Opinione scritta da Grana_tina
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Mi hanno regalato una storia...
Mi hanno regalato una storia...questa storia, una storia strana, mai immaginata, una storia che non sai cos'è fino alla fine, ma ti piace parecchio mentre te la raccontano.
Una storia che ti capovolge la visuale sulla vita, ti gira sottosopra e ti lascia li, appeso, a guardare il mondo per così.
Non vi racconterò nulla di questa storia, chiamate Tim Tooney, il trombettista dell' Atlantic Jazz Band e lui ve la racconterà come ha fatto con me, non aspetta altro.
Riderete, è spiritoso,ha un'ironia adorabile, vi racconterà del suo migliore amico Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento (già solo questo nome non vi incuriosisce?) e della sua vita "incantata", di come ha sconfitto l'infelicità, si avete capito bene, Novecento...il pianista sull'oceano che ha sconfitto l'infelicità.
Poi forse piangerete, ma non un pianto amaro...un pianto dolce, come non capita quasi mai.
"Non sei fregato veramente finchè hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla"
Grazie a Baricco (e a Spank :)) io ora ho anche questa tra le mie storie da raccontare.
Granny
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Condanna o conforto?
Dico la mia, è assolutamente solo la mia personalissima opinione, ma nel parlare di questo libro non credo si possa rimanere neutri e distaccati...in tal caso non saprei che dire.
Non è per tutti, ed è la prima volta che penso questo di un libro.
Credo che quello che c'è scritto in queste pagine sia solo per chi ha vissuto il fallimento di una storia d'amore in cui aveva creduto con tutto se stesso.
E vi dico di più..per me tutti gli altri sarebbe meglio non lo leggessero, non potrebbero apprezzarlo davvero e forse non sarebbe un bene per loro.
Per i primi questo libro sarà un tuffo nel mare di emozioni, sensazioni e dolori passati...ma farà più bene che male.
Riconoscersi così tanto nei sogni, nei pensieri e nelle parole dei due protagonisti farà nascere dentro una sorta di contentezza per non essere stati i soli ad aver dovuto attraversare tutto quello...se ci sono pagine che descrivono così bene ciò che si è vissuto significa che non si è soli, che tutta quella tristezza e sconsolatezza che si pensava essere solo la propria invece fa parte della vita... come tutto il resto.
Margareth è assolutamente grezza (nel senso di "allo stato naturale") nel trasmetterci ciò che Gaetano e Delia sono e quello che stanno attraversando, non mi ha scandalizzata o turbata, è come se riportasse tutto senza volersi intromettere, senza moderare mai nulla, questo è il suo stile, e a me piace.
Chi c'è passato saprà leggere queste pagine senza aspettarsi nulla, senza speranza, ed è così che va letto a mio avviso...non c'è un lieto o non lieto fine perchè non è questo il punto.
Il punto è che una storia d'amore, la tua storia d'amore può non andare come sperato, anche se non l'avresti mai detto, anche se pensavi fosse speciale... e a quel punto bisogna salvarsi.
Il punto è : nessuno si salva da solo, decidete voi se questa è una condanna o un conforto.
Ho letto "Venuto al mondo" della stessa scrittrice, questo è decisamente un'altra cosa...ma sono felice che l'abbia scritto.
Granny
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Orchidea : Raffinata bellezza
Inizio a leggere e dopo qualche pagina mi ritrovo già... arrabbiata!si!arrabbiata! perchè ho già capito che questa ragazza che mi parla ha sofferto troppo senza averne ovviamente nessuna colpa; e non ci posso fare nulla se non andare avanti a leggere la sua storia con la speranza di scoprire che perlomeno è finita bene.
Pagine profumate di fiori scorrono... apprendo un pò del loro linguaggio segreto e un pò di ciò che potrebbe voler dire essere costretti a tenerli stretti al proprio cuore come unica cosa bella della vita,
doverci affondare il naso in mezzo per poter continuare a respirare oppure usarli come scudo per nasconderci dietro il proprio viso imbarazzato.
"mentre mi abbandonavo al sonno, mi chiesi se qualcuno avesse cantato per me da piccola, qualcuno che non mi amava, qualcuno che mi avrebbe abbandonata"
"sapevo scrivere bene e senza errori di ortografia, ma ne facevo qualcuno di proposito per tenere Elisabeth accanto a me a sillabare le parole e correggere i miei compiti"
Questo libro, che si lascia leggere con facilità, a mio avviso ti regala fondamentalmente 4 cose:
la possibilità di capire un pò di più chi è cresciuto isolato e senza affetti...
la speranza che nonostante questo si possa imparare ad amare profondamente al pari di chiunque altro...
"i muschi crescono senza radici" e sono fiori anch'essi...
una storia che ti incuriosisce fino alla fine...
e la magia del linguaggio dei fiori...
ho finalmente scoperto perchè adoro così tanto le orchidee!
Il fiore per descrivere questo libro? Bucaneve...se vi va di scoprire perchè o leggete il libro o procuratevi un dizionario dei fiori ;)
Granny
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Succede che...
Succede che inizi a leggere e ti rendi conto che ti emozionerai.
E non ti interessa quasi il contenuto...non ti interessa la nascita, ti importa solo di stare immerso nella storia...nel liquido amniotico, galleggiare spinto di qua e di la dalle emozioni della vita passata e presente di Gemma.
Vuoi sentirla raccontare, raccontarsi, vuoi stare con lei.
Ed tutto così diretto e immediato, l'essenziale che rende subito l'idea esatta.
Le sue sensazioni arrivano forti e chiare senza che nulla si disperda tra le parole.
Per una donna il viaggio con Gemma è ancora più emozionante e impegnativo, da subito, dalla prima pagina.
Quando Gemma parla, quando Gemma vive, tira le nostre corde dentro, quelle che ci fanno vibrare.
Lei vibra d' amore per il fotografo di pozzanghere, vibra di paura per il tempo che passa senza un figlio, vibra di odio per la guerra, vibra per amicizia, quella che ti salva, e noi... con lei, perchè noi siamo nella sua pancia, siamo nel punto dal quale la vita spinge per uscire.
Gemma ci fa stare bene quando ama e viene amata,
Gemma ci fa stare male, ci porta nella miseria della guerra, una guerra che noi abbiamo visto in tv, non ci siamo stati, lei si, per amore.
In questo libro c'è vita.
E' stato "forte", ho pianto... bello.
"Tieni un capo del filo,
con l'altro capo in mano
io correrò nel mondo.
E se dovessi perdermi
tu, mammina mia, tira."
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Perplessa
Perplessa...questo libricino mi ha lasciata così, devo ammetterlo.
Il Mio Benny! sarà che non è un romanzo, ma un'opera teatrale...
sarà che parto sempre molto entusiasta nel leggerti...
ma non riesco a dire che mi è piaciuto.
Certo la tua "amarezza sollevatrice" c'era anche tra queste pagine...
si, ho "sorriso di tristezza" anche ascoltando "le tue donne" parlare, urlare, bisbigliare...
ma niente a che vedere con i viaggi che mi hai fatto fare in passato,
con i personaggi che ti sei inventato e che porto sempre nel cuore.
La tua fantasia che danza con la realtà, è questo lo spettacolo al quale mi hai abituata...
Forse lo rileggerò ancora...forse invece farò finta di non averlo letto.
Se non avete mai letto Stefano Benni non cominciate da qui!assolutamente no!
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- sì
- no
La storia è solo un pretesto
Fin da subito immergendomi in questa storia d'amore e di vita, e ritengo di non sbagliare nel chiamarla così, ho notato un paio di piacevoli stranezze...
Una, il ritmo della narrazione, solitamente gli autori creano suspance, aumentano il ritmo in maniera incalzante come accerchiando il colpo di scena...facendoci capire che sta arrivando qualcosa...Goethe mi ha stupito, un ritmo come il suo non l'avevo mai "sentito", mi ritrovavo davanti a una svolta senza neanche accorgermene, nel giro di un paragrafo si era svolto il fatto, 3 frasi in croce per descriverlo...come a dire "si questo è quanto ma non conta il fatto conta il percorso che ci ha portati fin qui e le sue conseguenze".
L'altra, è quella che a momenti l'autore faceva un balzo fuori dal racconto e come se avesse in mano una enorme lente d'ingrandimento metteva a fuoco qualcosa in particolare.
Il suo approccio con quello che stava succedendo ai personaggi diventava quasi scientifico e in effetti Goethe poteva permetterselo poichè studio praticamente tutto.
E ogni qualvolta lui mi esponeva una sua nuova teoria io non potevo fare altro che pensare "quanto è vero...e quali migliori parole per esprimerlo?...", tanto mi piaceva il suo dire che subito sentivo la voglia di farlo mio.
"L'uno e l'altra sanno conservare il ritmo insieme, anche se le singole battute non vanno all'unisono."
E così mentre mi lasciavo trasportare dagli intrecci amorosi e dai profumi del passato racchiusi in queste pagine mi scoprivo in trepida attesa della "lente di ingrandimento di Goethe", fino a capire che la storia che mi stava racconando Johann era solo un pretesto, un pretesto per poter dimostrare a tutti quello che lui aveva scoperto sull'uomo!
"Un cuore che cerca sente infatti che gli manca qualosa, ma un cuore che ha perduto sente la privazione di ciò che aveva."
Questo libro è poesia e scienza fuse insieme...mai letto nulla di simile.
Imperdibile a mio parere.
Granatina
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Ridiamo per non piangere
Cosa sarebbe successo se, nel 1929, quindi al tempo del fascismo, in un tranquillo paesetto
siciliano, fosse arrivato come nuovo studente un principe nero nipote nientepopò di meno che dell'imperatore d'Etipia??
E se per di più, questo principe fosse stato tutt'altro che mansueto ma tutto il paese, dal direttore della scuola al questore, dal commissario di polizia al prete, fosse stato esortato ad accondiscendere alle sue richieste dal Duce in persona?? Se vi va di scoprirlo leggete questo libricino divertente e rivelatore di Camilleri.
Senza che neanche ve ne rendiate conto l'autore vi farà respirare l'aria che c'era a quel tempo in italia, e forse come me scoprirete che in fondo non è cambiato poi molto.
Ho trovato questo libro originalissimo nello stile, Camilleri è stato un maestro nello scrivere un romanzo fatto solo di pezzi di dialoghi e scambi epistolari.
Aggiungo che, essendo io di origine siciliana, per me leggere questo libro è stato sicuramente bello almeno per un motivo in più...il dialetto!Ho ritrovato espressioni tipiche siciliane che mi hanno riportato all'infanzia, i dialoghi in camera da letto di casa Butticè potevano essere benissimo quelli dei miei nonni! insomma c'è dentro l'echo delle mie lunghe estati "giù in Sicilia".
L'ho letto tutto col sorriso sulle labbra ma in fondo anche con un pò di amarezza nel cuore, a voi scoprire il perchè.
Granatina
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Siamo quello che mangiamo
"La cosa più importante è salvaguardare la civiltà. Come uomini siamo la summa dei nostri antenati, i grandi pensatori, i grandi maestri, i grandi chef. Noi che conosciamo i segreti dell'alimentazione abbiamo il dovere di tramandarli, perchè i risultati che abbiamo raggiunto in cucina eguagliano i nostri successi infilosofia o nelle arti. Anzi, le tre cose non possono essere separate, sono ciò che ci rende cinesi.In occidente è diverso.Laggiù uono dei pensatori più amati, Platone, insegna che il cibo è l'opposto dell'arte, una mera abitudine per soddisfare bisogni umani, niente più - o peggio, una lusinga. Noi cinesi invece seguiamo gli Analecta di Confucio, dove c'è scritto che "non c'è alcuna obiezione ai cibi più fini, ne a quelli tagliati più finemente"." Liang Wei, L'ultimo chef cinese
E del tutto inaspettatamente ho fatto una deliziosa scoperta...sono stata condotta dove non pensavo, in luoghi e tempi a me totalmente estranei...nella Città Proibita...dai grandi cuochi a servizio degli imperatori, ho preparato pietanze di cui non immaginavo neanche l'esistenza, seguendo ricette antichissime, ho sentito odori e sapori del tutto inaspettati, ho visto sacrificio gioia e dolore nascere nella cucina di un ristorante...ho parlato con grandi teorici della gastronomia cinese, sono stata seduta a tavola con gourmet letterari che hanno composto per me bellissimi poemi ispirati dal cibo appena assaporato...e...mi sono innamorata dell' ultimo chef cinese.
Viaggio sublime. Questo libro, oltre ad essere un bel romanzo, è una scoperta.
Granatina
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Una sceneggiatura...
Non è il mio genere ma per una volta ho voluto provarci.
Purtroppo non è stata una bella esperienza, ho fatto molta fatica ad arrivare in fondo a questa storia...e dire che è una specie di caccia all'uomo!
Eppure non mi ha presa, sono quasi certa che non dipenda ne dai personaggi ne dalla storia, che tutto sommato possono incuriosire, credo piuttosto sia dipeso dallo stile...sembra una sceneggiatura! A mio avviso l'autore riporta troppo minuziosamente le azioni dei personaggi...del genere: "prese il bicchiere, si versò da bere, bevve d'un fiato, posò il bicchiere, andò verso la porta, aprì la porta, uscì..." ovviamente esagero per rendere l'idea ma io personalmente mi spazientisco in questi casi, sono arrivata a saltare paragrafi interi.
Per quasi tutto il tempo ho pensato che lo sceneggiatore del film ha dovuto lavorare davvero poco!;)
Una nota positiva: i pensieri estemporanei dello sceriffo, quelli si che hanno lasciato il segno.
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Dell'Amore e dell'Addio
L'accostamento tra la parola amore e la parola addio suscita sempre emozioni forti e spietate.
Questo libro parla d'amore e di addii.
Parla dell'amore e dell'addio tra madre e figlia,
spietatamente strappate l'una dalle braccia dell'altra;
parla dell'amore e dell'addio tra due amanti,
consapevoli del loro amore indiscutibilmente unico ma incapaci di gestirlo;
parla dell'amore e dell'addio tra marito e moglie,
tacito e ineluttabile;
e parla dell'amore e dell'addio tra padre e figlia,
innaturale come non mai.
Ho letto questo libro in poche ore, mi sono sentita parte della storia e grazie alla narrazione alternata dei punti di vista dei due protagonisti l'immedesimazione è stata tanta.
Sincera e diretta nel descrivere i sentimenti e le emozioni, quanto astuta e sorprendente nell'intrecciare la storia, complimenti Rebecca.
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