Opinione scritta da pfert
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l'adolescenza
Il romanzo alla sua uscita, nel 1951, ottenne un immediato successo per la novità del linguaggio e per la pungente critica alla società borghese americana. Il giovane protagonista, indolente e privo di fiducia in se stesso, divenne ben presto il prototipo dell’adolescente in crisi, deluso dall’ipocrisia del mondo adulto. Se il giovane Holden somiglia poco con la sua disarmante sincerità e la sua sensibilità agli adolescenti smaliziati di oggi, i temi del romanzo (il difficile rapporto con la famiglia, il sostanziale fallimento della famiglia e della scuola nella formazione, il rifiuto di crescere perché non ci si riconosce in quello che il mondo adulto propone) non sono certo superati.
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il fuoco
Il romanzo racconta un viaggio lungo, estenuante, in uno scenario apocalittico, di un uomo e di un bambino che hanno una strada come unica guida verso il mare. Nell’orrore del cammino risulta più toccante e consolatorio il rapporto bellissimo tra padre e figlio, l’uomo e il bambino, un rapporto di fiducia, di difesa, di amore, un rapporto che dimostra che la vita continua in un infinito passaggio di testimone, tra il mondo da non dimenticare e il nuovo orizzonte senza più colori.
Nelle parole con cui il romanzo si chiude sta il vero e profondo messaggio del libro, il passaggio di testimone tra padri e figli (il fuoco che essi dicono di portare), che può restituire un futuro anche quando sembra che ogni speranza sia perduta.
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on the road
Della protagonista del romanzo della Vinci il lettore non sa nulla, nessun ricordo, nessun perché. Sa solo che è su una strada, la Provinciale Tre, e che sta correndo, non sa le motivazioni di quella fuga, da che cosa fugga, è portato a sospettare che si nasconda, dopo un delitto atroce. Ma la donna scappa da sé, dalla depressione per una esistenza di cui non si coglie il senso.
Quella che un tempo era l'on the road della trasgressione e della fuga verso la vita, diviene luogo di fuga dalla vita, e se è una corsa verso la libertà, è proprio il termine libertà che si svuota di senso, e resta solo una corsa senza meta, senza un arrivo. Il romanzo è scritto bene, con uno stile particolarissimo, forte e crudele.
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il topo lettore
Il romanzo è il racconto in prima persona di un ratto nato nel deposito di una libreria di Boston negli anni Sessanta. La madre ha partorito tredici cuccioli, ma ha solo 12 mammelle. Il piccolo Firmino, più deboluccio e fragile dei suoi fratelli è perdente nella corsa ai capezzoli materni ed è costretto a cercare altro cibo per sopravvivere. Scopre che la carta dei libri ha un buon sapore e che ogni libro ha un sapore diverso dall’altro. Mangiando mangiando, impara a leggere e da mangiatore si trasforma in lettore. Non si tratta di un libro per bambini ma per adulti, e soprattutto per adulti lettori che si identificano nel piccolo Firmino, un po’ emarginato, orgoglioso di trovare nei libri il ‘gusto’ della vita, ma incapace a trasmetterla agli altri perché l’esperienza della lettura è un’esperienza che ognuno deve farsi da sé.
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la storia e la microstoria
Il romanzo è ambientato all’epoca della Rivoluzione culturale di Mao Zedong e tra realtà e invenzione, è il racconto di esperienze vissute in età giovanile, fatto a distanza sia temporale che spaziale: trenta anni dopo i fatti descritti, in un paese lontano, scritto in lingua francese, patria d’adozione, dallo scrittore e regista cinese. Con leggerezza e piacevolezza la Storia entra nel romanzo attraverso la microstoria degli adolescenti protagonisti, senza alcuna manipolazione ideologica. Il romanzo ci vuole mostrare inoltre il fascino e la forza della letteratura, attraverso la quale i due giovani, da ‘rieducare’ al lavoro dei campi, scopriranno un mondo capace di spiegare il senso della vita, quello della letteratura.
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