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prupitto Opinione inserita da prupitto    13 Gennaio, 2010
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Il ruolo delle forze speciali israeliane nel caso

L’autore- ufficiale israeliano- narra con un ritmo incalzante la liberazione degli ostaggi del volo Air France nel 1976 da parte della unità antiterroristica israeliana comandata dal fratello Jonathan Netanyahu.Come è noto,nel luglio del 1976 il Fronte di Liberazione palestineseWadi’a Haddad prese in ostaggio un centinaio di cittadini israeliani dirottando l’Air France,proveniente da Parigi e diretto a Tel Aviv,all’aeroporto di Entebbe in Uguanda chiedendo al governo israeliano la liberazione immediata e senza condizioni dei propri compagni palestinesi-detenuti nelle prigioni israeliane- in cambio della liberazione degli ostaggi.L’azione del primo ministro Rabin si svolse lungo due direttrici complementari:la negoziazione e la liberazione degli ostaggi attraverso un atto di forza efficacemente coordinato.La riuscita della operazione di liberazione-affidata alla Sayeret Matkal - la punta di diamante dell’antiterrorismo israeliano fondata nel 1957 dall’ufficiale di intelligence Arnam-avrebbe rivestito un ruolo politico di enorme portata mentre il l’eventuale fallimento avrebbe determinato sia“ il collasso della politica israeliana”(p.40) sia “un effetto devastante sullo spirito del paese”(p.51).Sotto il profilo strategico fu necessario il lavoro sinergico del primo ministro,del ministro della Difesa-Peres-,del Mossad-a capo del quale vi era Hofi-del Servizio Informazioni Militare coordinato da Gazit e soprattutto della professionalità della Sayeret comandata da Netanyahu.Sotto il profilo tattico le difficoltà della sua esecuzione dipendevano sia dalle scarse informazioni sull’obiettivo primario, sia dalla necessità di salvaguardare l’effetto sorpresa sia infine dalla esigenza di prendere “rapidamente il controllo dell’area tenuta dai terroristi e dagli ugandesi prima che avessero la possibilità di eliminare gli ostaggi”(p.70).Operativamente la liberazione degli ostaggi e l’eliminazione dei nemici si svolse in un arco temporale brevissimo-un ora circa-e implicò il coinvolgimento di un centinaio di uomini suddivisi tra otto squadre di assalto della Sayeret,da squadre di difesa periferica coadiuvate dai paracadutisti e dalle brigate Golam in funzione di truppe di supporto. Quanto alla fasi della sua realizzazione, queste si articolarono in tre momenti:l’atterraggio degli Hercules e lo sbarco dei parà in attesa di attaccare il terminal dell’aeroporto di Entebbe,l’assalto e l’eliminazione da parte della Sayeret delle sentinelle ugandesi e infine l’irruzione nel terminal allo scopo di liberare gli ostaggi-alloggiati nella hall principale-,di eliminare i terroristi-collocati al primo piano-e i soldati ugandesi alloggiati nel secondo piano.Il successo dell’operazione-nonostante la morte sul campo del comandante Netanyahu- rappresentò un esempio paradigmatico per tutte le unità di élite antiterroristiche del mondo .
Gagliano Giuseppe

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prupitto Opinione inserita da prupitto    04 Gennaio, 2010
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MASSIMO TEODORI,CONTRO I CLERICALI,LONGANESI 2009

Non c’è dubbio che il volume di MassimoTeodori costituisca un saggio ispirato da una profondo phatos laicista che trova nelle riflessioni siloniane-“laicismo è essenzialmente rivendicazione di autonomia,libertà e responsabilità della coscienza contro ogni dirigismo statale o chiesastico”- e in quelle del Mondo di Pannunzio- secondo il quale la chiesa-ed in particolare i gesuiti- intende per laicità statale quella in virtù della quale lo stato dovrebbe essere uno strumento secolare della chiesa-la sua espressione più chiara e lucida.Il saggio ripercorre, sotto il profilo storico, alcune delle principali iniziative politiche e culturali insieme che hanno consentito l’affermazione nel nostro paese della cultura laica e ,fra queste,la legge del maggio 1974 a favore del divorzio(voluta dal socialista Fortuna,dai cattolici di sinistra,dalla Lid,dalla Uil ma soprattutto dalle iniziative di Pannella) e quella del maggio del 1978 a favore della depenalizzazione dell’aborto alla quale si giunse grazie al deciso contributo del Cisa,dei socialsiti,dei radicali ma anche grazie al sostegno di Scalfari allora alla guida dell’Espresso.In entrambi i casi-al di là della scontata avversione della Chiesa e dell’Msi-emerge dal saggio la posizione ondivaga dei vertici del Pci più interessati a consolidare il compromesso storico con la Dc che a contribuire alla secolarizzazione del nostro paese. Ebbene- di fronte alle problematiche bioetiche legate ora alla legge 40,ora ai Pacs e ai Dico- l’offensiva clericale –osserva polemicamente l’autore-ha ripreso vigore trovando da un lato alleati insospettabili in Pera,Ferrara,Quaglierello( veri e propri esponenti dell’ateismo devoto) e dall’altro nella frammentazione politica dei cattolici,nel protagonismo da “caudillo capriccioso” di Pannella ,nel cripto-clericalismo di Forza Italia le ragioni della debolezza del fronte laico che-nel corso del tempo-si è andato progressivamente sfaldando consentendo al contrario il rafforzamento delle iniziative politiche di Ratzinger e Ruini e di quella vasta coalizione di organizzazioni religiose-quali Cl,l’Opus dei,i Focolarini-che sono state in grado di raccogliere ampi e trasversali consensi sia nella società civile che nella classe politica. L’assenza di una forza politica laica ampia e coesa ha determinato la rinascita del clericalismo e ha impedito di conseguenza ad autorevoli protagonisti della società civile-quali Veronesi,il gruppo Coscioni-di poter incidere realmente sulle scelte politiche.
Gagliano Giuseppe

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prupitto Opinione inserita da prupitto    29 Luglio, 2009
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IL COMMANDO DI HITLER

In questo ampio e documentato saggio,l'autore-noto storico tedesco-prende in considerazione la genesi,lo sviluppo e l'epilogo della Divisione Brandeburgo.Come e' ampiamente noto nel gennaio del 1935,Canaris divenne direttore della ABWEHR e poco dopo aver siglato una serie di accordi con l'intelligence italiana-via Roatta-,con quella estone e con quella nipponica-via Oshima-,ristrutturo' l' ABWEHR in tre dipartimenti istituendo nel 1939-in collaborazione con il cap.von Hippel e il maggiore Magrerne-il Battaglione Brandeburgp.La sua finalita' era quella di di attuare operazioni di ricognizione,sabotaggio e di sostegno alla avanzata della fanteria e dei reparti corazzati.Una delle prime operazioni alle quali venne destinata la Brandeburgo nel 1940, fu l'occupazione dei ponti sulla Mosa in Olanda ,l'attacco alle chiuse marittime di Newport in Belgio,il sequestro della documentazione del Deuxieme Bureau a Parigi,la distruzione delle chiuse di Folkestone e l'occupazione del porto di Weymouth. Altrettanto di rilievo furono le operazioni condotte per salvaguardare le infrastrutture petrolifere romene,per distruggere le fortificazioni campali dei partigiani titini , per l'occupazione dell'isola di Evvia nel golfo di Volos e dell'istmo di Corinto nel 1941.Sul fronte orientale,l'attacco alla fortezza di Brest-Litovski-per impadronirsi degli archivi-,l'occupazione di Lvov e l'attacco con alianti alle fortificazioni dell'isola baltica di Oesel alla fine del 1941 -con lo scopo di neutralizzare le batterie nemiche per facilitare l'attacco della fanteria-sono alcune delle operazioni piu' significative. Sullo scacchiere mediorientale,Canaris pose in essere una Brigata araba-costituita all'interno della Brandeburgo-per pianificare operazioni in Iran,Iraq e Afghanistan allo scopo di appoggiare movimenti indipendentisti, di assicurarsi rifornimenti alimentari e petroliferi o di distruggere le raffinerie petrolifere come quella di Abadan nel giugno del 1941 con l'operazione AMINA. Di particolare interesse furono sia le missioni in India condotte con la Legione Asad Hindi-allo scopo sia di proteggere Chandra Bose sia di promuovere la sollevazione antibrittanica-sia quelle nello scenario africano- nel quale ,attraverso l'operazione THEODORA, fu compiuto un lavoro di ricognizione militare nella zona di confine tra la Libia e l'Africa centrale francese-sia infine quella in Russia attraverso l'operazione ZEPPELIN la cui finalita' era quella di infiltrare in massa agenti nei campi di prigionia russi per svolgere attivita' di informazione/disinformazione,di sabotaggio e di controguerriglia.A partire dal 1943,avvenne il primo importante cambiamento nella Brandeburgo determinato dal passaggio del comando al col. von Pfulstein che strutturo'la Brandeburgo in una vera e propria divisione.Sotto il suo comando,prosegui' la campagna antipartigiana contro i Russi e contro i titini(prevenendo per esempio i possibili sbarchi nemici lungo al costa istriana nel maggio del 1944 anche attraverso operazioni anfibie).L'epilogo della Brandeburgo giunse a compimento nel settembre del 1944 quando venne assimilata sia nella divisone Panzer-nello specifico venne inclusa nel corpo d'armata Grossdeutschland-sia nelle Waffen SS al comando di Skovzeny.In conlusione,significativa sono le riflessioni amare dell'autore:mentre infatti da una parte i vertici della intelligence tedesca si misero al servizio del nemico pur di avere salva la vita ,dall'altra parte gli uomini valorosi della Brandeburgo fecero una fine drammatica concludendola loro vita o sui campi di battaglia-ne morirono tremila- o nei campi di prigionia.

Gagliano Giuseppe

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prupitto Opinione inserita da prupitto    21 Luglio, 2009
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Tutto quello che dovresti sapere sull'Africa

L'autore-giornalista Rai-compie una disamina lucida e spietata insieme delle numerose piaghe del continente nero portando in stampa un saggio ampio e documentato che costituisce un atto di denuncia implacabile nei confronti degli stati e delle multinazionali che hanno saccheggiato e devastato l'Africa.La principale motivazione delle numerose guerre nel continente africano e' relativa all'acaparramento delle materie prime quali l'oro,i diamanti(si pensi alla determinate influenza della De Beers nel finanziare l'Unita angolana),il petrolio,l'uranio(a a tale proposito sia sufficiente riflettere sul ruolo esercitato dalla Cina o dalla Cogema francese in Niger) e alla conseguente proliferazione dei mercenari,dei broker o mediatori di armi(si pensi al noto Victor Bout) .A livello statistico, in primo luogo le guerre hanno coinvolto ventitre' paesi facendo lievitare le spese militari soprattutto in Algeria, Marocco e Sudafrica -stato che ha il primato di maggiore esportatore di armi -e in secondo luogo la guerre africane hanno visto il drammatico coinvolgimento di bambini che vengono addestrati all'uso delle armi leggere(guerre che detto per inciso portano inevitabilmente alle violenze sessuali).In terzo luogo,nonostante la decolonizzazione,i paesi europei ed extraeuropei esercitano direttamente o meno un ruolo rilevante nelle scelte di politica estera ed interna del continente nero(si pensi a tale riguardo al ruolo giocato dagli Usa e dalla Francia nel conflitto ruandese).Ma certamente la rassegna dei flagelli africani non e' certo conclusa :la sottoalimentazione-ad esempio-coinvolge ben ottocento milioni di soggetti,la biopirateria delle multinazionali depreda le risorse del continente, la volonta' predatoria delle multinazionali del biotech(basti citare la Monsanto o la Bayer) -che attraverso le ong impone gli ogm e i relativi fitofarmaci-e quella non meno devastante delle multinazionali farmaceutiche -quali laPfizer,la Glaxo e la Aventis-che dissimulano gli effetti collaterali dei farmaci servendosi di cavie umane per la sperimentazione,il traffico di rifiuti tossici ed elettronici(in cui la Somalia e il Mozambico giocano un ruolo di tutto rispetto),la corruzione vasta e capillare della amministrazione pubblica e privata,la violazione dei diritti umani,la proliferazione di malattie(quali l'aids,la malaria),la vendita di organi , la prostituzione maschile e femminile , il commercio di droga ed infine la diffusione del terrorismo islamico .
Gagliano giuseppe

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prupitto Opinione inserita da prupitto    21 Luglio, 2009
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Armi da fuoco

L'autore-autorevole studioso americano di lingue orientali-compie una ampia disamina storica sullo sviluppo delle armi da fuoco in Europa e Cina e sulla loro influenza nel ridefinire strategie e tattiche di offesa e di difesa.Non c'e dubbio che nel continente europeo la minaccia nomade determino' l'uso delle armi da fuoco che contrariamente al contesto asiatico furono contestualizzate in un quadro normativo-disciplinare rigoroso.Il sorgere della rivoluzione industriale non fece che accelerare la crescita e la sofisticazione tecnologica delle armi da fuoco favorendo anche l'espansione coloniale.A proposito dell'Europa, l'autore sottolinea come i primi riferimenti alla polvere da sparo comparvero negli scrtti del monaco Gugliemo di Rubruck nel 1267 mentre il loro uso risale al 1331 in occasione dell'assedio di Cividale. Nonostante i pregiudizi di ordine morale di Erasmo e Guicciardini,le armi da fuoco ebbero una crescita di rilievo intorno al 1400 come dimostra la realizzazione dei grandi cannoni di ferro battuto-note piu' comunenemente come bombarde- da parte delle potenze inglesi e spagnole,la cui introduzione modifico' profondamente le concenzioni fino ad allora in uso di attacco e di difesa determinando il sorgere della trace italienne intorno al 1500.Un 'altra tappa fondamentale nella crescita delle armi da fuoco sara' l'introduzione della pistola ad acciarino e dei cannoni pesanti .Per quanto concerne la Cina,la spinta all'innovazione tecnica consenti' la sperimentazione di tutte le tipologie di arma a polvere da sparo.Storicamente il primo riferimento storico e' presente nello scritto Zhenynan miadao yaoliie del IX secolo e in un dipinto del X secolo dove viene ritratto un lanciafiamme.Il loro sviluppo fu dettato dalla frammentazione geopolitica che fu superabile grazie all'uso ampio della fanteria come dimostra il trattato Houlong risalente al XV secolo.Solo a partire dal 1500 si ebbe l'introduzione sistematica delle armi da fuoco e una impressionante crescita tecnologica che nel volgere di poco tempo portera' la Cina alla realizzazione del moschetto,del fucile ad ali di tigre(che null'altro era che una carabina a canna tripla) che divenne indispensabile per la fanteria e la cavelleria e quindi alla trasformazione dei carri in piattaforme da combattimento di cui lo stratega cinese Qi Jignang fu uno dei piu' autorevoli teorici e fautori come dimostra il suo saggio Lianbing shiji edito del 1571 .

gagliano giuseppe

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prupitto Opinione inserita da prupitto    21 Luglio, 2009
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Jihad nei Balcani

L'autore-docente di Strategia al Naval war College ed ex analista della NSA-esamina in modo ampio e sistematico il ruolo che l'integralismo musulmano ha avuto sia nella genesi della Repubblica bosniaca che nella diffusione del terrorismo internazionale.Il panislamismo si diffuse nei Balcani sia grazie ai Fratelli musulmani-sorti nel 1928 grazie a Hassan al-Banna-sia grazie ai Giovani musulmani nati nel 1941 che diedero un contributo di rilievo durante la seconda guerra mondiale collaborando con la Gestapo e esortando i propri affiliati a divenire membri della XII Divisione volontari di montagna delle Waffen SS. Durante la dittatura titina,numerose liberta' della minoranza musulmana furono profondamente ridimensionate e i Giovani musulmani furono considerati un gruppo terroristico con forti legami in Iran e Sudan. Proprio allo scopo di prevenire le modalita' eversive dei Giovani musulmani,il KOS-il servizio segreto militare di controspionaggio titino-si infiltro' nei gangli vitali della organizzazione musulmana ed in particolare nell'SDA la piu' importante organizzazione politica musulmana fondata da Izetbegovic la cui principale finalita' consisteva nella creazione di una Bosnia musulmana sulla base dei principi politico-religiosi dell'integralismo panislamista. Dopo la fine del comunismo titino,allo scopo di realizzare questo ambizioso progetto,Izetbegovic ristrutturo' l'SDA secondo una modalita' organizzativa simile a quella leninista, servendosi delle moschee come avamposto per reclutare,attuando una guerra psicologica rivolta all'Europa e agli Usa volta a camuffare la vera natura integralista del suo programma politico ,istituendo nel 1991 la Lega patriottica -formazione paramilitare- ,il servizio segreto-denominato MOS-ed infine l'organizzazione nota come ALLODOLE finalizzata alla eliminazione degli oppositori presenti all'interno del partito. Sotto il profilo delle alleanze politiche e finanziarie, queste furono ampliate durante la guerra bosniaca e presero forma attraverso la criminalita' organizzata-in particolare con Prazina e Tapalovic-, collaborando attivamente con la VEKAK iraniana , con Hezbollah,con il Gruppo islamico egiziano, la GIA algerina e il Centro islamico di Milano,ma soprattutto con Bin Laden e la Lega musulmana servendosi di ONG e di banche di copertura. L'agit-prop promosso da Izetbegovic-e dall'Iran- fu di tale efficacia da consentirgli di avere il sostegno attivo della amministrazione Clinton e della DIA,della BND,dell'Onu-con l'eccezione del comandante Mackenzie e Morillon-e di gran parte degli analisti americani(fra i quali Roy e Esposito) che non compresero la reale natura della progettualita' politica dell'SDA gettando in tal modo le premesse per il consolidamento e la diffusione del terrorismo islamico. Solo fra il 1995 e il 1997-poco dopo gli accordi di Dayton e il fallito attentato a Giovanni Paolo II- l'intelligence -ed in particolare il SISMI con l'operazione “Sfinge”e la DGSE dopo gli attentati della Gia in Francia-incomincio' a prendere coscienza di come la Bosnia musulmana fosse diventata la principale esportatrice del terrorismo islamico sia in Europa,sia in Russia-in particolare in Cecenia-sia infine in America. A tale riguardo,dopo l'11 settembre l'intelligence americana accerto' senza alcun dubbio che ben tre terroristi -fra cui l'addestratore Zammer-avevano ricevuto una preparazione militare proprio in Bosnia .Ebbene,proprio per la natura proteiforme di Al Qa'ida l'offensiva europea e americana dovra'-secondo l'autore-costruirsi a partire da una dimensione strategica che non escluda nessuna opzione.

GAGLIANO GIUSEPPE

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prupitto Opinione inserita da prupitto    17 Luglio, 2009
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Fratelli guerrieri

Formatosi inizialmente alla Accademia militare “R.Land”dove- grazie al comandante col.Bowman-comprendera’ da un lato la fondamentale importanza a livello storico- militare delle forze speciali israeliane e dall’altro lato acquisira’ maggiore sicurezza e consapevolezza psicologica -Aaron intraprendera’ il programma di educazione linguistica Ulpam allo scopo di diventare cittadino israeliano e membro delle forze speciali.Portatolo a termine positivamente ,per un breve lasso di tempo vivra’ in un kibbutz per completare la sua formazione che avra’ modo di concretarsi sotto il profilo militare attraverso un duro addestramento fisico e psicologico svolto al Wingate Institute-il centro sportivo delle special forces- e alla base militare “Mitkan Adam” sede ufficiale per l’addestramento militare delle forze speciali.Sotto il profilo psicologico,l’educazione impartita lo modifichera’ profondamente ricondizionandolo allo scopo di abituarlo alle tecniche di combattimento -quali il Krav Maga-,all’uso dell’M-16,a marcie estenuanti,all’uso della mimetizzazione e infine alla ricognizione topografica.Il passaggio successivo-l’ingresso alla Scuola antiterrorismo israeliana- costituira’ il coronamento della formazione militare di Aaron.Il paradigma sul quale sara’ costruito il suo iter formativo sara’ ispirato al significato dell’emblema della scuola,vale a dire all’uso della astuzia,della silenziosita’,della flessibilita’ mentale ,iter formativo che prendera’ forma nei programmi denominati LOZ(addestramento in ambiente terrestre) e PRAT(tiro e maneggio armi),nello disamina analitica dei successi e dei fallimenti delle operazioni antiterroristiche israeliane e naturalmente nella infiltrazione tra i gruppi terroristici palestinesi.Ebbene,l’insieme delle competenze acquisite lo mettera’ in grado di comprendere chiaramente come le priorita’ antiterrostiche siano quelle non di reprimere alla cieca ma di individuare accuratamente i burattinai del terrorismo palestinese,di comprenderne il modus operandi.Conclusa la formazione altamente specialistica ricevuta presso la Scuola di antiterrorismo, dopo un periodo di transizione- caratterizzato da forti problemi di socializzazione e di depresssione determinati dal brusco passaggio dalla attivita’ militare operativa alla vita civile-Aaron decidera’ di mettere a frutto con successo le competenze acquisite fondando l’IMS Security a Los Angels addetta alla sicurezza dei vips e all’addestramento delle forze dell’ordine.La parte conclusiva del volume e’ dedicata ad una sinossi informale sulle profonde differenze tra le strategie antiterrostiche israeliane-le piu’ efficaci in assoluto secondo l’autore-e quelle delle forze speciali statunitense,differenze che si possono agevolmente indicare nell’abuso della tecnologia da parte americana e nella sua incapacita’ da un lato di comprendere che la strategia piu’ adeguata e’ quella della strutturazione a piu’ strati che attraversano la societa’ civile coinvolgendo nella difesa attiva antiterrostica le infrastrutture militari e civili-scelta (scelta che consente a Israele di mobilitarsi in quarantotto ore)- e dall’altro lato di capire che la tecnica della irruzione dinamica pratica dalle forze speciali americane e’ da scartare per la sua pericolosita’ al contario di quella israeliana.D’altra parte anche a livello di maneggio delle armi, l’addestramento israeliano abituando “l’operativo a spostare il baricentro dello scontro verso il terrorista “ consente un contrasto piu’ efficace.Infine,Aaron con estrema chiarezza e senza lasciare adito a dubbi o scrupoli morali, sottolinea come l’enfasi posta-sia da parte americana che da parte europea- sul rispetto ad oltranza dei diritti civili costituisca un grave limite all’attuazione di una efficace politica antiterroristica.

Gagliano Giuseppe

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prupitto Opinione inserita da prupitto    10 Luglio, 2009
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La luna sotto casa

Il volume-scritto da Moroni direttore della Libreria Calusca-ha come suo scopo principale quello di analizzare nel dettaglio l'evoluzione demo-urbanistico di Milano tra glia anni cinquanta e gli anni ottanta in stretta correlazione con al formazione e la disgregazione di gruppi giovanili antagonisti.Ben lungi dal presentarsi avalutativo,il saggio ha infatti una natura squisitamente militante:infatti mentre da un lato l'autore non risparmia nel corso dell'ananlisi valutazioni assolutamente negative intorno all'operato delle giunte centriste che si sono avvicendate durante i decenni,dall'altro lato l'ottica interpretativa con la quale legge il modus operandi della sinistra antagonista e' sovente elogiativo.Dopo aver dato una definizione abbastanza ampia di cosa sia una banda giovanile,Moroni ne individua i luoghi di aggregazione(sale da ballo,cave esistenzialistiche,osterie e bar),strumenti di espressione(rock'n'roll,boogie,slow e be-bop),denominazione(i Teddy Boys) e infine il modus operandi(il travestimento,le sfide a biliardo,i conflitti verbali e fisici che altro non sono che reazioni istintive ai codici imposti dalla industrializzazione avanzata non mediate ideologicamente e alle quali mancano obiettivi precisi).Nel giro di breve tempo sia la classe plitica che le princiapli testate giornalistiche eserciteranno una tale pressione sulla opinione pubblica da indurre la gran parte della borghesia a leggere i Teddy Boys come il prodotto piu' deteriore della societa',valutazione questa che portera' alla giustificazione della repressione poliziesca nel 1961.(superfluo osservare che l'autore dissente radicalmente dalla applicazione e dalla promulgazione stessa della legge 1423 del 1956 nata per prendere una serie di provvedimenti efficaci nei confronti di quegli individui o gruppi ritenuti potenzialmente pericolosi).Sempre negli anni cinquanta prende piede nei cabaret milanesi la satirica politica e di costume che ebbe come interpreti i Gufi,Fo,Gaber e Jannacci e come pubblico una ristretta cerchia di borghesi intellettuali.Tuttavia l'influenza piu' rilevante sara' esercitata-a partire dal 1964-dalla capillare diffusione della televisione che “inchiodera' decine di milioni di persone davanti al teleschermo non solo nelle case ma anche nei bar,contribuendo a creare nuovi modelli di riferimento”(p.106),modelli di riferimento che saranno fatti oggetto di critiche impietose dalle prime aggregazioni antagoniste-i Beat-sorti tra il 64 e il 65.La realizzazione della rivista “Mondo Beat” e l'apertura di una tendopoli-una sorta di comunita' autogestita-serviranno a cotruire concretamente una realta' alternativa a quella consumistico capitalistica,una realta' che avra' nel pacifismo e nell'anticapitalismo alcune delle sue principali direttrici tematiche.Dopo lo sgombero della tendopoli da parte della polizia nel 1967, a partire dall'anno successivo,le realta' antagoniste milanesi-fatte da studenti,operai e intellettuali-si diffonderanno in modo capillare portando alla formazioni di raggruppamenti extraparlamentari ,di sindacati di base che insieme sapranno coniugare la rivolta esistenziale con il rifiuto di qualsiasi modello politico precostituito.Tuttavia,una parte consistente di questa soggettivita' antagonista scegliera' la via della militarizzazione leninista che avra' come suo tragico epilogo il sorgere del terrorismo.A questo esito fatale,riuscira' a sottrarsi sia l'underground-attraverso la musica,la mistica,l'alimentazione,l'aborto,il divorzio,l'omosessualita'-come nel caso della esperienza di Valcarenghi con la rivista “Re Nudo” sia i centri sociali che- sorti tra il 1975 e il 1976- saranno veri e propri centri di contropotere territoriale(si pensi al Leonka,all'Isola-) affiancati dalle radio libere come Radio popolare.

Gagliano Giuseppe

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prupitto Opinione inserita da prupitto    10 Luglio, 2009
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Ho deriso il potere

Il contesto storico-culturale nel quale si mosse l'autore era quello di una pseudocultura scolastica asettica,dogmatica,nozionistica e visceralmente bigotta.Espluso dal liceo a sedici anni per il suo anticonformismo e portatolo a termine privatamente,si iscrisse a Psicologia presso l'Universita' californiana dove ebbe modo di seguire le lezioni di Marcuse e Maslow l'opera del quale gli forni' un vero e proprio codice di condotta esistenziale.Non meno importanti saranno le riflessioni di Wright Mills,Doroty Day,Luther King,Mailer,Goodman e Erikson.Sotto il profilo dell'azione antagonista la partecipazione a Parigi nel 1955 contro la presenza francese in Algeria e la veglia notturna di protesta contro la pena di morte davanti al carcere di San Quintino nel maggio del 1960,costituiranno il banco di prova del suo radicale antimilitarismo e della sua difesa ad oltranza dei diritti civili.A conferma di quanto asserito,l'autore non ebbe alcuna esitazione ad appoggiare il candidato democratico Hughes alle elezioni al Senato persuaso che il pacifismo riformista del fondatore del Sane fosse in grado di modificare il contesto politico.Dopo una breve parentesi lavorativa come direttore di cinema e rappresentante farmaceutico,l'autore ritorno' alla militanza politica divenendo un autorevole rappresentante in California del NAACP grazie al quale ebbe modo di conoscere Savio la cui”notorieta' lo privo' della solitudine che giovava alla sua anima e lo estranio' dal movimento” e Moses che avrebbe gettato-secondo l'autore-le basi della democrazia partecipativa.Facendo propri gli insegnamenti di King e in qualita' di membro del SNNC,la sua militanza si concretizzera' nel combattere le discriminazioni razziali,militanza che gli consenti' di conoscere Carmichael e di ridimensionare il suo iniziale pacifismo riconoscendo nella violenza rivoluzionaria una inevitabile necessita'.Un'altra tappa fondamentale della vita politica di Hoffman sara' il 1967,anno durante il quale conobbe Leary,la rivista “Village Voice” entrando cosi' in stretto contatto con i fondatori della cultura hippy e con le principali tecniche antagoniste:dal teatro di guerriglia fino alla grafica psichedelica. La forte componente artistica presente fin dalla fondazione degli hippy impedi' che la loro rivoluzione di diventare noiosa conferendogli una forte componente ludica e comunitaria. Infatti sia i contributi di Krassner-vero padre della stampa underground-sia quelli di Fass forniranno coordinate precise alle innovative modalita' espressive della cultura hippy tanto quanto lo stile di vita alternativo della comunita' californiana di Fass e Ginsberg.L'insieme di queste influenze rafforzarono l'impegno politico che si tradusse nella mani-festazione del 1967 davanti all'Onu,in quella contro il Centro di reclutamento dell'esercito,nella occupazione della Columbia e del Liconln Park di Chigaco per prendere parte alla Convection democratica.La repressione indiscriminata della polizia e il processo contro gli organizzatori-fra i quali Seale-rappresentarono il trampolino di lancio per far acquisire a Hoffman notorieta' nazionale e quindi credibilita' politica.Fra il 1968 e il 1970 l'attivita' pubblicistica e politica dell'autore raggiunse traguardi di indiscutibile autorevolezza sia all'interno della realta' hippy sia nel contsto della sinistra antagonista americana.A partire dal 1974 il riflusso dell'antagonismo,la latitanza nella quale fu costretto a vivere, condurranno l'autore ad una vera e propria morte civile ed ad una progressiva repressione(con vari tentativi di suicidio).Nonostante le conclusioni ottimistiche del saggio e' lecito domandarsi se non sia stato il potere a deridere Hoffman considerando la perfetta tenuta delle strutture del potere che la cultura hippy prese di mira.

GAGLIANO GIUSEPPE

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prupitto Opinione inserita da prupitto    10 Luglio, 2009
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Moltitudine inarrestabile

L'autore-ecologista,saggista e direttore del National Capital Institute-illustra non solo la sua visione della realta' naturale ma soprattutto individua alcune caratteristiche fondamentali dei movimenti no global esemplificandone l'azione attraverso alcuni episodi di resistenza e opposizione alle prevaricazioni delle multinazionali.Sotto il profilo storico la Weltauschaung e le tecniche di opposizione degli attuali movimenti trovano numerosi ed autorevoli anticipatori nelle riflessioni di Emerson,Thoreau,Gandhi,Marsh-autore del saggio “L'uomo e la natura” edito nel 1847 rivolto ai danni immani della deforestazione-,nei contributi della biologa Rachel Carson che, con il saggio “Primavera silenziosa”edito nel 1962, denuncio' senza mezzi termini le implicazioni sulla salute umane dell'uso sistematico e sconsiderato dei pesticidi.Nonostante la ampia campagna di disinformazione promossa dalle multinazionali per scrediarla agli occhi della opinione pubblica e della comunita' scientifica,la societa' civile comprese per la prima volta l'esistenza di una scienza al servizio degli interessi delle multinazionali. e”comprese anche che per proteggere l'ambiente doveva scontrarsi con il potere,la corruzione e la falsita' del mondo degli affari”(p.94).Accanto a questi autorevoli antesignani del movimento no global,come collocare a latere I contributi decisivi di Rosa Parks e Luther King?Come non ricordare il contributo della giornalista Ida Tarbell che nel 1904 con un volume dal titolo “The History of Standard Oil” smaschero' le manovre criminali che avevano consentito a Rockfeller di divenire uno dei piu' influenti imprenditori d'America? Indubbiamente numerosissimi sarebbero gli episodi da ricordare in merito alla attivita' di opposizione del movimento no global alla volonta' predatoria delle multinazionali e delle oligarchie finanziarie sovranazionali-quali l'FMI e il WTO- ma la scelta diventa inevitabile di fronte alla sterminata anedottica no global.Ebbene,l'autore menziona l'opposizione del gruppo Amazzonia Watch-fondato da Atossa Soltan-nei confronti della Texaco,lo Slow Food fondata da Petrini nel 1986 per contrstare I fast food,l'IRC e il CES nate per contrastare la Cocacola ed infine le iniziative-meno eclatanti ma altrettanto incisive-della microfinanza e del microcredito(basti pensare a quelle di Yunus fondatore della Grameen Bank).Per quanto riguarda le caratteristiche e I limiti del movimento no global entrambi gli aspetti vengono individuati con estrema lucidita' e chiarezza dall'autore.La estrema competizione tra I movimenti-determinata anche dalla scarsita' dei finanziamenti-,il narcisimo detrmianto dalla errata consapevolezza di essre I salvatori del mondo e l'attivismo esasperato che puo' condurre al fanatismo sono alcuni dei limiti nei quali tutti I movimenti possono incorrere.Quanto alle caratteristiche queste sono agevolmente riassumibili nel modo seguente:1)l'estremo frazionamento determina un andamento rizomatico volto al dissolvimento della concentrazione del potere-possibile anche grazie alla evoluzione di internet-;2)i movimento non hanno una connotazione ideologica determinata,non sono sorti da ismi logori e stantii;3)devono essere formati da piccoli gruppi mettendo in comune metodi e scopi e infine 4)devono avere una struttura agile e devono proporre una riforma della realta' “elegante,fragile e ricca”(p.244).Al di la' della interpretazione della realta' storica- che l'autore mutua dalle riflessioni di Karen Armstrong la cui credibilita' scientifica e' prossima alla zero-le conclusioni alle quali giunge hanno un sapore di irrealistico ottimismo(“e' impossibile rabbonirlo,sedarlo e sopprimerlo”p.244) che viene compensato da un abozzo di tipologia dei movimenti no global-movimenti che vengono suddivisi in organismi di controllo,organismi di amicizia,gruppi di difesa,coalizioni,alleanze,gruppi di teatro di strada,culture jammer,fondazioni private fondate e dirette da celebri multimiliardari fra I quali Soros nei cui confronti si sprecano-in modo inusitato- gli elogi dell'autore e dal database in fieri di tutti I movimenti reperibile all'indirizzo wiserearth.org.

GAGLIANO GIUSEPPE

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Assalto alla Diaz

L'autrice-assistente capo della polizia di stato e collaboratrice di “Repubblica Bologna” e della rivista “Polizia e democrazia”-compie una ricostruzione precisa e sintetica al tempo stesso della irruzione della polizia presso la scuola Diaz avvenuta nella notte del 21 luglio del 2001 nel contesto delle manifestazioni no global .Ebbene,prendendo come fonte documentale gli atti processuali,perviene a conclusioni che non lasciano spazio a dubbi sulle responsabilita' penali e civili dei dirigenti e degli agenti della polizia al di la' della demagogia delle dichiarazioni della classe politica.Partendo dal presupposto che le informative “disinformative” -se cosi' possiamo esprimerci-formulate dal Cesis contribuirono ad alimentare tensione presso l'opinione pubblica e presso la polizia di stato( si pensi a titolo esemplificativo al timore del sequestro di poliziotti o al temibile rivoluzionario Casarini qualificato come esperto in guerriglia urbana !),l'autrice sottolinea giustamente come il contesto informativo creato fosse finalizzato da un alto a convincere i poliziotti di “dover affrontare una situazione che fosse una via di mezzo tra guerriglia urbana e guerra batteriologica”(p.17) e dall'altro lato fosse volto a indurre i dirigenti a dare direttive profondamente diverse da quelle ordinarie in merito all'ordine pubblico.Alla luce di queste premesse,non deve destare alcuna sorpresa il rifiuto da parte degli imputati di sottoporsi “all'esame incrociato di accusa e difesa” e non deve sorprendere neppure la diffusa omerta' degli imputati.Ora-a parte le dichiarazioni puramente retoriche del prefetto Manganelli sulla necessita' di fare chiarezza in modo definitivo sulle vicende della scuola Diaz-emergono con chiarezza alcuni punti fermi.In primo luogo,il modus operandi della polizia di stato si e' costruito su una logica da guerra in cui i manifestanti erano considerati nemici,logica che ha indotto gli imputati a scegliere la rappresaglia nei confronti degli occupanti della scuola Diaz;in secondo luogo,vi e' stata una responsabilita' diretta dei dirigenti nelle operazioni condotte nella scuola Diaz sia in relazione ai pestaggi degli antagonisti che alle perquisizioni e distruzioni degli oggetti presenti al momento della irruzione.In terzo luogo,le modalita' repressive(“i calci sferrati,la reiterazione dei colpi sulle persone gia' ferite,gli insulti,i gesti di scherno osceno “p.68)non possono avere alcuna giustificazione giuridica perche' furono attuate in palese violazione delle piu' elementari regole del diritto. In conclusione questo volume-insieme alla documentazione ampia e dettagliata di Radio Radicale e del sito “ProcessiG8.org”-costituisce un buon esempio di onesta controinformazione restituendo alle vittime la parola e la dignita' contro la ragion di stato.

Gagliano Giuseppe

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La sera andavamo in via Veneto

E' certo arduo negare che il saggio scalfariano-pur essendo ampiamente biografico in quanto' finalizzato a ricostruire la genesi dell'Espresso e di Repubblica-costituisca un documento prezioso sia per ricostruire le vicende italiane degli anni cinquanta e settanta sia per comprendere chiaramente il contesto ideologico ed economico all'interno del quale maturarono le esperienze giornalistiche scalfariane.Uno dei primi elementi che emerge con chiarezza, e' la difesa ad oltranza del lavoro giornalistico compiuto da Cederna-con la quale nasce il giornalismo di costume,ironico e fustigativo- e da Ottone grazie al quale il Corsera venne svecchiato conducendo alla emarginazione la componente conservatrice montanelliana.Ed ' proprio a tale proposito che Scalfari,pur individuando in Montanelli l'araldo del conservatorismo della borghesia lombarda medio-alta, ne ridimensiona in modo consistente il ruolo e il contributo al giornalismo e alla cultura italiana.Sul fronte della politica estera e interna,facendo proprie le istanze progressiste della cultura americana, entrambe le testate contribuirono a difendere l'opposizione alla guerra del Vietnam ,a sostenere gran parte del movimento sessantottino-pur criticandone gli eccessi-,a formulare un giudizio di radicale opposizione al terrorismo-senza tuttavia mancare di essere garantisti- e a denunciare senza mezzi termini sia la pericolosita' di De Lorenzo e del Piano Solo sia quella della P2.Sul fronte dell'intreccio cultura-politica,la collaborazione di intellettuali comunisti-quali Moravia e Mila ad esempio-e quella degli intellettuali socialisti,radicali e sessantottini contribuirono a caratterizzare ideologicamente entrambe le testate differenziandole profondamente dal Corsera. Per quanto concerne la realta' imprenditoriale e finanziaria italiana,i principali referenti furono Mattioli-grazie al quale la societa'e la cultura italiana superarono la loro intrinseca clericizzazione e sclerotizzazione-,Agnelli-signore rinascimentale,sovrano senza corona,uomo spericolato e pavido-,De Benedetti -imprenditore autonomo rispetto ai partiti,altamente credibile sui mercati internazionali,uomo furbo e candido insieme,decisionista e dotato di una enorme volonta' di potenza,-Caracciolo-amico carissimo e vero e proprio pilastro economico delle iniziative editoriali scalfariane-,la Montecatini,la Snia, la Pirelli e l' Iiri che con la loro pubblicita' contribuirono al decollo di Repubblica e dell'Espresso.Sul piano politico-a parte Riccardo Lombardi e l'area radicale-le valutazioni dell'autore sono assai critiche e ben lontane dai toni apologetici usati per il mondo della finanza e dell'industria.A parte De Mita-nei cui confronti Scalfari non lesina elogi in relazione alla sua capacita' di ridimensionare le correnti democristiane e di attuare una politica rigorosamente liberista-, e Pertini,gli altri leader politici vengono valutati in termini piuttosto critici:ad Andreotti viene attribuita una abilita' diabolica da cardinale settecentesco,a Moro un lessico inutilmente essoterico ,a Berlinguer-pur riconoscendone l'onesta' e l'integrita'-viene attribuito un eccesso utopico che gli avebbe impedito di comprendere la trasformazione profonda della classe operaria, a Craxi-al quale viene riservato il giudizio piu' negativo- attribuisce diverse gravi responsabilita'.In primo luogo,quella di utilizzare il consenso per il potere indebolendo pericolosamente la moralita' pubblica,in secondo luogo di aver trasformato il partito in una banda e infine di essersi servito di una parte della magistratura a fini politici.

GAGLIANO GIUSEPPE

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Bolzaneto. La mattanza della democrazia

Il saggio di Calandri,giornalista della Repubblica e dell'Espresso,costituisce un duro e giustificato atto di accusa nei confronti della macelleria messicana compiuta scientamente dalle forze dell'ordine a Bolzaneto nel 2001 durante il G8.Grazie alle accurate indagini-durate sette anni- di Petruzziello e Miniati-e alle inchieste indipendenti di numerosi giornalisti(fra i quali l'autore) e' stato possibile accertare la violazione sistematica dei diritti fondamentali causata da comportamenti consapevolmente crudeli e degradanti-come sottolineato da Cassese e da Palma presidente della Commissione europea per la prevenzione della tortura-,violazioni che emergono sia dalle testimonianze delle vittime(alle quali Calandri da' voce con apposite e documentate schede) sia dai reati commessi dai quindici imputati(reati che vengono evidenziati da apposite schede poste a conclusione del volume) la maggior parte dei quali appartengono ai quadri della polizia di stato e della polizia penitenziaria.L'esito giudiziario e' stato d'altronde la conseguenza di una pianificazione degli arresti da sagra paesana:tempi di immatricolazione e di traduzione estenuanti,assenza di registri di carico e scarico degli arrestati e sovrapposizioni di corpi di polizia-ben tre diversi-,comportamenti vili da parte dei dirigenti .Senza che cio' possa suonare come un tentativo di discolpare a posteriori gli imputati,Calandri opportunamente sottolinea come il contesto nel quale agirono sia gli agenti che i dirigenti fu certamente coercitivo e disumanizzante e contribui' a alimentare modalita' operative ciniche e spietate. Ebbene questo volume contribuisce a dare voce alle vittime e a restituire loro dignita' e giustizia.

GAGLIANO GIUSEPPE

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Ultimi fuochi di Resistenza

L'autore-promotore della Commissione dell'Anpi nella Repubblica ceca-da' alla stampe un saggio di indubbio interesse storico relativo alle memorie-finora inedite-di un importante militante della Volonta rossa Paolo Finardi,la genesi storico-politica della quale affonda le proprie radici nel 1946 quando il Pci-ed in particolare l'ala operaista del partito-temeva una svolta autoritaria(finanziata dall'America con la connivenza del Vaticano e di tutte le forze reazionarie ancora largamente presenti in Italia) .Per impedire una tale drammatica eventualita'-e per eliminare in un contesto di giustizia politica i residui fascisti che si concretavano nelle Sam e nei Far-il Pci decise la realizzazione di un apparato clandestino-particolarmente radicato nei ceti operai e artigiani-dotato di gruppi paramilitari che poteva contare su una consistenza numerica di ben 30mila militanti.Ebbene,la Volante rossa-nata nel 1944 a Lambrate presso la Casa del popolo della stessa citta'-fu solo uno degli strumenti di cui il Pci-in via informale e ufficiosa-si servi' anche come servizio di ordine.Richiamandosi idealmente e a livello di tecniche militari alla Terza brigata Garibaldi Martire ,raggiunse l'apice della sua azione antifascista nel 1949 periodo nel quale Finardi opero' come militante della Volonta dando un contributo significativo. La eliminazione di numerosi rappresentanti dei gruppi fascisti da parte di Finardi lo costrinse ad una vita clandestina nel nostro paese ed in breve tempo la giustizia italiana non ebbe difficolta alcuna a individuarlo.Se fosse stato catturato sicuramente sarebbe stato condannato almeno ad una decina di anni di galera.Proprio per sottrarsi a questo epilogo,il Pci gli offri' la possibilita' di espatriare in Cecoslovaccia dove avrebbe trascorso gran parte della sua vita.Giunto nella Reppublica ceca nel 1961 ,pote' trascorrere una vita lavorativa ed affettiva serena(con una breve parentesi a Cuba).Sotto il profilo politico-al di la' di qualche lieve rilievo critico-Finardi formula una valutazione non solo positiva della classe politica ceca e delle sue scelte economiche ma a tratti entusiasta rispetto alla involuzione del 1989,anno che non rappresenta per l'autore una svolta epocale ma un vero e proprio decadimento politico e sociale analogo alla svolta centrista del Pci.D'altronde,l'ossequio alla ortodossia comunista dell'autore risulta evidente anche dal rigetto del revisionismo storico e dalla decisa negazione di qualsiaisi coinvolgimento della intelligence ceca sia nel supporto logistico alle brigate rosse sia nel rapimento di Moro.

Gagliano Giuseppe

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Alice è il diavolo. Storia di una radio sovversiv

Il primo dato che emerge dalla lettura del volume e' la particolarita' della grafica-di natura underground-e da un codice linguistico volutamente dadaista e tradizionale al tempo stresso che genera un effetto di straniamento.In secondo luogo-Radio alice nata nel 1977 e chiusa nel marzo dello stesso anno- fu animata da ragazzi/e,da femministe e da operai che riunitisi in piccoli gruppi costituirono una comunita' desiderante con finalita' rivoluzionarie.Infatti,gli scopi della radio furono quelli di gridare il diritto alla liberta' dal lavoro,dallo sfruttamento attraverso lo stile della controinformazione che contribui' a far emergere il desiderio,la rabbia e il rifiuto dell'ordine costituito.Dal punto di vista storico,gli autori attuarono una interpretazione della realta' italiana analoga a quella della sinistra extraparlamentare :da un lato la deriva fascista e dall'altro lato il tradimento centrista del Pci che si ' coniugo' al rafforzamento della Dc che ebbe la possibilita' di attuare una implacabile repressione attraverso il migliore erede di Scelba Kossiga allora Ministro degli Interni.

Gagliano Giuseppe

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Rote Armee Fraktion

Non c'e' dubbio-come testimonia l'ampio saggio del giornalista Aust del Der Spiegel -che i protagonisti indiscussi della Raf saranno Gudrun Ensslin-di formazione evangelica, attiva militante della Spd e amante di Baader-, Andreas Baader maoista convinto e interprete di un odio fanatico verso lo stato capitalistico e le istituzioni militari e Ulrike Meinhof-giornalista del konkret( fondato da Manfred Kapluck che diverra' suo marito), intellettuale prima comunista e poi di estrema sinistra che non tardera' a dimostrare le proprie doti di antagonista protestando contro la visita dello scia' di Persia nel 1967 e successivamente-nel 1968-contro l'editore Springer.Tuttavia-per sua stessa ammissione- la scelta verso la lotta rivoluzionaria sara' compiuta solo quando conoscera' in prigione la Ensslin la cui intransigenza ideologica la pervadera' interamente.Solo in un secondo momento al triumvirato si uniranno Holge Meins e Jan Carl Raspe.Sotto il profilo operativo,il nucleo storico della Raf-il cui acronimo unitamente al celebre logo nasceranno solo nel 1971-agira' dal 1969 al 1972 in Germania( grazie alla copertura della Stasi e all'addestramento nell'uso delle tattiche della guerriglia urbana,del kalashikov e delle granate ricevuto da Abu Hassan -appartenente ad Al-Fath-adAmman)servendosi delle rapine in banca per autofinanziarsi e delle autobombe per gettare i germi della rivoluzione.A tale riguardo,saranno particolarmente significativi l' attentato ai danni del giudice federale Buddenberg e quelli portati in essere contro i circoli ufficiali americani di stanza in Germania in segno di protesta contro la guerra del Vietnam.La strumentazione giuridica e di intelligence messa in opera dalle autorita' tedesche prendera' corpo sia attraverso la collaborazione tra la Bfv e Bnd allo scopo di intercettare le conversazioni tra prigionieri e legali nella prigione di Stammheim(presso la quale rimarranno dal 1972 fino alla morte) sia attraverso la riorganizzazione della Bka ad opera di Klaus e successivamente di Herold (grazie al quel nel 1972 saranno arrestati)sia infine attraverso la promulgazione di strumenti giuridico-repressivi ad hoc (come l'introduzione dell'art.231 del Codice penale grazie al quale era possibile proseguire il processo a carico degli imputati anche in loro assenza).Nonostante la prevedibile condanna all'ergastolo nel 1977,i successori della Raf proseguiranno l' azione terroristica nel 1975 attraverso due distinti gruppi terroristici:il primo denominato Movimento del 2 giugno concretizzera' la propria strategia attraverso il sequestro del leader della Cdu Lorenz e attraverso l'attentato alla ambasciata della Repubblica federale a Stoccolma-mentre il secondo-che agira' dal 1976 al 1977 -prendera' il nome di Commando U.Meinhof e sara' formato da Haag,van Dyck,Boock,Heissler,Becker,Hofman,Wisniewki e Wagner.Grazie allo loro risolutezza ideologica e all'addestramento ricevuto nello Yemen del sud da Haddad membro del Fplp, saranno in grado di mettere in atto significative azioni terroristiche di cui l'ultima-il dirottamento nel 1977 del Boeing 737 della Lufthansa -sara' coordinata dal capitano Mahmud e costringera' le autorita' tedesche a far intervenire-con successo-il Gsg-9 (la celebre unita' speciale antiterroristica )coordinata dal Ten.col.Wegner

GAGLIANO GIUSEPPE

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Montanelli l'anarchico borghese

Nonostante gli autori -giornalisti del Sole24Ore e di Belfagor -abbiano impostato la biografia di Montanelli secondo una scansione rigorosamente cronologica noi seguiremo invece una impostazione tematica che ci sembra piu' coesa e meno dispersiva.Sul fronte dell'industria,Montanelli assunse atteggiamenti contradditori:ossequiosi e profondamente critici al contempo.A partire dal 1962 -quando ancora era al Corsera-la sua attenzione si polarizzo' su Mattei al quale rimprovero' le scelte antiamericane,le mazzette ai partiti per renderli piu' docili alle sue richieste e il suo disprezzo per lo stato ma nel contempo non pote' certo negare la sua carismatica personalita' e il contributo di alto rilievo dato all'industria italiana.Il particolare accanimento critico nei confronti dell'Eni nacque anche dalla benevolenza economica della Edison e Montecatini dimostrata nei confronti del Corsera.Se sotto il profilo politico-economico- sia al Corsera che al Giornale nuovo- Montanelli pose l'enfasi sua una impostazione liberista- volta a tessere gli elogi della Thacher,di Reagan e dei teorici della scuola austriaca-,sul piano operativo non ebbe esitazione alcuna a chiedere sostanziosi aiuti economici per dare vita al Giornale ora partiti-alla Dc in particolare-,ora ai piu' prestigiosi imprenditori italiani(Formeton,Rizzoli) ma soprattutto all'Iri,a Cefis e infine a Berlusconi.Epilogo apparentemente paradossale -quello di farsi sostenere dai piu' rilevanti oligopoli di stato-per chi tuonava contro l'invandenza dello stato nell'economia.Quanto a Berlusconi,il suo sostegno dato al Giornale si rivelera' determinante e sara' ampiamente contraccambiato dai peana profusi nei confronti di Canale 5, nei confronti dell'eroismo imprenditoriale berlusconiano e dalla sua capacita' di spezzare il monopolio Rai della quale Montanelli era ospite -in qualita' di opinionista-e al contempo concorrente con Tmc.Non meno ambiguo fu il suo atteggiamento verso i partiti:con l'eccezione di Craxi , De Mita,De Michelis e Bertinotti(definito come un populista demagogico) nei confronti dei quali Montanelli non risparmio' il suo livore-gran parte dei leaders politici furono apprezzati come dimostrano i suoi ottimi rapporti con i piu' importanti notabili della Dc-Forlani e Andreotti in particolare-del Pri-in particolare La Malfa e Spadolini-,Pertini-che stimo' sempre moltissimo-e Berlinguer di cui riconobbe l'onesta' intellettuale pur non condividendone in un primo momento l'ideologia.Infatti, a partire dall'entrata in politica di Berlusconi-che costitui' la principale motivazione della rottura con l'imprenditore unitamente alle interferenze di Urbani e di Craxi-,Montanelli attuo' una svolta politica rilevante divenendo -da anticomunista intransigente per oltre quarant'anni -un sostenitore del centrosinistra e ad accettare conseguentemente i finanziamenti della Lega delle Cooperative ,dell'Arci necessari per fare decollare la sua esile creatura -la Voce -che ebbe un vita effimera.Inoltre-alla luce di quanto sopra rilevato-appaiono di certo paradossali le sue ripetute affermazioni sulle degenerazioni della partitocrazia della quale si giovo' senza troppe remore morali.Quanto al “caso Berlusconi” a partire dal 1995 sulle pagine del Corsera,Montanelli appoggio' il centrosinistra-pur non risparmiandogli rilievi critici e sottili ironie-riservando a Berlusconi e a Forza Italia critiche feroci che in buona sostanza si possono compendiare nel tradimento della cultura di destra attuato da Berlusconi,nella minaccia rappresentata dal suo partito di plastica per la liberta' e infine dalla presenza all'interno del suo entourage di mafiosi,imbonitori e candidati spettacolo. Sul fronte culturale e' arduo negare l'esistenza di alcuni punti fermi:in primo luogo il sostegno aperto a Nixon e alla guerra del Vietnam- non risparmiando rilievi critici nei confronti delle pericolose ambivalenze carteriane-, in secondo luogo la condanna intransigente del sessantotto e del settantasette-che ebbe negli articoli di Romeo il suo alfiere-,in terzo luogo la diffusione nel nostro paese delle riflessioni di Aron,Revel,Galbraith,Matteucci e in quarto luogo la difesa senza tentennamenti della interpretazione defeliciana della resistenza .In definitiva,il Giornale nuovo fu indubbiamente il piu' autorevole quotidiano liberalconservatore,laico e anticomunista del nostro paese tra gli anni settanta e ottanta e furono proprio i contributi in campo culturale a consentire a Montanelli di diventare un punto di riferimento autorevole della destra moderata italiana.Infine sul fronte giornalistico-al di la' della avventura effimera della Voce-la rottura consumata con Ottone fu in buona sostanza determinata sia dalla svolta politica voluta dalla Crespi,sia dalla eccessiva importanza data ai comitati sindacali all'interno del Corsera sia infine dai problemi finanziari che in quel momento attraversava il quotidiano di via Solferino.Per quanto concrne il “caso Cederna” ancora una volta le valutazioni di Montanelli e di Scalfari divergettero profondamente:per il primo-al di la' della stima dimostrata in un secondo momento-la Cederna era l'emblema della spocchia radical chic per il secondo una grande innovatrice.

GAGLIANO GIUSEPPE

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prupitto Opinione inserita da prupitto    21 Giugno, 2009
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l'ultracasta

Non c'e' dubbio che il saggio del girnalista Livadiotti costituisca una vera e propria requisitoria contro gli errori e I privilegi della magistratura italiana e non c'e' neppure dubbio alcuno sulla credibilita' delle informazioni contenute nel saggio poiche' sono desunte da fonti attendibili e credibili quali la Banca d'Italia,la Corte dei conti,il Minstero dell'Economia e soprattutto dalle riflessioni di Di Federico e Zanotti.Il primo dato che merge con nettezza e' il prevalere di un modus operandi autoreferenziale sia nei meccanismi di progressione di carriera-meccanisimi gerontocratici e clienterali-sia nei procedimenti disciplinari nei confronti dei colleghi inadempienti,procedimenti che vengono in realta' erogati spesso per far tacere qualche voce scomoda(Forleo e De Magistris per esempio)e che si risolvono in assoluzioni nonostante la gravita' dei reati.Quanto alla influenza che la casta della magistratura esercita sia sufficiente tenere presente quanto segue:in primo luogo la politica giudiziaria attuata dal Ministero di Giustizia e' di fatto il risultato dell'operato di magistrati e non puo' quindi essere superpartes e in seconda battuta non esiste commissione nella quale non sia presente un rappresentante della magistratura.Il seconda dato che si palesa e' relativo sia alla lentezza e farraginasita' dei processi-limiti duramnete stigmatizzati gai giudici di Strasburgo-sia alla incapacita' di spendere il denaro erogato dallo stato in modo effiace evitando sprechi e disavanzi di bilancio.In terzo dato riguarda la lottizzazione correntenzia presente sia nel Csm sia l'influenza determiante per gli inacrichi direttivi dell'Anm.Il peso insomma del clientelismo e' tale da inficiare la credibilita' della magistratura,assenza di credibilita' che si manifesta-ed e' il terzo dato che emerge- sia nell'accesso alla professione-accesso “che costiutuisce una pagliacciata poiche' la maggior parte dei promossi deve la sua performace al caso”(p.192)-sia nella possibilita' da parte dei magistrati di”mollare il lavoro di tutti I giorni per dedicarsi ad altro pur continuando a ricevere lo stipendio mantendo il posto al caldo”(p.232) .Superfluo osservare che qualsiasi tentativo di eliminare sprechi e privilegi sia visto come un attentato alla autonomia della magistratura.

Gagliano Giuseppe

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Economia e finanza
 
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prupitto Opinione inserita da prupitto    20 Giugno, 2009
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vativano spa

L'autore-inviato di “Panorama”-analizza con grande lucidita' e precisione la complessa dinamica finanziaria dell' Ior(la banca vaticana) grazie all'archivio-fino a questo momento riservato-di mons.Dardozzi che a partire dal 1974, su incarico della segreteria di stato, gesti' le sorti dell'istituto.Ne emerge un affresco drammatico,nel quale omissioni,intrighi politici e finanziari, riciclaggio e finanziamenti illeciti costituiscono gli elementi portanti del modus operandi dello Ior.Nuzzi ricostruisce la genesi dell'istituto di credito partendo dalle note vicende di Marcinkus-segretario dello Ior dal 1971 al 1989-e quindi ponendo l'enfasi sulla influenza di rilievo che avranno nel nostro paese Calvi,Sindona e Gelli proprio grazie alla assoluta fiducia accordata loro dal prelato statunitense per giungere ad analizzare -con grande competenza in materia bancaria e finanziaria-il sostegno economico occulto- attuato proprio attraverso l'Ior-dato da Giovanni Paolo II a Solidarnosc e quello altrettanto illecito -grazie alle alchimie di De Bonis-dato alla formazione del grande centro.In buona sostanza-sottolineando le particolarita' statuarie dello Ior-Nuzzi ne individua le implicazioni giuridico-finanziarie.In primo luogo,in qualita' di banca off shore l'Ior non puo' essere oggetto di inchieste giudiziarie-in quanto banca di uno stato estero- se non attraverso una rogatoria internazionale;in secondo luogo, i finanziamenti elargiti e il riciclaggio di denaro che servirono- per esempio- per alimentare la Prima Reppublica-a cominciare dalla maxi tangente Enimont-sono state operazioni possibili grazie alla doppia contabilita' .In terzo luogo,grazie all'ampiezza del fondo fiduciario e riservato che il Papa detiene in qualita' di capo indiscusso del Vaticano,lo Ior e' stato ed e' nelle condizioni di svolgere spericolate operazioni finanziarie internazionali al di fuori di ogni controllo superpartes( come d'altra parte dimostra proprio la ampiezza delle reti finanziarie che si estendono in tutto il mondo e la cui vera natura e' assai abilmente celata dietro fondazioni caritatevoli).In conclusione, l'indagine di Nuzzi ci consente non solo di comprendere il peso politico e finanziario che il Vaticano-attraverso l'Ior-ha esercitato e continua ad esercitare nel nostro paese ma ci consente anche di capire la portata delle interferenze sistematiche che esercita nelle decisioni politiche del nostro paese.

Gagliano Giuseppe

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prupitto Opinione inserita da prupitto    31 Mag, 2009
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L'Universita' truccata

In linea di principio il saggio di Perotti-docente di Economia alla Bocconi-avrebbe potuto rappresentare una dura requisitoria contro il malcostume accademico italiano.Nella realta’,il volume si limita a indicare rimedi soft e a porre l’accento su vicende gia’ ampiamente note grazie alla cronaca giudiziaria ( fra l’altro non certo avara di particolari).Da un lato, l’autore non puo’ certo omettere il peso che il nepotismo e il clientelismo giocano nelle vicende accademiche italiane(Perotti cita le note vicende delle famiglie Girone,Tatarano relative alla Universita’ di Bari),peso che determina il verificarsi di paradossi tipicamente italiani(il figlio che vince il concorso indetto dal padre,il conseguimento di cattedre per ordinario in un fiat rispetto ai tempi ordinari);dall’altro lato indica i limiti degli atenei italiani individuandoli nella elargizione di fondi senza criterio meritocratico,nel peso della gerontocrazia,nella pubblicazioni di articoli accademici su riviste non refereed alla quali si partecipa su invito del comitato di redazione (che altro non e’ che un comitato di affari il quale non puo’ certo conferire credibilta’ superpartes ai propri collaboratori) o nelle trame delle oligarchie baronali che”trascorrono il tempo a tramare dietro le quinte dei concorsi per affermare il proprio ego o per fare dispetto al gruppo di potere nemico”(p.75).Quanto ai rimedi proposti dall’autore questi si articolano nella speranza di poter adeguare l’universita’ italiana a quella brittanica,nella trasformazione degli atenei in fondazioni private,nella drastica riduzione di corsi di laurea e nelle valutazioni basate su criteri bibliometrici e sulla perr rewiev.Il lettore ci consenta alcune osservazioni per concludere:sorprende in prima istanza come Perotti si sia astenuto dall’indicare-seppure sommariamente-la complessa trama degli intrecci politici-massonici,politico-sindacali e religiosi alla base stessa delle universita’-,in secondo luogo desta qualche perplessita’ l’assenza della Bocconi fra quelle annoverate come “corrotte” e in terzo luogo la contrapposizione posta tra quelle italiane e straniere ci pare francamente meramente propagandistica dal momento che innumerevoli lobby-politiche,finanziarie e militari-hanno pesantemente influenzato la struttura stessa delle universita’ americane(si pensi ad esempio alla capillare influenza della Cia e dell’Nsa a Yale).

GAGLIANO GIUSEPPE

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prupitto Opinione inserita da prupitto    26 Mag, 2009
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L'abuso pubblico della storia

Mentre le riflessioni relative ai mutamenti delle strategie militari attuali sono solo una sintesi scarsamente efficace che nulla di significativo aggiungono alla letteratura specialistica,al contrario quelle relative alla definizione di populismo come oclocratia sono di indubbio interesse almeno tanto quanto il parallelismo posto tra pacifismo e populismo,confronto costruito sulla assenza di realismo(nonostante l'autore dichiari di condividere apertamente le istanze ideali del movimento no global).A tale proposito-sotto il profilo della esplicitazione dei presupposti metodologici del saggio-Gianuli sottolinea l'assenza da parte del movimento no global di un impatto rilevante nei confronti della realta' attuale,impatto che fu al contrario di notevole dimensione da parte del sessantotto di cui l'autore e' un fervente sostenitore. D'altronde la difesa quasi apologetica del welfare state e il rifiuto radicale delle oligarchie economiche sovranazionali, rientrano pienamente nella costellazione ideologica del movimento del sessantotto. Dopo aver liquidato in modo grossolanamente superficiale le premesse epistemologiche dell'individualismo metodologico di Von Mises e Von Hayek senza tenere in alcun conto la complessita' della loro riflessione e che interpreta come criptofasciste(confermando in tal modo il tradizionale pregiudizio della sinistra estrema relativo alla equipollenza tra fascismo e liberismo),con altrettanta rapidita' stigmatizza duramente il contributo storiografico di Furet e Nolte caratterizzandolo non solo come scarsamente originale ma soprattutto come un esempio illuminante di storiografica asservita ad un preciso intento politico e priva dunque del necessario spessore scientifico.In realta',Gianuli non solo non si accorge che la medesima accusa potrebbe essere agevolmente rivolta ai suoi contributi storiografici ma omette di rilevare come la storiografia noltiana e furetiana rappresenti una temibile concorrente di quella marxiana(fra l'altro i rilievi mossi a Furet solo solo una parafrasi di quelli di Losurdo).Al contrario, nei confronti di De Felice-pur essendo costretto a denti stretti a riconoscerne gli indiscutibili meriti-ne ridimensiona la portata in relazione alla demistificazione defeliciana del mito resistenziale,confermando in tal modo la pesante ipoteca ideologica che grava sul suo saggio,d'altronde agevolmente rilevabile sia dall'apologetico commento dell'opera storiografica di Spriano sia dalla valutazione completamente negativa dei contributi di Melograni e Pansa liquidati sbrigativamente e in modo sprezzante.Per quanto concerne le considerazioni di Gianuli relative agli scritti di Flamigni e De Lutiis-massimi interpreti a sinistra della strategia della tensione-,pur non condividendo la tesi portante degli autori secondo i quali sarebbe esistita una regia unica dietro le stragi di stato,ne condivide tuttavia l'impianto complessivo confermando in tal modo-ancora una volta-i profondi pregiudizi ideologici che alimentano i suoi saggi storiografici(ci riferiamo a scanso di equivoci a quelli antiatlantici e antimilitaristi).La medesima superficialita' e faziosita' sono riscontrabili sia nella ipotesi complottistica-formulata dall'autore- da parte della intelligence inglese sul caso Mitrokin sia nei confronti delle riflessioni di Hundington.Ebbene -a nostro avviso-le uniche considerazioni degne di interesse sono quelle relative agli strumenti di fasificazione storica(fra i quali la falsificazione dei dati,la reticenza,la manipolazione e il montaggio suggestivo) intorno ai quali il saggio avrebbe dovuto polarizzarsi-invece di lasciare spazio alle opinioni politiche dell'autore-e quelle relative alla sapiente strumentalizzazione politica del Processo di Norimberga fatta da Israele.In conclusione,nonostante le affermazioni di principio sulla assoluta necessita' di distinguere nettamente tra uso legittimo-sotto il profilo politico-della storia e abuso della stessa,il saggio dell'autore costituisce una testimonianza illuminante di abuso della storia .
GAGLIANO GIUSEPPE

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Storia e biografie
 
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prupitto Opinione inserita da prupitto    20 Mag, 2009
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Bombe a inchiostro

L'autore-giornalista,ricercatore presso l'Universita' di Bari e consulente della Commissioni Stragi-illustra con dovizia di particolari gli attori e gli strumenti della controinformazione durante gli anni sessanta e settanta in Italia.Dopo aver definito i termini chiave sui quali gravita il saggio-la strategia della tensione viene indicata come quell'insieme di episodi violenti organici e non casuali mentre la strage di stato viene definita come quella strategia messa in atto da apparati della intelligence italiana e non con lo scopo di determinare instabilita' politica al fine di consolidare lo stato stesso-Giannulli colloca correttamente la nascita della controinformazione con la pubblicazione del celebre saggio”Strage di stato” edito da Lotta continua nel 1970.Quanto ai principali attori che attuarono la controinformazione questi furono in buona sostanza il Cpg-struttura volta a connotare politicamente l'azione giudiziaria con il concorso di Potop e di Servire il popolo (struttura che rappresentava il corrispettivo della Aigd )-,Soccorso rosso o Comitato Valpreda nato sotto gli auspici di Di Giovanni,Stame e Ventre,Magistratura democratica nata nel 1964 grazie alla collaborazione del Psiup,del Pci e della sinistra democristiana e infine il Comitato dei giornalisti democratici nato nel 1970 grazie a Bocca,Fortini,Gerosa,Morandini e Stajano la cui azione controinformativa si concretizzava attraverso il “Bollettino di controinformazione democratica”.Naturalmente la controinformazione per essere tale necessitava di un buon apparato di intelligence che ebbe modo di manifestarsi attraverso il doppiogiochismo o doppia lealta' di funzionari della Sip politicamente di estrema sinistra e di buona parte di quegli iscritti alla Cgil che occupavano posti chiave nella amministrazione statale contribuendo a dare informative preziose alle oligarchie estremistiche e a suoi apparati controinformativi.Lo studio sistematico delle fonti aperte costituiva naturalmente la principale fonte alla quale attingevano i militanti della estrema sinistra come si evince chiaramente dall'Archivio di Avanguardia operaia. Quanto agli assunti storico politici sui quali si costruisce il saggio, questi trovano modo di evidenziarsi nelle valutazioni-raramente equilibrate-date dall'autore sulla classe politica-definita la piu' cinica e corrotta e pronta alla repressione indiscriminata- e sui servizi di sicurezza militari e civili indicati come i principali mandanti delle stragi di stato(le stragi sarebbero state infatti determinate dal neofascismo e l'intelligence italiana e Usa -pur al corrente- non solo non avrebbero fatto nulla per fermarle ma avrebbero depistato ampiamente e sistematicamente l'operato della magistratura) e descritti ora come pupi ora come pupari il cui unico interesse era quello di farsi guerra reciprocamente per porre in essere le loro smodate ambizioni personali.Ebbene queste valutazioni-ben lungi dal rappresentare una novita' nel panorama storiografico italiano-sono il risultato di un preciso teorema politico assai caro-guardacaso-proprio alla controinformazione degli anni sessanta e settanta alla quale l'autore riconosce meriti indiscutibili sottolineando- per esempio -come la controinformazione abbia desacralizzato il potere costringendolo a democratizzarsi .L'esplicitazione di questi assunti non puo' che indurre un lettore lucido a qualificare il saggio di Giannulli come un testo storico militante volto a praticare da un lato una disinformazione ampia-attraverso l'omissione ad esempio delle innumerevoli violenze della estrema sinistra che condussero il nostro paese sull'orlo della guerra civile,attraverso la formulazione della tesi secondo la quale lo scopo della strategia della tensione sarebbe stato quello di agevolare una svolta gollista giudicandola implicitamente come una variante del fascismo-,o circoscritta-evitando di sottolineare la portata ampia e sistematica della infiltrazione sovietica e di indicare tempi,luoghi e attori del controspionaggio della sinistra extraparlamentare- e dall'altro lato ad attuare una difesa acritica del movimento studentesco.In buona sostanza, lo scenario che emerge e' tipo dualistico,uno scenario nel quale le innumerevoli zone grigie non possono trovare spazio a causa delle pesanti ipoteche ideologiche dell'autore attraverso le quali l'autore legge la storia della controinformazione con lo scopo di legitimmarla.
GAGLIANO GIUSEPPE

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prupitto Opinione inserita da prupitto    04 Mag, 2009
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BEPPE LOPEZ LA CASTA

Nelle intenzioni dell'autore-giornalista militante-il volumetto avrebbe dovuto rappresentare una sorta di pamplhet incendiario contro la casta dei giornalisti ma nella realta' sia le premesse-pienamente condivisibili sia I dati contabili- raccolti con certosina pazienza ed imparzialita'-non rappresentano elementi di portata rivoluzionaria ma sono piu' prosaicamnete il frutto del senso critico applicato alla realta' giornalistica.Nonostante Lopez riveli la propria faziosita' politica verso I periodici del centrodestra -riservando invece toni apologetici verso Scalfari-,nonostante l'autore non risparmi frecciate velenose al “Corsera” e al “Sole 24Ore”(i concorrenti diretti della” La Repubblica”) rivolgendosi invece con parole affettuose nei confronti de “il Manifesto”,l'autore fa emergere con chiarezza e nettezza alcune considerazioni di carattere generale di indiscutibile interesse.Da un lato rileva infatti l'intreccio inestricabile tra informazione giornalistica e potere politico che,grazie ai finanziamenti elargiti ai periodici,si assicurano la possibilita' di controllare l'opinione pubblica ;dall'altro lato la dipendenza della oligarchia giornalistica dal potere economico-si pensi a De Bendetti,Berlusconi, gli Angelucci,Tronchetta Provera,Caltagirone etc-e da quello dei partiti(e persino da correnti di partito) determina da parte dei giornali una percezione falsata della realta'che si concretizza ora attraverso la censura preventiva,la enfatizzazione o la strumentalizzazione delle notizie di particolare interesse.Al di la' degli escamotage giuridici attuati dai periodici per garantirsi le sostanziose prebende dello stato-alcuni irresistibilmenti esilaranti-i contributi statali hanno arricchito gli editori gia' ricchi consentendo loro di promuovere battaglie volte a influenzare la vita politica del paese.E' difficile -dopo aver letto I dati relativi ai contributi statali-sottrasi all'idea che in un regime di autentica concorrenza difficilmente I periodici riuscirebbero a sussistere come e' difficile negare che in un regime di libero mercato sarebbero difficilmente sostenibili gli stipendi d'oro di non pochi direttori di gironali.,stipendi che rappresentano un vero e proprio schiaffo alla precariata' di moltissimi giovani del nostro paese.

GAGLIANO GIUSEPPE

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prupitto Opinione inserita da prupitto    30 Aprile, 2009
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EMILIO RANDACIO UNA VITA DA SPIA RIZZOLI 2008

L'autore-cronista giudiziario della “la Repubblica”-esamina con dovizia di particolari l'ascesa e la caduta di Marco Bernardini ex picchiatore neofascista e membro del Fronte della Gioventu' divenuto agente operativo del Sisde tra il 1980 e il 1990.Ebbene,al di la' delle vicende squisitamente biografiche,vi sono alcuni elementi di indubbio interesse per la storia della sinistra extraparlamentare italiana e della intelligence che meritano di essere sottolineate.In primo luogo,la cooptazione all'interno della intelligence avveniva sulla base di contatti personali affidabili;in secondo luogo,i pagamenti in qualita' di collaboratore era effettuati in contanti evitando quindi di passare attraverso le banche o il Ministero del Tesoro.In terzo luogo,sia l'intelligence civile che quella militare avevano propri infiltrati di fiducia all'interno di tutta l'area antagonista(nel caso specifico Bernardini con assoluto successo si era infiltrato nel Collettivo dei Volsci l'ala ritentuta piu' intransigente dell'Autonomia),infiltrati che naturalmente operavano l'uno all'insaputa dell'altro.A tale riguardo,la testimonianza di Bernardini -filtrata da Randacio-sugli strettissimi legami tra la sinistra extrapalamentare e I movimenti terroristici-Ira,Olp e Eta- riceve una ulteriore conferma(in particolare emerge con estrema chiarezza il sostegno logistico e addestrativo fornito da Cuba ).In quarto luogo,la penuria di mezzi fornito agli agenti operativi stride chiaramente con I numerosi privilegi di cui godevano I vertici del Sisde. In quinto luogo,le operazioni a rilevanza internazionale condotte in quel periodo- allo scopo di prevenire o semplicemente di analizzare con assoluta chiarezza gli organigrammi e le fonti di finziamento-venivano svolte in stretta collaborazione con la Cia e il Mossad il cui modus operandi-lo sottolinea non senza una vena di ironia l'autore- era improntato ad una assoluta naturalezza e dunque lontano dalle pastoie burocratiche della nostra intelligence.In sesto luogo, emerge un dato di grande rilievo in relazione alla ragnetala di rapporti tra il nuovo terrorismo-quello delle Nuove Brigate Rosse-e I rifiugiati politici in Francia,legame che trova riscontro anche nella fitta relazione intessuta con I detenuti.In settimo luogo-quasi a margine del volume-si delinea un quadro opaco ma di grande interesse sui legami indiretti e quindi non penalmente perseguibili tra le associazioni antagoniste-segnatamente Amarc e la rivista milanese “Guerra e pace”- e gli esponenti del nuovo terrorismo.Infine,l'autore non omette di porre l'enfasi-ne' d'altronde avrebbe potuto dimenticarsene visto che proprio questo era lo scopo del volume- sia sullo sfruttamento cinico da parte dei vertici del Sisde operato nei confronti di Bernardini al quale-dopo molti anni di costruttiva collaborazione- non solo verra' negato un contratto di lavoro regolare ma verra' negato qualsiasi sostegno per inserisi nel mercato del lavoro sia sul ruolo decisivo della componente politica che, dopo aver indirizzato alla intelligence precise disposizioni sulla assoluta centralita' rivestita dall'antagonismo,dara' nuove disposizioni in base alle quali l'area antagonista non rappresentava piu' una priorita' investigativa.Ma e' proprio su questo aspetto che il dubbio prende il sopravvento sulla correttezza dell'operato della classe politica:questo cambio di direttiva era fondato o invece dettato dalla esigenza -da parte del governo Prodi-di attingere all'area no global come bacino elettorale? Sebbene la domada-come era prevedibile-non trovi alcuna risposta esplicita nel volume non e' arduo arguire l'opinione sia dell'autore che dell'ex 007 italiano.



GAGLIANO GIUSEPPE

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prupitto Opinione inserita da prupitto    16 Marzo, 2009
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CARLO LUCARELLI G8 CRONACA DI UNA BATTAGLIA

Ancora una volta il noto giornalista Lucarelli-pur di fronte ad una vicenda complessa e tutt'altro che chiarita nonostante le Commissioni Parlamentari di inchiesta e le risultanze della Procura di Genova-riesca a dimostare equilibrio e serenita' di giudizio.

Che esistessero problemi di natura logistica e di ordine pubblica per l'organizzazione del G8 a Genova,era chiaramente emerso gia' durante la presidenza del consiglio di D'Alema nell'aprile del 2000.Proprio allo scopo di coordinare l'ordine pubblico da un lato e dall'altro le settecento organizzazioni nazionali e non giunte a Genova per manifestare contro le decisioni del G8 ,erano stati realizzati due organismi ad hoc,uno presieduto dal Ministro degli Interni Bianco-poi sostituito da Scajola nel giugno del 2001 sotto il governo di Berlusconi-e l'altro coordinato da Agnoletto-il Genova Social Forum-finalizzato ad organizzare le manifestazioni di dissenso secondo una modalita' non violenta.Tuttavia non poche furono le avvisaglie nefaste relative alla manifestazione che giunsero sia dalla carta stampata sia dall'intelligence italiana.A posteriori e'difficile negare come gran parte di queste “premonizioni”abbiano svolto una funzioni di disinformazione di intossicazione-per usare una terminologia cara alla intelligence-dell'opinione pubblica.Nonostante lo schieramento imponente delle forze dell'ordine-undici mila uomini-,nonostante la realizzazione ad hoc del VII nucleo antisommossa dei Carabinieri-quattro sono gli episodi drammatici e sconcertanti insieme che emergono con nettezza dalla ricostruzione di Lucarelli:in primo luogo,l'incapacita'-o la mancanza di volonta'?-da parte delle forze dell'ordine di prevenire e fermare le devastazioni a macchia di leopardo dei Black Bloc(saranno invece caricati ed arrestati a Piazza Manin i manifestanti pacifisti della rete Lilluput);in secondo luogo,l'omicidio di Carlo Giuliani da parte dell'agente ausiliario Mario Placanica;in terzo luogo,la macelleria messicana-secondo la calzante espressione del vicecomandante del VII nucleo Fournier-operata dalla polizia nella caserma di Bolzaneto- a danno di manifestanti pacifisti e infine l'irruzione alla scuola Diaz da parte di centocinquantauomini (provenienti dal reparto mobile,dallo Sco e dalla Digos)volta a reprimere in modo indiscriminato e brutale gli antagonisti. Drammatico risultera' il consuntivo delle manifestazione di Genova:”6200 candelotti di lacrimogeni sparati dalle forze dell'ordine,50 miliardi di danni subiti dalla citta',250 persone arrestate,1200 feriti e un morto”.Al di la' delle polemiche politiche-la scelta di un modello di intervento militare,la scarsa o nulla conoscenza da parte delle forze dell'ordine della topografia di Genova,le sovrapposizioni della catena di comando(il giornalista Mario Portanova si domandera' chi comandasse effettivamente a Genova e chi faceva e disfaceva l'ordine pubblico),il mancato arresto dei Black bloc ,le violenze degli autonomi e degli anarco-insurrezionalisti non possono che indurre un osservatore neutrale a formulare un giudizio di netta condanna sia nei confronti dei manifestanti violenti sia nei confronti degli errori e delle violazioni-numerose e gravissime- delle forze dell'ordine,valutazione d'altronde giustificata dai processi istruiti.

GAGLIANO GIUSEPPE

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prupitto Opinione inserita da prupitto    13 Marzo, 2009
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IL SILLOGISMO IMPERFETTO

L’autore -inviato speciale e autore di numerosi saggi storici-illustra nel suo volume in modo ampio e dettagliato le dinamiche politiche-militari relative alla celebre “Battaglia di Algeri”e alle implicazioni politiche che essa ebbe fino al maggio del 1968.Come e’ noto, il segmento temporale sul quale si svolse la battaglia di Algeri, fu quello compreso tra il 1956 e il 1957 e fu la conseguenza delle decisioni politiche prese durante la Conferenza di Soumann tra Abane,Ben M’Hidi e Ben Bella,conferenza dalla quale nacque il Comitato di coordinamento e di esecuzione che sancira’ da un lato l’isolamento politico di Bella-catturato successivamente dalla intelligence francese- e dall’altro lato la nascita del FNL che fara’ della scelta terroristica-per volonta’ di Abane e M’Hidi-l’unica via realisticamente perseguibile per conseguire l’indipendenza dalla Francia.A tale scopo,la collaborazione con il Pca-attraverso la mediazione del dott.Hadjeres- sara’ puramente strumentale-finalizzata al sostegno logistico-e la nascita delle ZAA ad Algeri-e in particolare nella Casbah-consentira’ a M’Hidi-attraverso Yacef- di controllare in modo capillare la popolazione musulmana e di liquidare l’MNA e la malavita grazie al contributo indispensabile di Ali la Pointe.Concretamente la scelta terroristica si attuava ora eliminando singoli bersagli-funzionari di polizia ad esempio-ora attraverso l’uso di bombe -collocate nei bar,negli autobus o negli stadi-che eliminavano in modo indiscriminato pied noir e militari.Coloro ai quali verra’ affidato il compito di spezzare la resistenza algerina saranno i para’ sotto il comando di Massu.Organizzati in reggimenti che complessivamente raggiunsero la ragguardevole cifra di 3200 uomini-particolarmente significativi quelli del primo,del secondo e del terzo -provenivano in gran parte dalla guerra di Indocina e/o dalla resistenza francese antinazista .I rappresentanti piu’ significativi furono Trinquier-realizzatore del DPU sulla falsariga di quello napoleonico grazie al quale fu in grado di smantellare le ZAA-,Faulques- addetto all’Or con il compito di individuare i legami tra Fln e Pca-,Leger-proveniente dalle file dello Sdce e responsabile del Gre-,Ausserasses addetto agli interrogatori e alla tortura dei membri dell’Fnl-e infine Godard e Bigeard.L’uso sinergico della strumentazione di intelligence e di repressione consentira’ lo sdradicamento dell’Fnl nella Casbah e il fallimento dello sciopero del gennaio del 1956,fallimento che sancira’ la fine politica del Fnl alla quale seguira’ quellla militare con l’eliminazione di M’Hidi e La Pointe.Ebbene, al di la’ degli aspetti strettamente cronachistici della battaglia di Algeri,l’autore si sofferma ad evidenziare il cinismo politico di Mitterand-allora Ministro della giustizia-quello di De Gaulle-che non ebbe esitazione alcuna da un lato a servirsi di Massu e Salan per creare la V Reppublica e dall’altro per scongiurare la guerra civile nel maggio del 1968 attraverso l’accordo informale di Baden Baden proprio con Massu-,la piena legittimita’ politica e giuridica alla pratica delle tortura e delle eliminazioni extragiudiziarie accordate dalla classe politica francese a Ausserasses-,la filosofia politica dei para’ che l’autore interpreta alla luce delle riflessioni di Junger partendo dal concetto di comunita’ di destino e infine particolare attenzione viene riservata da Peroncini alle caratteristiche della guerra rivoluzionaria-i cui teorici in Francia saranno Larechoy e Trinquier che attingeranno ampiamente sia dalla dottrina leninista e maoista sia dalla esperienza della guerra di Indocina- le piu’ significative delle quali sono quelle relative alla nascita del soldato politico-per il quale esiste una piena sincronia tra la dimensione politica e militare e non una separazione -,alla necessita’ di mettere in campo una strategia globale-che implicasse l’integrazione della esperienza guerrigliera con quella della guerra psicologica- einfine alla necessita’ attraverso la guerra psicologica di conquistare la mente e il cuore della popolazione avversaria formando ideologicamente il soldato controrivoluzionario.



GAGLIANO GIUSEPPE

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prupitto Opinione inserita da prupitto    02 Marzo, 2009
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A. Goldfarb Morte di un dissidente Longanesi 2007

Inestricabile risulta l'intreccio tra la biografia di Litvinenko e l'involuzione autoritaria della Russia.La sua carriera, all'interno della intelligence russa, inizia come semplice tenente del Kgb e proseguira' rapidamente all'interno della divisione anticrimine denominata CAT in qualita' di oper con lo scopo di individuare le informative utili per far implondere dall'interno le principali organizzazioni criminali russe che, all'indomani della caduta dell'Urss, si contenderanno il mercato delle informazioni e della protezione con la polizia e con le stesse organizzazioni di intelligence.Il cambio al vertice del potere con Eltsin, lo condurra' all'interno della FSK -divisione del FSB-le cui funzioni saranno analoghe a quelle del CAT.Ma sara' soltanto nel 1996 che la vita di Litvinenko avra' una svolta drammatica:entrato nell'URPO divisione operativa dotata di 40 oper e e di unita' di intervento speciale e sorta per contrastare con ogni mezzo il dilagare della criminalita' organizzata all'interno dei gangli vitali dello stato,scoprira' sua malgrado che i mezzi usati dalla intelligence contemplavano l'uso ampio e discrezionale della tortura e dei sequestri non solo nei confronti della criminalita' organizzata ma soprattutto contro il dissenso politico.Scoprira' sua malgadro che l'FSB unitamente agli altri settori della intelligence-il GRU e l'SVR in particolare-erano piu' occupati a spiarsi tra loro,a contrastarsi reciprocamente , a collaborare con le organizzazioni criminali e soprattutto a porsi al servizio delle trame oscure delle oligarchie politiche che a contrastare efficacemente il terrorismo.Di fronte al tentativo coraggioso dell'imprenditore Boris Berezovskij di rinnovare profondamente la politica russa-traghettandola verso l'Occidente-in collaborazione con Soros per porre in essere una economia autenticamente liberale ,per creare con la rete televisiva ORT una informazione pluralista,l'intelligence russa non ebbe esitazione alcuna ad ordinare a Litvinenko di eliminarlo.Il suo rifiuto gli costera' prima il carcere e poi l'odissea dell'esilio-tappa obbligata per evitare una sicura condanna a morte- che lo condurra' a Londra dove,proprio con Berezovskij, collaborera' alla realizzazione di Ong volte a creare una rete civile dal basso- che avra' il suo culmine con il partito Russia liberale sorto per contrastare il nuovo autocrate Putin nei confronti del quale il giudizio di Litvinenko sara' di radicale condanna-e dove avra' modo di conoscere due celebri dissidenti russi quali Bukovskij e Gordieskij.Proprio con Putin infatti la violazione dei diritti umani diverra' la norma,proprio con Putin la filosofia della ragion di stato prendera' il sopravvento su qualsiasi tentativo di democratizzare la Russia.L'omicidio della giornalista Politkovskaj-che stava per aprire quel vaso di Pandora che fu il coinvolgimento dell'FSB sia nella guerra in Cecenia che nell'assalto al teatro di Mosca nel 2002-costituira' una sorta di drammatico antefatto dell'omicidio di Litvinenko avvenuto con il polonio 210.



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prupitto Opinione inserita da prupitto    04 Gennaio, 2009
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Le spie nella bibbia

Specializzata nella storia dello spionaggio,l'autrice-direttrice del Dipartimento di Storia presso il Virginia Military Institute-esamina con estrema compentenza filologica e storiografica le modalita' conflittuali attuate da Israele nel periodo compreso tra l'esodo dall'Egitto fino alla campagna militare del 132-135 d.c. di Bar Kobeka contro I Romani per affermare la propria identita' politica e religiosa.Il ricorso ad agenti infiltrati-presenti gia' al tempo di Mose' e Giosue'-per contrastare il nemico ,l'utilizzo di abili e astute donne in qualita' di agenti operativi in grado di svolgere operazioni di disinformazione e di eliminazione -quali per esempio Rahab, Giuditta e Dalila-dimostrano uno sviluppato senso del comando e una elevata capacita' di pianificazione militare tanto quanto il ricorso-assai frequente in verita'-all'imboscata -come nel caso di Gedeone-e alla guerriglia.Se non c'e' dubbio alcuno che le covert operations sotto la monarchia unificata di re David svolsero un ruolo determinante almeno quanto il ruolo attribuito alla dimensione topografica per conseguire vantaggi tattici di rilievo,alla guerriglia verra' attribuita una importanza enorme -come dimostra l'addestramento accurato che Giuda Maccabeo diede al suo popolo per contrastare con successo I Seleucidi-determinata dalla disparita' numerica e dal gap tecnico degli armamenti tra l'esercito ebraico e I suoi nemici,disparita' che fu possibile superare anche attraverso il ricorso sistematico-fatto dalla setta dei Sicari-al rapimento,al saccheggio e alle operazioni terroristiche tout court.L'utilizzazione spietata ed accurata insieme di queste tecniche furono ampiamente legittimate dalla feroce repressione cui furono sottoposti gli ebrei durante il dominio romano che,con la eliminazione di Gesu' -sotto Pilato-considerato un pericoloso sovversivo in qualita' di capo guerrigliero e quindi giudicabile secondo il crimine di ribellione,dimostrarono al di la' di ogni dubbio di essere in grado di controllare in termini capillari l'ordine interno. Tuttavia anche I grandi imperi hanno il loro tallone di Achille come dimostra la guerra intrapresa da Kokeba nella riappropiazione delle alture della Giudea e di Gerusalemme che ricorse ad una tattica mobile e sfrutto' con relativo successo le risorse difensive del deserto ai danni dell'imperatore Adriano che non ebbe altra scelta che quella di ricorrere ad una politica di sterminio per domare la rivolta abbinata ad una guerra d'assedio nella quale l'uso della controguerriglia svolse un ruolo determinante.

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prupitto Opinione inserita da prupitto    04 Gennaio, 2009
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Documenti della rivolta studentesca francese

Pur nella eterogeneita’ dei documenti raccolti-diversita’ di toni e di temi d’altronde inevitabile-e’ abbastanza agevole individuare le linee di forza comuni.Sotto il profilo squisitamente ideologico le proposte che emergono dai documenti raccolti sono collocabili tra il socialismo marxiano e l’interpretazione anarchica della realta’ storica:viene espressa infatti la necessita’ di porre in atto l’uomo omnilaterale marxiano,di superare le divisioni sociali e gerarchiche (dalla quelle familiari a quelle sociali con particolare riferimento a quelle della realtà educativa),di conquistarsi-con lo sciopero e la violenza-la liberta’(che non puo’ essere concessa dall’alto),di rigettare radicalmente la fonte del potere stesso e la sua manifestazione nella democrazia rappresentativa letta come tradimento della reale democrazia che non può che essere diretta,di costruire una societa’ altra che oltrepassi i limiti del capitalismo e del socialismo autoritario.In particolare,consapevoli della portata rivoluzionaria dei contributi di Marx,Marcuse e Freud, i soggetti rivoluzionari rifiutano la tecnocrazia pur accettando la rivoluzione industriale -ma non certo le sue implicazioni alienanti-,leggono la democrazia rappresentativa come esempio di antidemocraticita’ ma soprattutto vedono nella divisione tra classi e nella divisione tra lavoro manuale e intellettuale l’esempio piu’ chiaro di alienazione.In merito poi ai contesti sociali specifici-l’universita’ e la sessualita’-la critica alla realta’ esistente si delinea in modo piu’ chiaro:da un lato l’universita’ deve divenire un focolaio di contestazione permanente e quindi diventare autonoma dal potere politico e cogestita in modo tale da stravolgere i falsi rapporti tra educatore ed educando oltrepassando lo spirito di competizione e opponendogli lo spirito di collaborazione non gerarchica e la pedagogia dei gruppi tematici;dall’altro lato l’apoliticita’ dichiarata dal mondo universitario viene letta come mantenimento o perpetuazione dell’ordine costituito.Come i partiti dentro l’universita’ sono letti come forme arcaiche di potere clienterale da rigettare, allo stesso modo le relazioni tra docente e alunno sono false perche’ fittizie:il docente infatti non e’ altro che un intermediario mercante e il suo rapporto con il discente si costruisce sulla base del ricatto e della umiliazione.Quanto all’esame questo non e’ altro che una sanzione che impedisce al mondo universitario di divenire realmente egualitario.Anche di fronte alla sessualita’ le proposte indicate dai documenti erano per la borghesia del tempo letti come dirompenti:la distruzione della autorita’ non poteva non condurre al rifiuto netto dei rapporti tradizionali all’interno della famiglia,non poteva non condurre al rifiuto della famiglia in senso classico e alla accettazione della coppia che liberamente si crea e altrettanto liberamente si scioglie.La stessa educazione familiare doveva condurre alla emancipazione della donna e dell’uomo e non alla riproduzione degli stessi meccanismi alienanti della societa’.La riappropiazione del proprio corpo e quindi della propria sessualita’ era la conseguenza di una panpoliticizzazione della realta’ che conduceva i soggetti rivoluzionari a prendere atto di come-ad esempio la maternita-’ non fosse sentita come una possibilità di crescita ma fosse vissuta dalla donna come una consuetudine imposta dalla societa’ o di come la sessualita’ -invece di essere libera e consapevole- fosse uno strumento alienante e sottoposto agli stessi meccanismi della societa’ consumistica e capitalista.

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Il nostro nemico,lo stato

“Lo stato e' un congegno per prendere denaro da un insieme di tasche e metterlo in un altro”

Voiltaire

“Dato che il ruolo del potere è troppo piccolo perchè ci si possano rannicchiare tutti insieme,esiste una eterna gara per vedere chi riuscirà a scacciare gli altri.A questo fine sono divisi in due partiti:quelli dentro e quelli fuori”

Jefferson

E' difficile negare che il saggista americano Nock(1870-1945) sia stato uno dei piu' significativi rappresentanti del movimento anarchico individualista al pari di Tucker,Spooner e Thoreau e abbia contribuito ad anticipare Rhotbard.Consapevole della rilevante influenza esercitata sulla genesi del suo pensiero da Spencer,Paine e soprattutto da Oppenheimer Nock -usando ora l'ironia ora il sarcasmo-muove una critica impietosa e radicale insieme non solo alla costituzione americana ma soprattutto al concetto stesso di stato.Se la politica roosveltiana viene letta come una variante dello statalismo autoritario europeo-i cui teorici l'autore individua in Hegel e Fichte-,se il centralismo di Washington viene letto come un palese tradimento della Dichiarazione e dei suoi presupposti giusnaturalistici,se il liberismo smithiano viene intepretato non come la difesa della liberta' di commercio ma come la giustificazione teorica dei possidenti terrieri e dei proprietari di filande,-e' perche' tutto cio' è la conseguenza diretta dell'affermarsi di quel mostruoso leviatano che e' lo stato che ha ridotto la societa' civile all'acquiscienza trasformandola in un solerte ed ubbidiente esercito in marcia.Storicamente la societa' civile ha inconsapevolmente trasferito la propria liberta' da un leviatano ad un altro-cioe' dalla chiesa allo stato-non rendendosi conto che l'istituzione statale e' sorta dalla confisca e dalla conquista determinando in tal modo una innaturale distinzione di classe ,una innaturale distinzione tra chi sfrutta e chi e' sfruttato, finendo per porsi al di sopra dell'individuo e della societa' e consentendo che al proprio vertice vi fossero veri e propri criminali di professione- usualmente noti con l'espressione demagogica di 'elite politica' -che abilmente hanno saputo creare un sistema clienterale dispensatore di benefici e favori.Se la societa' civile non sara' in grado di porre un argine allo stato,l'inevitabile conseguenza sara' la degenerazione nel collettivismo economico e nel dispotismo politico-militare.D'altronde-conclude ironicamente l'autore-lo stato ha avuto la capacita' di fare qualcosa di efficiente,disinteressato ed onesto nel corso della sua lunga storia?La risposta non puo' che essere interamente negativa.

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L'ANARCHIA

In questo brevissimo saggio,il celebre anarchico anglosassone illustra in modo chiaro,limpido e accessible ad un vasto pubblico alcuni aspetti rilevanti del pensiero anarchico.Al di la' dei predecessori-i Diggers inglesi per esempio-e al di la' dei teorici dell'anarchismo universalmente riconosciuti-quali Godwin,Bakunin,Proudhon,Kropotkin-e' estremamente significativo che l'autore individui nell'anarchismo individualista americano-vale a dire in Thoreau,Warren,Tucker e Spooner-pensatori di indubbia originalita' che hanno contribuito a smantellare teoricamente sia I presupposti del socialismo autoritario che quelli dello statalismo borghese tradizionale partendo da premesse analoghe a quelle dell'anarchismo russo e europeo.Infatti-pur nella diversita'-entrambe le correnti erano consapevoli che lo stato fosse il nemico principale da abbattere in quanto manifestazione principale del potere e della autorita' al quale si doveva contrapporre una societa' composta di piccole comunita',volontarie nelle quali l'individuo e la societa' potessero trovare un armonico equilibrio al di fuori di qualsiasi autorita' umana e divina,nelle quali l'educazione fosse frutto della cogestione e non di rapporti gerarchici e fittizi-come dimostrarono Robin,Faure e Neill-,nelle quali il soggetto potesse sperimentare liberamente la propria sessualita' respingendo come aberranti I vincoli imposti dalle tradizioni religiose,nelle quali insomma la dominazione fosse letta come una degenerazione della natura umana cioe' come frutto di un errato relazionarsi tra essere umani.Ed e' proprio questa la pars costruens che l'autore addita al lettore quale unica e reale possibilita' per riuscire a costruire una realta' alternativa a quella nella quale siamo obtorto collo costretti a vivere rinnegando quotidianamente il nostro desiderio di essere liberi.

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LA DISOBBIDIENZA CIVILE

Thoreau(1817-1862) poeta,saggista e soprattutto pensatore libertario americano tra I piu' celebri scrisse il breve saggio sulla disubbidienza nel 1849 in occasione del suo arresto avvenuto nel 1846 per non aver pagato le tasse di un governo-quale quello americano-che promuoveva sia lo schiavismo che l'imperialismo.D'altronde, l'atteggiamento dell'autore verso il governo o il potere politico in senso lato, era esplicitamente ostile e non ebbe esitazione alcuna a manifestare l'auspicio che l'evoluzione dell'uomo consentisse all'umanita' tutta -in un futuro indefinito- di fare a meno dello stato e dell'esercito permanente,istituzione quest'ultima che si pone senza alcuno scrupolo al servizio di una ristretta oligarchia come una macchina docile e ubbidiente al punto che se I soldati fossero burattini di legno sarebbero altrettanto adeguati allo scopo per il quale sono stati fabbricati.D'altra parte,gli stessi funzionari statali non avendo alcuna coscienza morale sarebbero in grado di servire in modo inconsapevole-perche' meccanico-sia dio che il demonio.Al contrario, un uomo libero, negando ubbidienza al governo,resistendo ad esso dimostra che non solo non e' ammissibile ignorare l'ingiustizia ma che questa va combattuta apertamente e dimostra in tal modo' che l'acquiscienza della massa determina sostegno e obbedienza.Per onorare l'imperativo di liberta' della propria coscienza, bisogna essere disposti ad andare fino in fondo anche accettando la prigione che in fondo e' l'unico luogo dove un uomo libero possa abitare.D'altra parte, lo stato ha soltanto una superiorita' fisica e non di certo morale e il tentativo della massa di assimilare un uomo libero e' destinato al fallimento poiche' un uomo libero nella mente e' uomo che non potra' mai essere realmente imprigionato dal momento che qualsiasi potere per sussistere ha bisogno del consenso,consenso che non gli verra' mai dato da colui che esercita con giuzidio la propria capacita' critica.Fiducioso- nonostante tutto- verso I propri simili, il pensatore libertario deve sotto il profilo sociale contribuire a realizzare istituzioni politiche che siano giuste per tutti gli uomini e che trattino il singolo individuo con assoluto rispetto ponendolo al centro della propria azione politica e legislativa.

GAGLIANO GIUSEPPE

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prupitto Opinione inserita da prupitto    04 Gennaio, 2009
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LE NUOVE BR

L'inchiesta del giornalista Pergolizzi affronta con chiarezza e rigore-anche attraverso le lettere dal carcere dei brigatisti e le loro intercettazioni- il nuovo terrorismo brigatista che, pur rifacendosi a livello tematico e a livello di modus operandi alle vecchie brigate rosse, affonda le proprie radici politiche e sociali in un humus complessivamente differente e non rappresenta-a differenza delle br storiche-un effettivo pericolo per lo stato. Grazie alla professionalita' investigativa della Digos,dei Ros e dei Ris e naturalmente della magistratura italiana -ed in particolare di Salvini e della Boccassini-e' stato possibile smantellare rapidamente l'affermarsi del nuovo brigatismo. Collocato geograficamente soprattutto tra Milano e Padova-con legami stretti con gli esuli francesi e con alcune delle principali strutture omologhe svizzere- gli obiettivi presi di mira erano altamente simbolici -magistrati,giuslavoristi e politici-che dovevano essere eliminati attraverso il ricorso ad armi di calibro diverso(dalle pistole ai fucili di calibro 22 e 30 fino alle mitragliatrici tradizionali quali il kalashikhov e l'uzi ).Se l'estrazione sociale dei nuovi brigatisti-come d'altronde quella delle vecchie br-per quanto variegata- si polarizza tra la realta' operaia e la piccola-media borghesia,il contesto politico dal quale provengono e' ben circoscritto poiche' si concentra esclusivamente all'interno dei sindacati-Cgil e Fiom- e all'interno del centro sociale “Gramigna”di Padova.Se l'infiltrazione all'interno della realta' lavorativa del precariato aveva il solo scopo di strumentalizzarla dandole uno sbocco eversivo,le tematiche antiimperialiste,antiatlantiche- e in particolare antiamericane e antiisraeliane- costituiscono veri e propri elementi di continuita' ideologica sia con il passato che con il movimento no global almento tanto quanto la difesa ad oltranza di tutte le principali organizzazioni terroristiche internazionali verso le quali manifestano apprezzamento e solidarieta' politica.A parte il centro sociale “Gramigna”-che l'autore considera una vera e propria incubatrice del nuovo terrorismo dal momento che il loro radicale rifiuto della democrazia rappresentativa li conduce alla necessita' di attuare la lotta armata -e a parte il ruolo storico della citta' di Padova-che diede il battesimo a Negri-,le organizzazioni eversive smantellate sono state il Partito comunista politico militare-aderente alle linee programmatiche di Seconda posizione formazione storica sorta a seguito di una scissione all'interno delle br- e le Carc nate nel 1992 -ad opera di Giuseppe Maj-dalla unione di gruppuscoli trozkisti e dell'ex autonomia operaia. Inoltre le indagini degli inquirenti hanno permesso di giungere ai loro legami internazionali ed in particolare alle connivenze con la Stauffacher fondatrice della Struttura Rivoluzionaria svizzera e leader di Soccorso Rosso internazionale organizzazione sorta per legare la resistenza dei compagni nelle carceri a quella che si sviluppa all'esterno con la lotta operaia e che comprende anarconsurrezionalisti,marxisti,,movimentisti e simpatizzanti d'area.

GAGLIANO GIUSEPPE

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ALQAEDA.COM

Inviato speciale negli Usa per conto del Corsera in questo volume il noto giornalista italiano illustra con la usuale chiarezza e semplicita’ alcuni aspetti-indubbiamente rilevanti-della galassia terroristica di Alqueda. Non c’e’ dubbio che il web sia diventato oramai un vero e proprio campo di battaglia virtuale nel quale la cyberwarfare- da parte dell’integralismo musulmano alquedista- viene condotta con grande professionalita’ ed efficacia.Se il modus operandi della controinformazione di Alqueda e’ stato in parte ereditato da Hamas-ed in particolare fondamentale si rivela la influenza di Azzam su Bin Landen-pur tuttavia le tecniche messe in atto sono certamente originali.Infatti al di la’degli obiettivi soft colpiti dal terrorismo islamico secondo un approccio tradizionale-p.e. attraverso gli attacchi suicidi o attraverso la distruzione di infrastrtture civili critiche e al di la’ della emulazione per contaminatio -effettuata per esempio in Algeria a partire dal 2006-la realizzazione di un network rizomatico sovranazionale ha permesso ad Al Queda di diffondersi rapidamente e in modo capillare ponendo enormi difficolta’ alla intelligence occidentale.Difatti, sia i principali protagonisti del movimento alquedista -e fra questi Adam Gadahn esperto nella cyberwarfare,Abu Yahya elemento operativo,Mustafa Abu al Yarid esperto nel settore economico-sia le cellule terroristiche autonome o i raggruppamenti eversivi di affinita’,hanno da un lato saputo valorizzare la componente femminile invogliandola nell’attuare attacchi suicidi e dall’altro lato sono stati in grado attraverso il web-e piu’ precisamente attraverso siti come Al Farouq e il Global Islamic Media Front– e le trasmissioni satellitari arabe di mettere in atto una ampia quanto valida campagna di controinformazione-all’insegna del piu’ viscerale antiamericanismo e antisemitismo- e di reclutamento mettendo on line ora numerosi manuali di guerriglia,handbooks di pychological warfare ed anche dettagliate istruzione per l’uso di bombe sporche ora costruendo comunita’ virtuali per fare proseliti o piu’ semplicemente per mettere a punto strategie di azione di breve e lungo periodo.La stessa disponibilita’ economica-oltre che realizzarsi atttraverso i consueti canali dellautofinanziamento,dei fondi arabi privati-ha potuto rinnovarsi proprio attraverso la violazione della privacy economica o attraverso l’investimento nel gioco d’azzardo on line. Le contromisure adottate dalla amministrazione americana sono apparse -all’autore-controproducenti e deleterie la’ dove hanno posto l’enfasi su una soluzione di tipo tradizionale -quale la guerra offensiva- (alludiamo alla guerra in Iraq) e portatrice di gravi violazione dei diritti umani (alludiamo all’uso della tortura presso la base militare di Guatanamo) efficaci e degne di emulazione la’ dove hanno trovato modo di attuarsi sottoforma di cyberwarfare attraverso il NCC,la NCSD della Homeland Security,il CC dello Strategic Command,attraverso specifiche disposizioni legislative quali il terrorist Surveillance Program della NSA ma sopratutto grazie l’iniziativa del commissario newyorchese Kelly che, con l’ausilio di un organismo specifico denominato NYPD ,ha saputo attuare un coordinamento informativo sovranazionale con le altre polizie nonostante le prevedibili resistenze del Pentagono e dell’Fbi.Ed e’ proprio su questo percorso che le intelligence europee e’ bene che procedano superando-la’ dove sara’ possibile-le reciproche rivalita’ all’insegna della realizzazione di un fronte comune contro l’integralismo islamico oramai poliedrico e sfaccettato.

Gagliano Giuseppe

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prupitto Opinione inserita da prupitto    08 Dicembre, 2008
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ALIAS AGENTE BETULLA

Il volume di Farina-ex giornalista di Libero e attualmnete deputato e membro permanente del Comitato dei diritti umani della Commissione europea-costituisce da un lato un pampleth di autodifesa ironico,graffiante e umanamente coinvolgente ma dall'altro lato e' un atto di denuncia limpido e mai rancoroso nei confronti dei suoi accusatori.Grazie alla sua attivita' giornalistica, alla sua appartenza a Cl e ai suoi autorevoli contatti in Vaticano e nel centro destra, fra l'1987 e 1999 rivesti' il ruolo di mediatore diplomatico informale di alto profilo in contesti geopolitici differenti(dall'Eritrea nel 1987,alla Guinea-Bissau nel 1990 per arrivare al 1998 a Cuba e nel 1999 in Kossovo ove diverra' un elemento di raccordo di grande rilievo tra Ristic-plenipotenziario di Milosevic -e il governo italiano) dimostrando in tal modo l'efficacia di un giornalismo militante.Proprio in ossequio a questa scelta di vita,Farina decise di collaborare come operativo con il Sismi -allora diretto dal Gen.Pollari-ed in particolare con Pompa-analista di fiducia di Pollari- definito da Farina un esperto di levatura internazionale nelle fonti aperte.Ancora una volta in qualita' di mediatore-questa volta tra il mondo arabo -via Imad e Al Jazeera-e l'Italia sara' in grado di svolgere un ruolo prezioso a livello politico diplomatico soprattutto nella vicenda degli ostaggi italiani nel 2004 .Tuttavia l'opposizione -ferma e decisa-di Pollari nei confronti delle renditions della Cia -fra l'altro legittimate dall'Unione europea -coinvolgera' a livello giudiziario Farina in qualita' di collaboratore del Sismi ,coinvolgimento che si tradurra' in una odissea giudiziaria nella quale il pm milanese Spataro-coadiuvato da Repubblica,Espresso e Corsera-svolgera' il ruolo di solerte inquisitore liquidando con un trattto di penna Pollari,Pompa e naturalmente Farina in ossequio ad un preciso teorema politico secondo il quale il Sismi-in quanto il braccio operativo della Cia in Italia-avrebbe contribuito alla rendition di Abu Omar.Il modus operandi di Spataro avra' l'effetto-da un lato- di determinare un vulnus tra la Cia e il Sismi indebolendoli entrambi sul fronte della lotta al terrorismo e -dall'altro lato- di gettare discredito su fedeli e integerrimi funzionari vincolati al segreto di stato. Al di la' delle tragicomiche vicende legate al rispetto della secretazione degli interrogatori di Farina-interrogatori che inesorabilmente finivano in pasto ai giornali-e al di la' della conclusione della vicenda giudiziaria-Farina sara' condannato al pagamento di una sanzione amministrativa e sara' scagionato dall'accusa di essere un agente effettivo del Sismi-il volume fa emergere con estrema chiarezza la paradossale lotta tra apparati di stato(che avrebbero e dovrebbero collaborare strettamente per la sicurezza del nostro paese),la vilta' e la meschinita' dell'Ordine dei giornalisti-con le dovute eccezioni- , ma soprattutto la pericolosita' dello stretto legame tra apparati giudiziari e testate giornalistiche legami che inficiano profondamente l'equilibrio dei poteri.

Gagliano Giuseppe

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prupitto Opinione inserita da prupitto    19 Ottobre, 2008
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ALLA PERSONA CHE SIEDE NELLE TENEBRE

La raccolta dei saggi di Twain costituisce un atto di denuncia impietoso nei confronti del colonialismo americano-p.e.quello nelle Filippine-e di quello europeo-p.e.il monologo di re Leopoldo relativo al genocidio attuato in Congo.Atto di denuncia che, proprio perche' articolato con un tono ironico e sarcastico, consente di compendere chiaramente le conseguenze devastanti dell'imperialismo-ennesima variante della brama di volonta' di potenza dell'uomo-,che induce l'autore a condannare il patriottismo-che consolida il conformismo e trasforma l'omicidio di massa in atto di eroismo-,la stampa di regime che manipola l'informazione,la religione che diviene uno strumento di dominio dell'anima contiguo a quello politico-militare,l'addestramento che rende amorfe le coscienze e annulla la ragion critica e l'individualita',la guerra la cui logica cancella ogni limite morale e giuridico, la retorica di regime che spaccia genocidi per brillanti vittorie militari ed infine gli atti di eroismo compiuti nelle guerre che altro non sono che omicidi di massa attuati per ossequio al potere di turno.

GAGLIANO GIUSEPPE

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prupitto Opinione inserita da prupitto    15 Ottobre, 2008
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MI RIVOLTO DUNQUE SIAMO

In questi interventi-che abbracciano un arco temporale che va dal '46 al '56-Camus delinea il proprio libertarismo antimarxista e anticapitalista alla ricerca di una via intermedia in grado di coniugare gli aspetti migliori del socialismo con quelli del pensiero anarchico evitando sia la deriva autoritaria tipica del marxismo sia quella romantico-nichilista propria di quello anarchico.Risulta abbastanza agevole individuarne le carattreistiche principali del pensiero politico dell'auote non certo per la sue semplicita' ma per la sua limpidezza.In primo luogo,l'autore ritiene inacettabile che in sostituzione del dialogo I nostri simili abbiano scelto l'omicidio di massa come ritiene illegittimo che l'unica alternativa politicamente percorribile sia la scelta tra comunismo sovietico e pseudo liberalismo americano.Alla stessa stregua la scelta realistica,la scelta cioe' di coloro che si rapportano all'umanita' come se questa fosse un mezzo gli appare-kantianamente- una delle principali cause della dissoluzione del mondo ed in particolare del socialismo reale che non ha saputo coniugare liberta' e giustizia.In secondo luogo,uno strumento giuridicamente adatto potrebbe essere la costituzione di una democrazia internazionale-che si concretizzerebbe attraverso la costituzione di comunita' di natura cooperativa- in grado di evitare che il prezzo per la liberta' debba esssere pagato con il sacrificio di milioni di vite umane,uno stromento insomma che sia in grado di superare il silenzio e la paura cosi' caratteristici della nostra epoca per rendere possibile in tal modo il trionfo della parola sulla forza.Ebbene affiche' questo sia possibile,l'intellettuale non deve avere alcun riguardo nel denunciare a destra come a sinistra le derive totalitarie,l'ingiustizia,la manipolazione mentale,i campi di prigionia,l'opportunismo politico delle istituzioni religiose,l'ottusa logica bipolare di coloro che ci vorrebbero privare del senso critico.Proprio per questo,l'intellettuale libero non potra' farsi incantare dalle capziosi distinzioni tra tirannia reazionaria e tirannia progressista,non potra' accondiscendere alla necessita' per ragion di stato di fondare la societa' sulla menzogna,non potra' che guardare con sospetto tutto coloro che assolutizzano la propria visione del mondo(gli storicisti assoluti come gli antistoricisti altrettanto dogmatici nella loro intransigenza),non potra' che criticare con vigore tutti coloro che vorrebbero-come I marxisti dogmatici-identificare tout court il pensiero antagonista con quella marxista facendo finta di dimenticare la teoria e la prassi del movimento bakunista,del sindacalismo rivoluzionario o della CNT spagnola.Non desta allora alcuna sorpresa nel lettore la condanna di Camus-egualmente chiara ed egualmente netta-sia del franchismo che della repressione socialista-o sedicente tale-dell'insurrezione di Poznam e dello sciopero operaio di Berlino est,episodi questi che dimostreranno l'ennesimo tradimento del socialismo reale-e la vilta' dei suoi corifei-e la sostanziale equipollenza tra sistemi totalitari al punto da spingere l'autore a sottolineare con ironia come- in fondo- il migliore alleato di Franco fosse il Cremlino.

GAGLIANO GIUSEPPE

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prupitto Opinione inserita da prupitto    10 Settembre, 2008
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TONY SLOANE LEGIONARIO PIEMME

Crudelta'-della guerra-cinismo-verso I subalterni,gli uomini e le donne-autoritarismo neogesuitico-nell'addestramento e nella assenza di liberta' di scelta.Sono queste alcune delle principali caratteristiche che emergono con nettezza nella autobiografia del legionario Sloane.Indubbiamente avaro nel descrivere nello specifico alcune rilevanti modalita' operative dell'addestramento-in particolare quelle inerenti alla guerriglia urbana-il volume di Sloane contribuisce a diradare falsi miti-frutto di agiografie- sulla dimensione psicologica dell'essere legionario.L'assoluta discrezionalita' con la quale la gerarchia militare puo' decidere di ignorare il passato del legionario,la sostanziale autoreferenzialita' della legione rispetto alla altre istituzioni militari,la privazione della liberta' di pensiero e di azione della recluta(come se le regole di condotta fossero state ispirate da Loyola),il fortissimo cameratismo-ora formale perche' coatto ora sostanziale perche' sentito ed autentico dal punto di vista umano,la sacralizzazione della disciplina-che l'autore distingue con fermezza dal rispetto verso il superiore gerarchico-la cinica consapevolezza che la condizione del legionario rende agevole allo stato un utilizzo versatile nei piu' diversi contesti geopolitici e strategici,la scarsa o nulla considerazione per la vita umana(l'autore ricorda l'assoluta indifferenza dimostrata da un sergente per il suicidio di una recluta),la mancanza di qualsiasi scopo-durante il periodo di licenza- che non fosse il sesso mercenario e il costatnte abuso di alcool-,la piena coscienza che il legionario professionista altro non sia che un killer la cui vita oscilla tra l'omicidio di stato,il sesso e il bere spasmodico.Ebbene,la franchezza con la quale l'autore esprime I suoi stati d'animo non gli hanno impedito di impostare la propria vita su parametri diversi senza tuttavia rinnegare in modo ipocrita il proprio passato.

GAGLIANO GIUSEPPE

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prupitto Opinione inserita da prupitto    08 Settembre, 2008
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I NERI E I ROSSI

Se e' arduo negare che l'espressione terrorismo sia di ardua definizione a causa delle numerose contraddizioni o incompletezze presenti nelle piu' note definizioni,non costituisce al contrario motivo di contrasto tra gli esperti del settore ne' la natura pluridimensionale del terrorismo ne' la genesi storico del termine-che come ricorda l'autore sorse nel contesto ideologico giacobino-e neppure la caratterizzazione negativa ad esso attribuito dalla storiografia liberale

alle modalita' operative del populismo e dell' anarchismo russo.Ora,a parte la rassegna storica compita dall'autore a proposito della counterinsurgency americana,atlantica e francese-rassegna sia detto per inciso assolutamente superficiale-e quella compiuta sulla trasformazione storica della guerriglia urbana -anch'essa eccessivamente schematica e generica per un lettore specialista-l'attenzione dell'autore si polarizza sulla esistenza del terrorismo promosso dal soggetto statuale e sulle contromisure giuridiche attuate dagli stati per contrastare quello promosso da soggetti statuali e non. Ebbene a nostro avviso la centralizzazione della intelligence,la dilatazione giuridica del reato terroristico,le limitazioni delle garanzie di difesa ed infine la realizzazione pro tempore di una stato di emergenza-che necessariamente implica l'attenuazione di alcune garanzie costituzionali-costituiscono un pacchetto legislativo sufficiente a porre un efficace argine alla espansione del fenomeno terrorista. Anche il ricorso a covert operations e a tecniche di interrogatorio non ortodosse rientra nel pieno diritto di un soggetto statuale-con buona pace di Giannulli- proprio perche' terrorismo e antiterrorismo si condizionano reciprocamente. Naturalmente Giannulli non trascura di sottolineare il ruolo indispensabile della guerra psicologica,ruolo che si dispiega soprattutto nella manipolazione della opinione pubblica via media.In conclusione,se in linea di massima le riflessioni dell'autore risultano degne di interesse per un lettore non specialista,siamo persuasi che lo scopo effettivo del saggio non sia quello di recare contributi di particolare originalita' storico-metodologica alla problematica terroristica-contributi ad ogni modo del tutto assenti- ma quello di indurre il lettore digiuno di strategia e politica internazionale- da un lato- ad assumere un atteggiamento ora scettico ora apertamente critico nei confronti delle scelte messe in atto dagli stati nel contrasto del fenomeno terrorista e- dall'altro lato- a persuaderlo della sostanziale equivalenza tra azione terroristica e azione di contrasto antiterroristica le cui modalita' operative hanno ripetutamente violato-suggerisce implicitamente l'autore- le convenzioni internazionali e i precetti delle democrazie liberali.

GAGLIANO GIUSEPPE

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prupitto Opinione inserita da prupitto    02 Settembre, 2008
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FABIO MINI SOLDATI

Per quanto non possa considerarsi sistematico come il celebre volume di Caligaris Paura di vincere

tuttavia il saggio di Mini ha gli stessi pregi:tagliente,irritante per il lettore ipocrita,ironico nei confronti delle patetiche manie di grandezza di determinati scenari strategici.Non sono certo poche le considerazioni critiche che l'autore rivolge-p-e.- al perverso connubio tra politica,lobby industriali e militari di altro grado,alle innovazioni tecnologiche o autoreferenziali o finalizzate a compiacere varie prebende.E come non menzionare le stoccate rivolte ai generali-pappagalli del potere o piu' semplicemente opportunisti o ,al contrario, gli elogi rivolti ai comandanti operativi e ai professionisti che portano solo onore-con il loro impegno e sacrifico-al paese .Come collocare a latere la vibrante denuncia del gen.Mini rivolta alle innovazioni tecnologiche sofisticate quanto ben lungi dall'essere attuate in tempi ragionevoli o a quelle finalizzate solo a compiacere interessi torbidi che arrecano solo danno ai magri bilanci.Se non mancano-nel breve saggio-le costanti strategiche care all'autore quali l'enfasi posta sul ruolo determinante della guerra psicologica,della guerra asimmetrica e sulla incapacita' da parte Nato e da parte della intelligence statunitense di dare concreta attuazione ad una modalita' di fare la guerra diversa da quella della cold war,non mancano neppure gli elogi rivolti alla politica estera italiana,elogi tuttavia subito smorzati dalla consapevolezza dello iato tra Europa e Usa,della presenza di numerosi e consapevoli sabotatori dell'autonomia del dispositivo militare europeo, della assenza di collaborazione tra forze di polizia e armate europee e non,dalla proliferazione di protagonismi e particolarismi che continuano ad ostacolare la possibilita' di realizzare un sistema di difesa integrato.Proprio l'importanza attribuita all'Europa induce l'autore -senza giri di frasi-a stigmatizzare la politica unilaterale americana interessata alla realizzazione di coalizioni ad hoc e non alla edificazione di alleanze paritarie.Ebbene,accanto allle tematiche di politica estera e militare, non mancano le gustose e significative note di costume come quelle relative all'habitat delle caserme italiane o a quelle inerenti alle schedature 'alla matriciana' compiute con il celebre modello I durante gli anni della guerra fredda. A proposito dell'Italia,Mini -differenziandosi da numerosi commentatori-non solo sottolinea la scarsa qualita' del professionismo attuale-con le dovute eccezioni-ma sottolinea anche-con la dovuta ironia-la presenza nel nostro paese di pseudo-strateghi pronti a servire umilmente il padrone di turno senza alcuna reale competenza professionale in cambio di cattedre universitarie e consulenze parlamemtari.D'altronde, quando la professionalita' finisce per porsi al servizio del potere-sottolinea con amarezza l'autore- rischia di determinate errori clamorosi e di vasta portata come quelli della mancata previsione- da parte della intelligence americana- dell'attentato dell'11 settembre,come quelli della programmazione di modelli di difesa aziendalistici o come quelli dell'uso non proprorzionale dei mezzi offensivi,uso dettato dala cieca obbedienza al potere e non certo da esigenze realmente militari.Infine,la rivoltante demagogia lessicale delle guerre umanitarie,dei soldati di pace hanno-e continuano a determinare-sovrapposizioni di ruoli con gravi implicazioni operative congiunte a progressive perdite di credibilita' come -sul fronte opposto-l'importanza sempre maggiore data ai mercenari-rischia di compromettere l'autorevolezza delle forze armate .

GAGLIANO GIUSEPPE

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prupitto Opinione inserita da prupitto    16 Agosto, 2008
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QUEI BRAVI RAGAZZI

CLAUDIO FAVA,QUEI BRAVI RAGAZZI,SPERLING &KUPFER,2008
Le riflessioni politiche del volume-ideologicamente manichee-procedono di pari passo con il rifiuto tout court del realismo politico e delle sue implicazioni,inducendo il lettore a comprendere senza ombra di dubbio di trovarsi di fronte ad un saggio militante profondamente intriso di ostlita' antiamericana ed antiatlantica.D'altra parte,l'inchiesta della Commissione europea non ha contribuito a salvaguardare il rispetto del diritto internazione-ed in particolare delle Convenzioni di Ginevra-ma al contrario ha contribuito a screditare l'azione di contrasto americana ed europea di fronte alla opinione pubblica mondiale,determinando in primo luogo -unitamente alle risultanze della Procura di Milano e alle inchieste del Washington post e della ABC news-un grave conflitto tra istituzioni nazionali e sovranazionali e in secondo luogo una notevole perdita di credibilita' degli alleati di fronte agli americani finendo in tal modo per gratificare ideologicamente la diffusa ostlita' antiamericana contribuendo a rendere maggiormente efficace sul fronte della guerra psicologica l'offensiva di Al Quaeda e dei suoi alleati.Al di la' dell'affresco psicologico fatto dall'autore di alcuni protagonisti volontari o meno della vicenda-p.e.la l'operato di Pollari e' assimalta a quello di una patetica comparsa-e al di la' delle analogie-piu' volte ribadite-tra il modus operandi della mafia e quello della intelligence,le scelte politico-militari degli americani e degli alleati ci trovano-con buona pace del furore iconoclasta e giustizialista di Fava-pienamente solidali. in quanto dettate dalla ragion di stato.Le numerose omissioni,la secretazione dei protocolli di intesa con gli alleati,la delegittimazione politica della inchiesta della Commissione e delle convenzioni internazionali,il rifiuto di conferire credibilita' giuridica ai terroristi,l'uso degli interrogatori rinforzati-ampiamente applicati dai francesi durante la guerra di Algeria e dagli americani in America Latina-costituiscono scelte ispirate al realismo politico unico approccio possibile di fronte alla pericolosita' rappresentata dal terrorismo per tutte le democrazie europee. Contrariamente all'opinione dell'autore il modus operandi del governo inglese-dal Foreign Office all'MI6-e di Pollari e' stato conforme ai precetti della salvaguardia della sicurezza nazionale e al rispetto degli accordi bilaterali ed in ambito Nato. In conclusione- sia detto con esplicita ironia-la credibilita' delle valutazioni di Fava e' a tutti gli effetti equivalente a quella di Giulietto Chiesa e Gianni Mina' l'imparzialita' dei quali e' ampiamente nota.
GAGLIANO GIUSEPPE

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prupitto Opinione inserita da prupitto    10 Agosto, 2008
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MARIO CAPANNA IL SESSANTOTTO AL FUTURO

Il volume merita solo una osservazione conclusiva:l'unico elemento degno di menzione e' l'onesta' dell'autore relativamente alla incapacita' del sessantotto di modificare la realta'.Un affermazione-quetsa-che da solo avrebbe dovuto invalidare gran parte delle tesi del volume.

Gagliano Giuseppe

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Il volumetto e’ caratterizzato da una enfasi ridicola a livello lessicale e contenutistico(si pensi alla espressione vibrazioni perduranti a pag.41),da involontarie autoironie(la’ dove parla della necessita’ di diffidare degli estremismi),da una interpretazione della realta’ storica del sessantotto e di quella contemporanea profondamnete viziata da stereotipi e da integralismi ideologici.Naturalmente la tecnica della rimozione storica costituisce -a tutti gli effetti- una procedura usata dall’autore molto disinvoltamente in relazione alla esaltazione della violenza e alla sua pratica durante il sessantotto o in merito alla presunta nonluntas dei protagonisti sessanttottini di volere solo rovesciare il potere senza conquistarlo.Quanto alle critiche rivolte dall’autore alla democrazia rappresentativa e al mercato, queste non solo altro che banali riedizioni della ideologia socialista dell’ottocento che l’autore riproprone senza alcun pudore dimenticando di rilevare il naufragio della democrazia diretta proprio durante il sessantotto a causa della demagogia populista profondamente radicata nella assemblea.Scontata- infine- l’adesione dell’autore alla tesi storiografica della discontinuita’ tra sessantotto e sessantasette,discontinuita’ che cela-in verita’ molto ingenuamente-un semplice dato di fatto:il ‘77 fu solo l’epilogo assolutamente coerente della violenza teorico-pratica del sessantotto.Quanto alla mancanza di visioni manichee da parte dei protagonisti del ‘68 anche questa affermazione e’ semplicemente risibile:da un lato fu formulata una condanna senza appello all’imperialismo e al capitalismo e dall’altro lato fu fatta propria una esaltazione acritica e dogmatica della Cina,della guerriglia terzomondista,di Stalin e persino del controterrorimo praticato da tutti i movimenti di liberazione spacciato per reazione legittima.Infine-e questa e’ forse la conclusione piu’ patetica del volume-l’autore riprende la tesi della compresenza di Capitini-maldestramente e grossolanamente-allo scpo di legittimare una sorta di unione mistica tra individio e comunita’ ,unione che ha la sua conclusione nella scontata condanna verso l’impero del male e cioe’ verso la politica estera americana.Un ‘ultima osservazione infine:la critica ai pentiti opportunisti se appare ragionevole ad una prima lettura ad una lettura piu’ approfondita si palesa per cio’ che e’:l’impossibilita’- da parte di Capanna- di accettare che vi siano anche pentiti sinceri che non hanno tratto un beneficio particolare dalla condanna senza appello al sessantotto.<br />
<br />
GAGLIANO GIUSEPPE
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