Opinione scritta da piccolastellapuntoit
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Fine di una bella storia
“Il futuro dell’umanità è un segreto
nascosto tra le pagine di un libro…”
Questa la dicitura a fondo copertina che inizia a creare la dovuta suspance e la voglia di continuare a leggere le peripezie di Will e Nancy.
“Il libro delle anime” è il secondo ed ultimo volume che conclude la storia della famosa e agghiacciante Biblioteca dei morti (ma io ci aggiungerei anche dei vivi).
L’Autore ancora una volta è riuscito a gestire i salti temporali con grande maetria. La fervida fantasia di Cooper riesce quindi a portarci nei meandri e nella cultura dell’Inghilterra del 1300, nella Parigi e nelle contee inglesi del 1500, nonché a seguire le indagini nel nostro tempo.
Inoltre riesci anche a farci conoscere in chiave particolare personaggi come William Shakespeare e Giovanni Calvino, dando un suo perchè a certi comportamenti o a determinate scelte che cambiarono la loro vita.
Si potrebbe dire che Glenn Cooper ha azzardato una sua idea su carta a spiegazioni che magari ancora non si sanno, per esempio il perchè Giovanni Calvino andò contro il sistema religioso del tempo, decidendo di abbracciare gli ideali del Luteranesimo.
Sta di fatto che quando si mettono in mezzo in storia di “fantasia” nomi che han fatto la Storia lo stuzzico di capire dove vuole andare a parare lo scrittore c’è sempre.
E così è stato per me.
“Il libro delle anime” è uno di quei romanzi che appena girata l’ultima pagina ci si sente un po’ in pace.
Tutto è andato come doveva andare, i personaggi a cui ti sei affezionato hanno avuto il loro lieto fine, i famosi cattivi hanno ricevuto quello che meritavano e tutti i misteri sono stati svelati.
C’è da dire che l’ipotesi di una reale Biblioteca del genere fa un po’ venire i brividi, non so se farei la scelta che ha fatto fare l’Autore ai suoi protagonisti. Non posso aggiungere molto se no svelo il finale e non è il caso, ma magari mi dite la vostra così ne discutiamo!
Però rimango della mia idea… che se ne faccia un bel film?
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Proprio non ci siamo
Avete presente quando vi trovate tra le mani un libro completamente inutile? Ecco, mi duole dirlo ma “Il principe Vampiro – Attrazione fatale” è proprio uno di quelli!
Conosco la scrittrice, Christine Feehan, dai tempi di “Vieni da me” e “Fuoco nel fuoco” che invece mi piacquero molto; per questo quando vidi in libreria un libro nuovo col suo nome non mi sono fatta problemi ad acquistarlo.
Ahimé era meglio se gli davo uno scorcio prima di prenderlo!
Intanto scritto malissimo, cosa che mi ha stupito come poco, in più una totale assenza di struttura nell’impaginazione che mi ha dato del filo da torcere nella lettura. Capitoli lunghissimi, personaggi non descritti, profili dei protagonisti banali, sciocchi e mal caratterizzati.
Trama stupidissima messa in piedi in modo tirato, come mille altri libricini sui vampiri, che fan parte di questa categoria semplicemente perchè il protagonista ha dei denti aguzzi o una preferenza per il sangue.
Ora io sono amante del genere e non ho nulla contro la Feehan, ma stavolta non riesco a trovare parole migliori e mi viene anche poca voglia di scrivere altro. Quindi chiudo qui.
A voi l’ardua sentenza se decidete di leggerlo.
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Mi ha stupito!
Ho aspettato parecchio prima di prendere questo libro dagli scaffali. In effetti anche quando lo presi ero abbastanza scettica, uno degli incentivi fu il 3×2 che c’era quel giorno e quindi di fatto non l’ho pagato.
Il mio scetticismo deriva sempre dal gran parlare che si crea attorno a un romanzo. Subito decantato, subito best seller, subito pubblicizzato e voluto dalle case editrici del mondo! E che sarà mai dico io, l’erede di Ken Follet?
In base a questo pregiudizio ammetto di aver iniziato questo libro con un occhio super critico, pronto a trovare un minimo difetto.
Dato che viene definito thriller esaltante, ho pensato, vediamo quando mi tiene incollata alle pagine!
Premettendo che mi piace di più il titolo americano, ovvero “Secret of the Seventh Son” (Il segreto del settimo figlio), posso dire ufficialmente che mi è piaciuto e molto anche! Glenn Cooper (l’autore) è di fatto riuscito a tenermi attaccata alle pagine!
La costruzione del romanzo, che viaggia su tre piani temporali e costruisce un ponte fra epoche storicamente distanti fra loro, non è nuova, ma la trama è molto intrigante e avvincente. Inoltre il profilo dei personaggi e i luoghi sono ben delineati e le descrizioni sono definite al punto giusto senza cadere nella lungaggine.
Il testo è scorrevole e ricco di “botta e risposta” ironici che alleggeriscono la lettura. In più ci si affeziona subito al protagonista e lo si segue col fiato sospeso nelle sue indagini (essendo un agente dell’FBI), che si sviluppano man mano tra retrospezioni (o comunemente flashback) spazio-temporali che vanno a chiarire gli accadimenti del futuro.
A questo libro ne segue un altro dal titolo “Il libro delle Anime” che provvederò subito a prendere, avendo inizialmente evitato l’acquisto non sapendo se il primo mi sarebbe piaciuto.
In tutto ciò, data la curiosità che mi ha scatenato l’autore sono andata ad informarmi un po’ su di lui e sono venuta a scoprire che il Sig. Cooper non è proprio uno sprovveduto, essendo uno sceneggiatore e produttore cinematografico ben conosciuto nell’ambiente.
Che ci scappi un film? Chissà!
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Bello ma non troppo
La trama sul libro sembra dire già abbastanza tutto, ma invece non è così. O meglio delinea più o meno l’inizio della storia.
Oggettivamente posso dire che non mi è dispiaciuto. Non mi ha fatto impazzire però. Per quanto trovo che la casa editrice (Nord in questo caso) abbia fatto un buon lavoro di marketing e che la copertina sia molto suggestiva, la mia opinione rimane che se lo scrittore e la storia non sono da 10 e lode c’è poco da fare.
A questo primo libro della trilogia, do un tranquillissimo 7. Paul Hoffman (l’autore) ha una scrittura scorrevole e una forte capacità descrittiva che mi è piaciuta molto. Peccato però che la storia abbia numerosi buchi temporali e altrettante incongruenze che nel filo logico della trama ti lasciano con dei punti interrogativi che non vengono spiegati.
In compenso l’idea di questo mondo fantasy abitato da personaggi molto forti e con una sottile linea di demarcazione tra bene e male è particolarmente avvincente.
Il non poter schierarsi totalmente da una parte o dall’altra, ovvero tra i cosiddetti “buoni” e “cattivi” è una visione dei fatti molto realistica e che ci avvicina al mondo odierno.
Come apripista alla storia direi che “La mano sinistra di Dio” è un libro leggibile, magari in tascabile, perchè 16.90€ mi sono un po’ pentita di darglieli.
Ammetto che comunque la storia un po’ ti prende e quindi ammetto anche che attendo (senza particolare ansia) i seguiti, più che altro per vedere come va a finire!
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Deludente
Le distese dell’Artico alla fine dell’Ottocento. Tre esploratori svedesi scompaiono dopo un avventuroso viaggio in pallone. Sono in pochi a sapere che a bordo di quel pallone Nils Strindberg aveva con sé una stella e una croce di origine sconosciuta. Ma nessuno sa dove sono finite. Più di cento anni dopo, immergendosi in una vecchia galleria mineraria di una remota regione della Svezia, un sommozzatore scopre un corpo che la miniera custodisce da lunghi anni, con il suo segreto: una croce ansata che rappresenta il simbolo egizio della vita. Potrebbe trattarsi dello stesso oggetto gelosamente conservato da Strindberg? Ma dove si nasconde la stella?
Don Titelman, uno storico eccentrico esperto di miti e simboli religiosi, viene coinvolto e trascinato suo malgrado nella ricerca dell’altra metà della chiave: braccato da una misteriosa e potente Fondazione segreta, Titelman fugge attraverso l’Europa inseguendo l’antico mistero che lo porterà a ripercorrere le tracce di Strindberg tra i ghiacci del Polo e a scoprire il vero scopo della sua spedizione. In parte thriller, in parte romanzo d’avventura,
La stella di Strindberg è una disperata caccia alla conoscenza, un racconto fantastico attraversato dall’oscura storia dell’Europa del ventesimo secolo, che fonde abilmente immaginazione e precisione realistica e unisce le virtù di un’ingegnosa trama ricca di suspense a quelle di un vero romanzo.
Così descrive la trama il risvolto di copertina per chi prenderà in mano questo libro di 491 pagine. Un libro scritto dall’autore/giornalista svedese Jan Wallentin che a detta di molti critici è ormai il Dan Brown del paese nordico.
Sulla copertina invece c’è una citazione a margine, che secondo me rovina l’illustrazione particolarmente suggestiva, con scritto:
“Una storia grandiosa, che vi lascerà senza fiato” Folkbladet
Senza fiato? Bha sinceramente non sono d’accordo. Io il fiato non l’ho mai trattenuto, anzi ammetto di essermi annoiata per buona parte del libro, aspettando il famoso colpo di scena che mi potesse scrollare dal torpore della storia.
E poi chi che o chi caspita è Folkbladet? Almeno mettimi un cenno a fondo copertina per capire chi sta “dicendo” una cosa del genere! In pratica vengo a scoprire che è un giornale periodico che di autorevole mi da ben poco.
Per carità non è che se mi commenta “Il Post” stia ad ascoltarlo di più, però un minimo di credenziali le ha!
Comunque in pratica la trama già dice tutto sul percorso del libro. Il ritrovamento di un oggetto, la scarsa presa di considerazione da parte dei media, il furto della scoperta e una lunghissima sequela di spostamenti, che dovrebbero essere il “viaggio verso la conoscenza”, compiuti da questo professore preso in causa, drogato di farmaci con un carattere pari ad un paramecio, e di questa “avvocato” che prende in mano la situazione manovrandolo a suo piacimento.
La rosa dei personaggi è mal descritta e poco avvincente. Ci fosse una controparte decente in tutta la schiera di nomi. Forse forse se ne salva una, che viene demonizzata per tutto il libro facendoti credere capace di quali stregonerie, senza che poi venga fuori niente.
L’unica cosa che mi ha interessato un pochino è la sottile vena storica legata all’Olocausto e alla follia nazista, vena che sembra debba avere degli sfoghi e invece vieni a scoprire che c’entra ben poco col romanzo.
E allora cosa ti vai a impelagare in un fatto storico così potente, mi domando!? Che poi con qualche sprazzo di citazione qua e là, in lingua non tradotta oltretutto da nessuna nota a piè di pagina, mi vai anche a sminuire un argomento che non si merita questo trattamento.
Non parliamo del finale poi… una vera delusione. L’Autore mena il torrone fino all’inverosimile, senza far accadere in pratica nulla per tutto il libro, a parte qualche scoperta ovvia per il procedere della storia, e tu Lettore attendi ormai con “disperazione” che l’evento straordinario si compia e invece niente. Rimani a bocca asciutta perchè “l’umanità non è pronta”.
Ma per favore!
Ah Jan Wallentin… tutto questo scalpore da dove arriva!?
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Con le pinze
Mi hanno caldamente e fermamente proposto di leggere questo libro.
Bhe, l’ho fatto e devo dire che è stato illuminante (per chi lo conosce permettetemi il gioco di parole!). E’ un libro sostanzialmente utopistico visto con occhi sognanti dall’autore che spera in un mondo migliore dove ogni essere umano è consapevole delle proprie potenzialità nei confronti di se stesso e dell’universo circostante.
Utopistico perchè a parte qualche perla che tutti in effetti dovremmo mettere in pratica, i suoi ragionamenti sono spesso infantili, privi di una validità concreta (in caso qualcuno volesse provare a fare il percorso da lui proposto). Ogni personaggio, protagonista incluso ovviamente, ruota attorno a questo Manoscritto, senza che abbiano altri interessi se non diffonderne la “parola”. Il che può essere anche interessante fino ad un certo punto. L’idea in sé non mi è dispiaciuta, lo scavare dentro se stessi per poter trovare la forza (fa molto Star Wars sta cosa ) è vincente… ma verso metà libro l’autore è come se si perdesse.
Per carità è un libro che consiglio, ma leggetelo con cautela ^_^
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Tre libri, una storia
Tre libri, una storia d’amore. Una storia che cresce nel tempo, raccontata attraverso il tempo e i suoi avvenimenti. Dal 1941 al 1999. E oltre… col pensiero.
58 anni di evoluzione scritti in maniera meravigliosa. Non avevo mai letto così tanti anni di storia se non con Ken Follett, uno dei miei scrittori preferiti.
Paullina Simons è bravissima a farti sognare, angosciare, ridere, innamorare, arrabbiare, sperare, amare. Ho provato tutti questi sentimenti nell’ultimo mese e mezzo, perchè in effetti pur essendo libri da più di 600 pagine l’uno, non mi sono durati molto, anzi direi che li ho proprio divorati!!!
Ne “Il giardino d’estate” ritroviamo una Tatiana e un Alexander diversi da come li abbiamo lasciati nel secondo libro dedicato esclusivamente a loro due. Sono cresciuti, segnati dalla guerra ancora di più… ma il tempo li guarirà. L’America li salverà. L’amore li terrà uniti. La famiglia li renderà forti.
La trama stampata sul libro è breve. Molto breve! Decisamente non fa giustizia.
Ma non voglio neanche raccontare molto. Dopotutto è il terzo e ultimo libro, quindi raccontare qualcosa per chi non conoscesse la storia sarebbe come rovinare la magia!
Iniziate col “Cavaliere d’inverno”, continuate con “Tatiana & Alexander” e concludete col “Giardino d’estate”.
Rimarrete affascinati e quando finirete di leggere l’ultima pagina… un po’ svuotati.
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Secondo libro: Tatiana & Alexander
Non c'è altra parola
Camminiamo soli, in questo mondo, ma se siamo fortunati c’è un momento in cui apparteniamo a qualcosa, a qualcuno, un momento che ci sostiene lungo una vita di solitudine.
(Tatiana & Alexander – P. Simons)
Ho finito da poco il seguito de “Il cavaliere d’inverno”. Non so descrivere l’emozione che può dare un libro, dopotutto è soggettiva, ma questa storia d’amore così struggente, sofferta e forte mi fa venire in mente solo una parola.
Appartenenza.
L’appartenere a qualcuno perchè lo si ama.
Amore come senso di completezza.
Completezza perchè si appartiene a qualcuno e quel qualcuno appartiene a te.
Io sono fortunata ad averti.
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Terzo e ultimo libro: Il giardino d'estate
Particolare
313 pagine.
Tutte particolari!
Devo dire molto, ma molto bello. Inusuale sarebbe da definire. Un libro che ti cattura dall’inizio, ti strapazza nel mezzo, ti fa sentire un po’ ignorante durante (a meno che non si è afferrati benissimo in letteratura classica) e ti lascia piacevolmente sorpreso alla fine.
Il libro narra la storia di tre personaggi che si intrecciano, ma mai si toccano. Tutti e tre diversi l’uno dall’altro, ma che in fondo hanno la stessa caratteristica, il filantropismo.
Se aggiungo altro rovino il gusto di scoprire i pregi e i difetti di questi particolari personaggi.
L’Autore li delinea in maniera esemplare, tanto che ci si immedesima spesso e volentieri nelle loro azioni.
Che dire… uno dei libri più carini letti ultimamente!
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E la delizia continua
Secondo romanzo facente parte della saga dei Dark Hunters di Sherrilyn Kenyon.
La storia continua; si estende nei suoi personaggi, ce li fa conoscere meglio, ci descrive le dinamiche della società notturna e in particolare in questo volume ci si sofferma sulla vita di Kyrian di Tracia, sul suo dolore e sulla tormentata relazione che inizia con Amanda.
Non vi dico ovviamente come va a finire, ma posso dirvi che l’entusiasmo non manca e che l’Autrice continua a tenerti legato in maniera sapiente!
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Diversivo intenso
Nell’attesa che uscissero i libri che seguo, ho deciso di conoscere autrici nuove che scrivono di fantasy, horror e eros. Di fatto i loro romanzi fanno parte di quest’ultima categoria, ma le storie sono intrecciate con demoni, streghe e personaggi oscuri.
In particolare ho iniziato la saga dei Dark Hunters nata dalla mente di Sherrilyn Kenyon che inizia con il romanzo “Fantasy Lover”.
E che dire… scrittura fluentissima, sceneggiatura brillante e spiritosa, descrizioni minuziose e focose. Storia apparentemente banale ma che invece si inerpica su sentieri legati alla mitologia greca, ai grandi eroi di un tempo, ai capricci dei potenti Dèi dell’Olimpo, ai vizi dell’animo umano e alle sue insite paure.
La Kenyon riesce a dare in maniera entusiasmante uno scorcio di storia con un tocco passionale e provocante che fa incendiare gli animi nei momenti culminanti.
Devo dire una grande scoperta e una grande sorpresa! ^_^
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Struggente
Non so se capita a tutti la sensazione che mi lascia il finire un libro… un senso di, uhm… mancanza. Una specie di vuoto. Una storia che finisce.
Non sono tanti libri che mi lasciano questa sensazione addosso, ma posso dire che dopo così tante pagine e una storia che si può definire semplicemente struggente l’autrice Paullina Simons è entrata a far parte della rosa di scrittrici che mi han rubato il cuore!
Il suo modo di scrivere è meraviglioso, dettagliato ma non noioso, passionale, cruento nelle situazioni critiche (la storia è ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale), i personaggi ben definiti che ti catturano alle prime pagine. Un libro che mi ha fatto vivere tantissime emozioni dall’amore, all’odio, al raccapriccio alla disperazione. Bellissimo
Il sapere che questo è solo il primo di tre mi rincuora perchè so che la storia non è finita!
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Terzo e ultimo libro: Il giardino d'estate
Proprio bello!
“Viviamo tutti all’oscuro
di qualcosa che ci riguarda.”
Questo il fine del discorso del libro che ho appena finito di leggere.
“Le luci nelle case degli altri” di Chiara Gamberale. Primo aggettivo che mi viene in mente: originale. Sì, decisamente una storia mai letta, un punto di vista nuovo, un finale mozzafiato, una protagonista fuori dal comune e un intreccio meraviglioso.
Ringrazio chi mi ha regalato il libro! Non avrei mai immaginato che potesse piacermi! Solitamente sono legata al mondo straniero del fantasy, dell’horror o dello storico, ma questo libro italianissimo e contemporaneo, mi ha proprio stupito!
In breve, la trama narra la storia di Mandorla, una bambina cresciuta senza padre, che alla morte della madre, viene “adottata” dalle cinque famiglie del suo condominio in Via Grotta Perfetta 315, a causa di una lettera scritta da sua mamma che l’avvisa che suo padre è da cercare tra gli abitanti del palazzo.
Inizia così, tra lo scombussolamento totale dei personaggi del libro, l’avventura di vita di Mandorla. Ed è ancora così, che attraverso il suo sguardo, impariamo a conoscere i vari componenti di questo edificio, composti da una coppia gay, da un’anziana zitella, da una famiglia tradizionale, da una invece in crisi, passando tra le turbolenze amorose di una coppia che non comunica abbastanza.
La crescita, il primo amore, i pensieri profondi delineati in una struttura semplice, ma d’effetto. In questo modo l’autrice riesce a costruire un romanzo corale dove la verità e la menzogna cambiano continuamente, coinvolgendo il lettore fino all’atto finale di scoprire la tanto agognata identità di quel padre, che nel frattempo viene idealizzato.
Ripeto, originale, oltre che ben scritto, scorrevole e accattivante.
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Inaspettatamente divertente
Quando ho visto sugli scaffali che era uscito un libro con questo titolo ho sorriso e me ne sono andata un po’ annoiata dall’esplosione pro-vampiro che è nata con la saga di Stephanie Meyer. Anche quando uscì “Twilight” fui un po’ indecisa se prenderlo o meno, ma in quel caso già dalle prime pagine mi catturò.
Sarà che io seguo questo filone dai tempi di Bram Stoker, Lovercraft, per poi seguire la meravigliosa Anne Rice e la sua (secondo me) erede Laurelle Hamilton.
Diciamo che sui banconi delle librerie non c’erano tutti questi grandi titoli tempo fa, gli scrittori legati al fantasy horror erano pochi e il mondo dei vampiri era decisamente d’élite.
Dopo questa premessa posso dire che l’acquisto del libro “Promessi vampiri” di Beth Fantaskey è stato un raptus di curiosità mischiato alla voglia di conoscere altri personaggi e altri tipi di scrittura che si discostano dai nomi che ho citato sopra.
507 pagine rilegate in un formato inusuale e che non hanno preso tanto piede.
Intanto posso dire che è stato un piacevole diversivo. La trama si discosta completamente da ciò che siamo abituati a leggere e i personaggi principali, Jessica/Antanasia e Lucius sono talmente simpatici nella loro “adolescenza” che il romanzo si legge “in un sol boccone”.
In breve la storia narra di una ragazza americana di nome Jessica Packwood, studentessa all’ultimo anno di liceo. Dall’oggi al domani Lucius Vladescu, uno studente straniero dalla bellezza folgorante, compare nella sua vita e le rivela le sue vere origini: Jessica è stata adottata; il paese da cui proviene è la Romania, il suo vero nome è Antanasia Dragomir e i suoi veri genitori sono i capostipiti di un potente clan di vampiri, i Dragomir appunto. Lucius e Jessica sono stati promessi in matrimonio al momento della nascita e hanno il compito di riportare la pace fra i due casati. Jessica, dapprima scettica, si trova così a dover lottare per riconquistare il suo principe, evitare una guerra fra vampiri di proporzioni mondiali e salvare l’anima di Lucius dalla dannazione eterna.
Uno spaccato carino per far capire il tipo di scrittura e il caratterino di Lucius può essere questo:
Si puntò un dito al petto e dichiarò scandendo bene le parole come se avesse di fronte un bambino: «Io sono un vampiro». Poi, con lo stesso dito, indicò me. «Tu sei un vampiro. Noi ci sposeremo all’alba della tua maggiore età. Così è stato deciso al momento della nostra nascita». Il mio povero cervello non arrivò nemmeno a processare la parola “sposeremo”, figuriamoci “deciso”. Si bloccò a “vampiro”.
Gli aggettivi che mi sono venuti in mente appena finito sono stati: piacevole e divertente. Poi però è scattata la ricerca di un suo seguito. Perchè di fatto il libro ha un finale che ti lascia in sospeso.
Allora in internet ho trovato in versione ebook .pdf del continuo.
“The Wedding” si intitola, ed è in pratica il coronamento dell’amore tra i due protagonisti. 72 pagine comprese di epilogo.
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