solitudine delle loro esistenze.
Ma l’invidia degli altri angeli, a cui non era stato dato questo dono, li fece insorgere in una guerra contro i cieli. E per proteggere le quattro preziose creature le si mandò sulla Terra, disperse nel vento. Ora Uriel -angelo della vendetta-, Michele -angelo guerriero-, Gabriele -angelo messaggero- e Azriel -angelo della morte- devono ritrovarle.
Ma loro stessi, dopo la discesa sulla Terra, sono divenuti umani -anche se dotati di enormi poteri- e non sarà semplice individuare le compagne dato che solo la vicinanza con le stesse le rivelerà.
Sono passati duemila anni e nonostante i continui spostamenti i quattro arcangeli sono ancora soli, senza speranza di poterle ritrovare. Si sono costruiti un’esistenza tra gli umani: Uriel è un attore che interpreta un vampiro in una notissima serie cinematografica; Michele un poliziotto al servizio del prossimo; Gabriele si alterna tra la vita in Scozia e l’attuale a New York dove lavora come pompiere; Azrael è un cantante rock dalla voce celestiale ed è anche quello mutato in maniera inaspettata dopo la discesa. E’ diventato, infatti, il primo vampiro del mondo umano.
Il primo romanzo di questa serie, oltre a presentare i nostri personaggi, si incentra sulla coppia costituita da Uriel ed Eleanore.
Ellie fin da piccolissima sa di essere diversa, i suoi poteri sono forti e incontrollati e, come qualsiasi bambino, ingenuamente li usa senza preoccuparsi delle conseguenze. La telecinesi, l’influenza sul tempo atmosferico, i poteri di guarigione. Tutto questo fa si che i suoi genitori, pur di proteggerla, la crescano isolata e sempre in fuga. Ma il pericolo è reale e si manifesta quando la ragazza ha quindici anni. Un qualche gruppo militare, infatti, tenta di rapirla irrompendo nella sua casa, senza alcun preavviso e con intenti chiaramente malvagi. Ma per fortuna non riescono a prenderla. Da allora sono passati alcuni anni e Ellie si è separata dai genitori, preoccupata di metterli in pericolo. Gli spostamenti da una città ad un’altra si sono intensificati, non arreda neanche più gli appartamenti in cui vive essendo consapevole che da un momento all’altro qualcosa potrebbe indurla a scappare.
Insomma, è sola e senza nulla che la leghi ad un posto…nè cose nè persone.
Finchè, durante una presentazione nella libreria in cui lavora, non si imbatte in Uriel.
Per lei, a parte l’attrazione verso un uomo bellissimo, la cautela resta comunque il primo pensiero…non così per Uriel che al primo sguardo si rende conto di aver finalmente trovato la compagna della sua anima.
Da questo momento in avanti saranno molti gli imprevisti e gli scontri.
Il nemico di sempre, Samael, si farà avanti per cercare di circuire Ellie. Scelte e patti porteranno entrambi sull’orlo del baratro. Ma la speranza e l’amore batteranno sempre più forti nei cuori della nuova coppia.
Nonostante la trama di base mi sia piaciuta da subito, altrettanto non posso dire del racconto in sè. Ho trovato la prosa di Heather piuttosto pesante e decisamente poco coinvolgente.
Per non dire ripetitiva in molti punti. L’editor avrebbe dovuto lavorare un pò di più sul testo.
Spesso mi sono ritrovata, durante la lettura, a pensare ad altro…non è riuscita a mantenere la mia attenzione viva e presente e anzi mi ha annoiato parecchio.
Ho preferito decisamente, poi, i personaggi secondari come Azrael e Samael. Sono risultati più complessi e coinvolgenti di quelli che in questo volume erano protagonisti, che invece si sono ripresi un pò solo verso la fine.
Spero che l’autrice sia riuscita a fare un lavoro migliore nel secondo romanzo, non dovendo più presentare i quattro come è stato necessario qui…e magari sia riuscita ad avere la possibilità di concentrarsi meglio sull’intreccio e le personalità della coppia di turno per farla essere più “completa” e lineare. Cosa che qui mi è mancata.
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Benvenuti a Temptation.
Cittadina di provincia che conta 2000 abitanti o poco più, a un'ora circa dalla più urbana Cincinnati, e con la più…ahem…originale? cisterna dell’acqua che possiate immaginare. Garantito.
Sopratutto l’unica città che possa contare un Tucker come sindaco…per sempre!
Queste e alcune altre bizzarre informazioni compaiono di fronte ai poveri sprovveduti capitati non si sa come sulla strada di questo -ridente?- paesello. Proprio come succede alle due sorelle Dempsey, Sophie ed Amy, che invitate dall’attrice Clea presso la fattoria di famiglia per girare un filmino che la riporti alla ribalta…sempre che ci sia mai stata comunque…si ritrovano subito invischiate in più problemi di quanti Sophie avrebbe mai potuto prevedere. Anche se il fiuto Dempsey -famiglia di truffatori da tempi immemorabili- per i guai l’aveva avvertita e tenuta sulle spine dal momento stesso in cui Clea le aveva fatto la proposta.
Appena imboccata la strada per Temptation, infatti, erano state distratte da questa pittoresca cisterna, tanto da decidere di riprenderla, quando uno dei consiglieri comunali con la moglie, non si sa come, erano andati a sbattere contro con la loro auto incolpando le ragazze dell’incidente. E usare da subito le cinque regole d’oro dei Dempsey non era quello che Sophie avrebbe voluto, ma se non puoi vincere con i fatti…
Uno: fallo sorridere
Due: fà che sia d’accordo con te
Tre: fallo sentire superiore
Quattro: dagli qualcosa
Cinque: ottieni ciò che vuoi e vattene
Se non che la boccaccia di Amy, che non comprende troppo bene il concetto “depista e fuggi”, nel frattempo spiattella ai due per-nulla-pettegoli-e-arroganti provincialotti il fatto di essere lì per girare un film con la loro nota ex concittadina, famosa solo per aver fatto un film…e un altro che è meglio non menzionare di fronte ad un pubblico giovane.
E i due, che erano attesi ad una seduta del consiglio con il summenzionato sindaco Tucker…per sempre!, trovano l’occasione per instillare l’idea che si tratti di un film pornografico.
E’ quindi dovere di un sindaco, sopratutto se poco più che trentenne, biondo e prestante, farsi avanti per “tastare” il terreno ed evitare che vengano fatte cose sconce nella sua città. Giusto? Se poi nel frattempo può conoscere due belle ragazze venute da fuori, una con due labbra rosse da baciare anche se stizzosa come uno scoiattolo… Bè, tanto meglio!
Queste sono le premesse di Tempation, seconda commedia romantica della Crusie pubblicata in Italia da Leggereditore. Il romanzo si basa quindi su un equivoco, se vogliamo chiamarlo così, dovuto alla mentalità gretta e opportunista di una coppia di abitanti di questa piccola e un pò sperduta città -che Amy accomuna a Pleasantville, mentre la più pessimista Sophie ad Amityville- nella speranza di mettere in cattiva luce l’attuale sindaco e prenderne il posto. Quindi un paesello dove le aspettative, i pettegolezzi e i sospetti creano tante incomprensioni da diventare un groviglio così inestricabile che alla fine districarli sarà una vera impresa.
Aggiungiamoci un tentato assassinio, un morto, un produttore di film porno, un sindaco arrogante ma molto fantasioso con una figlia bisognosa di una madre e una tavolo da biliardo centenario, uno sceriffo molto attraente che si troverà fra le mani più casi da risolvere che negli ultimi 200 anni, un fratello truffatore al seguito del suddetto produttore, un libretto bancario sparito…e per le sorelle Demspey le cose si complicheranno veramente all’inverosimile.
Ma sebbene anche questo romanzo sia piuttosto carino, non riesce però a mantenere i liveli di Una scommessa per amore. A dialoghi divertenti e scorrevoli si alternano paragrafi un pò troppo lenti e poco spigliati, sopratutto data l’impostazione che l’autrice gli aveva voluto dare fin dall’inizio.
Gli stessi protagonisti, che all’inizio si detestano a prima vista, capitolano forse un pò troppo in fretta ai rispettivi desideri. Molto bella invece la parte degli intrighi di paese dove, benchè si possano intuire i possibili colpevoli, fino alla fine il lettore continua a chiedersi chi sia effettivamente ad aver fatto cosa XD.
Mi spiace non riuscire a dare quel mezzo voto in più perchè, nonostante le parti lente, mi piace molto la scrittura della Crusie e i suoi personaggi sempre ben caratterizzati. Aspetto comunque il volume su Davy -fratello di Sophie ed Amy- che già qui risulta essere un personaggio a tutto tondo degno di un seguito dedicato a lui.
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Perchè tutto dipende dalla pelle del giaguaro
Già nel primo libro avevo notato la grammatica, la prosa e la sintassi dell’autrice…ricercate credo sia il termine più appropriato. Mi ricordo che fin dalle prime righe mi sono detta: ” Finalmente una che scrive in italiano!”.
E anche in questo secondo capitolo troviamo una scrittura fluida, completa e accurata.
Prendendo in mano il libro possiamo quindi da subito concentrarci sulla trama senza rischio di incappare in parole o frasi ammazza italiano (o come si dice qui da me, di incappare nell’italiano correggiuto XD).
Il libro si apre con una scena molto evocativa di Redlie e le sorelle nell’anima, Breathless ed Ephipany, durante un incontro con il re primigenio…colui che le aveva “create” e che aveva dato loro i rispettivi ciondoli e poteri.
E nonostante la situazione richieda serietà e una certa “pompa magna”, dovuta per l’appunto al grande personaggio che Redlie stà incontrando per la prima volta, Redlie è…bè…Redlie! e l’ironia e l’irrequietezza tornano di prepotenza.
Il bello di questo volume è che riprende esattamente da dove avevamo lasciato i nostri protagonisti in 436, ma non lo fa partendo alla riscossa con nuove avventure, bensì rinsaldando la nostra conoscenza di Redlie e Sean e di tutti gli amici della coppia: Honey, Anthony, Elliot, Tree, Lucas, James, Daisy, Nate…
Le nuove difficoltà di Redlie ad accettare la sua immortalità e i vecchi ricordi che affiorano…le vecchie, ma sempre nuove, difficoltà di Sean a vivere, amare ed essere riamato dagli altri.
La necessità di trovare un equilibrio nella loro nuova vita.
Perchè anche questo volume è un calderone ricchissimo di sentimenti: amicizia, amore, sacrificio, forza, fiducia. Dolore, paura, insicurezza, rabbia. Due brevi battute che mi sono piaciute particolarmente…
“-Devo avere forza, vero?- Conosco la risposta.
-Devi lottare per ciò che sei, Redlie. Perché tu sei splendida e splende tutto ciò che è in grado di irradiarsi dalla tua luce e non ci sarà dote o ricordo in grado di ostacolare il tuo cammino.-”
“Il mio tormento viene da te, ma si alimenterebbe della tua assenza. Il fatto che ti ami in tutto questo è marginale e assieme dannatamente importante. Il mio tormento viene dal nostro segreto e comprende te e il nostro segreto a sua volta.”
E’ decisamente un romanzo di crescita. Crescita per l’autrice, che migliora sempre più le sue capacità affiorate già in 436 e nei vari racconti brevi pubblicati in giro tra riviste e web, e di crescita dei personaggi che seguono di pari passo l’evoluzione di chi li ha creati. Personaggi che si dimostrano sempre più fuori dall’ordinario.
Per quello che sono, data l’ambientazione fantasy, e per come si comportano…sempre affiatati, legati più di fratelli, di un altruismo infinito. Tutte cose che ai nostri giorni sono sicuramente molto rare.
E poi ovviamente si entra nel clou del libro e arrivano le nuove avventure. Tra mito e fantasia, battaglie e viaggi Redlie e la sua compagnia di freak dovranno scoprire nuove magie e combattere vecchi e nuovi nemici.
Perchè tutto dipende dalla pelle del giaguaro.
Altra cosa che mi è piaciuta moltissimo in 436 e che ritorna a anche qui, anche se un pò meno, è la presenza di frasi e modi di dire inglesi (data l’ambientazione londinese) che, oltre ad essere utili in sè per farsi un pò di cultura linguistica ;) , rendono ancor più realistico, e quindi ci fa entrare con immagini vivide, il background della storia.
Signora Giraldo, ancora complimenti.
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Inuyasha cinese? mha!
Il sigillo del cavaliere è una tipica -ma veramente tipica- prova di “letteratura” orientale.
Non so se vi è mai capitato di guardare un film giapponese, cinese, coreano…insomma di quelle zone li… La prima cosa che noterete è l’amore viscerale per il sangue, la seconda per il melodramma. Sangue che scorre a fiumi, gente che se le dà di santa ragione (di solito nei film di arti marziali), armi tra le più sofisticate o anche della tradizione che vengono usate nella maggior quantità e con il più grande gusto possibili. Credo sia da questa loro passione che nascono le migliori trame horror degli ultimi anni…senza dimenticare alcune tra le migliori scene splatter.
Melodramma invece perchè a loro piace godersi pienamente le situazioni dolorose (per darvi un’idea mi è capitato di vedere un film in cui ci sono voluti venti minuti perchè l’attore tirasse le cuoia) e, in questo caso, crogiolarsi in una prosa a tratti “pomposa”.
Il sigillo per una metà è un pò di tutto di questo. È un film dentro al libro.
Per l’altra metà mi ha ricordato l’anime giapponese Inuyasha.
Il mondo su cui si appoggia questo libro, infatti, è un mondo di magia e leggende che ricorda molto il medioevo orientale.
I “maghi” detti maestri sono uomini e donne dotati di psicopoteri, chi più e chi meno, che possono anche possedere –se hanno le capacità e la forza per catturarli- delle psicofiere (=animali dotati a loro volta di grandi poteri che aiutano e proteggono il loro padrone) e delle psicoarmi. E si, a forza di leggere psico-qualcosa è possibile che vi venga l’orticaria, escludete quindi dalla mente la prima parte della parola appena vi arriva sott’occhio. ;)
Al vertici della scala dei maestri ci sono i 7 Cavalieri Reali, ognuno con particolari capacità (di psicopoteri) che lo differenzia dall’altro e ognuno con un discepolo da addestrare perchè un giorno prenda il suo posto (a parte il primo cavaliere che ne possiede tre).
Il romanzo, che si suddivide in tre parti pubblicate in tre volumi separati, racconta il viaggio e le avventure di Qiling, ragazzo di diciassette anni all’apparenza comune cameriere di una locanda di provincia, dal momento in cui il suo villaggio viene devastato dalla potente psicofiera Dente della Pallida Neve, che diverrà poi sua. Ma sopratutto dal momento in cui diventa discepolo di Polvere d’Argento, Cavaliere Reale di Settimo Grado. Le cose tra Cavalieri Reali sono poco chiare, situazioni antecedenti fanno si che i nodi vengano al pettine proprio nel momento in cui Qiling ha scoperto di avere degli psicopoteri e si ritroverà quindi a dover combattere contro situazioni per cui non è ancora pronto. Ma come ovvio sul suo cammino troverà amici e compagni pronti ad affiancarlo.
Il romanzo, come anticipato, non è un vero romanzo…ma ne è solo la prima fetta.
Dico fetta perchè sembra stato staccato con un’accetta dalle sue altre pagine. Il libro finisce infatti con un capitolo apertissimo che sembra un normale capitolo di metà libro, di cui vi aspettate il successivo subito dopo. Come una puntata del suddetto anime che, magari, stà per finire con un combattimento all’ultimo sangue e l’ultima scena mostra il personaggio che stà per essere colpito a morte…ma voi non vedete se il colpo è andato a segno o invece è riuscito a schivarlo perchè vi ritrovate con un “Alla prossima puntata!”. Qui troverete un “Continua”.
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Citta di Ossa... e uno
E' mentre balla in un locale, il Pandemonium, che Clary (=Clarissa) nota un ragazzo molto attraente e una ragazza bellissima che si appartano in uno stanza-sgabuzzino. Nulla di strano, se non notasse però subito dopo due strani figuri che attraversano la sala seguendo la coppia. Uno dei due con un pugnale d'argento in mano.
Incuriosita e spaventata, decide di vedere di persona cosa stà succedendo....e scopre la più incredibile delle situazioni.
I ragazzi in realtà sono Shadowhunters, Cacciatori. Il loro compito è rispedire all'inferno qualsiasi demone o forma demoniaca minacci gli umani.
Si rende poi conto di essere l'unica a vederli.
Ma per quale motivo? Cosa stà succedendo in realtà? Stà impazzendo?
Le si apre così un mondo che non credeva possibile, domande e possibili risposte le si proporranno fino a farle scoprire una verità che la riguarda.
Il libro è solo il primo di una trilogia chiamata "Mortal Instruments":
1. Citta di Ossa
2. Città di Cenere
3. Città di Vetro
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Alla carica Pooh!!!
Se foste una bionda tutta curve con grossi problemi di autostima, ma sopratutto GROSSI problemi a relazionarvi con l’altro sesso…come vi comportereste?
E se invece foste un omone di oltre un metro e ottanta d’altezza, ex giocatore di football americano ora coatch, e il vostro soprannome fosse Iceman (=uomo ghiaccio) ma aveste una vera aria da attaccabrighe?
O altrimenti se foste una palletta di pelo con due fiocchetti ridicoli e una coda a pon pon di nome Pooh?
Ok, questo terzo elemento dell’equazione non è che sia completamente centrato…ma ha decisamente il suo peso, ve l’assicuro! XD
Comunque.
Phoebe è la bionda appariscente di cui vi parlavo. Cresciuta in un ambiente solitario, senza madre, con un padre il cui disprezzo è stata l’unica costante dell’infanzia e un cugino bulletto che la molestava come contorno, vi può far capire la mia affermazione precedente.
Dopo la fuga a diciotto anni a seguito di un evento molto doloroso, Phoebe si è rifatta una vita in europa come musa di un famoso pittore gay di cui viene creduta l’amante…che però è morto ormai da qualche anno. Si è quindi ritrasferita in America dove, ormai a corto di soldi, stà cercando una soluzione che le permetta di realizzare il proprio sogno…aprire una galleria d’arte.
Il primo incontro dei due protagonisti avviene al funerale del padre di lei (padre che non vedeva da più di dieci anni, per ovvi motivi no?!). Un incontro decisamente unico e imbarazzante per Phoebe dato che Pooh, scappata alle sue braccia, ha inavvertitamente ? deciso di fare i suoi bisognini sulla bara!
Dan (il gigante), gelido allenatore della tanto amata squadra di football americano del padre di Phoebe, prova un immediato e cordiale disprezzo per lei ritenedola un’appariscente -e completamente inutile- oca. Sentimento prontamente ricambiato per i motivi sopraccitati (di certo non ha avuro molti motivi per fidarsi del genere maschile nella sua vita).
Ma alla lettura del testamento sorprendendo tutti -anche se un pò meno Phoebe dato che per tutta la sua vita aveva cercato di controllarla e dominarla e questa volta non è da meno- suo padre le lascia in eredità la squadra per un determinato periodo di tempo, terminato il quale, se la squadra avesse vinto il campionato di AFC la piena proprietà si sarebbe trasferita a lei…altrimenti avrebbe ricevuto centomila dollari e la squadra sarebbe passata all’odiato cugino…con la speranza che un lavoro vero tra uomini veri l’avrebbe finalmente resa una vera donna (quanta stupidità in un uomo solo!).
Ma nonostante la grande voglia di evitare completamente questa responsabilità, sarà Dan ad obbligarla a ragionare. E se è facile credere di capire e conoscere una persona dall’aspetto, Dan il gelido attaccabrighe dovrà ricredersi.
Ma la stessa Phoebe dovrà ricredersi all’evidenza della gentilezza e pronta intelligenza di quello che ritiene un bestione arrogante e rabbioso con in testa una sola cosa…il gioco. ;)
Se posso dire di non essere particolarmente appassionata di sport quali il football americano (o rugby da noi) vi posso assicurare che l’ambiente e l’atmosfera creati da Susan Phillips vi cattureranno in un unico e meraviglioso laccio.
Un romanzo che saprà donarvi ogni sfumatura di emozione: dolore, dolcezza, rabbia, sensualità, ironia e divertimento. Amore. Amore famigliare e di coppia. Fratellanza e solidarietà.
Un romanzo da apprezzare, sia come romance che come storia attuale, reale. Una storia che una qualunque ragazza d’oggi potrebbe vivere…ok…magari senza la proprietà di una squadra di football! ;)
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serie Buchanan 1
Parto col dirvi che Julie Garwood è una delle mie autrici di historical romance (romanzi rosa storici) preferita. Sopratutto per quanto riguarda i medievali, tra i migliori mai letti.
Ero quindi abbastanza tranquilla su questa lettura…non credevo di cadere nella trappola in cui alcune volte si rischia di incappare con autori che, anche se magari già “rodati”, non si è mai letto.
Ecco…un pò mi sono sbagliata.
Non che sia un butto romanzo, no…questo no. Ma non mi ha soddisfatto completamente. E’ carino, non bello.
Una lettura leggera ma senza grossi sforzi immaginativi da parte di nessuno, nè dell’autrice nè del lettore.
E’ una lettura che scivola. Scivola via tranquilla e pacata.
Quindi, non è certamente da buttare ma poteva essere un pochino più studiata, più che altro la parte thriller.
A me ha dato molto l’impressione di qualcosa di già sentito e letto…insomma nulla di nuovo…ma mantenuto su una linea poco approfondita.
Non posso sapere se sia colpa mia che magari ho già letto libri di questo genere, ma che magari sono stati scritti dopo questo romanzo della Garwood (che quindi non mi suona più come una novità). E perciò non è sicuramente colpa dell’autrice…ma insomma! Non è neanche colpa mia! XD
Comunque in linea di massima una trama carina, dei personaggi ben descritti anche se un pò stereotipati ma una parte thriller un pò povera che abbassa la media.
Dato che si tratta di una serie di otto libri incentrata sulla famiglia Buchanan, sempre che la leggereditore continui la pubblicazione, aspetto di avere tra le mani uno o due dei seguiti per modificare o riaffermare la mia opinione.
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Chi ben comincia è a metà dell'opera
MacKyla Lane: il rosa è il suo colore preferito. Unghie perfette, maglioncini e mini vertiginose la sua mise abituale. É la tipica "cittadina" americana di provincia.
Jericho Barrons: misterioso, intenso, tutto d'un pezzo... è privo di rimorsi ed è l'affascinante proprietario di Barrons Books and Baubles (Barrons libri e gingilli). Appassionato di antichità faerie, veste sempre di nero. Nulla può tenerlo lontano da ciò che stà cercando ed ogni mezzo è lecito pur di ottenerlo.
Questi i due protagonisti di Il segreto del libro proibito (Darkfever) di Karen Marie Moning.
Fin dalle prime righe è la caratterizzazione dei personaggi a colpire il lettore.
Io, che in questo caso lo stavo leggendo in lingua originale, mi sono vista comparire davanti agli occhi quest'apparente ochetta dalla volontà di ferro che, straziata dalla morte inspiegabile dell'amatissima sorella, decide di recarsi contro il volere dei genitori a Dublino, in Irlanda, per scorprire cosa le sia veramente successo…dato che la polizia ha già abbandonato il caso come irrisolto.
Erano ormai otto mesi che Alina si era trasferita dalla ridente e soleggiata cittadina americana in cui vive la sua famiglia alla più mistica e oscura Dublino per frequentare il Trinity College…ma nonostante lo stretto legame fra le due sorelle in tutto quel tempo aveva tenuto nascoste moltissime cose a Mac, che inizia a capirlo quando ascolta l'ultimo messaggio lasciatole da Alina sulla segreteria del cellulare. Un messaggio che chiamare criptico e allarmante è un eufemismo.
Ma qualcosa Mac l'ha comunque capito, chiunque…o qualunque…cosa si nasconda dietro l'assassinio della sorella lei vuole vendetta.
Ma Dublino non è una cittadina così innocua e "normale" come Mac aveva creduto…strani fatti stanno accadendo. Più allarmante ancora, lei stessa inizia a vedere strane "cose"…cose inspiegabili…cose impossibili.
Ma come Jericho, ops sorry, Barrons! continuerà a farle presente per quasi tutto il romanzo…credere all'impossibile è praticamente una certezza nel mondo che si stà aprendo ai loro occhi.
Tra scoperte su sè stessa e la sorella, personaggi fantastici e inquietanti, libri maledetti e reperti fatati Mac si ritroverà catapultata in un mondo nuovo, ma più vecchi e vicino a lei di quanto mai avrebbe potuto pensare. E saranno le scelte, dolorose ma necessarie, ad iniziare a schiarire il cammino che deve compiere.
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Un cuore può sbocciare?
Premessa…
Il Gioco della Notte (Night Play) è il quinto volume della serie Dark Hunters, ma soprattutto è il primo volume della serie Were-Hunters.
Anzi parlare di Dark Hunters in questo caso è quasi “esagerato” in quanto è un libro che molto probabilmente è nato più come spin-off che non come elemento della serie principale. I cacciatori oscuri qui sono praticamente assenti, compaiono brevemente Acheron (che non può assolutamente mancare), Kyrian e Valerius. Ma non sono particolarmente importanti nello schema generale del romanzo.
Poi penso che, essendo piaciuto tanto (dato che i commenti anche su goodreads sono molto buoni) e volendo i nuovi personaggi incontrati avere la loro parte di notorietà (dato che come ben sanno gli scrittori, i personaggi prendono spesso anima e corpo e pretendono storie proprie), si è meritato di diventare il primo di questa sotto-serie…quella dei Cacciatori Mannari.
Chi è già addentro al mondo creato dalla Kenyon saprà che i personaggi creati da questa autrice sono innumerevoli e articolati anche in sotto gruppi (tanto che alle volte si fa fin fatica a tenerli tutti a mente e ci si deve quindi calare nell’ottica di non badarci troppo altrimenti si rischia di esserne sopraffatti) e non rimarrà questo l’unico esempio di sotto-serie infiltratasi nella più grande categoria.
Ma veniamo al romanzo.
Dopo l’ultimo viaggio che ci ha portati a Wulf e Cassandra … torniamo a New Orleans, città teatro degli eventi di “L’abbraccio della notte” con protagonisti Talon e Sunshine.
E’ stato in questo romanzo che abbiamo incontrato per la prima volta Vane, accorso in aiuto di Talon per proteggere Sunshine… e per questa sua scelta -piuttosto inconsueta per un cacciatore mannaro- ritrovatosi poi a subire un attacco da parte dei demoni apollinei al proprio branco. Attacco che ha portato alla morte dell’amata sorella, l’unica assieme al fratello Fang che fa parte della sua VERA famiglia. Ed è questo l’evento scatenante che fa si che Vane e Fang si ritrovino, nelle prime pagine del libro, a lottare per la propria vita appesi ai rami di un albero aggettante una palude, in cui coccodrilli affamati aspettano solo il momento dell’imminente caduta.
Saranno i poteri e la forte volontà di Vane a salvarli, anche dal successivo attacco di demoni apollinei decisi a succhiare loro anima e poteri, che però lascia Fang in uno stato catatonico dovuto allo shock da cui Vane non riesce a farlo uscire. Rifugiatosi al Sanctuary locale gestito da una famiglia di orsi mannari che mantengono il posto neutrale per ogni creatura paranormale che abbia bisogno di un porto sicuro, Vane deve decidere come salvarsi dalla condanna a morte ordinata dal suo stesso padre, capo del suo vecchio branco.
Ed è a questo punto che entra in scena Bride.
Completamente umana, ma soprattutto completamente ignara di questo mondo sotterraneo che vive e respira attorno a lei, è appena stata lasciata da quel bastardo opportunista del suo fidanzato che non ha fatto altro che approfittarsi di lei e cercare di cambiarla.
E qui stà il bello di questo romanzo…Bride è un’eroina alquanto atipica, soprattutto in questi romanzi dove la parte femminile è solitamente bella quanto la sua controparte maschile è aitante.
Ok, non che Bride non sia bella, ma è quella che tutti definiremmo una donna morbida, in carne.
Insomma…è cicciottella. Cosa che le ha sempre dato dei grossi problemi (e come non capirla! Siam tutti li a controllare i kili che aumentano ) soprattutto nelle relazioni con l’altro sesso.
Quando vede entrare nel suo negozio l’uomo più bello e “in forma” che abbia mai visto, perciò, teme che abbia brutte intenzioni…di certo non immagina che sia entrato per rivedere lei.
Rivedere perché Vane ha incontrato per la prima volta Bride mentre stava proteggendo Sunshine e ne era rimasto subito ammaliato. Ed è lei l’unica che ha risvegliato in modo tanto prepotente i suoi istinti animali…e meraviglia ancor più grande quelli protettivi che solitamente sono rivolti alla Compagna per la vita. Peccato che la sua vita sia momentaneamente (e probabilmente per un bel po’) incasinata all’inverosimile…e il pensiero d’una compagna sia il più lontano fra tutti.
Conclusione…
A differenza dei precedenti volumi, che man mano stanno svelando il mondo dei Dark Hunters e degli estremamente complessi legami che scorrono appena sotto la superficie, questo romanzo prende un momento di pausa da tutto e crea una bolla di dolcezza veramente indescrivibile. La storia di Vane e Bride esce dagli ultimi schemi per raccontare una storia comune incastonandola in una montatura magica dove l’amore e la fiducia in se stessi la fanno da padrone.
Un romanzo che è il sogno che ogni ragazza –che sia formosa o meno- coltiva dietro le coltri del suo letto, nel buio della propria camera.
Un bellissimo romanzo che realizza i sogni più reconditi dei romantici più sfegatati, nella speranza sempiterna che un amore tanto forte possa esistere anche nella realtà.
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quanto mi piace la Kenyon!
Come ormai è una vita che ripeto (e so che molti sono stanchi di sentirmelo dire), aspettavo questo romanzo fin da “Anche i diavoli piangono” …primo volume della serie che Fanucci pubblicò qualche anno fa. Allora infatti Katra, uno dei personaggi chiave di questa storia, viveva la sua personale avventura…avventura che è rimasta per ora la mia preferita di tutta la serie…e presentava una coppia ormai già consolidata che in Il Bacio della Notte ho finalmente potuto apprezzare.
Probabilmente sarò un pò di parte…ma questo di Cassandra e Wulf si è avvicinato veramente molto all’apprezzamento che ancora porto a quel primo romanzo.
E’ vero che lo dico ogni volta, ma per questa autrice è più evidente che per molti altri, ogni volume a un pò più di.
Un pò più di avventura, un pò più di fantasia, un pò più di romance. Un pò più di tutto!
Passando al sodo. Wulf è un Dark Hunters (cacciatore oscuro) un pò fuori dagli schemi.
Infatti a differenza degli altri che lo diventano volontariamente quando, al momento della morte, stringono un patto con Artemide che li priva dell’anima in cambio di poteri e immortalità (poteri che li aiuteranno a vendicarsi di chi li ha uccisi e che poi nei secoli dovranno utilizzare per cacciare gli apollinei divenuti demoni), Wulf lo è diventato per un inganno.
Cosa peggiore di tutte una maledizione pende sulla sua testa.
Una maledizione che fa si che ogni persona entrata in contatto con lui, al di fuori dei suoi discendenti diretti, dopo cinque minuti da che si sarà allontanata dalla sua vista, si dimenticherà completamente di lui.
Sono quindi secoli che non ha relazioni stabili con altri che non siano suoi famigliari…che al momento del racconto si sono ridotti ad un unico discendente, Chris.
Cassandra, invece, è l’ultima erede dei regnanti apollinei maledetti dal dio Apollo. Per questo viene cacciata costantemente dai demoni perchè una leggenda racconta che all’estinzione della sua casata verranno tutti liberati dalla maledizione di morire a 27 anni. Ma non molti sanno che le conseguenze della sua morte, a cui lo stesso Apollo -preso dalla rabbia di vendicarsi- non pensò al momento di lanciarla, andranno oltre l’immaginabile.
Durante uno scontro all’Inferno (locale di proprietà di mannari) Wulf e Cassandra si incontreranno per la prima volta…e gli dei ci metteranno lo zampino.
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Non speravo tanto, ma si è rivelato un buon..
acquisto. (stavate già pensando chissà che vero?! ;)
Anche se diretto principalmente ad un pubblico giovane, Red (Rubinrot, titolo orig.= Rubino rosso) è una bella ventata di aria fresca, frizzante e divertente…anche per "semi-adulti". ;)
Un urban fantasy con componente time travel, se vogliamo classificarlo al meglio.
La protagonista è Gwendolyn, un’apparentemente comunissima ragazza di sedici anni e mezzo, che vive in una famiglia che di comune ha poco sin da subito. Dopo la morte del padre, quando aveva otto anni, Gwen sua madre e i suoi due fratellini si sono dovuti trasferire a Londra a casa della nonna, Lady Alisa.
Oltre a loro la vecchia casa nobiliare è abitata dall’acida zia e dalla leggiadra e dotata cugina Charlotte… detentrice dell’attesissimo gene-portatore.
Un gene che, attorno ai sedici anni, permette a chi ne è dotato di viaggiare indietro nel tempo.
Il libro, quindi, si apre proprio nel momento in cui Charlotte dovrebbe compiere il primo incontrollato salto nel tempo….salto che tutta la famiglia attende con grandissima trepidazione. Ma sopratutto Lady Alisa e la zia di Gwen che fin dall’infanzia di Charlotte le ruotano attorno preparandola a questo momento. Tra lezioni di galateo, scherma, equitazione, storia e musica. Per renderla una perfetta damina dell’ottocento…o una composta signora dei primi del novecento, chissà.
Ma a Gwen non importa un gran chè e anzi è enormemente sollevata di non essere lei la sfortunata costretta a tutto questo. Lei ne sarebbe terrorizzata! Preferisce continuare così, con la sua comune vita di studentessa mediocre, la sua amicizia con l’esuberante Leslie…e l’assenza di un qualsiasi ragazzo all’orizzonte. Ok, magari questo no. :P
Ma non pensate che per questo Gwen sia poco interessante, tutt’altro.
Fin da piccolissima, o per lo meno da che ricordi, Gwen vede e parla con i fantasmi.
Anche le gargolle dei doccioni dei palazzi antichi, anche se non è che siano molto simpatiche…e neanche tanto belle!
Finchè…eh, finchè uno strano senso di vertigine non si fa sentire…e tutto cambia.
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Semplicità…questo è il tuo nome!
…e anche banalità?!
Non è da me dirlo, dato che sono anni che leggo romance e ogni volta che leggo in un commento “Ah, è un harmony!” mi irrito particolarmente. Ma stavolta non posso esimermi dal dirlo io (e penso a giusta causa) che questo romanzo è un vero harmony nella peggiore accezione del termine.
Storia che potrebbe (e avrebbe) buoni spunti e possibilità per essere carina e originale, ma che mi scade nel banale e sciocco.
Oltre che improbabile (anche se trattandosi di fantasy non c’è nulla di impossibile, durante la lettura spesso viene da pensarlo).
E’ stata una lettura a giostra, tra continui alti e bassi. Momenti in cui si riprendeva ad altri in cui sprofondava in un baratro (un pò troppi questi ultimi).
Mi sono piaciute particolarmente tutte le scene relative alla parte sirena/tritone. I colori, le immagini…
Ma ho mal sopportato la parte “terrestre” della storia. Decisamente assurda e inutile.
Insomma, come prima prova da “solista” della signora P.C. Cast non è tra le migliori…e non c’è neanche la scusante che sia tra i suoi primi scritti e quindi acerbo.
Mi riservo un ulteriore giudizio per il secondo della serie, ma se non migliora sarà decisamente l’ultimo.
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Reclutati a protezione del tempo
Liam, 16 anni, assistente di bordo sul Titanic nel 1912 quando lo conobbe.
Maddy, 18 anni, appassionata di computer vive nel 2010 quando tutto accadde.
Saleena, 12 anni, giocatrice di Pidoku prelevata nel 2026 a un passo dal bruciare viva.
E’ così che sono stati scelti, oltre che per capacità di ognuno (l’intraprendenza, l’intelligenza e la memoria visiva), perchè stavano tutti per morire.
Infatti non c’è possibilità di ritorno dalla decisione che sono obbligati a prendere.
E’ Mr. Foster a porre la domanda a Liam poco prima dell’inabissamento del Titanic su cui stava prestando servizio, a Maddy secondi prima dell’esplosione di una bomba terrorista nascosta nell’aereo su cui stava volando come passeggera, a Saleena durante l’incendio scoppiato nell’appartamento in cui viveva. Salvati in extremis da questo strano uomo anziano.
La domanda… vuoi vivere?
Perchè lui stà per arruolarli nell’Agenzia, un ente segreto dedito alla protezione del tempo da qualsiasi interferenza esterna che ne possa alterarne il naturale scorrimento. La cellula di cui andranno a riempire i posti vacanti è quella di New York, sospesa in una bolla di tempo che gravita tra il lunedì 10 e il martedì 11 settembre del 2001. Esatto, poco prima degli attentati che misero in ginocchio l’America e crearono un numero spaventoso di vittime. Ma dopo i primi momenti di disorientamento e di addestramento, devono subito mettersi al lavoro. La prima missione arriva inaspettatamente presto quando, uno scienziato del 2066 tale Paul Kramer, assieme a un piccolo manipolo di mercenari, si impossessa della prima macchina del tempo costruita, nascosta niente meno che negli archivi del Museo Americano di Storia Naturale.
Le intenzioni di Paul e del gruppo di militari è di tornare indietro nel tempo, precisamente al 15 aprile del 1941, in Germania vicino al Nido dell’Acquila dove Hitler si era momentaneamente ritirato per preparare i piani di invasione della Russia, durante la Seconda Guerra Mondiale, e cambiare dastricamente il futuro che, nel 2066, non è certamente roseo per la popolazione umana.
Qui riesce a farsi largo fino ad arrivare al Führer e ne diventa il braccio destro, cambiando così la storia che noi tutti conosciamo.
Nel medesimo momento, nella New York del 2001, Sal, Maddy e Liam ricevono una scossa che li avvisa che qualcosa di preoccupante è successo. Sensazione confermata quando usciti dal “covo” trovano una nuova NY City ad aspettarli…una città grigia, monotona e repressa. Sottomessa ad un regime molto simile a quello nazista.
E’ il momento per i ragazzi di entrare in campo e sistemare il tempo!
Nonostante alcune incongruenze, situazioni al limite che mi hanno fatto storcere il naso un paio di volte, si tratta di un racconto molto appassionante. Adattissimo ai ragazzi, per farli avvicinare in un modo tutt’altro che classico alla storia, e per noi grandicelli per rispolverare avvenimenti in una chiave più divertente e spensierata.
Anche un modo per insegnare e far ragionare sulle possibilità e probabilità in cui stiamo spingendo il nostro futuro, quello che ci attende dietro l’angolo. Quello che stà portando il nostro pianeta e noi stessi in una situazione ingestibile.
Un libro che fa riflettere molto e bene. E allo stesso tempo diverte e fa sperare che ci sia sempre un’altra possibilitò, se si è in grado e si ha la volontà per cercarla.
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Tornano i crudeli angeli di Nalini Singh!
Come già saprete se avete letto il primo volume della serie, La carezza del buio è un romanzo urban fantasy diretto ad un pubblico adulto, con protagonisti angeli molto particolari.
Sono si creature immortali dotate di ali, ma sono altresì decisamente poco divine e molto crudeli e indifferenti al genere umano (sopratutto se, dopo aver passato secoli in una vita monotona, sono entrati in uno stato di Quiete).
Ma andiamo per ordine…e non proseguite nella lettura se non avete letto il primo volume della serie.
In Il profumo del sangue avevamo lasciato Elena e Raphael a caccia di Uram, arcangelo componente del Quadro dei Dieci (gruppo di massimo comando fra gli angeli, di cui fa parte lo stesso Raphael), che a causa dell’assorbimento prolungato della tossina che gli angeli stessi producono (eliminata solitamente con la Creazione di nuovi vampiri) era diventato un Figlio del Sangue dedito ad assassini e torture. Alla fine del romanzo, con un lavoro di concerto tra Raphael ed Elena, dopo pesanti perdite e ferite gravissime, Uram era stato eliminato definitivamente… ma Elena, le cui ferite stavano per portarla alla morte, era stata salvata in extremis dall’ambrosia secreta dalla lingua di Raphael. Sostanza questa prodotta solo una volta nella vita di un arcangelo, da quel che raccontano le leggende, “quando l’arcangelo conosce il vero amore“.
Il colpo di scena arriva nelle ultimissime pagine quando, dopo un intero anno di sonno initerrotto, Elena finalmente si risveglia. Senza più ferite, completamente guarita. Ma con un bellissimo paio d’ali nere e blu a farle da contrappeso sulla schiena. Il primo angelo Creato.
Questo il dono d’amore di Raphael.
Ed è esattamente qui che si apre La carezza del buio.
Elena è sveglia e si trova al Rifugio. Luogo nascosto ed accessibile solo agli angeli.
Non ha più ferite evidenti, ma è cambiata in modo drastico. Un modo che ancora non riesce bene a comprendere.
L’unica cosa in grado di capire in modo chiaro è che nell’anno trascorso si è indebolita, le nuove ali sono fragili…e questa non è un’opzione accettabile per una cacciatrice. Nè per un nuovo e strano angelo innamorato di un potente arcangelo.
Sono in molti, primi fra tutti i componenti del Quadro, che la vorrebbero morta.
E’ quindi questo il suo primo compito da “nuovo nato”, diventare forte (per non indebolire ancora di più Raphael), imparare il più possibile del mondo angelico (tornando a scuola con i preziosi piccoli angeli, che molto probabilmente sono più anziani di lei, ma sembrano bambini di 4 anni!). Imparare a volare e quindi scoprire come usare muscoli ed ossa mai avuti prima, che devono essere dolorosamente allenati. Scoprire i nuovi talenti che già iniziano a presentarsi.
Ma in tutto questo la vita non può, ovviamente, scorrere tranquilla. Eh no! Sarebbe troppo facile.
Il posto di Uram nel Quadro si è reso vacante e nuove, infide, potenti forze iniziano a muoversi per prenderne possesso.
Corpi barbaramente torturati, inaccettabili e mortali rapimenti, attentati…la vita di Elena sicuramente non è mai noiosa e monotona.
Senza contare l’invito ad una festa che Lijuan, la più anziana tra gli arcangeli, le spedisce accompagnato da macabri doni.
…e la notizia di un esercito di morti viventi che la stessa starebbe creando?
Le cose per la nuova coppia si fanno sempre più eccitanti e pericolose!
La Singh vince anche questa prova con una scrittura estremamente scorrevole e intensa, mai noiosa o sottile. I personaggi vecchi e nuovi sono sempre estremamente affascinanti e complessi. Battaglie sanguinose e un amore sempre più forte sono le basi di una trama originale e per nulla banale. Una piacevolissima lettura.
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Vampire Empire, il potere dell'originalità
Premetto che le 5 stelline sono in effetti un pò troppe per quello che è il contenuto, il libro ne vale 4...anche 4 e mezzo... ma non ancora 5 piene (spero nei prossimi). Ma ci stavano tutte per un insieme di ragioni prima fra tutte l'originalità, se non altro nel panorama fantasy italiano, del genere. Questo romanzo, infatti, fa parte del filone fantasy steampunk (da Wiki: Lo steampunk è un filone della narrativa fantastica-fantascientifica che introduce una tecnologia anacronistica all'interno di un'ambientazione storica, spesso l'Ottocento e in particolare la Londra vittoriana dei libri di Conan Doyle e H. G. Wells. Le storie steampunk descrivono un mondo anacronistico - a volte una vera e propria ucronia - in cui armi e strumentazioni vengono azionate dalla forza motrice del vapore (steam in inglese) anziché dall'energia elettrica; dove i computer sono completamente analogici, o enormi apparati magnetici sono in grado di modificare l'orbita lunare. Un modo per descrivere l'atmosfera steampunk è riassunto nello slogan "come sarebbe stato il passato se il futuro fosse accaduto prima").
Genere che ancora non ha preso piede da noi e risulta quindi una vivificante ventata fresca...se fate poi i conti che personaggi principali sono i vampiri la cosa riveste un peso ancora maggiore.
Altro punto a suo favore?
I vampiri sono VERI vampiri. Quelli sanguinari, crudeli, animaleschi del folklore storico comune.
Non vi ritroverete certamente il bellone di turno che fa sospirare le teenager. No.
E non c'è una scuola in un raggio di chilometri!
Come già si intuisce dalla trama, l'ambientazione è "post-apocalittica" (se volete vedere i vampiri come elemento catastrofico che ha ridotto il mondo, da come lo conosciamo, ad una landa desolata). Dopo un attacco perpetrato dai clan vampiri nel 1870, il mondo umano è stato decimato e costretto a ritirarsi in quelle aree del mondo in cui il clima è decisamente caldo...una delle poche debolezze dei vampiri è infatti l'incapacità di vivere in temperature calde.
In questa situazione si sono create le nuove nazioni.
Equatoria, potenza primaria, è il nuovo impero nato dalle ceneri delle nazioni europee...e i sovrani sono gli eredi diretti della monarchia inglese.
Siamo ora nel 2020.
Protagonista della storia è l'erede al trono di Equatoria, Adele.
Il volume si apre proprio su un viaggio diplomatico di Adele verso i territori indipendenti di quelli che sono ormai divenuti i confini del mondo umano. Viaggio che riveste un'importanza cruciale. Infatti, tramite l'alleanza per matrimonio tra Adele e il senatore Clark della repubblica americana, è imminente la guerra per lo sterminio totale e definitivo del mondo vampiro ed è necessario rinsaldare i rapporti per preparare il terreno della rivolta.
Ma nessuno ha fatto i conti con le spie vampire...e con Grayfriar, eroe fantasma che persegue una personale lotta contro il dominio e la follia vampiresca.
Sarà durante un attacco in massa alle aeronavi della flotta imperiale che Adele e Grayfriar si incontreranno e inizierà l'avventura dei due.
Non aggiungo altro per non rovinarvi la lettura. Vi dico solo che si tratta di un apprezzabile fantasy, finalmente discosto dagli ultimi cloni che ormai hanno saturato il mercato letterario italiano.
I due autori hanno saputo miscelare bene parti "storiche", che spiegano la situazione del mondo attuale, con altre ricche d'azione. Sprazzi di suspance e tensione con un tenue romanticismo.
I dialoghi sono incalzanti e non ci sono momenti morti.
Da provare. ;)
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Wow, bè…un libro sicuramente degno di nota!
Premetto che la trama e la copertina mi hanno tratto alquanto in inganno, mi ero immaginata uno scenario e dei personaggi completamente diversi rispetto a quello che poi si sono rivelati essere.
Per fortuna, cosa che spesso accade, non è stato in senso negativo bensì positivo.
Partiamo quindi dalla copertina. E’ stata ingannevole, per me, in quanto sono partita in quinta con l’idea che “il biondo” fosse il protagonista. Bene non è così. Si tratta si di un personaggio principale, tale Manente da Erto , ma comunque non di Valiano de’ Nieri, il protagonista. Quindi l’idea che il protagonista fosse un uomo adulto, già maturo e consapevole, è stata stroncata sul nascere. Valiano è un ragazzo che, sentendo stretto il ruolo di erede della famiglia Nieri e di futuro Arcano, ormai da un anno (da che parte il racconto) è fuggito dalla famiglia per intraprendere la propria strada. Alla ricerca di una vita normale e comune lontano dagli intrighi e le magie di cui la sua famiglia è decisamente ricca.
Ha solo 19 anni, ma fin da piccolo ha rinnegato la sua eredità di sangue rifiutando di imparare alcunchè fosse legato alle magie arcane e a come genstire il proprio potere. E’ stato invece il fratellino Angelo a raccogliere l’eredità paterna di capo dei Nieri, divenendo oltretutto Magister (evento rarissimo che rende all’Arcano un potere straordinario).
Valiano si ritroverà quindi in difficoltà e completamente spiazzato nel momento in cui verrà costretto alla fuga da degli assassini incaricati di ucciderlo…e quando scoprirà che in pericolo di vita è anche Angelo, scomparso dal castello dei Nieri.
Un personaggio che crescerà mani mano, di consapevolezza e forza, durante l’intero volume. U personaggio inizialmente debole, a cui non dareste un soldo…con cui spesso, anzi, viene istintivo arrabbiarsi…ma che saprà rivalutarsi sempre più.
Arriviamo quindi a Manente. In un certo senso personaggio clou, in certi momenti quasi più importante di Valiano, è un mercenario al servizio della famiglia Nieri. Viene utilizzato, per le sue grandi capacità (e un’inspiegabile affinità con la terra), solo per operazioni veramente importanti.
Personaggio tormentato, uomo fatto, è riuscito molto più di Valiano ad accattivarsi le mie preferenze (forse anche perchè più vicino alla mia età e quindi alla mia sfera di immaginazione ;) ). Se all’inizio sarà il nemico più pericoloso per Valiano, in un primo momento per interesse, poi per amicizia, diventerà l’alleato più forte e prezioso.
Sui generis, anche se il ritmo spesso è risultato lento, Gens Arcana ha saputo coinvolgermi nella sua magia, facendomi precipitare in un ambiente storico unico e meraviglioso. La Firenze (e dintorni) descritta, quella della famiglia Medici per intenderci, è meravigliosamente riportata da un’autrice brava nel suo “mestiere”.
Ma anche se la situazione di questo volume arriva ad una fine soddisfacente, le avventure di Valiano e Manente non possono finire qui. Quindi mi auguro che Cecilia intenda proseguire e soddisfare la mia curiosità sulle ancora tante incognite rimaste aperte.
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anche tu una bambolina Voodoo?!
Questo romanzo d’apertura al filone ironico, all’interno del più ampio genere urban fantasy degli ultimi anni, porta una nuova ventata di divertimento e freschezza.
Non aspettatevi una trama complessa o cervellotica, lo scopo di Nicky Stix non è farvi soffrire e sospirare per amori tormentati, omaccioni scapestrati, creature potenti e mutevoli. Proprio no.
Nickt Stix è una nuova anti-eroina che porterà la risata e l’irriverenza nelle vostre letture. Che saprà farvi rilassare e sorridere finalmente, tra personaggi e situazioni al limite dell’assurdo. Alcuni potrebbero mettere il punto prorpio su questo, le situazioni al limite del ridicolo che sembrano sconfinare nel raccapricciante. Ma è questo il suo bello.
E solo continuando a leggerne le avventure si portà capire dove la Garey vuole arrivare. Per me come inizio serie è decisamente riuscito.
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«Non andartene docile in quella buona notte»
Un caso.
Sicuramente qui da noi lo è stato…ha fatto discutere parecchio i blogger, sia nel bene che nel male. E sono fioccati i commenti nel web, alcuni positivi altri meno.
Il problema principale, da quello che mi è dato capire, nasce dal fatto che la trama sembra qualcosa di già sentito. Il libro infatti viene spesso accostato a “The Giver” e al successivo “La Rivincita“, entrambi della scritrice Lois Lowry, pubblicati da Giunti Y poco tempo fa, ed entrambi facenti parte del “nuovo” filone distopico (o antiutopico) che ultimamente riempie gli scaffali delle librerie americane e che sono infine sbarcati anche qui da noi.
Insomma, dopo vampiri, licantropi e angeli le case editrici ci presentano questi nuovi fantasy, per ora principalmente young adult (per adolescenti), che sono ambientati in una realtà alternativa…solitamente futura…dove la società si è evoluta in una estremamente restrittiva, scandita da regole ferree che vengono vendute come “l’unica soluzione per vivere una vita ideale”, ovviamente per il bene del cittadino (per saperne di più vi rimando alla pagina wiki, se non alla lettura stessa di uno di dei libri che citerò nella recensione).
Premettendo che non ho letto i due sopra, non posso non dire che, alla prima lettura della trama, fossi anch’io piuttosto scettica e sfiduciata avendo trovato collegamenti ad un’altra serie, che invece ho letto, pubblicata da Mondadori qualche anno fa.
La serie Uglies di Scott Westerfeld (di cui fanno parte Brutti, Perfetti e altri due mai pubblicati). Westerfeld, a differenza della Lowry o di tutte le altre scrittrici pubblicate in questi ultimi tempi, ha aperto la porta al nuovo boom a quanto pare…anche se il filone distopico ha origini ben più “anziane” di queste.
Nonostante questi non proprio rosei inizi, posso dire che a me Matched é piaciuto.
L’ho trovato un libro delicato e dolce. Principalmente introspettivo.
L’azione infatti è praticamente assente, sono i pensieri e i comportamenti dei personaggi quelli che mutano e maturano durante la storia…e che determineranno i cambiamenti in loro stessi e, nei prossimi libri della serie, nella Società.
Non so se questo mio parere sia dovuto al fatto che ormai non ho ricordi chiarissimi sulla serie di Westerfeld e quindi, magari, l’ho letto come se fosse l’unico esempio del suo genere per me…stà di fatto che, nonostante alcune carenze dell’autrice e del target a cui è rivolto (adolescenziale), mi sia piaciuto.
I personaggi.
I principali sono tre: Cassia -la protagonista-, Xander -il suo amico d’infanzia e poi Promesso- e Ky -l’altro amico d’infanzia-. Come ovvio, verrà a crearsi un triangolo tra loro tre con Cassia e la sua maturazione al centro di tutto (quel tipo di cosa che fa impazzire le ragazze romantiche, no? ). Anche se, a mio avviso, non è stato sfruttato pienamente, mi ha dato più l’impressione di un rapporto alla “Romeo e Giulietta” (nel senso che Xander non è poi un gran rivale, c’è più un amore contrastato che una rivalità).
Come detto anche nella trama, la storia si apre al banchetto di Abbinamento di Cassia e Xander.
L’Abbinamento avviene per tutti i cittadini al compimento dei 17 anni di età quando i Funzionari incaricati, a seguito di una raccolta costante di dati dei soggetti fin dalla loro nascita, decretano il compagno perfetto, il Promesso. La fortuna di Cassia è di essere abbinata a Xander, suo miglior e amico, e persona che conosce perfettamente fin da piccola (situazione, questa, estremamente rara).
Secondo l’ordinamento della Società, a questo solitamente segue un periodo di corteggiamento controllato dai Funzionari che porterà, al compimento del venunesimo anno di età, alla stipula del Contratto Matrimoniale…perchè dagli studi condotti dalla Società, sono quelli gli anni con il picco di maggiore fertilità.
Il controllo però non si ferma a questo, secondo questa Società è possibile avere figli fino ai trent’anni e non oltre. Ma cosa più importante, al raggiungimento degli ottant’anni d’età, questi studi hanno dimostrato che la vita deve finire perchè si è ormai raggiunta una piena esperienza di vita senza essere ancora arrivati a sentirsi inutili.
Sarà quello che succederà nei primi capitoli al nonno di Cassia e che la porterà ad iniziare un percorso di domande e riflessioni importanti.
«Non andartene docile in quella buona notte»
Se devo dirla tutta, la parte del nonno nel “risveglio” di Cassia mi ha un pò disturbato perchè, è pur vero che da qualche parte il ragionamento doveva pur iniziare, ma non capisco perchè il nonno abbia spinto la nipote a ribellarsi al sistema quando lui stesso lo ha seguito fin quasi alla morte (pensieri di un uomo vicino alla morte che rivaluta la propria vita e vuole qualcosa di meglio per la nipote? Può essere, ma mi ha comunque convinto poco).
Anche il fatto che fin dall’inizio pensieri già “ribelli” o comunque non conformi a quella che è la società descritta vengano spiegati per bocca di Cassia risuona alquanto strano e, in definitiva, poco realistico.
Una persona nata e cresciuta con determinate regole ha bisogno di un forte stimolo per ribellarvisi, non può avere pensieri del genere da subito.
L’altro motivo scatenante dell’inizio della “rivalutazione” è proprio Ky.
Al banchetto di Abbinamenti, infatti, oltre a conoscere il nome del futuro compagno, ad ogni ragazzo viene consegnata una microscheda in cui sono raccolti tutti i dati del rispettivo Promesso per poter iniziare a conoscerlo e avere informazioni su come procedere nl corteggiamento.
Nel momento in cui Cassia inserisce il suo nel portale (lo strumento utilizzato per comunicare fra persone distanti e per effettuare ogni altra “connessione” video) vede si, in un primissimo momento, il volto di Xander, ma subito dopo lo schermo si oscura e compare per qualche attimo il volto di Ky. Cassia non sa cosa pensare ne come comportarsi. Fare finta di niente? O parlarne con qualcuno?
Ma ovviamente la cosa non passa inosservata ai Funzionari che rassicurano Cassia spiegandole essersi trattato di un mero errore, ma sarà veramente così?
Nel far questo le svelano un segreto molto importante che riguarda Ky, un segreto che gli impedisce di essere inserito nel programma abbinamenti.
Quello sarà il secondo punto di svolta della storia.
Da quel momento Cassia non riuscirà più a vedere Ky con occhi normali e cercherà di conoscerlo meglio fino all’ovvio risultato.
Ma c’è sempre Xander da ricordare…e una Società che non permette errori.
Non sarà poi così facile ribellarsi a regole che hanno scandito il tempo di una vita, spesso oscillerà sulle stesse scelte…non sapendo se le stesse siano una volontà egoistica e personale o un modo per migliorare il loro futuro. Le conseguenze potrebbero mettere in pericolo tutti, ma sopratutto quelli che più ama.
Rivestiranno notevole importanza le parole, che da cenere e nulla si faranno carne e ossa.
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1° volume di The Darkest Powers
Ho letto in una recensione non molto favorevole che questo libro non fa paura.
A parte che non capirsco dove avesse letto che avrebbe dovuto, stà di fatto che a me, in un paio di occasioni, si sono drizzati come antenne i peli delle braccia e un brivido freddo mi è sceso lungo la colonna vertebrale.
Suggestione pura e semplice dovuta ad una scrittura scorrevole e coinvolgente.
Perchè non si può assolutamente dire che la Armstrong non sappia scrivere e usare le parole, dosarle e sfruttarle come si deve.
La storia è piuttosto originale, in un panorama di vampiri o licantropi o angeli qui c’è un gruppo di ragazzini con poteri potenziati. La protagonista, Chloe, è una negromante ma non sa di esserlo finchè non viene rinchiusa “per il suo bene” in una casa famiglia per porblemi mentali. Una casa che fin da subito mostra di essere più di quel che sembra.
Sarà al suo interno che si svolgerà quasi tutta la storia, lentamente si scopriranno i poteri di Chloe e degli altri ragazzi rinchiusi.
E’ vero che effettivamente non succede moltissimo in questo primo capitolo, un pò in questo mi ricorda le Cast con la loro casa della notte, ma quel poco che c’è è veramente ben speso e porta ad una bel senso di attesa per il prossimo capitolo…che ancora non si sa quando verrà pubblicato qui in italia. Aspettiamo e speriamo sia presto.
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Soddisfazione
Questa è la parola che mi è venuta in mente immediatamente dopo aver letto le ultime righe di questo meraviglioso libro. Sapete, quel tipo di soddisfazione che vi fa star bene col mondo intero, in pace.
Che vi fa sorridere e canticchiare.
La storia di Truly mi ha dato questo e tanto altro. Una storia priva di quella magia da libro fantasy, ma ricchissima di quella magia tenue e intricata che può esprimersi nelle vite di tutti noi, ogni giorno. La magia della vita…e della morte.
La storia di Truly è la storia che ognuno di noi avrebbe potuto vivere -o che magari stà vivendo!-. Una storia vera e viva.
La storia di una bambina che fin nella pancia della mamma è stata unica, per una particolarità, ma comune, per tante altre.
E’ quindi, questa, la storia della sua vita -o meglio di una buon parte, ma non tutta- e di quelli che l’hanno circondata. Dalla bellissima e fatua sorella, Serena Jane, ai vari Robert (Bob, Bob Bob, Bobbie) Morgan – dottori o intrusi-. Da Tabitha Dyerson -strega o semplice donna- ad Amelia Dyerson -amica fedele o traditrice-. Senza dimenticare l’aspra signorina Sparrow…
Nella piccola e retrograda contea di Aberdeen.
Quindi in un certo senso, è anche la storia di una cittadina con le sue meschinità e cattiverie.
Le sue nascite e morti. I suoi segreti. Il suo “vecchiume” e le sue modernità.
E quello che rimane è questo.
Soddisfazione.
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Eee...non ne posso più.
Cos'è stà storia. Torniamo sempre sulla solita trama!
Scritta bene e scorrevole, ma sempre la solita storia...piatta e noiosetta.
E uno ad un certo punto arriva al colmo.
Perchè per farsi pubblicare oggi bisogna ricalcare quelli che ormai sono diventati clichè?!
Ragazzina con problemi famigliari che la costringono a subire dei cambiamenti "drastici" nella sua vita di tutti i giorni (c'è un trasferimento)...essendo quello che è, un adolescente, buona parte della storia si svolgerà in una scuola.
C'è un mistero legato alla sua vita e al luogo in cui si è trovata tutto d'un tratto a dover vivere.
E due belli che se la contendono.
Vi ricorda qualcosa?
Per chi è amante del genere e non si è ancora stancato dei libri clone...o semplicemente si stà aprendo solo ora a questo genere (urban fantasy per adolescenti) una lettura leggera e adeguata.
Per tutti gli altri...lasciate stare, non ne vale la pena.
p.s. però è anche vero che ci sono scrittori che usando temi già sentiti sono in grado di creare storie "nuove" e appassionanti. Stà tutto in questo...nella capacità dello scrittore. ;)
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- sì
- no
A new day dawns
Un incedere lento, aggraziato all’inizio.
Un incontro, uno scontro.
Un passo, un altro…una corsa contro il tempo.
Verso il passato e un nuovo presente.
Una musica? Un destino?
Il tempo è giunto, la prescelta è arrivata.
Per salvare…ed amare.
And as a new day dawns.
The darkness moves away.
And I will wait for you.
Il libro si compone di tre parti ben distinte fra loro.
Potrei definirle come il risveglio, la corsa verso il destino e la conclusione.
L’inizio lento vede Maila nella sua quotidianità. Tra corse nella foresta e acquisti di libri, musica, vestiti su internet.
Una ragazza non come tante, ma che vorrebbe esserlo.
Già dalle prime righe l’autrice, Camilla, riesce a distinguersi per l’uso che fa delle parole, dei suoni, delle forme che fluiscono dalla penna facendoti rabbrividire e sognare.
Dicevo, Maila che si sente estranea anche nella sua famiglia adottiva, nonostante sia quasi l’unica vera famiglia che abbia mai conosciuto…o per lo meno che ricordi.
Ad Amadriade (adoro anche i nomi che ha scelto l’autrice, e mi piacerebbe veramente sapere da dove sono usciti…), la casa sicura al di là della foresta rispetto al centro abitato degli umani, Robilante.
Ma la semplicità della vita che ha condotto finora e l’irrequietezza che la tormentano presto avranno termine.
La Luna sta per fare la sua scelta, il Canto della Notte chiamerà la Predestinata.
Il fiore Orchimola inizierà a diffondere il suo profumo dolce e avvolgente.
Gli Artigli Rossi, affamati di carne umana e di lupo, ma soprattutto della carne della Prescelta che dona l’immortalità, sono vicini e in attesa.
Un amore imprevisto creerà scompiglio nella trama del destino.
La corsa contro il tempo e verso un destino prestabilito inizierà.
Qualcuno attenderà, non visto, l’esito degli eventi. Sperando e pregando.
Un errore verrà commesso. Un errore commesso per amore, nella ricerca di una vicinanza e un calore mai avuti.
Visioni di morte e speranza, nate nel sangue.
Un tradimento. Una battaglia.
E infine…
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Trilogia di Bartimeus n.2
Secondo libro della Trilogia di Bartimeus, "L'occhio del Golem" continua a seguire le vicende del mago adolescente Nathaniel e del jinn Bartimeus, oltrechè di un personaggio non prorpio nuovo in quanto ripescato dal precedente libro. Si tratta di Kitty Jones, una rappresentante della resistenza (organo questo che trama la caduta del potere dei maghi).
Dopo tre anni dagli avvenimenti del primo libro ritroviamo Nathaniel che - oltre ad aver cambiato mentore - lavora presso il Ministero degli Interni quale segretario del Ministro degli Interni stesso. A causa della popolarità ottenuta dopo aver salvato il Primo Ministro ne "L' Amuleto di Samarcanda", Nathaniel si ritrova ora al centro degli intrighi degli avidi maghi del Ministero invidiosi del potere che è arrivato ad ottenere.
Nathaniel e Bartimeus saranno costretti ad indagare su strane distruzioni ai danni del Governo che per alcuni sono opera della resistenza...ma per Nath, per buona parte, sono causate da una forza diversa e minacciosa che si ammanta di una strana nube nera e viene diretta da un entità segreta.
...oltre a questo vi troverete di fronte afrit "scoppiati", bastoni magici, vecchi avidi, spie strambe, lupi mannari.....e tanto altro ancora.
L'unica cosa che mi è dispiaciuta un pò è stato il cambiamento avvenuto nel carattere di Nathaniel...ma ve ne accorgerete leggendolo!
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