Opinione scritta da violetta89
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Non tanto meraviglia
Forse l'errore è stato mio, avendo molto amato gli altri libri della Ardone, mi ero caricata di grosse aspettative anche per questo. Purtroppo, a mio gusto, è risultato ben inferiore.
Il tema, quello dei manicomi e della legge Basaglia, è molto complesso sotto molti punti di vista, e sicuramente meriterebbe di essere approfondito. La scelta di raccontarcelo attraverso gli occhi di una ragazza nata e cresciuta in un manicomio e poi del dottore che l'ha presa in cura, è sicuramente originale ma anche azzardato. La scrittura a tratti è un po' lenta, non mi ha convinto totalmente.
Ci eri mancato, Commissario!
Sicuramente non il miglior giallo che io abbia mai letto, anzi il colpevole è piuttosto chiaro sin da subito, non c'è assolutamente nessuna suspence.. Le cose sono decisamente cambiate nella vita di Ricciardi, anche il contesto storico e politico diventa sempre più difficile. Però per chi come me era nostalgico del nostro amato Commissario, è stato un gradito ritorno.
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Contro le ingiustizie
E' una bella storia ma non credo rispecchi l'idea di "caso letterario" come invece viene pubblicizzata. Sicuramente è apprezzabile la scrittura, il contesto storico in cui si pone la storia è ben delineato così come i personaggi con tutti i loro limiti. Mi è piaciuta la genuinità di questa amicizia, la voglia di non arrendersi davanti alle ingiustizie e di non chinare il capo. Tuttavia alla fine del libro mi è rimasta come l'impressione che mancasse qualcosa e che si sarebbe potuto fare qualcosa in più.
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Regola 14
Ho amato moltissimo il precedente "Sangue inquieto", per cui avevo aspettative altissime anche su questo, francamente non posso dire che siano state deluse ma sicuramente non è all'altezza dell'altro secondo me. L'agenzia di Cormoran e Robin ha finalmente preso il volo alla grande, sono pieni di casi anche importanti, tanto che un giorno vengono contattati per scoprire chi si cela dietro il personaggio che online ha tormentato per anni la creatrice di una serie animata e forse ne è anche stato l'assassino e feritore del co-creatore della serie. Ecco quindi che il libro si dipana tutto fra social network, nickname, giochi di ruolo online per scoprire la vera identità di "anomia". Ammetto che soprattutto all'inizio non è stato facilissimo stare dietro a tutti i personaggi, sono veramente tanti, ai nickname del gioco e tutto quanto, poi piano piano si entra dentro e devo dire che l'intreccio che ne esce fuori è assolutamente intrigante e ben costruito. Pecca: in certi punti è lento e prolisso, al contrario il finale forse sin troppo precipitoso. Ad ogni modo merita la lettura sicuramente, d'altronde stiamo pur sempre parlando della Rowling.
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Cosa succede in un hotel
Devo dire che sono stata tratta in inganno da altre recensioni positive che avevo letto su questo libro, a me personalmente non è sembrato nulla di che.
Innanzitutto il libro sembra diviso in due parti: una prima molto molto lenta con una protagonista a dir poco ingenua, naif, un po' isolata nel suo mondo tanto da non riuscire neanche a capire i comportamenti degli altri e cosa le succede intorno; la seconda parte è invece molto più scorrevole e veloce e la protagonista stessa appare molto più sveglia e scaltra, tanto da fare anche il doppio gioco in certe situazioni.
Per quanto riguarda il giallo, non lo definirei tale perché l'intreccio è piuttosto banale e molte cose, di cui la protagonista non capisce il significato, in realtà al lettore sono note sin da subito. Alla soluzione del "giallo" poi sono dedicate giusto le ultime 3 pagine.
Diciamo che la protagonista assoluta è la cameriera, il suo percorso con tanto di ovvio happy ending. Personalmente la sua storia non ha appassionato per nulla, motivo per cui il libro non mi è piaciuto e non mi sentirei di consigliarlo.
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Che duo!
Più si va avanti e più temo che a breve dovremo rassegnarci a dire addio per sempre all'amato Bosch. Ballard non è male, come lui ha un profondo senso della giustizia e un certo disprezzo per le regole. Tuttavia, per quanto mi riguarda, non potrà mai sostituirlo.
In questo libro la donna, che lavora da sola all'ultimo spettacolo, si trova a indagare su dei casi seriali di stupro e contemporaneamente su un omicidio che la ricondurrà proprio a Bosch. Non manca un po' di adrenalina sul finale, si legge bene.
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Un'occasione persa
Poteva essere molto interessante approfondire l'argomento dei manicomi femminili nella Francia di fine '800, dello stato in cui vivevano le donne che vi erano rinchiuse e del modo in cui venivano "utilizzate" come cavie. Poteva essere anche un'occasione per capire con che criterio vi venissero richiuse: erano davvero pazze o bastava che la famiglia volesse liberarsi di loro e pagasse per farle rinchiudere? Di certo non lo scopriremo con questo romanzo in quanto tutti gli interessanti spunti che dà non vengono approfonditi, è tutto molto superficiale e abbozzato. Francamente non lo consiglierei, mi piacciono i romanzi un po' più strutturati e che raccontano molto anche riguardo al contesto storico e sociale.
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La libreria di Marcus
Ancora un bellissimo libro giallo di Dicker, stavolta però avevo già intuito a metà libro chi fosse il colpevole, ma ho apprezzato tantissimo comunque la storia.
Ritroviamo Marcus, ancora un po' irrisolto a livello personale dopo il successo del suo romanzo e dopo l'allontanamento da Harry Quebert. Ritroviamo Perry Gahalwood, il poliziotto con cui aveva indagato proprio nel caso Harry Quebert e col quale hanno poi stretto un'amicizia. Per varie circostanze di ritrovano davanti ad un vecchio caso di Perry, un caso che all'epoca sembrava chiuso. E se le cose non fossero andate come si credeva?
Il ritmo è incalzante, il fatto che ci siano molti dialoghi e molti flashback aiuta a renderlo scorrevole, infatti 600 pagine si divorano.
In fondo c'è un'apertura verso un possibile cold case da risolvere. Che dire? Lo aspettiamo a gloria.
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Circe
Quante cose ignoravo sulla figura di Circe! Questo libro mi ha permesso di conoscere e imparare molto su di lei, anche se ovviamente in maniera romanzata, ma soprattutto mi ha permesso di apprezzare ancora di più le doti della scrittrice nell'umanizzare i personaggi mitologici che ci racconta. In particolare qui troviamo Circe con le sue sofferenze, i suoi dilemmi interiori e la sua voglia di essere umana.
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A che serve tutto questo mare?
La morte della cara Rosa ha sconvolto il commissario Ricciardi, anche se non è l'unico motivo di tumulto per il suo cuore. In più è anche un periodo di calma piatta sul lavoro, il brigadiere Maione teme che il commissario possa finire in una brutta spirale. Ecco quindi che un giorno si presenta una contessa che chiede al commissario di indagare su un omicidio che vede coinvolto il marito, il quale si è dichiarato colpevole confessando, ma lei è assolutamente certa della sua innocenza e vuole capire perché abbia agito in questo modo. Inizia quindi un'indagine ufficiosa da parte di Ricciardi, molto ardua perché il caso è già stato chiuso data la confessione dell'uomo, e nessun altro dei coinvolti e dei familiari sembra volerne sapere di più. Nascondono qualcosa?
Senza saperlo Ricciardi è a sua insaputa oggetto di un'indagine da parte degli alti ranghi del partito fascista e la cosa gli piomberà tra capo e collo.
Un bel romanzo sempre intriso di malinconia ma anche della forza dell'amore e della speranza.
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Andersen investigatore
Se dovessi riassumere in tre parole questo libro, direi lento e poco credibile.
Non conosco la figura di Andersen a livello privato, per cui non saprei dire se certi aspetti riportati rappresentino la realtà oppure no. Sicuro è che ho trovato certi punti della trama un po' forzati e un po' tirati, veramente poco realistica. Anche la figura di Molly, sorella di una prostituta uccisa, prostituta a sua volta che affianca Andersen nelle due ricerche /indagini, mi è sembrata un po' sopravvalutata, dubito che all'epoca una donna in generale, a maggior ragione del suo rango, fosse così libera di muoversi. Ci sono molte forzature ai fini della storia, per quanto mi riguarda non fanno altro che aumentare il mio scetticismo sulla riuscita della storia. Poteva avere del potenziale, ma sinceramente secondo me, non sono riusciti nell'intento di creare un bel giallo storico.
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Redenzione
Ho finito ieri di leggere questo libro e già sento la mancanza di Billy Summers, non nego di essermi quasi commossa alla fine, cosa che non mi succede mai.
La storia racconta di quest'uomo che ha avuto un'infanzia molto difficile, non avendo prospettive future decide di arruolarsi nei marines. Una volta tornato, segnato dalla guerra nel corpo e nella mente, decide di mettere in pratica ciò che ha imparato a fare in Iraq: il cecchino. Diventa perciò un sicario, che ha però come regola morale quella di uccidere solo uomini cattivi. Il libro narra dell'ultimo omicidio che Billy Summers accetta di commettere prima di ritirarsi e cambiare vita, ovviamente le cose andranno in modo molto diverso e l'uomo si troverà a fare i conti con dei sentimenti che probabilmente non aveva mai provato e con il suo passato in un percorso molto personale verso la redenzione.
In alcuni tratti l'ho trovato un po' lento ma merita sicuramente la lettura.
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Dicker sa fare di meglio!
Sicuramente questo libro un pregio ce l'ha: 600 e passa pagine che scorrono davvero bene, non ci si annoia mai, la scrittura è davvero fluida e non è poco in questi casi. Tuttavia la trama non è sempre molto credibile, i personaggi sono un bel po' sopra alle righe, nell'insieme la storia non mi ha convinto troppo inverosimile, non so neanche se si possa considerare un giallo oppure no. Non mi ha fatto impazzire neanche la scelta stessa di mettere se stesso nel racconto per poter omaggiare il suo vecchio editore. Sicuramente sa e può fare di meglio.
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Chinati giunco che passa la piena
Una storia struggente, una ragazzina spezzata, la violenza che entra nella sua vita e le porta via sia i sogni che la possibilità di una vita normale. Un padre che parla tramite silenzi e che la sostiene sempre, una madre severa ma che non l'abbandona mai. La giustizia che sta dalla parte dei violenti e li tutela nonostante tutto, la rabbia, il dolore ma anche la voglia di rivalsa, di vivere e di avere la libertà di scegliere.
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Quanto male fa la guerra
Leggere questo libro in questo momento storico particolare è dura, la guerra è di nuovo fra noi e più vicina di quanto ci saremmo mai immaginati.
Non conoscevo la storia vera di queste donne tedesche che assaggiavano il cibo di Hitler rischiando la vita tutti i giorni. In questo caso la protagonista viene da Berlino, fuggita nelle campagne per scappare dai bombardamenti, si ritrova "prigioniera" di questa situazione da cui non ha scampo e si ritrova a stringere amicizie che avrebbe creduto improbabili e a provare attrazione per il nemico. Mi è piaciuto molto, soprattutto ho capito i tormenti interiori di questa donna in un momento in cui la paura ha preso il sopravvento.
Il finale secondo me un po' tirato via, è comunque un libro che consiglierei.
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Un rosa gotico
Romanzo che ricorda un po' "Jane Eyre" sia per il contesto, un'istitutrice che inizia ad occuparsi della figlia di un vedovo, sia per l'atmosfera gotica e cupa. Le similitudini però finiscono lì.
Il racconto all'inizio ci mette un po' ad ingranare, poi pian piano migliora e diventa più scorrevole, tuttavia non decolla mai del tutto. Il clima gotico e intrigante è poi soppiantato da un finale da romanzo rosa che ci incastra poco col resto. Diciamo che si poteva fare di più, lettura gradevole ma nulla più.
Sopravvalutato
Dopo averne sentito parlare come di un "caso letterario dell'anno", ho deciso di provare a leggere anch'io questo libro ma non mi ha entusiasmata. La trama è abbastanza originale, interessante vedere la metamorfosi di Violette, la protagonista. Peccato però che a tratti il libro non scorre, diventa lento e molto ripetitivo. Mi sembra poi che in molti casi le relazioni fra i vari personaggi siano superficiali e puramente carnali. L'idea non è male ma manca decisamente qualcosa, si poteva fare di più.
Per quanto mi riguarda, sicuramente non lo definirei caso letterario neanche lontanamente.
4 donne e la guerra
Il romanzo copre un arco temporale di circa 30 anni e racconta le storie e le vite di 4 amiche molto diverse fra loro e di varie estrazioni sociali, e delle loro famiglie e amici. Ci dà uno spaccato molto realistico e concreto della vita di una donna ad Amburgo e soprattutto di come è cambiato nel tempo il contesto storico con l'avvento del nazismo. In particolare mi ha colpito vedere come molti, ebrei compresi, non avrebbero mai creduto che Hitler avrebbe preso il sopravvento e come alcuni di loro che in un primo momento non erano così contrari alle idee nazionalsocialiste, hanno cambiato opinione quando hanno visto come poi il tutto è degenerato. Ci si affeziona a queste donne e alle loro vite, si fa il tifo per loro e alla fine ci si commuove anche. Lettura molto intensa, ci trasmette l'orrore della guerra, la paura, la distruzione, ma ci si affeziona anche a queste donne.
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Cosa si nasconde nell'animo degli scrittori?
L'idea del romanzo, ovvero il grande scrittore che dopo aver scritto il capolavoro della vita, si ritira in un luogo isolato e smette di scrivere, mi ha ricordato un po' l'inizio de "la verità sul caso Harry Quebert" in realtà non potrebbero essere due romanzi più diversi. In questo ci sono un sacco di personaggi che sono tutti legati fra loro ma il filo conduttore è a tratti debole, una parte del romanzo è scritta in prima persona e una parte in terza, il racconto mi è sembrato molto confusionario e a tratti surreale. Non è un vero e proprio giallo anche se viene definito così, in ogni caso non mi è piaciuto.
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un personaggio scomodo
Non sono un'amante dei racconti in generale, però ho voluto dargli una possibilità. Purtroppo non mi sono ricreduta, alcuni racconti meglio, ma di altri ho fatto fatica a coglierne "la morale" o comunque il senso, in generale non mi è piaciuto. In tutti i racconti il filo conduttore è rappresentato da Olive Kitteridge, anche se in alcuni è più protagonista in altri è soltanto menzionata, è una ex insegnante, una figura ingombrante e scomoda, arrogante, arrabbiata col mondo. Sarà che non ho provato una grande simpatia per la protagonista, però ho durato fatica ad arrivare in fondo al libro, l'ho trovato un po' lento e noioso. Nonostante tutte le critiche positive ricevute, a me non ha entusiasmato, mi ha lasciato una grande malinconia e un senso di incompiuto.
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In primis, erano cinque donne
Non conoscevo la vera storia delle donne uccise da Jack Lo Squartatore sapevo, dal film e dalla "leggenda", che si trattava di prostitute, e invece non è così. Questo, a mio avviso, getta una luce ancora più inquietante sull'intera vicenda: sia per quanto riguarda gli omicidi stessi (non era un serial killer di prostitute quindi) sia per quanto riguarda il fatto che si è intenzionalmente voluto denigrare l'identità di queste donne.
La scrittrice ha fatto un lavoro attento e certosino nel ricostruire la vita di queste donne, ha trovato dettagli interessanti e, oltre ad aver reso loro un minimo di attenzione, ha sottolineato come in realtà la cosa comune a queste donne fosse la povertà, la disperazione. Immagino che all'epoca sia stato più facile dire che si trattava "solo" di prostitute, questo ha giustificato sia le indagini fatte coi piedi, sia ha funzionato da monito per tutte: se siete "perdute" potete rischiare anche la vita. Molto avvilente.
Il libro comunque è una ricostruzione veramente bene fatta, forse un po' lenta in certi punti, ma merita di essere letto per conoscere almeno una parte di verità. Per quanto riguarda l'identità dell'assassino, questo getta ulteriori ombre su chi può essere stato e su come siano state condotte le indagini.
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impossibile rimanere distaccati
L'omicidio di Luca Varani è stato un caso di cronaca nera che ha scosso l'opinione pubblica. Questo libro è scritto da un giornalista che allora si era occupato del caso, ne è rimasto così colpito (sia per la crudeltà ma anche per la casualità che si è rivisto per vari motivi nella vittima) che ha deciso di ripercorrere tutta la vicenda, intervistando i diretti interessati, affidandosi agli atti processuali e alle varie perizie effettuate, ricostruendo l'intera vicenda, il tutto per cercare di dare un senso a un delitto che un senso non lo ha.
E' un libro che non risparmia niente, neppure i dettagli peggiori, per questo ammetto che in certi punti ho avuto difficoltà ad andare avanti a leggere sia per i dettagli più cruenti ma anche perché mi sono trovata in difficoltà proprio per il racconto di una vicenda così assurda. Si tratta di un omicidio senza nessuna motivazione, non che esista mai una motivazione valida per uccidere una persona, ma in questo caso è proprio evidente che sia stato fatto senza alcun motivo, se non in preda alla droga e alla noia forse. Fa ancora più rabbia sapere che oltre a un omicidio assolutamente casuale, si tratta anche di una morte evitabile in quanto nessuna delle ferite inferte era mortale, il ragazzo è morto per dissanguamento, se qualcuno fosse intervenuto, si sarebbe potuto salvare.
Quello che purtroppo emerge è che il male esiste e che spesso si abbatte su vittime innocenti, che non c'entrano nulla, che tante persone si portano dentro delle ombre così profonde ma così ben nascoste da ingannare il prossimo, e soprattutto che al proprio destino non c'è scampo.
E' un libro accurato, ben scritto, preciso, ma che si lascia dietro un forte senso di inquietudine. Dopo tanto buio, si ha veramente bisogno di luce e spensieratezza. Lo consiglierei solo a chi si sente di leggerlo con la consapevolezza che questo libro non è una passeggiata, soprattutto a livello psicologico.
cantami o diva del pelide Achille...
Tutti noi conosciamo il mito di Achille e le storie dell'Iliade, stavolta ci vengono raccontati dal punto di vista di Patroclo. Lui stesso era un principe proprio come Achille, ma che esule sin da ragazzino, viene accolto nel regno di Peleo dove cresce insieme ad altri principi esuli e soprattutto insieme ad Achille. I due passeranno l'adolescenza insieme, in particolare durante gli anni di formazione di Achille col centauro, Patroclo sarà sempre al suo fianco ed è qui che la loro amicizia diventerà qualcosa di più. Ma come sappiamo tutti, Achille è destinato a grandi cose, a passare alla storia, il suo destino si intreccerà per sempre alla guerra di Troia, così come quello di Patroclo.
Mi sono sempre piaciuti i miti greci, a scuola ho amato molto l'Iliade, quindi per me è stato piacevole leggere questo romanzo. Non so se la storia sia fedele o se in alcuni punti sia stata appunto un po' romanzata, ma in ogni caso la lettura risulta interessante. La scrittura è scorrevole, in certi punti forse un po' lenta, ma tutto sommato è un romanzo che si legge bene. In particolare mi è piaciuto perchè è raccontato da un punto di vista inedito, ovvero quello di Patroclo, questo ci fa vedere la storia, soprattutto la parte relativa alla guerra di Troia, con occhi diversi.
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lunga attesa pienamente ripagata
Ho atteso per 3 anni l'uscita di questo libro della serie Strike, 1083 pagine mi hanno un attimo destabilizzata, in realtà poi se ce ne fossero state di più, le avrei lette più che volentieri!
Ritroviamo Cormoran e Robin che stanno andando avanti nella gestione della loro agenzia e anche dei loro problemi personali. Vengono ingaggiati per scoprire cosa è successo a una dottoressa scomparsa nel nulla 40 anni prima, si tratta del loro primo cold case. Iniziano a indagare e a ricostruire cosa possa essere successo, anche se non è facile considerando che molti dei presenti all'epoca dei fatti, sono nel frattempo deceduti. Eppure i due non si arrendono perchè ormai si sentono legati alla donna, come se l'avessero davvero conosciuta. E così, pagina dopo pagina, tassello dopo tassello, Galbraith, o Rowling che dir si voglia, costruisce un intreccio sempre più intrigante e che tiene incollati col fiato sospeso. Come nei migliori gialli, è stato una vera sorpresa, non avevo sospettato di niente fino all'ultima pagina.
Sicuramente uno dei migliori libri che abbia letto da tanto tempo a questa parte, forse addirittura il migliore di questa serie. Che la Rowling sia una certezza è da tempo appurato, in questo libro oltre a tutte le caratteristiche tipiche del giallo, troviamo grande profondità nello studio dei personaggi e nel non lasciare niente al minimo dettaglio.
Lo straconsiglio. E ora per me ricomincia la lunga attesa per il prossimo capitolo...
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una mulatta a Londra
Da un libro presentato come "caso letterario dell'anno" mi aspettavo molto di più, in realtà ammetto che ho arrancato per arrivare in fondo. Si tratta di un punto di vista nuovo, riconosco l'originalità della trama: la storia è raccontata da Frannie, una "mulatta" che vive in una piantagione in Giamaica e si ritrova catapultata a Londra insieme al suo padrone che, appena arrivati in terra inglese, la vende come serva. Dopo lo shock iniziale, Frannie si trova a creare un rapporto speciale con la padrona, mentre col padrone ci saranno sempre problemi. Un giorno però i due vengono trovati massacrati e Frannie viene accusata di omicidio, scriverà le sue memorie dal carcere indirizzandole al suo avvocato difensore, e in questo modo ripercorrerà tutta la sua vita fino all'esito del processo.
Sicuramente è molto interessante la figura di Frannie, però sinceramente credo che l'autrice abbia calcato un po' troppo la mano, infilando nella trama un po' troppe cose. Alla fine, davvero si dura fatica a seguire tutto, oltretutto il ritmo risulta molto rallentato e, esclusa la parte finale, non scorre tanto.
Ho apprezzato il punto di vista originale ma nell'insieme il libro non mi è piaciuto e non lo consiglierei.
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Dall'altra parte della barricata
Dopo alcuni lavori di Connelly un po' deludenti, finalmente un libro che, come molti altri in passati, tiene incollato il lettore dalla prima all'ultima pagina. Si tratta di un legal drama in cui l'avvocato Haller si trova a dover difendere se stesso da un'accusa di omicidio, un caso montato ad arte per incastrarlo. Ho trovato un ritmo incalzante, nonostante alcune pecche, per un buon thriller che non delude. Forse un po' tirato via il finale, avrei apprezzato qualcosa di più. Vorrei sottolineare inoltre che il ruolo di Bosch è veramente marginale, fa solo alcune brevi apparizioni. In ogni caso lo consiglio, spero di leggere presto altri Connelly come questo.
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come bere un caffè
Non sono mai stata un'amante della letteratura giapponese e questo libro non fa eccezione.
La trama ruota intorno a questo caffè di Tokyo in cui esiste una sedia sedendoti sulla quale puoi, rispettando alcune regole, viaggiare nel tempo passato o futuro.
Vengono così raccontate le storie di 4 donne, che per un motivo o per un altro, decidono di sedersi su quella sedia per affrontare alcune situazioni della loro vita. Da queste storie se ne possono trarre alcuni insegnamenti, come quello di non avere rimpianti e che ognuno è artefice del suo destino.
Tuttavia nonostante i messaggi positivi e di speranza che il libro trasmette, non mi sentirei di consigliarlo. Non è decisamente il libro rivelazione che mi aspettavo, non mi ha lasciato molto. Avrei preferito un po' più di approfondimenti sui personaggi, sulle storie, spiegare il perché di certe regole... Piacevole ma nulla più, un po' troppo leggero per i miei gusti.
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Questione di dna
Riecco Jack McEvoy, questa volta non è più un giornalista di cronaca nera, adesso collabora con "Fair Warning" una testata che si occupa di mettere in guardia i consumatori in merito a truffe o questioni poco chiare. Un giorno viene però contattato dal dipartimento di polizia: è sospettato dell'omicidio di una donna con cui era stato mesi prima. Sa di essere innocente, però questa situazione risveglia il cronista di nera che è in lui, si mette ad indagare per conto suo e scopre che il modo particolare con cui è morta la donna, decapitazione interna, è comune ad altre morti sospette in vari stati. Possibile che si tratti di un serial killer? Con l'aiuto di Rachel Walling, sua ex ed ex agente FBI, scoprirà un vero e proprio vaso di pandora che ha a che fare con l'analisi del dna, gli incel e il dark web.
Questo libro di Connelly si legge bene, come sempre coi suoi thriller, tuttavia mi è sembrato che fino a un certo punto tenesse un ritmo alto e intrigante, ma che ad un certo punto si arrestasse per terminare con un finale piatto. Non è uno di quei thriller da fiato sospeso fino all'ultima pagina, inoltre ora che anche McEvoy è stato rispolverato, chissà che non lo ritroveremo in qualche altro libro.
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Sorprese
Ho preso questo libro della Kinsella perché avevo bisogno di leggere qualcosa di leggero e che mi facesse staccare un attimo. E così è stato, anche se devo dire che trovo il romanzo più maturo e meno scontato di altri suoi.
Si comincia con questa coppia Sylvie e Dan che stanno insieme da 10 anni e che, alla prospettiva di dover passare ancora molti anni insieme, diciamo di farsi delle sorprese a vicenda per ravvivare il rapporto. E qui troviamo tutta quella serie di situazioni surreali e comiche a cui ci ha abituato la Kinsella, se non fosse che ad un certo punto la situazione sembra sfuggire di mano alla protagonista che si trova improvvisamente con un matrimonio in crisi. Le costerà molto scoprire cosa c'è dietro, soprattutto perché questo significherà uscire dalla campana di vetro in cui ha sempre vissuto e mettere in discussione se stessa e quello in cui ha sempre creduto. Qui troviamo la svolta di maturità della scrittrice, un libro che ti fa riflettere oltre la leggerezza e la simpatia che ti accompagnano sempre.
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Leonardo investigatore
Sono una appassionata lettrice sia di gialli che di romanzi storici, per questo non mi sono fatta sfuggire questo libro. Tuttavia il risultato è stato ben al di sotto delle aspettative e purtroppo per certi versi poco credibile (questo per quanto riguarda la vera identità di Dino).
Riconosco che ci sia stata un'attenta ricerca storica, il romanzo ha però dei ritmi molto lenti che niente hanno a che vedere con quelli che ci si aspetta da un giallo. Ci si perde in descrizioni inutili e prolisse, non c'è suspence o attesa, è veramente troppo lento e prolisso. Peccato perché l'idea di fondo era originale e poteva essere buona, ma come giallo non funziona.
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l'arte del ricamo
Inghilterra, 1932: la condizione delle donne è ancora di inferiorità, soprattutto se sei una donna non sposata. Questo è il caso di Violet Speedwell, 38 anni, vive con la madre, una donna dispotica, e soffre ancora per la perdita dell'amato promesso sposo e della vita che avrebbero potuto avere se non fosse morto. Un giorno a lavoro viene a sapere che si è aperta una nuova posizione a Winchester e decide di trasferirsi un po' contro il parere di tutti: ha bisogno di costruire la sua strada e di avere un po' di indipendenza. Il prezzo da pagare è che fra mantenersi e pagare l'affitto non sa come arrivare a fine mese, dovrà lesinare sul cibo, sul carbone, su tutto, ma almeno si sente libera. Frequentando la cattedrale, rimane affascinata dai cuscini da preghiera ricamati, entra così a far parte di un gruppo di ricamo e questa diventerà per lei una profonda passione nonchè un modo per stringere amicizie, in particolare con Gilda. Qui conoscerà anche Arthur, il campanaro, un uomo anziano e con una situazione non semplice alle spalle (e un'integrità morale non proprio limpida) ma che tornerà a farle battere il cuore dopo tanto tempo.
Un po' tutto il romanzo ruota intorno alla difficile condizione di essere donna all'epoca: le donne non sposate non erano viste di buon occhio, lo stesso dicasi per le donne lavoratrici o che aspiravano ad avere un pochino più di indipendenza. Le regole ferree della società perbenista non facevano altro che avallare tutto ciò e stigmatizzare ogni comportamento "diverso" tanto da arrivare ad emarginare anche persone considerate fino a poco tempo prima come amiche.
Il finale mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca, non che debba esserci sempre il lieto fine per forza, però senza spoilerare nulla mi viene da pensare che la vita di Violet sarà ulteriormente in salita nonostante possa contare su delle fidate amicizie. E' un libro che fa riflettere su quanto fosse difficile essere donna all'epoca e, anche se ancora nel 2020 non si può dire di essere a un livello di parità di genere, sicuramente si può notare che in meno di un secolo siano stati fatti dei passi da giganti per l'indipendenza delle donne. Avendo letto altri libri della Chevalier non mi sento di dire che sia uno dei suoi più riusciti, sicuramente lettura carina e scorrevole, ma sa fare di meglio.
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più storico che giallo
Sarò una voce fuori dal coro ma mi trovo in disaccordo rispetto alle altre recensioni relative a questo libro. Purtroppo l'ho trovato decisamente fiacco, viene indicato come "giallo storico" ma sinceramente di giallo ha ben poco, meglio come genere storico per cui si vede che sicuramente c'è stata una ricerca accurata in merito al contesto storico . Per quanto riguarda la trama, se uno si aspetta i tratti tipici del giallo rimane deluso, si accende un po' solo nella parte finale, ma per il resto sa di poco e non ti lascia mai col fiato sospeso, oltretutto in certi punti mi è sembrato che ci fossero dei passaggi un po' irrealistici, diciamo che la scrittrice si è fatta prendere la mano.
I personaggi meglio delineati sono Louisa, la serva e Nancy, la figlia maggiore dei Mitford, la maggior parte del libro ruota attorno alla loro improbabile amicizia. Sicuramente è un buon modo di conoscere la società inglese dell'epoca, ma il libro in sè per sè mi ha lasciato poco, per cui non lo consiglierei.
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un intreccio di casi
Ogni volta che esce un nuovo libro di Connelly non riesco a non leggerlo, una volta era uno dei miei autori preferiti per la sua capacità di tenerti col fiato sospeso e il naso incollato alle pagine del libro fino alla fine, ultimamente invece ci sono stati risultati un po' altalenanti, in particolare alcuni molto deludenti. Questo libro diciamo che si colloca a metà strada non è fra i più entusiasmanti ma decisamente meglio dei precedenti.
Un vecchio partner di Bosch muore, la vedova gli fa avere un quaderno dell'omicidio che lui aveva rubato anni prima e conservato in un cassetto. Bosch si mette all'opera insieme all'aiuto di Ballard per scoprire chi è il colpevole di questo caso freddo. Nel mentre altri filoni si intrecciano: la morte di un giudice, un senzatetto morto bruciato, una bambina suicida. La trama è interessante, gli intrecci ben architettati. Nulla a che fare coi fiati sospesi di un tempo ma comunque un buon thriller.
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un amore epistolare
Margherita, proveniente da una facoltosa famiglia bolognese, soffre per la perdita del padre e la rottura col fidanzato, quando più o meno consciamente si schianta con la macchina. In ospedale nel letto accanto al suo si trova Anna, una 76enne che è un tornado di energia. Nonostante la provenienza sociale diversa e le esperienze di vita opposte, fra le due nasce un'improbabile amicizia: Margherite delusa e depressa, ricomincerà a vivere proprio grazie ad Anna, forte delle sofferenze e di tutto ciò che ha passato, è felice e piena di vita e sarà un toccasana per la sua giovane amica.
Diciamo che ci sono dei tratti della trama che sono un po' poco credibili, altri un po' stiracchiati, il finale un po' sdolcinato, ma tutto sommato la storia di questa amicizia e di questo ritorno alla vita è piacevole.
Lo consiglio a chi vuole una lettura piacevole, leggera ma senza troppe pretese.
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"Ero l'uccello o ero la gabbia?"
Siamo a Shaker Heights, utopico sobborgo di Cleveland, dove tutto deve essere perfetto:dalla lunghezza dell'erba del giardino, alla posizione dei cassonetti, perfino coloro che ci abitano devono essere perfetti, rispettando certi ideali e comportandosi in un certo modo. Di questo gruppo di abitanti fa parte anche Mrs Richardson: ha vissuto tutta la sua vita qui, è convinta di saper distinguere fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e di essere in grado di migliorare la vita degli altri.
Mrs Richardson ha quattro figli: i maggiori, Lexie e Trip, sono i classici liceali americani un po' superficiali, Moody il terzogenito è un ragazzo sensibile e profondo e infine c'è Izzy, la figlia idealista e ribelle e l'unica dei quattro con cui la madre ha avuto da sempre un rapporto complicato. Sarà perchè sono due persone completamente agli antipodi o forse perchè in fondo in fondo sono molto simili?
La tranquilla esistenza della famiglia cambia nel momento in cui in città arrivano Mia Warren e sua figlia Pearl. Mia è un'artista, le due conducono una vita nomade cambiando continuamente città portando con sè solo poche cose a bordo della loro auto. Non si sarebbero mai potute permettere un appartamento in zona, se non fosse stato per lo spirito di Mrs Richardson di voler migliorare la vita degli altri "meno fortunati". Le due donne entreranno pian piano a far parte della vita di tutti i Richardson, creando legami molto forti e che, in alcuni casi, stravolgeranno le loro vite per sempre.
Parallelamente si segue anche la vicenda della piccola Mirabelle, una bambina cinese che la madre aveva abbandonato in un momento di grande difficoltà. La donna in seguito si rivolge allo Stato per riprendersi la custodia della bimba che nel frattempo è stata affidata ad una ricca coppia di Shaker Heights. L'opinione pubblica si divide: è meglio che questa bambina resti con la famiglia affidataria che è stabile e può dargli tutte le opportunità possibili oppure è più importante dare peso alle radici e all'amore di una vera madre? Ovviamente Mrs Richardson e Mia sono contrapposte anche su questo e si torna sempre sul punto: chi può dire con certezza cosa è giusto e cosa è sbagliato?
Il libro è molto interessante e fa venire tantissimi spunti di riflessione: sulla mentalità benpensante americana (politically correct) e su come questo influenzi le loro vite che,almeno di facciata, devono essere perfette; sulla vicenda della piccola Mirabelle in quanto ci si domanda cosa sarebbe meglio per il futuro di questa piccolina; e più in generale su quale sia il vero significato di essere una madre. Solo una madre biologica può sapere cosa è meglio per il figlio e sa amarlo totalmente?Pur essendo così denso di contenuti non è assolutamente pesante, anzi molto scorrevole.
Non amo i finali aperti, ma capisco che questo libro non poteva finire diversamente. Lo consiglio.
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Vittime di guerra
Si tratta di un romanzo che fa riferimento a una vicenda storica realmente accaduta: la guerra fra Corea e Giappone. Durante quel periodo l'esercito giapponese rapì molte ragazze e bambine coreane, esse diventarono "donne di conforto" ovvero schiave sessuali dei soldati giapponesi. Il libro racconta appunto di Hana, sedicenne che un giorno viene rapita da un soldato giapponese e caricata su un treno. Non farà mai più ritorno a casa, ma quello che vedrà e che vivrà, saranno cose irripetibili e dolorosissime. Queste donne saranno trattate al pari di oggetti e proprio per questo "buttate" quando non sono più buone per lo scopo.
Allo stesso tempo il libro affronta anche la storia di Emi, sorella di Hana, che assiste impotente al rapimento della sorella, evento che la segnerà per tutta la vita ma che non riuscirà mai a raccontare per vergogna e dispiacere.
Era una vicenda che conoscevo poco, ho approfondito volentieri questa pagina triste di storia. Il libro è molto realistico, a tratti crudo, come cruda è stata la realtà vissuta da queste donne. Tuttavia in alcuni punti è un po' lento e poco scorrevole, questo ha molto rallentato la lettura. Lo consiglio lo stesso, perché queste crudeltà meritano di essere conosciute per rispetto delle vittime che le hanno vissute e patite sulla propria pelle.
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La forza delle donne
Questa è la storia di Smita, Sarah e Giulia, tre donne che non potrebbero essere più diverse tra loro: vite diverse, ceti sociali diversi, continenti diversi, ma che hanno in comune la forza di andare avanti, di lottare, di ribellarsi alla vita e cercare un futuro migliore.
Smita vive in un piccolo paesino in India, fa parte della casta degli intoccabili, pertanto non può lavorare e si occupa di svuotare le latrine degli altri, vivendo degli scarti che le vengono a volte lasciati. Smita non vuole questa vita per sua figlia, fa di tutto per mandarla a scuola e garantirle un futuro migliore. Ma quando le cose non andranno come vorrebbe, capisce che l'unico modo che ha per cambiare la sua vita è di fuggire e provare a ricominciare.
Giulia vive a Palermo, suo padre ha un laboratorio dove si confezionano parrucche con capelli veri. Un giorno suo padre ha un incidente, nonostante i suoi 20 anni Giulia è costretta a crescere velocemente, prendere le redini del laboratorio facendosi carico del futuro di tutte le operaie. Per andare avanti dovrà fare scelte coraggiose.
Infine troviamo Sarah, un brillante avvocato madre di 3 figli. Sarah è socia di un importante studio legale, dedica tutta la sua vita al lavoro, tutto fa pensare che presto avrà una promozione nello studio. Se non che scopre di avere un brutto male che potrebbe mandare a rotoli la sua vita. O forse no.
Ognuna ha una vita diversa, passati diversi e prospettive diverse, ma quello che le lega è la forza di non mollare, di non rassegnarsi a quelli che sembrano destini già scritti ma anzi prendere in mano le loro vite e provare a cambiarle. Tutte e tre le donne, pur così diverse, sono descritte in modo molto realistico e allo stesso tempo delicato. Non possiamo non fare il tifo per loro e sperare insieme che i loro desideri si possano realizzare.
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frusta o frustino
Primo libro che leggo di De Giovanni e del commissario Ricciardi e devo dire che non sarà neanche l'ultimo. Si tratta di un classico giallo in cui la cosiddetta parte scientifica conta poco, quello che conta sono i fatti, i testimoni con tutto quello che hanno da dire e le intuizioni giuste di chi indaga. In questo caso viene trovata morta una prostituta che lavora in un bordello chiamato "Paradiso", si tratta di una delle prostitute più belle e conosciute di Napoli, nota come "Vipera". La donna è stata uccisa nella sua camera, essendo molto cara, aveva solo due clienti ma nonostante questo non ci sono abbastanza prove che portino verso uno dei due. Ricciardi e il fedele brigadiere Maione si mettono quindi a indagare per tutta Napoli, riscoprendo anche per certi versi sentimentali.
Tutta la vicenda avviene sullo sfondo del fascismo che prende sempre più possesso dell'Italia e anche della libertà degli italiani. Infatti il dottor Modo grande amico del commissario, rischierà grosso solo per aver detto apertamente quello che pensa. Ancora una volta saranno Ricciardi e Maione a correre in suo aiuto mettendo a repentaglio le loro carriere e loro stessi. Piacevole, scorre bene, credo proprio che il commissario Ricciardi mi farà compagnia anche in futuro.
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Ben lontano dai vecchi Connelly
Credo di aver letto praticamente tutti i libri di Connelly, mi piace molto il suo stile e soprattutto adoro Harry Bosch, il suo personaggio di punta. Devo dire però che da qualche libro a questa parte, Connelly ha perso un po' del suo smalto, il suo stile è sempre lo stesso, ben scritto e scorrevole, ma mancano quella suspense e adrenalina che ti tenevano incollato alle pagine.
Un paio di libri fa, avevamo incontrato la detective Ballard, un nuovo personaggio. In questo libro Ballard conosce per la prima volta Bosch e da questo libro nascerà una collaborazione che andrà avanti anche nei prossimi libri. Per quanto riguarda la trama, da una parte c'è Ballard che segue i suoi soliti casi, dall'altra Bosch che invece sta lavorando ad un paio di casi freddi, uno dei quali risolverà grazie all'aiuto della donna. Il libro si legge bene, però conoscendo i vecchi Connelly, questo sa di poco.
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So-li-da-rie-tà!
Questo libro si ispira ad una vicenda storica poco nota, o almeno io non la conoscevo. Nel dopoguerra molte famiglie si trovarono a vivere situazioni di estrema povera e indigenza soprattutto al sud. Il partito Comunista ideò un progetto per aiutare queste famiglie povere, organizzava dei treni che portavano questi bambini poveri al nord, in Emilia, dove venivano ospitati per qualche tempo da famiglie del luogo che li trattavano come figli propri, il tutto in nome della solidarietà.
La storia narra di uno di questi bambini, Amerigo, che vive solo con la mamma in un vicolo di Napoli. I due campano di espedienti, Amerigo non ha mai avuto un paio di scarpe e passa le sue giornate a guardare quelle degli altri. Sua mamma è una donna che la vita ha fatto diventare molto rude e poco affettiva. Questo è tutto il mondo di Amerigo, finché un giorno non viene caricato su un treno diretto al nord. La paura è tanta così come i pregiudizi, i comunisti lo porteranno in Siberia e gli mangeranno le mani? Invece il bambino troverà una famiglia pronta ad amarlo, ad insegnargli tante cose che lui non aveva mai visto prima, conoscerà un mondo nuovo fatto di scuola, cibo, l'amore per la musica. Quando poi sarà il momento di tornare a casa, Amerigo si renderà conto che quello non è più il suo mondo e inizia a vergognarsi di quello che era.
È un libro ben scritto dal punto di vista del bambino, abbiamo modo tramite i suoi occhi di vedere tutta la magia e lo stupore del prima, e la rabbia e la rassegnazione del dopo. Amerigo è un bambino che ha avuto un'opportunità, però a che prezzo? Ha dovuto rinunciare a una parte di sé per diventare una persona nuova e alcuni sensi di colpa se li porterà dietro a lungo. Credo sia un libro molto realistico, raccontato con una delicatezza e una sensibilità uniche. Forse anche oggigiorno servirebbe più altruismo e solidarietà, chissà che non potremmo scoprire un lato migliore di noi stessi e avere un regalo dalla vita.
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un rompicapo
Non so da dove cominciare a fare la recensione di questo libro perchè mi ha spiazzato talmente tanto che ancora non saprei dire se è mi è piaciuto oppure no.
Si tratta di un intreccio molto complicato e intrigante, leggere questo libro è una sfida, ogni pagina necessita di una grande concentrazione, non si può perdere neanche un dettaglio e ricordarsi tutto dei vari personaggi non è facile. Sinceramente almeno per le prime 100 pagine sono andata avanti senza capire quello che stavo leggendo, poi piano piano le cose hanno iniziato ad avere un senso, però ammetto che arrivare in fondo non è stata una passeggiata. Non saprei neanche classificarlo come genere, per me non è un giallo vero e proprio, però non lo definirei neanche un fantasy: il protagonista è Aiden Bishop che è costretto a rivivere 8 volte la stessa giornata, ogni giorno svegliandosi in un corpo differente, fino a che non scoprirà chi è l'assassino di Evelyn Hardcastle. Non saprei come altro descrivere la trama senza svelare niente, per cui mi limito a dire che sebbene sia tutto ben congegnato e alla fine torni tutto alla perfezione, è un gran casino. Il libro è ben scritto e credo che meriti di essere letto, anche se personalmente non ho apprezzato il finale, è un vero rompicapo e sembra più un puzzle da risolvere che un classico giallo.
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un libro può salvarti la vita
Alice è una frivola ragazza inglese che decide impulsivamente di sposare Bennet Van Cleve e lo segue in America, dove lui è proprietario insieme al padre di una miniera in Kentucky. La vita nel nuovo continente però è ben diversa da quello che si aspettava Alice, e ben presto si trova a passare le giornate annoiandosi a morte, senza trovare conforto neanche nella vita matrimoniale. Un giorno durante la messa, unico svago concesso, viene annunciato l'inizio di un nuovo progetto nella cittadina: la nascita di una biblioteca ambulante per favorire la lettura anche nei ceti più bassi e fra coloro che abitano sperduti fra le montagne. Margery O'Hare, una donna forte e indipendente che ha sempre vissuto in modo anticonvenzionale, e Mrs Brady, una ricca e autorevole signora, sono a capo del progetto e cercano volontarie per portare i libri a cavallo. Alice si offre, decisa a cercare uno svago dalla vita di tutti i giorni, senza sapere che questo progetto, la biblioteca e soprattutto l'amicizia con le altre volontarie, le cambieranno completamente la vita.
E' un libro che parla di tante cose: ci dice quanto i pregiudizi possono rovinare una persona, come la paura dello straniero e del diverso sia sempre stata alimentata, ci fa capire quanto il profumo dei soldi sia sempre stato forte a discapito della povera gente.
Si tratta anche e soprattutto di un libro sull'amicizia, quei legami veri che si creano e che portano con sé lealtà, fiducia, rispetto, solidarietà ma anche risate e bei momenti insieme. E' un libro sull'emancipazione della donna, siamo negli anni '30 per cui c'erano ancora più paletti di oggi, ma queste donne dimostrano che unite possono farcela e non si fermano davanti a niente, neanche a chi le insulta o a chi vuole fare chiudere la biblioteca perchè l'alfabetizzazione e l'istruzione hanno sempre fatto paura ai potenti, il popolino deve rimanere popolino così come le donne devono stare al loro posto o guai a loro.
E' un libro scritto benissimo, coinvolgente, con delle protagoniste che vorresti incontrare e conoscere davvero. Di passi avanti ne sono stati fatti tanti, ma il mondo è ancora pieno di disparità e ingiustizie e c'è ancora bisogno di persone che abbiano la forza e il coraggio di queste bibliotecarie.
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lo zelda
Ho preso questo libro incuriosita dalla quarta di copertina, mi era sembrato una sorta di romanzo di altri tempi pieno di premesse. Il libro narra la storia di Tom, light designer italoinglese, che un giorno eredita da uno zio semi-sconosciuto un albergo fatiscente e una sorgente in una piccola isola nel sud Italia. Parte quindi verso questo albergo convinto di venderlo e invece si trova a passare qualche giorno in un'atmosfera rimasta ai bei tempi che furono, fra personaggi improbabili e situazioni assurde.
Si tratta di una narrazione particolareggiata, piena di dettagli che vorrebbero arricchire il romanzo ma che a mio parere lo appesantiscono e basta, rendendo la lettura molto lenta e piena di divagazioni. Purtroppo ho durato fatica ad arrivare in fondo, in quanto mi ha dato l'impressione di non essere un'unica storia con un inizio e una fine, ma tanti piccoli racconti ognuno per conto, il risultato finale è quindi molto disomogeneo e sembra più un flusso di pensieri che un romanzo. Forse non mi è arrivato o forse con questo libro non ci siamo capiti, però mi aspettavo tutt'altro e quello che ho letto non mi è piaciuto.
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non guarderò più i conigli allo stesso modo
Samantha sparisce una mattina mentre sta andando a scuola, ha solo 13 anni. Per 15 lunghi anni non si sa più niente di lei, tant'è che molti hanno temuto il peggio. Un giorno improvvisamente ricompare in un bosco, ha una gamba rotta ed è molto confusa, ma è viva. Parte quindi la caccia al mostro che l'ha tenuta prigioniera e ha abusato di lei per tutto questo tempo, caccia che coinvolge non solo la polizia ma anche un investigatore privato che all'epoca, ingaggiato dalla famiglia, aveva indagato sui fatti senza impegnarsi particolarmente in quanto anche lui la credeva morta, e per questo ora si sente in colpa.
Inizia così una ricerca che porterà a galla tante verità nascoste, i cosiddetti "figli del buio", una situazione che purtroppo è più reale e più diffusa di quanto si creda, ma soprattutto ci farà vivere una malvagità che sembra quasi impossibile che possa esistere, e invece è forte e presente e ci fa accapponare la pelle.
Come altre volte nei libri di Carrisi, l'ambientazione non è ben definita, così come questo perenne caldo e infernale e il giorno e la notte invertiti danno un'atmosfera cupa ma quasi irreale. I personaggi sono ben delineati solo per quello che devono rappresentare ma non si sa niente di più di loro, infatti ogni pagina che leggi riserva una sorpresa quasi sempre amara.
Non è uno dei migliori libri di Carrisi, ma tiene comunque incollati alle pagine, quello che ti accompagna per tutto il libro e che ti resta alla fine è un forte senso di inquietudine. Sono infatti indecisa se andare a vedere il film appena uscito oppure no, essendo l'autore anche il regista, mi fa pensare che non ci saranno brutte sorprese per quanto riguarda tagli alla trama, ma non so se ho voglia di rivivere questa inquietudine anche sul grande schermo.
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manca l'originalità
Un uomo si trova su un ponte e sta per buttarsi giù, quando improvvisamente compare un altro uomo che inizia a incalzarlo domandandogli se è sicuro che stia facendo la cosa giusta, gli chiede 7 giorni per provare a convincerlo a ripensarci, ad un certo punto sembra anche che quest'uomo cammini nel vuoto. Come si fa a dirgli di no? Tentare non nuoce. Così inizia questo libro di Paolo Genovese che prosegue seguendo i 7 giorni seguenti durante i quali l'aspirante suicida e i suoi compagni di viaggio, anche loro aspiranti suicidi, vivranno emozioni molto intense e combatteranno contro i loro demoni interiori. Chissà cosa decideranno di fare alla fine di questo viaggio...
Purtroppo sin dalla prima pagina la trama di questo libro mi ricordava molto un libro di Hornby, "Non buttiamoci giù": anche lì vi erano quattro aspiranti suicidi che si danno del tempo per provare a cambiare idea insieme. E' vero non c'è l'elemento soprannaturale ma l'idea di fondo è più o meno la stessa e quindi mi è sembrato di rileggere qualcosa di già letto.
L'ambientazione sembra una sceneggiatura molto americana, i personaggi, le loro vite, New York da sfondo sembrano proprio pronte per diventare un film (d'altronde l'autore questo fa nella vita).
Nonostante il libro sia leggibile e scorrevole, non sono riuscita a togliermi dalla testa il fatto che questa trama fosse troppo simile all'altro e questo non mi ha convinto.
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per staccare un po'
Classico libro della Kinsella: protagonista semplice e impacciata che va incontro ai peggiori imprevisti, sfortune, personaggi assurdi e poi quando tutto sembra perduto, ecco che arriva la rivincita e il meritato lieto fine. Detto così sembra un libro un po' scontato e probabilmente un po' lo è, però se leggi un libro della Kinsella sicuramente quello che cerchi non è l'originalità della trama, ma semplicemente una lettura d'evasione, che ogni tanto ci vuole soprattutto in periodi un po' stressanti. I pregi principali dei suoi libri sono la scrittura frizzante e fresca, il testo scorrevole e soprattutto la facilità di immedesimarsi coi protagonisti e si staccare un po' la spina.
Se cerchi un libro leggero e divertente, questo fa al caso tuo. Se invece punti ad un qualcosa di più profondo, allora direi che non fa per te.
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lento, molto lento
Siamo nella Sicilia dell'800, la famiglia Florio lascia Bagnara Calabra per Palermo dove i due fratelli Paolo e Ignazio decidono di aprire un'aromateria. Le cose all'inizio non vanno benissimo, per molti loro sono "i bagnaroti" o "i facchini" e non si fidano. Poi un improvviso colpo di fortuna, le cose cominciano a girare e i Florio iniziano la loro scalata. Questo libro è una saga romanzata dell'impero costruito e gestito dalla famiglia Florio, il tutto intrecciato ai fatti storici accaduti all'epoca.
Il libro è molto lento, ripetitivo, anche un po' scontato, quello che per me è mancato di più a questo libro è un po' di mordente: scorri le pagine una dopo l'altra, cambiano i personaggi, cambiano le epoche ma la storia bene o male è sempre la stessa, piatta. Bella la ricostruzione storica, i personaggi sono realistici però, a parte le figure di Giulia e Ignazio che ho apprezzato molto, gli altri mi paiono un po' chiusi nel loro ruolo, senza grandi emozioni. Molto sopravvalutato come romanzo, prolisso e noioso non vedevo l'ora di finirlo per levarmelo di torno.
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troppi fili da seguire
Ho letto tutti i romanzi della Morton, devo dire che mi piacciono molto, motivo per cui avevo grandi aspettative anche per questo. Stavolta però mi ha un po' deluso.
La storia comincia ai giorni nostri quando una ragazza, che di lavoro fa l'archivista, un giorno trova una borsa contenente una foto di una bellissima ragazza e un album con degli schizzi. Sfogliandolo, la ragazza sente subito un legame con uno dei disegni raffigurante una casa molto particolare, protagonista delle storie che le raccontava sua madre quando era piccola. Decide così di scoprire qualcosa in più sia sulla ragazza che sulla casa, anche se questo potrebbe rivelarsi doloroso per lei. Da questo punto in poi del romanzo iniziano dunque a intrecciarsi le storie di vari personaggi che nel corso dei secoli hanno avuto a che fare con questa maestosa ma altrettanto misteriosa casa sulle sponde del Tamigi. Il discorso però è che spesso questi personaggi sono slegati gli uni dagli altri, non hanno niente in comune fra di loro se non la casa e colei da cui è abitata. Questo però soprattutto inizialmente crea un po' di confusione nel lettore, si perde un po' il filo e, almeno secondo me, troppi personaggi e storie che vengono raccontate con molti dettagli, ma che poi vengono interrotte per passare al filone successivo senza sapere come vanno a finire, mi hanno lasciato un po' interdetta. In poche parole secondo me in questo caso è stata messa troppa carne al fuoco, e il risultato non è dei migliori, sarebbe stato meglio concentrarsi su meno storie e raccontarle fino in fondo.
Il finale mi ha in parte stupito, c'è stato un risvolto che proprio non mi aspettavo, ma tutte le storie che rimangono aperte mi lasciano un che di incompiuto. Come tutti i libri della Morton poi lascia una scia di nostalgia e tristezza che è difficile scrollarsi di dosso, per la serie come sarebbe potuta andare se le cose avessero preso una piega diversa e quanto a volte sia crudele il destino.
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in attesa del prossimo
Ci troviamo nel 2012 in una Londra emozionata e incasinata perché sta ospitando le Olimpiadi, l'agenzia investigativa di Cormoran sta andando benino, anche se ha ancora problemi economici, e Robin ne è finalmente diventata socia. I rapporti fra Cormoran e Robin però sono sempre più complicati, ciascuno è impegnato in una relazione senza futuro, che entrambi portano avanti perché non vogliono seguire quelli che sono i loro reali sentimenti.
Un giorno Cormoran viene contattato da un ministro, il quale lo ingaggia per aiutarlo a sistemare un caso di ricatto in cui è implicato. Allo stesso tempo un ragazzo con problemi psichici, fa irruzione nell'agenzia e prima di scappare via, dice di aver assistito all'omicidio di un bambino. Nonostante fosse in evidente stato di alterazione, Cormoran si sente di credergli e inizia a indagare sui pochi elementi che ha, e porta avanti anche l'indagine per il ministro, la quale si rivela più complicata del previsto anche a causa della reticenza dell'uomo nel rivelare i propri segreti. A seguito di vari pedinamenti, di lavori sotto copertura, Cormoran e Robin piano piano iniziano a sbrogliare la matassa, scoprendo poi che i due casi si riveleranno addirittura collegati, e quando le indagini si fanno più serrate, ecco che avviene anche un omicidio.
L'intreccio è magistralmente costruito, nonostante la trama sia complicata il testo si segue bene senza perdersi. Lo stile della narrazione è scorrevole, i personaggi veramente ben caratterizzati tanto che 800 pagine volano, d'altronde stiamo parlando della Rowling. Mi sento però di dire che il finale non mi ha convinta, in particolar modo perché mi è sembrato tirato via rispetto al resto del libro, ma anche perché mi è sembrato un po' artefatto. Nonostante questo resta un ottimo libro ed io sono già in attesa del seguito.
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chi è la vera vittima?
Ci troviamo in una vallata sulle Alpi, al confine con l'Austria, un piccolo paesino in cui tutti si conoscono e sanno i segreti gli uni degli altri. Un giorno viene trovato nel bosco un uomo ucciso in maniera orribile e la polizia inizia a indagare ma, oltre alle difficoltà oggettive di trovare l'assassino, si dovrà scontrare anche con l'omertà del paese che si chiude a riccio e non vuole collaborare. La ricerca dell'omicidio scoprirà un vaso di pandora ancora più grande, una storia triste e crudele tanto che ci si domanderà chi sia la vera vittima della storia.
La trama non sarebbe male ma l'ho trovata poco originale, in particolare in tanti, troppi dettagli ho ritrovato elementi che mi facevano pensare ai libri di Carrisi. Ho letto che l'autrice si è ispirata a lui, però a mio modesto parere sin troppo. Teresa Battaglia è una poliziotta e una donna con molti problemi, ha passione per il suo lavoro, è molto umana ma allo stesso tempo molto dura, è veramente realistica. Sicuramente è il punto focale del romanzo e anche la parte meglio riuscita, per il resto il libro non mi ha colpito, una storia e un modo di raccontare già sentiti, pecca d'originalità.
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