Opinione scritta da Sara S.

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Narrativa per ragazzi
 
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    08 Aprile, 2013
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la realtà è peggio del peggiore degli incubi

La parola "proibito" è spesso associata nella letteratura a libretti di genere rosa-pseudo-erotici-pseudo-scandalosi che vorrebbero auspicare a chissà cosa per attirare attenzione dagli scaffali. Bene, scordatevi tutti i cliché associati ad essa, perché in questo libro non vi saranno specchietti per allodole e il "proibito" sarà veramente tale. Leggendo dal dizionario: PROIBITO= non consentito dalla legge. Quando mi sono apprestata a leggere il romanzo questo concetto nella mia mente era ancora abbastanza sfocato, non avevo capito in pieno quello in cui mi sarei imbattuta, la consapevolezza è arrivata solo alla fine. Ma partiamo per gradi.
Fin dall'inizio era chiaro che questa storia mi sarebbe piaciuta, lo stile di scrittura dell'autrice risulta scorrevole e avvincente, i protagonisti sono due (Lochan e Maya, fratello e sorella) che espongono i fatti narrati in prima persona alternandosi di capitolo in capitolo, e, anche se la partenza è in po' in sordina e l'attenzione viene rivolta principalmente alla loro vita scolastica, alle dinamiche della loro famiglia e alla loro routine quotidiana, si capisce subito che non è il solito libro adolescenziale banale, ma che al contrario vi saranno in serbo molte sorprese, solo che davvero... mai mi sarei aspettata un tale coinvolgimento. Non sono una lettrice che si spertica in lodi facilmente, che si lascia coinvolgere dai risvolti emotivi dei romanzi, o dalla lacrima dirompente, ma "Proibito" è davvero un romanzo che lascia il segno e nonostante la tematiche che affronta siano talmente particolari che dubito vi siano molte persone che abbiano vissuto qualcosa di simile, al tempo stesso è impossibile non immedesimarsi in Lochan e Maya ed essere d'accordo in tutto e per tutto con il loro amore sbagliato. E qui l'autrice fa davvero riflettere sul concetto di sbagliato, perché è palese agli occhi di chiunque abbia letto il libro che nulla dei comportamenti dei due protagonisti sia sbagliato sul serio, ma... ironia della sorte... lo è per la legge. Durante la lettura si prende quasi alla leggera questo rovescio della medaglia, ci si lascia prendere così tanto dall'evolversi dei fatti che quasi ci si scorda, o quantomeno si tende a disinteressarsi e a minimizzare, di ciò che è proibito non per etica ma per regolamentazione scritta dal codice penale.

Il mio pensiero era: "Ma sì... cosa importa di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato... non sarà poi così grave se i protagonisti non fanno del male a nessuno e sono entrambi consenzienti..."

E' per questo che poi, quando il mondo reale inizia a prendere il sopravvento, ci si rende davvero conto di quanto la realtà sia il peggiore degli incubi. Sinceramente sono rimasta abbastanza traumatizzata dall'epilogo di questo libro, non me lo aspettavo. Ma ciò non toglie che è stata (al momento) la lettura migliore del 2013.

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Consigliato a chi ha letto...
Consigliatissimo!!! E non solo agli adolescenti. Ma forse i lettori più sensibili dovrebbero astenersi a leggerlo solo per il fatto che il finale è davvero... davvero... TROPPO. Non ci sono molte altre parole per definirlo, ma la sensazione è quella di essere stati vittima di una terribile sopruso.
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Fantasy
 
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    04 Aprile, 2013
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The Hybrid Chronicles, vol. 1

Fin da subito "Hybrid" è un romanzo che desta curiosità, l'argomento degli "ibridi" è stato sfruttato poco nella letteratura e prima di iniziare a leggere ci si domanda che tipologia di ibridi sarà presente nella storia. La risposta non è così scontata. In questo romanzo sono infatti definite ibride le persone che possiedono due anime... ovvero: due persone, con due menti e personalità distinte che devono condividere lo stesso corpo e utilizzarlo in maniera alternata e possono dialogare tra loro col pensiero.
Ammetto che nei primissimi capitoli la descrizione di questa peculiarità non è di immediata comprensione, sembrerebbe quasi di avere a che fare con uno strano tipo di gemellarità siamese, ma con il passare delle pagine ci si abitua e la narrazione, che avvicenda in prima persona la voce di una delle due protagoniste (Eva), mantenendo però come protagonista alla pari anche la seconda anima (Addie), non sembra più così complicata come sembrava all'inizio.
Certo è che in "Hybrid" vi è un'originalità sorprendente, fa davvero piacere ogni tanto leggere qualcosa che esuli dalle solite trame e dai soliti schemi narrativi: posso confermare che da questo punto di vista è un romanzo che non delude! Stessa cosa dicasi per l'ambientazione (un mondo del futuro in cui gli ibridi sono molto diffusi..) e per il contesto sociale avverso (nella storia infatti gli ibridi, nonostante siano molti, sono considerati "sbagliati" e per questo motivo discriminati, contrastati e curati con il fine ultimo di annullare la loro ibridità).
Anche lo svolgimento del romanzo l'ho trovato sopra la media, vi è la giusta dose di azione, lasciando spazio a parti riflessive e di conflitto tra le due anime, che hanno momenti di contrasti tra loro proprio come fossero normali sorelle. Non posso dire che non vi siano scene un po' scontate, soprattutto nel finale (lasciato aperto ad un seguito), ma tirando le somme credo che sia uno dei migliori esordi narrativi YA dell'ultimo anno, da consigliare a chi vuole staccare la spina dai fantasy.

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Consigliato a chi ha letto...
E' un romanzo che consiglio a tutti i lettori YA o simpatizzanti YA. In particolare potete andare sul sicuro (nonostante la tematica diversa) se già avete letto e apprezzato romanzi come "Dentro Jenna" o "Kayla 6982", pubblicati sempre per la stessa casa editrice.
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Fantasy
 
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    19 Marzo, 2013
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serie the giver" vol. 4

Quarto e ultimo romanzo per la serie distopica "The Giver" che come di consueto è incentrato su un protagonista inedito, per poi riallacciarsi con personaggi già conosciuti nei precedenti libri. Il romanzo è diviso in tre parti. Nella prima parte, quella introduttiva, facciamo un passo indietro nella storia, ritorniamo al mondo di Jonas, quel mondo apparentemente perfetto ed asettico del primo libro, ma questa volta il punto di vista cambia completamente prospettiva, portando il lettore a conoscere Claire, una ragazza designata dalla sua società con il compito di "anfora", ovvero una partoriente. Chi ha già letto e apprezzato "The Giver" avrà modo di rivivere alcune scene secondo un altro punto di vista. Lo stile dell'autrice è inconfondibile, tratta argomenti interessanti intessendo una trama complessa ma di facile apprendimento, come di consueto non delude e offre spunti di riflessione che portano il libro ad essere categorizzato non solo come un distopico ma anche come un romanzo di formazione, anche se devo ammettere che rispetto ai libri precedenti in questo ho notato un segno di stanchezza in più, in quanto a mio avviso, la seconda parte del romanzo che dovrebbe esserne il fulcro, si trascina un po' e appare un po' meno geniale e avvincente rispetto a quello che mi aspettavo. Nella terza parte ho invece notato un miglioramento, qui tutti i fili si riallacciano all'intera trilogia, si ritrovano i protagonisti e i personaggi principali dei volumi precedenti e la storia chiude quindi il cerchio con un epilogo adeguato ad ogni auspicio, aggiungendo anche una piccola componente fantasy, caratteristica forse un po' stonata rispetto al resto della storia, ma essendo un elemento presente in piccola parte anche negli altri libri, l'ho trovato coerente con lo stile generale dell'intera serie. In definitiva un buon romanzo YA, non eguaglia la magnificenza del primo libro ma è da leggere per tutti coloro che già conoscono l'autrice e gli scorsi romanzi.

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Consigliato a chi ha letto...
consigliato a chi ha già letto e apprezzato i libri "The Giver", "Gathering Blue" e "Il Messaggero". Può in realtà essere letto anche da solo, in quanto la storia è spiegata piuttosto bene, ma secondo me per capirla davvero in pieno la lettura degli altri è necessaria.
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Narrativa per ragazzi
 
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    24 Gennaio, 2013
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TRILOGIA CUORE D'INCHIOSTRO, VOL. 2

Questo secondo volume della trilogia "cuore d'inchiostro" non solo conferma le mie impressioni positive sulla fantasiosissima storia scaturita dalla penna dell'autrice, ma, contrariamente a quello che mi sarei aspettata, mi è piaciuto ancora più del primo.
Già il primo libro mi era piaciuto, ma nonostante le 4 meritate stelline assegnategli, l'ambientazione era troppo poco fantasy e ne ero rimasta un pochino delusa. In "Veleno d'inchiostro" invece lo scenario cambia completamente e la storia questa volta non è più ambientata nel nostro mondo, ma nel mondo d'inchiostro. Che dire... è stata una lettura appassionante ed avvincente dall'inizio alla fine! Classificarlo come narrativa per ragazzi di età consigliata tra i 10 e i 13 anni (come vi è scritto ovunque sulle schede in internet) è a mio avviso molto MOLTO riduttivo. Perché in "Veleno d'inchiostro" non solo vi è una trama ben sviluppata, con dei personaggi realistici e di spessore, ma i risvolti della storia sono imprevedibili e tutt'altro che banali e questo lo differenzia palesemente rispetto alla maggior parte dei romanzi per ragazzi dove di solito vi è una certa ingenuità dei contenuti e dei finali convenzionali e piatti.
L'autrice ha dimostrato abilità narrativa e molta creatività (che già era evidente nel precedente libro, ma qui è ancora meglio) e il paragone che mi è sorto spontaneo è quello con la Rowling. Intendiamoci... non siamo ancora ai livelli di genialità assoluta di Harry Potter, ma sicuramente questa trilogia è un buon candidato ad affiancarlo sul podio.

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Consigliato a chi ha letto...
Consigliato a ragazzi e adulti senza distinzione alcuna. Se avete già letto e apprezzato il primo libro, questo non dovete perdervelo, io l'ho trovato di livello superiore, ancora più appassionante e fantasioso.
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Classici
 
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    19 Gennaio, 2013
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Non me ne vogliano gli amanti dell'autrice...

Questo è il mio primo approccio con la Woolf e purtroppo non è andato a buon fine. Sono partita a leggere per primo questo libro, che viene considerato dai più come il più maturo e quindi migliore dell'autrice, ma spero davvero non sia così. "Gita al faro" per me è il risultato di un esercizio di stile esagerato ed assurdo, che esula da tutte le regole della scrittura. Ebbene sì... se un romanzo del genere fosse scaturito dalla penna di un autore esordiente qualunque non mi sarei fatta troppi problemi nel dire che la storia ha una struttura sintattica del tutto errata e che l'autore in questione avrebbe dovuto prendere ulteriori lezioni di scrittura, perché così proprio non va. Nel caso della Woolf sembra quasi brutto dirlo, anzi, tale caratteristica viene interpretata come sinonimo di genialità, anziché incapacità di esprimersi, ma, siccome nelle mie recensioni sono sempre stata sincera al 100% nel giudicare i romanzi e nell'esternare la mia opinione anche in questo caso non farò eccezione. Secondo me l'autrice durante la stesura di questo libro aveva troppe idee nella mente e non è riuscita a comunicarle in maniera coerente, il lettore fa fatica a capire OGNI elemento della storia, a partire dall'ambientazione, i personaggi, le relazioni che intercorrono tra loro. La prima parte del libro è sicuramente la più ostica da questo punto di vista, perché non vi è una minima introduzione che spieghi CHI sono i personaggi e DOVE si trovano. Sembra di assistere ad una scena di teatro quando lo spettacolo è già iniziato, sembra che manchi qualcosa di essenziale. E questo non è il solo problema, perché anche la struttura delle frasi è incomprensibile. Dialoghi senza precisare chi è che parla... e poi una raffica di pensieri che saltano da un punto di vista all'altro senza nuovamente precisare chi li esprime. L'esposizione del romanzo è infatti in terza persona ma il narratore è onnisciente, entra nelle menti dei personaggi e cambia punto di vista repentinamente, in maniera molto caotica, senza coerenza alcuna. Mi spiace ma non riesco a trovarvi genialità in tutto ciò.
Altra nota dolente è il contenuto del romanzo. Sapevo già prima di iniziare la lettura che non mi sarei ritrovata dinnanzi a una storia convenzionale, sapevo già che qui la storia è solo un sottofondo sbiadito e che l'elemento fondamentale è l'introspezione psicologica dei personaggi. Giuro, non era un problema, io AMO i romanzi introspettivi, ma in "Gita al faro" sono rimasta molto perplessa anche da questa caratteristica, che invece solitamente mi piace. Non ho mai assistito ad una introspezione così apparentemente complessa, macchinosa, ma che invece si rivela estremamente piatta e priva di contenuti interessanti. Non sono infatti rimasta per niente colpita dai personaggi e dalla loro caratterizzazione, ho trovato i loro pensieri estremamente banali, insignificanti, non mi sono piaciuti neanche un po'. Il personaggio cardine è la madre, la signora Ramsay, che viene vista da tutti (familiari e amici) come una donna carismatica, da amare e ammirare. Beh, io ho invece avuto la sensazione opposta, l'ho trovata scialba, una comunissima moglie e madre dai valori tradizionali, ma anche un po' ottusa e impicciona. (Vedi la scena in cui vuole per forza far fidanzare due dei suoi commensali solo perché la vita matrimoniale è l'unica prospettiva di vita che secondo lei ha un senso... mah!!!)
In conclusione, lo avrete capito, mi sento di bocciare questo libro nella sua totalità assoluta. Sarà anche un capolavoro del novecento... sarò io che non l'ho capito... ma per me è soltanto un romanzo scritto male e dai contenuti ancora peggio. Ciò nonostante leggerò qualche altra opera dell'autrice perché voglio comunque capire se sono io che non riesco a relazionarmi a lei o se è questo libro in particolare a non essermi congeniale.

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Consigliato a chi ha letto...
Io ovviamente non posso consigliarne la lettura dato che a me non è piaciuto minimamente, e non vi ho trovato nemmeno un aspetto (dico, nemmeno uno!) valido, ma essendo stato scritto da un'autrice di fama internazionale ormai scomparsa penso sia comunque da provare. Io proverò infatti a leggere in futuro qualche suo altro romanzo, non mi sembra giusto depennarla senza aver tentato nuovamente.
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Romanzi
 
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    11 Gennaio, 2013
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Rimane impresso!

Questo mini-romanzo è un ottimo esempio di come possa esistere una storia dai contenuti veramente buoni e al tempo stesso immediata, senza fronzoli, quasi disadorna, ma capace di coinvolgere più di altri romanzi dalle mille sfaccettature che si sperticano in descrizioni minuziose e caratterizzazioni psicologiche da manuale. E' un romanzo lampo, rapido come una freccia... e proprio come una freccia riesce a fare breccia nel lettore. L'autore riesce a ricreare ambienti e personaggi con poche ma efficaci parole, fornisce analisi caratteriali accurate senza sforzo, la storia presente nel libro risulta talmente vivida da riuscire ad immaginarsela alla perfezione, come assistere alle scene di un film! E' il primo libro di Ammaniti che leggo e devo dire che, nonostante l'estrema brevità, per la quale so che ci sono state parecchie critiche (del tipo che l'autore non si è minimamente sforzato, che tanto è già famoso e gli pubblicherebbero qualsiasi cosa, ecc.. ecc...) a me è piaciuto tanto, mi ha tenuta impegnata per una sola serata, ma mi è rimasto impresso come difficilmente accade. Poi il finale... vabbè... è proprio come una freccia al cuore: provare per credere!

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Lo consiglio sicuramente a tutti coloro che vogliono leggere un libro poco impegnativo ma che rimanga a lungo impresso, e consigliato quindi anche ai lettori "deboli" o a chi adduce sempre un sacco di scuse per non trovare il tempo per leggere. Chi ama i romanzi lunghi e molto descrittivi ne potrebbe rimanere deluso, ma trovo che questo possa essere anche un buon intermezzo tra un libro "mattone" ed un altro, quindi non lo escluderei neanche per chi solitamente legge ben altri spessori cartacei.
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Romanzi
 
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    08 Gennaio, 2013
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dissacrazione natalizia...

Cosa c'è di meglio di un romanzo dissacrante atto a prendere poco sul serio la festività del Natale? Io avevo proprio voglia di passare queste feste natalizie con una lettura leggera e divertente, ed è per questo che la mia scelta a tema di quest'anno si è orientata verso questo libro di Moore, il cui titolo è tutto un programma. Le premesse c'erano tutte, e la storia parte bene, permeata da una leggera ironia, situazioni al limite del grottesco e tanta surrealtà. Essendo il primo libro di Moore che leggo non ho parametri di paragone, però ho saputo che molti dei personaggi del romanzo sono comparsi in altri libri, ed è probabile che i fan dell'autore potranno godere di questa accortezza e affezionarsi maggiormente alla storia rispetto a chi come me non aveva ancora avuto il piacere di conoscerli. Non so se sia a causa di questa mia "lacuna", ma in generale il libro, nonostante le ottime premesse e potenzialità, non è riuscito a soddisfare le mie aspettative, che in questo caso (visti gli incredibili consensi riscossi tra i lettori e la trama accattivante come non mai) erano altissime. Già... faccio spesso l'errore di riporre troppa fiducia nei libri che mi ispirano, ma come si fa a restare indifferenti davanti a una cover così carina e a una trama così originale? Non fraintendetemi, "Uno stupido angelo" è DAVVERO un romanzo umoristico degno di questo nome, e ci sono alcune scene che strappano più di una risata (vi basti pensare a degli zombi che vogliono andare all'Ikea...) ma dopo un promettentissimo inizio ho trovato che la storia si perda un po', le vicende risultano sconclusionate, l'umorismo alla lunga è ripetitivo e l'interesse per la vicenda è andato scemando. Ripeto, non un brutto romanzo, se cercate spensieratezza e comicità (un po' demenziale) qua la troverete, solo che io da un romanzo umoristico cerco di più, cerco anche una storia che mi appassioni... questa non mi è sembrata niente di speciale.

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Consigliato a chi ha letto...
Se già apprezzate l'ironia dell'autore e avete già letto tutti (o quasi) i suoi precedenti libri credo che anche questo vi piacerà. Se invece ancora non lo conoscete io consiglierei di partire da un altro romanzo, perché questo non mi ha colpita particolarmente, è probabile che non sia tra i migliori. Consigliato comunque a chi ama il genere umoristico/surreale non esente da sprazzi di demenzialità.
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Narrativa per ragazzi
 
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    08 Gennaio, 2013
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Chi fuggì dal nazismo...

Mi piacciono i libri che parlano di un argomento delicato e tristemente reale come quello del nazismo e appena ne ho l'occasione sperimento sempre nuove letture di tale tematica. Questo libro per ragazzi però ha leggermente disatteso le mie aspettative perché pensavo che la storia fosse più incentrata sul nazismo e invece ne parla in maniera molto blanda e defilata. La protagonista è Anna, una ragazzina berlinese di origine ebrea, che con la sua famiglia è costretta a scappare per sfuggire alla persecuzione. Diciamo che la bambina vive tutto ciò non con la paura che ci si aspetterebbe, per lei è un'avventura emozionante andare a vivere un po' qua e un po' là senza fissa dimora e non riesce a capire a pieno (forse perché ancora piccola) l'orrore che si nasconde dietro alla persecuzione nazista. Questo è il motivo per cui come storia non mi ha molto colpita, mi aspettavo maggiore consapevolezza, maggiore presa sul lettore. Di sicuro è un romanzo più per bambini che per ragazzi, con uno stile di scrittura molto semplice e dei contenuti leggeri, ingenui. Un libro comunque piacevole, con un finale non proprio definitivo, ma che rimanda ad un seguito ("La stagione delle bombe" che leggerò) in cui forse, e dico forse, l'argomento del nazismo verrà approfondito meglio.

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Consigliato a chi ha letto...
Un libro piacevole e scorrevole che consiglio soprattutto a bambini e ragazzi giovani, per un primo approccio "soft" alla tematica del nazismo, come se fosse una grande avventura. Se siete adulti e cercate un romanzo per ragazzi di questo genere ce ne sono a mio avviso di migliori e più coinvolgenti (vedi "Un sacchetto di biglie" di Joseph Joffo o "Conta le stelle" di Lois Lowry)
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Gialli, Thriller, Horror
 
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1.8
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2.0
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    19 Dicembre, 2012
Top 50 Opinionisti  -  

L'ultimo lupo mannaro, vol. 1

Ho iniziato la lettura di questo romanzo con le migliori intenzioni e anzi, con la quasi convinzione che mi sarebbe piaciuto. Niente di più sbagliato. Un buco nell'acqua totale. Già da subito si nota che qualcosa non va. Lo stile di scrittura, seppur scorrevole, risulta freddo e distaccato e la prima domanda che mi sono fatta è stata: potrò mai appassionarmi ad una storia così algida? Ciò nonostante durante la prima parte del libro ho continuato a nutrire qualche aspettativa perché speravo che almeno la vicenda decollasse. Le premesse per estrapolare dallo scheletro della trama un qualcosa di interessante ci sarebbero state, ma la verità è che in 474 pagine l'autore non è riuscito a mettere insieme una storia che valesse la pena leggere. Non accade mai nulla. Molte scene di sesso, molte divagazioni, molte frasi volutamente volgari con aggettivi rozzi buttati lì con finta disinvoltura, come a dimostrare (rimarcandolo esageratamente) che questo romanzo non è il solito urban fantasy edulcorato per ragazzine, ma il risultato è patetico, non si riesce a scorgere un minimo di spontaneità. Inutile dire che da lettrice non sono riuscita per niente ad interessarmi alla storia, i personaggi sono stereotipati e non empatici, e questa situazione va addirittura a peggiorare esponenzialmente con l'avanzare della lettura. La qualità del romanzo crolla verso in basso come un diagramma discendente, se inizialmente non ne ero entusiasta ma potevo concedere una sufficienza stiracchiata, continuando la lettura la mia opinione è peggiorata moltissimo, fino ad arrivare ad un finale talmente stupido e scontato che mi ha fatto gravemente rimpiangere la fiducia concessa. Per semplificare, la trama potrebbe benissimo essere sintetizzata così: "c'era una volta un lupo mannaro brutto cattivo e perennemente arrapato. Era l'ultimo lupo mannaro rimasto". Stop. Davvero, potete limitarvi a leggere queste due frasi ed evitarvi le 474 pagine, perché non aggiungono nulla di più. E ne hanno anche fatto una trilogia!!! Rabbrividisco al solo pensiero di leggere i seguiti.

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no
Consigliato a chi ha letto...
No, non lo consiglio, questo libro non è proprio riuscito a trasmettermi niente, la storia è scialba e non decolla, il linguaggio freddo e calcolato, lo humor un po' forzato, i personaggi banalissimi. Come pubblico è comunque indirizzato più verso lettori uomini che lettrici donne... se proprio volete provare...
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Romanzi
 
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3.5
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    14 Dicembre, 2012
Top 50 Opinionisti  -  

Sessodipendenze e altre follie

Il primo libro di Palahniuk che leggo. Descritto come un autore grottescamente geniale, paragonato a Welsh (che io adoro!), personalmente non ho trovato questo romanzo (con media di 4 stelline su anobii) così TANTO straordinario. Certo, è una storia assolutamente grottesca, assurda, visionaria, con humor nero e risate amare, ma l'impressione che ne ho avuto è stata un po' altalenante. Se da una parte ci sono alcuni capitoli che mi hanno divertita moltissimo, da leggere e rileggere (vedi il capitolo sullo "stupro" programmato, troppo forte!), ce ne sono altri che invece non mi hanno lasciato proprio nulla. La storia infatti non è lineare, è composta da storia presente, aneddoti vari, passato, considerazioni... diciamo che se l'autore si fosse concentrato solo sulla storia presente senza troppe divagazioni mi sarebbe piaciuta di più. La trama scritta sulla quarta di copertina trae un po' in inganno perché punta l'attenzione solo su un aspetto del romanzo, mentre la trama è diversa, è molto incentrata sul sesso, e il linguaggio è volutamente esagerato e volgare. Non mi scandalizzo, solo che alcune scene sono sopra le righe in maniera che oserei definire "fanatica", l'obiettivo sembra sia DISGUSTARE il lettore, mentre io in questo genere di libri preferisco un tipo di volgarità sagace e umoristica, cosa che qui non sempre riesce. Se oscenità e follia allo stato puro non vi infastidiscono non è un brutto libro, si legge in fretta, non annoia, però non è esattamente quello che io intendo per romanzo GENIALE. Leggerò sicuramente altri libri dell'autore per farmene un'idea migliore.

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Consigliato a chi ha letto...
Lo consiglio in primis ai lettori uomini amanti dei romanzi grotteschi e taglientemente ironici, che sapranno meglio apprezzare lo "squilibrio mentale" e la sessodipendenza del protagonista :-) Alle donne amanti delle letture "tradizionali" che non amano le volgarità gratuite lo sconsiglio. Se invece (come me) siete già avvezze a romanzi politicamente scorretti potrebbe piacervi.
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Fantascienza
 
Voto medio 
 
4.0
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4.0
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    13 Dicembre, 2012
Top 50 Opinionisti  -  

Leviathan vol. 1

Leviathan è un romanzo dalle premesse assolutamente geniali! Ambientato nel passato, prende spunto in maniera piuttosto accurata dagli eventi accaduti nella prima guerra mondiale, inserendo vicende e personaggi realmente esistiti. Nel contempo l'ambientazione retrò si amalgama con il futurismo, lo steampunk, arricchendo la storia di particolari fantascientifico-fantasiosi. Leviathan è quindi un mix ben riuscito di futuri possibili e passati alternativi. Abbiamo il mondo diviso in due fazioni: Cigolanti (che come mezzi da guerra e locomozione utilizzano macchinari) e Darwinisti (che utilizzano animali di sintesi, ovvero animali geneticamente modificati e potenziati) che sono in guerra tra loro, schierati proprio come accadde per la prima guerra mondiale. L'autore nel romanzo ha voluto approfondire principalmente la fazione Darwinista, schierandosi idealmente dalla loro parte, ma nonostante le spiegazioni a loro favore, lo sfruttamento degli animali mi ha destato molte perplessità e quindi mi sono sentita più in sintonia con le idee Cigolanti, nonostante i personaggi Darwinisti siano molto interessanti. Abbiamo infatti Deryn, ragazzina quindicenne protagonista femminile darwinista che si finge maschio per poter essere assoldata nell'aviazione e lei è il personaggio che ho preferito perché si ribella alla rigida educazione femminile dell'epoca per realizzare il suo sogno avventuroso. Poi c'è anche Alek, principe dell'impero austroungarico cresciuto cigolante ma in fuga dalla sua nazione che per caso si troverà a collaborare con i darwinisti. Diciamo che come struttura della storia è piuttosto semplice, di poche pretese (ma non bisogna dimenticare che il libro è destinato a un target di giovani lettori), il suo punto di forza è rivolto soprattutto alla peculiarità del contesto ricreato ed è molto ben descritto per quanto riguarda le scene di guerra e dell'ambientazione, con il supporto di bellissime illustrazioni che riescono a mostrare anche ciò che la mente fa fatica a elaborare. Il finale di questo primo libro poi lascia molte cose in sospeso e il lettore non vede l'ora di proseguire con la lettura del successivo.

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Consigliato a chi ha letto...
Se siete amanti della narrativa steampunk o semplicemente ne siete incuriositi, questo è un romanzo davvero esemplificativo del genere. Per via delle dinamiche della storia è principalmente indicato a giovani lettori, ma anche i lettori adulti potrebbero apprezzarlo molto, specialmente se interessati all'ambientazione e all'originalità del romanzo.
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Romanzi
 
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    06 Dicembre, 2012
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Trilogia "Chocolat" vol. 2

Premetto che dopo avere letto e amato Chocolat ero curiosissima di affrontare Le scarpe rosse (il sequel), ma ero stata un po' scoraggiata da alcuni commenti che non lo ritenevano all'altezza del suo predecessore. Ora che finalmente l'ho letto posso dire che sì, obiettivamente il primo libro di una saga amata resta insuperabile, però non ne sono rimasta assolutamente delusa, anzi, mi è proprio piaciuto!
Se nel primo romanzo l'atmosfera festiva era orientata verso il periodo di carnevale-pasqua, qui l'atmosfera è pre-natalizia (il periodo narrato va dal 31 Ottobre alla vigilia di Natale), quindi adattissimo per essere letto nei mesi di Novembre-Dicembre (come ho fatto io) per gustarselo al meglio! L'autrice è stata bravissima a ricreare alla perfezione l'atmosfera calda e accogliente che aveva reso tanto speciale il romanzo precedente, con la novità che la storia è stata completamente reinventata e quindi non viene riproposta una trama simile, ma diversissima e originale, per certi versi proprio spiazzante! Ritroveremo le nostre due eroine (Vianne e la figlia Anouk) e anche un'altro ritorno apprezzatissimo (non vi dico chi...), ma per il resto i personaggi sono completamente diversi e anche l'ambientazione. Inoltre la narrazione è questa volta arricchita da tre voci in prima persona che si alternano tra i capitoli, donando un'esperienza di lettura dinamica, che non lascia davvero spazio alla noia. Una peculiarità che caratterizza il romanzo è la presenza tangibile della magia, in maniera molto più spiccata rispetto a Chocolat, che da questo punto di vista aveva al suo interno un tipo di magia molto lieve, quasi impercettibile. "Le scarpe rosse" si mantiene quindi una storia ricca di profumi "cioccolatosi" che mettono appetito e al suo interno ospita anche un conflitto molto importante tra bene e male, magia buona e magia cattiva, che saprà mantenere alta la tensione fino all'ultimo e non risparmia colpi di scena. Io lo consiglio infinitamente a coloro che hanno letto e amato Chocolat: la Harris non delude!!

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Chocolat!
Se avete letto e apprezzato Chocolat non potete non leggerlo. Questo libro vi permetterà di ritrovare in pieno la sua atmosfera gradevole e magica, con una storia che saprà stupirvi!
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Romanzi storici
 
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    30 Novembre, 2012
Top 50 Opinionisti  -  

ghost story gotica

"Eterna" è il romanzo d'esordio di una giovanissima autrice spagnola, un romanzo che promette un'ambientazione gotica ottocentesca inglese degna dei migliori classici, degna di grandi autori come Charles Dickens. Un progetto decisamente ambizioso per qualsiasi autore contemporaneo, a maggior ragione se non di madre patria anglosassone. Ammetto che questa pretenziosità potrebbe scoraggiare, potrebbe far pensare che questo libro sia il solito specchietto per allodole che cerca di guadagnarsi una fetta di lettori garantendo riscontri esageratamente pretenziosi, e che al momento dei fatti non saprà esserne all'altezza. Ma (in mezzo ad una valanga di autori americani dal successo facile che vengono tradotti in Italia senza la minima scrematura) il fatto che questa volta non siamo davanti all'ennesimo "prodigio" made in USA, mi ha permesso di dare fin da subito la massima fiducia al romanzo della Alvarez. E, lasciatemelo dire... che meraviglia!
Non solo non ne sono rimasta delusa, ma neanche nelle mie più rosee aspettative mi sarei aspettata che un'opera prima potesse essere così ben scritta, intensa, una storia che incanta e appassiona il lettore come solo i romanzi di alta qualità sanno fare. Il paragone con Dickens non è affatto azzardato, perché in "Eterna" si respira veramente il fascino dei grandi classici inglesi, quell'atmosfera gotica, fredda, nebulosa e incantevole che soltanto i libri appartenenti ad un'altra epoca riescono a trasmettere. In questo romanzo troverete l'essenza della narrativa gotica, con una perfetta ricostruzione storica dell'Inghilterra di fine ottocento, il tutto inserito in una storia dai risvolti paranormali, perché l'eroina del romanzo ha il dono di interagire con i fantasmi, quelle anime in pena che vagano nel mondo dei vivi, ancora incapaci di trapassare nell'aldilà. Oltre all'indiscutibile fascino temporale e ambientale, tra le pagine di questo libro vive un'intensa ghost story e un'altrettanto intensa storia d'amore che ha davvero dell'incredibile. Sì, avete capito bene: una storia d'amore incredibile. Chi di voi mi conosce, chi di voi ha già letto buona parte delle mie recensioni sa quanto io solitamente detesti i romanzi rosa, quanto io mal sopporti le smancerie e le love story. Premesso che "Eterna" NON è un romanzo rosa (sarebbe davvero riduttivo e fuorviante definirlo così) è altresì innegabile che la storia d'amore al suo interno è d'importanza cruciale per il romanzo stesso. Ma, a differenza delle storie d'amore patinate e standardizzate da leggere tra uno sbadiglio e l'altro, questa è una storia d'amore assolutamente diversa dalle solite, trasmette purezza ed eleganza, riesce davvero a rimanere impressa, a fare sognare anche le lettrici più esigenti. L'unico piccolo difetto che mi sento di attribuire al romanzo è che la prima parte e la parte centrale sono un po' troppo estese rispetto al finale, ci sono capitoli in cui la storia sembra non decollare, ma se come me verrete stregate e intrappolate deliziosamente tra le sue pagine, non sarà affatto un problema soffermarsi sui particolari un po' più del necessario, sarà anzi un piacere.
Victoria Alvarez si rivela quindi un'autrice di indiscusso talento, un astro nascente della letteratura, un'autrice che non ha bisogno di imbastire finali aperti per un seguito per indurre i lettori ad acquistare altri suoi libri ("Eterna" è infatti completamente autoconclusivo!). Mi auguro di ritrovare presto altre sue opere in commercio!

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Consigliatissimo a tutte le amanti dei classici inglesi, dei romanzi gotici ottocenteschi con ricostruzioni storiche e ambientali del tutto appropriate. Consigliatissimo a chi non disdegna il paranormale (inteso come ghost story) e le storie d'amore se ben lungi dall'essere stereotipate e banali.
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Narrativa per ragazzi
 
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2.3
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    20 Novembre, 2012
Top 50 Opinionisti  -  

Serie "Hunger Games" vol. 3

Non so se ridere o se piangere. Questa trilogia è stata, per me, la più deludente di tutti i tempi. Iniziata alla grande con il primo libro che ho adorato dandogli ben 5 stelle, è proseguita con un secondo libro molto sottotono e con idee riciclate che per me è valso solo 3,5 stelline, finendo infine con un terzo libro che... stendiamo un velo pietoso... peggio di così non poteva essere. Faccio veramente fatica riordinare le idee per scrivere questa recensione, le cose che non mi sono piaciute sono talmente tante che non so da dove iniziare. La mia rabbia è talmente accesa che sto per trasformarmi io nella "ragazza di fuoco", altroché Katniss.
Dato che l'ho nominata partiamo da lei, Katniss, un personaggio che avrebbe dovuto essere carismatico, che avevo amato alla follia nel primo libro. Su di lei mi ero detta: "Finalmente una protagonista con le palle!". Illusa. Katniss, già dal secondo libro perde la verve che l'aveva resa tanto speciale e interessante. In questo terzo libro è praticamente un'ameba, non fa altro che trascinarsi da uno stato d'incoscienza ad un altro, si autocommisera, si piange addosso, medita il suicidio. Ma quale ghiandaia imitatrice, ma quale ragazza di fuoco, ma quale simbolo della rivolta. In questo terzo libro appare finalmente evidente che Katniss si è ritrovata in questa situazione privilegiata per puro caso, non ha la stoffa da leader, è troppo debole per essere una ribelle, è troppo debole per praticamente qualsiasi cosa. Il suo unico pensiero, la sua unica ossessione, è Peeta. Stop. L'autrice deve avere proprio un debole per questo personaggio (che a me personalmente non è mai andato a genio più di tanto) perché già a partire dal secondo libro fa ruotare sempre tutto intorno a lui. Peeta diventa così l'elemento di disturbo di una trilogia che potenzialmente avrebbe potuto dare molto. Un potenziale sprecato. Si potrebbe rinominare la serie con il suo nome: Peeta Games. L'influenza di questo personaggio all'interno della storia è così forte che anche quando fisicamente non è presente è come se lo fosse. Inutile dire che non ho per niente apprezzato come l'autrice ha deciso di gestire gli avvenimenti del romanzo, l'ha trasformato in un prodotto mediocre con stampo marcatamente adolescenziale, con il solito messaggio di fondo per indottrinare le masse, dove l'amore alla fine trionfa in un tripudio di procreazione, perché è così che dev'essere, e tutte le storie devono avere il solito scontato epilogo (perché è cosa buona e giusta).
Gli spunti per rendere "Il canto della rivolta" un libro incisivo e unico ci sarebbero stati, una rivolta ad un regime distopico è un passaggio importante, epocale, andava descritto meglio, andava rivolta maggiormente l'attenzione alle conseguenze di questo scontro, Katniss avrebbe dovuto essere al centro del tutto, attivamente, lucidamente, non accantonata in un angolo a recitare per delle telecamere (di nuovo!) e troppo impegnata nel suo personalissimo scontro amore-odio per avere davvero voce in capitolo su cosa stava accadendo. L'autrice si sofferma troppo a descrivere scrupolosamente e giorno per giorno i mille passaggi dell'involuzione mentale dei personaggi chiave, mentre la parte del libro veramente importante viene liquidata frettolosamente, in poche righe ci fa un sommario riassunto di quello che è accaduto non soffermandocisi affatto. Certo, ci sono parecchie scene drammatiche, molto sangue, morte e devastazione, ma non basta per scuotermi e stupirmi, non bastano scene violente per far diventare uno YA di successo commerciale come tanti, ad uno YA di qualità superiore.
E' un peccato, un vero spreco di materia prima. Se l'idea geniale degli Hunger Games fosse venuta a qualche altro autore (o autrice) più capace e talentuoso avremmo avuto per le mani una vera perla della narrativa moderna, un classico del domani. Invece la Collins non si è dimostrata all'altezza della situazione, accecata dal successo si è lasciata andare banalizzando il tutto. Avrebbe dovuto limitarsi ad un unico romanzo autoconclusivo.

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"Hunger Games" e "La ragazza di fuoco".
Essendo questo il terzo ed ultimo libro di una trilogia chiunque abbia apprezzato almeno il primo libro deve leggerlo. Personalmente io mi sono sentita tradita, è la prima volta che una saga che amavo fa una così rapida dipartita verso il basso. Mi è già capitato di non amare i sequel come i primi libri, ma mai c'è stato un divario così grande da un libro all'altro.
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Classici
 
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4.8
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    18 Novembre, 2012
Top 50 Opinionisti  -  

Grandi speranze

Come da titolo, che più azzeccato di così non poteva essere, in questo libro troviamo davvero tante, tantissime grandi speranze che entrano nella vita del giovane protagonista Pip e che come un uragano lo travolgono e lo portano ad allontanarsi da i suoi affetti più sinceri alla ricerca di una felicità tanto sognata quanto irragiungibile. Ma mai quanto delle grandi speranze possono portare a grandi illusioni! E' questo il messaggio che si prefigge di trasmettere Charles Dickens in questo romanzo, e ci riesce molto bene, con l'ausilio della sua scrittura introspettiva e malinconica, a volte sarcastica, a volte piena di buoni sentimenti, e con l'ausilio di una trama ben congeniata e ricca di colpi di scena.
Ma se devo trovare un difetto dico che nelle retrovie di questo lavoro dickensiano ci sono un po' troppe coincidenze studiate a tavolino, che, come ingranaggi, coincidono tra loro in maniera tanto perfetta quanto difficile da credere realisticamente possibile, e che vengono svelate a poco a poco durante la lettura in modo da tenere viva l'attenzione del lettore. Ma ciò nonostante, è un libro che mi è piaciuto molto e che mi ha lasciato un ottimo ricordo, uno di quei romanzi che rileggerei molto volentieri!!!

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Consigliato a tutti coloro che amano la letteratura di prima qualità, quella senza tempo e dai contenuti sempre attuali, intramontabili!
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Libri per ragazzi
 
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3.5
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4.0
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3.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    18 Novembre, 2012
Top 50 Opinionisti  -  

Qui niente è come appare al primo sguardo

"L'orologio d'argento di Mister Weeping" è un fantasy per ragazzi decisamente atipico ed originale. Come categoria del fantasy credo potrebbe collocarsi nel genere del New Weird, perché mischia fantasy ed horror, e al suo interno, oltre che la magia, ci sono anche invenzioni tecnologiche. Ma le sorprese non finiscono qui, perché assomiglia anche molto ad un manga, sia per l'immagine di copertina e per i disegni che si trovano all'interno del libro (creati dalla giovanissima autrice Sara Bardi, che oltre a scrivere bene è capace di disegnare splendidamente) e sia per lo stile di scrittura, che soprattutto durante le descrizioni fisiche e i dialoghi, regala proprio l'impressione di assistere ad un cartone animato giapponese. La lettura di questo libro mi ha piacevolmente colpita a causa della fervida immaginazione dell'autrice, che introduce personaggi , scenari e situazioni eccezionali e diversissime tra loro; ma mi ha impegnata più del previsto, perché come storia è piuttosto complicata ed intricata. Si sente un po' la mancanza di un editing editoriale capace di alleggerire la narrazione, che risulta spesso troppo particolareggiata e ripetitiva. Inoltre ho notato che durante le scene più cruciali la suspense è quasi assente, e come lettrice il mio coinvolgimento emotivo ne ha risentito. Ma la storia in generale è molto valida e totalmente imprevedibile.

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Se amate i manga questo romanzo vi catturerà!
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Gialli, Thriller, Horror
 
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3.0
Stile 
 
4.0
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2.0
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3.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    18 Novembre, 2012
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Molto rosa e poco thriller

Nora Roberts è un'autrice famosissima e prolificissima (più di 150 romanzi all'attivo... non so se mi spiego) ma questo per me è stato il suo primo romanzo che ho letto. Ero certamente molto curiosa di leggere qualcosa di suo, dato che è molto amata, ma la mia reticenza stava nel fatto che non amo il genere romance, suo punto forte. Ma trattandosi questo di un thriller uscito per la collana Time Crime mi sono detta "perché no?" e ho colto la palla al balzo, sperando che questa volta avesse accantonato la sua specialità per dedicarsi a qualcosa di diverso dai suoi standard, d'altronde sono molti gli autori che sperimentano generi diversi.
Il libro è diviso in quattro parti e la prima è stata quella che più di tutte mi ha tenuta incollata alle pagine, con una storia intrigante che centra subito il fulcro thriller del romanzo, con una scrittura ipnotica e piena di suspense. Un inizio scoppiettante: non potevo chiedere di meglio! Le storie che già da subito dimostrano un potenziale così alto solitamente non deludono e anzi, dovrebbero riservare moltissime altre sorprese, purtroppo però in questo caso non è stato così, e a partire dalla seconda parte il "thriller" viene praticamente accantonato in un angolo per fare spazio ad un romanzo di più ampio respiro, dai toni marcatamente rosa, suonando le campane a morte per tutte le mie aspettative. Ok, forse me lo dovevo aspettare. La Roberts d'altronde scrive da sempre romanzi rosa, se questa volta non lo avesse fatto immagino che tutte le fan ne sarebbero rimaste contrariate. Sono però stata tratta in inganno dal fatto che la trama del libro e i vari trafiletti pubblicitari non menzionassero mai la presenza di una love story, dandomi l'idea di un thriller vero, dove l'innamoramento folle e scontato di due personaggi non occupasse tre quarti dello spazio.
Tutti gli sviluppi del libro sono stati a mio avviso terribilmente banali e pieni di cliché, tuttavia non posso negare che la piacevolezza della lettura c'è e non ho fatto fatica a portarla avanti. La Roberts aveva creato nella prima parte una protagonista davvero interessante e fuori dall'ordinario, carismatica e intelligente, che riesce ad esercitare un forte ascendente sul lettore. E' lei, Elizabeth, il vero gancio di traino. E' grazie a lei se ho continuato, nonostante la delusione, ad essere incuriosita sugli esiti della storia attendendo il momento in cui finalmente il cerchio si sarebbe stretto e la suspense sarebbe tornata in auge. Perché il finale in effetti piazza alcuni colpi di scena e non è stato male, per i miei gusti però eccessivamente affrettato.
In definitiva "Il testimone" è più un romanzo rosa che thriller, la definizione giusta a mio avviso è quella di un romance con un po' di thriller a fare da sfondo piuttosto che il contrario. Ammetto che l'autrice scrive bene e non annoia, a parte i limiti che il genere rosa impone, e non mi sono pentita di avere letto questo suo libro, ma credo proprio che non tenterò di leggerla nuovamente in futuro, non è quello che cerco. Chi invece già ama l'autrice non ne rimarrà delusa.

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  • no
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Lo consiglio caldissimamente a tutte le lettrici che già leggono e apprezzano Nora Roberts. Sono sicura che questo nuovo romanzo vi piacerà. Consigliato alle amanti del romance che non disdegnano elementi thriller e polizieschi. Non consigliato invece a chi non ama il romance, a chi vuole leggere un thriller con la T maiuscola.
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Fantascienza
 
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4.0
Stile 
 
3.0
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4.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    15 Novembre, 2012
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serie "incarceron" vol. 1

"Incarceron" è senza dubbio il romanzo più criptico e poliedrico che mi sia capitato in lettura quest'anno. Il primo capitolo mi ha lasciata basita, senza aver assolutamente capito cosa avessi letto. L'ho riletto tre volte prima di rassegnarmi al fatto che non era colpa della mia scarsa concentrazione, ma era proprio la storia ad iniziare particolarmente "incasinata", in maniera brusca. Senza introduzione ci troviamo catapultati in un mondo diversissimo da quello che conosciamo, ed è molto difficile riuscire ad immaginarlo senza basi, sia per quanto riguarda le descrizioni ambientali, sia per quanto riguarda i personaggi, le strane dinamiche che intercorrono tra loro. Fortunatamente già dal secondo capitolo la storia comincia a farsi più chiara, non del tutto, ma piano piano (capitolo dopo capitolo) si riesce a rimanerne coinvolti e affascinati. La carta vincente di questo romanzo è sicuramente la sua originalità, leggendolo non si incontra mai nulla che possa ricordare qualche altra storia, e anche il genere a cui appartiene è particolarissimo, un mix ben riuscito di generi diversi, tra cui una forte componente sci-fi amalgamata al fantasy, contestualizzato in un regime che abbraccia una peculiare forma di distopia. "Incarceron" è un libro che tiene incollati alle pagine per la curiosità di capire la storia e anche grazie al suo ritmo narrativo molto avvincente, che alterna il punto di vista in terza persona di due realtà parallele che sembrano non avere punti di contatto. I dubbi accompagnano la lettura fino al finale, che finalmente fornisce le risposte tanto agognate, rimanendo comunque aperto ad un seguito. Di contro ai molti pregi ho percepito la difficoltà ad entrare in empatia con i personaggi, i quali hanno una caratterizzazione poco soddisfacente, difetto che mi ha permesso di appassionarmi alla storia vivendola dall'esterno, senza una reale immedesimazione. Per il resto invece ne sono rimasta entusiasta e rimango nell'attesa del sequel (che dovrebbe essere solo uno) con la speranza di un miglioramento per quanto riguarda lo sviluppo dei personaggi, in particolare dei due protagonisti principali.

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Se siete stufi dei soliti YA e volete un romanzo davvero davvero strano, dove niente è riconducibile ad altri libri, questo potrebbe fare al caso vostro. Dovete prepararvi ad entrare in un modo dove niente è ordinario, dove il fantastico si mischia alla fantascienza e alla distopia creando un esperimento letterario singolare e unico. Consigliato certamente ai lettori YA, ma non essendoci i soliti cliché tipici, come infatuazioni adolescenziali e triangoli amorosi, consiglio la lettura anche a lettori più esigenti ed adulti.
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Gialli, Thriller, Horror
 
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5.0
Stile 
 
5.0
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5.0
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5.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    09 Novembre, 2012
Top 50 Opinionisti  -  

Così dolce, così innocente

Questo è sicuramente uno dei libri più agghiaccianti e psicotici che mi sia mai capitato di leggere. Riesce ad inquietare senza avere al suo interno niente di davvero spaventoso. Scordatevi gli horror paranormali, i thriller grondanti di sangue, perché il contenuto di questo romanzo è di fatto tranquillissimo paragonato ai romanzi di terrore dove è l'elemento violenza a disturbare e creare sgomento. Dice bene Stephen King nella sua dedica all'autrice: Shirley Jackson non ha bisogno di alzare la voce.
Le due sorelle protagoniste del libro vivono nella loro sontuosa villa di famiglia assieme allo zio e al loro gatto e sono felici, hanno una routine già rodata e prestabilita per ogni giornata. Hanno pochissimi contatti con il mondo esterno e come tutte le persone un po' schive non sono amate dagli altri, non sono ben volute in paese, ma a loro non importa. Nella loro mente tutto funziona a meraviglia, si vogliono bene, amano la loro proprietà immobiliare tramandata di generazione in generazione e non desiderano nient'altro che tutto continui così all'infinito. Pagina dopo pagina impariamo tutto di loro, delle loro ansie, delle loro fantasie. Come ho già detto la trama è all'apparenza tranquilla, molto semplice, ma l'autrice riesce a stupire con grande maestria. Non vi dirò come prosegue il romanzo, ma lascia sconcertati. Sono i piccoli orrori quotidiani che si accumulano, la tensione narrativa che aumenta, il clima di decadenza morbosa, la follia dei personaggi a rendere questo romanzo davvero indimenticabile, unico nel suo genere!
Un romanzo adatto ai palati delicati, capaci di gustarsi i piccoli particolari, che si lasciano coinvolgere mentalmente in questa folle danza di normalità anormale e non hanno bisogno di forti rumori per trasalire.

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So che il prezzo del libro è un po' altino per i tempi che corrono (18 euro x 182 pagine) però ne vale davvero la pena. E' uno di quegli acquisti che non ci si pente di aver fatto. Un "must" della letteratura horror psicologica. Un libro adatto a chi ama le storie assolutamente folli e incredibili, che riescono ad inquietare senza esplicite descrizioni di orrore e senza fare ricorso alla violenza.
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Romanzi storici
 
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
4.0
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3.0
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3.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    09 Novembre, 2012
Top 50 Opinionisti  -  

Quelli che s'amano tra loro diverranno invincibili

Questa opera prima dell'autore Robert Goolrick è un romanzo diviso in tre parti e ognuna di queste tre parti ha suscitato in me sensazioni diverse e altalenanti.
La prima parte mi ha delusa. Dopo un primo capitolo semi-introduttivo molto interessante, la storia mi ha dato la fastidiosa impressione di dejà-vu, in quanto mi ricordava moltissimo un film che avevo visto al cinema parecchi anni fa. Si tratta di "Original Sin" con gli attori Antonio Banderas e Angiolina Jolie. Le caratteristiche in comune sono tantissime forse troppe e non mi hanno permesso di godermi appieno la storia.
La seconda parte invece mi ha entusiasmata, la storia si discosta dal film, ed è riuscita ad avvincermi e a incuriosirmi tantissimo, anche a stupirmi, sì, perché ci sono anche dei colpi di scena inaspettati che mi hanno fatto davvero sperare in un finale mozzafiato e sorprendente, cosa che invece non è avvenuta, in quanto la terza parte è stata (a mio avviso) abbastanza prevedibile e il finale inaspettato tanto acclamato anche dalla quarta di copertina è stato abbastanza blando, quasi da romanzo rosa, non all'altezza delle mie aspettative.
In generale mi sento quindi di dire che da questa lettura mi aspettavo di più, ma non è neanche malaccio. A livello di storia non mi ha colpita particolarmente, ma è lo stile di scrittura invece la carta vincente. Goolrick sfodera un linguaggio ricercato, introspettivo, molto descrittivo e con un ritmo ossessivo, ridondante, dai risvolti quasi perverso. Questa caratteristica, accompagnata da un'ambientazione affascinante e fredda regala una lettura intensa, claustrofobica, ma mi è piaciuta, perché è il vero elemento originale trainante che mi ha permesso di apprezzare maggiormente il romanzo.

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Se vi piacciono i romanzi introspettivi e con dei personaggi controversi questo potrebbe essere il romanzo per voi. Non vi deve spaventare il linguaggio ossessivo e ridondante perché è una qualità necessaria per la storia.
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Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
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4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    07 Novembre, 2012
Top 50 Opinionisti  -  

Serie di Will Trent, vol. 3

E' una mia impressione o i libri della Slaughter sono uno più bello dell'altro? Ho iniziato questa lettura con alte aspettative, già quasi sicura di essere davanti ad un ottimo thriller, visto che i precedenti mi erano piaciuti molto, e le mie aspettative sono state addirittura superate! Anche "Genesi" come i libri precedenti editi da Time Crime ("L'ombra della verità" e "Tre giorni per morire") ha una trama complessa, ben congegnata, che tiene il lettore con il fiato sospeso e non risparmia colpi di scena strepitosi, ma, a differenza di altri ottimi thriller che ho letto ha una marcia in più, in quanto l'autrice non si limita solo ed esclusivamente al genere "thriller", ma aggiunge anche una buona dose di vero "romanzo". I protagonisti del libro si riprendono dai precedenti, hanno una vita che l'autrice ama approfondire in maniera molto precisa, arricchendo la storia di introspezione psicologica; non sono personaggi che iniziano e finiscono con l'inizio e la fine del libro. Il lettore non rimane solo curioso di scoprire come si risolverà il caso, non sarà solo smanioso di arrivare a fine libro per scoprire il colpevole, ma rimane anche affascinato dalla storia in maniera più ampia, dalle vite di questi personaggi che si intrecciano, e la lettura scorre fluidamente, come se si stesse leggendo un normalissimo ed appassionante romanzo di narrativa generale. In "Genesi" ritroviamo quindi la compagnia di Will Trent, detective e uomo straordinario (impossibile non amarlo!) e di Faith Mitchell (già comparsa in "Tre giorni per morire") e in più si aggiungerà Sara Linton, un'assoluta new entry per chi segue la serie partendo dalle pubblicazioni Time Crime, ma un personaggio già conosciuto per chi ha già avuto il piacere di leggere la serie "Grant County", pubblicata (purtroppo non ancora per intero) da Sonzogno e Piemme. "Genesi" risulta infatti come un crocevia tra la serie "Grant County" e la serie di Will Trent.
Insomma... "Genesi" è un libro IMPERDIBILE, da brivido per quanto riguarda la variante thriller (che in questo libro sarà particolarmente cruenta, ancora più del solito) e ancora più appassionante per quanto riguarda le vite dei personaggi. Rasenta la perfezione ma non mi voglio ancora sbilanciare (l'unico motivo per cui non mi sento di dare il massimo assoluto dei voti è a causa delle forse troppe coincidenze che portano alla soluzione del caso), credo che la Slaughter sia in grado di fare ancora di meglio!

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"L'ombra della verità" e "Tre giorni per morire"
Lo consiglio caldamente agli amanti dei thriller classici e dei romanzi psicologici (da non confondere con thriller psicologico, non è questo il genere di appartenenza del libro), ma attenzione all'ordine di pubblicazione della casa editrice Time Crime, che va rispettato rigorosamente per poter apprezzare a pieno i risvolti della storia!
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Fantasy
 
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
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3.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    31 Ottobre, 2012
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Serie "Living Dead Love Story" vol. 1

Con uno stile di scrittura semi-ironico e dai risvolti velatamente trash, questo romanzo per ragazzi reinventa e sdrammatizza la figura degli zombie, che per una volta sono davvero lontani dai soliti canoni horror ai quali tutti noi siamo abituati. Certo, l'autore si è preso moltissime libertà artistiche nel descrivere la loro natura e i meccanismi che li coinvolgono ma trattandosi di un libro di fantasia tutto è permesso. Addentrandoci nella lettura scopriamo uno scenario abbastanza comune: una cittadina americana, una scuola, e un'adolescente non molto popolare a fare da protagonista. L'atmosfera però è leggermente grottesca, vi sono personaggi che si comportano in modo marcatamente strano, studenti misteriosamente deceduti per "incidenti" vari non meglio specificati, e la protagonista stessa ha ama ricalcare con un foglio di carta e un carboncino le tombe al cimitero: è il suo passatempo rilassante preferito. E la storia diventa ancora più bizzarra quando la protagonista viene colpita da un fulmine durante un temporale e si risveglia zombie, inizialmente ignara di esserlo. Questa è sicuramente la parte più divertente! La scoperta della sua trasformazione, la scoperta dei suoi nuovi istinti, il tentativo di camuffare la sua nuova natura, nonché la scoperta della presenza di altri zombie, strappa al lettore più di un sorriso. Successivamente, nella seconda parte del libro, l'ironia viene un po' accantonata per fare spazio a scene di maggiore azione dai contenuti più seri, ciò nonostante come lettura si mantiene sempre leggera, senza troppe pretese e a livello di trama è piuttosto lineare, gradevole al punto giusto, con anche qualche colpo di scena ben piazzato e un finale in sospeso che lascia la voglia di leggere il seguito. Un romanzo adatto soprattutto a chi vuole essere circondato da un clima dark e halloweeniano, carico di macabra ironia e una buona dose di sangue, senza però esagerare con l'orrore.

PS= L'unico difetto che mi sento di menzionare, è che l'autore è stato molto impreciso, sembra quasi che abbia scritto il libro senza riflettere (o rileggerlo) e ho notato più volte dei particolari che non tornano ed è davvero un peccato. Il fatto che questo libro sia dedicato ad un pubblico di giovani lettori non è una giustificazione a prestare poca attenzione ai dettagli. Anche cose di poca importanza, se menzionate nel libro, dovrebbero mantenere una logica e rimanere coerenti. Ad esempio? L'amica della protagonista viene sbandierata più volte come vegana (l'autore - nonostante non sia affatto un esperto in materia - lo rimarca più volte, anche se poteva benissimo evitarlo essendo del tutto ininfluente per i fini della storia) e poi mangia del comunissimo gelato? Oppure... il camper è allestito all'interno con normalissimi tavoli e sedie mobili in vimini (che si possono spostare proprio come quelli di casa, e anche qui vi è proprio una scena a rimarcarlo) e un secondo dopo parte incurante del fatto (o forse l'autore non ha mai viaggiato in camper) che in movimento tutto ciò che non sta ancorato saldamente a terra dovrebbe sbattere e rovesciarsi? E... cosa più importante... viene spiegato dettagliatamente il modo di trasformazione in zombie buoni e zombie cattivi e in una scena queste regole vengono del tutto ignorate e vi è una trasformazione in zombie buono ma svolta nella modalità che avrebbe dovuto creare uno zombie cattivo? Davvero, come storia non sarebbe male ma personalmente queste carenze mi infastidiscono tanto.

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Consigliato ai giovani lettori e a chi vuole cimentarsi in una lettura di pura evasione atta a sdrammatizzare e "umanizzare" la figura degli zombie.
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Gialli, Thriller, Horror
 
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4.8
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5.0
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4.0
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5.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    29 Ottobre, 2012
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Serie "The Diviners" vol. 1

Avvolto da una piacevole e particolareggiata atmosfera retrò, "La stella nera di New York" è un romanzo a dir poco sorprendente, che si distanzia notevolmente dai libri YA degli ultimi anni, donando al lettore un'esperienza di lettura veramente diversa e dallo stile ricercato. In realtà mi domando se un romanzo come questo, dotato di una trama multistrutturata e un'ambientazione vivida degna dei migliori romanzi storici, possa davvero essere definito uno Young Adult. E' riduttivo.
L'autrice riesce a ricreare un'ambientazione americana anni '20 precisa e di grande fascino, l'impressione è di osservare le scene descritte con gli occhi anziché con la mente, sia per quanto riguarda il background che per ciò che succede all'interno della storia.
Leggendo la trama del libro non sapevo cosa aspettarmi, l'idea di un thriller paranormale mi stuzzicava, ma avevo avuto un'esperienza deludente con il libro "Shades" e avevo paura che anche questo potesse risultare banale e semplicistico come il libro sopracitato. Fortunatamente "La stella nera di New York" è di tutt'altro livello e non ne sono rimasta delusa!
La struttura della storia è parecchio complessa. La protagonista è Evie, diciassettenne vivace e anticonformista dotata del potere della divinazione, ma il narratore in terza persona pur mantenendo indiscusso il suo ruolo principale passa anche spesso ad altri punti di vista, a volte anche all'interno dello stesso capitolo ed è facile confondersi, soprattutto perché i personaggi sono molti e non tutti hanno dei legami tra loro, mentre altri saranno collegati solo successivamente. Questa moltitudine di punti di vista che si intersecano rende la lettura leggermente ostica (richiede un'ottima concentrazione), ma al tempo stesso crea molte aspettative e curiosità, non si vede l'ora di scoprire cosa si cela dietro ai tanti misteri che l'autrice ama introdurre lasciando aperti moltissimi interrogativi. L'elemento paranormale era quello che mi dava più perplessità, ma è invece amalgamato benissimo fin dal primo capitolo. Questa scelta rischiosa si è rivelata un asso nella manica, perché nel contesto narrato del romanzo non solo risulta credibile, ma rende la storia ancora più suggestiva donandole un tocco quasi horror. Io difficilmente mi lascio turbare dal paranormale, ma all'interno del libro ci sono scene che mettono davvero i brividi e altre che incutono addirittura paura, non l'avrei mai creduto.
Nonostante le pagine siano molte (quasi 600) e la narrazione non proprio fluidissima a causa dei tanti concatenamenti, la lettura scivola via abbastanza in fretta, solo mi sarei aspettata un finale chiarificatore che non è arrivato. Certo, la vicenda ha un finale ben delineato, però giunta alle ultime pagine mi sono accorta che i punti lasciati in sospeso sono ancora molti, vi sono state tante risposte, ma fomentate da altrettante nuove domande, quindi come romanzo non lo si può definire propriamente autoconclusivo e la voglia di saperne di più è troppa. Per questo non riesco a dare il massimo dei voti ai "contenuti" nonostante l'originalità e lo stile siano proprio notevoli.

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Consigliatissimo a tutti gli amanti dell'occulto e del paranormale. Impossibile non appassionarsi a questo romanzo che mischia la spensieratezza della vita di città americana anni '20, con precise ricostruzioni storiche e ambientali, ad una trama oscura e misteriosa che sfocia sia nel thriller che nell'horror. Consigliato ai lettori YA più esperti ed esigenti. Personalmente lo consiglio caldamente anche a lettori adulti.
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Romanzi
 
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
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3.0
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4.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    23 Ottobre, 2012
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Antistress

"Delirio di una notte di mezza estate", come anche il titolo e la simpaticissima cover lasciano intendere, è una frizzante (e delirante) commedia umoristica. La trama è semplicemente geniale, impossibile non provare affetto per la surreale accoppiata protagonista del libro, soprattutto per William Shakespeare, che l'autore delinea come un personaggio a dir poco esilarante. Una lettura che non ha mancato di divertirmi e farmi sorridere. Anzi, certi dialoghi mi hanno fatto proprio ridere di gusto! Come contrappeso devo dire che alcune battute le ho invece trovate esageratamente demenziali, quindi non ho apprezzato proprio tutta l'ironia generosamente elargita, ma solo una parte, preferendo di gran lunga le battute di lui (Shakespeare) a quelle di lei (Rosa). Inoltre sono rimasta poco entusiasta dalla morale che l'autore vuole dare alla storia, donando alla parte finale del libro un marcato taglio da manuale self-help per donne insicure.
Insomma... una commedia brillante non esente da difetti, soprattutto a livello di contenuti, ma che nel contempo raggiunge in pieno gli obiettivi prefissati: intrattenere piacevolmente il lettore e fargli passare alcune ore di puro relax. Da provare come antistress!

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Se volete farvi due risate e staccare la spina da letture impegnative questo è certamente il libro che fa per voi.
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Romanzi
 
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
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3.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    22 Ottobre, 2012
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Danzando sui vetri rotti

Questa è probabilmente una delle recensioni più difficili che abbia mai fatto, in quanto le sensazioni che ho avuto durante e dopo la lettura di "Danzando sui vetri rotti" sono molto contrastanti. Solitamente le mie opinioni sono bilanciate sia da un giudizio soggettivo personale che tenendo conto del romanzo nella sua oggettività. Però, in questo caso specifico, mi risulta molto difficile esprimermi in termini di soggettività senza fare la figura del mostro insensibile, ma ovviamente devo correre questo rischio e lo farò. La verità è che, nonostante riconosca che sia un romanzo molto valido, che tratta tematiche importanti e drammatiche, che parla di amore puro, valori essenziali, speranza e voglia di vivere, a me personalmente (e ci tengo a ribadirlo e sottolinearlo che è solo un MIO parere) il romanzo non ha colpito in modo particolare, è stata una lettura sicuramente intensa e dolorosa, anche commovente (in alcuni passaggi è quasi impossibile non avere gli occhi velati di lacrime), però non è riuscita a convincermi pienamente.
La trama, che a quanto pare non è del tutto inventata perché l'autrice lavorando in un reparto psichiatrico ha preso spunto da fatti reali, narra di una coppia marito e moglie un po' particolare. Lui affetto da disturbo bipolare e lei che si deve trascinare dietro un fardello genetico impegnativo, essendo la sua famiglia affetta da molti casi di cancro. Questa coppia, che vive di un amore assoluto, deve far fronte alla drammaticità quotidiana della malattia mentale di lui, che oscilla sempre tra depressioni e folle iperattività e che soltanto le medicine riescono ad equilibrare e al tempo stesso deve far fronte anche alla possibilità che lei si ammali (com'è già successo in passato) e la loro vita è un continuo andirivieni dagli ospedali. Ecco, da questi presupposti pensavo di ritrovarmi in un contesto sì doloroso e drammatico, ma credevo anche che da lettrice ne sarei rimasta più coinvolta, che i personaggi riuscissero a trasmettermi qualcosa di più. Invece ho trovato il tutto un po' ripetitivo, i dialoghi sempre uguali, i concetti esposti tendono a picchiare sempre sullo stesso tasto, e in più le scelte della protagonista le ho trovate (a mio avviso) discutibili. Il romanzo pone infatti molti interrogativi sulla possibilità di avere un figlio da parte di una coppia con così tanti problemi genetici, fa riflettere sulla questione da diverse angolazioni, ma poi (lo sapevo già) alla fine si arriva sempre alla solita blanda soluzione che l'amore aggiusta tutto. Purtroppo non mi sono trovata d'accordo con la visione positivista che, nonostante il dramma che si consuma all'interno del libro, vuole vedere tutto secondo la visuale distorta di un presunto altruismo, quando invece (io personalmente, ci tengo ancora una volta a ribadirlo) ho scorto solo egoismo. Poi ok, l'amore sgorga a fiumi da ogni anfratto, la cittadina in cui è ambientata la storia è abitata da persone così tanto gentili, disponibili e buone d'animo che viene voglia di abitare lì, se mai un posto del genere esistesse sul serio, ma... no, soggettivamente non era il romanzo che mi aspettavo.
Se però guardo il tutto secondo una prospettiva meno personale, mi rendo conto che è una storia molto realistica e diversa dal solito, le quasi 450 pagine nonostante le ripetizioni scorrono in fretta, non annoia, sono sicura che molte lettrici si sentiranno molto coinvolte ed appassionate da questa storia d'amore che non include solo la relazione tra uomo e donna, ma coinvolge anche altri importanti affetti familiari.

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Consigliato a tutti coloro che vogliono leggere un romanzo drammatico e intenso sull'amore, quello vero, incondizionato, assoluto. Preparatevi i fazzoletti perché alcuni passaggi sono parecchio strappalacrime, gli animi più sensibili ne rimarranno dilaniati.
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Narrativa per ragazzi
 
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    22 Ottobre, 2012
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Serie "Hunger Games" vol. 2

***** avverto che in questa recensione ci sono dei piccoli spoiler, niente di molto compromettente, niente spoiler sul finale, ma per non rovinarvi la sorpresa consiglierei comunque di leggerla solo se avete già letto il libro *****

Mi era piaciuto moltissimo il libro precedente, ma questo secondo volume della trilogia di Hunger Games risente fortemente del calo qualitativo che subiscono le saghe dopo uno sfavillante primo libro. La parte iniziale (quella ambientata nel distretto 12) è la parte che mi è piaciuta di più, e inizialmente infatti mi ero illusa che l'autrice avesse in serbo per i lettori qualcosa di nuovo e originale. Ho trovato i primi undici capitoli assolutamente elettrizzanti e carichi di tensione. L'incertezza di quello che avverrà, la crescente oppressione governativa, la minaccia incombente e le condizioni ancora più precarie in cui versano i distretti riescono a trasmettere al lettore un forte impatto emotivo, un vero esempio di letteratura distopica. Ero già quasi certa che avrei dato al romanzo nuovamente il massimo dei voti se solo la storia avesse seguito quelle premesse.
Purtroppo però la mia delusione è stata cocente non appena ho appreso le vere intenzioni dell'autrice: ripetere gli Hunger Games rimandando Katniss e Peeta nell'arena. Da questo momento in poi tutto ciò che fino ad ora era stato interessante e originale è diventato solo molto scontato e monotono. La Collins ha dimostrato di non avere più idee e la storia perde mordente, trasformando un personaggio forte e carismatico come Katniss (o forse sarebbe meglio dire: come ERA), nella solita ragazzina melensa e lamentosa, con l'unico chiodo fisso nella testa di salvare il suo amato. Già nel primo libro avevo trovato che tutta la preparazione agli Hunger Games fosse un po' troppo prolissa e particolareggiata, ma trattandosi appunto della prima volta che la leggevo c'era da considerare il fattore novità. Doversi invece rileggere la preparazione agli Hunger Games per la seconda volta (e quindi dover rivivere nuovamente le preparazioni, le vestizioni, la comparsa tv, gli allenamenti, l'esame finale con gli strateghi) è stato pesante, non riuscivo a credere che l'autrice non fosse stata in grado di pensare a qualcosa di diverso, avrei preferito mille volte che Katniss e Peeta fossero stati mentori e seguire gli Hunger Games secondo un'altro punto di vista, giusto per variare un po'. Anche la fase finale in cui i personaggi entrano nell'arena non mi ha entusiasmata. Prendo atto che c'è stato un tentativo di rendere questa puntata degli Hunger Games molto diversa da quella precedente con un estremo cambio di ambientazione, ma il nuovo scenario è stato a mio avviso fin troppo complicato, le descrizioni delle scene (forse anche perché condensate in pochissimi capitoli) appaiono confuse, non mi hanno coinvolta. Tutta la mia attenzione è stata spesa nel cercare di capire quello che accadeva, con blandi risultati.
"La ragazza di fuoco" è stata purtroppo una lettura inferiore alle aspettative, speravo di assistere ad una storia originale come la precedente, ma invece a livello di idee è scarso, mentre a livello sentimentale ricalca i soliti cliché degli Young Adults ormai troppo vicini ad una telenovela per poter davvero appassionare. Nel mio voto complessivo sono stata leggermente generosa, perché tengo conto che la prima parte del libro mi è piaciuta e che il potenziale distopico era ottimo. Leggerò il terzo libro ma non nutro speranze di miglioramento.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Lo consiglio a tutti coloro che hanno apprezzato il primo libro (Hunger Games), perché comunque la curiosità di vedere come andrà a finire c'è ed è inutile negarlo. Se però il libro precedente non vi era piaciuto (o non vi aveva convinto del tutto) allora consiglio di lasciare perdere, perché se già avevate dei dubbi questo romanzo ve li amplificherà.
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Fantasy
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    19 Ottobre, 2012
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L'ordine dalla penna

La saga Black Friars è qualcosa di incredibile! La tendenza, quando si parla di saghe, è che i libri peggiorino (o siano comunque meno interessanti) via via che la saga cresce, in quanto l'autrice tende ad prolungare la storia a discapito dei contenuti, che diventano sempre più banali e prevedibili. Con Black Friars accade l'esatto contrario: ogni libro sembra sempre più bello del precedente! "L'Ordine della penna", (terzo volume della serie se si conta anche il prequel) mi è piaciuto talmente tanto che le quasi 500 pagine le ho divorate in due giorni.
Virginia De Winter non dà tempo al lettore di annoiarsi, non permette di abituarsi ai protagonisti, non permette di assuefarsi alla storia, e questa peculiarità fa in modo che ogni libro sia sempre una sorpresa, un'incognita, nulla può essere previsto: ecco secondo me svelato il segreto di questo clamoroso successo che va controcorrente ad ogni aspettativa!
Nonostante i personaggi principali siano a grandi linee quelli che avevamo già imparato a conoscere nei libri precedenti, e le loro vicende si alternano intrecciandosi, qui la protagonista è Sophia, e buona parte delle attenzioni saranno anche riservate a Gabriel Stuart, che nel vol.1 era stato appena una comparsa. Ci sarà anche Eloise, Axel, Bryce, Ashton, però le parti del libro a loro riservate saranno minori, insomma... in questo libro il lettore approfondirà principalmente ciò che riguarda Sophia e la storia che la riguarda non mancherà davvero di stupire, appassionare, entusiasmare, come mai avrei pensato potesse succedere. Incredibile anche come l'autrice sia bravissima nella caratterizzazione dei suoi personaggi, facendo percepire al lettore forti emozioni contrastanti. Ad esempio non è raro che personaggi inizialmente odiosi si manifestino successivamente talmente carismatici da renderli interessanti! Nel libro "l'ordine della spada" ciò mi era capitato rispetto al personaggio di Axel, mentre questa volta mi è capitato con Gabriel, un attimo prima lo detestavo, l'attimo dopo lo amavo. Strano vero?
E' per tutto questo insieme di elementi (originalità della storia e dell'ambientazione - che l'ho già detto nelle scorse recensioni, ma lo ribadisco ancora: è affascinante! - imprevedibilità dei personaggi e verso quali di loro si concentrerà la narrazione, precisione dei concatenamenti della trama, dove si assiste sempre a risvolti inaspettati e ben congegnati tra loro) che questa serie di romanzi non può assolutamente considerarsi alla stregua degli altri fantasy in circolazione, ma si piazza ad un livello nettamente superiore. Era dai tempi di Harry Potter che non mi dispiaceva tanto essere arrivata alla conclusione di un libro, spero che il prossimo arrivi presto!

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"Black Friars - L'ordine della spada" e "Black Friars - L'ordine della penna" (ma non necessariamente in quest'ordine. Scusate il gioco di parole)

Se avete già letto e amato i due precedenti romanzi, sono sicura che questo non farà eccezione, e anzi, è probabile che vi piaccia ancora di più!
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Romanzi storici
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    19 Ottobre, 2012
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Diventando Maria Antonietta

Per chi ha interesse a conoscere dettagliatamente la vita di questo grande personaggio del passato non credo che possa esistere un libro migliore di questo. L'importante, prima della lettura, è sapere un paio di cose: 1) il titolo del libro è fuorviante, in quanto le parole "diario" e "proibito" sono le classiche keywords che la casa editrice mette per attirare i lettori. 2) Il libro fa parte di una trilogia (il cui secondo libro è stato pubblicato l'11 Ottobre 2012, per il terzo ci sarà ancora da aspettare).
"Becoming Marie Antoinette" (questo era il titolo originale del libro) è un romanzo storico che parte dall'infanzia di Maria Antonietta, quando ancora non era regina, e racconta per gradi il suo percorso per diventarlo. E' un romanzo, quindi ci sarà sicuramente qualche elemento di fantasia, ma è anche frutto di moltissimi studi, l'autrice si è documentata a fondo prima della sua stesura e si capisce. La vita di Maria Antonietta risulta davvero credibile, dettagliata, interessante, di piacevole lettura. Chi, come me, non ama leggere saggi e testi scolastici, troverà in questo romanzo tutto ciò che c'è da sapere sull'argomento, ma senza la pesantezza e la tediosità che sono purtroppo caratteristica dei non-romanzi.
L'autrice è una narratrice talentuosa, fa addentrare il lettore nella vita di Maria Antonietta talmente abilmente che sembra di viverla in prima persona, arricchisce la narrazione di particolari interessanti, e adotta uno stile di scrittura gradevolissimo, scorrevole ma al tempo stesso ricco e con un linguaggio adeguato, non troppo moderno, aggiungendo anche delle piccole sfumature di piacevole ironia... insomma, io mi sono innamorata di questo romanzo fin da subito! Ti fa guardare questo personaggio con un'ottica del tutta nuova... lo rende più "umano", più vicino al lettore! Per me è stato impossibile non appassionarmi alla storia, impossibile non desiderare di continuare la lettura della trilogia!

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Se siete interessati a conoscere nei dettagli la vita di Maria Antonietta credo che a livello di romanzi questo sia uno dei migliori! Certo, se volete averne una conoscenza esatta e perfetta, magari affidatevi ad un saggio o a un libro di testo specifico, ma se volete avere la piacevolezza di un romanzo insieme ad una ricostruzione storica comunque attendibile allora fidatemi di me e leggete questo. Basta tenere presente che il titolo italiano è stato messo a casaccio e che il romanzo non è autoconclusivo.
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Narrativa per ragazzi
 
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
1.0
Piacevolezza 
 
3.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    13 Ottobre, 2012
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Copertina originale ma trama già letta

Premetto subito che Matched è un libro riguardo al quale avevo riposto veramente molte aspettative, e ora che l'ho letto mi rendo conto che me n'ero fatta un'idea sbagliata, l'avevo ampiamente sopravalutato. Forse sarà stata la splendida cover con quella ragazza chiusa dentro a una bolla, ma ero davvero convinta che l'originalità della copertina si riflettesse anche sulla storia. Ma purtroppo non è stato così.
Adoro il genere distopico, negli ultimi anni sono stati pubblicati vari libri appartenenti a questo filone narrativo, però sono convinta che questo genere sia abbastanza poliedrico e che sia possibile creare qualcosa di nuovo anche in un ambito ampiamente sfruttato, ma leggendo Matched ho avuto la continua e fastidiosa sensazione di dejà-vu. Il mondo ricreato dall'autrice ha davvero molti (troppi) elementi in comune con "The Giver" di Lois Lowry. A partire dalla rigida divisione delle professioni, alla morte imposta per gli anziani al raggiungimento di una età prestabilita, all'uguaglianza che tutti gli abitanti devono avere nell'abbigliamento, indice di una Società che vuole definirsi come giusta, equa, e garantire ai suoi abitanti una vita senza pericoli, senza malattie, senza guerre e senza preoccupazioni. Mettendo da parte l'ambientazione la trama di Matched si sviluppa comunque in maniera del tutto diversa da quella di "The Giver" , però anche qui non ho incontrato elementi originali. Il lettore si imbatte nel solito e super-inflazionato triangolo amoroso in cui la protagonista deve scegliere tra i due contendenti e la narrazione dalla metà in poi si trascina un po' lenta, con un finale aperto che non è riuscito a soddisfarmi e a innestare in me la curiosità di leggere i seguiti, perché (diciamocelo chiaramente) non ho bisogno di leggere altri due libri per scoprire come andrà a finire questa trilogia, data la prevedibilità della storia riesco già ad immaginarlo.

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  • no
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Credo che questo romanzo possa piacere ed appassionare chi è alle prime esperienze con i romanzi distopici. Maggiormente indicato verso lettori Young Adult (come d'altronde viene etichettato) non lo consiglierei a lettori adulti. Lo sconsiglio ha chi ha già letto libri come "The Giver", "Farenheit 451" o anche "Hunger Games".
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Romanzi storici
 
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    11 Ottobre, 2012
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Esecuzioni e pregiudizi nella Baviera del 1600

Parto con il dire che questo libro ha un'ambientazione interessantissima e poco sfruttata nei romanzi. Il lettore si ritrova subito catapultato nella Baviera del 1600, in una cittadina modesta, abitata da persone per lo più povere, dove campeggia una mentalità retrograda e avvezza a fagocitare le dicerie più insensate, dove la pena di morte è la risposta ad ogni problema e dove il mestiere del boia è una professione necessaria, come può essere quella del fornaio o del locandiere.
Ma ancora più interessante è scoprire che l'autore del libro ha deciso di scrivere questo romanzo proprio perché è lui stesso discendente di una dinastia di Boia della Baviera, una dinastia che ha esercitato questa professione per ben 300 anni. La famiglia dei Kuisl non è quindi un'invenzione letteraria, ma prende spunto dagli antenati dell'autore e rende questo romanzo ancora più credibile e rilevante. Nonostante la storia sia comunque frutto di un lavoro di fantasia, troviamo in questo libro davvero tante verità sull'argomento e la ricostruzione storica è accurata e approfondita. Il lettore si trova così a scontrarsi con le varie contraddizioni dell'epoca, dove il popolo desidera ardentemente che venga fatta giustizia in maniera cruenta, dove le esecuzioni avvengono in piazza davanti alla folla urlante ed eccitata come se stesse assistendo ad una rappresentazione particolarmente piacevole, ma al tempo stesso non vuole avere nulla a che fare con il boia e con la sua famiglia, considerati indegni, isolati e ghettizzati in un angolo appartato del paese.
Ed è in questo clima di contraddizioni e ingiustizia sociale che prende vita una trama che da storica si tinge di giallo, dove il paese è scosso da una serie di omicidi inspiegabili e la soluzione più comoda è quella di trovare un capro espiatorio da giustiziare anziché trovare il vero colpevole. Ma il boia protagonista di questo romanzo è un personaggio molto particolare, saggio e istruito, che non vuole avere sulla coscienza un'altra vittima innocente, ma che vuole fare chiarezza sull'accaduto.
Come tipo romanzo l'ho trovato davvero ben strutturato, con uno stile di scrittura piacevole e scorrevole (ma non banale) che non manca di annoiare e con un ritmo molto incalzante ed avvincente. E' un romanzo che nonostante l'ambientazione storica esaustiva si lascia leggere con disinvoltura, un romanzo quindi alla portata di tutti, rimanendo comunque ad un livello nettamente superiore alla media delle pubblicazioni degli ultimi anni.
L'autore si dimostra però molto più bravo a giostrarsi con la parte storica del romanzo piuttosto che con quella che ha per oggetto il mistero che attornia la storia. Il giallo che accompagna la lettura ci mette davanti a tanti interrogativi e ad un muro di omertà e burocrazia quasi invalicabile, mentre la sua risoluzione appare infine un po' debole e semplicistica rispetto al contesto storico narrato. Alcune leggerezze faranno certamente storcere il naso ai puristi del giallo, ma ciò nonostante mi sento davvero soddisfatta da questa lettura così diversa dalle solite, di qualità e storicamente ben delineata.
"La figlia del boia" è un romanzo a tutti gli effetti autoconclusivo, che fa parte però di una serie attualmente arrivata al quarto libro. Sono curiosa di scoprire se anche in Italia si procederà alla pubblicazione degli altri, io mi auguro di sì.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Lo consiglio sicuramente agli amanti dei romanzi storici e che non disdegnano le trame che si tingono di giallo. Una lettura che comunque secondo me può risultare piacevole davvero a tutti, anche a chi di solito non è particolarmente avvezzo a questo genere narrativo. Da provare!
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Narrativa per ragazzi
 
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
1.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    09 Ottobre, 2012
Top 50 Opinionisti  -  

Serie "Dark Life" vol. 1

"La colonia sommersa" è un romanzo post-apocalittico dall'ambientazione marina dalle grandi potenzialità. Bisogna stare attenti alle definizioni, perché varie volte il libro è stato definito anche come un "distopico", anche se in realtà basta leggerlo per capire che non vi è nulla di distopico. Ma, a parte questo, il problema principale che ho riscontrato fin da subito è che l'autrice non ci spiega nulla di questo nuovo mondo, non introduce il lettore gradualmente, ma lo fa entrare nella storia all'improvviso, dando per scontato che conosca già le dinamiche principali. Mi piacciono i romanzi post-apocalittici, ho letto molte storie di questo tipo (anche se non ambientate in fondo al mare), e di solito delle spiegazioni esaurienti riguardo a ciò che è accaduto ci sono sempre (magari non immediatamente a inizio libro, ma ci sono). Qui il lettore si deve invece accontentare di piccole spiegazioni qua e là sparpagliate lungo la storia che però non forniscono mai un quadro globale esaustivo. La narrazione è veloce, sicuramente non annoia, ma risulta un po' sbrigativa, basti pensare che tutta la vicenda si sviluppa in un arco temporale di soli due giorni in cui succede davvero di tutto, ma mai, a mio parere, qualcosa di davvero coinvolgente.
Le prime 200 pagine non mi hanno per niente soddisfatta. Mi aspettavo un romanzo adatto ad una fascia di lettori Young Adult, ma invece ho trovato personaggi abbozzati, dialoghi fin troppo semplici e comportamenti molto puerili. Le azioni si svolgono in maniera cinematografica, ho trovato qualche difficoltà a seguirle nero su bianco. Sicuramente una storia adatta ad essere rappresentata in un film (o in un cartone animato) ma con parecchie lacune a livello narrativo. Anche le descrizioni di questo mondo marino (dei mezzi di locomozione, delle infrastrutture subacquee, delle abitazioni, dell'attrezzatura e del vestiario) le ho trovate carenti, ho fatto fatica a figurarmele nella mente, così come ho fatto fatica a immaginare le scene di azione.
Nell'ultima parte del libro la storia si risolleva un po' con un alcuni colpi di scena inaspettati, degli intrecci validi e ben congegnati che portano ad un buon finale. Un miglioramento rispetto a ciò che mi aspettavo all'inizio, ma non ancora abbastanza da permettermi di apprezzare il romanzo come mi sarebbe piaciuto. "La colonia sommersa" non è un romanzo da bocciare perché possiede al suo interno degli spunti molto validi, ma non è riuscito a conquistarmi.

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Lo consiglio principalmente a lettori molto giovani, che potranno apprezzare l'ambientazione anche se poco esaustiva e che potranno apprezzare la trama semplice e i personaggi non proprio approfonditi. Personalmente invece rimango in attesa di visionare in futuro l'adattamento cinematografico che ne verrà tratto, e che secondo me saprà rendere molto meglio della versione scritta.
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    07 Ottobre, 2012
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un esordio favoloso!

Avete presente quei libri che fin dalla prima riga vi tengono con gli occhi incollati alle pagine? Avete presente quei libri che proprio non riuscite a mettere da parte e vorreste continuare a leggere ad oltranza, senza mangiare, senza dormire? Ecco, questo è esattamente quello che mi è capitato leggendo "L'età dei miracoli", straordinario esordio letterario di Karen Thompson Walker. Mi sono ritrovata a leggere il romanzo in maniera talmente febbrile e veloce, che arrivata alla fine me ne sono pentita e avrei voluto ricominciare la lettura da capo, questa volta con più calma, per poter assaporare ogni frase, centellinare ogni parola e imprimerla a fuoco nella mente.
La storia narrata nel libro mi ha elettrizzata, intimorita, addolorata, appassionata come raramente mi è capitato. Ho trovato impossibile non immedesimarmi nella vicenda, nonostante Julia, la protagonista, abbia solo undici/dodici anni è un riflesso di tutti noi; qualsiasi lettore, di qualsiasi età, può identificarsi in questa ragazzina, perché tutti noi siamo stati come lei, in quell'età prepuberale in cui ci si sente spaesati e strani. Ma a coincidere con questo periodo così difficile della sua vita Julia deve affrontare anche dell'altro, qualcosa che sconvolgerà il mondo così radicalmente da cambiare TUTTO, per sempre.
"L'età dei miracoli" oltre ad essere un ottimo romanzo sull'adolescenza e sulla crescita, riesce ad essere al tempo stesso anche un ottimo romanzo apocalittico, completamente credibile, in cui ogni aspetto di ciò che accade viene analizzato esaurientemente, nulla viene omesso, nulla è lasciato al caso. La caratteristica vincente di questa formula è che la narrazione penetra in profondità nell'animo dei personaggi, riesce ad analizzare con perizia come questo sconvolgimento mondiale porti anche ad uno sconvolgimento mentale, come ogni aspetto della vita venga intaccato, e come anche le relazioni tra le persone cambino. L'autrice ritrae un un quadro esaustivo, perfetto e assoluto di uno scenario apocalittico guardato non solo nell'ottica del catastrofismo ambientale fine a sé stesso, ma anche in relazione al sociale, dove nonostante tutto la vita deve andare avanti e bisogna cercare di adattarsi ad ogni eventualità, dove nonostante tutto gli adolescenti devono continuare a crescere, a fare le loro esperienze, come tutti gli adolescenti prima di loro. Per me è stata una lettura rivelazione, ne sono rimasta completamente entusiasta! Non riesco a trovarvi alcun difetto, se non che per me è stata durissima a fine libro dovermi separare da Julia e dal suo mondo terribilmente sbagliato. Avrei voluto che durasse di più.

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E' un romanzo che consiglio a coloro che vogliono leggere una storia trascinante e profonda, che mette i brividi per la sua credibilità, che appassiona e terrorizza al tempo stesso e che non manca di far riflettere facendoci chiedere come avremmo reagito noi se ciò che accade nel romanzo si avverasse. La Mondadori ha pubblicato il libro nella collana per adulti, ma può essere tranquillamente letto anche da lettori YA. Un libro davvero per tutti e che fa guardare il mondo con occhi diversi!
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Romanzi erotici
 
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    04 Ottobre, 2012
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finalmente è finita!!!!!

***** avverto che in questa recensione ci sono degli spoiler, quindi da leggere solo se l'avete già letto o non ve ne frega niente di spoilerarvi perché non lo leggerete mai (cosa che consiglio!) *****

Questo libro è TERRIBILE! Davvero, non riesco a trovare un paragone più calzante per descriverlo, perché è uno dei libri più noiosi che abbia mai letto in vita mia. No, anzi, è IL libro più noioso che abbia mai letto. Non ero rimasta affatto entusiasta dalla lettura dei precedenti due libri ma questo proprio è ILLEGGIBILE. Ho iniziato la lettura esattamente il 3 di Settembre e l'ho terminata il 3 di Ottobre. Un mese!!! Ci ho messo un mese intero, un record assoluto di lentezza per me che leggo circa tre libri a settimana. Potrei riassumere i miei pensieri così: noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia noia... (scritto per 624 pagine).
Il primo libro se non altro (per quanto la storia fosse ridicola e priva di qualità) era una pseudo-novità, c'era almeno un briciolo di curiosità nel chiedersi dove volesse andare a parare l'autrice (da nessuna parte in realtà). Poi il secondo libro è stata anch'esso una noia mortale, ma anche lì una debole fiammella di curiosità ci poteva ancora essere per scoprire se l'autrice avesse in serbo qualche colpo di scena (la risposta è no). Ma il terzo libro è... è... è... (non riesco davvero a trovare un insulto adatto a spiegarvelo ma ci provo) L'APOTEOSI DELL'INUTILITÀ dove anche la più remota delle remote curiosità viene sopita, uccisa, smembrata con accanimento, triturata finemente e poi sotterrata a un milione di metri sotto terra.
Avete presente la sensazione di giocare a un gioco di simulazione come The Sims inserendo la crack che vi da accesso a denaro illimitato, vita infinita e quant'altro? Ecco, la situazione è proprio questa: come si fa ad appassionarsi ad una storia in cui i personaggi sono ricchissimi bellissimi, innamoratissimi e hanno TUTTO???? Come si può andare avanti a leggere un libro dove in pratica non succede nulla oltre a infinite dialoghi amorosi e infiniti accoppiamenti sessuali? Non sto scherzando, fino a metà libro è così. Poi vengono introdotti dei finti-drammoni assurdi, che ormai non fanno neanche più presa sul lettore che tanto si sa che tutto andrà sempre bene (certo perché, nonostante i personaggi di questo libro non siano vampiri immortali, in realtà sono lo stesso immortali) della serie che dopo un incidente devastante il padre si sveglia dal coma e si mette a parlare di sport (sarebbe stato lo stesso se si fosse alzato in piedi sul letto e avesse urlato "Scherzetto!!!! Ci siete cascati eh??"). E che dire poi del rapimento rocambolesco degno di una soap opera di serie zeta dove la nostra eroina sfodera coraggio rischiando la vita? (sì, certo, stavamo tutti tremando per l'apprensione...)
Però l'episodio che davvero mi ha devastata (quello che più di tutti pregavo che non avvenisse e mi dicevo "no, ti prego, fa che non abbia copiato Breaking Dawn della Meyer anche in questo!") è la gravidanza, che idiozia!!!! Cioè, 'sti due imbecilli si conoscono da tipo un mese (nel quale si sono conosciuti, fidanzati, sposati) e ora devono avere pure un figlio? Cioè, no, non ci posso credere, come si può scrivere una storia con una trama più monotona e prevedibile di questa?
Solitamente sono più diplomatica nelle mie recensioni, sono sempre stata per la tolleranza di opinioni e mi scuso se qualcuno potrebbe sentirsi offeso da quello che ho scritto, ma non riesco davvero ad accettare che un libro di così infimo livello (e non sto parlando delle scene di sesso eh, non sono affatto scandalizzata da quelle, ma mi riferisco a tutta la storia in generale) abbia potuto avere dei riscontri positivi tra i lettori. Senza parlare del finale, talmente edulcorato da cariare i denti all'istante. A fine libro vi è pure l'inizio di quello che l'autrice scriverà prossimamente, ovvero, nuovamente TUTTA LA TRILOGIA (d'oh!) dal punto di vista di Christian.
Cara E.L. James... va bene volersi male, però ora davvero BASTA! I prossimi libri (anche se me li regalano come in questo caso) non li leggerò MAI.

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Fantasy
 
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    03 Ottobre, 2012
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Serie "Black Friars" vol. 0 (prequel)

Se dalla lettura del primo libro (l'Ordine della spada) ero rimasta affascinata dall'ambientazione, dall'atmosfera gotica, dall'originalità senza limiti e dal grandissimo potenziale della storia, rimanendo però un pochino titubante per la difficoltà ad addentrarmi nella trama e per lo stile di scrittura un po' troppo barocco e ridondante che più e più volte faceva perdere il senso delle frasi, la lettura di questo secondo libro (secondo per pubblicazione, ma da collocare cronologicamente prima essendo un prequel) mi ha completamente conquistata!!!
In "Black Friars - L'ordine della chiave" ci ritroviamo infatti a fare un salto indietro nel tempo di cinque anni rispetto al libro precedente. Questa volta il protagonista del romanzo sarà Axel, mentre Eloise, avendo ancora 15 anni, farà solo delle brevi comparsate perché non ancora scholara.
Leggere questo libro è stato come ritornare in un luogo meraviglioso e riassaporare nuovamente tutte le piccole sfumature visive e olfattive che quel luogo ha da offrire. Io amo i romanzi fantasy, ma il più delle volte ne rimango delusa perché non riescono a suscitare in me nessun fascino. Invece questa trilogia della De Winter ha moltissimo fascino. Questo È fantasy. Questa è la prova che il fantasy made in Italy esiste ed è anche migliore della stragrande maggioranza dei fantasy scritti da autori stranieri.
La storia è stupenda, evocativa, originale, densa, tenebrosa, fiabesca, gotica, ambientata in un mondo di fantasia che possiede al suo interno un meltin pot di elementi di epoche diverse. Dal medievale all'ottocentesco, con degli accenni paranormali e misteriosi da mettere i brividi. In questo romanzo in particolare la componente oscura si sente moltissimo, i fatti narrati oscillano sempre tra sogno e realtà, sembra di leggere avvolti dalla nebbia, una sensazione stranissima. Ma con questo non voglio dire che la storia sia confusa o difficile da capire, anzi, il contrario. Ho infatti trovato più difficile da capire il romanzo precedente, mentre in questo è stato tutto più chiaro. Un grande merito va anche attribuito allo stile di scrittura, migliorato e più scorrevole. La scrittura di Virginia De Winter rimane sempre unica e poetica, ma qui risulta meno ridondante, secondo me è calibrata meglio, è stata sfoltita e alleggerita, ma senza intaccare il particolarissimo stile che la contraddistingue. Le pagine scorrono più fluide e il piacere della lettura si acuisce.
Quando un libro mi piace così tanto mi riesce difficile scrivere una recensione che gli renda giustizia, le cose da dire sarebbero molte, ma nella mia mente si affastellano le une sulle altre e non trovano la giusta via d'uscita. Sappiate solo che per me "Black Friars- L'ordine della chiave" è stato un romanzo meraviglioso che non manca di stupire ed appassionare, una lettura indimenticabile!

Apro una parentesi sull'ordine di lettura della trilogia: avendo avuto la possibilità di scelta su quale ordine seguire ammetto di essere stata molto in dubbio se iniziare la lettura in ordine di pubblicazione o se invece partire dal prequel. C'era chi mi consigliava di fare in un modo e chi invece mi consigliava di fare nell'altro. Ho poi deciso di riservare il prequel come seconda lettura e tuttavia se qualcuno adesso mi facesse la stessa domanda non saprei davvero cosa consigliare.
Rispettando l'ordine di pubblicazione c'è di buono che questo prequel l'ho affrontato già pienamente consapevole dei personaggi che vi avrei trovato e delle dinamiche che intercorrevano tra di loro. Non mi sono sentita disorientata, non mi sono sentita un'intrusa nella storia (come molti che invece hanno iniziato la trilogia da questo romanzo hanno detto di sentirsi) e sono riuscita a assaporarmela in pieno. D'altro canto però... devo confessare che ho invece avuto una sensazione di spaesamento nella lettura del primo romanzo (l'Ordine della spada). In pratica è come addentrarsi in un vicolo cieco: ci sono state infatti parecchie cose nel precedente libro che non mi sono state del tutto chiare, e che volutamente ho dovuto tralasciare di capire; ci sono stati personaggi saltati dal nulla che ho dovuto imparare a conoscere, ma che sono stati introdotti troppo in fretta; e inoltre ho iniziato a capire a pieno le dinamiche della storia solo verso metà libro. Questo sicuramente non sarebbe accaduto se avessi iniziato la lettura del prequel e ora che l'ho letto la forte tentazione sarebbe di rileggere nuovamente "L'Ordine della spada" per riuscire finalmente a capirlo del tutto (ma con tutti i libri che mi attendono rileggermi nuovamente 700 pagine fitte fitte di descrizioni non mi alletta proprio). Quindi la verità è questa: sia che iniziate la lettura dal prequel, sia che la iniziate dal vol.1, il primo libro che leggerete tra i due vi darà sempre la sensazione di disorientamento. Non esiste un ordine giusto.

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Questa trilogia mi sta rubando il cuore e sta scalando rapidamente tutte le mie classifiche personali riguardo ai libri fantasy. Ovviamente lo consiglio agli amanti del genere fantasy, ma anche (soprattutto) agli amanti delle ambientazioni d'altri tempi, gotiche, fiabesche e fosche.
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Fantascienza
 
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    28 Settembre, 2012
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Tankborn, vol. 1

Iniziato e terminato nell'arco di 2 giorni, "Kayla 6982" è un romanzo YA davvero molto interessante e avvincente, le sue 500 pagine scivolano via senza nessuna fatica e la sensazione che lasciano è positiva.
Ambientato nel futuro, in un pianeta chiamato Loka, la storia è prevalentemente di genere fantascientifico, ma ha al suo interno anche un'importante componente distopica. Il mondo di Kayla infatti è diviso da una rigida gerarchia sociale, dove al vertice ci sono i Puri (divisi tra puri d'alto rango e di basso rango) e al seguito ci sono gli impuri. Mentre nello scalino più in fondo ci sono i NGM (Non-umani geneticamente modificati) ed essi sono dei veri e propri schiavi, le cui vite sono considerate meno di zero. Kayla appartiene a questo ultimo gruppo e il suo destino, raggiunta l'età di 15 anni, è quello di essere allontanata per sempre dai suoi affetti per andare a lavorare presso le dipendenze delle caste sociali più alte. E' interessante entrare nell'ottica di pensiero che vige nel pianeta Loka, perché gli NGM vengono considerati non umani solo per il fatto di essere nati all'interno di una capsula anziché nel ventre materno e nonostante il loro DNA sia quasi uguale agli umani vengono considerati degli esseri senz'anima, incapaci di provare sentimenti, incapaci di provare dolore, umiliati e sbeffeggiati con l'epiteto di bestie. Questo fa molto riflettere anche sulla società odierna, sul fatto che la nostra società non sia per niente migliore in quanto anche qui chi ha la sfortuna di non nascere umano è considerato dai più come uno stupido pupazzo incapace di provare sentimenti, vedi il rispetto alla vita che quasi nessuno ha nei confronti degli animali. Però, proprio come nel nostro mondo, anche su Loka ci sono persone che la pensano diversamente, persone capaci di fare la differenza e di credere che ci sia un modo per cambiare le cose. Ed è proprio questa la storia che il libro della Sandler ci riserva, una storia di speranza e lotta contro le divergenze razziali.
Il romanzo è solo il primo di una trilogia, ma per come è strutturato potrebbe anche essere letto nell'ottica di un romanzo autoconclusivo. Le descrizioni del mondo di Loka sono molto esaurienti, ci sono moltissime spiegazioni sulle sue origini e sulle origini dei non-umani, nonché sulla divisione in caste. Quest'ultima cosa però, nonostante il tentativo di delinearla al meglio, appare confusa. Credo che a questo riguardo l'autrice avrebbe dovuto ideare una divisione un tantino più semplice e mi permetto di aprire una piccola parentesi per spiegare il perché. Le caste sono divise in base alla ricchezza delle famiglie, e fin qui potrebbe andare bene, ma oltre a questo i Puri devono anche avere una certa gradazione di pelle (non troppo scura, ma nemmeno troppo chiara), e i capelli e gli occhi devono essere scuri. Però anche qui ci potrebbero essere delle eccezioni, perché infatti ci sono anche dei Puri biondi con la pelle chiara, e questo crea nel lettore molta confusione. Non si riesce a capire che senso abbia la distinzione in base ai tratti somatici se originariamente la divisione in caste era fatta solo in base alla ricchezza della famiglia. Infatti in alcuni passaggi viene spiegato che gli impuri vengono considerati così perché non possiedono appezzamenti di terra, però al tempo stesso viene anche spiegato che gli impuri si riconoscono a prima vista, e che chi ad esempio ha gli occhi verdi è per forza impuro. Ecco, io queste distinzioni non le ho capite ed è l'unico appunto che mi sento di fare al romanzo, che per il resto è invece molto chiaro.
La lettura di questo libro è stata un'esperienza affascinante e coinvolgente. La storia mi ha catturata fin dalle prime pagine e la curiosità di capire e comprendere appieno tutti i meccanismi di questa nuova società mi ha indotta a procedere più velocemente del solito. Lo stile di scrittura risulta scorrevole nonostante alcune delle tematiche narrate (ad esempio l'ingegneria genetica, e le tecnologie informatiche futuristiche) non siano per niente di semplice portata. La prosa poi è piuttosto matura rispetto alla media dei romanzi young adult e permette un riscontro favorevole anche da parte di lettori adulti. Solo nella seconda parte del libro vi sono alcune risoluzioni un po' scontate, ma il finale è diverso e più originale rispetto alle aspettative e lascia aperto uno spiraglio per il libro successivo. "Kayla 6982" però non si limita ad essere un bel romanzo di distopico-fantascientifico, ma solleva importanti questioni etiche, religiose, spirituali, razziali e permette al lettore di riflettere profondamente sulla società in cui viviamo. Proprio per questo consiglio di leggerlo indipendentemente dai gusti personali e, come è accaduto per la trilogia "The Giver" di Lois Lowry, non mi stupirei se venisse inserito nei programmi scolastici delle scuole medie.

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E' un romanzo che consiglio a tutti, ma soprattutto a chi ama i romanzi sociali che fanno riflettere e che sollevano questioni etiche.
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Romanzi
 
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    26 Settembre, 2012
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finché le stelle saranno in cielo

L'importanza del passato e del ricordo; l'importanza di lasciare aperta la porta del cuore, senza lasciarsi sopraffare dagli eventi negativi; l'importanza del credere che non è mai troppo tardi per essere felici e per ricominciare a vivere. Queste in sintesi sono le tematiche principali intorno alle quali ruota il romanzo, ma non solo. "Finché le stelle saranno in cielo" è un vero e proprio inno all'amore e ai valori, all'uguaglianza razziale e religiosa, alla necessità di conoscere gli errori del passato per costruire un futuro migliore, lasciando un'eredità di conoscenza e sapere, perché è dagli sbagli che si può imparare e migliorare.
La storia, ambientata nel presente, in una cittadina costiera degli Stati Uniti, vede come protagonista Hope, una donna divorziata e madre di una figlia adolescente, che manda avanti l'attività di famiglia, un negozio di dolci, tramandato di generazione in generazione. Hope non sa praticamente nulla sulle origini della sua famiglia, non immagina che sua nonna, un'immigrata francese, ha in realtà un passato molto brutto alle spalle, dei dolorosissimi ricordi che per tutta la vita ha cercato di cementare dentro di sé senza farne parola a nessuno. Ma quando la nonna, ormai in un istituto per anziani, si rende conto che tutto ciò che ha tenuto segreto morirà con lei, decide di liberarsi, decide di dare l'opportunità a Hope di scoprire finalmente la verità.
Con la stesura di questo romanzo penso che l'autrice abbia fatto centro proprio perché è riuscita a toccare le corde giuste atte a sensibilizzare l'animo del lettore, aggiungendo al tempo stesso elementi che vanno di gran moda ultimamente. Gli ingredienti infatti ci sono tutti: un segreto tenuto nascosto per decenni, gli orrori dell'olocausto e il dramma della perdita delle persone care, un grande amore che durerà per sempre, e poi l'ambientazione della pasticceria. L'arte culinaria è infatti la componente di tendenza. L'odore di cannella, muffins e biscotti pervade buona parte della storia e all'inizio di alcuni capitoli ci sono anche delle ricette. E su questo argomento apro una piccola parentesi per dire che sono molti i romanzi che stanno utilizzando questo espediente per accattivarsi i lettori, ma che bisogna anche saperlo fare. Non dico che la Harmel non lo sappia fare, scrive bene, ma secondo me le sue evocazioni ai dolci rimangono solo un debole eco rispetto ad autrici del calibro di Joanne Harris che sono proprio il simbolo di quelle atmosfere.
Per quanto riguarda la trama della storia devo dire che è ben intessuta, ben congegnata, riesce ad emozionare e commuovere, tuttavia manca di spontaneità. Durante la lettura di questo libro ho infatti avuto la sensazione che tutto fosse prestabilito nei minimi particolari, tutto studiato a tavolino per incastrarsi alla perfezione. Ogni evento arriva esattamente nel momento giusto, tutto combacia in maniera troppo accurata, e già a metà libro si riusciva ad immaginare come sarebbe andata a finire.
"Finché le stelle saranno in cielo" parla di argomenti dinnanzi ai quali non si riesce a rimanere indifferenti, lo reputo un buon libro, scorrevole da leggere e dai significati profondi dai quali ne dovremmo trarre tutti insegnamento, ma ciò a mio avviso non basta a lasciare un'impronta indelebile nel panorama letterario.

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Se vi interessano romanzi di ricordi sull'olocausto, di segreti inconfessabili assopiti da moltissimo tempo e con anche una componente romantica piuttosto spiccata questo è il romanzo che fa per voi. La storia mischia infatti eventi drammatici e commoventi ad altri più romantici, e per questo lo consiglio soprattutto ad un pubblico femminile.
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    24 Settembre, 2012
Top 50 Opinionisti  -  

Quei sogni che vorresti correre e non ci riesci...

L'autore Angelo Calvisi in questo romanzo fornisce al lettore uno spaccato contemporaneo e tristemente reale di quella fascia generazionale di transizione che vive "alla giornata" senza poter contare su un futuro migliore.
Il protagonista è Paolo, quarantenne alla deriva come molti, con un lavoro precario e una situazione sentimentale approssimativa, che in prima persona ci racconta di sé stesso in vari momenti della sua vita, sullo sfondo di una Genova claustrofobica che forse ha già dato troppo e che ora non ha più nulla da offrire.
Addentrarsi in questo romanzo è un'esperienza che sicuramente non dona sollievo, non vi troverete una piacevole storia d'evasione dove potersi rifugiare dalla realtà quotidiana. Qui la realtà quotidiana è fin troppo marcata, la sentirete alitarvi sul collo ad ogni parola. Inutile pure, come tenta il protagonista, rifugiarsi nella stereotipata passione calcistica sperando che i problemi svaniscano con la vittoria della propria squadra del cuore. "Un mucchio di giorni così" è come quei sogni che vorresti correre e non ci riesci, una storia di vita come tante, con ricordi, aneddoti, sogni infranti, un collage di emozioni e pensieri, che si snoda avanti e indietro nel tempo in maniera un po' disordinata, iniziando dall'anno 2007 e retrocedendo al 1995, per poi nuovamente saltare dal 2001 al 2012, e concludendo infine con il 2009.
Proprio a causa di questa struttura narrativa, che esula dall'ordine cronologico tradizionale, si fa un po' fatica ad entrare nelle dinamiche della storia, si rimane spiazzati da questa sorta di "caoticità", non si riesce subito ad empatizzare con il protagonista e con il suo fluire a ruota libera di pensieri, sciolto e rapido con un fiume in piena. Intendiamoci, il fatto che l'autore abbia tentato un'esposizione diversa dal normale, non è di per sé negativo, anzi, avrebbe potuto rappresentare un enorme pregio, un punto di forza trainante. Il problema è che espedienti di questo tipo creano una certa aspettativa nel lettore, si attende una svolta folgorante, un colpo di scena geniale che lasci annichiliti, qualcosa di potente o comunque di imprevisto, che dia un senso a questa scelta stilistica alternativa.
Invece la storia lascia un gusto amaro: è stato interessante entrare fugacemente nell'esistenza di questo personaggio, è stato interessante assistere alla rappresentazione di questo scorcio di vita attuale, veritiero, disilluso, ma la sensazione a libro finito non è esattamente quello che ci si aspettava.

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Consigliato a chi vuole intraprendere una lettura realistica immersa in un'ambientazione del tutto nostrana, di facile immedesimazione. Adattissima a chi è nato e cresciuto a Genova a causa dei riferimenti ad alcune zone della città, ma chi non le conosce può facilmente utilizzare l'immaginazione.
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Romanzi
 
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    24 Settembre, 2012
Top 50 Opinionisti  -  

Un viaggio lontano, un passato che ritorna

Il titolo di questo libro è inusuale, a me personalmente ha incuriosito fin da subito, ma innegabilmente potrebbe anche ottenere l'effetto contrario e dare al lettore un'idea del tutto sbagliata. "Guida per signore in bicicletta sulla via della seta" (questo lungo ed articolato titolo lontano anni luce dai ricercati standard editoriali che sempre più spesso cercano di catturare l'attenzione con parole chiave contenenti fiori, cibo, profumi o segreti) non racchiude al suo interno un saggio sul ciclismo femminile, ma è un romanzo a tutti gli effetti, un romanzo realistico e interessante, che mescola un passato e un presente all'apparenza senza legami, ma collegati invece da un filo sottile che con l'avanzare della lettura andrà ad intensificarsi.
Così, a capitoli alterni, il lettore si immergerà nel passato seguendo la storia di Eva, che nel 1923 intraprende un pericoloso viaggio nel deserto di Kashgar, e poi emergerà nei giorni nostri, a Londra, con la storia di Frieda, una donna che da troppo tempo viaggia per lavoro senza trovare serenità. Questo libro mette in risalto le restrizioni sociali e religiose, le contraddizioni che si incontrano nel concetto di libertà, la ricerca di sé stessi e delle proprie origini. Detta così può risultare come un romanzo difficile, ma invece la struttura narrativa è davvero molto snella e scorrevole, adatta anche a chi non è avvezzo a letture impegnative.
La parte del romanzo che ho preferito sono i capitoli dedicati alla storia di Eva, gli stralci appresi dal suo diario sono avvincenti e drammatici, un mix perfetto di tensione e speranza, mentre i capitoli che riguardano il presente inizialmente non mi avevano catturata, ma solo più avanti, dopo aver intuito l'intreccio, sono riuscita ad entrarvi in sintonia e ad apprezzarli.
Non è comunque facile riuscire a parole a descrivere le sensazioni trasmesse dal libro, bisogna leggerlo per capirlo e per farsi trascinare nel fascino di questa storia costruita a tasselli, che tocca varie tematiche interessanti, senza mai sfociare nel banale o nel già letto.
La Joinson con questa sua prima pubblicazione si rivela un'autrice talentuosa: da tenere d'occhio nella speranza che pubblichi in futuro altri romanzi.

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Se amate i romanzi tradizionali vi consiglio di intraprendere questa lettura. Le tematiche particolari affrontate e l'intreccio ben congegnato della storia saprà conquistarvi.
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Romanzi storici
 
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    24 Settembre, 2012
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Un faraone non può essere donna

E' difficile giudicare un romanzo come questo, in quanto l'importanza storica che ricopre è talmente grande da elevarlo a una spanna rispetto agli altri libri. L'autrice Pauline Gedge con "La figlia del mattino" cerca di riportare alla memoria un personaggio importantissimo per la storia egiziana, il cui ricordo è stato volutamente e ingiustamente profanato e vandalizzato, con il fine ultimo di cancellarne il ricordo. Ma fortunatamente non tutto è andato perduto e con accurate ricerche l'autrice è riuscita a ricostruire la sua storia, a trarne un romanzo credibile e veritiero di ciò che è accaduto in quel tempo lontano durante la dinastia egizia.
Quando si parla di donne che sono state sovrane nell'antico Egitto tutti noi abbiamo nella mente un solo e famoso nome: Cleopatra. In realtà questo è un dato errato. Cleopatra infatti non fu mai unica sovrana d'Egitto, ma regnò insieme al padre, al fratello, al marito e al figlio. La protagonista di questo libro invece fu l'UNICA e vera donna sovrana d'Egitto, l'unica donna che riuscì ad essere incoronata come FARAONE, contro la stessa legge egiziana che stabiliva che il faraone dovesse essere uomo, nessuna eccezione.
Hatshepsut, figlia del faraone Thutmose I, sfidò ogni legge con grande coraggio e ancora più grande abilità. Dimostrò di essere capace di ricoprire ogni ruolo fosse necessario meglio di qualsiasi uomo e fu già suo padre a rendersi conto delle sue incredibili doti e a lasciarle il trono, nonostante avesse già un erede maschio. Ma non bastò il volere di un faraone a darle la corona. Come si sa le donne devono lottare innumerevoli volte in più per affermare il proprio valore e Hatshepsut dovette scontrarsi con un vero e proprio muro di dissensi e negazioni, la sua vita fu tempestata di difficoltà e questo romanzo ci narra proprio questo: la sua continua ed incessante lotta per affermarsi, per farsi rispettare. Inutile dire che non troverete in questo libro una lettura di svago, ma una vera e propria ricostruzione biografica (seppur romanza) di Hatshepsut. Addentrarsi all'interno di queste 480 pagine è come fare un lungo viaggio in un luogo e in un'epoca distantissima e in alcuni casi molto difficile da comprendere. Però, nonostante la densità delle nozioni e le lunghe descrizioni che rendono lenti alcuni passaggi, è un libro altamente affascinante, avvincente, interessantissimo anche per chi, come me, non ha una spiccata conoscenza della storia egiziana. Anzi, ammetto di non aver mai letto nulla sull'Egitto (a parte gli ormai remoti testi scolastici che sono già finiti nel dimenticatoio). La storia di Hatshepsut invece è una storia capace di rimanere impressa nella mente a lungo, fosse anche solo per l'indignazione e la rabbia che la lettura fa scaturire. Quel senso d'impotenza e infinita tristezza che accompagnano le pagine finali sono poi una vera e propria scossa elettrica di emozioni negative. Certo, sarebbe stato bello il contrario, ma la storia di Hatshepsut non è un romanzo allegro e spensierato e ha invece il potere di rimanere sullo stomaco come un macigno.
"La figlia del mattino" è in definitiva un romanzo intenso, accurato, appassionante, più doloroso di quanto mi aspettassi, non adatto a chi cerca un antidepressivo, ma secondo me vale davvero la pena leggerlo.

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Se vi incuriosisce conoscere la storia di questa donna incredibile vi consiglio vivamente di leggere il libro. Sia che siate amanti della storia egiziana, sia che non lo siate, secondo me è un romanzo che merita e arricchisce, anche se non è una lettura facile e veloce.
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90
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Gialli, Thriller, Horror
 
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4.0
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    21 Settembre, 2012
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Serie Tony Hill e Carol Jordan, vol. 1

"Il canto delle sirene" è un thriller avvincente, quasi 450 pagine divorate in due giorni: è una di quelle letture ipnotiche dalle quali è davvero difficile staccarsi! Come tipo di thriller è strutturato in maniera classica, con un'ambientazione prevalentemente poliziesca e con accurate indagini a seguito di terribili delitti seriali molto molto crudi. La variante interessante è che il lettore, oltre a seguire la storia dal punto di vista della squadra di polizia, potrà anche accedere ai pensieri del serial killer! Infatti i capitoli sono alternati: da una parte la narrazione in terza persona che segue le indagini, e dall'altra una sorta di diario del killer, scritto in prima persona, dove ci si potrà immergere nelle dinamiche dei delitti. La narrazione del killer rimane del tutto anonima e questo aumenterà la curiosità nel chiedersi chi è la persona che si cela dietro quella mente sadica e malata. E devo dire che da questo punto di vista il romanzo non delude perché quando giunge il momento della verità i colpi di scena non mancheranno di stupire.
Oltre ad una trama davvero ben strutturata e una narrazione incalzante, dai risvolti imprevedibili, che tiene sulle spine, la storia possiede anche un'ottima componente psicologica. Uno dei due protagonisti è infatti lo psicologo Tony Hill, personaggio difficile da inquadrare a livello personale, ma molto abile nell'indagare i recessi della mente umana, che fornirà con i suoi studi sul caso una quadro affascinante del killer e delle sue motivazioni. "Il canto delle sirene" è un libro da non perdere per tutti gli amanti del genere e fa da apripista ad una nuova serie thriller/poliziesca che certamente non mancherò di seguire.

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Lo consiglio a tutti gli amanti dei thriller polizieschi, quelli in cui da una parte avvengono dei delitti terribili e dall'altra vi è una squadra di polizia ad indagare. Libro interessante anche per chi predilige entrare nella mente del criminale. Date varie scene di tortura e uccisioni sanguinose e sadiche ne sconsiglio la lettura a chi è facilmente impressionabile.
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Fantasy
 
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4.8
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Sara S. Opinione inserita da Sara S.    18 Settembre, 2012
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Serie Fever, vol. 3

Bello, intrigante, avvincente. Ecco le parole per descrivere al meglio questo terzo capitolo della serie Fever, che, libro dopo libro mi sta appassionando sempre di più! In "La maledizione della luna nera" (titolo e cover italiani non azzeccati, peccato!) l'atmosfera si fa terribilmente cupa, la vita di Mac diventa sempre più pericolosa, ma al tempo stesso elettrizzante, si riesce proprio a percepire l'adrenalina in maniera tangibile, sembra di vivere le sue avventure in prima persona! Non so se sia merito dello stile di scrittura che appassiona o dalla familiarità con la protagonista, che già dopo il primo volume è maggiore e sembra di conoscerla da sempre, ma sono rimasta proprio soddisfatta dalla lettura del romanzo! Qui, rispetto ai volumi precedenti, c'è un pochino meno azione, ma niente paura: non c'è proprio modo di annoiarsi! Le 340 pagine volano via in pochissimo tempo e, proprio a causa di questa atmosfera così claustrofobica e densa, lasciano il segno. Non vorrei sbilanciarmi ma per ora è il romanzo della serie che mi è piaciuto di più! Unica piccola pecca, il finale, che è stato proprio sconvolgente, terribile, non in senso di brutto, ma per quanto riguarda ciò che accade. E la cosa peggiore è che finisce con un cliffhanger e quindi bisogna per forza smorzare la curiosità e aspettare il prossimo libro.

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E' ancora meglio del secondo libro (che già mi era piaciuto moltissimo). Una serie che consiglio vivamente!!!
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Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
4.8
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4.0
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5.0
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5.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    02 Settembre, 2012
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punto di rottura

"Punto di rottura" è un romanzo difficile da categorizzare. Pur facendo parte del filone dei thriller e dei polizieschi racchiude al suo interno una storia che va al di là di questi generi, che va molto più in profondità, analizzando un gesto di ordinaria follia secondo un punto di vista nuovo, interessante, autentico. Quante volte alla televisione vengono enunciate stragi di innocenti compiute da un pazzo omicida che si mette a sparare a caso tra la folla? Queste notizie vengono sempre liquidate con sdegno da parte di tutti, gli autori di questi delitti vengono definiti psicopatici, sadici, persone cattive che senza movente decidono di porre fine alla vita di persone scelte a caso, per il puro piacere di uccidere. Chi mai si prenderebbe la briga di giustificare il colpevole? La protagonista di questo libro, ispettore di polizia, decide che vuole capire. Non le basta attestare la superficialità della vicenda, dove un professore una mattina fa fuoco sui suoi studenti uccidendo delle giovani innocenti vite, suicidandosi lui stesso con l'ultima pallottola. L'indagine è all'apparenza banale, basterebbe un solo sopralluogo per liquidare tutta la vicenda in poche righe, così come viene esortata a fare dal suo capo. Ma lei è testarda, sente che c'è dell'altro, sente che c'è qualcosa che non va, che il professore omicida non può essere impazzito dall'oggi al domani, ma per compiere un simile ed estremo gesto deve aver superato il limite, deve aver raggiunto il suo punto di rottura, e così prolunga l'indagine fino a scandagliare alla perfezione tutta la vicenda, fino a scoprire finalmente la scomoda verità.
Il romanzo apre gli occhi su una realtà fastidiosa, su come al di là di un atto criminale ci sia tutto un mondo da scoprire, su come niente sia solo bianco o nero, ma anche il gesto più sbagliato porti con sé qualcosa di "giusto". E al tempo stesso getta un'ombra funesta sulle dinamiche di polizia, sulla fallacia delle leggi, sull'inefficacia dei meccanismi scolastici e sulla crudeltà delle nuove generazioni di studenti.
Ammetto di essere stata del tutto conquistata da questa storia, amo le realtà controverse, le indagini psicologiche e sociali, e l'autore è stato davvero bravissimo a fornire gradatamente elementi sempre nuovi, che portano il lettore a seguire la vicenda con curiosità crescente ed entusiasmo. "Punto di rottura" è una storia drammatica, profonda, che ti entra dentro per rimanere anche a lettura ultimata. Spezzo inoltre una lancia a favore dello stile di scrittura, che anche se spiazzante e "strano" (in alcuni capitoli alterna le voci delle persone interrogate, in altri la narrazione in terza persona segue le azioni della protagonista) risulta molto vivido e realistico, fa calare all'istante nelle pagine del libro. Non mi capita spesso, ma questo è uno di quei romanzi che avrei voluto durassero di più, molto di più. Con certi romanzi, anche se belli, mi sento sollevata quando raggiungo il finale. Con questo invece mi è successo il contrario: quando le pagine che mi mancavano da leggere si stavano assottigliando pensavo con apprensione al termine del libro e avrei voluto poterlo prolungare. 300 pagine sono poche per descrivere un argomento interessante e di vastissima portata come quello scelto dall'autore, di cose da dire ce ne sarebbero state un'infinità, e la mia curiosità da lettrice era avida di altri dettagli, altre informazioni, non ne avevo mai abbastanza. Il finale mi ha lasciato molta amarezza, perché rimane un poco in sospeso. Intendiamoci, non è un finale mozzato, al lettore viene fornita un'ipotesi molto ben ponderata di come andranno le cose, ma il fatto di doverlo solo immaginare e di non leggerlo su carta mi ha delusa. Solo per questo motivo non riesco a dare il massimo dei voti.

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Consigliatissimo a tutti gli amanti dei romanzi psicologici. L'argomento trattato è davvero interessante e ben esposto, anche se in maniera un po' alternativa. Consigliato soprattutto ai lettori di larghe vedute e a coloro che non si lasciano disturbare da una forma stilistica moderna e sperimentale.
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Fantasy
 
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4.0
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3.0
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4.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    31 Agosto, 2012
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Serie "Black Friars" vol. 1

Nonostante la pubblicazione estiva del libro, vi do un consiglio: questo romanzo è da leggersi in inverno, con calma, nei pomeriggi uggiosi, sotto le coperte. Non è una lettura semplice, tanto meno da ombrellone. Sono quasi 700 pagine dense dense, da fagocitare senza fretta. Tenete a mente questi suggerimenti e non ne resterete delusi, perché "L'ordine della spada" è un romanzo che merita, ma leggerlo al momento sbagliato potrebbe essere davvero molto controproducente. E' un romanzo dall'atmosfera oscura, dark, gotica. So che molti romanzi vengono etichettati così, spesso erroneamente. Questo è invece il primo VERO romanzo GOTICO che abbia mai letto. Il mondo ricreato dall'autrice è un mondo assolutamente fuori dall'ordinario e inclassificabile. Un mondo di fantasia, con molte caratteristiche che ricordano il medioevo, ma con vari elementi che possono essere collegati anche ad anni più recenti, come il '700 e l'800. Una commistione di atmosfere ben amalgamata che danno vita ad una ambientazione unica, mai letta! Inizialmente sono rimasta spiazzata, la storia parte senza introdurre nulla, senza dare al lettore nessun punto di riferimento, nessuna spiegazione in merito all'ambientazione e alle dinamiche degli eventi. Si viene come sbalzati bruscamente in questo nuovo mondo di fantasia con la mente intrisa di mille domande e mille curiosità, e le risposte tardano ad arrivare. Solo non dandosi per vinti e continuando a leggere, piano piano si riesce a farsi un'idea (anche se non precisa) dell'ambiente in cui si muovono i personaggi e delle relazioni tra di loro. Ma non è un passaggio immediato, anzi, ci sono varie dinamiche che rimangono oscure per molto tempo, per poi essere chiarite solo nella seconda metà del libro. Non bisogna avere fretta di capire, la regola per apprezzare questo romanzo è di godersi la storia per quello che ci viene offerto, senza arrovellarsi il cervello cercando di capire ciò che ancora non è stato detto.
Un altro punto dolente, che sicuramente penalizza molto il potenziale del romanzo è lo stile di scrittura esageratamente ampolloso che ci viene proposto dall'autrice. Intendiamoci, a me non piacciono gli stili di scrittura scarni e telegrafici, non riesco a trovare empatia con la storia quando le descrizioni sono avare di dettagli, ma qui siamo davanti alla situazione diametralmente opposta. Le descrizioni sono davvero eccessive, un tentativo di fare poesia, inserendo in ogni frase una miriade di metafore e similitudini assurde. Il risultato è che durante tali lunghissime descrizioni è facile perdere completamente il filo del discorso, arrivando alla fine della lunghissima frase e chiedendosi: "ma di cosa si stava parlando?". Non voglio dire che l'autrice scrive male, perché ha uno stile particolarissimo e accattivante, però credetemi che leggere 700 pagine con questo stile e prestare attenzione a tutto è un'ardua impresa. Fosse stato un libro di 100 pagine avrei potuto sopportarlo e l'avrei adorato, invece con tutte queste pagine mi sono ritrovata ad un certo punto che la mia mente si rifiutava di prestare attenzione alle metafore e badava solo ai contenuti, saltando in automatico le descrizioni più pesanti.
Spero di non aver scoraggiato nessuno dopo queste premesse, perché comunque, nonostante i difetti, nonostante il libro sia oggettivamente un po' pensate e poco fluido, la storia al suo interno è davvero ottima! E' un romanzo avvincente, ricco di mistero e fascino gotico, al suo interno si trovano personaggi carismatici e interessanti. Inoltre la trama è strutturata in maniera impeccabile, non mancano scene ad alta tensione e azione, ma non mancano anche scene più pacate e piacevoli. Il tutto collegato da una storia d'amore e passione davvero diversa dal solito, capace di emozionare anche i lettori che come me non sono attratti dal romance.
"Black Friars - L'ordine della spada" è in definitiva un libro che mi ha dato del filo da torcere, lo avrei preferito con uno stile più fluido (e avrei dovuto evitare il periodo estivo e le vacanze per affrontarlo) ma al tempo stesso mi è estremamente piaciuto. Nel panorama fantasy e urban fantasy degli ultimi anni è uno dei pochi romanzi che mi sento di salvare perché si distanzia notevolmente da tutte le banalità che ammorbano il reparto fantasy delle librerie.

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Consigliatissimo a tutti coloro che amano le atmosfere GOTICHE, dark, misteriose e d'altri tempi, pur mantenendo il fascino del fantasy. Lo sconsiglio a coloro che vogliono intraprendere letture veloci e scorrevoli, perché è un romanzo che va affrontato con TUTTA LA CALMA DEL MONDO.
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Narrativa per ragazzi
 
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
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3.0
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3.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    31 Agosto, 2012
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Da film a libro

Mi fa sempre piacere leggere le rivisitazioni delle favole e questa nuova versione di Biancaneve, non solo è una storia dall'ottimo potenziale, ma è anche un libro curato graziosamente per quanto riguarda la parte grafica, sia esterna, che interna. L'unico problema, se così lo possiamo definire, è che questo libro non ha ispirato il film, ma viceversa, è stato scritto prendendo spunto dalla sceneggiatura del film. Nonostante non mi siano mai piaciuti i romanzi così ottenuti, ho voluto dargli comunque una possibilità, perché sono innegabilmente attratta dalle storie dark fantasy.
Ne consegue una lettura carina, scorrevole, meno peggio di quanto mi aspettassi. L'autrice è stata piuttosto brava a ricreare a parole lo scenario immaginato per il film, soprattutto la parte iniziale l'ho trovata ben riuscita, interessante al punto giusto e con vivide descrizioni. Il linguaggio utilizzato rimane sempre di tipo molto fiabesco, in terza persona, un po' distaccato dai personaggi, e se questo particolare aiuta a rafforzare l'idea di favola (perché è così che le fiabe erano scritte), da una parte mi ha dato anche una sensazione di estraneità alla situazione, mi ha fatto ricordare più volte che il libro è solo la trascrizione su carta di ciò che avviene nella pellicola cinematografica, e ha reso il tutto molto freddo e impersonale. Infatti, nella seconda metà del libro, dove le scene di azione aumentano, la narrazione si impoverisce, le descrizioni si assottigliano e la storia si trasforma troppo in cronaca. "Biancaneve fa... Biancaneve dice... Biancaneve risponde..." l'uso massiccio di soggetto ad ogni frase risulta inoltre troppo ripetitivo, non aiuta ad immedesimarsi nella vicenda, non aiuta ad appassionarsi alla storia. C'è di buono che il libro è breve, lo si legge in una giornata, e non c'è davvero il tempo di annoiarsi e riesce a lasciare un ricordo piacevole. Non si può definire una lettura memorabile, ma è particolarmente indicata come lettura da ombrellone.

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Se come me amate le favole riscritte in chiave dark consiglio di dare una possibilità a questo libro, non è la rivisitazione che preferisco ma la sufficienza se la merita.
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100
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Narrativa per ragazzi
 
Voto medio 
 
3.8
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4.0
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3.0
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4.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    17 Agosto, 2012
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Serie "Paranormalcy" vol. 2

Questo secondo episodio della trilogia di Paranormalmente è un romanzo molto carino e scorrevole (come il precedente). Le 420 pagine che lo compongono volano via in pochissimo tempo, infatti io l'ho letto nell'arco di una sola giornata. In questo secondo libro troveremo la protagonista Evie alle prese con la vita "umana e normale" che aveva sempre desiderato, ma che, ahimè, non sarà affatto interessante ed elettrizzante come si aspettava. Tra noiose lezioni scolastiche, faticosi turni lavorativi alla tavola calda, e la lontananza da Preston che nel frattempo frequenta il college e torna a casa solo nei weekend, Evie verrà nuovamente indotta alla tentazione di tornare a lavorare con l'AICP, minando seriamente la sua sicurezza e il suo rapporto con Preston. Diversamente da come c'è scritto nella sinossi stampata sul libro (per favore, non prendetela in considerazione, chi l'ha scritta ha sicuramente commesso uno sbaglio) in "Caccia alle fate" non sia assisterà assolutamente ad un ritorno di fiamma tra la protagonista e Reth, anzi, quest'ultimo avrà pochissimo spazio nel libro. Ci sarà invece un nuovo personaggio, Jack, che monopolizzerà l'attenzione del lettore e di Evie, ma niente triangoli amorosi per fortuna!
"Caccia alle fate" è un ottimo sequel, che non delude le aspettative, e che aggiunge nuovi importanti elementi e imprevedibili sviluppi alla storia. Mentre nel libro precedente avevo trovato migliore a livello di contenuti la prima metà del libro rispetto alla prima, devo dire che questa volta non ho avuto preferenze, sia la parte iniziale che quella finale del libro sono avvincenti e piacevoli al punto giusto. Tuttavia durante la narrazione ci sono alcune "questioni" che mi avevano incuriosita e che, con mio grande disappunto, vengono lasciate del tutto in sospeso, senza il minimo accenno ad una possibile risoluzione (per chi ha letto il libro: mi riferisco alle "stranezze" che accadono alla tavola calda, dove sembra che gli esseri paranormali, soprattutto Nona e Grnlllll, agiscano in segreto da Evie). Io spero vivamente che non sia una dimenticanza e che l'autrice abbia in serbo di fare a tale proposito dei collegamenti con il terzo libro. In definitiva, a parte l'insoddisfazione per le questioni rimaste in sospeso, confermo il mio giudizio positivo su questa trilogia YA, che fin'ora non ha mancato di intrattenermi piacevolmente: la ritengo una lettura adattissima all'estate e a passare alcune ore spensierate senza troppe pretese.

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Se il primo libro (Paranormalmente) vi era piaciuto sicuramente vi consiglio di leggere anche il secondo (al contrario, se invece il primo non vi era piaciuto, vi consiglio di non proseguire oltre).
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70
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Narrativa per ragazzi
 
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
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4.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    16 Agosto, 2012
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Serie "Paranormalcy" vol. 1

"Paranormalmente", come suggerisce il titolo, è un romanzo dove il paranormale regna sovrano, una storia popolata da esseri di tutti i tipi: dai più comuni, come: vampiri, lupi mannari, sirene, fate... agli esseri più strani, come: ibridi mutaforma, spiriti dell'acqua e altri esseri non ancora identificati. In questo meltin pot di personaggi troviamo la sedicenne Evie, un'umana (o almeno, all'apparenza) con il dono speciale di vedere al di là dell'aspetto e poter smascherare al primo sguardo tutte gli esseri paranormali del pianeta. A causa di questa sua abilità lavora e abita a tempo pieno nell'AICP ("Agenzia Internazionale per il Controllo del Paranormale", un'agenzia segreta e sotterranea) con il compito di smascherare queste creature. Senza famiglia, senza amici, la vita di Evie è monotona e noiosa, non le è permesso di vivere la sua adolescenza e né di andare a scuola come tutti i ragazzi della sua età, finché ovviamente qualcosa di diverso accadrà a scombussolare la sua routine quotidiana.
Ho trovato l'essenza della storia e il mondo ricreato dall'autrice davvero molto interessante ed originale, per alcuni particolari si può scorgere una lieve somiglianza (ma davvero lieve!) con l'ambientazione dei romanzi di Kelley Armstrong e questo devo dire che mi ha fatto apprezzare il libro ancora di più. La protagonista è frizzante con dei gusti molto eccentrici e, in abbinamento ad uno stile di scrittura in parte ironico, ne risulta una simpatica e rilassante storia d'evasione per tutti coloro che amano il genere urban fantasy. La parte che mi è piaciuta di più di tutto il libro è sicuramente la prima metà, quella che funge essenzialmente da introduzione e in cui il lettore impara a conoscere il mondo in cui è ambientato il romanzo, assieme a tutte le peculiarità dei personaggi e le dinamiche alla base della storia. Quando invece la trama entra definitivamente nel vivo manca un po' di mordente, l'efficace ironia della narrazione è come smorzata per fare posto ad eventi più seri, aumentando l'azione, ma perdendo parte della piacevolezza e della spensieratezza riscontrata. Una storia comunque scorrevolissima e con un ritmo narrativo incalzante, da metabolizzare in una giornata o poco più, che intrattiene e non annoia. Un inizio di una trilogia che non mi ha delusa e della quale leggerò i seguiti.

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Lo consiglio ai giovani lettori amanti del paranormale e, più in generale, a tutti coloro che vogliono intraprendere una lettura simpatica, scorrevole e tipicamente estiva, senza fare ricorso ai classici romanzi non-fantasy d'ombrellone
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80
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Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
1.8
Stile 
 
2.0
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1.0
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2.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    14 Agosto, 2012
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Serie "All Souls" vol. 1

Ho iniziato la lettura di questo libro con le migliori intenzioni, la sinossi mi intrigava, le opinioni lette in rete mi davano la quasi certezza che "Il libro della vita e della morte" fosse un romanzo valido, superiore alla media. Inizio a leggere e come premesse iniziali non è davvero niente male: un mondo popolato da 4 specie (umani, vampiri, streghe e demoni), una strega studiosa storica che cerca di vivere una vita normale, un libro misterioso e stregato che all'improvviso la mette in grave pericolo... insomma, mi sembrava davvero un ottimo inizio. Da qui la mia mente ha iniziato a fantasticare su come questi elementi avrebbero potuto mescolarsi assieme ed evolversi in un romanzo unico e indimenticabile, ero curiosissima di scoprire cosa l'autrice avesse in serbo per noi lettori, ero elettrizzata al pensiero di ciò che avrei scoperto.
Tuttavia fin da subito ho notato che la tendenza dell'autrice di "tergiversare" un po'. Gli argomenti narrati venivano affrontati un po' alla larga, c'era un tentativo di togliere l'attenzione sui punti salienti per puntarla invece su particolari di poco interesse, spendendo pagine e pagine nella descrizione di avvenimenti di nessuna importanza. Mi son detta "Pazienza, il libro è piuttosto lungo, ci sarà tempo per affrontare ogni cosa" e sono andata avanti nella lettura fiduciosa che qualcosa di interessante finalmente sarebbe accaduto. Mi sono dovuta sorbire interi capitoli di "corteggiamento" in cui la protagonista e l'avvenente vampiro di turno flirtavano e cenavano, con descrizioni chilometriche e dettagliate dei menù, infinite disquisizioni sui vini, sulle sfumature di odori e sapori di ogni singola bottiglia di vino che si scolavano (ed erano tante! Sì avete capito bene: in questo libro pure i vampiri mangiano e bevono vino!). Finita questa fase (che mi aveva dato l'impressione di leggere un libro di degustazione vinicola, anziché un romanzo urban fantasy) vi è poi la fase in cui finalmente l'amore tra i due viene palesato, decine di capitoli su quanto si amino, presentazione alla famiglia, gite a cavallo e a "caccia" dove le scopiazzature da romanzi tipo Twilight appaiono fastidiosamente evidenti.
E io che continuavo a domandarmi: "Ok, ma quand'è che il romanzo entra finalmente nel vivo?"
Ma, con il senno di poi, avrei invece dovuto chiedermi: "Nel vivo ci entrerà mai?"
NO, questo romanzo, primo di una trilogia, non decolla MAI, è solo una lunga, lunghissima, interminabile INTRODUZIONE. L'autrice continuerà imperterrita a divagare inutilmente per tutte le 750 pagine che lo compongono, inserendo personaggi opinabili, dialoghi al limite dell'assurdo, scenette ridicole e parti romance al saccarosio, mentre la parte veramente interessante della storia, il VERO POTENZIALE del romanzo continua a rimanere in sospeso. E... dulcis in fundo, il finale sarà un non-finale, che lascia tutti gli interrogativi aperti e rimanda TUTTO al libro successivo. Se l'obiettivo dell'autrice era quello di creare curiosità e incentivare la lettura dei sequel con me ha ottenuto il risultato opposto: sono rimasta talmente tanto DELUSA, ESASPERATA, ARRABBIATA per aver letto tutte queste pagine inutilmente che con questa trilogia ho definitivamente chiuso!

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no
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Io consiglio di starne alla larga, è uno dei libri più deludenti che mi siano capitati negli ultimi anni!
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Fantasy
 
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    14 Agosto, 2012
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dimenticare il passato e ricordare il futuro

La mente di London Lane si auto-resetta ogni notte alle 4,33. Fin qui mi viene in mente il film "50 volte il primo bacio" con Adam Sandler e Drew Barrymore, in cui la protagonista tutte le mattine doveva guardare un filmato per capire chi era e chi erano le persone che la circondavano. Come spunto iniziale non è originalissimo, ma London Lane, a differenza del famoso film, non solo dimentica tutto il suo passato ogni giorno, lei in realtà ha dei RICORDI, ma che riguardano il FUTURO. E così non ha bisogno di sapere, ad esempio, chi è sua madre: tutte le mattine la riconosce basandosi sui ricordi dei prossimi giorni. Stessa cosa per quanto riguarda le sue amicizie, il suo posto a sedere in classe, la posizione del suo armadietto scolastico... il problema sembrerebbe sorgere solo con ciò che è già avvenuto e London a tale proposito scrive tutte le sere degli appunti da rileggere il giorno dopo, che la mettono al corrente delle cose più importanti da sapere.
L'autrice decide di parlare di questo argomento un po' complicato con molta leggerezza. In realtà, volendo essere pignoli, avrei obiettato che la cosa non è proprio così semplice come viene descritta. Una persona che tutti i giorni dimentica il suo passato e che tutti i giorni deve passare al vaglio appunti su appunti per mettersi al corrente della propria attuale situazione perderebbe ore di tempo, e man mano che cresce e il suo passato diventa un bagaglio più consistente rispetto al suo futuro perderebbe praticamente ogni intera giornata solo per aggiornarsi. Per non parlare dei problemi scolastici: come fa a studiare se il giorno dopo non si ricorda più niente? Basandosi sui ricordi futuri? L'autrice non vi ha mai fatto cenno, ha preferito prendere in considerazione solo una parte della vita di London, quella riguardante la famiglia, gli amici e l'amore.
Quindi non pensiamoci, prendiamo il romanzo per quello che è (un libro d'evasione senza troppe pretese) e immaginiamo che la vita di London sarà per sempre confinata nella sua giovinezza, senza complicazioni di sorta. Il risultato è sicuramente carino e apprezzabile, una storia singolare, che si distanzia dai soliti libri adolescenziali fantasy e che fa passare alcune ore spensierate e piacevoli in sua compagnia. Sicuramente interessanti sono i momenti in cui London decide di dimenticare intenzionalmente alcuni avvenimenti spiacevoli... nulla di più semplice per lei! Nei suoi resoconti quotidiani in cui scrive ciò che è importante sapere, le basta OMETTERE di citare alcune cose, o addirittura scrivere delle bugie e il giorno dopo ecco che tutto ciò che leggerà le sembrerà la verità e ciò che non c'è scritto semplicemente non esisterà più. Chi non ha mai desiderato di poter dimenticare intenzionalmente alcuni ricordi sgradevoli? London può farlo, ed è simpatico assistere alle ripercussioni di tali omissioni.
Mi sarei però aspettata, trattandosi appunto di un romanzo d'evasione, uno stile di scrittura più frizzante, più coinvolgente. Invece l'ho trovato sì scorrevole, ma laconico, distaccato, alcune scene vengono liquidate frettolosamente, stessa cosa per il finale, quasi mozzato e chiuso all'improvviso. Sinceramente, proprio a causa di questo difetto, non mi sono appassionata veramente alla storia, non ho fatto alcuna fatica a leggerla, però... come dire... mi ha lasciata un po' indifferente. Si merita la sufficienza ma non di più.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Una storia YA adatta agli adolescenti o agli amanti del genere, consigliato se siete particolarmente attratti dalla tematica della perdita della memoria e se volete leggere un romanzo poco impegnativo diverso dai soliti fantasy in commercio.
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60
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Romanzi erotici
 
Voto medio 
 
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Stile 
 
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2.0
Piacevolezza 
 
2.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    13 Agosto, 2012
Top 50 Opinionisti  -  

Serie "Fifty Shades" vol. 2

Non ero rimasta entusiasta da "Cinquanta sfumature di grigio" e non avevo molte aspettative riguardo a questo secondo libro. Tuttavia dai commenti letti avevo l'impressione che fosse piaciuto di più rispetto al libro precedente e quindi speravo davvero che anche la mia opinione migliorasse. Ero pronta a ricredermi. Invece la mia opinione non è cambiata, non l'ho trovato più soddisfacente rispetto al primo libro. Sostanzialmente come storia ha qualche pregio in più, ma a controbilanciare ho trovato anche qualche difetto in più.
Mi spiego meglio:
Se finalmente l'autrice ha deciso di abbandonare quasi del tutto la variante "sadomaso", (che... diciamocelo, non era in grado di gestirla, non era abbastanza esperta in materia da poter argomentare in maniera credibile sulla questione) d'altro canto in questo libro manca del tutto quel senso di novità e curiosità che rappresentava il gancio trainante del precedente libro. Per colmare tale mancanza, vi è un tentativo di appassionare il lettore con scene di sesso a profusione, ma devo ammettere che, nonostante la continua ricerca del "famolo strano", cambiando sempre luoghi e situazioni, questi ripetuti accoppiamenti risultano davvero noiosi. Giunta a metà libro ho avuto infatti bisogno di fare una pausa di un giorno e di iniziare una nuova lettura perché, dopo l'ennesimo amoreggiamento con il solito amplesso sincronizzato, la mia curiosità di andare avanti con la storia stava scemando in picchiata.
Un altro fattore negativo del libro è sicuramente l'ESASPERAZIONE con cui i due protagonisti vivono la loro storia d'amore e la ripetitività delle scene, dei dialoghi, dei pensieri. Si ha la costante e fastidiosa sensazione di stare su un'altalena. Quando Christian e Anastasia non stanno copulando stanno certamente: o parlando di farlo stuzzicandosi a vicenda con frasi "provocanti" (che poi sono sempre le solite 2-3 frasi), o battibeccando sull'inadeguatezza che prova lui, o battibeccando sull'inadeguatezza che prova lei... perché è da notare che sono ENTRAMBI estremamente insicuri e il loro continuo lambiccarsi il cervello per cercare di essere uno all'altezza dell'altro mette l'ansia. Per quasi tutta la durata del libro si assistono a scene del tipo:

- loro due fanno l'amore
- si dicono paroline dolci soddisfatti
- poi Anastasia vuole sapere di più sul passato torbido di lui, e gli chiede di rivelarle "qualcosa"
- lui ha paura che se glielo dice poi non lo vorrà più
- Anastasia giura di no, che lo ama e lo amerà sempre
- lui glielo dice
- lei, OVVIO, si arrabbia
- lui dice te l'avevo detto che non sono l'uomo per te
- lei dice che non è lui a non essere adatto ma è lei a sentirsi inadeguata
- lui dice che la ama e non è vero che è inadeguata
- lei dice che lo ama pure però è piena di dubbi e minaccia di andarsene
- lui allora fa qualche gesto eclatante, si prostra ai suoi piedi, la supplica
- lei lo rassicura che lo ama e che non voleva andarsene SUL SERIO
- poi si riappacificano e fanno l'amore di nuovo.
- e il circolo si ripete...

Il tutto nell'arco di una manciata di pagine. Pensate ad assistere a questo tormento di loro due che: si prendono, si mollano, litigano, si riappacificano, piangono, ridono, si arrabbiano, gli passa la fame, si chiariscono, si amano, ecco che la fame ritorna, e manco il tempo di finire un piatto di pasta che litigano nuovamente e se ne vanno sbattendo le porte e buttando il cibo nella spazzatura... per 600 pagine! C'è quasi da uscirne pazzi. Fortunatamente ci sono anche alcune scene in cui succede dell'altro (molto rare però) e la tensione sale un po' in un paio di occasioni in cui alcune "minacce" aleggiano su Christian e questa è forse la parte più appassionante della storia, che si chiude nuovamente con un piccolo cliffhanger in cui si teme per l'incolumità della lunatica coppia d'innamorati. Nonostante sia sicura al 100% di come andrà a finire non posso esimermi dal leggere l'ultimo libro della trilogia, anche se a questo punto credo che sia quasi impossibile un miglioramento in extremis, ma ci provo lo stesso.

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Lettura consigliata
no
Consigliato a chi ha letto...
Se amate i romanzi rosa e trovate avvincenti le storie tormentate e STRA-tormentate fino all'inverosimile, questo libro potrebbe appassionarvi. Tra alti e bassi sembra davvero di stare in una barca sferzata dalla tempesta!
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170
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Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Sara S. Opinione inserita da Sara S.    06 Agosto, 2012
Top 50 Opinionisti  -  

Deliziosamente morboso

"La casa sul fiume" è un'esordio letterario sorprendente. Un romanzo oscuro, denso, elettrizzante, da leggere tutto d'un fiato. La protagonista è una donna comune, moglie di un dottore e madre di una figlia ventenne. Una donna assolutamente insospettabile, che passa inosservata tra la folla, apparentemente innocua, apparentemente normale... ma non lo è. Dentro di lei cova uno squilibrio grandissimo, che getta le radici nel suo passato di ragazzina, un trauma che l'accompagna da decenni, ma che trova il suo sfogo soltanto adesso, dopo che il padre le lascia in eredità la casa di famiglia, quella casa in cui è cresciuta e che la lega a doppio filo con i suoi demoni e che risveglierà ogni suo ricordo. Con un'indagine introspettiva accuratissima e dettagliata l'autrice traccia il profilo di questa donna, accompagna il lettore nei meandri del suo lucido delirio. Durante la storia ci si trova ad assistere impotenti alla messa in atto del suo piano perverso. Capitolo dopo capitolo la tensione aumenta, l'incertezza di quello che accadrà ci rende curiosi e spaventati al tempo stesso, incapaci di staccare gli occhi dalle pagine, in un'escalation di follia febbrile ed insaziabile, fino ad un finale spiazzante, inaspettato, in parte doloroso, eppure chiarificatore, perché finalmente si riescono a capire i motivi alla base della instabilità mentale della protagonista.
Era da tempo che non leggevo un romanzo così DIVERSO, così folle, deliziosamente morboso, capace di turbare profondamente. Ne sono rimasta molto soddisfatta, è stata una lettura incredibilmente intensa e ammaliante nonostante l'abbia trovata anche un po' "strana". Ma io sono una lettrice che ama confrontarmi con le "stranezze" della mente umana, e da questo punto di vista il libro è davvero ben riuscito, scritto ottimamente, emozionante nonostante il senso di oppressione e di claustrofobia che mi ha accompagnata durante tutta la lettura. Mi è piaciuto tantissimo!!!!

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Se come me vi piace leggere storie che abbiano a che fare con la follia umana, questo è assolutamente un romanzo da non perdere! Un thriller psicologico che non vi potrà lasciare indifferenti.
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220
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