Opinione scritta da Luca80
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Un libro che divora l'anima
Che bella scoperta! Un libro davvero insolito e probabilmente troppo poco pubblicizzato. Si tratta di assistere alla formazione psicologica di una mente malata, riflettendo su una colpevolezza che se da un punto di vista materiale è certamente da imputargli al 100%, da altre angolazioni sembra portare ad una parziale assoluzione.
L'azione si svolge nell'arco di diversi anni e di migliaia di chilometri e dietro alla vicenda principale legata alla scomparsa di bambini si nasconde una profonda riflessione sui rapporti umani e sulle conseguenze di un'incomunicabilità a volte estremamente esasperata. Un romanzo corposo che tuttavia lascia spazi non eccessivi alla fase indagini - ricerca del colpevole per soffermarsi sull'incrocio di vite che meglio di un'indagine giudiziaria porta alla soluzione della vicenda. Una storia che inquieta senza essere eccessivamente misteriosa e forse questo contribuisce ancora di più a tener incollati alle pagine del libro. Qui non si scopre l'assassino, si SEGUE l'assassino fino alla fine.
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Il RE in forma con la formula del 4
La formula del racconto, si sa, è piuttosto insidiosa. Le tipologie di racconto, poi, possono manifestarsi in mille forme, a seconda della lunghezza. Il RE (appellativo a mio avviso perfetto) ci ha abituato a meravigliose e spericolate fughe verso la meta alternandole a cadenzate passeggiate al buio. Qui siamo di fronte a 3 mini - romanzi e un racconto fast and furious. Personalmente ho ancora in testa 2 meravigliosi capolavori dalla costruzione a 4 come "Stagioni Diverse" e "Quattro dopo mezzanotte" ciascuno degno di essere annoverato tra le migliori composizioni kinghiane. "Notte buia niente stelle", accompagnato dalla novità di un muovo traduttore (un abbraccio al caro Tullio Dobner), si legge con una spiazzante semplicità. Banale? Commerciale? Niente di tutto ciò. Lo stile del RE, semplicemente, splende e scorre come acqua fresca anche laddove descrive storie dure (lo ammette lui stesso, nella postilla) e di non facile digestione. Le donne sono al centro dei 3 mini - romanzi, tutti degni di essere ricordati e dei quali non dirò nulla. Tentare di spiegare un romanzo di S.King significa togliere almeno il 30% dell'emozione che regala ogni pagina. Quello che dirò è che i personaggi femminili colpiscono per originalità, freddezza ed estremismo nelle sfaccettature che presentano. Il racconto breve è meravigliosamente completo e tratta una tematica che è molto più vicina di quanto non si riesca a credere.... l'INVIDIA. Dialoghi perfetti e credibili (una dote che rende il RE degno della propria corona), vicende sgradevoli al punto da diventare poetiche, riflessioni psicologiche degne di un saggio sulla follia umana, descrizioni che, come al solito, si trovano al confine con la fotografia.
Senza tediarvi oltre con le sperticate lodi verso un autore che, avrete capito, amo alla follia, vi lascio con l'invito più sincero che possa trasmettervi: LEGGETELO!
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Suttree, l'America e Dio
Leggere un romanzo come "Suttree" rappresenta un'esperienza del tutto personale. Si tratta di una storia che, senza una vera e propria trama compiuta, si snoda attraverso un intreccio che fa perno esclusivamente sulle relazioni tra i personaggi.
Bisogna immaginare uno schema che vede il protagonista - Suttree - al centro della vicenda e tutti gli altri personaggi che di tanto in tanto mescolano le proprie dientità tra di loro e con lo stesso Suttree. Poco o nulla si sa del passato di Suttree, quello che ci viene dato di sapere è solo la fuga che lo stesso ha messo in atto per allontanarsi da quel misterioso passato e sciegliere una vita vissuta in uno stato ai limiti della povertà.
Lo stile dell'autore è fatto di sapienti digressioni descrittive che a prima vista potrebbero far risentire un lettore impaziente e più portato all'azione, ma quello che bisogna evidenziare è proprio la forza di queste descrizioni di attivare i recettori di tutte le sfere sensoriali del lettore. Personalmente, mentre leggevo il romnzo, avevo la sensazione di vedere volti scavati dei personaggi descritti, di assaporare i "succulenti" piatti cucinati dai pescatori, di annusare la sporcizia che impregna ogni pagina del libro. I dialoghi, scarni in rapporto al corposo compendio descrittivo, sono tuttavia incisivi come la me di rasoio, nel pieno rispetto della tradizione delle storie di Cormac McCarthy.Non mancano riflessioni sul significato di Dio e sul rapporto tra lo stesso burattinaio e la vita che sembra scivolare di mano a tutti i personaggi. A mio parere un classico sin d'ora. Da leggere con estrema attenzione e con poca precipitazione. In ogni caso, da leggere.
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