Opinione scritta da marco 70
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un altro straordinario romanzo psicologico
Un giallo superbo, anche rispetto ai già elevatissimi livelli di Simenon, per la descrizione psicologica dei personaggi, in particolare della signora calas, dei luoghi, degli ambienti. Sembra di essere accompagnati dallo scrittore nei bistrot malinconici di Parigi, nei corridoi del Quai Des Orfevres , di respirare la stessa aria dei protagonisti , di sentire gli stessi profumi. Manca forse l'intreccio del giallo, il mistero di conoscere il colpevole ( tutto appare chiaro dopo poche pagine ) , però questo aspetto appare davvero secondario dopo aver letto queste pagine dense, profonde, coinvolgenti. Bello il rapporto fra il commissario Maigret e il suo nemico , il giudice Comeliau
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UN TOCCANTE RACCONTO AUTOBIOGRAFICO
Assunta e Alessandro sono due persone normali , la cui vita ha attraversato la storia del novecento. Sono vissuti in Italia, a Roma . Hanno vissuto in un Paese diverso da come è oggi, hanno conosciuto il regime fascista , la guerra, le speranze del dopoguerra, le disillusioni . Lei , una donna forte, determinata , concreta, lui , un uomo colto, simpatico, intelligente ma molto fragile caratterialmente. Si sono conosciuti, si sono amati, per un certo periodo si sono sostenuti. Il loro unico figlio Alberto Asor Rosa , uno dei massimi studiosi della letteratura italiana, ha raccontato la loro storia in un libro bello, sofferto, commosso, scritto straordinariamente bene. Gli ultimi capitoli in cui viene descritta la rinuncia a vivere del padre sono struggenti.
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un buon romanzo ma De Giovanni deve rinnovarsi
DE Giovanni rimane fedele a se stesso in questo nuovo episodio della saga del commissariato di Pizzofalcone. il giallo è di tipo tradizionale ( diversi sospettati per un duplice omicidio , fratello e sorella , lui promettente ricercatore universitario, lei aspirante modella ), i dialoghi rimangono godibili, le descrizioni della città di Napoli accurate, la qualità di scrittura rimane notevole e ben al di la' della media dei giallisti in circolazione . Tutto perfetto ? Direi di no. De Giovanni, secondo il mio parere , ha trovato il filone d'oro e , come molti scrittori, non riesce o non vuole più evolversi o sperimentare. Alcune tecniche narrative da lui utilizzate (" affidare" ai sospetti dei monologhi interiori , descrivere i pensieri e le azioni dei vari protagonisti del commissariato in alcuni momenti della giornata, descrivere come le condizioni climatiche influenzino l'umore dei protagonisti ) mostrano un pò la corda , le vite dei vari protagonisti vengono descritte ormai in modo ripetitivo e alcune volte quasi stucchevole ( é possibile che Aragona , sul lavoro un esibizionista quasi burino non confessi il suo amore alla cameriera dell'albergo ? è credibile che Loiacono venga corteggiato da due donne da 3 romanzi ? che il commissariato risolva un caso dopo l'altro e sia sempre sul punto di essere chiuso ? ). Queste inverosimiglianze del racconto e queste pigrizie dello scrittore non cancellano comunque il piacere di leggere un buon giallo scritto con metodo e buona scrittura
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una lettura piacevole con momenti di noiav
Ken Follett conclude la sua ambiziosa trilogia sul " secolo breve " con un romanzo lunghissimo , fluviale , nel quale mantiene lo stesso canovaccio delle prime due parti : descrivere reali avvenimenti storici nello stesso tempo con lo scrupolo dello storico e la freschezza del romanziere, descrivere la vita di quattro immaginarie famiglie novecentesche ( inglese, americana, tedesca e russa, chissà perchè la storia francese non lo ha mai interessato, la storia italiana si capisce che è stata sempre un pò periferica ) inserendola nel vortice di quegli eventi drammatici. Alcuni personaggi sono stati eliminati, le nuove generazioni si affacciano all'orizzonte , anche se nessun nuovo personaggio, tranne forse gli " americani ", appare molto riuscito. Bisogna dire che il nuovo periodo storico non aiuta molto Follett : un , un conto è descrivere la tragedia del nazismo , altra cosa e' raccontare la nascita dei gruppi rock degli anni sessanta, la Russia staliniana ha un pathos e un " fascino perverso " diverso dai grigi anni di krusciov o , peggio ancora , di Breznev e potrei proseguire... Solo i capitoli avvincenti e documentati dedicati alla crisi dei missili a Cuba , in cui il mondo rischiò l'olocausto nucleare,e la descrizione delle lotte contro la segregazione razziale negli USA , hanno il fascino della grande storia e, non a caso , in queste parti Follett dà il meglio di sè. la parte centrale dedicata alla famiglia inglese appare francamente noiosa. IN ogni caso tenere viva l'attenzione del lettore per oltre mille pagine non e' affatto semplice !! Ultima osservazione : qualcuno ha mai detto a Follett che le sue pagine dedicate alle " scene d' amore " o alla descrizione del sesso sono francamente scialbe e deludenti.? Urge consulenza , magari femminile !!
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le tappe di una tragedia immane descritte con pre
Nel gennaio 1933 le sorti delle democrazia tedesca apparivano compromesse ma rimanevano ancora delle speranze : la maggioranza assoluta dei tedeschi non aveva votato per hitler nonostante le violenze delle squadre paramilitari, nel governo i nazisti erano in minoranza rispetto ai reazionari legati al passato imperiale , lo stesso movimento nazista non sembrava granitico. Un anno dopo hitler era il capo incontrastato della Germania, sei anni dopo il mondo era trascinato in un nuova immensa carneficina. Le tappe di questa discesa agli inferi, la distruzione di ogni forma di tolleranza e di libertà nella società tedesca, il drammatico svilupparsi della persecuzione degli ebrei sono descritti e analizzati dall'autore utilizzando una mole immensa di materiali , alcune dei quali finora poco utilizzati ( diari di cittadini comuni, descrizione della vita quotidiana dei tedeschi, uso massiccio anche se mai noioso di dati statistici ). I Capitoli dedicati alla nazificazione della scuola e della cultura tedesca sono esemplari. La mole dell'opera è notevole, gli eventi descritti sono drammatici ma la lettura è assolutamente consigliabile. Gli storici italiani dovrebbero imparare da quelli anglosassoni del livello di Evans sia per il rigore delle analisi che per la qualità della scrittura
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un libro scritto con mestiere ma si nota la stanch
I Limiti di questo giallo sono nella prevedibilità della trama ( a metà della lettura si intuiscono già i colpevoli ) e nello sviluppo sempre meno credibile della chiamiamola vita sentimentale di Ricciardi. La città di Napoli, i suoi quartieri vengono descritti ancora con bravura , la qualità della scrittura rimane di buon livello e molti dialoghi si fanno apprezzare, però un generale senso di stanchezza , già avvertito da altri recensori, avvolge molte pagine. Due consigli all'autore : sarebbe utile cambiare il periodo storico ( mi piacerebbe leggere un giallo ambientato nella Napoli distrutta dalla guerra .... ) e risolvere la questione sentimentale ( la descrizione di due donne che da sei romanzi corrono dietro a un uomo che non le vuole, mi pare ormai stucchevole e la trovata di Enrica corteggiata da un ufficiale filo nazista ma tenero e sensibile lascia perplessi... ).
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una storia piacevole che l'autrice avrebbe potuto
La Mannullara , una donna di umili origini, semi analfabeta, riesce con la sua intelligenza e la sua forza di volontà a diventare, da umile domestica, l'accorta amministratrice di una influente famiglia siciliana. Anche da morta riuscirà a condizionare la vita dei membri della famiglia Alfellipe come una burattinaia. Si parla della Sicilia, sempre uguale a se stessa, fra mafiosi non sanguinari , aristocratici avidi e stupidi, comunisti velleitari. La storia è piacevole, l'intreccio dopo un inizio lento diventa interessante, alcuni personaggi fra i tanti ( forse troppi ) del romanzo sono originali ma lo scrittrice non riesce fino alla fine a scegliere fra la commedia dai tratti farseschi e la denuncia sociale , fra , per intenderci, lo scrivere una nuova " concessione del telefono " o cercare di scrivere un nuovo " viceré ". Camilleri e De Roberto sono modelli troppo diversi .
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il romanzo più maturo della mazzucco
Mi riesce difficile scrivere di più e meglio di annamariabalzano43 . Voglio scrivere solo che si tratta di un'opera narrativa veramente armoniosa per la qualità e l'originalità della trama, la bellezza dei personaggi descritti, la qualità eccelsa della scrittura, l'acutezza di alcune riflessioni filosofiche ( non mi vergogno a dire che non sapevo quasi nulla di Dionigi IL Piccolo , il nostro inventore del tempo , l'autrice lo ha presentato in modo bellissimo !! ). iL ritmo del romanzo cambia, si trasforma : alcune volte diventa incalzante, teso come succede nei migliori gialli, in altre diventa armoniosamente lento come quando descrive i i ricordi di Giose o i pensieri della figlia Eva, alle volte diventa poesia... IL finale è del tutto all'altezza del romanzo.
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DE GIOVANNI : BASTA CON I BAMBINI SEVIZIATI !!
Chi scrive è un grande ammiratore di De Giovanni ma stavolta mi ha deluso. Per svariate ragioni : sarà la terza o la quarta volta che affronta il tema di bambini maltrattati o seviziati o , come in questo romanzo, rapiti. Cambiare un pò il soggetto, veramente angosciante, non guasterebbe. I protagonisti del commissariato di Pizzofalcone sono interessanti ma De Giovanni come dire " ci marcia troppo ": in nessun caso la vita privata dei poliziotti subisce mutamenti : Lojacono sempre diviso fra due donne come lo era Ricciardi, Romano sempre affranto per l'abbandono della moglie, Pisanelli sempre a caccia del Killer delle persone disperate. Che senso ha inventare una serie di bei personaggi se poi li fai rimanere uguali a se stessi senza farli evolvere come succede nella vita reale ? infine il finale che non rivelerò... Mah !!
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Un romanzo che in realtà è una riflessione sull'uo
La città di Orano, in Algeria, viene colpita da una malattia che sembrava appartenere a un lontano passato : la peste. la prima parte del romanzo, quella più vicina forse alla sensibilità del lettore contemporaneo, è una descrizione incalzante,vibrante, drammatica di come la comparsa della malattia, la sua progressiva, inarrestabile diffusione sconvolga, distrugga la vita degli abitanti della città. Le porte della città vengono chiuse come ultima, estrema difesa contro il diffondersi della malattia : gli abitanti di Orano sono diventati dei prigionieri . Il romanzo a questo punto cambia caratteristiche , cambia ritmo, diventa un 'appassionata riflessione sugli uomini, sulla loro capacità di reagire al dolore, alla morte. si confrontano soprattutto due personaggi che sono portatori di due " morali ", di due modi diversi di concepire la vita : il medico Rieux, l'uomo portatore di un'etica laica, il sacerdote paneloux che non rinuncia a vedere anche nella peste la presenza di DIO. Un libro importante, un classico del novecento.
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UN ALTRO BELLISSIMO GIALLO
chi scrive aveva preso malissimo l'abbandono da parte di De Giovanni della saga del commissario Ricciardi. Non avremmo più saputo gli sviluppi lentissimi ed esasperanti della sua storia d'amore con Enrica, non avremmo più visto il fido scudiero Maione, l'untuoso e viscido vicequestore Garzo, il coraggioso dottor Modo, infine non avremmo più ammirato la descrizione di una splendida Napoli degli anni 30 che si dibatteva fra il fatuo trionfalismo fascista e le miserie di sempre. E invece devo ricredermi : De Giovanni ha avuto coraggio nel rinnovarsi ( se date un'occhiata in giro sono pochissimi gli scrittori che cercano di non riscrivere fino allo sfinimento lo stesso romanzo che gli ha dato il successo !! ). le nuove storie ambientate in una Napoli contemporanea sono sempre molto belle e accurate, De Giovanni ha creato un'Intera squadra di poliziotti determinata a riscattarsi dagli errori del passato. Nessun personaggio è banale, nessuno caricaturale. Spiccano secondo me per profondità di analisi la struggente figura del vecchio Pisanelli e l'intensa Alex Di Nardo. Una sola sconsolata considerazione : De Giovanni, che deve avere degli istinti sadici, farà vivere al lettore per la vita sentimentale dell'ispettore Loiacono gli stessi dubbi e la stessa suspance che gli ha fatto vivere ( senza neppure neanche dargli un finale ) con il commissario Ricciardi !!
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due persone, un viaggio, una speranza.
Martin Aitken è un ispettore di polizia ancora giovane ma con un passato già carico di troppe ferite. Ellen è una signora americana di mezza età , in fuga da un marito infedele , da una malattia che non le concede tregua ma ancora in cerca di risposte sul suo passato. Il destino li fa incontrare, decidono di intraprendere un viaggio insieme verso Inishowen , una zona periferica dell'Irlanda. Sarà nello stesso tempo per loro un nuovo inizio ma anche la fine di una strada. Un romanzo che fa piangere , che fa ridere ( ci sono dialoghi veramente esilaranti ) , che ti fa riflettere sulla vita e sulle opportunità che essa sempre ti concede.
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ideali calpestati in un'islanda segnata
Lipsia, Germania Est inizio anni 50 : un gruppo di studenti islandesi di simpatie comuniste studia nell'università tedesca e scopre una realtà ignota , fuori dalla propaganda : il cosiddetto socialismo realizzato. Tomas , il più entusiasta e idealista del gruppo, si innamora di una studentessa ungherese ; questo incontro segnerà la sua vita. Islanda anni novanta : in un lago viene ritrovato lo scheletro di un uomo legato a una ricetrasmittente di fabbricazione russa. Erlandur , l'introverso e solitario agente di polizia , dalla vita privata disastrata- una costante nei romanzi scandinavi - si butta a capofitto nelle indagini... La trama, benchè non originalissima, è ben costruita, l'ambientazione negli affascinanti panorami nordici è , al solito, perfetta. Peccato per il finale forse affrettato e non pienamente convincente. Il personaggio di Lothar forse meritava un approfondimento maggiore...
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il miglior romanzo della Lackberg
La mamma di Erica , scomparsa da alcuni anni, é sempre apparsa agli occhi della figlia come una donna fredda, priva di slanci, concentrata su stessa. Ma Elsy , questo il suo nome , é sempre stata cosi ? la scoperta di una medaglia tedesca nella soffitta della casa di Rebecca dà origine a una serie di omicidi che sconvolgono il piccolo paese di Fialbacka e spiegano la triste giovinezza di Elsy. La trama, benchè non originalissima ( altri autori nordici hanno affrontato il tema della seconda guerra mondiale ) , é ben sviluppata e credibile. E' molto carino il modo in cui l'autrice segue i suoi personaggi anche nelle vicende quotidiane . Rimangono ahimè alcune inverosimiglianze di fondo in tutti i suoi romanzi ( é possibile che un commissariato a conduzione quasi familiare conduca indagini cosi delicate ? Da stoccolma non arrivano mai rinforzi o sollecitazioni ? i magistrati in Svezia non esistono o fanno tutto i poliziotti ? ).
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un romanzo bellissimo e tristissimo
Il commissario Ricciardi sembra aver perso la capacità, per lui fonte di immenso dolore ma utile nelle indagini, di recepire le ultime parole, gli ultimi pensieri dei morti. La morte di un bambino, tragica ma apparentemente accidentale, di un bambino lo tormenta. Un romanzo bellissimo ma triste come pochi altri. l'ambientazione, in una Napoli cosi diversa da quella descritta nella propaganda fascista, è superba. De giovanni si conferma uno dei migliori scrittori italiani.
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" un romanzo incantevole
" una speranza simile a una sorgente di calore piccola ma preziosa che avrebbe scaldato il loro cuore. Un'esile fiamma che le mani avrebbero circondato per proteggerla dal vento. Per evitare che le potenti raffiche della realtà potessero spegnerla " . Queste parole molto belle di Murakami descrivono , come meglio non si potrebbe, la bella , insolita , struggente storia d'amore fra Tengo e Aoname che , iniziata nei primi due libri, arriva alla sua conclusione narrativa . La seconda parte é ancora migliore della prima: si arricchisce di un nuovo personaggio , l'investigatore Ushikawa, anch'egli caratterizzato da un notevole spessore psicologico. lo stile é molto bello ( complimenti al traduttore !! ), l'intreccio é , sia pure nell'ambito di un romanzo " fantasy ", credibile. Molti argomenti ( la spiritualità e le sette religiose, il mondo reale e il nostro mondo interiore, la violenza sulle donne ... ) sono affrontati con impegno e serietà.
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UNA GRANDE LEZIONE DI CORAGGIO E UMANITA'
Saramago , il grande scrittore portoghese premio nobel per la letteratura , é scomparso da qualche anno. IL giorno successivo alla sua morte usci sull' Osservatore Romano , il giornale del Vaticano, un necrologio durissimo, quasi insultante che , credo senza forzature, non sia stato scritto neanche per dei feroci dittatori. Leggendo questo libro meraviglioso , coraggioso , scritto con uno stile inimitabile, si comprendono le ragioni di una simile rabbia. A certi cattolici dogmatici sono apparsi inaccettabili non solo e non tanto alcune letture della vita di gesù già presenti in alcuni Vangeli apocrifi ( i rapporti tra Gesù e la Maddalena, la presenza di altri fratelli nella " famiglia di Nazareth ) quanto il giudizio durissimo sulla figura di Dio Padre. Mia mamma, una credente , ogni tanto mi chiedeva e si chiedeva : come ha fatto Dio Padre a sacrificare suo figlio anche se per il bene dell umanità.? questa domanda se la pone anche il laico Saramago e si risponde attribuendolo un desiderio di gloria, di potenza di questo DIO che vuole essere adorato non più solo dal piccolo popolo di Israele , ma dall'intero genere umano. Alcune pagine del libro, alcuni dialoghi sono di una bellezza quasi sublime ; alcuni episodi dei Vangeli sono modificati con spirito provocatorio ( Lazzaro non viene risuscitato perchè Maria di Magdala dice a Gesù " nessuno in vita ha compiuto tanti peccati da meritare di morire due volte " ). Ma la provocazione non é mai fine a se stessa ; é conseguenza del profondo umanesimo di Saramago, del suo disprezzo per il potere, qualunque sia la sua natura, e per la violenza che sempre ha esercitato nella storia.
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una lotta ... mortale all'evasione fiscale
IL giallo è sicuramente ben congegnato, la trama , molto legata all' attualità politica greca, é originale, il personaggio del commissario Charitos si distingue per il suo spessore umano e la sua simpatia nel panorama poliziesco europeo. L'affresco della società greca ( ma le similitudini con la realtà italiana sono impressionanti !! ) , é lucido, senza sconti per nessuno, il finale un pochino frettoloso e in parte consolatorio é forse il solo limite del romanzo.
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IL solito mestiere , nessun capolavoro
In questo romanzo di ken follett, a differenza di altri, lo sfondo storico assume un ruolo centrale,quasi preponderante. Il numero dei personaggi storici realmente vissuti, la descrizione degli avvenimenti convulsi che nel giro di un mese portarono la civiltà della " belle epoquè " all'autodistruzione è serrata, precisa .Oserei dire fin troppo! Sembra quasi un saggio storico sullo scoppio della prima guerra mondiale!L'idea di farli descrivere a un diplomatico tedesco e una suffragetta inglese teneramente innamorati è forse banale.Ma il punto debole di questo come di altri romanzi di Ken follett non è l'intreccio banale o la mancanza di colpi di scena ma la scrittura sciatta,banale,mediocre dal punto di vista letterario.Tranne forse le pagine iniziali sulla vita nelle miniere gallesi, non mi ricordo pagine ben scritte,frasi che ti rimangono impresse. Ken Follett sarà sempre un autore di best seller ( buon per lui ) non un autore destinato a lasciare traccie di sè nei decenni.Insomma un buon artigiano , non un artista.
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un addio triste e soprattutto noioso
Henning Mankell ci ha regalato con i romanzi del commissario Wallander alcuni fra i migliori gialli degli ultimi 15-20 anni (" la leonessa bianca" e " la settima donna " sono dei veri capolavori ).E' un vero peccato che il suo addio al malinconico commissario svedese sia cosi sotto tono, cosi noioso.La storia, non originale (il tema del ruolo ambiguo della Svezia al tempo della guerra fredda era già stato affrontato con altro vigore da stieg Larsson ) non decolla mai nè come intreccio nè come ritmo narrativo.Le uniche pagine ben scritte ( ma di una tristezza profondissima ) sono legate al tema della vecchiaia , le riflessioni sulla vita che scorre inesorabile e sui rimpianti che lascia nell'animo del protagonista.Forse Mankell era stufo del suo triste eroe, forse è stufo di scrivere gialli.
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un autore ingiustamente poco conosciuto
Kimmo joentaa è un poliziotto un pò sui generis : timido,riservato,sempre sovrappensiero,ancora scosso per la morte della sua amata moglie Sanna . Risolve i casi grazie alla sua capacità di analisi psicologica , la sua sensibilità,la sua capacità di capire chi soffre,come se riuscisse a entrare nelle menti devastate dal dolore . E' una persona introversa e malinconica come Wallander senza essere un depresso cronico come lui,ha la capacità di astrarsi completamente della realtà come Adamsberg senza avere la sua arroganza intellettuale. Il romanzo è bene ambientato nell'affascinante natale finlandese,la trama è come al solito originale e ben costruita , la storia d'amore fra Kimmo e Larissa è descritta molto bene , con tenerezza e ironia.
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UN VIAGGIATORE ONESTO E DISINTERESSATO
Può un libro non rivelare nulla di assolutamente nuovo sulla vita del protagonista ( nel senso scandalistico e morboso del termine ) e insieme condensare in poche centinaia di pagine la sua parabola umana e professionale ? In questo libro sono pubblicate le più belle fotografie scattate in un trentennio di vita e di lavoro in Asia ,accompagnate dalle riflessioni ( pungenti, polemiche, alle volte sconsolate,mai banali )tratte da tutti i suoi libri. Il giovane e impegnato reporter che documenta la vittoria dei vietcong di Ho-chi-minh , il primo corrispondente italiano ( e non solo ) dalla Cina del dopo Mao, la sconvolgente scoperta dei crimini dei khmer rossi in Cambogia,la scoperta della spiritualità tibetana e indiana.L'originalità di Terzani ,che lo separa da molti intellettuali della sua generazione,è la sua grande onestà intellettuale : deluso dal comunismo asiatico, non diventa un superficiale e opportunista cantore dell'Occidente." Libertà.Non n'è più.Io lo continuo a ripetere :non siamo mai stati cosi poco liberi,pur nell'apparente enorme libertà di comprare,di scegliere fra i vari dentifrici,fra le quarantamila automobili.Non c'è più la libertà di essere chi sei .Perchè tutto è gia previsto . tutto è gia incanalato e uscirne non è facile, crea conflitti ". Chi leggerà questo libro scoprirà che si può fare giornalismo in modo diverso da un Bruno Vespa . Si può scoprire gli altri,non usare gli altri
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