Opinione scritta da Jan

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Jan Opinione inserita da Jan    05 Marzo, 2011
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Del come non si scrive di Storia.

Mi sono tenuto a lungo, ora basta.
Questo libro è di una banalità inquietante.
In Italia c'è uno dei più grandi storici della romanità al mondo...si chiama Giardina.Pubblica per Laterza.
Alberto Angela è laureato in Scienze Naturali? Ecco, si intuisce da come scrive di Storia.
E attenzione: non è divulgativo per scelta...ma per necessità.
Di Storia Angela non sa nulla, assolutamente nulla.
E' alquanto evidente.
Mi ricorda quegli affari che vendevano in edicola qualche anno fa:"Il medico in tasca", stesso valore, stesso peso specifico.
Lo strumento della "giornata di 24 ore" è strautilizzato da altri divulgatori storici con una differenza: quelli scrivono di Storia.
Questo è un documentario scritto.
So che mi farò dei nemici, ma è il mio punto di vista.
Leggete Giardina, capirete che un testo di Storia è altro.

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Jan Opinione inserita da Jan    04 Marzo, 2011
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Il sonno della ragione...

Povera Oriana Fallaci...come è distante questo stile autocelebrativo ed autoincensante dalla dinamicitè e dalla freschezza di "Un uomo"...
Spero che il nipote, titolare dei diritti, ne tragga giovamento, ma questo libro, davvero, dagli "Arcavoli" alla "Giacoma" di turno...è una delusione continua.
Un passato fossile, uno stile vagamente pseudostorico,un'evidente manipolazione della realtà sono,chiaramente, gli ingredienti di questo malloppone completamente inutile.
Un parere personale: era meglio non editarlo.

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Arte e Spettacolo
 
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Jan Opinione inserita da Jan    01 Marzo, 2011
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La voglia di sognare.

Ottimo, professor Calasso, ottimo.
Il Mito è qualcosa che deve ricordare l'infinito, un tempo iperaureo in cui tutto è fermo ma ugualmente si muove. Ricorda, professore, il grande Garbijch ed il suo magistero a Belgrado?
Eh, ha saputo anche lei...accoppato dai serbi.
Lui definiva Mythos la tensione al volo...che poi rappresentava il volo mataforico, così come lei lo sa descrivere in questo magnifico testo.
Non è un testo per tutti,lo sa vero...professore?
Ma in definitiva che cosa è per tutti?
Garbijch aveva insegnato a mio padre che "vedere" è un verbo particolare dell'attico antico: ed anch'io, nel mio misero quotidiano studio liceale, l'ho appreso. In attico antico si dice "idein"..."vedere con gli occhi della mente". Da cui ..."idea".
Questo testo andrebbe letto nelle scuole, gliel'avranno già detto tante volte.
Be', lasci che glielo dica anch'io.
Garbijch raccontava il Mito in attico e poi diceva ai suoi allievi: "Provate in dorico, è più facile"!
E quella gente ci riusciva.
Oggi non più...che si sia persa la voglia di volare?
Spero di no, professore.
Non l'avranno persa tutti.
Ma, si diceva, in definitiva, che cosa è per tutti?

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Jan Opinione inserita da Jan    28 Febbraio, 2011
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Gradevole.

De Luca mi stupisce spesso per la semplicità che utilizza nel trattare il Sacro. Devo dire che questo libro, come tanti dei suoi, si presenta con grande duttilità e dinamicità. Lo si può leggere in un'ora o in un anno, sta al lettore la scelta.
C'è un piccolo errore di trascrizione dall'ebraico antico alla sua interpretazione, ma ci sta.
Anzi, è proprio l'autodidattismo a rendere questo grande scrittore napoletano particolarmente accattivante.
La visione di Mosè è di quelle tradizionali della schematica umoristica.Diverso il timbro fascinoso e solenne nel descrivere l'Indescrivibile.
Ho molto apprezzato questo narrato fluente perché, a ragion veduta, credo che questo sarà il libro più importante nella produzione di De Luca.
Il suo approccio al misticismo è stato graduale, come quello dei saggi.
E' partito da una visione particolare, ma è arrivato a tentare l'universale.
Questo gli va riconosciuto.

Il problema è uno solo.
Poco hanno sete dell'Onnipotente.

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Romanzi storici
 
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Jan Opinione inserita da Jan    21 Febbraio, 2011
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Romanzo storico...di formazione.

Ammetto di aver pensato di mollarlo a pagina 102, forse ne parlai anche con l'amico Marcello...poi però sono stato felicemente conquistato, avvinto, "raggirato" da uno stile veramente maturo, davvero meraviglioso.
Ho letto tutti i romanzi del grande medievista Barbero, ma in nessuno di essi avevo riscontrato tanta sublime brillantezza.
E' un racconto di formazione, un "Salinger adulto" mosso fra le coltri della Storia più importante della Repubblica, quello che sto recensendo.
Michele il ricercato,il condannato, il perseguitato dal Sant'Uffizio deve lasciare "Vinegia" e la moglie per restare vivo, per non soccombere ad una falsa accusa.
E fino all'ultima onda, ve l'assicuro,vi farà correre i mari con lui stringendo al cuore le sue stesse paure, le sue precipue ambizioni.
Approderà al Bosforo, in fine, a Bisanzio che è già Istanbul fin dal 1453...(che si pronunci con l'accento sulla "a"...perché in turco significa "gran postribolo"). Qui Michele si troverà a contatto con un mondo che,alla fine del secolo XVI, è tutto da scoprire.

Un mondo a parte,un mondo di bassezze e di cultura dove nessuno,mai, gli dirà dalle sue critiche che "sputa nel piatto in cui mangia".
Un emisfero a parte da leggere sulla cresta di ogni onda, di ogni pagina che vi sigillerà in poltrona.
Che bello leggere della Repubblica senza sapersi straniero!

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Jan Opinione inserita da Jan    20 Febbraio, 2011
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Giù le mani!

Io ho un principio, e credo sia un saldo intendimento: un romanzo, se vuole essere storico, non deve sconvolgere la Storia, ovvero il reale. Tutti i tipi di manipolazione della Storia, intesa come realtà storica evidente, mi sono molesti.
Paolo Bertetto si occupa di cinema, per questo motivo parla in senso semicompiuto dell'assassinio di Lisa Rosenthal, la moglie di Lang, nella settimana insanguinata del 1919, a Berlino, quando i corpi franchi (I proscritti, vedi mia recensione)arrestarono il volo del movimento spartachista.
Ma creare un romanzo "giallo" sulla morte di Rosa Luxemburg senza nemmeno avere letto un testo storico...perché tale è il convincimento che afferra l'anima del lettore nel percorrere e ripercorrere con gli occhi evidenti incongruità...E' TERRIBILE!
Sono arrivato a pagina 211, lo confesso.
C'è pochissima letteratura sul movimento della Lega di Spartaco anche in ambito storico...è un fatto.
Ma NON SAPERE, lo ripeto a caratteri cubitali, NON SAPERE, citare Liebknecht come ideologo degli Spartachisti e tacciarli di NEOCOMUNISMO!!! Questo è troppo.
Il movimento spartachista era una cosa ed il movimento comunista tedesco era un'altra cosa.
Il libro di Bertetto è una grande sciocchezza!
Vuoi fare un giallo?
INFORMATI!
D'altro lato avevo capito che essendo l'editrice Piemme...
Ma vi prego...se volete qualcosa di bello lasciate perdere questa inutile accozzaglia di sangue e indagini mai svolte e mai esistite.

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Classici
 
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Jan Opinione inserita da Jan    19 Febbraio, 2011
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Il romanzo francese.

Hugo non scrisse solamente un libro...ma molti libri in questo grande romanzo francese che rimane, per molti,la pietra miliare della Letteratura transalpina.
Ogni capitolo è uno spunto per un altro libro, ogni affresco è stretto nella sua storicità in maniera quasi tattile ed incisiva.
La vicenda di Jean Valjean condannato, evaso, rinato e perseguitato a vita è esemplare per comprendere uno stile, un metodo, un modo di concepire l'esistenza.
Meravigliosa la descrizione della fuga per le fogne di Parigi e l'"invenzione" della piccola grande orfana (topos classico della Letteratura francese)che ha nome Cosette...perché non è nulla.
Il tutto apprende e sorprende l'idea di redenzione che domina tutto il ciclo dei Miserabili.
Che dire della fantastica ricostruzione della battaglia di Waterloo?
Qualcuno, non molto tempo fa, ebbe a dire:"Si tratta della più alta lirica dedicata ad un evento mortifero come la guerra". Era Claudio Magris, ed io sono d'accordissimo con lui.
Sarebbe bello che molti si avvicinassero ad Hugo in punta di piedi, come si fa con chi è più grande di noi.
In questo, in questi romanzi, c'è tutto il cuore di una nazione.

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Romanzi storici
 
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Jan Opinione inserita da Jan    16 Febbraio, 2011
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L'introvabile.

Proprio bello questo libro della Siliato su Famagosta, sull'assedio turco della fortezza veneziana,sul prologo, storicamente parlando, della battaglia di Lepanto.
Dettagliatissima come sempre la parte documentaria del testo.
Interessante per quanto riguarda la Storia militare il numero e la potenzialità delle forze in campo ristabiliti con cura certosina.
La trama è nota, ma vale la pena di leggere questo fantastico stratagemma letterario utilizzato dalla scrittrice italosvizzera per informare circa lo stato d'animo dei Veneziani che difendevano in numero esiguo il più importante punto strategico della Repubblica nel Mediterraneo.
Straziante la descrizione delle esecuzioni, ma ci sta.
Non ci sta invece che il libro non esista più in commercio.
Io l'ho trovato per puro caso su una bancarella.
Ma auguro a tutti di poterlo rintracciare.
Si tratta di un autentico romanzo storico.
Con tutte le credenziali al posto giusto.

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Fantascienza
 
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Jan Opinione inserita da Jan    15 Febbraio, 2011
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Un giovane esploratore inglese

Questo romanzo avrebbe potuto essere benissimo pubblicato nell'Inghilterra vittoriana, avrebbe avuto un grande successo.Patrick Woodhead è l'ultimo di una schiera, quella dei viaggiatori, degli esploratori dell'infinito.
Il suo è un viaggio iniziatico, e lo descrive con la passionalità tipica degli insulari.
Con il compagno di cordata ha intravisto, durante una scalata sul tetto del mondo, una vetta piramidale...ma le contingenze del caso non gli hanno permesso di arrivarci.
Io pratico roccia, e so che questi miraggi capovolti accadono spesso...soprattutto quando li vuoi vedere.
Ci tornerà con più calma, il protagonista, a quella cima non incisa su nessun fuoco di mappa...ci arriverà da solo.
Ma ciò che troverà è scolpito dentro ognuno di noi.
Patrick Woodhead è un buon epigono dell'illustre suo connazionale che, tanto tempo fa, raccontò di un miraggio alato immerso nella neve : Shangri-la.
Eppure risulta più credibile.
Perché?
Perché è un rocciatore vero.
Non come Corona, no.
Come me...un piccolo uomo in mezzo alla tormenta.
Del resto questa magnifica fiaba potrebbe essere stata raccontata in un rifugio degli Altai...o al fuoco della solitudine.
Fra scalatori, con poche parole, ci si intende.

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Storia e biografie
 
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Jan Opinione inserita da Jan    14 Febbraio, 2011
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La Vergogna.

Franco Cuomo,prima di lasciarci due anni orsono, ebbe modo di scrivere un grande libro.
Ne aveva sognati e immaginati tanti: per la maggior parte romanzi.
Questo però è un testo speciale, coraggioso,duro.
"Il Manifesto della razza" venne stilato da dieci scienziati razzisti italiani nel 1938.Ci tengo a dire che il termine "razzisti", come "tifosi", al tempo contrassegnava una categoria speciale di studiosi.
Così come il tifoso era l'ammalato di tifo,così il razzista era uno "scienziato" (gli sarebbe piaciuto visto il livello)che studiava le "razze".
Naturalmente il criterio era neoplatonico, ovvero di una inattendibilità impressionante.
Telesio Interlandi,palermitano, presiedette tale assise.
Nel libro si parla, per voce di un uomo libero, della vergogna italiana delle leggi razziali e della persecuzione antisemita.
Si scherza, per non piangere, circa la distanza che intercorre "fra un lato e l'altro del lobo auticolare di un giudeo rispetto ad un ariano normale".
Si fanno alcune osservazioni che, devo dire, condivido in pieno.

Chissà perché...è il libro di Cuomo che ha avuto il minor successo.
Casualità?
Certamente...certamente...

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Storia e biografie
 
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Jan Opinione inserita da Jan    13 Febbraio, 2011
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Die Ermittlung.

Ho voluto mettere a epigrafe il titolo tedesco perché, a guardar bene, la traduzione in italiano dello stesso scelta da Einaudi non risulta esaustiva.
Ermittlung infatti non è letteralmente "istruttora"...significa più fedelmente: "chiarificazione", "esperimento di verità" (Paul Auster, sic).
Peter Weiss compose questo Oratorio in undici canti scomponendolo idealmente lungo il tragitto della vittima verso la morte ed il dopo morte.
Questo lo rende un testo unico e, per certi versi, irripetibile.
L'undicesiomo canto, il mitico "canto dei forni", è uno dei momenti più alti della letteratura germanica.
Rappresentato in teatro parecchie volte (anche nella ex Jugoslavia devo riconoscere) non mi ha mai convinto molto se messo in scena.
Die Ermittlung va letta.
E con grande senso di tranquillità.
Weiss voleva, desiderava, imponeva addirittura un certo distacco da parte del lettore nei confronti di questa manifesta discesa agli inferi costruita su un impianto chiaramente dantesco.
Si contano su Die Ermittlung qualcosa come 7891 tesi di laurea soltanto in Europa.
Mi auguro che in molti vogliano leggere il testo.

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Storia e biografie
 
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Jan Opinione inserita da Jan    12 Febbraio, 2011
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Semplicemente geniale.

Credevo che questo meraviglioso volume fosse stato recensito già da altri. Mi sbagliavo, e ne sono quasi contento perché, a ben osservare, scrivere di questo magnifico connubio fra saggio e letteratura è un autentico privilegio.
L'ho letto durante le feste invernali e mi ha molto colpito.
Barbero descrive secondo un canone accademico britannico Lepanto, il "grande spartiacque".
Eppure non lo fa nella solita veste letteraria paludata tipica di molti storici italiani, anzi, prende spunto dalla nota impronta inglese del saggio romanzato per arrivare molto, molto lontano.
In Italia il termine "divulgare" acquisisce spesso, per molti, una valenza negativa o, almeno, di basso profilo.
Gli anglosassoni per quanto concerne le materie umanistiche concepiscono un livello di divulgazione molto diverso, per dire, da quello populista della Angela gang.
Per Lepanto Barbero sceglie intenzionalmente di descrivere gli episodi più importanti che "precedono il turbine": Cipro e Famagosta,l'impostazione del bipolarismo metaculturale, lo scontro della fede utilizzata al protocolonialismo.
Nonostante il prezzo piuttosto alto, Laterza non perdona,mi sento di consigliarlo caldamente.
Unica nota negativa: la fascetta della seconda edizione riportante una frase di Saviano che invita alla lettura.
Domanda: Saviano è diventato uno storico? Mah...

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Jan Opinione inserita da Jan    11 Febbraio, 2011
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Non leggete questo libro, è triste.

Vasilij Grossman entra con l'Armata Rossa nel lager di Treblinka.
I nemici della razza umana sono già fuggiti con la refurtiva.
Grossman non lo sa ancora...ma lui farà, sotto il tallone di un'altra dittatura, la stessa fine degli assassinati di quel campo.
Differente sarà soltanto la modalità d'esecuzione.
Questo libretto dell'Adelphi, assai piccolo in verità, è "triste".
Ovvero, non parla di vampiri e di trame di colore giallo acceso.
Per questo il libraio che è un commerciante, se è astuto,vi avverte:"Quello è triste".
Siete dunque avvertiti.
Il rapporto di Grossman è impressionante.Prima di essere un soldato sovietico,prima della divisa, prima di tutto,insomma,Vasilij è un ebreo.
Aveva sentito voci e ascoltato racconti, precisa, ma non immaginava questo.Così non compie funambolismi intellettivi o, peggio, intellettuali per definire Treblinka: INFERNO...è la parola che gli si accosta per prima alla mente nel vedere, constatare, osservare che cosa un tedesco sa fare.
E come sempre lo sa fare bene.
E' un libro triste, è vero.
E mica dobbiamo stare male per queste cose no? Ora siamo più...maturi.
Ecco, maturi.
Espressione libera, forte, esaustiva e fiera.
Siamo più maturi! Oh!
Ma io vi dico che chi non legge questo libro non può comprendere la "rovina interiore" (Lacan) di un uomo,né percepire la dolcezza della zolletta di zucchero che si sgretola fra i denti all'ora del té.
Chi volta lo sguardo altrove non percepirà mai più il verde intenso dei campi o l'azzurro cobalto del cielo.
A molti piacciono "le sensazioni forti"...per questo leggono le saghe vampiresche di improbabili succhiasangue d'occasione impiegati come stagnini alla corte del secolo XXI...
Vi piacciono le sensazioni forti,eh?
Leggete questo libro. E' triste.
Ma in fin dei conti voi siete così sereni?

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Jan Opinione inserita da Jan    09 Febbraio, 2011
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Questa è una non recensione.

C'è un utente della community che sostiene un suo punto di vista, me lo "rinfaccia" anche in mp: per leui le mie sono "non recensioni".
Be', questa volta lo accontento davvero.
Ho letto questa magistrale intervista di Cereja e Bravo all'"ex" deportato Primo Levi accostandomi al mistero con molta preoccupazione.
Detto fra noi, Cereja e Bravo hanno fatto ben poco...c'è tutto Levi in questa trascrizione di tracciato nastro del 1983...
Ed io di fronte a Primo Levi riesco solo a leggere il silenzio della neve.
Mi è davvero entrato nel petto quel rapporto interpersonale fra perseguitati che lo scrittore torinese, quasi divertito, chiama "il galateo del lager". Modi , metodi, situazioni che in maniera tutt'affatto normale finivano per entrarti nelle vene come lo stesso sapore del sangue bruciato.
Come puoi umanamente raccontare della "pagina della memoria", sorta di notes portatile spalmato all'interno di un cranio deriso e nudo? Certo, "laggiù" non c'era carta...non si scriveva..."laggiù".
Ed ora che ci penso, sinceramente, mi rendo conto che un libro come questo costa solo 10 euro...per cui la maggior parte dei lettori penserà si tratti di un abstract o, peggio, di una riduzione.
In realtà Primo aveva lasciato un piccolo sasso come Pollicino nella fiaba...e l'aveva fatto con due ricercatori...ma per noi.
Perché non smettessimo di tentare di capire.
Che cosa?
Be', l'ho detto, questa è una "non recensione"...
Provate a leggere questa intervista che spezza le vene rugose delle pietre.
Lo capirete bene anche voi...che cosa.

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Jan Opinione inserita da Jan    08 Febbraio, 2011
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Orenz.

Massoulié è storico di razza: lo si intravede fra le pagine brillanti di questa biografia documentata di uno degli uomini più discussi del '900.
Il testo, edito da Giunti ed in vendita a soli sette euro, è un viaggio affascinante nell'anima di T. E. Lawrence, uomo di cultura e di guerra.Tanti storici si sono misurati con il suo fantasma, pochi ne hanno colto l'intensità.
A parte la buona dote di fotografie che il testo porta a repertorio, Massoulié è stato prodigo di introspezione psicologica a ridosso dell'animus "cavalleresco" del discusso eroe.
Memorabile la descrizione del nervoso "fumare" a cavallo (non già sul cammello) durante la presa di Aqaba.
Non c'è velleità di rielaborazione da parte dello studioso francese e, ancora, non si manifesta nulla di distruttivo nella critica all'uomo.
Causa ed effetto sono nel suo intendimento la violenza carnale subita da Lawrence come prigioniero dei turchi e la sua conseguente omosessualità.

A dire il vero non sono così d'accordo.
Su questo tema l'ultimo cavaliere si tenne sempre molto silenzioso e riservato.
Prima di scegliere il suicidio a bordo di una motocicletta tutto solo.
Con indosso, lui "Gada Orenz", come lo chiamavano i suoi soldati arabi,soltanto la divisa di aviere semplice della RAF.
E qualcuno disse che si trattava di suicidio simulato.
Qualche giorno dopo, sul suo comodino da notte, un aviere rinvenne uno strano libro di un tizio italiano...
"Il fu Mattia Pascal", di tale Pirandello.
Rinascere dalle ceneri? "Gada" in arabo significa fenice.

Ma no...sarà stata una casualità...

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Jan Opinione inserita da Jan    08 Febbraio, 2011
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Trsitezza.

Mi spiace, il primo connubio con Morganti è stato deludente.
Trama fragile, tessuto connettivo impostato su un esoterismo da operetta, la solita collocazione veneziana, il notorio sguardo metafisico che la Tempesta di Giorgione imporrebbe ad una metascrittura filologica dell'arte.
Non così, Maurensig, non così.
Il rapporto d'amore del regista protagonista dell'intreccio perde colpi per la strada, la casualità si mescola con la causalità in un paradosso senza fine.
Belle le visioni veneziane...come si può negarlo? Ma è come guardare un pittore da strada che dipinge da anni la stessa marina.
Nulla.
Resettare.
Siamo fuori strada.

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Jan Opinione inserita da Jan    05 Febbraio, 2011
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Il libro magnifico.

Giorgio Bassani ed il Romanzo di Ferrara.
Questo fantastico progetto letterario che lo portò a scrivere pagine insuperate e, talvolta, trascurate nel ventre più florido della letteratura italiana.
Il giardino è IL libro di Bassani.
L'ho letto tanto tempo fa come si legge un romanzo scorrevole e veloce.
Mi sbagliavo.
Ho dovuto leggerlo più avanti...in slavo.
Le sfumature di Bassani sono molto studiate, quasi epidermiche.
Lo studio del carattere di Micol, a mio avviso l'unica vera protagonista, non lascia nulla al caso.
Albert è sullo sfondo come il narratore, come il milanese.
Micol è la donna in cui si concentrano la perplessità e i controsensi di un popolo, l'attrazione e la paura, la ricerca e la perdizione.
Il giardino verrà invaso e pervaso di Storia dopo l'emanazione delle vergognose leggi razziali del 1938 : eppure se il mistero dei personaggi minori sarà noto...quello di Micol e del suo sangue rimarrà sospeso.

Ho sempre sperato che fra i reduci dalla Morte ci fosse uno spazio anche per Micol.
Chissà se è veramente esistita...no, Giorgio?

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Jan Opinione inserita da Jan    05 Febbraio, 2011
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Una palla tutta d'un fiato.

La questione femminile, la famiglia della più "nobile" borghesia provinciale, il rapporto da complesso d'Elettra fra figlia e padre, la fuga come nessun dove...
Ho dimenticato qualcosa?
Tutti insieme questi topoi letterari-psicologici ... tutti insieme confusamente.
Crepet si ama molto, è stranoto, ma non ama Sara...la protagonista del romanzo.
Se un uomo che si professa nell'ordine: psichiatra, sociologo, antropologo e fantasista...vuole mettere in rilievo queste tematiche così forti e così pressanti nelle discipline del profondo...non scrive romanzi confusi per non facilitare la comprensione di questi problemi.
Scrive saggi.
E lo fa ovviamente per case come la Cortina et similia...non per Einaudi.
Ah, un particolare che dimenticavo...forse, ma proprio forse, pubblicare per l'Einaudi rende di più?

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Jan Opinione inserita da Jan    04 Febbraio, 2011
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Le foto ...e poi nulla.

Mi rendo conto di essere eccesssivamente esigente...
Sarà il millesimo libro di comportamentistica animale che ho comprato.Non mi ha entusiasmato nemmeno questo.
Jan Fennell parte bene, nei primi tre capitoli cerca addirittura (udite udite!) di estrapolare qualcosa di nuovo.
Poi il baratro.
Indiscutibilmente belle le foto di cani che, ve lo assicuro, parlano con gli occhi con aria accondiscendente verso il pirlone che pensa di fargli eseguire ciò che "dovrebbero eseguire" : salti inutili, segnali di "a terra" assolutamente paradossali, "plaz" plastici da nuotatori della peggior risma.

Quando lo capiremo che il cane è vicino all'uomo perché è un essere divino?
Lo dice il Talmud: "Tu non farai del male all'essere muto che ti ho messo accanto per rallegrarti e colmarti di bene. Esso ha il viso di un vecchio saggio, ma il cuore di un bambino". (Talmud Babilonese. IV, 3 cl.8 dt).

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Jan Opinione inserita da Jan    04 Febbraio, 2011
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Non l'avrò capito...

Ho provato una certa insoddisfazione per tutta la lettura del libro.
Strano, non è da me.
Di solito tendo a ricercare anche nei testi meno interessanti qualche spunto di vita culturale proficua.
Qui non è accaduto.
L'ho trovato banale, stereotipato, riassuntivo, autoreferenziale, a tratti addirittura autocelebrativo.
Personalmente ritengo che lo studio (il testo sembra impostato a mo' di lezione) del nostro profondo sia qualcosa di importantissimo.
Io mi occupo d'altro e questo, senza dubbio, costituisce un dubbio preventivo.
Ma quando leggo i libri di questo signore, perché questo ahimé non è il primo e temo non sarà l'ultimo, unitamente a quelli di Crepet...mi domando tante cose.
Gli studiosi del profondo che conosco io,che lavorano in altri dipartimenti ma sotto il mio stesso tetto, mi hanno insegnato che la forza dell'introspezione è condita di silenzio e sudore.
In altre parole chi "rusca" sul serio riguardo a questi temi non si vede praticamente mai.
Morelli anche da queste pagine che, ripeto, come medico oncologo non avrò capito (c'è sempre da tenere in buon conto la presenza e l'apparente assenza del male che si contrastano)risulta un divulgatore di consigli "della nonnina".
Io non avrò compreso, e mi scuso.
Ma chi soffre veramente e ricorre a questo libro?

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Jan Opinione inserita da Jan    30 Gennaio, 2011
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La parola amore.

Devo ammettere che, per formazione o per vocazione, provo un certo senso di soggezione a scrivere una recensione sul Diario di Anne Frank.
Un tale dantescamente famoso ebbe a dire:"Non sum dignus".
Be',per me è proprio così; ma da dove la piccola Anne (nel nostro universo immaginario è sempre una bimba) mi potrà guardare dal fondo dei suoi grandi occhi intelligenti...confido avrà un po' di indulgenza per questo povero sciocco.
Anne scriveva molto bene per la sua età, e non credo avrebbe fatto la scrittrice. Penso invece avrebbe preso la sua brava laurea in Medicina e avrebbe messo a disposizione del prossimo la grande sensibilità di cui tutto il suo Diario è pervaso.
Qualcuno dei più importanti linguisti nederlandesi ha fatto il calcolo: nel testo la parola più ricorrente è amore...ben 176 volte.
Ed in tutto questo, capite, io ci vedo qualcosa di non casuale.
La descrizione della grande Pena che sta ingigantendosi non sfiora minimamente la purezza dello stile.
In altri diari la forza della realtà arriva a contaminare la serenità dello scritto.
Qui no.
Si è fatto un gran parlare negli anni passati circa l'alloggio segreto.
Io stesso l'ho visto,sempre che sia quello...
Si è anche cercato di ritrovare il maiale nazista che prese materialmente Anne e la portò fisicamente fuori, verso la morte.
Ma tutto è denso di grande confusione.
Ciò che resta è amore.
Quello è certo.
176 volte.
Piccola Anne, hai vinto tu.
Mi viene in mente un verso di Lorca che dall'alto dei cieli tu capirai.
"Noi siamo altra gente".

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Jan Opinione inserita da Jan    30 Gennaio, 2011
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Il colore della Risiera.

Viene rieditato questo magnifico libro autobiografico della signora Ascoli e il cuore mi si stringe nel suo peso.
Appena arrivato in Italia avevo preso residenza in Trieste, e il ricordo di quella meravigliosa città non mi ha mai abbandonato.
Ero stato accompagnato in Risiera: una struttura architettonica che il mio amico Van Straten compagno di stanza mi aveva riferito essere "il luogo grigio" di Trieste.
La visitai e capii tante cose.
Soprattutto il colore, il grigio.
E' questo che la signora Ascoli ci testimonia, la morte ha un suo colore.
E come per il mio connazionale Aprea era il bianco, per gli ebrei è stato il grigio.
S. Sabba, per i triestin solo S. Saba...
La descrive bene, molto bene l'autrice prima del salto che si presume terminale : Auschwitz, la Notte.
Ne tornerà cambiata, come tutti.
Anche se gli ultimi vivi di quell'inferno si ostinano ad uccidermi sempre con le stesse parole: non sono mai tornati...tutti.

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Jan Opinione inserita da Jan    29 Gennaio, 2011
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Il grande danzatore.

Hilsenrath è molto difficile da recensire.
Perché l'uomo di Lipsia si ama o si odia: non ci sono vie di mezzo.
Questo è per me il suo libro più importante, più significativo, più dolce.
La parabola di Jossel Wassermann è un tappeto di gigli sul quale Hilsenrath danza con la leggerezza rituale di un derviscio, componendo col profumo di mille lacrime la saga del ricordo.
Lo spoiler...è un rischio che si corre se si parla dell'uomo di Lipsia...perché la sua forma stilistica si disarticola sul suo stesso percorso...ferocemente.
Questo è l'unico libro che veramente a riguardo della Shoah mi abbia fatto piangere...fisicamente,intendo.
Ed è stato scritto da chi ha evitato il Durban...
Stranezze della vita...
Posso dire solo che la trama è un sogno fatto dal protagonista, da Jossel...in viaggio.
Quando il treno si ferma finisce il sogno.
Ma c'è tempo.
Tutto ciò che nel percorso potrebbe accadere...nei meandri del sogno...accade.
Quando il treno si ferma ed il libro finisce, allora chiudi silenzioso quel testo geniale.
Lo posi e ti domandi:"Bene, e ora cosa faccio tutto solo?".

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Jan Opinione inserita da Jan    29 Gennaio, 2011
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La rabbia.

Lessi questo libro prima della vittoria da parte di Kertesz del Premio Nobel.
Feci bene.
Non ho gradito molto la sua trasposizione cinematografica: poco fedele al testo, incentrata più che altro sulla giovane età del protagonista, a tratti melodrammatica.
Il testo è altra cosa.
Lo stile di Kertesz si insinua nel lager come un rasoio affilatissimo e ne coglie le sfumature più profonde come da una lente bifocale.
Un esempio: "Ad un certo momento il soldato tedesco vide il rabbino passare e gli sparò. Quello morì...è evidente, se ti metti davanti ad un proiettile muori, è chiaro".
Tutto il fuoco della metascrittura è vagliato attraverso una spersonalizzazione quasi cruda e materica...come un'opera di Bacon.
"Attraverso il filo spinato c'è la corrente elettrica...ovvio, altrimenti tutti quanti prendono una cesoia e ci passano"...L'ovvietà della freddezza e della disumanizzazione.
Il ritorno a Buda del protagonista accende la rabbia nelle vene di un interrogativo antico, ormai: quella gente che continuava a vivere respirava, amava, cagava e dormiva mentre ad Auschwitz ad ogni secondo si rischiava di morire.
Non una protesta, nulla.

Per chi protestare?
Per cosa?
A tutti andava bene così.

E' un libro speciale.
Quello che si determina come capolavoro.

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Jan Opinione inserita da Jan    29 Gennaio, 2011
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Meglio il settimo pozo.

No, Fred Wander non mi ha colpito con questo romanzo.
Magnifiche le visioni portuali ed angiportuali della Marsiglia anni '40...ma dal classico e fumoso esilio di mare mi aspettavo di più.
Un po' come le taverne di Remarque ne "La notte di Lisbona", o le fumerie di oppio nella Amsterdam di Camus in "La caduta" o ancora,sopra tutti, il confessionale di vite passate della bassa Tangeri di "La città della fortuna", del grande Wiesel.
No, qui, al contrario del"Settimo pozzo" (il suo capolavoro),Wander si fossilizza sui tipi psicologici che attendono l'arrivo dei tedeschi come un Armageddon nell'hotel Baalbek...confino dei confini.
Romanzo di genere, appunto, non da Wander.
Lo consiglio tuttavia a chi non ha mai letto libri con questa panoramica interiore riflessa sulle acque del mare.

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Jan Opinione inserita da Jan    25 Gennaio, 2011
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Ascolta...la quiete.

Ringrazio principalmente la Redazione per avere prontamente pubblicato la scheda del libro che amo, per così dire, velocissimamente.
Sono d'accordo con Gineisa, io "Il Maestro e Margherita" lo rileggo molto spesso : i russi, mia madre per prima, insegnano che un "votnivor", un libro importante, va riletto spesso perché ci consegnale chiavi di segreti molteplici che, tante volte, non riusciamo a scoprire con una sola immersione nel contesto.
Bulgakov era ucraino, e lo era prima di quella che Stalin designò come "russificazione" dell'URSS.
Bulgakov era un medico, e come spesso capita per noi morì in seguito ad una causa che oggi sarebbe considerata...secondaria: nefrosclerosi. Il dolore causato da questa malattia dà l'idea di un'autoconsunzione lenta, provocata da un restringimento parassita delle vene primarie.Un male immenso, insomma.
Bulgakov morì a 49 anni solamente, ma dettò dal letto le ultime pagine di quest'opera eccezionale alla moglie, letteralmente fra un urlo di dolore e l'altro.

Sono fortunato, mia madre mi lesse il testo in russo quando ero ancora piccolo...e ne rimasi rapito.
Satana scende a Mosca, accompagnato da spiriti burloni servitori che lo assecondano in tutto ciò che desidera.
Ma la potenza scatenante di questo narrato è evidente: alcune battute, la struttura, il paradosso acuto del testo non sfugge alla NKVD...si tratta di una evidente forma di attacco alla figura di Stalin.Bulgakov verrà più volte picchiato e messo in condizione di tacere, ma non desisterà.
Il povero medico che ad un certo punto della vita abbandonerà la professione riesce, per quanto gli è possibile, a scrivere con un ductus grottesco delle cose più turpi...talvolta scivolando nel più evidente umorismo nero.
Il romanzo si svolge su due livelli: da un lato la "visita" diabolica in un paese sottoposto a dittatura, dall'altro la fase finale della vita di Gesù (stupendo a questo proposito il carattere psicologico di Pilato). E' Satana stesso che, presente in quell'ora, rende edotto chiunque lo chieda circa la passione del Cristo.E' un Gesù ben diverso dalla tradizione occidentale, un uomo che affronta la morte secondo una ritualità tipicamente ortodossa.
Ma la magnificenza di questo libro è tutta nell'interrogativo massimo : Satana è il Male o Satana è Dio?
Le azioni del Malvagio sono infatti diversissime da quelle che un lettore ci si aspetterebbe: dimostra la caducità della vita con metodi drastici, è vero, si pensi alla testa mozzata da un tram al povero personaggio che inaugura il tema; eppure questo Satana, a ben guardare, è Giusto. Ha pena del Maestro, un poeta che, secondo l'ottica dell'URSS è stato sottoposto a psichiatrizzazione.Conosce Margherita, la donna che è innamorata della purezza del Maestro, e cade in preda alla confusione: l'amore lo disarma, lo rende conscio di non poter mai, mai, potuto provare amore.
E soltanto tramite Satana, o Dio travestito da Satana, i due troveranno rifugio nell'unico modo possibile sotto una dittatura.
La morte.
Non è però una morte decisiva. E' la morte che comprende l'unità del tutto, la serenità...che non pretende lo stato di felicità.
Per quanto concerne le parti più dolci del libro del grande Bulgakov, io non ho dubbi: la chiacchierata eterna fra Pilato e Gesù che, come reliquato di sabbia, si esprime per sempre su dinamiche surreali...con un Procuratore della Giudea che ogni tanto si ferma edomanda al Nazareno conferma di non averlo...ucciso. Il dialogo come forma di perdono. Stupendo.
Io mi commuovo sempre quando rileggo quelle pagine precise in russo...perché il russo è una lingua dolcissima.
Dopo la morte che morte non è...il finale. Che corrisponde probabilmente all'ultima pagina pensata in vita dal genio di Bulgakov.
Il Maestro e la sua Margherita che si stringono la mano...il Maestro che non sa che dire, ma è la donna che parla.
Sono alla fine del viaggio e sentono di aver diritto ad un premio, soprattutto la donna.
Soprattutto Michail Bulgakov agonizzante nel letto.
Così, Margherita confida al suo Maestro il segreto dell'eternità : "Ascolta la quiete".
Ecco il premio.
Sembra nulla ma,credete, è tutto.
La quiete.
E Bulgakov...smise di dettare.

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Jan Opinione inserita da Jan    24 Gennaio, 2011
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I sette cancelli della percezione.

Ka-Tzenik 135633 fu il primo testimone della Shoah.
Nessuno riuscì mai, dopo lo choc da detenzione, a fargli ripronunciare il suo vero nome. In Israele lo chiamarono Yehiel De-Nur...unnome nuovo per un uomo vecchio, anzi vecchissimo per la sua vera età. De-Nur in ebraico significa letteralmente "dalle fiamme".
Questo libro è stato editato dalla Sensibili alle foglie in Italia con questo titolo, ma in realtà il vero titolo è "Salamander".
E' l'uomo che è passato dal fuoco, il primo della Storia a raccontarsi.
In Olanda, dopo la liberazione, il prof. Jaahan Bastiaans fu il "padrino" della "sindrome da lager".
Veniva curata con ipnosi regressiva del quinto stadio Lacer 4/3, ed aveva una particolarità : il paziente accettava di essere "trattato" con LSD.
Shiviti è una visione particolare e terribile del ricordo: sono le sette registrazioni che lo psichiatra olandese trascrisse dalle sette sedute in cui, secondo l'insegnamento stangaliano, il paziente si era introdotto fino al settimo cancello della percezione.
E' un testo francamente molto forte.
Chi lo volesse leggere per celebrare la Memoria si ricordi di questo avvertimento.

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Jan Opinione inserita da Jan    23 Gennaio, 2011
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Il libro di nebbia.

Sono stato a Lucedio domenica scorsa.
Ho un amico a Vercelli che rasenta il confine con l'universale: io lo chiamo "il principe", ed è una specie di enciclopedia vivente della Storia Medievale. In effetti, a casa di Fabio ci sono più libri di medievistica rispetto ad una Biblioteca. Ovviamente in tutte le lingue.
Abbraccio il guru e mi lascio trascinare da lui come un bambino.
La nebbia.
La prima cosa che colpisce a Lucedio, "Principato di Lucedio", è la nebbia.
Non è come da altre parti,no. Ci galleggi, semplicemente...e d'un tratto, comprendi.
Là in mezzo tutto ha avuto inizio.
Silvano Nuvolone è un farmacista che conosce il segreto dei sogni.
Nella splendida, divina, superba Abbazia...agli inizi del secolo XIII opera un piccolo monaco. Guarda caso è l'erborista del complesso abbaziale...è Maestro Ugo.
Siamo fra Cisterciensi, uomini del Cistercium, "monaci che sono avvezzi allo pregar bono secondo Regula", ed hanno da un secolo abbandonato i benedettini cluniacensi.
Maestro Ugo, erborista.
Esistono uomini che in tutti i tempi coltivano i propri miraggi : di sole, di sasso, di sabbia, di nebbia.
Ecco, la nebbia.
AQUA BONA, questo è il sogno di Magister Ugo.
Nascosta sottoterra, tra le piante o fra le stelle...AQUA BONA.
Medicamentum...dono del Cielo.
Così un segreto di bruma si trasforma in nascondiglio agli occhi dei molti che temono...e non sanno che cosa.
AQUA BONA.
Nuvolone ci accompagna lungo i sotterranei di una mappa di vento e dolore. Il Medioevo è ricco della simbolistica più varia, più delicata, più bella.
Le cattedrali d'Europa portano inciso nela pietra il canto di un itinerario tracciato, il segno di un percorso suggerito.
Così, fra un arco rampante ed un bestiario si può trovare il simbolo del mercurio filosofale, sul Portle della Vergine il nodo sdraiato dell'infinito.
Magister Ugo, come uomo del tempo, conosce questo codice.
Ma che cosa nasconde Magister Ugo? Quale segreto? Quale tesoro?
AQUA BONA...
Nebbia.
Verrà un giorno in cui qualcuno, non si sa chi ma questo poco conta, cercherà il segreto...senza paura di superstizioni ancestrali, folli, odiose rispetto al bene,il Sommo Bene.
Ma ancora non è tempo.
Occorre una mappa per chi...avrà occhi.
Lucedio, Abbazia di Santa Maria.
Dove vanno a nascondersi i sogni?
Sotto i cappuci austeri di ombre affusolate, nel cuore di fiumi ipogei, oltre le tracce di un mitreo.
In fondo questo tesoro, Magister Ugo,lo puoi occultare dove Mithra è stato pregato. Non vinse forse a Nicea il Cristianesimo per un pugno di voti? Che importa!
Uno solo è il Signore, Ugo!
E qualcuno verrà a ricostruire la tua mappa di simboli, a cercare l'immortale colonna.
Quattro soli...mille stelle.
Prima dell'esilio, nascondi il tuo tesoro.
Arriverà quel giorno, ma ora zitto.
AQUA BONA, MEDICAMENTUM.
Nebbia.
Prima di andartene, Maestro, riconsidera il tuo proposito.
Verranno a cercare gli stolti fra spartiti diabolici e canti di sirena, verranno in molti.
Nebbia.
Avviati Magister Ugo, verso l'eternità.
Ora sì, ora.
Tutto è giusto e perfetto.

Ancora bravo a Silvano Nuvolone, ed un grazie per avermi regalato questo suo sogno.
Lo terrò caro per sempre.
Il "principe", cui ho raccontato la storia brevemente, mi prega di ricordare un suo caro conoscente che potrebbe essere stato ispiratore di un personaggio del libro di nebbia.
In memoria dunque del professor Renato Bordone, docente di Storia Medievale presso l'Università degli Studi di Torino, morto d'infarto a soli 62 anni nemmeno venti giorni fa.
Lo ricordo per lui con grande umiltà.
Del resto, dove saremmo senza una storia? Senza la...Storia?
Ora chiudo.
Sì, ora tutto è giusto e perfetto

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Jan Opinione inserita da Jan    23 Gennaio, 2011
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Notte eterna.

De Luca e De Marco, incrocio di rara raffinatezza.
Le fotografie risaltano come poesie mute, le parole di denuncia scivolano dinamiche pur lasciando il segno.
L'unico errore di De Luca è sui profughi delle guerre slave: compie alcuni errori di un certo peso, ma questo nulla toglie alla bellezza del narrato.
La voce degli ultimi si eleva come un battito cardiaco pulsante e battente contro l'indifferenza.
Sorta di inferno di terza classe espresso fra le rughe degli zigomi, le mani alzate in una richiesta di semplice soccorso,il viso intento a celare le lacrime.
De Luca sta toccando vertici austeri.
Non c'è null'altro da spiegare.
Occorre leggere di duro e fermo piglio.
In troppi, altrove, hanno chiuso gli occhi.

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Jan Opinione inserita da Jan    21 Gennaio, 2011
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Rubedo.

Maria Szepes non sapeva, probabilmente, che si sarebbe parlato di questo libro molto di più dopo la sua morte, avvenuta in tempi recenti.
Non è un libro alchemico più di quanto il vento chiami il suo vettore.
E' meno esoterico della perfezione dell'onda arcuata.
Inevitabilmente la Rubedo ha un posto di primo piano nel narrato sottile dell'autrice, e sarebbe sbagliato leggere senza sapere la distanza che intercorre fra una scala a chiocciola ed una di tre miglia inglesi.
Ma si sa che le storie hanno spesso, come le fiabe e le favole, un doppio significante.
Qui l'Albedo è già avvenuta e la Nigredo è alle spalle.
La trama rievoca registri iniziatici già compiuti eppure, nella sua semplicità, il Leone Rosso riesce sempre a stupire e a lasciare un ricordo indelebile.
Come il pentalfa svela il rubino.
Come il rubino torna alla Rubedo.

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Jan Opinione inserita da Jan    20 Gennaio, 2011
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Molto bello, molto triste.

Roberto Bolano non è mai banale, anzi, nasconde spesso sotto una parvenza giocosa qualcosa di infinitamente oscuro, come il dolore.
Questo libro può essere letto agilmente o in maniera approfondita.
Nel primo caso ci si ritroverà a scoprire un simpatico romanzo dell'assurdo ma, se per caso si sceglierà la seconda strada, non ci saranno dubbi: è il miglior libro dello scrittore cileno.
L'arte del sottinteso, diceva Borges, è come quella della seta: non si deve toccare ma sfiorare.
E il gioco da cui parte il paradosso di Bolano è innocente, puerile, quasi grottesco.
Rasenta la perfezione dell'autoritratto dell'artista.
Bolano, scrittore costretto al paradosso con la morte nel cuore.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Jan Opinione inserita da Jan    17 Gennaio, 2011
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Banale e scontato.

Una perdita di tempo.
In montagna mi sforzai di finirlo perché, mi dicevo ottuso, qualcosa di buono si può sempre trovare.
Macché.
Prevedibile fin dall'inizio, pregno di luoghi comuni sulla politica statunitense, pavido ed arido di colpi di scena diversi dai soliti cliché.
Lo scrittore fantasma, in tutta l'editoria italiana "Il negro", che deve scrivere ovvietà che un altro uomo, cioé il politico, non sa scrivere, non appassiona, non convince, non decolla.
L'amorazzo con la moglie del suo "datore di lavoro" che ha paura dei fulmini, la scoperta di un team interno(che novità)all'entourage dell'uomo famoso, il passato goliardico teatrale che porta a nuovi intrecci e ad ennesime trame nascoste!
Quanta prevedibilità, quanto preludio al film futuro.
La parola adatta a definirlo? Noia.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Jan Opinione inserita da Jan    17 Gennaio, 2011
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Un onesto lavoro.

Forsyth scrisse questo libro con un'idea, ai tempi, ancora interessante: denunciare la famosa ODESSA, acronimo che si identifica con l'organizzazione che permise a diversi criminali di guerra nazisti di farla franca.
Purtroppo Forsyth non sapeva che l'ODESSA era già stranota e che, nell'assoluto silenzio dell'indifferenza, molti assassini se la stavano cavando.
Abbastanza incredibile il personaggio di Miller, anche se poi alla fine del romanzo svelerà quale più credibile,e legittima, molla ha scatenato tutta la sua ricerca.
Non esiste a parte Wiesenthal alcun personaggio "realmente esistito" in questa storia.
Ma il fine dell'autore è deliberatamente quello di appassionare.
Un buon lavoro, insomma.
Senza infamia e senza lode.

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Jan Opinione inserita da Jan    16 Gennaio, 2011
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Kubiya.

Presso gli sciamani siberiani,noti per le loro tecniche di "rilassamento extracorporeo",il "kubiya" è il ricordo di un viaggio metafisico.
A questo pare di assistere leggendo Salamov.
E sarebbe sbagliato paragonarlo ad altri dissidenti sovietici.
Salamov possedeva uno stile pallido che bastava a se stesso : lacerante ed essenziale, freddo e insolente,affilato e ficcante come un pugnale.
Il libro più bello sui gulag, a mio avviso, è questo.
La Kolyma è la regione siberiana che prende il nome dal fiume che la attraversa.
Qui si fermano nel gelo anche i pensieri, talvolta il sangue.
Montand ci ambientò una delle sue più belle canzoni.
L'opera di Salamov è ripartita in capitoli che potrebbero brillare ognuno di paura propria.
L'incubo regna come un mantello teso su tutta la narrazione.
Ed impedisce quasi il respiro.
Questa è la dittatura.

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Classici
 
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Jan Opinione inserita da Jan    16 Gennaio, 2011
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Impossibile.

E' impossibile.
Io non posso scrivere una recensione sulla Comedia di Dante.
Chi diavolo sono io?
Chi E' Dante?
Questa, si badi bene, non è una presa di posizione, ma un dato di fatto.
E' il vecchio discorso: non si può dire che "si legge Dante quest'oggi"!
Dante è un viaggio interiore, un cammino iniziatico, un approccio disposto su molti livelli.
Sì...ho segnato il massimo del punteggio su tutto...e come potrei non farlo?
Mi viene da ridere.
Come si fa a votare, valutare, Kafka, Alighieri, Shakespeare???
Purtroppo questa è quella che io chiamo "benignite", ovvero l'illusione che anche un mediocre possa giudicare (bestemmia!) un Genio inequiparabile.
Mi ricordo una meravigliosa frase letta da qualche parte di Giovanni getto, uno dei più grandi dantisti di tutti i tempi: "Dante è la Letteratura che annulla tutti i paragoni, è qualcosa di superbo e superiore che a me è dato d'insegnare...non senza un certo ritegno, o farei meglio a dire tiepida vergogna".

Abbiate pazienza, ma votare Dante o Kafka come si fa con Auster o Moccia, no, non fa per me.
Ci vuole un fegato che io non posseggo.

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Jan Opinione inserita da Jan    16 Gennaio, 2011
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Per Koba...ed anche per la patria.

E' un grande libro.
Peccato non sia diffuso così come la Merridale sperava.
Quella che lessi l'anno scorso è un'opera che ha vissuto tre stesure.
Un parto decisamente lungo, otto anni di lavoro.
La storia dell'Armata Rossa è una esaltante interpretazione psicosociologica di uno dei più forti eserciti del mondo.
Magnifica, a mio parere, la descrizione della operazione "Barbarossa" del 1941.
Stupenda, quasi strategica, la ricostruzione della battaglia di Stalingrado, interpretata come "unica chiave di volta" della sconfitta germanica.
"I soldati di Stalin" tra i tanti presenta un grande pregio: quello della presa di coscienza dell'identificazione dell'esercito di popolo con il condottiero "assente".
I "barahituj", appellativo scherzoso dei soldati dell'Armata Rossa, "fedelissimi" appunto, andavano alla morte non in nome della "patria borghese", bensì in nome di Stalin, l'uomo di ferro.
Del resto nel loro giuramento essi alzavano il pugno sinistro chiuso in onore del compagno "Koba", nome da partigiano del dittatore sovietico.
Fantastico il capitolo di speculazione sull'ordine delle priorità che il soldato sovietico deve rispettare.

Quasi quasi me lo rileggo.

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Jan Opinione inserita da Jan    15 Gennaio, 2011
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Cronache di Amalek.

E' il libro più patologico che io abbia mai letto sulla Shoah, consiglio per questo a tutti di leggerlo.
Hoss non è stato Eichmann, non è stato un ragioniere.
Hoss è stato il lieto e volenteroso esecutore di parte gravissima della cosiddetta Soluzione Finale.
In queste pagine, lette e rilette, non c'è l'ombra di un rimorso o di un ripensamento.
A lui, ad Amalek, di procurare la morte "armato del suo diritto" non arrecava disturbo, anzi. Era convinto di fare LA cosa giusta.
La sua autobiografia è povera di riferimenti che oso definire "normali": una donna,una famiglia, una cultura o un cane.
Hoss, semplicemente, provava un gran gusto a fare quello che gli era ordinato.
Raramente assassinava, sottolineo il termine assassinare, di persona.
Ma non lo faceva per un timido senso di disgusto,no.
Lui, come sosteneva, "non amava sporcarsi le mani".
Ed è difficile addirittura "innalzarlo" alla dignità di sadico.
Il sadismo è una deviazione mentale.
No.
Lui era l'uomo qualunque che amava potare i fiori.
Libro terribile ma esaustivo come una sentenza.
Nessun perdono per un essere come lui.
Ha infangato del suo macabro istinto l'intero genere umano.

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Jan Opinione inserita da Jan    15 Gennaio, 2011
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Una tristezza.

Moni Ovadia è diventato la caricatura di se stesso.
Sono come Gad Lerner, abbraccio in pieno le parole del buon giornalista:"Ormai per qualcosa di ebraico, in Italia, si viene rappresentati unicamente da Ovadia. Io questo non lo concepisco".
Salomone Ovadia ha veramente rotto: questo libro ne è la prova.Di Santo l'ha scritto e lui l'ha colorato di banalità: notizie sulla kasherut note anche ai gentili, barzellette ripetute mille volte, la solita infernale prosopopea.
Ancora è convinto di risultare intelligente.
Il libro è stato concepito come prodotto commerciale,del resto il buon uomo di sinistra Ovadia non disdegna il denaro, anzi. Naturalmente odia Israele, e questo scaturisce addirittura dalle pagine delle ricette!!!
Ma lo fa perché in fondo...come ebreo (cioé intelligente...perché è questo l'autogoal industriale che fa passare per collettivo)lui se lo può permettere.
Impara lo yiddish, Ovadia!
Ai tuoi spettacoli l'argot non basta più!

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Jan Opinione inserita da Jan    15 Gennaio, 2011
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Un ottimo allievo.

Thompson è stato allievo di Keegan.
Bisogna tenerne conto nell'analisi di questo meraviglioso volume.
L'incontro dell'autore con la sezione italiana della Grande Guerra è avvenuto casualmente, ma è stato un gran bene.
Thompson ha,con questo libro eccellente, fatto decollare la corrente dello studio storico in una nuova dimensione :"La trinceristica".
Ottime le sue osservazioni sulla presunta patologia mentale di Cadorna, addirittura acribiche le sue ricerche (che rimarranno sempre insoddisfatte purtroppo) circa le punizioni in trincea imposte ai soldati italiani.
E come scrive...
Ci vuole la forza di uno storico e la sapienza di un poeta per narrare la morte in questa maniera.
Lo consiglio a tutti.
Chi è insegnante se lo ricordi: andrebbe letto nelle scuole.

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Jan Opinione inserita da Jan    15 Gennaio, 2011
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Perso le idee?

Safran Foer scrive nettamente meno bene di sua moglie, è un dato di fatto.
Probabilmente "Ogni cosa è illuminata" è stata l'apice della sua produzione momentanea...fatto sta che io ho letto i tre suoi libri in italiano e ho trovato l'ultimo, questo, veramente pietoso.
Un melange davvero ingrato fra ricordi infantili e regole della kasherut...fra accostamenti parentali e denunce pseudoanimaliste veramente patetiche.
Foer dovrebbe fermarsi un po'.
Quando finisci il carburante non puoi stirarti sulle ruote.
Questo non è un libro decente: francamente l'ho trovato confuso, costruito, finalizzato allo scopo.
In USA è stato un flop, non è un caso.
No,Foer, abbi un po' di umiltà.
Cerca di non prendere in giro i lettori e te stesso.
Prendi esempio da tua moglie. Lei sa bene come si scrive.

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Jan Opinione inserita da Jan    15 Gennaio, 2011
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Il figliol ...pentito.

Ariel Toaff, ovvero la ricerca della perduta verginità intellettuale.
Dopo l'osceno capitolo, fortunatamente emendato, della prima edizione di "Pasque di sangue", Toaff jr torna alla ribalta con un bel libro, anche questo un po' romanzato, sulla figura di Abramo Colorni.
Scienziato ed alchimista, il Colorni da Mantova fu molto abile in piena Rinascenza a battere cassa, in cambio delle sue macchine ossidionali, pressso le più importanti repubbliche e signorie.
Molte parti del volumetto si perdono in conosciutissimi aneddoti che, in ogni caso, nulla tolgono alla documentazione storiografica.
Anzi, devo ammettere che nell'economia di questo lavoro Toaff si è servito, stavolta, di un canone di ricerca affatto preciso.
Bello, mi è piaciuto.
Un po' caro... si legge in una sera.

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Jan Opinione inserita da Jan    14 Gennaio, 2011
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Un mito.

Baldini si ritirò dalle competizioni quando capì che, dopo Atene, non c'era più nulla da cercare per un maratoneta.
Io mi diletto di scimmiottare con le mie oscure prestazioni l'ombra del maratoneta.
Mi è sempre piaciuto partecipare alle maratone da che mi ricordo di aver cominciato a praticare sport.
Certo ero portato.
Ma quello che Baldini descrive non è "come si diventa oro olimpico", bensì come ci si tiene in forma per correre.
Ed è divenuto il mio punto di riferimento...
Le uova ghiacciate, ad esempio, bevute crude la mattina in numero di tre ormai sono parte del mio percorso interiore prima di affrontare una maratona.
Il mio maratoneta preferito in tutta la storia non è un bianco.
Ma Baldini,per quanto mi riguarda, vincendo ad Atene con l'alloro in testa...ha avuto più culo che anima.
Per chi corre il libro è veramente utile.

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Jan Opinione inserita da Jan    14 Gennaio, 2011
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Tentativo non riuscito.

Shlomo Sand, ovvero come "avrei voluto creare il caso".
Libro molto discutibile sotto diversi punti di vista: storico,non è presente una sola nota bibliografica decente o degna di questo nome; sociale, è dedicato ad un pubblico poco colto e sicuramente molto affascinato da queste polemiche di carta...le due caratteristiche spesso coincidono; politico, risulta molto pesante infatti la vena polemica del solito "figlio pecora nera" alla Pappe.
Discutibile, dicevo, non discusso.
Nessuno,infatti, ha purtroppo per Sand dato vita ad una querelle sugli immaginifici punti di vista, talvolta imbarazzanti,dell'autore.
Sul Maariv,giornale israeliano a grande diffusione,questo capolavoro dell'assurdo è stato salutato come:"Metodo originale per buttare dei soldi".
Spiacente,Sand, ma il tuo tentativo di farti conoscere attraverso il suicidio culturale...non è andato in porto.

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Jan Opinione inserita da Jan    14 Gennaio, 2011
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The Eden.

Amory Blaine è la "gioventù mai avuta di Gatsby", l'ultimo dandy, il giovane vitellone americano.
Ma dentro di lui, Fitzgerald ha intessuto le corde di un'arpa irlandese : caldo suono,voce roca.
Amory è l'uomo che brucia la propria coscienza nel falò dei sogni più alti...e più difficili da conseguire.
Credo che questo libro risulti introvabile.
Quando incontrai sulla mia strada Fitzgerald dovetti ricorrere alla biblioteca.
Ma forse l'avranno ristampato.
Di certo negli USA è un libro molto letto e considerato.
Un vero romanzo di formazione, insomma.
Per palati molto fini.

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Jan Opinione inserita da Jan    14 Gennaio, 2011
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Mi spiace, Tullia, poco interessante.

Nathania è senz'altro ancora una gran bella ragazza, signora Zevi, e lei è ancora sicuramente una grande padrona di casa. Ricorda? Una "domina".
Ma, mi perdonerà, credevo difficile trovare questo libro proprio su questo sito.
All'UCEI lei ha sempre sostenuto di voler pubblicare un'autobiografia.
Ed io questo lo apprezzo. Ma mi creda, di incontri mondani e salotti altoborghesi siamo tutti un po' stanchi.
Bello il racconto della sua vita dopo il '38.
Un po' meno interessante il punto di vista "diplomatico" della sua attività UCEISTICA.
Mi saluti Nathania, cara signora Zevi, ma la prego: non scriva più.
Ultimamente è un vizio fin troppo diffuso.

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Jan Opinione inserita da Jan    13 Gennaio, 2011
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Stille ed il buon cuore.

Lessi questo volume di Alexander Stile qualche anno fa, era ancora pubblicato da Mondadori.
L'investigazione su cinque famiglie ebraiche durante il periodo dell'Italia razzista del dopo '38 è lucida e ben condotta.
Peccato che Stille, di origine moscovita, tenti sempre di portare a galla il famoso "buon cuore" degli italiani.
La convivenza "abituale" con la razza inferiore, i vari millantati salvataggi di bambini e di adulti avvolti in un mistico "dicitur" ma, ahimé, solo raramente provati e comprovati.
Ovvio, l'Italia non era il terzo reich...ma posso assicurare che si è difesa bene in quel momento.
E tanti, direi più di quanti vengano immaginati solitamente, si sono arricchiti con i soldi degli ebrei.
Esattamente come i tedeschi o i predoni infami ustasha, maledetto sia il loro sporco nome.
Il libro è bello, e lo consiglio.
Ma in vista del 27 gennaio, forse, sarebbe opportuno leggere qualcosa riguardo alla "Difesa della razza"...giornale razzista diretto da tale Telesio Interlandi.
Andava a ruba...!
Ci sarà una ragione. No?

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Jan Opinione inserita da Jan    12 Gennaio, 2011
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Che c'entra il femminismo?

Silvia Ronchey è una bizantinista di grande fama.
Questo libro parla di una donna, Ipazia, e di un mondo al crepuscolo: quello pagano.
Grazie al cielo, di femminismo ante litteram non si fa cenno.
Sarebbe stato davvero banale e fuori luogo.
La Ronchey non ricostruisce solo un modus cogitandi particolare ed articolato come quello della grande Ipazia d'Alessandria, fa di più: dipinge,da ottima storica,il tramonto di una mentalità di fronte all'affermazione della fede cristiana.
Un emisfero in rovina trova in una donna geniale l'esile propria estrema rappresentante.
Tra IV e V secolo questa cometa è talmente alta che oggi continua a brillare.
Non per tutti.
Libro affascinante e immodesto.
Come tutte le grandi opere.

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Jan Opinione inserita da Jan    11 Gennaio, 2011
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Navigatio Sancti Brendani

Mi piace in questa sede, stasera, evocare un capolavoro o, per meglio dire, il capolavoro della Letteratura Ibernica.
Si tratta della Navigazione di S.Brandano, o Brendano.
Il viaggio.
Sarebbe inutile cercare di definire chi fu l'autore di quest'opera, ormai i paleografi si sono dati per vinti.E' un Anonimo, sicuramente un monaco, vissuto in un monastero insulare fra l'VIII ed il X secolo.E' la storia, lo ripeto, di un viaggio.
Certo, tutti i paragoni e le parentele sono i benvenuti: Gilgamesh, Ulisse, Ibn Battuta, Polo...fino a Dante, soprattutto Dante,innamorato del mito di Brendano fino alla ricostruzione del disegno ibernico nel grande castello simbolico della Comedia.
Ma esistono epigoni illustri del monaco irlandese anche da un punto di veduta transoceanico: La Balena di Melville è solo una delle varie testimonianze.

Brendano viene visitato nel suo monastero da un abate amico o, forse, addirittura parente. Si noti che il Brendano storico è posizionabile a cavallo fra il V ed il VI secolo.
Che doni porta quest'abate? Una storia, anzi, una meravigliosa storia.Egli infatti, è appena tornato da un viaggio settennale condotto per mare con alcuni confratelli, un'avventura che ha il sapore di una vita. Verso cosa? Un'isola divina, l'Eden.
Dopo avere riflettuto per tutta la notte, insieme a 14 (il numero 7 che si raddoppia)confratelli, anche Brendano si mette al timone.
Il viaggio è semplicemente avventuroso, e non voglio svelare qui le paure e le gioie che esso prepara ai benedettini che lo intraprenderanno.
La Letteratura Ibernica, tuttavia, ha raccolto in latino un'epopea che nulla ha da invidiare alla tradizione islamica di Sindibad.

Con tutte le simbologie e le chiavi interpretative che ho avuto la fortuna di scovare...si potrebbe compilare un libro sul libro.
Ma dovunque vada io, Giona contemporaneo, lascio sempre uno spazio nella mia valigia.
Esso deve contenere "La città della fortuna", di Elie Wiesel, ma anche...la Navigatio Sancti Brendani.
In fondo, non si sa mai...

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Jan Opinione inserita da Jan    10 Gennaio, 2011
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Viaggio al centro dell' inconscio.

Senofonte è un autore che amo molto.
Il mio punto di riflessione è il seguente: più o meno tutti abbiamo letto l'Anabasi, o almeno ne abbiamo sentito parlare.
Il viaggio.
Non è un cammino iniziatico che l'autore conduce all'interno di se stesso?
A mio avviso sì.
Il viaggio, lungo o breve, eroico o pacifico, avventuroso o di routine...è sempre un cammino iniziatico.
L'Anabasi è uno di questi...viaggi.

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Jan Opinione inserita da Jan    09 Gennaio, 2011
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Il pettirosso d'oro.

Il più grande libro mai scritto sulla Rivoluzione d'ottobre.
Boris Pil'njak avrebbe pagato con la vita, in un gulag, la sua denuncia del delirio.
La scena si svolge nel 1919, in pieno conflitto fra le armate bianche e quelle rosse, ed ha come protagonista la dissoluzione di una famiglia aristocratica.
Come un bisturi preciso e asettico, Pil'njak analizza e setaccia la società multipla di quel periodo, ne sottolinea gli sviluppi e gli eccessi.
Il quadro che ne deriva è un capolavoro.
Assente dalle librerie italiane da circa vent'anni, "esiliato" dal vecchio PCI al pari di "Vita e destino" (capolavoro intramontabile di Vassilij Grossman, ora rieditato in Adelphi), "L'anno nudo" è forse l'ultimo, estremo classico della grande Letteratura Russa.
Al prezzo di 14 euro è praticamente regalato.
PS La UTET sta editando nella sua collana economica degli autentici capolavori che credevamo reclusi nell'oblio. A prezzi contenuti e con una ottima, direi sontuosa, veste grafica.
"L'anno nudo" è un viaggio meraviglioso al centro dell'anima russa.

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