Opinione scritta da Fucina CHI

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Fucina CHI Opinione inserita da Fucina CHI    26 Luglio, 2011
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Una protagonista dal cuore di pietra

“Cuore di pietra” è il secondo libro che leggo di Vassalli e, devo dire, l’ho affrontato con un po’ di timore. Suo è anche il ben noto “La chimera”, romanzo stupendo ma straziante. Era per questo motivo, perché avevo paura che anche questo suo libro mi scuotesse l’anima, che ho aspettato del tempo prima di leggerlo. Già il titolo faceva presagire il peggio, mi immaginavo una donna rigida e senza sentimenti.
Ebbene, mi sbagliavo.
Certo, resta il Vassalli che racconta un periodo storico dell’Italia aggiungendo a piene mani dalle fonti storiche, così come resta la (splendida) abitudine di raccontare tali fatti attraverso gli occhi di protagonisti i cui nomi non sono riportati nei libri di storia.
Ma è scomparsa quell’aria straziante che tanto mi aveva colpito ne “La chimera”. Chiariamoci subito: uno dei personaggi principali, colei che ha il cuore di pietra, è una casa, una casa che, quando fu costruita, era enorme. È ovvio, a ben pensarci, che il suo cuore non potesse che essere fatto di pietra.
Di primo acchito, “Cuore di pietra” pare un libro leggero, ma, poi, a guardarlo bene, non è affatto così. È come un dipinto, anzi: una serie di dipinti. L’artista Vassalli tratteggia linee di colori vivi e chiari, ma ciò che narra con la sua arte sono spesso episodi che lasciano l’amaro in bocca.
L’intera storia si svolge nell’arco di numerosi decenni e Vassalli in ogni capitolo si concentra su un determinato periodo storico, della durata di massimo quattro-cinque anni. È quindi chiaro che l’attenzione si sposta, capitolo dopo capitolo, sempre su pochi personaggi centrali. Questi si alternano, muoiono, vengono sostituiti da altri personaggi che rincontreremo oppure di cui mai più sapremo la sorte. Vi è un unico personaggio sempre presente: la Casa, silenziosa coprotagonista, fil rouge di tutta la narrazione.
Vassalli se la prende un po’ con tutti: coi socialisti, coi fascisti, con gli artisti e con gli uomini di affari. Ma non giudica, semai suggerisce una suo opinione, ma mai in modo trasparente. Non leggerete storie di eroi, in questo libro, ma storie di esseri umani che vivono in una città di cui il nome non verrà mai svelato con certezza al lettore. Son esseri umani normali, che siano avvocati, che siano politici, ma anche portinai e tipografi. Hanno pregi e virtù, ma anche difetti. Commettono atti che fanno storcere il naso, ma anche gesti che ci riempiono di gioia. Esseri umani, appunto, non infallibili, ma veri, come tutti noi. E la loro storia si intreccia con la Storia e, attraverso le loro vite, noi lettori veniamo trascinati in questa cavalcata attraverso il tempo, in cui anche un decennio può passare tra un capitolo e l’altro.
Un bel libro, che scorre leggero, un libro di cui si può anche leggere un capitolo a distanza di giorni da quello precedente, senza che la magia venga intaccata. Perché a Vassalli bastano le prime due righe di qualsiasi capitolo per riportare il lettore ad osservare la storia di questi personaggi la cui vita trascorre sotto gli occhi di una coprotagonista dal cuore di pietra.

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Fucina CHI Opinione inserita da Fucina CHI    04 Luglio, 2011
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Romanzo di corrispondenza

“Mauro, hai mai letto niente scritto da un autore israeliano?”
“No, perché?”
“Dovresti, hanno una rara sensibilità…”
“Dici? E chi mi consigli?”
“Amos Oz. È bravissimo.”
“E una vita che ne sento parlare, è davvero così bravo?”
“Sì, decisamente lo è.”
“Ottimo! E con quale suo libro inizio?”
“Leggi La scatola nera.”

Poche settimane dopo aver avuto questa conversazione con un mio amico, ho comperato il libro e l’ho messo sul comodino, in attesa di finire un altro libro che avevo iniziato da tempo. Appena terminato il favoloso Marcovaldo di Italo Calvino, ho iniziato La scatola nera.
C’ho messo 3 giorni.

È un libro incredibile, scritto con rara sensibilità e poi… ha una struttura molto, molto originale.
Aperto il libro, ho visto che iniziava con una lettera.
“Che inizio interessante, raramente ho visto libri che iniziano in questo modo.”
Curioso ho proseguito, ma alla prima lettera seguiva un’altra. E poi un’altra. E poi un’altra ancora, fino alla fine.

I personaggi, questi ricchi, mai decifrabili, umani personaggi non si confrontano nel racconto, lo fanno a distanza. Il tempo nel romanzo passa, improvvisamente è passato un mese e il lettore viene a sapere solo a posteriori cos’è successo, come a volte la situazione è cambiata interamente.
La vicenda è semplice: una donna, ovvero una madre, e due uomini, di cui uno vuol essere padre e l’altro ha rifiutato il ruolo. Sono le loro le lettere più ricche e appassionate, ma non di minore interesse tutte le altre lettere dei personaggi di contorno, a volte descritti alla perfezione con due righe.

Come dicevo, la trama è semplice, sviluppata in modo molto originale e già questo basterebbe a renderlo un bel libro. Ma vi è di più. Oz mette la sua chiara impronta in molte lettere, trascinando il lettore in visioni del mondo particolari e filosofeggianti, in cui l’istinto si alterna alla dolcezza, all’odio e alla filosofia.

Lo sfondo è fatto di passione, di sensualità e carne, ma anche passione religiosa; le due passioni si affrontano, come in un gioco di scacchi, ognuno facente le sue mosse e Oz queste mosse le descrive con umana brillantezza.

I personaggi sono dei normali esseri umani, con le loro debolezze e con una grande forza: una rara, profonda sensibilità. Ma come tutti gli esseri umani subiscono cambiamenti e non sono statici, non possono permettersi di esserlo questi personaggi così pieni di passioni.

Non vi dirò altro della trama di questo libro, un libro pieno di meravigliose sorprese.
Buona scoperta.

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Fucina CHI Opinione inserita da Fucina CHI    02 Luglio, 2011
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Chi è il signor José?

Il signor José conduce una vita anonima, lavora tutto il giorno presso la Conservatoria Generale dell’Anagrafe, non ha amici, non ha una moglie. La sua vita trascorre tranquilla, senza grosse emozioni.

Il signor José ha un unico hobby: collezionare le notizie sulle persone note del paese in cui vive. Non gli interessano gli stranieri, non vuole pubblicare un libro. È la sua piccola passione, una passione senza ambizioni, un hobby forse un po’ bizzarro ma innocuo.

Poi gli capita tra le mani un fascicolo di una donna sconosciuta e lui, chissà perché, comincia a seguire le sue tracce. E il lettore lo segue in questo suo viaggio, lo vede mutarsi, da anonimo figuro comincia ad acquisire una sua peculiarità, legata alla lunga ricerca che il signor José sente di dover compiere, che lo porta a sconvolgere la sua routine quotidiana, a compiere gesti che mai avrebbe creduto di poter fare. E in questo suo viaggio il signor José cambia, e, senza volerlo, cambia il mondo intorno a sé, le persone coinvolte, consapevolmente o meno, nella sua ricerca.

Il signor José è l’unico ad avere un nome proprio in questo romanzo. C’è il vice, il conservatore, tutte persone, ma nessuno con un nome proprio, sono figure anonime, definite dal ruolo che ricoprono nella società.

Il signor José non è un eroe alla James Bond, egli ha forti dubbi prima di compiere le sue azioni che spezzano le consuetudini. Prima di chiedere ad un’altra persona informazioni sulla pista che sta seguendo immagina dentro sé cosa dire, come fare. Prima di introdursi in una scuola di nascosto, solo per trovare dei documenti che possono aiutarlo nella sua ricerca, pianifica tutto minuziosamente. Sì, il signor José è uno strano eroe, un normale essere umano, la cui unica peculiarità è quella di voler seguire la vita di una persona a lui sconosciuta senza motivo.

Il signor José ha anche un cognome, un cognome comune, uguale a quello di molti altri. Anche le persone con cui interagisce hanno un nome, anche la donna di cui il signor José segue le tracce ha un nome. Ma noi lettori non sapremo mai i nomi e i cognomi di questi altri personaggi, sapremo solo che c’è un signore, il signor José, che ha una storia straordinariamente ordinaria.

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Franz Kafka - Fëdor Dostoevskij
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