Opinione scritta da dariot
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Accaieria Lucchini: un micromondo universale
Leggere ACCIAIO é yoga per la mente, un esercizio di autoanalisi. La narrativa della Avallone é un percorso a tappe nella conscienza di ogniuno di noi: ogni azione, frase detta ( e non detta), evento, avvenimento, assume un valore la cui profonditá va aldilá dei limiti della realtá generando un’intensa riflessione. I casermoni di un lotto residenziale di via Stalingrado a Piombino constituiscono il frammento spaziale di cui l’autrice si serve per posizionare le vicende del suo racconto e, da queste, sciorinare l’essenza piú intima dell’ego umano. Sebbene con un pó di incertezza iniziale la prosa acquista fliditá nel corso della lettura disprendendo un notevole senso di coerenza e soliditá. Nel suo pentolone magico la fattucchiera Avallone rimesta libido e pubertá, ormoni e ribellione, fatica, sofferenza e instabilitá per generare l’incantesimo finale del destino: l’homo smette di essere faber fortunae suae e finisce dichiaratamente vittima della tracotante scacchiera della sorte, dove un pedone che guadagna il pane nella acciaieria Lucchini, non riuscirá mai a diventare fante o re e dove se non sta attento rischia di morire.
Questo libro é consigliato a coloro che vivono nella consapevolezza che nulla é stabilito a priori e che, da buoni funamboli, cercano impavidi di arrivare all’altra estremitá della corda. Prima o poi qualcuno cadrá.
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Antologia adolescenziale
BIANCA COME IL LATTE ROSSA COME IL SANGUE é il titolo con cui Alessandro D’Avenia marca il suo esordio nel mondo letterario. Dotato di un rispettabile bagaglio culturale ed una approfondito conoscimento umanistico, l’autore si serve delle sue conoscenze e della sua esperienza personale come professore liceale di lingue e letterature classiche per elaborare il testo in questione. Sebbene l’idea del romanzo goda di una buona impostazione, la narrazione segue una formula poco invitante, solita, quasi noiosa. É la storia d’amore (platonico) di un giovane liceale che apparentemente sembra finisca in tragedia, ma che poi viene riscattato e “si salva ai rigori”... perché Beatrice viene a mancare e non si sa bene se ceda il passo o viene volutamente sostituita da Silvia......É peró veramente capace un ragazzo cosí giovane di tessere (anche indirettamente) una tela cosí emotivamente fitta??? Sembra chiaro che dietro l’anima ribelle e buona del protagonista si nasconda il lato piú sentimentale dell’autore che spesso fa uso dei personaggi narrati per esternalizzare prospettive e punti di vista propri.
La struttura sintattica del libro subisce la deformazione accademico-professionale dell’autore: la prosa viene centellinata in frasi corte, semplici le cui parti sono facilmente individuabili, tipico di qualcuno abituato a trattare, analizzare e correggere con le cosí ben conosciute versioni e traduzioni, pane quotidiano dei licei italiani. É da aggiungere inoltre che il linguaggio utilizzato é pulito, ordinato, standard, settentrionale: sebbene le origini palermitane di D'Avenia, leggendo il libro non si ha mai la sensazione di star ascoltando un accento siciliano (come accadrebbe con Pirandello, Camilleri ,Agnello Hornby), la dialettica usata sembra un prodotto preconfezionato, pronto per essere consumato da un lettore Valdostano o da uno studente di italiano in Cina. BIANCA COME IL LATTE ROSSA COME IL SANGUE rappresenta l’ennesimo caso letterario di specchietto per lettori-allodole.
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Mennulara: "fimmina di panza"
Quella della “Mennulara” e´una storia d’altri tempi. Mandorliera o raccoglitrice di mandorle che dir si voglia, Maria Rosaria Inzerillo é una figura che declina il determinismo sociale tipico della Sicilia del secolo scorso, una sorta di Mastro Don Gesualdo che, pur manipolando a gusto proprio il destino cercando di cambiarne i parametri, permane orgogliosamente incollata al suo status sociale: bracciante prima, criata (domestica) poi.
La morte della stessa é l’epilogo dal quale scaturisce un effetto domino di avvenimenti che, nell’arco di poch giorni coinvolge ogni singolo cittadino di Roccacolomba, luogo in cui la narrazione prende piede. Con un italiano riccamente adornato di sicilianismi ed un linguaggio solenne, preciso e dettagliato, Simonetta Agnello Hornby riesce a trasportare il lettore in quella Sicilia della nobiltá e delle servitú, di valori obsoleti e pettegolezzi, in quelle Sicilia ancora “extracontinentale” e troppo lontana da Roma. Riflettendo sul bagaglio culturale dell’autrice si arriva alla conclusione che creatore e creazione operano una reciproca azione di completamento: conoscere la Agnello Hornby é uno strumento fondamentale nella lettura del libro e, allo stesso tempo, i personaggi, i dialoghi, le tematiche trattate, il linguaggio utilizzato e l’interazione tra i personaggi complementano l’entitá dell’autrice.
A ridosso tra le vicissitudini della periferia londinese e i paradossi siciliani, La Mennulara é un caso letterario che offre un’immagine surrealmente pragmatica della societá umana vista dalla prospettiva piú cruda e animale in un tentativo eccezionalmente riuscito di mettere a nudo la vera natura istintiva dell’essere umano.
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Un noir dal sapore agrodolce
Fu attraverso un articolo della Repubblica che mi accostai a questa scrittrice esordiente, di lei si parlava come di una giovane promessa della narrativa italiana dai temi forti, crusi, noir. Il libro, di quasi 250 pagine, lo lessi in pochi gioni, grazie alla sua scioltezza e al suo carattere diretto nel descrivere le vicende che lo compongono, tuttavia, sebbene si apprezzi un'alta capacitá narrativa dell'autrice, il nucleo centrale, intorno al quale si articola il racconto, é misero, un osso con poco da spolpare. É notevole la somiglianza di questa opera all'IT di Stephen King (anche se quast'ultimo si compone di oltre 1000 pagine....).
Consiglio la lettura di questo libro semplicemente per il costo dello stesso (4,90 - edizione Newton Compton) e mi auguro che questa non sia altro che la prima bozza di un futuro capolavoro letterario firmato Ghinelli.
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Il medio imprenditore italiano tra miserie e nobil
In uno zigzag di alti e bassi personali la vita di Ivo, imprenditore tessile pratese, é un frenetico miscuglio di lussi e vicissitudini, amicie potenti e solitudini in povertá, rispetto e disonore che riflettono l'imprenditoria italiana medio-piccola dello sfarzo degli anni '80-'90 che finisce decadente dopo il 2000.
La narrazione si serve di continui flashback, essenziali al lettore per ricostruire il tetris di vicende che costruiscono il libro.
E' un peccato peró che la penna di Nesi a volte si inerpichi in pendici linguistice disconnesse, cui risultato é una moderata perdita di fluiditá e freschezza. Elemento positivo del libro é l'abilitá dello scrittore di giocare con le parole.
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La centrifuga di luoghi ed epoche di un emigrante
Questo libro, in maniera semplice e veloce, traccia, nella forma di racconto autobiografico, le tappe di una vita odesseica tra la Calabria, luogo natale del protgonista-scrittore, il nord Italia e la Germania. Le descrizioni dei paesaggi presenti nel racconto e delle persone che il protagonista incontra é ció che rende questa lettura sufficientemente amena.
Suggerisco questo libro a tutti coloro che direttamete o indirettamente hanno fatto, almenno una volta nella propria vita, la valigia e sono partiti alla ricerca di "fortuna".
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tra tradizione e progresso: la Cina di inizio '900
E'il rocambolesco susseguirsi di eventi storico-sociali che fa da sottofondo alla narrazione e che mina il perseverante senso di pace che l'unita'familiare infonde nella cultura cinese di inizio '900: in meno di 50 anni il potere del paese e'oggetto di disputa tra la famiglia imperiale (dinastia Qing, l'ultima a regnare), l'invasione giapponese, diroccata poi dai nazionalisti del Guomingdang, fino ad arrivare al partito comunista di MaoZeDong. La sensazione di cambiamento e',senza dubbio, l'elemento chiave che trasale dalla lettura di questo libro la cui protagonista e' una donna figlia della prima moglie di suo padre la quale e' presa in matrimonio da un giovane medico in un matrimonio premeditato, com'era d'abitudine, dalle rispettive famiglie. La relazione tra i due e' fredda e distante: il giovane medico, sebbene cinese ha studiato in occidente ed e' un fervido seguace dello stile di vita dei "barbari" (come si solevano individuar coloro che non facessero parte del paese) che cerca di ricreare ed imitare nel suo mondo coniugale. L'amore e la comprensione tra i due comincia solo nel momento in cui la protagonista abbatte i suoi pregiudizi culturali, con qualche difficolta', ed accetta di comprendere cosa suo marito trovi cosi' innovativo nella cultura dell'ovest. Questa apertura lungimirante si fa prorompente ed inevitabile nel momento in cui suo fratello, primo figlio maschio di suo padre, dopo aver portato a termine, anch'egli, i suoi studi negli Stati Uniti, non solo abbraccia la cultura del luogo, senno che torna a casa con la sua fidanzata, una americana. Al fratello, dopo mille riverenze e segni di estremo rispetto verso i genitori, viene rifiutato il diritto di sposare la sua compagna straniera, decisione che lo induce ad allontanarsi dal loco natio alla ricerca di una vita felice.
La narrazione del libro e'molto fluida e rapida. Elemento che ho trovto paradossale e'il fatto che la narrazione si sviluppi in un dialogo tra la protagonista ed una terza persona che chiama sorella sebbene fosse americana anche lei. Credo si trattasse della stessa scrittrice, la quale, come poi ho scoperto leggendo le note autobiografiche, aveva trascorso quasi 20 anni vivendo in Cina assumendo atteggiamenti e comportamenti orientali.
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Un'anima solitaria
Il libro cadde tra le mie mani per caso: rovistando nella sezione "Lost and Found" (oggetti perduti) dell'hotel dove lavoro alla ricerca di un altro testo, il mio occhio cadde su quella copertina in bianco e nero sulla quale sbandierava un titolo in italiano. Non conoscendone l'autore la mia mossa fu quella di aprire il libro a caso e leggerne una pagina (cosa che sempre faccio con autori a me ignoti) ed improvissamente la carica noir di quelle righe mi avvolse e mi trasportó in una trama drammatica, forte e realistica. Nonostante i miei impegni di lavoro e la consistenza del libro, lo lessi in pochi giorni. La narrazione riflette una trama puramente inventata, sebbene la copiositá di dettagli che ne arricchisce i toni evidenzia la relazione tra il racconto e probabilmente vicende realmente accadute. Punto forte dell'opera é la traduzione dal francese: fluida, pratica e per nulla casuale ( sebbene quá e lá presenti piccoli errori ortografici...:))
Il racconto ruota intorno alla vita di Zita: prima bambina dall'intelletto perspicace, poi donna indipendente, scrittrice e prostituta in un intercalare di amori e passioni, ricchezze e povertá le cui vicende di vita ne fanno un personaggio singolare e determinato che deride le ipocrisie della societá riusciendo a piegarle a suo piacimento.
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ironia e realta' nelle vicissitudini sociali dell'
Ho terminato questo libro pochi giorni fa, impiegando non piu' di una giornata per leggerlo dato la sua brevita'e scorrevolezza narrativa e la prima reazione che mi ha prodotto e'stata un sospiro di rassegnazione. Nelle poche pagine che conpongono questo libro l'autore, utilizzando una situazione possibile e surreale, l'incontro tra due fratellastri in uno scantinato dove nessuno mette mai piede, svela due problematiche sociali dei nostri tempi, l'introversione e la tossicodipendenza, che relaziona in un crogiuolo di complicita', tenerezza e voglia di vivere.
La salsa che rende il racconto ameno e' lo stile tipico della penna di Ammaniti, un ritmo a battito costante che, improvvisamente cade, con poche riche in un inatteso colpo di scena.
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