Opinione scritta da andrea70

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Storia e biografie
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    12 Febbraio, 2025
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La storia come romanzo

Settembre 1939, le truppe tedesche dopo aver superato la resistenza della Polonia attaccano la Francia e sembra chiaro che i transalpini non potranno resistere a lungo, l'estensione del dominio nazista
sull'Europa è più di una triste possibilità.
La Gran Bretagna sembra l'ultimo baluardo di un certo spessore che possa fermare questa avanzata inarrestabile, ma lo è davvero ?
Non lo è nelle paure della gente comune che teme di vedersi invadere da un giorno all'altro dalla Germania e neanche in quelle del governo al cui capo c'è un uomo stanco e logorato come il
primo ministro Neville Chamberlain sfiduciato dal parlamento e costretto a rimettere il suo mandato nelle mani di Re Giorgio.
Il quale nomina primo ministro Winston Churchill, ultrasessantenne, visto dai più come un pò scorbutico, inviso a molti membri del Parlamento ma probabilmente , prorpio per il suo carattere tosto, la persona più indicata a guidare il paese in simile drammatico frangente, tanto più che nessuna candidatura alternativa pare un minimo credibile nè alcuno si infervori per avere un incarico che ha tutti i crismi della condanna. Il libro narra essenzialmente la storia del primo anno e mezzo di governo di Winston Churchill, in pratica quello decisivo in cui la Gran Bretagna , contro ogni pronostico degli stessi inglesi resiste alle violente e continue incursioni aeree tedesche grazie ad uno stato efficiente ed unito e ad un popolo resiliente e mai domo anche per i comportamenti e le parole del suo Primo Ministro : uomo pratico, deciso, abilissimo oratore capace di esaltare le vittorie e far sembrare la peggiore sconfitta come una lezione talmente utile che è come se si fosse vinto, ma soprattutto diplomatico geniale e paziente. Churchill si circonda di collaboratori fedeli ed efficienti che trasformano la produzione aerea inglese in una macchina quasi perfetta in grado di produrre un numero tale di aerei da stravolgere le stime di Goebbels e degli altri gerarchi nazisti consiglieri di Hitler che ritenevano la Gran Bretagna un avversario abbordabile e poco attrezzato.
Sviluppa i primi sistemi di intercettazione aerea ma soprattutto gioca una partita a scacchi diplomatica con il presidente americano Roosvelt, conscio che solo l'intervento diretto degli Stati Uniti nel conflitto
possa consentire all'Europa invasa di sconfiggere Hitler e la sua enorme potenza militare. Ovviamente dall'altra parte dell'oceano il presidente americano, che pure nutre per il Premier inglese una certa stima,
non può decidere un'entrata nel conflitto con tutte le conseguenze in termini economici e di sacrificio di vite umane, giustificandola solo come una necessità di un pur caro alleato.
Ma la fortuna si sa aiuta gli audaci e la buona sorte per Churchill ha le forme del drammatico attacco giapponese a Pearl Harbour che di fatto sancisce l'inevitabile intervento degli Stati Uniti nel conflitto.
Larson riesce a parlare di politica, di strategie militari, di storia senza mai essere noioso o prolisso, anzi in certi punti diventa quasi difficile lasciare il racconto ed è strano considerando che come sono andate
le cose lo sappiamo tutti, quello che non sappiamo, e che Larson ci spiega senza usare una parola di troppo è la varia umanità che c'è dietro quelle pagine di storia, i comportamenti i dubbi, le paure persino gli amori dei protagonisti della storia, più che una cronaca di guerra in certi momenti è una storia di famiglia, perchè questo sembra il governo inglese in quei mesi , una famiglia allargata di persone che per lo più si stimano in qualche caso si tollerano ma senza che mai eventuali divergenze possano intralciare in qualche modo il fine comune che è vincere la guerra.
Se tutto questo è possibile lo si deve alla salda guida del Primo Ministro Winston Churchill, divenuto famoso ai posteri per i suoi coloriti aforismi , ma uomo solido, indomito e saggio per quanto poco incline
all'etichetta e amante dei sigari e del buon bere. Gran bel libro, Larson trasforma i dettagli , su cui tanti scrittori inciampano diventando prolissi e dispersivi alla noia, in una parte imprescindibile del racconto.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    06 Febbraio, 2025
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Tropper meno convincente del solito

Ho letto tutti i romanzi di Tropper e devo dire che questo è per distacco il meno brillante di tutti.
Il tema è sempre vagamente lo stesso : i rapporti familiari , gli uomini incapaci di prendere in mano la propria vita che combinano disastri a ripetizione per la loro condizione di eterni irrisolti.
Drew Silver è un ultraquarantenne divorziato che vive in un Residence per divorziati dove condivide le serate con altri uomini nella sua condizione , alcuni rassegnati ad aver perso definitivamente la compagna e la famiglia e si consumano lentamente tra alcol e solitudine, altri che ancora provano a combattere per riconquistare il loro posto nella vita delle persone che amano. Drew Silver è stato per un breve periodo della sua vita una rockstar sull'onda del succeso di un brano del gruppo in cui cantava , poi il successo è terminato ma lui ha continuato per inerzia a comportarsi in modo sconclusionato e irresponsabile come le peggiori rockstar arrivando a far naufragare il matrimonio. L'unica persona che ancora gli concede la sua fiducia è la figlia Casey che nonostante un rapporto burrascoso si rivolge a lui in un momento di difficoltà. Ma Drew Silver sarà la persona giusta per aiutarla ? In realtà Drew scopre di avere un problema di salute grave che potrebbe costargli la vita ma a salvarlo potrebbe essere proprio il nuovo compagno della ex moglie , in procinto di sposarla, che si offre di effettuare un delicato intervento chirurgico a suo dire un pò rischioso ma risolutivo. Drew rifiuta e nella motivazione della sua risposta c'è tutto il suo mondo a brandelli e la consapevolezza di esserne stato la causa. Il rapporto riallacciato con Caseuy porta Drew ad avere contatti più frequenti con la ex moglie e a combinare ulteriori disastri, ecco in questo ho trovato tutto un pò forzato e davvero poco credibile. Finale aperto in linea con il modo di essere del protagonista.

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Racconti
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    06 Febbraio, 2025
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Luci e Ombre

Per giudicare l'ultimo libro di Stephen King ho deciso di lasciare trascorrere qualche settimana dopo averlo terminato e cercare nei ricordi le emozioni che hanno suscitato i 12 racconti che compongono la raccolta. Devo dire che alcuni mi sono rimasti impressi lasciandomi anche un certo velo di inquietudine come il King dei bei tempi, altri seppur appaganti al momento sono già scomparsi dalla memoria . Al solito l'orrore di King è nel quotidiano, parte da dentro i personaggi spaziando da giallo a fantastico passando per la fantascienza fino ad arrivare all'horror dove comunque il maestro dimostra ancora di trovarsi a suo agio e sforna uno dei racconti più lunghi e convincenti della raccolta "Serpenti a sonagli" che davvero mette i brividi. I temi trattati vanno dalla difficoltà di accettare le tragedie alla difficoltà delle scelte , molto bello "L'uomo delle risposte", ci sono tanti temi presi dalla quotidianità e una serie di espliciti rimandi ad opere e perfino la presenza di personaggi già incontrati in passato. Paranormale e follia tracciano il solco del quasi disturbante “L’incubo di Danny Coughlin” altro racconto da segnalare. Insomma ce n'è per tutti i gusti non siamo ai livelli eccelsi di "Quattro dopo mezzanotte" o "Stagioni Diverse" ma resta un King molto godibile.

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Romanzi storici
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    19 Novembre, 2024
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Stupendo

Joseph Roth potrebbe romanzare il verbale di un'assemblea condominiale e farlo con un lirismo e una profondità tale da renderlo appassionante.
L'autore austriaco è uno splendido cantore del crepuscolo , nella Cripta dei Cappuccini fu il crepuscolo di un regno, di una struttura sociale, nei Cento giorni, periodo che va dal ritorno di Napoleone Bonaparte dalla fuga dall'Elba all'esilio a Sant'Elena, si narra del crepuscolo di un imperatore ma anche di un sogno, il sogno di uomo e il sogno del suo popolo. Quell' imperatore che ha incarnato l'ambizione e la grandeur di conquista della Francia , la Francia stessa si è rispecchiata nella potenza e nella grandezza del suo imperatore in una sorta di scambio di sguardi in cui nessuna delle due parti accetta l'essenza dell'altra oltre la necessità .
Roth mette come sempre in secondo piano l'analisi accurata degli avvenimenti storici , lo scorrere tumultuoso degli eventi è il contesto nel quale avvengono i tumulti dell'anima dei protagonisti ,Napoleone Bonaparte ma anche una umile servetta segretamente innamorata della figura dell'imperatore oltre le miserie dell'uomo. E' proprio dei dubbi, dei tormenti e delle miserie dell'uomo Napoleone che si occupa Roth in un racconto che narra dei primi giorni dal rientro a corte in cui l'imperatore sembra silenziosamente consapevole che, per quanto sia temuto, gli stessi membri di un certo grado del suo esercito lo considerano semplicemente un uomo fortunato che ha raggiunto sua gloria grazie
a loro. Napoleone pare scivolare lentamente verso un declino che lui stesso sente ma a cui non riesce a dare forma quasi presago della sconfitta in arrivo.
Parallelamente alle sue vicende c'è la vita dei semplici, dei piccoli, di tutte quelle persone che vedono nell'imperatore colui che anima il loro orgoglio, una figura più grande dell'uomo che la porta sulle spalle forse troppo fragile e umano per un peso così grande.
Vediamo la vita della giovanissima Angelina Pietri, serva di corte, amante di un bifolco maresciallo dell'esercito, madre di un tamburino ma soprattutto donna sola, con la solitudine dei suoi sogni scritti sulla sabbia.
Nelle parole di un calzolaio polacco che ha servito l'imperatore e perso una gamba al fronte sta la grande verità che rimane a chi serve e ammira i grandi della storia :"Noi piccoli non dovremmo far dipendere la nostra vita dai grandi. Se vincono soffriamo e se perdono soffriamo anche di più."
Mentre a corte tra i domestici e la gente comune circolano voci più o meno infondate sulle gesta dell'imperatore in battaglia tutte sostenute da una indistruttibile fiducia nelle capacità di Bonaparte quasi che fosse un essere invincibile perchè parte dei loro sogni e i sogni non muoiono mai.
Negli stessi momenti sul campo di battaglia, l'Imperatore viene amaramente sconfitto dall'esercito nemico prima e dal destino poi, che gli nega anche l'agognata e secondo lui più dignitosa morte.
Napoleone Bonaparte rientra a Parigi affranto e stordito e si espone al giudizio di chi lo aveva sostenuto in nome della sua potenza.
A corte la giovane Angelina riceve la notizia di aver perso il figlio, giovanissimo tamburino dell'esercito, nella battaglia di Waterloo : "Il cuore era pesante, ma i suoi occhi rimasero asciutti.
Piangeva suo figlio, ma nello stesso tempo lo invidiava. Morto era, morto! Ma a seppellirlo erano state le mani dell'imperatore".
Roth descrive i giorni seguenti in cui la corte dell'imperatore, fatta di lacchè, militari, ministri e varia umanità che lo aveva sostenuto ed ora è più preoccupata dei propri privilegi o diritti
che della sorte della Francia . Bonaparte ha un ultimo impeto di orgoglio prima di capire che tutto è perduto e trovare conforto nella rassegnazione " L'ascoltavano, ma ascoltavano soltanto
la voce, il suono delle parole, non il loro significato. Anche l'imperatore sapeva benissimo che parlava invano. Di colpo si interruppe. Ogni parola era inutile. Non aveva nemmeno più voglia
di lottare per il trono. Per la prima volta nella sua vita, da quando era salito al potere, provava la beatitudine che viene dalla rinunzia. Così, nel bel mezzo del discorso, la grazia dell'umiltà scese su di lui.
Egli sentì di colpo il bene della sconfitta e una segreta, segretissima soddisfazione al pensiero che in ogni istante, purché volesse, poteva allontanare, imprigionare, persino far decapitare o fucilare i ministri ai quali adesso parlava,
quei parlamentari che aspettavano soltanto di rovesciarlo. Purché volesse!... Ma il fatto è che non voleva."
" ...Per la prima volta nella sua vita forte e superba intuiva la nobile letizia dei deboli, degli sconfitti, di coloro che rinunciano."
Dopo anni passati ad essere l'imperatore perchè fortte e potente ora, sconfitto e provato, si sente per la prima. volta imperatore di fronte alle grida di qualche cittadino che ancora lo
acclama in strada mentre Napoleone Bonaparte, di fronte al grande nemico Fouché firma la sua abdicazione e si accommiata così da un giovane domestico che piange "Ora finalmente
voglio tentare di vivere".
Di fronte alla possibilità di sfuggire al suo destino Bonaparte non si tira indietro "«Sei in pericolo» osservò il fratello. «Ti possono uccidere».«Vuol dire che perderò un'altra vita» rispose l'imperatore.
«Ne ho già perdute tante!». Per la prima volta la sua vita non vale un soldo di più di quella di uno dei suoi soldati.
La caduta dell'imperatore viene celebrata dalle parole recitate dal Papa in un sogno di Bonaparte : «Tu sei transeunte,» disse il vecchio «effimero come una cometa. Tu brilli di troppa luce.
La tua luce si consuma mentre brilla, il suo brillare la consuma. Tu vieni dal grembo di una madre terrena».
E mentre Bonaparte per evitare ritorsioni al suo popolo si consegna al nemico e va incontro alla sua fine chi , come la giovane Angelina, lo ha amato incontra a sua volta il proprio destino .
Roth è una di quelle penne toccate dal dono di saper raccontare l'anima dei personaggi e fargli rivivere attorno il loro tempo e i loro luoghi mentre la Storia gli scorre accanto lasciando
però ai loro umani tormenti il ruolo da protagonista. Semplicemente stupendo.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    05 Novembre, 2024
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Adrenalinico

Ennesima variante sul tema di un gruppo eterogeneo di individui bloccati in un luogo angusto in balia di un killer.
Nello specifico 6 ragazzi devono recarsi ad un evento scolastico in un parco montano e decidono di rendere più avventurosa l'escursione arrivandoci con un camper preso in prestito dallo zio di uno di loro, ma la situazione prende una brutta piega quando il navigatore satellitare perde la connessione e chi guida sbaglia strada finendo in una piccola radura costeggiata da boschi.
Mentre manovrano per fare inversione e cercare di recuperare la strada corretta bucano una gomma e la cambiano ma in breve scopriranno che non era stata una foratura casuale e si ritroveranno bloccati all'interno del camper mentre all'esterno un misterioso killer armato di fucile impedisce loro di allontanarsi sparando sul camper e su chiunque tenti la fuga. Il killer li contatta e chiede una semplice cosa : uno di loro ha un segreto, deve rivelarglielo e lui lascerà andare gli altri.
Iniziano le discussioni innanzituto sulla opportunità di tentare ugualmente la fuga in qualche modo e non cedere supinamente alla richiesta.
Mentre i vari tentativi si dimostrano o irrealizzabili o falliscono alla prova pratica i ragazzi cominciano a tirare fuori i loro segreti, o almeno quelli che possano essere i fatti oscuri del loro passato che in qualche modo possano essere considerati una ragione plausibile per arrivare a minacciarli di morte. Inizia un involontario gioco in cui le cose non dette non sono necessariamente limitate al segreto che vuole scoprire il killer, tra i ragazzi ed il killer c'è una partita a scacchi in cui lui sembra sempre una mossa avanti, forse qualcuno di loro non è chi dice di essere e tra reciproche accuse e sospetti ogni presunto segreto che viene alla luce non è quello giusto.
Le vicende personali passate di alcuni dei ragazzi si intrecciano pericolosamente e dolorosamente fino a scoprire a cosa si riferisce il killer, il "segreto" non più tale apre ad un domino di nuovi interrogativi e bugie smascherate che portano ad una verità inimmaginabile all'inizio e ad uno sconvolgente epilogo.
Caratterizzazione dei personaggi un pò frettolosa ma ritmo serrato e buona gestione dei colpi di scena pur concedendo qualcosa ad un certo numero di clichè sul genere di thriller, da metà in poi non riesci più a chiudere il libro.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    28 Ottobre, 2024
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La ringhiera sul cortile

Un romanzo che è composto da una serie di rimandi, omaggi o chiamateli come volete a varie opere di fiction che sia letteraria o presa dalla TV.
Abbiamo quindi la banda scalcagnata di improbabili rapinatori di un caveau apparentemente inespugnabile i cui componenti si danno nomi inventati per non essere immediatamente riconoscibili , peccato che la maggior parte di essi abitino nella stessa casa di ringhiera a Milano.
Gli spostamenti ed i comportamenti dei vari componenti diventano presto diversi dalle loro abitudini e quindi sospetti per gli altri condomìni i quali finiscono per voler curiosare dove non dovrebbero e inguaiare ulteriormente gli autori del colpo che già di loro non brillano per efficacia e iniziativa.
Storiella abbastanza esile in cui la parte più interessante è riconoscere nella trama e nelle vicende i film o i romanzi da cui traggono ispirazione le vicende e la particolare scrittura dell'autore che instaura una sorta di dialogo parallelo tra i personaggi e la sua figura un pò come fece Camilleri nel suo romanzo postumo "Riccardino" , quello che in quel romanzo veniva esplicitamente chiamato come l'Autore , in questo racconto rimane una figura mai precisata, quasi un componente esterno alla banda di delinquenti improvvisati, colui che può al fine decidere del loro destino. I personaggi dialogano tra di loro parlando dell'evolversi della trama e manifestando le loro perplessità in proposito come se si trattasse del copione di una recita o di un film e loro fossero degli attori.
Alla fine non si capisce bene cosa dovessero rubare e perchè , rimane una lettura curiosa ma abbastanza banale.

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Avventura
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    25 Ottobre, 2024
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AVvincente

L'autore cambia registro rispetto al precedente romanzo "Le sette morti di Evelyn Hardcastle", non più una vicenda che si ripete ossessivamente,
vissuta da una moltitudine di punti vista ognuno dei quali dovrebbe aggiungere un tassello per completare il puzzle che risolva il mistero.
Qui torniamo su canoni più classici: una nave parte dalle Indie olandesi alal volta di Amsterdam con un carico che si dice preziosissimo ma altrettanto
misterioso nella sua natura, tra personaggi potenti e altri che aspirano a diventarlo, intrallazzi di corte, intrighi e una maledizione lanciata alla nave
prima che salpi. A bordo si verificano fatti gravi ed inquietanti e l'unico che potrebbe avere le abilità per dipanare la matassa è un famosissimo
investigatore, Samuel Pipps, che viene però tenuto prigioniero in una angusta cella per un motivo non specificato.
La vicenda si sviluppa in un contesto storico fatto di superstizione e particolare suggestione verso la magia e l'occulto e ben presto l'equipaggio si convince
che quanto accade sulla nave sia opera del diavolo o abbia a che fare con la maledizione lanciata prima della partenza.
La guardia del corpo di Pipps indaga, aiutato da una nobildonna poco inline a seguire i dettami di bon ton dell'epoca riservati ad una signora.
Si fatica un pò ad entrare nel vivo della vicenza anche per la mole di personaggi che la popolano, molti dei quali rivestono ruoli importanti ai fini della trama,
rendendola di fatto parecchio complessa e intricata con alcuni colpi di scena che scombussolano le carte in tavola quando al lettore pareva di aver capito
qualcosa di fondamentale. Bella descrizione storica e dell'ambiente e degli usi e costumi marinareschi, da metà in poi ci si ambienta e la lettura diventa
parecchio intrigante fino al finale che spiega tutto e riporta i fatti in una dimensione assolutamente razionale e spiegabile con la scienza e non
con l'esoterismo e la magia.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    21 Ottobre, 2024
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Fermata senza viaggio

Uno scrittore di successo ha abbandonato la ribalta da alcuni anni, non ha più pubblicato alcun romanzo e si è silenziosamente eclissato dal suo pubblico.
Una sera tre uomini si introducono nella sua villa per quella che sembrerebbe una rapina ma uno dei rapinatori ha qualcosa di molto personale da rinfacciare allo scrittore e finisce per ucciderlo. I rapinatori fuggono con un bottino composto da denaro contante e da un certo numero di taccuini su cui lo scrittore avrebbe preso appunti per futuri romanzi .
Ma non riusciranno a godersi il malloppo, due di loro ci lasciano la pelle e l'unico sopravvissuto viene arrestato per un altro crimine e condannato all'ergastolo.
La valigia col bottino rimane sepolta per trent'anni in un bosco fino a che un ragazzino con problemi familiari non la ritrova casualmente , dapprima usa i soldi per aiutare la famiglia poi, crescendo si appassiona di letteratura, in particolare dell'autore di tre romanzi di grande successo assassinato
trent'anni prima durante una rapina finita male, ci metterà a questo punto molto poco a capire l'importanza dei taccuini che dapprima lo affascinano dal punto di vista letterario, immaginate di poter leggere i nuovi romanzi mai pubblicati del vostro autore preferito, poi protraendosi i problemi finanziari dei suoi ed essendo terminati i contanti nella valigia, decide di far fruttare i preziosi taccuini cercando di venderli sul mercato delle opere letterarie rare ma commette un'imprudenza che lo mette in serio pericolo. Nel frattempo il ladro dei taccuini ha scontato gli anni minimi previsti dalla legge americana come ergastolo e una volta uscito l'unica sua ragione di vita è tornare in possesso di quanto aveva rubato e accuratamente nascosto in un bosco, è disposto a tutto pur di tornarne in possesso accecato da una rabbia covata per oltre trent'anni.
La situazione per il giovane protagonista diventerà rapidamente drammatica ma troverà degli insospettabili ed inattesi alleati.
Tornano temi cari al Re come il rapporto a volte malato tra l'autore e i suoi lettori (Misery) , l'adolescenza con le sue difficoltà nel crescere e nel rapportarsi con il mondo degli adulti e via discorrendo .
King si avventura nel genere poliziesco portandosi appresso la consuetà capacità di raccontare storie e personaggi ma fuori dal suo territorio in cui il fantastico ed ilsoprannaturale trasfigurano la realtà o servono da espediente per descrivere le paure che ci portiamo dentro, alle prese con incubi totalmente reali senza ombre e sussuri, perde un pò di smalto e scrive una storia che scorre anche bene ma non da brividi, manca clamorosamente di pathos nonostante la drammaticità delle situazioni .
Ti sembra di stare guardando un telefilm alla TV in cui sai che i buoni alla fine la scamperanno (la scamperanno ? Non dico nulla) e in fondo non riesci ad entrare in quel mondo alternativo che di solito crea King perchè quello di questo romanzo assomiglia troppo alla nostra realtà quotidiana, non ti fa "viaggiare".
Un King in tono minore come ha giustamente sottolineato qualcuno, godibile ma che non rimane nel cuore e per un affezionato lettore del Maestro è una pecca enorme.

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Romanzi
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    21 Ottobre, 2024
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I qui assenti

Un ragazzo un pò scapestrato, Oscar, reduce da problemi di droga ha come fidanzata una giovane di buona famiglia, studiosa e tranquilla, insomma due anime diverse che si sono però trovate e comprese più di quanto abbia fatto con loro il resto dell'umanità.
Una sera dopo l'ennesima notte brava, alla ricerca di un posto sicuro dove smaltire gli eccessi, Oscar va a dormire a casa della giovane .
Al mattino quando i ragazzi si svegliano si trovano di fronte uno spettacolo fantascientifico : il mondo è una immensa distesa di colore bianco, senza altri colori senza suoni, nulla.
I luoghi sono un nulla candido, le persone sono scomparse.
Oscar scopre che lui e lui solo, ha la capacità di far ricomparire parti di mondo semplicemente toccando quel bianco irreale, come se il suo tocco cancellasse il bianco che si è impossessato di tutto.
E facendo ricomparire parti di città ritornano anche altre persone, come loro smarrite in quella realtà alternativa.
Si scopre che sono tutte anime in qualche modo tormentate o irrisolte, la stessa fidanzata dietro la maschera di ragazza quasi perfetta nasconde una frustrazione di fondo data dalla convinzione di stare vivendo la vita che i suoi genitori vorrebbero per lei non quella che lei desidererebbe.
La TV e i telefoni cellulari funzionano ma la Tv proietta immagini di un mondo che non è quello dove stanno vivendo i ragazzi , una sorta di universo parallelo, quello dove a quanto pare le
loro persone continuano la loro esistenza inconsapevoli di questo doppio che si è creato : la vita va avanti lo stesso senza accorgersi della loro assenza.
Anzi, sui telefoni arrivano continuamente messaggi da amici e parenti diretti agli altri LORO che rispondono e interagiscono come se non se ne fossero mai andati.
E allora scopriamo le difficoltà dietro le vite di ogni singolo protagonista e il desiderio quasi inconfesabile di poter scegliere finalmente quali parti della propria vita far ricomparire e
quali eliminare o lasciare nell'oblio in questo racconto molto surreale.
Fabio Bartolomei ci regala una storia fantastica in cui la dimensione parallela in cui vivono i protagonisti diventa una sorta di realtà alternativa dove far approdare i desideri più
profondi e sentirsi finalmente liberi di vivere le proprie scelte e ambire alle proprie aspirazioni.
Meno immediato nella comprensione rispetto ad opere precedenti dell'autore ma sempre assolutamente originalissimo anche nello stile con cui vengono descritti i vari protagonisti
a cominciare dal linguaggio con cui si esprimono.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    21 Ottobre, 2024
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Ispirato a Dickens

Libro fresco vincitore del Premio Pulitzer e descritto come un omaggio al famoso romanzo David Copperfield, di cui dovrebbe essere una trasposizione in chiave moderna liberamente ispirata appunto al racconto di Dickens.
Il primo motivo non mi ha intrigato più di tanto ma ho amato il racconto di David Copperfield da ragazzo e volevo vedere come l'autrice gli avesse reso omaggio.
Il tema era piuttosto interessante già dall'opera originale : una feroce e dissacrante critica ad uno stato incapace di prendersi cura dei soggetti più deboli in particolar modo questa incapacità si rifletteva nelle condizioni di vita spesso miserevoli dei bambini orfani o figli della povera gente.
Peccato che Dickens fosse un Gigante (con la maiuscola non a caso) e la Kingsolver una buonissima scrittrice : c'è tutta la differenza del mondo per quanto questo Demon Copperhead si faccia leggere con scorrevolezza e proponga qualche riflessione decisamente ben riuscita, dove Dickens diventava appassionante, ironico, creava apprensione nella quotidianità della miseria umana dei vari personaggi la Kinsolver da metà in poi perde brillantezza e il libro diventa noiosetto per riprendersi molto bene nelle ultime pagine.
Il racconto è presto fatto, Demon nasce da una madre single e drogata, non ha che notizie frammentarie del padre morto appena prima che luivenisse al mondo, e nonostante un carattere solare e piuttosto resiliente subisce le angherie di una madre sbarellata e del nuovo martito della madre, Stoner, che lo vede come un intralcio alla sua felicità coniugale comunque fragilissima data l'incapacità della donna di stare lontana dalle dipendenze fino ad arrivare a morire molto giovane .
Stoner non ha alcuna intenzione di farsi carico di quelle che sarebbero le responsabiliotà di padre, per quanto adottivo, e Demon si ritrova a fare i conti con l'inadeguatezza del sistema sociale americano in tema di affido e supporto agli orfani, passando dapprima per la fattoria di un vecchio iroso preoccupato più di portare a casa l'assegno mensile garantito dal fatto di avere in affido uno o più orfani che del loro benessere, infatti spesso neanche li manda a scuola pur di farsi aiutare nel duro lavoro della fattoria.
Qui Demon conosce Fast Forward, così chiamato per la sua rapidità sul campo da Football, e nella vita dove sembra avere una marcia in più degli altri infatti vivrà di un rapido quanto effimero successo sportivo. Fast Forward rappresenterà l'anima nera del romanzo colui che affascina ma corrompe e sfrutta chi si lascia abbagliare dalla superficie , da questo ragazzo brillante, bello, entusiasta ma fondamentalmente miserabile nell'animo.
Sarà poi la volta dell'affido presso una squinternata famiglia con quattro figli, sempre alle prese con l'incapacità del capofamiglia di trovare un'occupazione stabile che possa garantire una vita dignitosa .
Demon riuscirà a barcamenarsi in questi anni grazie all'appoggio di una famiglia di fatto, i Peggot, dei vicini di casa della madre anch'essi alle prese con una serie di disgrazie familiari ma di buon cuore e tutto sommato solidi che accolgono Demon per brevi periodi permettendogli di avere un rifugio nei momenti peggiori mentre Demon stringe amicizia con un nipote dei Peggot , Maggot, e con lui condivide le prime angosce adolescenziali .
Insoddisfatto delle prospettive che gli da la vita in affido Demon decide di andare all'avventura recandosi nella cittadina dalle quale la madre le aveva raccontato provenisse il suo defunto
padre, sperando di trovare sua nonna che , prima della sua nascita aveva cercato di allacciare un qualche rapporto con la mamma di Demon venendo allontanata maalamente da quest'ultima .
Come in David Copperfield il destino dopo tante sfortune da al protagonista un'opportunità favorevole: la nonna esiste e lo riconosce all'istante per via dei capelli color rame come quelli del defunto figlio.
La nonna si è sempre occupata di dare un'istruzione e una possibilità di una vita serena a ragazze in difficoltà ma per un suo preconcetto non vuole occuparsi di un maschio che reputa più problematico, così lo affida, dietro compenso, alle cure del marito di una sua ex assistita e li Demon vivrà il periodo più sereno della sua vita. L'uomo è addirittura il coach della squadra di football più famosa della contea ed ha una figlia quasi coetanea di Demon. Il ragazzo cresce e verrà iniziato al football e ai campionati universitari trovando anche qualche scampolo di gloria fino al giorno in cui durante una partita si infortuna gravemente al ginocchio. Da li inizierà un rapido declino dapprima sportivo, il ginocchio non guarirà mai completamente di fatto stroncadogli la carriera agonistica, ma soprattutto sociale, il periodo della convalescenza verrà infatti affrontato con una quantità irresponsabile di antidolorifici a base di oppiacei creando in Demon una dipendenza da Oxicodone.
Gli anni successivi saranno un lento scivolare nel mondo della dipendenza da Oxi, con tutti i traffici loschi e sotterfugi che contraddistinguono le dipendenze, l'unica luce sarà rappresentata da Dori, una bellissima ragazza, figlia del proprietario di un emporio locale , che si prende cura del padre e tra medicinali e reciproco supporto intreccia col protagonista una dolorosa e tragica storia di amore e reciproca distruzione per mezzo delle droghe.
Sarà il carattere forte di Demon e la mano sempre tesa di alcuni amici ad aiutarlo ad uscire dal tunnel mentre tutte le anime nere del racconto avranno una loro particolare resa dei conti col destino e la giustizia.
Tanti sono i punti in cui la Kingsolver ha preso spunto da David Copperfield, non si può non percepire l'aperta critica sociale ad un sistema di gestione degli orfani e dell'assistenza ai più deboli lasciato molto al caso e all'intraprendenza delle singole persone, dove gli assitenti sociali rappresentano addirittura uno dei gradini più bassi della scala sociale per quanto riguarda l'importanza e la remunerazione di un impiego, formidabili le righe in cui la giovane assistente sociale che aiutava Demon si dice felice di aver trovato finalmente un lavoro come maestra elementare !!.
Per non parlare delle famiglie affidatarie, spesso veri crogioli di problemi su larga scala che usano a loro volta gli orfani presi in custodia come fonte di reddito per via del sussidio statale, in pratica questi bambini passano da una miseria solitaria ad una in ottima compagnia dove non si condivide amore ma i bisogni più elementari puntualmente disattesi.
Questa leggerezza nell'affidare la vita di un bambino nelle mani di chiunque fa quasi amaramente sorridere o rabbia se paragonato alla trafila estenuante di adempimenti e controlli a cui si sottopone da noi chi vorrebbe un bambino in affido.
Nel complesso un bel racconto che avrebbe giovato di qualche spunto narrativo un pò più brillante o del taglio di un centinaio di pagine.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    14 Ottobre, 2024
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Molto coinvolgente e originale

Mallory è una ragazza che in seguito a tragici eventi ha avuto problemi di droga. Il suo percorso di recupero, dopo essersi disintossicata, prevede che cominci con qualche impiego e tramite il suo sponsor riesce ad avere un colloquio con la famiglia Maxwell che cerca una bambinaia per il loro figlio. Ottenuto un pò a sorpresa l'incarico Mallory inizia ad occuparsi di Teddy un bambino di 5 anni dolcissimo, curioso, intelligente che ha da poco sviluppato una passione sfrenata per i disegni , ne fa di continuo e li consegna a Mallory come regalo quasi ogni giorno.
Teddy ha una amica immaginaria, Anya che dorme sotto il suo letto, questa situazione non preoccupa minimamente i genitori del bambino che la considerano una stranezza abbastanza comune a quell'età .
In effetti tutto sembra perfetto : Teddy è un amore di bimbo, i genitori gentili e premurosi anche con Mallory, la casa una meraviglia circondata dai boschi, le giornate trascorrono serene tra giochi , bagni in piscina, pisolini pomeridani e la sera Mallory va a dormire in un piccolo cottage a poche decine di metri dalla casa dei Maxwell .
Poi un giorno i disegni di Teddy iniziano a cambiare, diventano più cupi ed inquietanti, lo stesso bambino a volte sembra non fidarsi del tutto di Mallory, è meno sereno e origliando attraverso la porta della stanzetta di Teddy, Mallory è sicura di sentirlo parlare con qualcuno che però non c'è, Anya sembra interagire silenziosamente con Teddy e con i suoi comportamenti.
A questo aggiungiamo una vicina di casa parecchio singolare che parla di cose strane e preoccupanti, dileggiata dai Maxwell che la ritengono una svitata.
Quando però la situazione di Teddy peggiora e i disegni sembrano fatti da una mano più "adulta", diventano piccole opere d'arte quanto a realismo e precisione dei dettagli , Mallory decide di parlarne con i genitori del bambino ma diventa lei stessa oggetto di preoccupazione per il suo stato mentale .
La vicenda come è facile capire sconfina abbastanza in fretta nel paranormale in un crescendo di tensione fino ad un finale dai risvolti sorprendenti che spiegherà tutto, i disegni di Teddy sono parte integrante della storia e vengono mostrati tra le pagine del libro rendendolo originale e coinvolgente.
Quando si parla di spiriti e paranormale spesso si cade nel "già letto" o in clichè banali, il merito dell'autore è stato di riuscire a catturare l'attenzione fino in fondo con una conclusione degna di questo nome.
Anzi...da un certo punto in poi non riuscivo a smettere di leggere.

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Romanzi storici
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    14 Ottobre, 2024
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Molto bello

Anni '30 Vallo di Diana al confine tra Campania e Basilicata si svolgono le vite della famiglia Trezza, lavorano la terra affittata loro dai proprietari e se la passano dignitosamente meglio di tanta povera gente che tira a campare come può , come la famiglia Pinto.
Cono Trezza è il primogenito, un ragazzo atletico, timido, buono e con un profondo senso di giustizia , Serenella Pinto è la più grande della famiglia, è una bellissima ragazza solare che riesce a smuovere la timidezza intrinseca di Cono.
I due ragazzi si amano e fanno progetti ma le loro famiglie sono guardate con sospetto dalla gente , la famiglia d Pinto perchè tacciata di essere socialisti, la famiglia Trezza per una adesione troppo tiepida agli ideali e alle pacchiane manifestazioni fasciste.
Sono tempi diffcili, il fascismo comincia a muovere i suoi artigli sulla vita sociale del paese, chi non si adegua nella migliore delle ipotesi viene messo da parte se non addirittura punito con botte o ostracismo.
Esempio della prepotenza e protervia del regime è Romano, figlio del Podestà, allora una figura di una certa importanza sociale, un ragazzo arrogante e cattivo che sfrutta l'influenza del padre per dare libero e impunito sfogo alla sua stupidità. Più volte ha modo di scontrarsi con Cono del quale ha un timore di fondo dovuto alla forza atletica del ragazzo e al fatto di aver già preso una certa "ripassata" dallo stesso, Romano provoca Cono ma mai direttamente da buon vigliacco.
Ma una notte la situazione precipita, Romano fa qualcosa di terribile e Cono , che lo coglie sul fatto, lo picchia a sangue.
Il ragazzo è costretto a dire addio a Serenella e a fuggire dal paese, finirà per arruolarsi ed essere deportato allo scoppio della seconda guerra mondiale. Nel campo di concentramento il pugilato è considerata un'attività importante , la praticano le guardie e soprattutto i detenuti, un modo per usarli per rendere interessante i tornei in cui i poveri deportati, fiaccati dalle condizioni disumane in cui vivono con lavori massacranti, poco cibo e nessuna cura alle malattie , finiscono per diventare carne da macello.
Non Cono, che non ha mai boxato in vita sua ma ha un fisico da atleta allenato dal duro lavoro nei campi, ed è sostenuto nello spirito dalla promessa fatta a Serenella la notte in cui hanno dovuto separarsi "tornerò da te e ti renderò felice".
Il pugilato diventa per molti una possibilità di riscatto, il giovane Cono , che nonostante le privazioni stende i kapò sul ring come fiossero pupazzi , diventa una specie di giustiziere , toccanti i momenti in cui i compagni di baracca gli mettono da parte qualcosa del quasi niente delle loro razioni quotidiane, magari un pezzo di pane duro, perchè lui possa essere più in forze quando combatte.
Marone punta molto sui rapporti umani tra i prigionieri, in particolare la complicità tra Cono e un ragazzo romano un pò più grande di lui , Palermo, che lo sostiene e lo accudisce come un fratello maggiore, tenedone a bada gli impeti pericolosi con l'obiettivo di riuscire a sopravvivere a quella prigionia e tornare ai propri cari. In quello che è uno dei posti più terribili del mondo Marone racconta quella che è una grande storia di amicizia, vera, essenziale, senza troppe parole, fatta di gesti tutti importanti, direi vitali, in un mondo in cui molti persero la famiglia trovarono dei fratelli, uniti dall'istinto di sopravvivenza ma soprattutto da un sentimento di umana fratellanza .
Finale emozionante , l'autore è riuscito a tornare su un tema trattato ormai innumerevoli volte in letteratura con la sua sensibilità leggera e incisiva.
“Spossessato d’ogni bene, denudato, intorpidito e umiliato, avrebbe affrontato la tempesta con in testa una preghiera quotidiana tra le tante, che la paura della morte
non gli togliesse l’unica cosa che gli era rimasta al mondo, la sua irrinunciabile dignità.”
Molto molto bello.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    01 Ottobre, 2024
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Intrigante

Parigi 1824 : la Francia è in fermento politico , il potere della monarchia è messo sempre più in discussione dall'insoddisfazione popolare e da segrete trame per rovesciare
l'ordine costituito. Durante la festa di fidanzamento di Lucien Dauvergne, figlio di un deputato della Camera di fresca nomina , il ragazzo inspiegabilmente si suicida sotto gli occhi
della madre. L'ispettore capo della Suretè sotto le pressioni dell'influente deputato, che vuole approfondire le eventuali ragioni del tragico gesto, affida le indagini ad un giovane
ispettore della buoncostume Valentine Verne, abile investigatore inviso a buona parte dei colleghi per il suo carattere ombroso e i metodi giudicati poco ortodossi.
Valentin è impegnato da tempo in una indagine molto personale sulle tracce del Vicario una sinistra figura che abusa di fanciulli e riesce sempre a sfuggire alla cattura e dapprima
vede questo spostamento di ufficio come una enorme seccatura di cui sbarazzarsi il prima possibile risolvendo quello che è un semplice caso di suicidio quindi in teoria nemmeno materia
per le indagini di polizia se non fosse per l'influenza del padre della vittima.
Ma ben presto il giovane ispettore scopre che la questione è molto più complessa e inquitetante e nel racconto si intrecciano i due piani paralleli delle vicende di un fanciullo rapito
dal Vicario e da lui tenuto prigioniero e le indagini sul suicidio di Lucien.
Bel racconto dove si intrecciano un pò di esoterismo, psicoanalisi, storia e dei colpi di scena intriganti sull'identità dei vari personaggi, la Parigi di inizio '800 è ben descritta sia a livello topografico
che sociale, la storia scorre fluida e non manca di sorprendere. Rimane un finale aperto al seguito che è già in libreria.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    06 Settembre, 2024
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Il posto della non gioia

Le Case è un piccolo borgo nel maremmano che non ha nulla del fascino che solitamente contorna i piccoli e magari suggestivi borghi di provincia.
Sembra un paese dimenticato dal mondo dove la vita scorre ad un ritmo proprio, le notizie dall'esterno arrivano come qualcosa che riguarda un posto lontano e che non ha niente a che fare con Le Case. Qui gli abitanti trascinano le proprie esistenze tra speranze disilluse, segreti, fallimenti, ognuno col proprio fardello di rammarico e tristezza. Ogni capitolo viene raccontato con la voce di uno dei protagonisti a creare questa storia particolare dove pagina dopo pagina si forma nella mente del lettore l'intricata struttura di legami spesso nascosti o travisati tra gli abitanti del borgo.
A Le Case nessuno è felice, non nascono bambini , i vari personaggi sembrano catapultati in quel contesto da un destino dispettoso, non c'è speranza, solo qualche colpo di fortuna che non è gratuito e se è di aiuto a qualcuno è solo perchè qualcun altro ci ha rimesso prima.
Troviamo finti invalidi che sono tali non per frodare lo stato ma per proteggersi da una comunità indifferente e spesso ostile, rapporti nascosti , aspettative tradite, ignoranza, superstizione e segreti, mano a mano che il racconto prosegue l'autore mischia abilmente realtà e sogni dei protagonisti, alcuni sogni sono talmente intensi da aver sovrastato anche la realtà nella sua pochezza umana, al punto di essersi sovrapposti ad essa nel racconto fatto al lettore rendendogli difficile distinguere il falso dal vero, che torna agli occhi del lettore nelle tragiche pagine finali in cui Le Case sembra idealmente andare verso un destino che era scritto nella sua storia come se il paese fosse stato tenuto insieme dalla forza dei legami , virtuosi o pessimi tra i suoi abitanti e le loro aspirazioni come se il sentire delle persone fosse il collante che teneva insieme i mattoni. Naspini si conferma un narratore di assoluto talento.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    08 Mag, 2024
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Ritorno dalla seconda occasione

Ritorna l'agente Mila Vasquez, protagonista de "Il Suggeritore" che in seguito agli eventi del libro precedente si ritova a lavorare nel Limbo, una sezione particolare della polizia che si occupa delle vittime di omicidio senza un nome e di persone scomparse.
Il lavoro al Limbo è una specie di rifugio per agenti in lotta con i propri demoni interiori, ognuno ha la sua storia i suoi fallimenti , il Limbo è un posto di penombra anche nella descrizione che ne fa l'autore.
Improvvisamente da questa ombra viene ripescata l'agente Vazquez chiamata dalla polizia, vista la sua abilità sul tema delle scomparse, a collaborare sulla strage di una famiglia in cui è sopravvissuto solo il bambino più piccolo.
La difficoltà non è scoprire l'autore del delitto che è assolutamente noto e anzi ha fatto di tutto per palesare la propria identità ma il fatto che questa persona fosse scomparsa molti anni prima senza lasciare traccia e sia ricomparso per compiere questo delitto addirittura vestito con gli stessi abiti che indossava l'ultimo giorno prima di scomparire.
Quella che superficialmente potrebbe passare per una vendetta non convince l'agente Vasquez la quale spinta dalle proprie inquietudini oltre che dal particolare carattere, inizia ad indagare in modo piuttosto personale, supportata da Simon Berish un agente speciale di grande qualità divenuto anni prima un reietto per i colleghi a causa di un presunto tradimento al corpo di polizia.
Un certo numero di persone scomparese ritornano ad anni di distanza commettendo efferati crimini, ritorna a galla una caso rimasto irrisolto anni prima nel quale il misterioso Kairus, il Signore della buonanotte, tirava le fila di una inquietante serie di sparizioni che oggi diventano omicidi commessi da persone che avrebbero dovuto essere scomparse da tempo, c'è sempre la sua opera dietro a tutto?
Nel perfetto stile di Carrisi la trama diventa via via più complessa e quando pensi di aver capito tutto volti pagina e ti accorgi che l'autore è già due passi avanti a te e ti ha mischiato le carte in tavola con un nuovo colpo di scena.
Molto interessante il tema delle persone scomparse, della seconda possibilità che spesso è solo apparente e intrigante la teoria che da il titolo al libro, l'ipotesi del male: il bene di qualcuno finisce per essere il male di un altro come se le due cose non fossero mai completamente separate ma un filo per quanto sottile le tenesse legate.
Bella la trama e anche l'introspezione dei vari personaggi, finale meno sconvolgente di altre opere dell'autore ma forse ci ha solo abituati troppo bene.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    07 Mag, 2024
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Il lavoro nobilita l'uomo

Vitali abbandona le atmosfere della cara Bellano per raccontarci le vicende familiari del protagonista attraverso il suo monologo.
Titolare di una rinomata ferramenta che è il suo orgoglio per pulizia, disponibilità di materiali e competenza del titolare vorrebbe che qualcuno dei suoi figli condividesse la sua passione per proseguire nel lavoro una volta che lui decidesse di passare la mano.
Ma la primogenita è una dolce fanciulla e “Alice, la prima figlia, era stata una disgrazia di per sé. Voglio dire averla avuta per prima e, a tempo debito, non poterla mettere a lavorare in ferramenta. Cioè, avrei potuto. Ma una donna in una ferramenta, secondo me, non faceva una bella figura”.
Il secondogenito, l'Alberto, è prima un pò scavezzacollo, “Una testa di cazzo. Lo dicono che a volte i maschi giovani sono così. L’esatto contrario della maestrina che intanto aveva il pancione. Voglia di studiare, niente. Voglia di lavorare, ancora meno. Voglia di fare l’asino, fin troppa”.
Poi quando l'Alberto sembra aver imparato finalmente il mestiere diventa parecchio ingrato accettando la generosa offerta di lavoro nell'autosalone del "Concessionario", così viene chaimato il suocero.
L'ultimo è l'Ercolino, minuto a dispetto dell'appetito infinito, non solo alimentare ma anche di conoscenza, il ragazzo infatti sta sempre sui libri destando un misto di orgoglio e preoccupazione nei genitori.
Aggiungiamoci una moglie che parla un pò a sproposito e il quadretto famigliare è completo.
Le tribolazioni del povero protagonista sono espresse sotto forma di monologo, in modo sempre parecchio colorito, dalle vicende amorose della figlia Alice con il marito Anselmo che da subito non incontra i favori della moglie "ah quell'Anselmo lì..." e infatti si rivelerà un autentico farabutto.
Per arrivare ad Ercolino e al suo originalissimo "Erasmus" con 50 anni di anticipo sui tempi.
Consueta ironia sottile di Vitali a raccontare i tormenti di un capofamiglia figlio del suo tempo e delle sue tradizioni quali il valore del lavoro e dello studio purchè non fine a se stesso e con gli svarioni da beata ingenuità e ignoranza come quello per l'Anselmo rappresentante della nobilissima Ferfort , fornitore ufficiale della ferramenta, e dunque considerato un buon partito, peccato non si riveli poi una buona persona nei fatti.
Fino all'epilogo improvviso che da il titolo al libro in modo parecchio originale.
Non entusiasmante ma godibile.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    06 Mag, 2024
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Anime nere

Colle San Martino è un paesino arroccato nel centro Italia, senza particolari attrazioni e senza aspirazioni.
I suoi abitanti sono l'emblema della piccolissima provincia sperduta: tutti sanno quasi tutto di tutti, pochi sono utili davvero a qualcuno. Samantha ha 17 anni e un problema molto serio : teme di essere incinta e a preoccuparla non è tanto la possibilità in se quanto la consapevolezza del nulla che è il rapporto col fidanzatino.
Le uniche ad esserle vicine e di conforto sono l'amica Nadia e la vicina di casa Ida, i genitori hanno troppi problemi a mettere insieme il pranzo con la cena dopo che papà ha perso il lavoro.
Su tutto il paese dominano due figure agli antipodi ma ugualmente tormentate Cicci Bellè facoltoso proprietario di parecchie case in paese dove è parimenti temuto ed odiato, il quale tratta come una serva la moglie e si angoscia per il figlio Mario un ragazzone di 32 anni con il cervello di un bambino e Don Graziano, ruvido sacerdote che si occupa del nipote rimasto orfano.
La vita in paese prosegue tra i sussulti delle miserie di ogni individuo , il papà di Samantha non riesce a trovare lavoro ed è disperato e sommerso dai debiti, Samantha scopre che il fidanzatino è anche peggio di come lo aveva giudicato, lei cerca conforto e aiuto in un altro ragazzo che è a suo modo vile e immaturo.
Cicci Bellè ha continui scontri con Don Graziano e una serie di problemi nella riscossione dei debiti che la povera gente ha contratto con lui per l'affitto o per altre necessità, tra i più inguaiati c'è proprio il padre di Samantha e Cicci Bellè arriva a fargli una proposta allucinante per estinguere il debito.
In un simile contesto i social, la Tv e tutte le modernità non riescono a fare breccia nelle mura di ignoranza e consuetudini retrograde che sembrano circondare e soffocare il paesino, siamo ai giorni nostri ma pare di essere rimasti indietro nel tempo di cinquant'anni.
Samantha dovrà tirare fuori le unghie per difendersi dalle angherie delle persone e del destino fino ad un finale drammatico da fiaba nera con una resa dei conti disperata che scompiglia le carte in tavola e i "buoni" che finiscono per non essere più così buoni, la mala erba si è estesa a tutti ed è diventata l'unico modo di essere per sopravvivere .
Noir freddo e spietato, crudo nelle vicende e nei termini , Manzini non fa prigionieri nel descrivere la solitudine dell'anima delle persone nelle piccole realtà di provincia, la miseria morale più che economica non solo degli adulti Bellè e Don Graziano ma anche dei giovani tra cui si elevano la lealtà di Nadia e il coraggio di Samantha che impersona la figura del poster in cameretta : la donna lupo.
Da leggere per riflettere.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    24 Aprile, 2024
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Dissacrante e per riflettere

Marcello è un trentenne laureato ormai disilluso che , spinto dalla volontà della fidanzata di vederlo finalmente realizzato con un impiego che gli permetta di progettare di farsi una famiglia, partecipa ad un concorso di dottorato in lettere.
Le possibilità di vincerlo sono meno che scarse sia per la presenza di candidati decisamente più preparati di lui sia per gli intrallazzi accademici che non lo vedono tra i possibili beneficiari della benevolenza di chi decide.
Ma il destino ci mette del suo e la preparatissima ragazza che avrebbe vinto il concorso rifiuta così la borsa di studio spetta a lui che era stato classificato secondo a spregio del terzo classificato e non per veri meriti.
Possiamo apprezzare la sottile ironia dell'autore nel descrivere il mondo accademico fatto di favori, invidie, gelosie, ripicche, alleanze e tradimenti insomma un universo parallelo di varia umanità in cui il merito viene quotidianamente sacrificato sull'altare degli intrallazzi accademici.
Il suo Professore è una specie di Santone dell'Università, il potentissimo Sacrosanti (mai nome fu più azzeccato) un maneggione di grande autorevolezza che ha uno stuolo di adoratori al seguito e anche parecchi nemici giurati, questi assegna a Marcello un lavoro di ricerca su uno scrittore viareggino
di grande talento ma sconosciuto ai più , tale Tito Sella, noto alle cronache per essere finito in galera negli anni di piombo con l'accusa di essere un terrorista.
Tito Sella ha scritto poche opere ma una accende l'interesse di Sacrosanti, la famosa Fantasmina, una autobiografia che si dice sia stata scritta ma perduta e mai più ritrovata.
Pare che a Parigi , nella Biblioteca Nazionale , ci siano tracce di tale opera e Sacrosanti procura a Marcello i fondi e i contatti per fare la ricerca in loco.
Inutile dire che la vita di un vitellone di provincia nella Città delle luci si presta a divagazioni di un certo spessore, inoltre Marcello studiando la vita di Tito Sella rimane affascinato dalla sua figura . Ad un certo punto la storia di Marcello si interrompe ed irrompe quella della vita di Tito Sella negli anni difficili del terrorismo e della lotta armata, scopriremo i sogni e i turbamenti di una generazione ferita e le vicende di Tito e Marcello procederanno quasi in parallelo a distanza di 50 anni fino allo scioccante finale.
Bella lettura, ironica e dissacrante incursione nel mondo accademico e in un periodo storico difficile e tormentato.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    23 Aprile, 2024
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La gattina frettolosa....

Sebastiano è sparito da tempo fuggito chissà dove. Qualche indizio lo segnala in Sud America dove pare essersi recato Furio per completare la sua personalissima vendetta. Rocco e Brizio partono alla sua ricerca e si muovono tra Argentina e Messico, troveranno Furio , che sembra limitato nella sua operosità dal fatto di non avere gli amici di una vita come spalla. Tra peripezie abbastanza poco credibili e sbruffonate varie troveranno anche Sebastiano e... va beh già il libricino sono cento paginette stiracchiate se poi vi dico tutto stiamo freschi. Sa tanto di operazione editoriale perchè se Manzini avesse davvero voluto mettere la parola fine a questa tribolata amicizia tra Rocco e i suoi fratelli (d'avventura non di sangue) penso avrebbe potuto e dovuto farlo meglio, tutto quanto raccontatoci fino ad oggi sulla vita di Rocco Schiavone avrebbe meritato una storia migliore , meglio argomentata ma forse l'autore voleva solo rifarsi nel modo più crudo alla vita reale: certe cose finiscono in modi bruschi e inaspettati , continuano a bruciare dentro di noi ma non hanno i titoli di coda e la passerella finale. Si legge con piacere ma niente a che vedere con le opere precedenti.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    08 Settembre, 2023
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Delitti in famiglia

Giallo molto originale. La voce narrante è quella di uno dei protagonisti Ernie Cunningham, che racconta in tono ironico le vicende che hanno portato i membri della sua famiglia ad un raduno in una località di montagna per festeggiare l'uscita di prigione del fratello di Ernie, Michael. Tutto molto bello peccato che a mandare Michael in galera sia stata la testimonianza di Ernie, cosa che non lo rende esattamente il più benvoluto della compagnia. Come se non bastasse durante la prima notte viene rinvenuto un cadavere e una tempesta di neve blocca tutti nella struttura alberghiera.
Quale miglior pretesto per farci un dettagliato quadro di vizi e vicissitudini dei vari componenti della famiglia ognuno dei quali , come dice il titolo, ha in qualche modo più o meno consapevolmente contribuito ad uccidere qualcuno.
Un poliziotto parecchio impacciato inizia le indagini ma non sarà l'unico delitto e la situazione si complicherà.
Mentre nello svolgersi degli eventi il lettore cerca di capire , per eliminazione, chi rimane con un omicidio ancora non raccontato e dunque come probabile colpevole arriva il colpo di scena. Come nei migliori gialli c'è però qualcosa che non è come si pensava...
E' una commedia umana a tinte gialle tutto sommato carina.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    04 Settembre, 2023
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Critica sociale a tinte gialle

Rocco Schiavone è sempre più insofferente verso la società e i suoi sottoposti, disilluso dalla vita e dall'amore, anzi ferito a morte dalla morte della moglie Marina cha ancora vive non solo nei suoi ricordi e nei suoi pensieri ma addirittura accanto a lui, si confronta con lui nei suoi silenzi , nella sua solitudine, lo capisce e gli cura le ferite dell'anima come nessuna donna reale ha saputo fare dopo di lei, verrebbe da pensare che non vuole lasciare andare Rocco ma in realtà è il contrario: è Rocco che non riesce a lasciar andare Marina, la sua altra metà della mela senza cui niente ha più davvero valore e senso.
In questi giorni tormentati qualunque incombenza lavorativa diventa una seccatura espressa in gradi su un apposito tabellone esposto in questura, quando Schiavone scopre casualmente del vizio di un uomo di picchiare sistematicamente la moglie decide di redimerlo a modo suo, convinto che la giustizia quella vera , quella che lui stesso dovrebbe perseguire sia troppo lenta e debole di fronte a certi soggetti. Qualche giorno dopo la "ripassata" ricevuta da Schiavone l'uomo in questione viene trovato morto e la seccatura del decimo grado cioè l'omicidio da risolvere è ancora più delicata proprio per quanto avvenuto tra Rocco e la vittima.
Nel frattempo in tutta Italia un sedicente Esercito di Liberazione del Pianeta inscena proteste clamorose e grottesche con liberazione di animali in autostrada, imbrattamenti vari, atti a difesa della natura e del pianeta vilmente danneggiato dall'uomo e dai suoi sconsiderati comportamenti, Schiavone silenziosamente parteggia per questi ragazzi e i loro ideali purchè le dimostrazioni continuino a rimanere nell'ordine della sicurezza e non violenza.
Mentre risolve la prima questione un imprenditore locale viene dilaniato nel proprio ufficio da un pacco bomba e l'attentato sembrerebbe opera dell'ELP che però stavolta ha fatto qualcosa di assolutamente inconsueto e terribile arrivando ad uccidere, tra l'altro in Val D'Aosta dove non sembrava avere particolare operatività.
L'azienda dell'imprenditore ucciso era in regola con lo smaltimento dei rifiuti tossici e non sembrano esserci motivi per fare del suo proprietario il bersaglio di una ritorsione così atroce, a Rocco qualcosa non torna e approfitta della collaborazione, ovviamente nascosta, di Furio e Brizio, in fuga in Val d'Aosta dopo averne combinata una grossa a Roma, per dipanare la matassa.
Rispetto ad altri romanzi di Manzini la parte investigativa è meno brillante mentre si fa più ampia quella riguardante le vite dei vari personaggi, non solo Rocco ma anche i suoi sottoposti ormai ufficialmente parte di una sorta di famiglia allargata del vicequestore in un romanzo dove sia le vicende che le riflessioni del protagonista attingono in maniera concreta a quanto viviamo realmente ai nostri giorni in un romanzo che è appunto una critica sociale con l'espediente del giallo.
Sempre godibilissimo.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    17 Agosto, 2023
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Bellissimo e struggente

Daniele è un giovane ostaggio di un demone: l'alcolismo. In realtà sarebbe un poeta ma una specie di male di vivere gli ha prosciugato l'anima, passa le giornate a bere fino a perdere i sensi, fino a far sopraggiungere la Dimenticanza, uno stato di tale stordimento e alienazione da non ricordare cosa ha fatto nelle ore precedenti, ignaro di gesti folli ebbro di alcool in cui ha distrutto un'auto nel tentativo quotidiano di distruggere se stesso. Ma appunto in quello stato dimentica, pietoso velo sulle proprie miserie. In tutto questo viviamo il dolore e lo sconforto della famiglia che lo ama e lo vede andare alla deriva come una barca senza remi e senza vela . In un momento di sobrietà Daniele chiama un amico che ha delle "conoscenze" e riesce ad ottenere un lavoro presso una cooperativa che si occupa di pulizie e manutenzioni presso l'Ospedale Bambin Gesù di Roma. Daniele inizia le sue giornate di lavoro, durissime perchè il suo stato fisico è parecchio provato dagli eccessi alcolici e soprattutto è difficile rimanere sobrio per giorni. Cerca un compromesso con il suo demone e beve allo sfinimento solo nei weekend cercando in un ultimo sforzo di orgoglio di tenersi quel lavoro duro e a tratti umiliante per come sono trattati i dipendenti della cooperativa tra i quali però nasce una spontanea solidarietà. E' l'ospedale a indicare a Daniele la via d'uscita. Non ci sono descrizioni approfondite condite da termini medici, nessun contatto diretto con i piccoli ricoverati, bambini afflitti da pene ben più gravi di quelle di Daniele, assisteremo ad una serie di sguardi di Daniele verso un mondo che soffre in un modo forse diverso dal suo: piccole anime sfigurate dal dolore , genitori straziati che passano le loro giornate in ospedale . Daniele si chiede se tanto dolore ha una spiegazione, uno scopo, un colpevole "non siamo noi a dover chiedere perdono, Dio, ma tu..." se il dolore sembra governare il mondo, essere qualcosa di ineluttabile perchè e dove troviamo la forza di andare avanti ? Giorno per giorno Daniele si affeziona ai colleghi, ognuno col suo fardello di problemi e al suo lavoro, fino ad avere un'idea originale per celebrare questo legame che si è creato tra lui e l'Ospedale. Sarà il punto definitivo della sua rinascita. Mencarelli ha una prosa asciutta e diretta ma arriva al punto, scopriamo il dolore e la malattia dagli sguardi che il protagonista incrocia con gli altri, con i piccoli pazienti, con i loro genitori e perfino con qualche "anima dura", lo sguardo di Daniele diventa il nostro. Struggente la poesia finale in ricordo di Toc toc . Davvero bellissimo.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    12 Mag, 2023
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Piacevole prequel

Si tratta di racconti pubblicati a vario titolo su diverse riviste, qui raccolti per tema : le festività.
Sono tutti ambientati prima delle vicende che conosciamo , quindi a Roma, quando ancora il vice questore Rocco Schiavone, sa solo che verrà trasferito ma non molto altro (lo scoprirà in uno dei racconti).
Il carattere del protagonista è lo stesso, devo dire ben integrato con la situazione che sta vivendo che da un lato lo porta ad un certo distacco dal suo lavoro ma che finisce per riportarlo sempre e comunque ad impegnarsi per risolvere i vari casi spinto, più che dal senso del dovere da quell'incapacità di accettare torti e ingiustizie , dal voler assicurare alla giustizia il colpevole non solo perchè ha commesso un reato ma per il motivo, spesso meschino per cui lo ha fatto.
Lettura godibilissima ma meno entusiasmante dei romanzi della serie.

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Racconti
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    12 Mag, 2023
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Inquietante quotidianità

12 racconti. 12 storie che prendono spunto dalla quotidianità, da una quotidianità perversa, malsana, da vicende che leggiamo sui giornali pensandole lontane da noi e dal nostro modo di vivere.
L'autrice le ambienta in una Buenos Aires cupa, sporca , quasi crepuscolare, protagoniste le donne e i bambini, vittime di sopraffazioni, malconsiderazione, violenze fisiche ma soprattutto psicologiche da parte di uomini vili e meschini prima ancora che crudeli. Alcuni di questi racconti , a cavallo tra il weird, l'horror/macrabro e la cronaca nera si spostano sul terreno del soprannaturale con presenze spettrali e situazioni decisamente molto forzate. Le donne, nonostante tutto, si fanno carico dei loro fardelli e cercano di affrontare le situazioni per quanto paurose e a volte razionalmente inspiegabili , gli uomini nella migliore delle ipotesi sono spettatori disinteressati, empaticamente assenti quando non apertamente ostili. Scordatevi l'horror esplicito e semplice, qui si parla di una paura quasi sussurrata che cresce di pagina in pagina sotto forma di inquietudine, di un senso di abbandono, si è soli di fronte a qualcosa dai contorni spaventosi ma spesso incerti oppure limpido nella sua follia ma ugualmente tremendo per quella orrenda sensazione che l'orrore sia la normalità e chi lo combatte appartenga ad un mondo fuori. L'ultimo racconto, quello che ispira il titolo, è devastante dal punto di vista morale: le donne si danno fuoco da sole dopo una serie impressionante di episodi di violenza in cui mariti e compagni hanno sfigurato le loro donne col fuoco appunto a voler significare che il loro essere più profondo i loro valori e la loro forza riescono a sopravvivere a questo orrore fino a trasformarlo in una nuova forma di bellezza, ci volete così per punirci e sottometterci ebbene noi stesse ci riduciamo così e vi facciamo vedere che non ci pieghiamo , mai. Davvero inquietante, ho dato 3 alla piacevolezza perchè effettivamente quello che si legge non è "piacevole" per nulla , ma come valore morale meriterebbe 5.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    06 Dicembre, 2022
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I sogni degli ultimi

Miriam viene arrestata per aver coperto i loschi traffici del marito, cosa piuttosto frequente a Napoli.
Viene mandata in un carcere particolare per detenute non pericolose, l'ICAM dove le donne alloggiano con i loro figli piccoli in un tentativo coraggioso di far crescere i bambini con le loro madri in un ambiente il più possibile sereno compatibilmente con la detenzione delle donne.
Il figlio di Miriam, Diego, è un ragazzone in confronto agli altri bambini, ha 9 anni ed è grande e grosso e soprattutto buono, tanto che fuori dal carcere era oggetto delle vessazioni dei più prepotenti.
La giovane donna si preoccupa che il bambino sviluppi la necessaria grinta per difendersi dal mondo una volta fuori dall'ambiente protetto dell'Icam, in questo senso lei è un esempio con l'armatura che erge di fronte al prossimo. Ma la varia umanità all'interno della struttura carceraria aiuteranno la donna a tornare a fidarsi del prossimo mentre Diego finalmente ha amici veri e riacquista un pò di serenità.
E' la storia degli ultimi, dei più deboli, la cui unica colpa è di essere moglie o figlio di gente senza scrupoli, anime fragili gettate in pasto alla strada prima ancora che al carcere. Persone che inseguivano il sogno di un avvenire migliore o solo di una bella famiglia , ferite e punite, cercano di ricostruirsi un futuro sorrette dalla reciproca solidarietà. Riflessioni che riguardano non solo le detenute ma anche il personale che lavora all'Icam, ognuno con la sua croce e i suoi sogni smarriti.
Miriam viene trasferita in un'altra struttura per gli ultimi due mesi di pena e Diego , ormai troppo grande per l'Icam, va a stare da una zia lottando per legittimare al mondo il nuovo io che è cresciuto in quei mesi, ma la strada con le sue leggi non scritte corrompe ogni forma di umanità e schiaccia molti aneliti di riscatto sociale.
Abituato ad un Marone ironico e delicato pur a confronto con temi sociali di un certo spessore ho faticato a riconoscere l'autore nella durezza del racconto.

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Romanzi
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    26 Settembre, 2022
Top 50 Opinionisti  -  

La guerra fuori

Homer è un ragazzino di 14 anni figlio di immigrati nell'America della seconda guerra mondiale.
Il padre è morto, il fratello maggiore Mathias è partito per il fronte e lui si occupa di sostenere la madre, la sorella Besse il fratellino Ulisses , curioso e pasticcione, che si caccia sempre in qualche guaio.
Curiosa la scelta di lavorare su una serie di nomi che abbiano tutti a che fare con Ulisse (Itaca, Ulisse Omero...).
Homer dopo la scuola trova lavoro all'ufficio del telegrafo locale, dove il telegrafista è un simpatico signore spesso ubriaco che gli passa i telegrammi da consegnare : spesso si tratta di comunicazioni dal fronte in cui si da ad una famiglia la triste notizia della scomparsa di un marito o di un figlio e la cosa sconvolge Homer , ragazzino ingegnoso e sensibile.
Nella cittadina imaginaria di Itaca la vita scorre serena, l'autore costruisce un modello sociale quasi ideale fatto di persone che si aiutano a vicenda e sono partecipi delle sventure altrui con sincera commozione fino al drammatico finale che coinvolge il protagonista.
Homer passa dall'adolescenza al mondo degli adulti facendosi carico di tutto quanto questo passaggio comporta: la responsabilità di chi è più debole o più piccolo, il dolore della perdita e la consapevolezza che nulla di ciò che abbiamo perso potrà mai tornare, il tutto con un messaggio che fa da sfondo alle vicende: la bontà umana esiste e va coltivata e condivisa a fare da contrasto con le brutture della guerra che circondano il protagonista e lo colpiscono anche (la morte del padre) ma non ne minano mai la propensione verso il prossimo e l'innocenza di fondo.
A itaca la guerra è fuori non nel cuore delle persone che la abitano.
Un pò datato nel linguaggio e nello stile (ovviamente essendo stato scritto 70 anni fa) e molto buonista ma decisamente bello.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    18 Settembre, 2022
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Quell'amore negato

Tommaso ha 45 anni, pulito, ordinato, di bell'aspetto, viene arrestato con l'accusa di circonvenzione di incapace ai danni di un'anziana signora appena deceduta. Nel commissariato, di fronte al maresciallo e ad una improvvisata platea si deve difendere da questa infamante accusa e racconta la sua storia.
Rimasto orfano in tenera età è passato dall'orfanotrofio alle famiglie affidatarie senza mai trovare la "sua" famiglia, si è sempre sentito accettato ma mai amato , come se lui fosse sempre stato un'appendice ad un contesto di cui non era veramente chiamato a fare parte. In pratica non ha mai potuto vivere il rapporto genitore-figlio, quel rapporto spesso imperfetto ma profondo ed esclusivo che lega un figlio ad un papà e ad una mamma o almeno a uno dei due. Giunto alle soglie dei 40 anni, nonostante abbia studiato e possa tranquillamente trovare un lavoro soddisfacente sente che alla sua vita manca disperatamente questa parte : qualcuno che si preoccupi per lui e per cui lui debba preoccuparsi. Avvicina così con timidi e maldestri stratagemmi vecchie persone sole e stabilisce con loro un rapporto di confidenza e dipendenza reciproca. Per gli anziani si tratta spesso di trovare qualcuno che li ascolti e li aiuti a sopravvivere tra la cattiveria e l'egoismo del prossimo e una società che fa di tutto per lasciarli indietro. Per Tommaso è un nutrirsi quotidiano con quelle piccole grandi attenzioni che si danno ad un figlio . E non si tratta di avidità o secondi fini, i pensionati che sceglie sono disperatamente soli, non ricchi. Alla loro dipartita gli lasciano i loro averi ma per Tommaso non si tratta che dell'estremo compimento di quello che è il rapporto genitore-figlio, non usa quei soldi per cambiare tenore di vita, addirittura conserva gli appartamenti investendo del suo per mantenerli decorosamente pur di poter tornare di tanto in tanto nei vari luoghi dove è stato felice con quelle persone. Racconto in parte grottesco che mescola sapientemente denuncia sociale ed attualità, straordinariamente umano e delicatamente ironico e spietato come solo la penna di Bartolomei sa essere. Molto bello.

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Romanzi storici
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    15 Settembre, 2022
Top 50 Opinionisti  -  

Bel giallo storico

Baviera 1659 nella cittadina di Schongau si susseguono morti violente di ragazzini, tutti recano un misterioso segno sotto la scapola, tracciato con inchiostro viola e quasi cancellato, sembra un simbolo alchemico che richiama la stregoneria.
In un momento storico in cui la caccia alle streghe non è ancora del tutto dimenticata si trova presto nella guaritrice del paese, che i ragazzini frequentavano assiduamente, la colpevole perfetta.
Il boia del paese, Jacob Kuisl, viene incaricato di torturare la donna al fine di ottenere una rapida confesione e chiudere la vicenda.
Ma mentre la donna è in carcere altri bambini vengono assassinati, questo non scagiona la guaritrice ma da vita ad una diatriba tra i membri del consiglio del paese ognuno mosso dai propri personali interessi per condannare la donna e trovare un colpevole anche se non è quello giusto.
Molto interessante la figura del boia, rappresentato non come un semplice truce esecutore di sentenze capitali ma vero e proprio uomo di legge e anche una specie di speziale con interessi che spaziano dalla botanica alla medicina.
L'uomo, con l'aiuto di un giovane medico invaghito della bellissima figlia del boia, additata da tutti come persona da evitare in quanto figlia di un esecutore di sentenze, evitato dalla gente comune ed escluso dalla socialità spicciola del paese, ma temuto e rispettato, cerca di venire a capo
delle misteriose morti e di altri eventi che, ad un occhio attento come il suo, appaiono sospetti.
Bel giallo storico, con una attenta ricostruzione della situazione sociale post medioevo con le sue superstizioni e una medicina ancora più vicina all'alchimia piuttosto che alla scienza.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    23 Agosto, 2022
Top 50 Opinionisti  -  

Caro vecchio Lansdale

Daniel ha 13 anni, la mamma è scomparsa da qualche tempo, il babbo è in difficoltà economiche e non si da pace.
Una sera con la scusa di trasferirsi altrove carica Daniel in macchina e si ferma su un ponte dove tiene al ragazzino un discorso in cui si evince che nella testa gli è entrato qualche spiffero di troppo, quindi lancia l'auto nel fiume. Daniel cerca disperatamente di tornare a galla e viene salvato da una coetanea di colore, Robbie, che era casualmente andata a pesca sul fiume col padre.
Nella cittadina di New Long Lincoln il razzismo è ancora parecchio radicato e non viene visto di buon occhio il fatto che Daniel , non avendo altri parenti, rimanga a casa della famiglia di Robbie quasi come fosse un altro figlio.
Per il ragazzo sono mesi di serenità dopo il trauma subito, finchè lo sceriffo non gli comunica di aver rintracciato la sorella della madre scomparsa: la donna è stata in viaggio in Europa a godersi l'eredità della buonanima del marito ma sta tornando in America per prendersi cura del nipote.
Poco tempo dopo Daniel viene portato da lei in un'altra città, la donna non è un esempio di amore e vede Daniel come un onore di cui farsi carico ma gli assicura comunque un tetto sotto cui stare e lo cresce facendolo studiare.
Alla sua morte Daniel vorrebbe iniziare una nuova avventura, anche perchè il giornale per cui lavora chiude i battenti e arriva inaspettata la telefonata dello sceriffo di New Long Lincoln : grazie alla secca del fiume è stata finalmente ritrovata l'auto con cui suo padre vi si lanciò dentro, all'interno c'è il cadavere dell'uomo ma non solo...
Daniel torna nella cittadina in cui è cresciuto per sbrigare quella che sembrerebbe una formalità ma si ritrova immischiato in qualcosa di vasto e terribile: la cittadina ha segreti che non vorrebbe venissero svelati e lui sta inevitabilmente ficcando il naso dove non dovrebbe.
Tornano i temi cari a Lansdale (il razzismo, l'amicizia, la giustizia...) e torna soprattutto il suo stile inconfondibile fatto di metafore a dir poco colorite che renderebbero godibile anche la sua lista della spesa in un romanzo che è un pò un noir dove di notevole non ci sono la trama o i colpi di scena ma il modo in cui sono raccontati. Bentornato vecchio Joe.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    23 Agosto, 2022
Top 50 Opinionisti  -  

Occasione sprecata

Violette Toussaint è la custode del cimitero di un piccolo paese della Borgogna.
Dalla sua casetta nel cimitero passano molte persone, per un fiore, un cordiale, una parola di conforto.
Un giorno arriva un uomo da Marsiglia con una richiesta molto particolare: la madre nelle ultime
volontà ha chiesto di essere seppellita in quel cimitero accanto alla tomba di quello che per
il figlio è un emerito sconosciuto.
Cerca forse il conforto di qualcuno nella decisione di approfondire la vicenda per capire il perchè della richiesta della madre.
E' solo una delle vite che si intrecciano con quella di Violette, che da anni non vede più il marito , uscito una mattina per uno dei soliti giri in moto e mai più ricomparso.
Questa è solo l'ultima parte del passato drammatico di Violette che affiora via via che procede il racconto, intanto attraverso un diario si svela la vita segreta della madre dell'uomo venuto da Marsiglia.
Il romanzo diventa ben presto una specie di giallo-rosa in cui c'è da fare chiarezza su un tragico evento del passato di Violette in cui le cose non sono andate come narra la versione ufficiale della polizia e paradossalmente quando dovrebbe diventare più intrigante ha già...stancato.
Può una vicenda parallela a quella principale rovinare un ottimo romanzo rendendolo inutilmente prolisso e abbattendo in modo drastico tensione e interesse nel lettore ? Hai voglia.....
A mio parere troppo "carnali" e di scarsissimo impatto empatico le vicende della madre dell'uomo di Marsiglia : noiose oltre che improbabili e a tratti irritanti: non aggiungono niente alla storia se non un pretesto per una relazione tra Violette e l'uomo (che originalità...).
Peccato perché è davvero ben scritto e con cento pagine in meno sarebbe stato un bel libro, bastava eliminare il tormentone erotico della madre dell'uomo di Marsiglia . Molto carine soprattutto le massime che fanno da introduzione ad ogni capitolo.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    18 Agosto, 2022
Top 50 Opinionisti  -  

Divertente

Malinconico è alle prese con la richiesta molto originale di un’amica della compagna Veronica, che vorrebbe incaricarlo di rappresentarla in una causa parecchio originale, alle soglie dell’assurdo. La donna sostiene vedi essere vittima di un rapporto amoroso ormai impantanato nelle sabbie mobili delle scelte non fatte dal partner già sposato con un’altra: in pratica vorrebbe essere risarcita per il tempo perso a cercare di costruire qualcosa che invece non ha alcuno sbocco per l’incapacità dell’uomo di lasciare la moglie. Malinconico cerca un modo elegante per scansare quella che è una rogna senza validi argomenti legali ma il suo socio Benny Lacalamita si invaghisce della donna e accetta l’incarico di rappresentare lei e un gruppo di delusi d’amore per intentare una specie di class action. Il problema è che Benny vorrebbe consumare con la conquista prima di sfoggiare la sua eloquenza in un’aula di tribunale e si concede qualche innocente bugia per arrivare allo scopo , ms come si sa le bugie hanno le gambe corte….Interessante digressione dell’avvocato più simpatico della letteratura su un aspetto del tema amoroso che nessuno si era mai sognato di portare in tribunale l’infelicita’ di coppia in quanto tale al di fuori di una causa di divorzio. Divertente come al solito.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    07 Agosto, 2022
Top 50 Opinionisti  -  

Truffa a Venezia

Nick e Clay sono amanti ma soprattutto sono alla ricerca di un modo rapido per fare soldi e poter fare la bella vita in qualche paradiso tropicale. Clay ha alle spalle una relazione con un anziano artista un tempo ricco e famoso morto in povertà lasciando sulle spalle di Clay il sospetto , infondato tra l’altro, di aver contribuito alla dipartita dell’uomo dopo essere stato designato erede di vari pezzi di antiquariato e di un piccolo appartamento in una pittoresca dimora veneziana. Grazie a informazioni acquisite durante questa frequentazione e con l’aiuto delle basilari conoscenze in tema di antiquariato di Nick tramano di vendere ciarpame come oggetti di pregio ad un vecchio collezionista ossessionato dalla proprietà ereditata da Clay. Tutto sembra funzionare come un perfetto meccanismo ad orologeria fino a che non compare qualcuno che potrebbe rompere le uova nel paniere. I due ragazzi saranno costretti ad alzare l’asticella e a improvvisare un colpo ancora più audace.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    24 Marzo, 2022
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Il proprio posto nel mondo

Una donna senza nome e di età indefinita in fuga da non si sa cosa di specifico si rifugia in montagna in un luogo senza una precisa collocazione geografica vera o immaginaria, già in questa indeterminazione del tutto sta una caratteristica importante di questo racconto.
Si, racconto mi sembra la definizione più giusta perchè non ci sono dialoghi ma solo un fluire di immagini, fatti e sensazioni nelle quali la natura è la protagonista incontrastata.
La donna ha deciso di lasciare la città e di ritornare ad una vecchia casa di montagna dove veniva da piccola con i genitori, attorno a lei la natura in tutte le sue forme: i prati, la montagna, il lago, gli animali del bosco e una serie di personaggi anch'essi senza nome : la guaritrice, la donna rossa, la benefattrice, lo straniero.
La donna è una persona alla ricerca di se , di un rapporto più vero e profondo con quanto la circonda, è in fuga forse dalle responsabilità di un quotidiano fatto di appuntamenti quasi fissi, e di eventi che l'hanno in qualche modo segnata, cerca un luogo con cui sentirsi in armonia completamente.
Lo straniero è un uomo fatto di silenzi, piccole assenze, cose non dette, un'altro personaggio in fuga da qualcosa che sta cercando faticosamente e silenziosamente di ritagliarsi un suo spazio altrove con il desiderio di ristrutturare un vecchio rifugio e l'idea di proteggerlo da un lato spoglio della montagna piantando su tutta quella parete degli alberi.
C'è molto lirismo nel racconto di Marone, tanta natura descritta nei suoi aspetti più intimistici quasi a sentirne i rumori e gli odori ma anche nei suoi aspetti più brutali perchè la natura, se non rispettata, può essere terribile e fare vittime innocenti.
Toccata duramente ma non travolta da uno di questi infausti eventi la donna continua a trovare un motivo per andare avanti , mettendo in atto il progetto di rimboscamento dello straniero nonostante i propri limiti fisici "La stanchezza è la via più breve per trovare la pace, per tornare a sé", il tutto circondata da altre anime silenziose e spezzate, inadatte alla ricerca della perfezione del mondo ma dolcissime figure di un microcosmo di affetti e gesti che in un contesto quasi primordiale sono puro amore per il prossimo in contrasto con la vita a cui siamo abituati "...perché quando infine troviamo il coraggio di porgere la mano, spesso non c’è più nessuno a prenderla".
E' un Marone diverso da quello conosciuto nei precedenti romanzi, la scrittura rimane assolutamente godibile ma forse un pò troppo ricercata, succede molto poco a livello di eventi,
quello che accade è dentro le persone, nel cuore della donna, nelle sue continue riflessioni evocate dalla natura che la circonda e legate a ricordi di un passato che via via che procede il racconto
sembra appartenere ad una persona sempre più adulta.
"non siamo mai soli al mondo, lo diventiamo se smettiamo di ascoltare e ci asserviamo alla fretta, il vizio capitale del nostro tempo,
se ci lasciamo sedurre dalla facile idea che la felicità sia qualcosa da ricercare, non qualcosa a cui prestare attenzione".
La donna sembrava avere un programma, la montagna doveva essere una tappa di passaggio per ritrovarsi e andare verso un riapprocciarsi in maniera più consapevole alla società e alla città, ma la vita
di lunghi mesi tra i boschi le fanno capire che forse aveva sempre confuso una parte del cammino con la meta.
"Stolti come falene, attendiamo la notte e teniamo chiuse le ali, perdendoci tutto il cielo che c’è."
E allora prendere una decisione potrebbe essere difficile, o forse no se ci si ascolta dentro senza l'interferenza di quello che crediamo di sapere ma in realtà non conosciamo così bene.
"Tutti quelli che negli anni mi hanno fatto sentire sbagliata e mi hanno tolto il sorriso hanno fallito, la mia meravigliosa condanna è pensare che il bello debba ancora venire.
Qualcuno mi darà della stupida, o dell’ingenua, ma tant’è, esco nei campi la mattina e mi dedico a fiorire, nonostante tutto, studio l’erba, scruto il Monte, chiedo alla lucertola e alla
farfalla sulla serenità. E non ho altro per la testa, non mi faccio prendere dal dopo, sto nel presente, finalmente, il balenio che arriva e passa non mi deve trovare impreparata."
Lento, come lo scorrere delle giornate immersi nella natura, è un racconto che va ascoltato, annusato, vissuto , parafrasando l'autore non è qualcosa che ti trascina ma qualcosa a che ti insegna a
prestare attenzione.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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4.5
Stile 
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    15 Marzo, 2022
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Intrigante

Una giovane donna, Margherita, decide di accettare il lavoro come istitutrice presso la benestante famiglia Ordelaffi che abita in una villa di vetro, opera di un famosissimo architetto olandese, nei dintorni di Roma.
Margherita dovrà occuparsi dell'educazione delle due gemelline, Lavinia e Lucrezia che a prima vista appaiono belle, intelligenti, educate, talentuose, insomma perfette.
Come perfetto sembra il quadro della famigliola completato dalla mamma Alessandra e papà Umberto che è quasi sempre a Londra per lavoro.
L'unico elemento che stona è un giardiniere rozzo e sinistro che sembra però riscuotere di incondizionata fiducia da parte degli Ordelaffi.
Ben presto nella tranquillità della villa si insinuano inquitenti crepe, la villa ha una storia fatta di tragici eventi, figure spettrali si aggirano per il giardino che può essere osservato da ogni punto della casa e dal quale si osserva in ogni stanza data la particolare struttura tutta in vetro.
Un tempio antico sembra nascondere poteri oscuri e la lucidità di Margherita si fa via via più incerta, le stesse gemelle sembrano camminare sul filo sottile che separa chi sa e tira le fila di questo gioco da brividi da chi invece subisce questa situazione incerta.
Sembra un romanzo gotico, dove l'attesa che accada qualcosa è spesso sovradimensionata rispetto ai reali accadimenti, ma trasportato ai giorni nostri.
La situazione ha un crescendo di tensione , Margherita non sa di chi fidarsi , se confidasse le sue paure agli Ordelaffi come reagirebbero ?
Finale ben articolato che non lascia conti in sospeso e spiega i fatti esplicitando quello che in fondo è il vero tema del romanzo.
Bello e intrigante, molto interesante il ruolo stesso della villa che spesso nei romanzi gotici è una struttura inespugnabile e cupa mentre qui al contrario è visibile nel suo interno a chiunque si avvicini quasi a non lasciare scampo agli occupanti, non c'è luogo in cui potranno nascondersi agli occhi di chi guarda da fuori.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    09 Marzo, 2022
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Una telefonata non allunga la vita, la cambia

Nella tranquillità del piccolo borgo di Poggio Corbello rimanere vedova a poco più di sessant'anni può essere un problema .
Nonostante la vita col marito si fosse nel corso degli anni fatta piena di silenzi e consuetudini più che di parole o confronti , la neo vedova Nives si sente parecchio alienata. Una volta allontanati i pochi parenti dopo il funerale la donna cerca di riprendere una vita normale ma scopre che la normalità a cui era abituata , senza la presenza del marito è insopportabile, la solitudine è più fastidiosa di un ospite inopportuno.
E allora nella poca ludidità di quei momenti Nives porta in casa una gallina di quelle a cui è più affezionata e le parla, la accudisce come si trattasse di un animale domestico, insomma si fa tenere compagnia. E dopo qualche giorno sembra aver ritrovato il suo equilibrio con una amara constatazione sulla pochezza del rapporto con il defunto marito dato che per sostituire la sua presenza , il suo contributo alla serenità del focolare domestico, è bastata una gallina.
Ma una sera la suddetta gallina , con cui nel frattempo ha condiviso il desco , il letto e anche il divano davanti alla TV, si imbambola letteralmente davanti ad una pubblicità: paralizzata.
La donna va in ansia e decide che nessuno può risolvere la situazione se non il Bottai, il veterinario del paese, pazienza se è tarda sera, in un piccolo borgo non si fanno questioni di questo tipo.
Nives telefona al Bottai che , come gli succede spesso, è reduce da una bevuta coi fiocchi e fatica un pò a raccapezzarsi nonostante gli spintoni e le urla della moglie per riportarlo "tra noi".
Si inizia parlando del motivo della telefonata e la confidenza , brutta bestia, fa fare altre considerazioni sul passato, sul matrimonio, sull'amore , su fatti avvenuti anni prima e rimasti
impressi nella memoria storica di Poggio Corbello come se si fosse trattato dello sbarco sulla Luna.
E ben presto il Bottai si ridesta dalla semi-sbronza e tiene testa alle considerazioni della Nives la quale, senza alcun freno inibitorio, via via si scopre sempre più insoddisfatta della vita che ha
condotto fino a quel momento come se telefonare in piena notte al veterinario per una gallina imbambolata fosse la certificazione del fallimento della sua esistenza, del suo aver perso il senso
del tempo e delle cose davvero importanti.
Nives si lascia andare a considerazioni personali parecchio piccanti, soprattutto perchè si scoprono altarini impensabili nascosti dalla quiete di un piccolo paese, tutta la vita della donna sembra
deragliata su un binario parallelo indesiderato a causa di un evento ben definito nel tempo e le rivelazioni che Nives fa sono sconcertanti e trasformano una telefonata soporifera e un pò sconclusionata in un atto d'accusa fatto di rimpianti, cose non dette, atti di vigliaccheria insomma una vita non vissuta. Ma forse non è proprio così, soprattutto se...beh dovete leggerlo....
Romanzo breve dalla struttura molto originale, parte lento come una pietra che viene spinta sulla cima prima di un declivio e poi lasciata rotolare giù a travolgere tutto e tutti .

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    26 Febbraio, 2022
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A volte ritornano

Rocco Schiavone affronta la sua situazione di lupo solitario per scelta, Gabriele e la madre si sono trasferiti a Milano e la relazione con Sandra Buccellato non decolla anzi, secondo Rocco neanche è una relazione. Nel frattempo un poliziotto della sua squadra è in un momento delicato perchè nascondere la propria omosessualità lo ha costretto a vivere una vita che non è la sua e ora il suo compagno lo mette di fronte a delle scelte, In un contesto al solito descritto con precisione mai eccessiva arriva l'omicidio di Sofia Martinet una studiosa di fama mondiale. Donna irreprensibile di grande valore professionale , stimata da tutto il mondo accademico sembra non avere nemici e tutti gli indizi portano al figlio scapestrato e perennemente alla ricerca della propria strada. Quando la soluzione sembra troppo Semplice Schiavone sente puzza di bruciato e non si lascia influenzare dalle apparenze. Nel frattempo ricompaiono le vecchie conoscenze del titolo: prima Sebastiano in visita ad Aosta dove cerca rifugio presso l'amico Rocco e poi quel Luigi Baiocchi assassino della fidanzata di Sebastiano e grande accusatore di Schiavone. Si trova in una località segreta e chiede urgentemente di parlare col procuratore Baldi. Entra in scena anche il grande nemico di Schiavone a cui il vice questore non risparmia una aperta manifestazione di disprezzo e lancia una sfida. Da qui inizia una vicenda parallela alle indagini sull'omicidio della professoressa Martinet , Manzini è bravissimo ad intrecciare i due piani narrativi come in un perfetto meccanismo ad orologeria dove nulla è lasciato al caso e nulla stona. Ci saranno colpi di scena e Schiavone, scavando nella vita della Martinet, ma soprattutto nell'anima delle persone che la conoscevano, arriverà alla soluzione del delitto. E mentre pensa di poter finalmente avere un pò di riposo dopo l'ennesima faticaccia compare un'altra vecchia conoscenza, clamorosa ma mai quanto le rivelazioni che fa a Rocco: qualcosa di sconvolgente che cambia completamente la visone della propria vita fino ad allora e apre a nuovi inquietanti scenari per il futuro. Le indagini di Rocco Schiavone al solito sono ben argomentate e credibili ma soprattutto è sempre eccellente il contesto narrativo creato dall'autore, i personaggi hanno una vita al di fuori di quella professionale che con la professione stessa si intreccia in maniera continua e realistica costruendo tante storie nella storia. Bellissima la scena finale in cui Schiavone, dopo essersi eclissato nel suo ufficio a digerire le rivelazioni appena ricevute si affaccia sulla porta e confida ai "suoi" uomini che loro, per quanto sia inusuale e non una scelta, loro sono di fatto la sola famiglia che ha. Manzini al suo top.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    21 Febbraio, 2022
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Questo non è un giallo

In una Milano molto noir, Carlo Monterossi, il produttore dello spettacolo televisivo di maggior successo del momento ha deciso di non occuparsi più del programma. E' preso da una crisi di coscienza relativa al fare audience spettacolarizzando le miserie e le tragedie umane della
gente comune, in pratica schifato dall'aver visto una sua buona idea trasformata in TV spazzatura .
In questo periodo di riflessione si ritrova inspiegabilmente ad essere il bersaglio di un killer piuttosto maldestro mentre in città si sviluppano vicende parallele fatte di omicidi , nostalgici nazisti e una coppia di zingari che deve vendicare un'assalto ad un campo rom costato la vita tra gli altri ad un bambino.
Monterossi decide di mettersi ad investigare per conto proprio anche perchè le abilità dei corpi investigativi descritte da Robecchi ci fanno chiedere come sia possibile che nel nostro paese venga risolto un qualsivoglia caso di criminalità: degli inetti di dimensioni epocali, come se non bastesse permalosi e rancorosi.
In tutti i romanzi polizieschi italiani di successo degli ultimi decenni c'è la macchietta del poliziotto scemo (Catarella con Camilleri e D'Intino con Manzini tanto per citarne due) ma fanno da contraltare ad un investigatore con i contro.... Montalbano, Schiavone e via dicendo, qui no: abbiamo una massa di incapaci che prima della metà del libro spariscono di scena e sinceramente ogni tanto il lettore si chiede dove siano finiti senza avere più risposta e senza sentirne la mancanza tra l'altro.
Diciamo che Robecchi si è ispirato a personaggi del cinema e della letteratura, così troviamo la "Liesbeth Salander della bassa Padana", la coppia di killer colti e spiritosissimi che se li avesse chiamati Jules e Vincent faceva prima (Pulp Fiction) per non parlare di una conduttrice televisiva che tanto ricorda una o più signore al timone di programmi da TV spazzatura.
Per finire abbiamo tutta una serie di luoghi comuni e spiritosaggini che alla lunga appesantiscono la lettura e in certe situazioni mi sembravo davvero inverosimili e più che un giallo o un noir ne fanno una satira di costume con delitti.
Letto senza troppe aspettative, magari in spiaggia, è decisamente godibile, del giallo ha ben poco.
Non mi ha entusiasmato, ma leggerò anche il successivo perchè anche Manzini al primo colpo mi aveva suscitato parecchie perplessità per andare poi in crescendo .

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    14 Febbraio, 2022
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Il coraggio di Oliva

Oliva è una ragazzina che vive con la famiglia in un paesino siciliano negli anni '60. La madre è una donna risoluta e pratica, il padre un lavoratore di poche parole che sembra lasciarsi trasportare dagli eventi ma solo finchè non decide che il corso di questi ultimi non sta andando secondo una piega che piace a lui o meglio ai suoi figli.
Siamo in una Sicilia quasi rurale con usi e costumi dei piccoli borghi dove tutto si sa e poco si dice, almeno apertamente.
La vità è difficile soprattutto per una ragazza in particolar modo quando diventa donna e quindi appetibile per un uomo . Con lo sviluppo fisico arrivano tutta una serie di preoccupazioni che partono dal modo di vestirsi, di comportarsi, dalle cose dette o non dette e persino dagli sguardi, tutto fa una donna e la classifica. Guai a dare anche solo l'impressione di poter essere meno che onorata, tutto va fatto secondo regole di atavica ignoranza nelle quali l'uomo è guida e padrone.
La donna deve arrivare pura al matrimonio come un dono offerto ad un signore che nella realtà dei fatti questo dono non fa niente per meritarselo . La donna non può essere singolare femminile, una definizione affilata e precisa della sua condizione, da sempre costretta a vivere nell'ombra del marito e a lui sottomessa al compimento di una unione coniugale in cui il suo ruolo è la procreazione e il suo posto è dove vuole che stia il marito.
E guai a farsi disonorare prima del matrimonio o sarà come una brocca rotta che nessuno più vuole. Così come accadde alla sorella maggiore di Oliva, Fortunata (di nome ma non di fatto),
disonorata dal figlio del sindaco e costretta ad un matrimonio riparatore e all'infelicità rinchiusa tra le mura domestiche come l'ultima delle serve mentre il marito fa i suoi comodi.
Ma Oliva è il germoglio di una nuova coscienza, soprattutto ha il coraggio di questa consapevolezza, di non essere proprietà di nessuno, nonstante il figlio scapestrato di un ricco commerciante locale si sia palesemente invaghito di lei .
Secoli di consuetudini sono duri da estirpare , Oliva non è indifferente alle attenzioni di questo ragazzo ma al tempo stesso coglie in lui qualcosa di sinistro e soprattutto non vuole deludere i genitori così accetta il matrimonio che le hanno combinato con un giovane non vedente di buona famiglia, aiutata in questo dai modi gentili di lui a dispetto della prepotenza maschile dell'epoca.
Così quando il figlio del commerciante, poco incline a farsi da parte e sostenuto dalle tradizioni decide di aggirare l'ostacolo del rifiuto da parte della giovane con la classica "fuitina" a dire il vero per niente consensuale , Oliva si ritrova disonorata e tradizione vorrebbe che accettasse la proposta di matrimonio riparatore di quest'ultimo.
Niente di tutto questo, Oliva non vuole che altri decidano il suo destino, tanto meno di qualcuno che le ha mancato di rispetto in manierà così profonda, lei è la vittima di un sopruso, di una violenza e viene additata come la colpevole dalla vile ignoranza dei tempi. La violenza su di lui continua anche una volta tornata a casa perchè è la stessa società dell'epoca a farle del male, il colloquio con i carabinieri in caserma è l'emblema di come la giustizia ha rovesciato giusto e sbagliato in nome di qualcosa che è una tara sociale elevata a consuetudine e quindi legittimata.
Ma Oliva non si fa intimidire, vuole fare le sue scelte senza costrizioni sostenuta in questo dai genitori, che hanno il coraggio e la dignità dei semplici e con pochi gesti la liberano dall'oppressione di dare peso ai pettegolezzi, alle malelingue, agli sguardi ammiccanti.
Nella società dell'epoca si ritrova sola ma libera, decide di emigrare altrove per ricostruirsi una vita.
Ritroviamo Oliva molti anni dopo, che ritorna al paese a svolgere il suo lavoro di insegnante, camminando a testa alta come fa chi ha saputo elevarsi sopra le miserie dell'ignoranza e del pregiudizio, tra gli sguardi sorpresi, ma a cui il tempo ha tolto la voce di chi ancora ricorda quei fatti.
Oliva sarà sposa dell'unico uomo (oltre al padre e al fratello gemello) che da sempre l'ha amata e rispettata , amico d'infanzia che accettò il suo no silenzioso di tanto tempo fa
per essere accolto oggi come colui che è degno di esserle compagno di vita.
Perchè l'amore si condivide e si dona non si prende.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    11 Febbraio, 2022
Top 50 Opinionisti  -  

Giallo soft forse troppo...

Masie Dobbs è una giovane donna che intraprende la carriera di investigatrice privata nell'Inghilterra post prima guerra mondiale.
Il suo non è un compito semplice sia per i pregiudizi dell'epoca dove ancora le donne non erano considerate adatte
a certi lavori , sia per il modo di interpretare il lavoro di investigatrice da parte di Masie la quale non si limita alla scoperta dei fatti
ma fa profonde riflessioni, condivise col committente del lavoro, sull'utilizzo da farsi con quei risultati.
Un'investigatrice dell'anima oltre che dei fatti sul campo.
Masie è decisa, intraprendente e soprattutto ha avuto uno straordinario maestro nel dottor Blanche a cui può rivolgersi ancora quando qualche dubbio la tormenta.
Uno dei suoi primi incarichi riguarda i sospetti di tradimento che un nobiluomo nutre sulla giovane moglie, Masie indagando scoprirà qualcosa che va molto al di là di un vile tradimento e parte da molto lontano.
Il romanzo ad un certo punto sembra interrompersi con una lunga digressione sulla vita di Masie da adolescente al periodo della guerra come a volerci spiegare l'evolversi della sua personalità e contestualizzare quanto sta via via scoprendo che ha a che fare con la guerra terminate per poi riprendere dove siamo stati lasciati con quella che sarà la vera e propria indagine di Masie.
I ritmi sono quelli del giallo di inizio secolo, molto soft, ma non è un vero e proprio giallo, più che altro un'indagine dell'anima di persone a cui la guerra ha sottratto una parte importante di se.

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Racconti
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    01 Febbraio, 2022
Top 50 Opinionisti  -  

Il Disagio

Sette storie brevi ambientate ognuna in un diverso appartamento, sette storie di dolore e follia affacciate sulla quotidianità.
L’autrice affronta vari temi dalla solitudine alla demenza senile, alla pazzia scattando quelle che sono istantanee di un momento, di una situazione come se aprisse una finestra sulla vita delle persone coinvolte in un momento a caso della loro vita mettendo a nudo di fronte allo sguardo impietoso dell'autrice e del lettore i loro comportamenti a volte grotteschi, altre volte deviati o semplicemente drammatici .
Il comune denominatore sono il disagio, l'inquietudine, ma anche l'indeterminazione del tutto, dagli ambienti (sono appartamenti collocati non si sa bene dove e in quale contesto)
alle persone, alla conclusione delle varie vicende che non hanno una conclusione, restano in sospeso, come accade a molte situazioni della vita, senza che venga mai dato alcun chiarimento .
Uno spunto di scrittura originale, manca qualsiasi approfondimento o sviluppo a lungo termine e di conseguenza l' empatia con i personaggi. Più che un romanzo sono sette racconti brevi che sanno di esperimento : un "Grande Fratello" letterario del disagio.

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Romanzi
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    20 Gennaio, 2022
Top 50 Opinionisti  -  

Stupendo e impegnativo

Romanzo dalla struttura particolare, non ci sono dialoghi ma solo una serie di monologhi del protagonista che si spostano dal passato in Agola al presente a Lisbona, mentre in un bar racconta la sua esperienza da medico di guerra ad una donna appena incontrata.
La prosa dell'autore ha un lirismo di altissimo livello, fatta di similitudini e metafore a getto continuo , sembra di camminare in un giardino fiorito dove ad ogni passo cogli un colore vivido e un nuovo profumo.
Tale lirica è però il supporto ad un racconto crudo, a tratti anche cinico e spietato della guerra coloniale in Angola da parte del Portogallo del regime salazarista. L'autore non fa mancare una accesa critica al regime di Salazar e agli scopi del colonialismo mentre racconta la vita al fronte tra ferite orribili , morti e una continua sensazione di essere fuori posto, lontano dalla moglie e dalla figlia appena nata e mai conosciuta a cercare la compagnia occasionale di donne africane che gli vengono puntualmente strappate dalla crudeltà della guerra quasi a ricordargli la sua precarietà in quella terra straniera.
Usi, costumi, consuetudini del luogo ridondano nel suo racconto, affiorano in una prosa fatta di paragoni a volte ironici, altre assolutamente irriverenti ma spesso pungenti ed azzeccati.
Una volta ritornato in patria l'uomo è ancora preda dei ricordi dell'Angola, di quel senso di inutilità e di non appartenenza , ecco il concetto che ritorna spesso è il non sentirsi parte del mondo che si sta vivendo, uno straniero invasore in Angola , uno straniero disperso anche a Lisbona mentre quello che era importante nella sua vita è andato avanti senza di lui o nonostante lui.
A volte posto degli estratti particolarmente belli non è questo il caso, sono talmente tante le frasi da ricordare che ricopierei il libro intero, quello che in altri testi è un quadro che spicca su una parete qui è la parete intera , non so se mi spiego...
Non è una lettura semplice da lettori occasionali, ho impiegato un terzo del libro per capire esattamente il contesto ma la qualità letteraria è altissima , va letto con attenzione e calma o rischia di sembrare un mero esercizio di stile.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    16 Gennaio, 2022
Top 50 Opinionisti  -  

Indagine in corsia

Rocco Schiavone è in ospedale, il drammatico finale del romanzo precedente lo vedeva ferito gravemente durante la sparatoria con i colpevoli del delitto Faivre.
L'operazione a cui viene sottoposto , l'asportazione di un rene, va bene, lo stesso non può dire un noto imprenditore locale, Renaro Sirchia, che per un identico intervento ci lascia la pelle.
Schiavone, come sempre accade ai feriti nelle opere di finzione , ha una capacità di ripresa che sta a metà tra il miracoloso e l'impossibile , e in un paio di giorni inizia le indagini dal letto dell'ospedale. Ne esce uno spaccato realistico della situazione sanità in Italia, tanti bravissimi medici e infermieri che lottano quotidianamente contro fondi inesistenti, burocrazia assurda e dispetti interni, i migliori poco gratificati ma anzi avviliti dalle troppe accuse quando qualcosa va storto fanno leva sull'amore per la propria missione e sulle gratificazioni morali dei pochi che vedono l'uomo dentro al camice bianco.
Le prime indagini lasciano pensare ad un errore nella trasfusione, insomma un caso evidente di malasanità ma il fiuto di Schiavone non è convalescente e il vice questore finisce per uscire dall'ospedale (anche qui...superman gli fa un baffo...) per approfondire le indagini. Questa volta a fare da contorno alle indagini sono le vicende personali del vice ispettore fresco di nomina Antonio Scipioni alle prese con una tresca amorosa da guinnes dei primati.
Episodio interlocutorio della saga sul vice questore Schiavone che aggiunge poco al tutto, ancora non si sa chi è il grande burattinaio che sta dietro alle sventure di Schiavone e il perchè ce l'abbia tanto con lui. Resta comunque godibilissimo dal punto di vista narrativo.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    14 Gennaio, 2022
Top 50 Opinionisti  -  

Il cerchio si stringe

Il romanzo precedente ci aveva lasciati con un omicidio parzialmente irrisolto , avevamo il colpevole ma non il movente e con la richiesta del pentito Enzo Baiocchi di parlare con il giudice istruttore Baldi che inquieta Schiavone.
In effetti Baiocchi accusa Schiavone in modo netto e talmente circostanziato da far temere al vice questore di dover fare i conti col proprio passato una volta per tutte.
Nel frattempo le indagini ad Aosta scoprono il meccanismo complesso alla base dell'omicidio del vecchio Faivre mentre una rapina ad un furgone portavalori fa un'altra vittima.
Romanzo che va letto dopo "Fate il vostro gioco" di cui è l'ottimo complemento e completamento. Ritmo serrato e una bella analisi introspettiva di Rocco Schiavone nel momento della verità . Il personaggio del vice questore esce allo scoperto nella sua interezza come se nel corso dei romanzi fosse stato una figura che per quanto distinguibile nei tratti principali si stesse avvicinando un passo alla volta avvolto da una nebbia che offuscava i particolari.
Molto bello.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    02 Gennaio, 2022
Top 50 Opinionisti  -  

Gioco d'azzardo

Un anziano ex direttore di sala al casino di Aosta viene trovato morto da un vicino di casa e suo ex collega.
I primi indizi sembrano portare ad una donna affetta da ludopatia che bazzicava nei dintorni ma la storia a Rocco non torna un pò per il suo innato fiuto investigativo, un pò perché Manzini ci regala una sorpresa succosa svelandoci chi è in realtà la donna cosa che mette Schiavone in una situazione complicata e dolorosa, per fortuna le indagini apriranno al solito uno scenario molto più ampio.
Manzini è bravissimo a costruire uno spessore sociale a tutti personaggi di contorno che a turno diventano protagonisti per una parte del romanzo. Italo si trova ad affrontare un demone che lo sta distruggendo anche nell'integrità morale e solo l'intuito del vice questore schiavone e la sua pratica "elasticità mentale" possono trarlo d'impiccio, magari con l'aiuto di un amico .
Tutti gli effettivi della "squadra" come la chiama Schiavone vengono coinvolti attivamente nell'indagine, la nottata al Casino è una specie di Ocean's Eleven con una spruzzata di ironia.
Manzini da qualche romanzo ha alzato parecchio l'asticella e si mantiene su livelli narrativi molto alti.
Ho iniziato la serie TV, scoperta da poco (ebbene si non la conoscevo...) e sto divorando i libri perché non voglio che la serie mi sveli qualcosa in anticipo.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    02 Gennaio, 2022
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L'ombra del tradimento

Deciso salto di livello narrativo per le vicende di Rocco Schiavone, il cui personaggio si completa finalmente con una parte di disperata umanità e fragilità sotto la scorza di rude e duro.
Ad Aosta un trans viene ritrovato cadavere nel fiume e tutto lascia pensare che il colpevole sia uno degli inquilini di una palazzina piuttosto strana dove nessuno è ciò che dice di essere.
Rocco indaga ma è attirato a Roma da una inquietante circostanza: nelle tasche di un cadavere viene rinvenuto un biglietto con il suo numero di cellulare.
Nel frattempo il suo amico Sebastiano è scomparso, gli amici di sempre Brizio e Furio sono preoccupati : Sebastiano ultimamente sembrava aver perso il lume della ragione sopraffatto dalla rabbia e dal desiderio di vendetta verso Enzo Baiocchi , l'assassino della compagna , Adele. Rocco si mette sulle tracce dell'amico per impedirgli di mettersi nei guai ma ricorda anche la promessa che gli ha fatto sulla tomba della donna : l'assassino di Adele lo lascerà a lui e alla sua vendetta.
In tutti questi dilemmi ad Aosta il rapporto con il vice ispettore Caterina Rispoli sembra prendere una svolta , e se ci aggiungiamo il rapporto quasi paterno con il giovanissimo vicino di casa, Gabriele, a cui Rocco fa prima da tutore sui generis per diventare via via qualcosa di molto vicino ad un padre adottivo, vediamo il vice questore abbassare la corazza e lasciare trasparire quell'umanità ferita messa da parte da anni. Una umanità che però non fa sconti a nessuno neanche a se stesso.
Ma è quando sei più aperto, quando ti fidi di qualcuno che diventi più debole ed attaccabile e Rocco lo scoprirà ancora una volta sulla propria pelle.
Molto intrigante la parte investigativa ma ancora di più le vicende umane del vice questore e dei suoi amici, mettere d'accordo contemporaneamente il dovere, l'amore e l'amicizia è un'impresa titanica, c'è sempre qualcuno che rimarrà scontento e deluso soprattutto se un tradimento scompiglierà le carte.
Andando in ordine temporale nella lettura dei romanzi su Rocco Schiavone questo è nettamente il più bello.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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andrea70 Opinione inserita da andrea70    14 Dicembre, 2021
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Un brutto scherzo

Nella Bellano ormai familiare di Vitali troviamo l'oste Gnazio che assiste ad un fatto incredibile e ne informa i Carabinieri . Si scopre che il maestro Crispini, arrestato una bella mattina dalla Milizia fascista è accusato di qualche oscuro reato ma non si sa quale. Il buon Crispini voleva parteciparead un concorso poetico/letterario indetto dal giornale con cui collabora e per evitare accuse di favoritismi e considerazioni poco eleganti invia un componimento sotto uno pseudonimo. Cosa avrà fatto di così compromettente il docile, rispettoso e colto maestro per incappare addirittura in un arresto ? Al solito Vitali tratteggia i personaggi con sottile ironia, gli pseudonimi sono spesso esplicativi dei vizi e virtù dei loro possessori. Ben riuscita la descrizione di un'epoca in cui un regime finiva per soffocare anche la libera espressione nonchè la vocazione allo scherzo . Non particolarmente brillante la trama , che scoperta la vera accusa al Crispini fa intuire anche palesemente cosa è accaduto .

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    09 Dicembre, 2021
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Psicologo da psicanalizzare

Avete presente quei film americani dove lo psicologo ha delle sedute con un suo collega che gli fa da tutor , da supervisore o che comunque lo aiuta a tenere il giusto comportamento/rapporti con i pazienti ? Ecco...il protagonista , Danio, sarebbe estremamente bisognoso di questo "supporto" perchè è quanto di più eticamente scorretto si possa immaginare. Donnaiolo incallito, dopo aver visto naufragare il matrimonio, sta cercando di costruire un rapporto sereno con il figlio Tommaso, già turbato dal fatto che la madre (personaggio bellissimo) non lesina di raccontargli la sua versione su comportamenti poco edificanti del padre. Danio è un uomo che nasconde oscuri segreti su fatti avvenuti quando era poco più di un ragazzo e un paio d'anni prima, segreti che lo tormentano sotto forma di sogni ricorrenti piuttosto inquietanti. Ma soprattutto Danio ha la curiosa caratteristica di avere pazienti esclusivamente donne (gli uomini sono noiosi), con una di loro ha addirittura una torbida relazione utilizzata come terapia, nel frattempo ha una storia con una giovane programamtrice . Insomma una vita piuttosto incasinata a cui si aggiunge il casuale ritrovamento sulla panchina del parco di un diario in cui sono annotati una serie di fatti molto personali. Sfogliando le pagine alla ricerca di qualche indizio sull'identità del proprietario/a Danio capisce che il diario altro non è che una disperata richiesta di aiuto, quello che non sa è che la giovane che lo ha scritto ha lasciato apposta in giro altri diari e soprattutto non sa se qualcuno li ha trovati. Danio riesce a scoprire l'identità della ragazza, Federica, ad incontrarla e ad avere anche con lei un comportamento a dir poco infantile oltre che eticamente deplorevole, ergendosi a paladino della giustizia per difenderla dalla situazione difficile in cui lei si trova, facendo leva sul suo naturale istinto a diventare violento quando le cose si mettono male. Il protagonista mi ha suscitato più irritazione che stima, vorrebbe fare il giusto e il buono ma in realtà non è giusto, non è buono, sa solo menare le mani quando serve, a volte con esiti drammatici.
In questo suo agire si autogiustifica e autoassolve in nome dei propri diritti . L'infatuazione nei confronti di Federica e relativi comportamenti decisamente discutibili, lo riducono a macchietta più che a protagonista. Per essere uno psicologo avrebbe più bisogno lui di aiuto delle sue pazienti. In tutto questo la penna di Montanari si conferma di un certo livello anche se questo lavoro mi è piaciuto molto meno degli altri che ho letto, l'antipatia "a pelle" con Danio forse ha inciso in questo nota di merito per l'autore che è riuscito a rendere palpabile (nel caso di Danio il termine calza a pennello...) il dramma di chi non riesce ad essere all'altezza della propria "missione" perchè è semplicemente un uomo con tutti i suoi limiti.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    06 Dicembre, 2021
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Il mio miglior nemico

Julia si è sempre presa cura della sorella minore Kate, più giovane di alcuni anni e un pò scapestrata, finoa quando questa si trasferisce a Parigi mentre Julia si sposa e mette su famiglia.
Tutto sembra aver raggiunto un equilibrio quando arriva la devastante notizia della morte di Kate.
Julia non riesce a darsi pace, la polizia prima brancola nel buio poi sembra aver trovato un colpevole poco convincente che lascia irrisolti tutti i dubbi sulla morte di Kate. Julia va a Parigi e conosce la coinquilina di Kate con cui entra subito in sintonia e inizia a cercare per proprio conto una pista che faccia luce su cosa è accaduto a Kate . Scopre che la sorella conduceva un'esistenza fatta di lavoro ed appuntamenti con sconosciuti o quasi incontrati su un blog specifico per incontri a scopo sessuale.
Julia si iscrive allo stesso sito e trova un pretesto per contattare le ultime persone con cui ha avuto a che fare Kate sul blog nella speranza che tra loro vi sia l'assassino.
Finisce per mettere in discussione il proprio matrimonio avendo una relazione con un uomo più giovane di lei ed affascinante ma anche enigmatico, possessivo e violento. Che sia lui il killer ? Però il giorno in cui è morta Kate ci sono prove inconfutabili che lui fosse in Australia quindi ha un alibi inattaccabile. La vita di Julia comincia a prendere un sentiero pericoloso, l'uomo sembra perseguitarla anche quando lei decide di troncare la relazione .
L'uomo sembra voler giocare con Julia un gioco perverso, la prende quasi in giro per l'insoddisfazione coniugale che l'ha portata a concedersi questa pericolosa realazione, quindi è solo un pervertito ma non un assassino? Ma quando anche il figlio adolescente viene avvicinato con un pretesto da questo personaggio Julia capisce di aver sottovalutato la portata del pericolo e chiede aiuto all'amica di Kate che nel frattempo è arrivata a Londra per lavoro.
Thriller che inizia con incedere sommesso per prendere ritmo da metà in poi fino ad una rivelazione finale sorprendente.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    06 Dicembre, 2021
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Attuale

Un netturbino molto particolare cerca di scoprire fatti, personalità ed abitudini degli inquilini di una casa attraverso i rifiuti che lui dovrebbe semplicemente buttare e invece in qualche caso conserva per fare delle indagini che porteranno una enigmatica figura ad interagire con queste persone con esiti criminali.
Una ragazzina con un ciuffo viola di capelli finisce nel lago e rischia di annegare e qualcuno la mette in salvo rischiando la vita ma si dilegua poi rapidamente senza lasciare traccia di se.
Una donna dal misterioso passato che si occupa di aiutare le donne vittime di violenza, scopre un legame tra i due fatti e indaga.
Carrisi tratta argomenti delicati e di assoluta attualità tra cui le psicosi, il revenge -porn e il cyberbullismo , con il solito stile scorrevole e coinvolgente, il finale vorrebbe essere sorprendente , scopriamo solo allora i nomi dei due protagonisti , però stavolta non è più tanto sorprendente (almeno per me) forse perchè preceduto da una lunga serie di stereotipi di caratteri e situazioni.
Piacevole lettura nel genere noir/thriller ma lontanissimo dal livello del Suggeritore o dell'uomo del labirinto.

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andrea70 Opinione inserita da andrea70    26 Novembre, 2021
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Tu non sei le tue cicatrici

Angelica è giovanissima e da sette anni vive nascondendosi dagli altri dopo un tragico incidente in cui la madre ha perso al vita e lei è rimasta sfigurata e coperta di cicatrici.
Tommaso ha la stessa età, è bellissimo ma ha una malattia degenerativa agli occhi che gli causano giorni bui in cui vede solo ombre e che un giorno non molto lontano lo renderà cieco. Per aiutarsi il ragazzo scatta delle istantanee con una Polaroid per guardare le foto con calma nei giorni in cui la vista torna a funzionare, tra queste ci sono le foto scattate ad Angelica, in queste foto le cicatrici non ci sono, ci sarà solo la bellezza luminosa della ragazza, almeno per Tommaso.
I ragazzi si incontrano casualmente nei pressi della villa del nonno di Angelica e dopo qualche scaramuccia iniziale dovuta alla diffedenza verso tutti di Angelica a confronto con una
sincera ed aperta confidenza da parte di Tommaso , che vede la ragazza per quello che è davvero, oltre le cicatrici , Angelica e Tommaso diventano inseparabili.
Il rapporto prende fuoco rapidamente ma altrettanto rapidamente la distanza imposta dal ritorno di Angelica a Roma, unita a qualche errore di gioventù mal tollerato dalle
reciproche insicurezze accade che i due ragazzi si separino evadano ognuno per la propria strada. Angelica si avventura in una relazione senza amore e senza senso, Tommaso vede precipitare la propria malattia.
Tutto finito male ?
No perchè c'è sempre una speranza e grazie all'impegno dei personaggi secondari (Giulia un'amica della coppia e Tania la sorella di Tommaso) forse le loro strade possono nuovamente diventare una sola.
Quando in un romanzo ci sono disagi, amori e sofferenze di solito si fa centro colpendo nel profondo il lettore. Non è questo il caso almeno per me, forse i due protagonisti sono troppo testardi e sciocchi nelle loro reciproche terribili ripicche . In fondo Angelica sotto le cicatrici è una specie di miss universo mancata oltre che ricca e dopo Tommaso trova il ricco figlio di papà che se ne innamora e la fa sentire importante o almeno così sembra e lei insiste cocciutamente nella propria scelta pur consapevole dell'errore. Tommaso è tipo un dio greco, anche lui intestardito a non fare un passo indietro, insomma forse non sono abbastanza "sfortunati" e troppo "rigidi" nelle scelte sbagliate o forse il taglio rosa sovrasta troppo quello drammatico, ma alla fine i personaggi che più rimangono nel cuore al lettore non sono i due protagonisti ma i comprimari: la volitiva ma giudiziosa Giulia, una che dalle disgrazie e dagli errori della propria vita ha saputo trarre insegnamento e Tania, l'esuberante e impulsiva ma leale sorella Tommaso.
Che dire, scritto bene , si legge in modo scorrevole ma a tratti sembra più un fumettone rosa che il racconto di due drammi di notevole intensità.

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