Opinione scritta da barch76

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barch76 Opinione inserita da barch76    30 Ottobre, 2011
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Il sangue nero

Eskandar bambino è stato il primo a veder sgorgare il petrolio nel suo paese,avrebbe vissuto un secolo per capire e raccontare quanto quel liquido nero e pestilenziale valesse più della vita e della dignità del suo popolo. Il vissuto di Eskandar- agkha è stato un susseguirsi di lutti,violenza,rovina,lotte,in cui egli stesso ha combattuto,ma non con kalashnikov o esplosivi,ma con la cronaca,i racconti dei tempi che furono,con la fotografia,con l’informazione,l’arma più potente. Quella stessa informazione che le potenze occidentali,Inghilterra prima,e Stati Uniti poi,hanno utilizzato per destabilizzare il popolo Iraniano, per lavarsi la coscienza degli intrighi e le guerre che hanno occultamente fomentato per il controllo dei diabolici pozzi neri. Dietro la facciata di portatori di democrazia,hanno seminato morte e terrore,con un unico scopo,il profitto .Insomma questa è la storia del 900 Iraniano,la storia di tutti quei paesi mediorientali che hanno avuto la disgrazia di avere nelle loro viscere il carburante delle civiltà occidentali,una storia drammatica che corre parallela a quella ufficiale,vista dalla prospettiva straziante del popolo inerme ,un forte stimolo di riflessione per cercare di comprendere dove si celi realmente il bene ed il male,dove nasca la vera matrice delle tirannie, del terrorismo e dei conflitti. Per non credere più a quella meschina menzogna che esistono guerre attuate con lo scopo di esportare la democrazia,e la libertà.

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Il cacciatore di aquiloni,mille splendidi soli,letteratura mediorientale.
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barch76 Opinione inserita da barch76    31 Agosto, 2011
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La corsa per l'eternità

Questo è un grande romanzo storico,come dovrebbe essere,come vorrei che fosse. Gli eventi narrati ruotano attorno alla battaglia avvenuta a Maratona nel 490 a.C. ,in cui per la prima volta la Grecia antica, culla culturale dell’occidente,si scontra con la superpotenza del mondo pre-Romano,la Persia di Dario il grande. Frediani con uno stile fluido e coinvolgente mescola in maniera credibile la cronaca ufficiale dei poeti greci e latini Erodoto,Eschilo,Plutarco,ecc. con fonti e scoperte più recenti,dando una rilettura più imperniata sui protagonisti degli eventi,che sui freddi e schematici dati storici. Nessun personaggio è casuale,l’autore da vita,sangue ed emozioni,a quegli uomini che hanno contribuito a cesellare quel mondo in cui noi ora viviamo,in cui l’eroismo scrive la storia come la codardia,come non sia solo la ricerca della gloria e del potere a muovere le spade e le lance ma anche l’amore,l’amicizia,la paura,l’ambizione. Ricco di Flashback magistralmente manovrati per tenere alta la soglia dell’attenzione del lettore,personaggi credibili dove le qualità bilanciano i difetti,ma l’onore ed il coraggio ne sanciscono la gloria eterna,ricco di pathos,dove la violenza inaudita della battaglia lascia il posto a scene toccanti e commoventi. Perché le emozioni hanno scritto la storia della civiltà,perché non si dimentichi che migliaia di uomini sono morti su prati oggi fioriti,per la nostra libertà,per non dimenticare il loro sacrificio. Insomma una sana lezione di storia,una magnifica lezione di umanità. Consigliatissimo a chi ama i romanzi storici.

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barch76 Opinione inserita da barch76    26 Agosto, 2011
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Trainspotting

Il termine inglese che dà il titolo al romanzo indica,come specificato all’inizio dello stesso,il passatempo di osservare i treni che passano. La metafora,letto quest’opera strepitosa è facilmente intuibile,si riferisce ai protagonisti,incatenati e strafatti dalla droga e dall’alcol,di osservare la vita che li circonda come un treno che sfreccia via,veloce caotico per loro schiavi inconsapevoli e convinti della chimica,incomprensibile. Non è Welsh che racconta la storia,ma le sue creature,tanti io narranti pieni di vita,caratterizzati in maniera magistrale ed eterogenea,che si uniscono a comporre un quadro realistico e prepotente di un mondo di tossicodipendenza,emarginazione,malattie e morte,di un aspetto della civiltà moderna che si nasconde e facciamo finta di non vedere. Attenzione però non ci troviamo di fronte ad un libro nero,tutt’altro,volgare,molto volgare perché chi ci parla non è uno scrittore,ma la mente fuorviata e delirante dei protagonisti strafatti dall’eroina,pieni di alcol,acidi e anfetamine,in brevi attimi di lucidità ci danno una visione pertinente della vita,forse quella che tutti abbiamo dentro ma che la nostra mentalità “civile”non riesce a tirar fuori,senza veli e senza censura,nuda e cruda. Divertente,esilarante,crudo,sincero,commovente,rivoltante,violento,tenero,scioccante,in queste 360 pagine ci troviamo tutto,per me un’opera irripetibile ed unica,sicuramente ha segnato un’epoca,sicuramente ha segnato me. Unica pecca,un finale a mio parere un po’ affrettato. Lasciate perdere il film,grandioso anch’esso,ma il romanzo è un’altra cosa,un’esperienza da fare.

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barch76 Opinione inserita da barch76    19 Agosto, 2011
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Costrizione

Premetto che nutro una grossa stima per l’autore,di cui ho potuto deliziarmi con altre sue precedenti piacevolissime opere,ho sempre apprezzato la sua capacità di suscitare emozioni,di possedere una scrittura straordinariamente fluida,e saper tessere trame intriganti e coinvolgenti. La Mondadori,sotto la supervisione di V.M.Manfredi,stà pubblicando una collana di romanzi ispirati alla storia di Roma Antica,di cui questo libro fa parte. L’uscita di ogni volume è a cadenza più o meno semestrale,inizialmente erano previsti 6 romanzi,poi visto il successo dovuto anche ai pregevolissimi romanzi della Pomilio,di Carthago dello stesso Forte,di M.Marcialis,della C.Salvadori,e di M.Pietroselli,la casa editrice milanese ha deciso,come scelta commerciale di prolungare la collana,e qui sta’ il danno. Come fare?Semplice prendi il bravo Franco Forte e gli commissioni in fretta e furia un romanzo sull’imperatore Nerone,non importa se egli è oblerato di impegni,non importa se sta’ già scrivendo altro,e soprattutto non importa se ha solo 6/8 mesi per completare la missione,deve consegnare 500 pagine credibili e riferite a fatti realmente accaduti,visto che trattasi di romanzo storico deve documentarsi,deve studiare,cercare fonti,tutto in soli otto mesi!Risultato?Una forzatura,un quadro deprimente di un personaggio contraddittorio Nerone,perverso,fragile,debole e sognatore,dove veniamo sommersi fino alla nausea da esplicite divagazioni a sfondo più che sessuale,pornografico,dove si perde la logica storica di un uomo che in maniera inspiegabile è riuscito a governare per 14 anni l’impero più potente e longevo della storia dell’umanità con l’unica preoccupazione di cantare,recitare,correre alle bighe,costruire palazzi faraonici,organizzare eventi ludici,dedicarsi a ubriacature da primato e sperimentare tutte le pratiche sessuali possibili e immaginabili,al punto che il nostro attuale capo di governo al confronto sembra un chierichetto alla prima comunione. Ripetitivo e volgare come romanzo erotico,troppo esplicito e prevedibile,scarsissimo come romanzo storico,povero di nozioni e avvenimenti,utile solo a consegnarci un’immagine pietosa ,deprimente e perversa di un personaggio universalmente noto per la sua pazzia,insomma niente di nuovo sotto il sole.
Darò un’altra opportunità a Franco Forte,perché sono certo che può fare di meglio,se ispirato e con i giusti tempi.
P.s.:sig.Feles,chiedo venia.

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barch76 Opinione inserita da barch76    22 Luglio, 2011
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Capolavoro dimezzato

Karl Rossmann è un sedicenne studente di Praga che, vittima della morbosa passione della domestica di famiglia,diventa suo malgrado padre e, per lavare l’onta,viene costretto dalla sua famiglia a fare le valigie e partire in fretta e furia per quel gran calderone di speranza e sogni che sono gli Stati Uniti d’America. Qualche soldo,un abito buono,un salame di Verona,e una fotografia dei genitori,è tutto quello in cui egli si può aggrappare nel nuovo mondo,il resto è incognita,un salto nel buio,avventura. Karl è un frutto acerbo,e di questo ne è pienamente consapevole, sa che nel cinico marasma americano egli può contare solo nella sua scaltrezza nella sua furbizia,nella sua modestia ,che è inutile issare le vele con il mare in burrasca,capisce quando è il momento di ammainarle e di questo fa la sua forza,perché egli è un eroe positivo,si piega,ma non si spezza,non si abbatte,la speranza in lui è inesauribile,il giovane ebreo di Praga lo si può solo amare,dal primo istante. Lo stile è magistrale e scorrevolissimo,la storia intrigante e coinvolgente,condita da scene divertenti e surreali che più che a Kafka fanno pensare al miglior Tarantino. Insomma, un capolavoro,unica gravissima pecca,è un’opera incompiuta,edita postuma la morte del geniale scrittore ceco,un manoscritto giovanile dimenticato in un cassetto in cui egli getta le basi per un’opera che potrebbe essere fiorita in uno dei più bei romanzi del XX secolo. Non posso però consigliarne la lettura,perché è drammatico doversi separare da quest’opera in maniera così prematura,abbandonare Karl nell’oblio,non riuscire a codificare il messaggio di Kafka appena abbozzato che si perde in una nebbia confusa,come perdere la donna della propria vita senza averla mai baciata.
Peccato,peccato sul serio.

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barch76 Opinione inserita da barch76    14 Luglio, 2011
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Mattone Copperfield

Come dovrebbe essere un’opera che alla sua uscita in volumetti periodici ha venduto centinaia di migliaia di copie in tutto il mondo,con un successo editoriale senza precedenti,che dura e continua a essere pubblicata e letta da un secolo e mezzo,con un titolo e un autore universalmente celebri? Dovrebbe,dico dovrebbe essere un capolavoro.Questo assolutamente non lo è! Fondamentalmente questa è un’opera autobiografica,dove dietro i protagonisti del romanzo si celano le figure che in maniera negativa e positiva hanno determinato il destino e probabilmente il successo del caro Dickens.Sembra piuttosto di un’autobiografia un’autocelebrazione della vita dello scrittore inglese,di un’esistenza brevemente drammatica,senza grossi sconvolgimenti,segnata da morti premature,e da situazioni propizie e fortunate,da un successo arrivato su un piatto d’argento. Complessivamente noiosa,piatta,come potrebbe essere la vita di chiunque non si fosse chiamato Dickens. Insomma,povero caro David bambino,odiato e perseguitato senza ragione,gettato nella melmosa società operaia della Londra industriale del IXX sec.,non era il tuo posto,non dovevi stare lì perché tu eri l’eletto,tu a differenza degli altri poveri miserabili hai la zietta ricca,che neanche sai come si chiama. Basta bussare alla porta della sconosciuta zia Betsey ,ed ecco che la vita cambia,disseminata da petali di rosa,dove osservi distaccato i pezzi di un puzzle poggiati su una scenografia buia e asettica,gli avvenimenti più o meno insignificanti di un’esistenza non straordinaria,a parte il successo editoriale. Nel corso nella nostra vita tutti ci imbattiamo in un Traddles,in un Micawber ,in un sig. Murdstone,in una Peggoty,in una Dora,in un Uriah e se abbiamo fortuna anche in un’Agnes,ma nella vita non ci accontentiamo di catalogarli come buoni,cattivi,altruisti,eroici ecc.,cerchiamo anche di sondarli,analizzarli,capire le radici delle persone che condividono con noi la nostra esistenza,quello che Dickens non fà ,essi sono così e basta,non hanno una matrice. Dimenticatevi quindi affreschi,colpi di scena(qualcosa, ma prevedibile),scene commoventi,ricerche introspettive,denunce sociali,violenza ,miseria,qui non ci sta’ niente,ma proprio niente,solo tante figure anonime e insipide a fare da cornice al buon David. L’unico elemento che merita indiscutibilmente una lode è la straordinaria capacità narrativa dell’autore,notevole per l’epoca della stesura,e che probabilmente ne ha determinato il grande successo. Ma questo non basta. Dickens avrà mai letto Hugo?Flaubert?Scott?Voltaire?..........

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barch76 Opinione inserita da barch76    23 Aprile, 2011
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Ascoltate i vecchi!

Ho dei ricordi meravigliosi legati al nonno,quando nella panca fuori casa sua,nelle tiepide e ventilate serate estive,mi raccontava di quando era “giovine”,di com’era quel tempo,e io l’ascoltavo come se mi narrasse favole di un’epoca remota. Questo fa Salvador,rivive la sua gioventù,dell’Italia rurale appena uscita dalla guerra,con un lessico confidenziale,senza fronzoli,rustico,proprio come il nonno,per rispolverare dei valori che forse inesorabilmente stiamo sempre più perdendo. Quando l’Italia era povera era però ricca di valori,la solidarietà vista come materia prima per la sopravvivenza della comunità,l’assenza dell’ipocrisia e dell’egoismo,la felicità arrivava da cose semplici,come la mamma che ti chiama “stella”dopo aver temuto una ramanzina ,oppure essere riusciti a far felice qualcun altro,”nel quale il rattoppo era virtù,e l’esibizione della ricchezza stoltezza”.A quel tempo si viveva la realtà con i sensi,l’odore del fieno,del letame,i geloni,il metabolismo stagionale,l’aria,il vento,i rapporti umani,l’amicizia era guidata dallo star bene assieme,non dall’aspetto o da cosa si possedeva,ci si divertiva con i bagni al fiume,raccontarsi storie nel tepore delle stalle,cose semplici,genuine. Il rispetto,incondizionato per i più anziani,per il vicinato,per il prossimo,il rispetto delle regole più per amore della comunità che per costrizione,le donne viste come pilastro portante della famiglia,della casa,e dell’educazione. Questo mondo non era perfetto,mancava quello che c’è oggi,il benessere,ma oggi si è perso quello che di buono c’era allora. Unica pecca di questo libro,il titolo,se avete dei conoscenti sulla settantina,domandate com’era quando loro erano giovani,non solo in Friuli,ma in un’Italia che oggi non c’è più,ma vive limpida nei nostalgici ricordi dei nostri nonni,quei cari amati vecchi che avrebbero la chiave della felicità,in questo mondo sempre più frenetico e individualista.

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Salvador,Vassalli.
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barch76 Opinione inserita da barch76    16 Aprile, 2011
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L'enciclopedia dell'Occultismo

Un’impresa titanica,finire questo romanzo,resistere,persistere,non demordere,riuscire ad intravedere la luce in fondo al tunnel,non è facile,ma estremamente gratificante. Questo non è un’opera convenzionale,la vicenda non si sviluppa in maniera lineare in termini di tempo,spazio,azione,ricerca introspettiva. Il Pendolo è una viaggio difficoltoso,Eco ci mette una montagna di nozioni,documenti,una conoscenza che abbraccia complessivamente tutta la storia conosciuta e occulta dei cavalieri Templari e di tutto ciò che ne deriverà,l’ermetismo,le logge massoniche,il misticismo,i culti pagani,il simbolismo,la ricerca del Graal ,i riti iniziatici,ecc. ecc. tutto a dimostrare :”Qual è l’influenza nascosta che agisce attraverso la stampa,dietro a tutti i movimenti sovversivi che ci circondano?Ci sono poteri diversi all’opera?O c’è un solo potere,un gruppo che dirige tutti gli altri,la cerchia dei veri iniziati?”.Casaubon,l’io narrante,alter ego dell’autore,è un giovane studioso di storia templare che casualmente ,coadiuvato da Bembo e Diotallevi,si ritrova e viene coinvolto in una ricerca serrata e convulsiva che arriverà a permeare gran parte della sua vita alla ricerca del “Piano”,questa diventerà il sua scopo, il suo oblio, la sua droga e, attraverso di lui il buon Eco, ci propone un’ipotesi verosimile,ampiamente documentata,che i templari non siano scomparsi in quella celebre notte del 1314,con il rogo di De Molay,tutt’altro,ma che in qualche modo abbiano in seguito manovrato i fili della storia occidentale,dal rinascimento all’olocausto,fino ad oggi alla ricerca della “rivelazione finale”,la civiltà marionetta di un’oscura cerchia di folli dissennati che manovrano i fili del destino dei popoli.Casaubon scoprirà lui solo,alla fine la vera "rivelazione finale". Il ritmo è a tratti incalzante,talvolta stagna,a volte si ha la sensazione di essere dentro un film di Kubrik ,a volte si perde il confine tra la realtà e il sogno(o incubo),a tratti si è presi dalla voglia di mollare tutto sommersi da una grandinata di informazioni,ma si continua avendo la sensazione che ci aspetta un finale che tutto giustifica,e abbiate fede esso arriverà. Per apprezzare Eco bisogna saper soffrire,non bisogna mai distrarsi,mantenere salda la concentrazione, la scrittura e i contenuti delle sue opere,e in particolare questa,sono una sana ,coinvolgente,proteica e spossante droga celebrale.

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barch76 Opinione inserita da barch76    23 Marzo, 2011
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Un monumento alla Francia

Sono millecinquecento pagine,fitte fitte,di drammi,trattati politici e culturali,storie romantiche,una fotografia cruda ,realistica e spettacolare di un momento,il XIX secolo,come affermò Baudelaire “Non un romanzo,ma un maestoso poema”. In quest’opera Hugo ha uno scopo,che trasuda da ogni pagina,un’utopia che cerca di comunicare attraverso l’Hugo poeta,l’Hugo professore,l’Hugo politico,che fonde in uno strumento comunicativo dirompente,e questa è la genesi del Romanzo,un messaggio universale,il succo della rivoluzione della sommossa,un sogno di eguaglianza,una battaglia alla povertà,all’odio,e alla guerra,che egli ci pone nelle maniere più estreme,senza filtri,senza rimorsi. Ne “i Miserabili”si scopre l’Hugo maturo,lo scrittore,già attivo politicamente all’epoca della stesura dell’opera ha un’idea,che l’uomo non nasce miserabile,egli è un prodotto della stessa malata,che lo crea a proprio bisogno e consumo,ma in lui c’è la chiave,il seme dell’amore,della generosità,dell’altruismo,la carità. E’ un messaggio forte,che la rivoluzione francese non si è compiuta finche essa non arriva a toccare tutti,finche non diventa rivoluzione in tutte le vite dei francesi,e degli uomini di tutte le società,che è incompleta perchè non è stata totale,e la chiave sta’ proprio nel miserabile e in esso c’è il veicolo per completarla. Monsignor Benvegnù ,Jean Valjean, Marius Pontmercy,Cosette,Gavroche,i Thenardier,sono solo alcuni dei protagonisti,e da qui si apre un mondo,ogni personaggio è una vita, un romanzo nel romanzo,ognuno di loro rappresenta uno spaccato della società,una sfumatura dell’animo umano,Hugo indaga,ricerca,approfondisce il vissuto dei suoi personaggi per giustificarli,per,attraverso di loro,spiegarci in maniera pertinente che non bisogna vedere il miserabile solo come tale,ma vederlo come il frutto di un di un’esperienza,di un ambiente ostile,nocivo,che ha bisogno di cure,ma è anche capace di prove di eroismo altissime. Non è comunque una lettura semplice,non tanto per la prosa,che risulta moderna e scorrevole,quanto per i momenti in cui il nostro caro “Hugo professore”decide di intrattenerci con interminabili trattati a volte interessanti,a volte mortalmente tediosi,come ad esempio quello della genia delle parole francesi. Il romanzo comunque risulta grandioso,non tanto per la trama di per se stessa,ma per la caratterizzazione dei personaggi,in cui si riesce a scorgere tutte le sfaccettature della società,e per la volontà ferrea e consapevole dell’autore,tramite la sua opera,di cercare di cambiare il mondo,e forse in parte c’è anche riuscito. Un monumento commovente agli aspetti più nobili dell’animo umano.

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Classici Francesi.
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barch76 Opinione inserita da barch76    21 Febbraio, 2011
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Il postino Cileno

1969 Mario Jimenez è uno scapestrato sognatore di Isla Negra nel Cile,la svolta del suo destino si trova su “un avviso sull’invetriata dell’ufficio postale”del suo paese,diventa postino,l’unico cliente il Vate,Pablo Neruda. Mario impara attraverso le metafore e l’amicizia del poeta a incanalare i suoi sogni,a concretizzarli,la sua vita prende una svolta definitiva,un senso,un ideale,e soprattutto l’amore,che si concretizza nelle splendide fattezze di Beatriz Gonzalez. Sono gli anni lieti di Mario,di Neruda che vince il premio Nobel per la letteratura,per il Cile che in Allende,primo governo Marxista democraticamente eletto,trova la sua guida tanto agognata. Ma saranno anche gli anni del Golpe militare di Pinochet,e Mario Jimenez ,attraverso lo splendido romanzo di Skarmeta diventa,come il Don Pablo insegnò al suo postino,la metafora del popolo Cileno. Sono 120 pagine di serenità,di sole,di amore,di amicizia,condite da qualche sana scenetta di sesso esplicito,lo stile è scorrevole,ammiccante,ironico,ma la vera grandezza del romanzo si percepisce solo dopo aver letto le ultime tre pagine. Un monumento di Skarmeta al suo Cile , ma soprattutto ai Cileni.
P.S. Non ho visto il Film,e ne sono felice,non amavo Troisi,e la Cucinotta mi stà sui co…i!

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barch76 Opinione inserita da barch76    20 Febbraio, 2011
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Il Sepulveda

La foresta amazzonica è madre e assassina,cura e avvelena,nutre e soffoca,perdona e si vendica inesorabilmente,questo ha imparato sulla sua pelle di vecchio Josè Bolivar Proano ,che legge romanzi d’amore per tingere di rosa la sua vita,troppo nera per non tormentarlo. Josè giovane ha vissuto la foresta,all’inizio ha cercato di domarla,ma lei inflessibile lo ha rigettato ,gli ha tolto tutto,l’amore e il futuro,dimostrandosi lei più forte e indomabile. Ma quando tutto per lui sembrava perduto lo ha adottato,gli ha dato un’altra famiglia,gli ha insegnato a vivere in essa,a sentirla,ad amarla attraverso gli indios shuar ,le popolazioni aborigene che lo hanno fatto entrare nella tribù,lo hanno accettato e amato. Ma “lui era come uno di loro,ma non era uno di loro”,e la civiltà doveva riprenderselo,doveva tornare nel suo mondo,per quanto dentro la foresta,in mezzo ai suoi simili “civili”.Josè vecchio,pensava di finire sereno e tranquillo i suoi anni nella sua capanna in riva al fiume,con i suoi romanzi d’amore,”quell’amore che fa male”,ma non era così,la foresta gli richiedeva un altro tributo,avrebbe dovuto misurarsi questa volta con una belva inferocita e scatenata a causa della dell’avidità e della prepotenza degli uomini “bianchi”,avrebbe dovuto confrontarsi,secondo le sue regole,quelle della natura,quelle della giungla,del cacciatore e della preda,una sfida ancestrale. In questo romanzo Sepulveda ci mette tutto se stesso,un’efficacissima capacità descrittiva delle ambientazioni,una perfetta caratterizzazione dei personaggi anche attraverso dialoghi a volte profondi a volte straordinariamente divertenti,una scrittura emozionante, e soprattutto quell’inserire scene surreali senza cadere nella banalità ,quel saper comunicare messaggi forti attraverso storie lievi,questo fa di Sepulveda uno scrittore unico(quando si impegna).

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barch76 Opinione inserita da barch76    13 Febbraio, 2011
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Vola solo chi osa farlo

E’ difficile recensire un libro poco più lungo del suo titolo,e che in esso descrive tutta la trama,ovvero il gatto che insegnò alla gabbianella a volare,non ci vuole neppure tanto a dedurne il significato,ovvero che con l’amicizia,la dedizione,il superamento delle diversità si può volare,superare ostacoli a prima vista insormontabili. Impossibile scrivere altro,senza riscrivere la trama,lo si legge in un’oretta e mezza,il messaggio e importante e profondo,niente da dire,ma perché non metterci un po’ più di impegno. Lo stile e povero e asettico,probabilmente un libretto delle scuole elementari ha testi più complessi e strutturati. Un bambino di dieci anni avrebbe saputo far di meglio.Va bene che ti chiami Sepulveda però.....

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barch76 Opinione inserita da barch76    13 Febbraio, 2011
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Corrado da Romano d'Ezzelino

Leggere questo libro significa intraprendere un magnifico un viaggio nel tempo e nell’animo umano. Corrado da Romano ,pronipote del grande Ezzelino ,narra in prima persona la sua fantastica avventura,la sua vita nell’Italia medioevale dei comuni,della lotta Guelfo-Ghibellina ,delle guerre per il controllo del potere,della peste,della miseria,sullo sfondo la patria friulana,la marca Trevigiana,la Verona Scaligera,la Milano dei Visconti. La sua pesante eredità,la genia del sangue di Corrado,lo innalza suo malgrado a simbolo del potere imperiale,e lo pone protagonista e cronista degli eventi narrati,della guerre sanguinarie,delle trame per il potere,della miseria della condizione umana,riprodotti in maniera dettagliata e precisa,con date,luoghi,e personaggi realmente esistiti,ai quali l’autore rende un grosso omaggio riesumandoli dall’oblio del dimenticatoio. L’avventura di Corrado è segnata da gloriose vittorie e cocenti sconfitte,da enormi ricchezze e altrettante miserie,da vendette e clemenze,ma egli durante il suo percorso ha imparato una cosa fondamentale,e questo vuole comunicarci l’autore,non è la ricchezza o il lignaggio a rendere grande un uomo e la sua memoria,ma l’onore,la carità,l’ideale senso della giustizia,quel senso cavalleresco in parte perduto che ha fatto del medioevo un’epoca romantica e irripetibile. A mio parere Marco Salvador è il più capace scrittore di romanzi storici vivente,al mondo,non solo per la qualità della ricostruzione storica,ma anche per quella semplicità di contenuti, significati,ed emozioni che riesce a comunicare al lettore.

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barch76 Opinione inserita da barch76    08 Febbraio, 2011
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Grazie Martina

Martina quattro anni fa mi regalò questo libro dicendomi che era Stupendo,”grazie” dissi io,ma pensai:”I libri sono come le scarpe,se non sono perfette fanno male”,inconsapevolmente abbandonai sulla libreria per ben quattro anni un capolavoro. L’autore Hosseini ,è un esule Afgano che vive da più di vent’anni negli Stati Uniti ,ma non ha dimenticato il suo paese,e con quest’opera gli rende un inestimabile Tributo. Mariam e Laila,due donne,due storie,due percorsi diversi,le accomuna un carattere forte,una fede incrollabile,la speranza indomabile,il loro destino si incrocia,si amalgama,e come per la nazione che ha dato loro i natali,l’Afganistan,vivono dolore,morte ,desolazione,vittime impotenti di un destino atroce e crudele,la guerra e la sharia. La Speranza è la chiave,il coraggio è la soluzione. Le esistenze delle protagoniste percorrono parallele la vicende Afgane degli ultimi vent’anni, dall’invasione sovietica alla caduta del regime Talebano per mano delle Nazioni Unite , protagoniste di un affresco crudo e realistico di una vicenda umana che suscita dolore e tenerezza,amore e odio,che grazie allo stile asciutto e diretto dell’autore emoziona,coinvolge,appassiona,fa riflettere. Un tributo d’amore alla propria patria,alle donne,alla Pace. Un’opera che lascia un segno profondo.

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barch76 Opinione inserita da barch76    02 Febbraio, 2011
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Valerio Metroni Stabiano atto I.

Finalmente ho completato la trilogia,giustamente l’ho conclusa leggendo il primo romanzo!Si,perché non si può intitolare un romanzo”Il legato romano” e quello dopo”Il legato Romano 2”e l’ultimo “Il legato Romano 3”,o almeno, fare dedurre dalla descrizione l’ordine cronologico dei romanzi,no, è domandare troppo!Misteri della fede!Comunque questo è un bel romanzo,migliore del seguito”La legione invincibile”,ma non all’altezza del terzo”l’Onore di Roma”.Lo stile e scorrevolissimo,la trama tiene sempre alta la soglia d’attenzione del lettore,i personaggi sono tagliati con l’accetta,e gli scenari sono ad alta definizione,non mancano scene cruente e azione. Non pensiate però di leggere il romanzo ed uscirne carichi di storia,la trama è più incentrata sui personaggi che sugli eventi,Cervo dice :”scrivo romanzi che mi piacerebbe leggere”,allora vuol dire che gli piacciono i testi leggeri che non abbiano la pretesa di scavare nella storia o nell’animo umano,ma sicuramente riescono ad intrattenere piacevolmente il lettore.

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barch76 Opinione inserita da barch76    28 Gennaio, 2011
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Il nulla rosso

Io Amo la storia,ogni libro che leggo deve arricchirmi con date, avvenimenti, luoghi, personaggi, aneddoti,e se magari riesce anche ad emozionarmi,tanto meglio,le mie letture devono avere la capacità di trasferirmi nell’epoca narrata. Bene ,questo romanzo ruota intorno ad una battaglia,quella di Adrianopoli ,basta, qui si ferma la storia,il resto è una trama confusa,la solita descrizione degli scontri,una piatta vicenda d’amore,il tribuno,l’Imperatore decrepito e depresso,il re Barbaro,Il pretoriano sarmata con la crisi esistenziale,senza colpi di scena,emozioni,pathos. Unica nota positiva,lo stile,la capacità narrativa dell’autore è straordinaria,ma è come ascoltare una canzone con una splendida melodia,ma con un testo idiota. Per me soldi sprecati,non solo per chi ama i romanzi storici,ma anche per chi ama la lettura.

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Harmony............
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barch76 Opinione inserita da barch76    23 Gennaio, 2011
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Guido da Romano d'Ezzelino

Marco Salvador è uno storico Friulano,con sessantadue primavere sulle spalle,una folta e rassicurante barba bianca che rievoca antichi saggi medioevali. La storia narrata nel suo romanzo lo riveste come un abito su misura,un saggio ghibellino della stirpe dei Da romano,racconta la sua vita passata tra la marca Trevigiana ed il Friuli ,in pieno medioevo,tra guerre,congiure,tradimenti,massacri,la ricerca continua della rivalsa, della vendetta,errori fatali e lutti indelebili ,un percorso che solo nella sua vecchiaia giunge ad un obbiettivo raggiunto, che tutto giustifica,la pace e l’amore per la famiglia. L’autore nomina i capitoli per quadri e affreschi,ed in effetti la sensazione,scorrendo le pagine,è di entrare in un antico edificio affrescato di storia medioevale,la straordinaria capacità narrativa di Salvador risveglia i sensi del lettore,come percepire l’odore ammuffito e inebriante della storia ,tremare nell’impeto della battaglia,sussultare per prove d’onore e d’amicizia,commuoversi per quel nobile a altissimo sentimento che è l’amore.
Insomma,questo non è solo un gran romanzo storico,con tante date e avvenimenti,ma è soprattutto una inestimabile lezione di vita.

Inserisco una Citazione dell'autore tratta dalla sua pagina fb per comprenderne la grandezza:"ogni coglionazzo che raggiunge notorietà in tv alla fine vuole scrivere (solitamente farsi scrivere) un libro e viene definito scrittore, io mi dimetto dalla categoria degli scrittori"

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barch76 Opinione inserita da barch76    18 Gennaio, 2011
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Povero Conte!

I vampiri non mi hanno mai affascinato,ma vedo,soprattutto ai giorni nostri, quanto questi fantasiosi personaggi attraggono in maniera morbosa le masse. Quindi ho dovuto leggere quest’opera per cercare di capire il fenomeno. Dopo un inizio promettente tutto si è eclissato,la storia piatta e prevedibile,gli scenari inesistenti,i personaggi tanto buoni e dolci da far venire il diabete,il cattivo che alla fine sembrava la vittima ,dialoghi interminabili quanto inutili e ripetitivi,insomma una rappresentazione di marionette sarebbe stata più significativa. Ho cercato di leggere tra le righe,sperando di trovarci emozioni,significati,ricerche interiori,ma niente,è stato come leggere una pagina di cronaca nera su qualche quotidiano locale. Probabilmente ai tempi della sua uscita ,quest’opera poteva suscitare qualche tremolio osseo alle angeliche fanciulle ottocentesche tipo madame Mina o madame Lucy,anche se non capisco il bisogno di creare mostri letterari quando la storia ci ha riempito di personaggi al cui confronto il buon Conte Romeno ,farebbe poco più paura di una pattuglia di vigili fuori da una discoteca. Mi dispiace attirarmi l’antipatia dello sterminato popolo vampiro-dipendente,ma per me “Twilight” ha più spessore,e questo la dice lunga. Sigh.

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mah.....
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barch76 Opinione inserita da barch76    09 Gennaio, 2011
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L'anima della storia

E’ vero,non siamo sui livelli de “Il Nome della Rosa”,è vero anche che la lettura di Eco può risultare a tratti tediosa,complessa,non per tutti,è vero anche però che con questo suo “Il cimitero di Praga”,il nostro eminente Umberto,alla soglia delle ottanta primavere,ha saputo mettersi in gioco,e con uno stile dissacrante,ironico,critico narra l’ottocento,il secolo dell’unità d’Italia,della massoneria,della Nascita del comunismo,della nobiltà decadente,del clero agonizzante,delle nuove scoperte,dell’antisemitismo e delle guerre. Un bel viaggio quindi in tutto il IXX sec,in cui nella vicenda compaiono,in modo più o meno significativo tutti i suoi protagonisti,da Garibaldi,Nievo,Dumas,Freud,Hugo, Cavour,Proust,Leone XIII,ecc. di alcuni dei quali l’autore svela particolari meno noti e intimi. Ma è il protagonista Simonini il vero capolavoro dell’autore,personaggio geniale,perfido,opportunista,che da corpo e forma a quelle forze oscure e celate,unico personaggio di fantasia (ma non troppo),che non compaiono sui libri di storia,ma probabilmente l’hanno anche inconsapevolmente forgiata come i personaggi poc’anzi menzionati,e non con spirito eroico o altruista alla ricerca del bene comune,ma con l’unico scopo di arricchirsi e saziare la propria ingordigia. Fa riflettere l’attualità della situazione come dice Eco,il protagonista è ancora vivo,magari non si chiama Simonini ,magari ha il nome di una compagnia petrolifera,magari è un produttore di armamenti,però ancora determina la sorte di milioni di persone in nome del proprio tornaconto e cupidigia. Da leggere con pazienza.

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barch76 Opinione inserita da barch76    31 Dicembre, 2010
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Epico.

Comincio con una citazione che mi è rimasta impressa:"I personaggi di Manfredi sono fatti di cartapesta e si muovono su scenari di cartone",se come me avete letto quasi tutto di Manfredi,confrontato con altri autori del genere,tipo non so,un Cervo,una Pomilio,un Forte,o un R.Harris,ecc.,non potete non condividere questa affermazione.Di Manfredi mi mancava la trilogia di Alexandros,perchè come sempre accade nelle saghe letterarie non si sa mai quel'è il primo e quale l'ultimo,e quasi tutte le librerie non sono mai provviste di tutti i volumi,e poi dopo aver letto "Chimaria"o"Palladion",delle vere nefandezze,avevo perso interesse per questo autore.Manfredi ancora prima di scrittore è archeologo,e quindi è provvisto di una gran quantità di nozioni storiche raccolte anche sul campo,che a molti altri scrittori del genere difettano,tanti suoi libri sono dei trattati formato romanzo,ricchi di dati e aneddoti comprovati,ma poveri di stile e pathos,e sopratutto poco emozionanti.Bene detto ciò,"Alexandros"per me è stata una piacevolissima sorpresa,se era facile strutturare un romanzo su una vicenda già estremamente epica e straordinaria come la vita di Alessandro Magno,difficile era,e l'autore ci è riuscito in maniera esemplare,delineare i personaggi,dare la forma,intingerli d'emozioni,distinguerli nettamente fra loro,renderli umani e pertinenti,Alessandro in Primis,eroe romantico e cavalleresco.Emozione e coinvolgimento allo stato puro(ho pianto per la vicenda di Peritas,il cane del re!),ho sussultato per le vittorie,mi sono demoralizzato nelle sconfitte,mi sono amareggiato per il finale,scusatemi,ma è la storia.

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barch76 Opinione inserita da barch76    28 Dicembre, 2010
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L'onore di Roma

280 a.C.Dopo il fallito tentativo di Proculo di proclamarsi imperatore sulle Gallie,un altro legato,Marcello Bonoso avido,corrotto eroso dall'alcol,brama la porpora imperiale approfittando dell'assenza dell'Augusto Probo impegnato in una campagna an Asia,Bonoso stringe alleanze con i Bagaudi e i barbari al di là del Reno,e per l'ennesima volta l'ordine dell'impero vacilla.Il retore Marsilio,intelligente quanto coraggioso e altruista(probabilmente l'alter ego dell'autore),Il legato Stabiano,incorruttile e astuto,il capo bagaudo Barbaro crudele e sanguinario,fino ai servi,contadini,schiavi,sono essi protagonisti di vicende cruente,d'amore,odio,prove di coraggio e d'onore,in un susseguirsi continuo di colpi di scena.La solita capacità narrativa dell'autore,poi,fà di questo romanzo un piccolo capolavoro di intrattenimento e divulgazione storica.

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barch76 Opinione inserita da barch76    12 Dicembre, 2010
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dalle stalle alle stelle,e ritorno

Il romanzo racconta,dalla bocca del protagonista,la vita di un dotto di Cividale,figlio di un mercante siriano stabilitosi in Friuli per commercio,in piena dominazione longobarda.L'eroe dopo una prima gioventù sesso,droga,e rock'n'roll,si ritrova a raschiare il fondo del barile,e quindi non gli resta che risalire,e da qui inizia l'iperbole.Lo stile è volutamente arcaico,probabilmente l'autore cerca così di immergerci di più nell'epoca,anche se certi passaggi risultano pesantucci e noiosi,la storia è straordinaria,viaggia parallelamente alla vita del re Longobardo Rotari essendone il protagonista amico e consigliere,quindi la trama e costruita su basi storiche reali,anche se il protagonista ogni tanto "scappa",si reca a Ravenna,Bisanzio,Roma,Antiochia,regalandoci un affresco dell'epoca ricco e irripetibile.Per dover di cronaca non mancano le scene cruente,le descrizioni dettagliatissime(che schifo!)dei sintomi delle malattie,gli intrighi le passioni,le storie d'amore e d'amicizia.Bel Romanzo,bella la parabola del protagonista-narratore,forse un pò sbrigativo,ma consigliato.

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barch76 Opinione inserita da barch76    04 Dicembre, 2010
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La Pearl Harbor dell'antichità

9 d.C. foresta di Teutoburgo,la Pearl Harbor dell'antichità.Tre legioni dell'esercito imperiale romano marciano inconsapevoli verso il loro massacro guidate da uno scellerato Proconsole di nome Qintilio Varo,nella selva Germanica,il traditore in agguato,Arminio,guiderà una mortale imboscata che provocherà la morte di circa 20.000 persone tra legionari,e il seguito formato da inermo vecchi,donne,e bambini.Una delle pagine più cruente e sanguinarie della storia antica raccontata con maestria dal prof.Cervo,in cui egli riesce a dare risalto agli aspetti oscuri di onore e corraggio che hanno dimostrato i romani di fronte alla morte,rendendoci partecipi del massacro che si è consumato in quei terribili interminabili tre giorni.Una pagina di storia che merita di essere ricordata,e rivista attraverso l'interpretazione di questo romanzo.A mio parere il più bel romanzo di Guido Cervo.

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Romanzi di Roma antica
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barch76 Opinione inserita da barch76    04 Dicembre, 2010
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Valerio Metronio

Un'altra mirabile lezione di storia del prof.Cervo,imperdibile per chi ama le trame politiche,l'azione,e la bella scrittura. Dopo un inizio lento e noioso,senza eventi di particolare interesse,solo la stima per l'autore ci spinge ad aspettare la svolta,l'azione comincia a profilarsi,il senso del romanzo prende forma,gli eventi arrivano a cascata,e finalmente la storia decolla,le vicende sono narrate della bocca dei barbari e dai romani,mantenendo neutro e bilanciato il punto di vista degli eventi.I personaggi sono come sempre descritti con cura,come personaggi reali,le ambientazioni sono perfette,le emozioni e l'azione sono abbondanti,tutto supportato da una mirabile capacità narrativa che già in altre opere l'autore ha dimostrato di possedere.

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Storia romano
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barch76 Opinione inserita da barch76    03 Dicembre, 2010
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Stringiamoci a coorte,siam pronti alla morte!

Se volete una storia forte,ricchissima di emozioni,onore a cariolate,amore,passione,amicizia, coraggio,una vicenda basata su vicende storiche precise,se volete piangere e sussultare questo è il libro adatto a voi.
Lo stile è incalzante,scorre via come un torrente in piena,i personaggi sono vivi e pulsanti,le ambientazioni sono tangibili e ci immergono in una storia che ci travolge lasciandoci spossati,e felici.

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Appassionati di Storia Romana.
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barch76 Opinione inserita da barch76    28 Novembre, 2010
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L'amico Vittorio

Un giorno ci capita di ritrovare un ragazzo sulla trentina con un cervello enorme(Hugo aveva una capacità cranica di 2 Lt.),riesumato da un remoto e polveroso angolo di libreria,così,tanto perchè non si sà cosa leggere,visto che altre volte era stato disseppellito,e poi rimesso mestamente al suo posto.L'inizio non è dei più promettenti,il narratore,che ci racconta gli eventi standoci a fianco e non dentro la vicenda,si dilunga in interminabili e a volte incomprensibili descrizioni di situazioni e paesaggi,ma la vetta questa volta deve essere conquistata,così proseguiamo a fatica la lettura.
Se siamo tenaci,se sopportiamo l'amico Victor,se gli dimostriamo di essere fedeli,egli ci premierà.
Così tutto d'un tratto fuoriescono affreschi nitidi e dettagliati di personaggi dalle personalità complesse,vicende,intrecci,colpi di scena,amore,odio,vendetta,passione,carità,nell'insieme condito da uno stile scorrevole e confidenziale,da un senso ironico divertentissimo,dando vita ad un affresco della Parigi e dei Parigini del '400 che incanta e ci tiene incollati alla lettura.
Non mi dilungo sulla vicenda,ogni recensione più approfondita su Hugo e la sua opera potrebbe essere sacrilega fatta da un comune lettore,mi sento solo di consigliarne a tutti la lettura,per puro svago e per arricchimento.

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barch76 Opinione inserita da barch76    23 Novembre, 2010
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Legio X-MAN

Simpatico romanzo ,bella l'idea di trasportare gli X-Man all'epoca di Ottaviano Augusto(chissà se pagava i diritti alla Marvel),Il cieco che parla agli Dei,la bellona che prevede il futuro,e il numida che manovra i metalli(già visto!),danno vita ad una storia a volte drammatica,a volte esilerante,a volte Horror,a tratti noiosa,comunque ottimamente inserita in un momento storico preciso.
Una volta finito non vi lascerà molto,ma almeno vi avrà fatto trascorrere qualche momento lieto.

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barch76 Opinione inserita da barch76    21 Novembre, 2010
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I bastioni del coraggio

Tre storie,tre Eroi,tre avventure di sopravvivenza estrema,che si intersecano tra loro in un periodo storico buio e crudele,egregiamente ricostruito,in cui la loro incredibile forza d'animo ed il coraggio ha la meglio sul destino avverso.
Come in CARTHAGO,e LA COMPAGNIA DELLA MORTE,l'autore da prova di una rara capacità di coinvolgere il lettore,emozionarlo,appassionarlo,con una scrittura scorrevole e mai pesante,non cela censure sulle scene cruente,decora magistralmente i momenti lieti,ci rende protagonisti dell'avventura,ci fà sentire il tepore e il gelo degli eventi.
Unico neo,bisogna aspettare il seguito,ma sicuramente ne varrà la pena.
GRANDE FRANCO!

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Eco,Manzoni,Follett,Cervo,Vassalli.
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barch76 Opinione inserita da barch76    20 Novembre, 2010
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Il Teutone.La croce peduta

Ricostruzione storica scarna di dati e avvenimenti,personaggi ben delineati mossi da profondi ideali ma poco realistici,a mio parere poveri di personalità.
Un piacevole susseguirsi di scene cruente e prove di coraggio ed onore dei protagonisti,guidati dalla fede e da senso cavalleresco,sinceramente le emozioni sono poche,sembra che la trama debba essere il preludio ad un gran finale che dia un senso a tutta la storia,ma ahime,il gran finale manca.
Sicuramente ci sarà un seguito,ma che senso ha pubblicare in due atti un romanzo che pubblicato in un unico tomo avrebbe circa 560 pagine?(18,5o € x 2 = 37,00!)(Il cimitero di Praga,U.Eco pag.523 € 19,50).

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Eco,Follett,Manfredi,R.harris,Vassalli.
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barch76 Opinione inserita da barch76    20 Novembre, 2010
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L'aquila di sabbia e di ghiaccio

Ricca e dettagliata ricostruzione storica,personaggi ben strutturati e ricchi di personalità,scenografia nitida e ben disegnata.
L'autore è un giallista,quindi l'opera si può ben descrivere come un triller ambientato nella Roma Imperiale,infatti non mancano gli intrighi e i colpi di scena.Lo stile,qualche volta complesso,e complessivamente piacevole e a tratti emozionante.
Bel romanzo ,coinvolgente e ricco di informazioni.

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Manfredi,Cervo,F.Forte,R.Harris,Vassalli.
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