Opinione scritta da Giuse
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La guerra e gli uomini
Attraverso le privazioni e le sofferenze della seconda guerra mondiale, Guido Cervo, l'autore racconta in modo preciso e sottile la storia dei membri della famiglia Martinelli. Nata al termine del precedente romanzo, "Via dalla trincea", ritroviamo Ersilia e Ferruccio alle prese con figli già grandi, protagonisti di scelte opposte che influenzeranno in modo profondo le azioni di tutti i protagonisti. Io credo che questo romanzo sia uno dei migliori scritti dall'autore, sia per la capacità di scavare nei sentimenti dei personaggi sia per la grande ricerca storica che si nasconde dietro il semplice racconto. Ho ammirato davvero molto l'equilibrio nella trama che non ha mai un cedimento, nè una sbavatura. L'autore racconta sì della guerra e della morte, ma anche e soprattutto di uomini e donne che affrontano enormi difficoltà, la paura della morte e la cattiveria umana. Non ci sono vincitori nè vinti, sono tutti accomunati dall'essere profondamente umani. Unici punti di riferimento nel turbinare degli eventi: l'onore e la fedeltà alla parola data uniti al desiderio di ritornare alla pace e alla serentià di un tempo. Davvero da leggere, non solo per gli amanti del periodo storico, ma anche per chi apprezza lo sviluppo psicologico e umano dei personaggi.
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Viaggio nell'est Europa medievale
Terzo e, ahimè, temo ultimo capitolo della saga de "Il Teutone" che ha per protagonista il cavaliere dell'Ordo Teutonicus Eustachius von Felben, così integerrimo nella fede ma così umano in tutti i suoi dubbi. Questa volta il nobile difensore della vera fede si trova a combattere con una setta di crudeli pagani guidati da un perfido sacerdote. Il centro di tale culto è un'isola al centro di un lago nelle verdi e poco esplorate terre dell'Est Europa. Mi è piaciuto molto tutto il romanzo, popolato da una palpitante umanità, fatta di contadini, mercanti e soldati accomunati nel tentativo di trovare la loropersonale Terra Promessa. Ho apprezzato il fatto che l'autore apra il libro con l'avventura personale di Sigrid, madre e sposa, rapita e fatta schiava ma che non si arrende al suo destino e lotta con tutte le sue forze per salvarsi. In alcuni punti del romanzo ho avuto persino la sensazione di trovarmi immersa nei paesaggi boschivi e lacustri che venivano descritti, tanto era il loro realismo. Anche i personaggi sono così ben costruiti da rendere quasi impossibile il non sentirli vicini, pur con le dovute differenze nel modo di pensare. Sono pur sempre appartenenti al mondo del basso Medioevo. Ecco un'altra cosa che mi è piaciuta molto: la ricerca storica che è sottesa al romanzo e che riaffiora ogniqualvolta ci si trovi davanti a fatti e descrizioni di ambienti naturali o città. Come sempre lo stile è raffinato e la lettura è scorrevole. Ancora una volta Guido Cervo è stato all'altezza delle aspettative.
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una nuova avventura...
Quando ho visto in libreria questo romanzo sono rimasta perplessa. Eppure, l'ho acquistato comunque curiosa di vedere come l'autore se la sarebbe cavata con un periodo storico e con tematiche completamente differenti da quelle del mondo romano a cui mi ero abituata. Mano a mano che procedevo nella lettura, però mi sono ricreduta. Credo sia una delle opere più belle di Guido Cervo non solo per il modo in cui viene affrontata la disfatta di Caporetto ma anche anche per lo stile e il paziente lavoro di ricerca che si intravede nel romanzo. La grande storia fa da sfondo alle piccole storie di Erminia, di Tarcisio, della piccola Anita e di tutti gli altri uomini e donne disperati in fuga verso i ponti della Delizia.
Anche lo stile è particolare: la scelta di far parlare i persoanggi nel loro dialetto d'origine tradisce la volontà di rendere più chiaro cosa siginificasse la difficoltà di comprensione tra italiani stessi. Con questo tocco di verismo, l'utore spinge a riflettere sulla "necessità" di una guerra non voluta dalla popolazione, ma subìta e di cui l'Italia finge di non accorgersene fino alla tragedia di Caporetto.
Da leggere assolutamente.
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una nuova storia...
Un altro libro di Guido Cervo su un argomento e un periodo ancora diverso rispetto ai romanzi “romani” e “I ponti della Delizia” del nostro passato più recente. Un racconto che si snoda nelle fredde pianure ai piedi dei Sudeti appena sfiorate dal tiepido soffio di una primavera incipiente in pieno medioevo, quando le crociate portavano gli europei ad entrare in contatto con la fede musulmana. In quelle misteriose terre un cavaliere teutonico e un mercante incrociano i loro destini e, spinti da motivi differenti, fanno fronte comune all’avanzata dei tartari.
Sul loro cammino incontrano villaggi distrutti, abbazie carbonizzate e soprattutto la disperazione di chi è scampato alla furia mongola.
Un romanzo differente dagli altri, proprio perché prevale maggiormente l’azione fin dall’inizio quando viene descritta in modo efficace e realistico la battaglia di Leignitz. Seguendo le peregrinazioni del protagonista e di coloro che incontra, la narrazione acquista sempre maggiore velocità conducendo il lettore, quasi senza fiato, a seguirne le gesta fino ad un epilogo inaspettato quanto abilmente descritto. Un punto di forza questo e non un disvalore, dal mio punto di vista.
E poi si ritrova la sapiente capacità di raccontare: per esempio un “albero” non è mai solo un albero ma è una betulla o un carpino oppure un leccio. Non è una cosa scontata: spesso questo non avviene. Io ho ritrovato la capacità di raccontare ogni evento in modo chiaro ed efficace, sia che si tratti di uno scontro sanguinoso che della delicatezza di un paesaggio facendo quasi “sentire” a chi legge, i profumi della terra piuttosto che quello dell’aria dopo un temporale. Ma il rigore e la ricerca storica non sono mai trascurati. Infine, un accenno al modo in cui sono presentati i personaggi: ancora di più che forse negli altri romanzi, il punto di vista che viene presentato a chi legge, cambia molto spesso presentando diverse sfaccettature della stessa realtà un po’ come se ci fossero delle staedy cam con inquadrature differenti. Da non perdere!
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