Opinione scritta da Cristina V
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Come al solito: affascinante.
Penultima avventura del mio italianissimo eroe Bacci Pagano; l'ultima, "Colpi di coda" è già al calduccio nella mia libreria, ma aspetterà il suo turno, con pazienza.
Ritorniamo a Genova, stavolta, dopo la parentesi sarda del precedente romanzo, che Morchio ha secondo me voluto per un tributo all'amata Sardegna.
La sua Genova , descritta magistralmente, con dei "tocchi" da artista.
In questa storia , il nostro investigatore deve aiutare un vecchio conoscente, uno psichiatra soprannominato Il Gigante, alcoolizzato e con tendenze suicide.
Bacci aveva conosciuto l'uomo vent'anni prima in occasione di un'indagine in Thailandia, la morte di un ragazzo. Così, di malavoglia , si rifugia nella sua villa, con la giovane moglie del medico , un pò ambigua...
E Qui decolla la storia, che ciascuno andrà a scoprire, se lo ritiene!
Il romanzo è tutto un intrecciarsi di presente e passato, e , soprattutto , non è un giallo tradizionale, che segua i canoni classici; indulge molto sulle sfumature psicologiche dei personaggi, che sono molto bene caratterizzati.
Non posso trattenermi dal citare alcune righe, che mi piacciono particolarmente...
Forse, avulse dalla storia, sembreranno strane, ma mi "intrigava" questo concetto.
Premessa:la protagonista delle parole è Mara, la sua storica donna, quello che lo chiama bonariamente "L'analfabeta dei sentimenti" ( nota mia: QUANTI analfabeti dei sentimenti ci sono in circolazione??)
"...Erano trascorsi diversi mesi, dall'ultima volta che avevamo fatto l'amore.
La nostra storia era diventata questo, estemporanei sussulti su un mare piatto e senza sole.
In questi anni Mara aveva avuto diverse storie e aveva anche provato a giocare l'azzardo di una nuova relazione importante.
Di quelle che portano all'altare e da cui può arrivare un figlio.
Ma era finita male e non ne avevano fatto niente. Nè dell'altare, nè del figlio.......
Quelle poche scopate che siamo riusciti a racimolare dopo la fine del nostro amore avrebbero potuto aver luogo comunque.
Anche dopo l'altare e il figlio, e persino se avesse deciso di farsi suora.
Perchè quello che ci legava era il sesso.
E il sesso non ha bisogno di crismi, per trovare soddisfazione.
E' indifferente alle carte dello stato civile non meno che ai legami sentimentali sui quali si investe per costruire il futuro".
Bella storia!
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Il primo Faletti è tornato!
Una premessa. Ho letto le precedenti opinioni e tutte sono discordanti dalla mia, tranne ( casualità?
feeling?) quella di Stefano, con cui concordo quasi del tutto( anche io non amo, per esempio, i romanzi scritti in prima persona: li subisco).
Ancor più volentieri mi accingo a scriverla, proprio perchè ritengo giusto confrontarsi e poter leggere punti di vista opposti.
Perchè il mio titolo?
Perchè finalmente ho ritrovato , dopo lunga e penosa malattia, il "primo" Faletti che ricordavo, che avevo imparato ad apprezzare, che ho ammirato con "Io uccido".
Perchè questo romanzo è stato una vera sorpresa, e , come mi accade ogni tanto, stanotte ho con rammarico letto la parola Fine.
Ero più che prevenuta. Praticamente , pur essendo un regalo in Wish list, già mi aspettavo l'ennesima delusione.
L'argomento, poi...Il tipo evirato, che procura le escort...certo, attualissimo, ma difficile muovere gli entusiasmi. Difficile non essere banali.
Vorrei dire molto- proprio l'entusiamo mi...spinge!- e nulla nello stesso tempo, per non togliere il gusto.
La storia decolla in sordina: un gradevole ritratto della Milano da bere degli anni '80,locali, tipi strani, puttane di alto bordo. E personaggi tratteggiati mentre si muovono in questa apparentemente frizzante vita, in realtà di uno squallore che fa paura.
Bravo,il protagonista, mi è piaciuto subito.Forse si può sopravvivere ad una menomazione del genere, anche senza finire in manicomio...penso. Ed avere una rabbia dentro , che ti fa condurre una vita, che magari non condividi neppure...
Così , si procede fin quasi a metà...tanto da farmi commentare che mi pareva un romanzo , più che un giallo della fucina di Faletti!
Dalla metà in poi, un colpo di scena dopo l'altro.
Tutto ciò che non si pensava, accade. Nessuno è come sembrava. la vicenda galoppa , incalza, travolge.Un finale a sorpresa.
Una storia d'amore anomala, ma delicata e struggente, nonostante l'ambiente "sporco".
Ed il personaggio Bravo mi manca già.
Faletti scrive, secondo me, con uno stile impeccabile; uso dei vocaboli eccellente, mai una sbavatura.
Introspezione giusta ( non in difetto, nè in eccesso) dei personaggi.Ci sono frasi, brani, che ho riletto più di una volta.
Vorrei dare un assaggio, a caso.
Una ..pennellata su un incontro d'amore.
"...Allora lei prende le mani di Lucio e se le porta sul seno.Le muove lentamente, per far conoscere all'altro anche quella parte del suo corpo.
Poi si avvicina e lo bacia.
Dapprima accosta solo la bocca alla sua e si ritrae.
Uno scambio di aliti e niente più.
Dopo un istante, che pare appeso alla luce,Carla torna da lui e il bacio diventa vero, di lingua e saliva, LA SOLA PENNA E L'UNICO INCHIOSTRO in grado, fra un uomo e una donna, di scrivere il perfetto messaggio d'amore."
Non voglio aggiungere altro, o copierò mezzo libro.
Incurante di tutte le critiche, ripeto a gran voce: BRAVO FALETTI. Ho ritrovato lo scrittore che ricordavo con rimpianto!
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Bacci Pagano in trasferta: bellissimo!
Quarta avventura del mitico detective genovese, Bacci Pagano.
Stavolta, in trasferta: gli è commissionata la ricerca di una persona, un ragazzo tossicodipendente, in Sardegna.
In questa avventura, abbandoniamo perciò i noti "scenari" genovesi, carrugi e stradine malfamate della città vecchia, per trasferirci in una ventosa ed affascinante Sardegna, a Tertenia.
Il soggiorno sardo non sarà per Bacci solo un' occasione di vacanza, ma una possibilità meravigliosa. Quella di rivedere dopo dieci anni la figlia diciottenne che la moglie , piena di rancore, gli aveva proibito di vedere, dopo il divorzio.La ragazza dovrebbe raggiungerlo, salvo imprevisti.
E' una spina del cuore del nostro protagonista, questo distacco che pareva non finire mai.
E Aglaia ( così si chiama) arriva.
E qui la storia procede su due strade: la ricerca del ragazzo- e relativa conoscenza di strani personaggi collegati- e il "ritrovarsi", emozionante, dolcissimo. Anche se non sempre facile: dieci anni di lontananza sono lunghi...e duri.
Trascrivo il brano - struggente, secondo me- dell'incontro tra padre e figlia.
"....Quando mi fu davanti, a pochi centimetri dal volto,entrambi non sapevamo cosa fare.
Ma fu un attimo.
Allungò le mani perchè io le afferrassi e le stringessi nelle mie. Erano morbide e fredde, e si lasciarono prendere e tenere come due palpitanti animaletti bisognosi di cure e di infinita tenerezza.
Forse avremmo entrambi voluto piangere e abbracciarci.
Forse avremmo potuto provare a parlare e a colmare il vuoto di dieci anni di silenzio con parole che sarebbero rimaste impresse nella nostra memoria.
Forse.
Invece entrambi tacevamo, persi ciascuno dentro gli occhi dell'altro. Come in uno specchio che rifletteva un'acuta, dolorosa felicità. Una temeraria promessa di futuro, dove la nostalgia per tutto quello che avevamo perduto trovava requie e poteva evitare di corrompersi.
Senza diventare rancore e recriminazione del passato".
Poco giallo poco NOIR, quindi; molto romanzo di sentimenti forti. Consigliato.
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Tutto sull'amore.
Non avevo mai letto nulla di Paolo Crepet, se non articoli e risposte su settimanali..
Qui siamo ad un livello molto diverso - e diverso spessore- dal mio precedentemente reclamizzato G.C. Giacobbe, psicologo in Genova.
Qui si parla d'amore senza parole scherzose ,in modo chiaro e semplice, ma ..quasi scientifico. Di tutti i tipi d'amore, di tutte le sfaccettature...
Ho comprato questo libro in un momento di profonda crisi.
Perchè, anche se credo che l'amore ( inteso come vita di coppia) si "impari" col tempo, con la pazienza e la tenacia di un alunno diligente, con la buona volontà, anche con un pò di FORTUNA, ...beh, mi ero resa conto di volerne sapere di più.
(Certo, se si parla di età, IO dovrei saperne più di un professore,in... scienze amorose!!!!!!)
Volevo capire il perchè di certi comportamenti, di certi meccanismi che scattano nella mente e nel cuore...
Credete, mi è stato utile! E lo consiglio vivamente.
I suoi esempi sono efficaci e colgono nel segno ; difficile citarne uno piuttosto che un altro...:l'unico che vorrei,rivelerebbe una parte privata di me, che deve rimanere tale.
Ma fidatevi!
Una citazione, però la vorrei fare.
Si parla qui di addii, di amori finiti, di perdite in genere...
Non è facile estrapolare poche righe, ma ci proverò.
".... Una volta il regista Pupi Avati mi disse:-Capisci gli abbandoni quando -da piccolo- incominci a renderti conto che c'è una cosa sola per sempre: la morte.
Ogni bambino nasce con la meravigliosa convinzione che tutto sarà per sempre:la mamma, l'amore, l'infanzia. Tuttavia quel bambino imparerà che il "per sempre" prima o poi finisce.
L'abbandono fa parte della vita. E' il prezzo della crescita.Chi non vuole crescere soffre di meno, ma vive di meno.
Molti giovani mi dicono di avere paura , di essere spaventati dalle grandi passioni, in quanto temono che possano finire.
.....Più grande sarà stato l'amore, più si soffrirà.
Se non si dovesse soffrire per il distacco, significherebbe che non abbiamo vissuto interamente".
Buona lettura!
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Bacci e le sue donne: grande!
Ecco la terza avventura del nostro investigatore Bacci Pagano, genovese doc, con tante caratteristiche che lo rendono unico. Una , per esempio, che non credo di avere ancora citato- e che mi pare simpatica- è che non porta le mutande!
Qui è alle prese con un caso piuttosto ordinario: il pedinamento per questione di corna , commissionato da una moglie.
Peccato che subito dopo la possibile amante del marito sia trovata assassinata. ...e guarda caso, questa fosse amica della nuova fidanzata di Bacci, separato in attesa di divorzio.
Intanto spunta una vecchia fiamma, Valeria...
Insomma: qui si capisce perchè il sottotitolo sia LE DONNE DI BACCI PAGANO!!
Perchè ne...girano parecchie.
Infatti questa storia mi è piaciuta perchè va oltre il "caso" noir. E' un romanzo (giallo) psicologico, che indulge in riflessioni, malinconie, stati d'animo...e mi piace moltissimo..
Vi cito un breve brano; un pensiero di Bacci sul suo defunto matrimonio. Bellissimo, secondo me.
"Un matrimonio finito male è una ferita aperta che ti porti dentro.Dovunque tu vada.
...Un matrimonio finito ti sanguina dentro, perchè i ricordi belli son duri a morire.E fanno tanto, tanto male.
E ogni volta che fanno capolino, bisogna sfoderare il bisturi della razionalità per tenere duro.
...a quel punto, la sola terapia rimane il cinismo.
L'estrema risorsa che ci resta quando sentiamo che il mondo ci ha fregati, oppure che ci siamo fregati da soli con le nostre mani.
Noi non siamo fatti per vivere una vita sola.
E in quella che abbiamo vorremmo farci star dentro ben altro di quanto possa contenere.
E così diventa maledettamente difficile accettare l'idea di perdere qualcosa. Qualunque cosa che sia bella.
E che ci abbia dato un poco di gioia e di senso del vivere."
Ma secondo voi, un uomo che ha di questi pensieri, non è da amare tanto?e da..."stropicciare"?
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Bacci Pagano: una storia da caruggi
Maccaia.

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il migliore Morchio, per me...
"...lo scirocco spira su Genova per tre quarti dell'anno. Fino ad estenuarsi in un'aria immobile e fradicia di umidità.Quell'aria sospesa, dove tutto può accadere e niente accade mai per noi genovesi , ha un nome preciso.
La chiamiamo MACCAIA."
Questo è , secondo me, il miglior romanzo di Morchio; protagonista l'investigatore privato Bacci Pagano, la sua moto amaranto, la sua casa nei vicoli di Genova,le sue donne vecchie e nuove, la sua sottile malinconia...
Un pensionato viene ritrovato sulle alture della città addirittura sbranato da un ..lupo.
E' un caso inusuale, ed all'insolita indagine è chiamato, manco a dirlo, il nostro Giovanni Battista (Bacci), che si butta a capofitto nelle ricerche, aiutato più che da prove certe, dal suo intuito.
Del resto l'autore è uno psicologo, a qualcosa gli servirà, la professione!
La storia è avvincente, un perfetto esempio di NOIR mediterraneo.
Il bello di questi romanzi è che "scorrono" uno dopo l'altro, mescolando vicende private e casi da risolvere, alla maniera della Giménez Bartlett, tanto per intenderci.
E poi , nello sfondo, c'è una Genova così affascinante, che credo possa incantare non solo i genovesi!
In certi momenti pare quasi di respirare l'odore dei "caruggi", l'odore di pesto, di stoccafisso.
Di vivere l'atmosfera suggestiva del "caffè degli Specchi" dove va spesso Bacci...(quando vado lì a prendere il caffè, mi guardo sempre intorno, per vederlo apparire.....)
Ultime, ma non ultime per importanza, le sue...vicende di cuore, che mi intrigano moltissimo! e non mancano mai.
Gradevolissima lettura.
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Straordinaria testimonianza.
Se fosse posse possibile definire un libro "taumaturgico", ebbene, vi dirò che questo , per me, lo è stato.
Conoscevo già Terzani, per averne letto articoli di viaggio, di costumi lontani...
Un giorno, spulciando in libreria le novità, mi capitò sott'occhio il libro con la famosa frase...sull'altro giro di giostra, che sarebbe riuscito ancora a fare, se tutto fosse andato bene.
Sì, perchè Terzani aveva scoperto per caso di avere una grave forma di cancro e, come sempre aveva fatto, l'idea prima che gli balenò in mente fu quella di ..un viaggio.
Ma un viaggio speciale,nei luoghi dove la medicina non è quella tradizionale, super -avanzata , come negli USA, dove si recò per le prime cure.
Decise così di partire per l'India, prima, e poi per un eremo alle falde dell'Himalaya, dove si dedicò alla meditazione ed al silenzio.
Terzani passò attraverso ogni tipo di medicina orientale: Pozioni, canti sacri, meditazioni, digiuni, reiki, yoga...
Purtroppo, sappiamo noi, tutto fu vano, ma gli consentì il viaggio più importante, dentro sè stesso.
L'autore non aveva mai considerato la morte con paura; seguace delle religioni orientali, la vedeva come un naturale e giusto corollario alla vita. E la malattia stessa era un modo che gli era stato offerto da una qualche..Entità, per prepararsi alla morte con serenità e consapevolezza.
Infatti questo è un libro sulla morte che sprigiona un amore immenso verso la vita; in certi punti è quasi gioioso.
Così, con questo invidiabile stato d'animo, Terzani compie il suo ultimo "giro di giostra".
Come dicevo all'inizio, ho letto questo libro dopo un momento non roseo, per motivi di salute. Man mano che procedevo nella lettura, mi infondeva serenità, mi toglieva angosce difficili da vincere...
Per questo , credo che "taumaturgico" sia l'esatta definizione per questo capolavoro , nel suo genere!
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Utile e divertente!
Secondo , piacevole manuale "pret à porter" dello psicoterapeuta genovese Giulio Cesare Giacobbe.
Come già ebbi a dire per il primo- su come smettere le seghe mentali- ribadisco l'opinione che si possano trasmettere concetti di psicologia , utili per il vivere , per tante situazioni diverse, anche senza snocciolare concetti e paroloni da...addetti ai lavori.
Un matrimonio felice: DICE POCO, il nostro uomo!
Come se fosse possibile.
Infatti è arduo, tende subito a precisare! se no ,non ci sarebbero tante coppie scoppiate...tanti single di ritorno....
Eppure Giacobbe ci guida, passo a passo, in un percorso interessante e piacevole, corredato da esempi, spesso pure simpatici,su come aggirare ostacoli, come affrontare problemi, soprattutto come conoscersi e conoscere l'altra metà... della mela.
Persino quando parla di quali comportamenti tenere, lo fa in modo così lieve e non saccente , che trascina alla lettura!
Un esempio: parlando di sesso,grande ed annoso problema delle coppie di ogni tempo e latitudine.... trascrivo un breve brano.
"Una soddisfacente vita sessuale deriva dalla libido personale, dall'attrazione reciproca, dall'IMPEGNO.
Che deve essere di entrambi.
Non basta che uno dei due abbia una grande libido e l'altro no.
Non basta che uno dei due sia attratto dall'altro, e l'altro no.
Non basta che uno dei due ci metta un grande impegno e l'altro no.
Prima o poi quello che REMA DA SOLO sulla barca si stufa e si lascia trascinare dalla corrente.
Che prima o poi lo fa approdare ad un molo dove c'è qualcuno CHE SULLA BARCA GLI MONTA ADDIRUTTURA UN MOTORE.
E l'altro allora non deve frignare, perchè rimane a terra!
l'ha voluto lui.
Non può pretendere che rimanga a terra anche l'altro.
L'infedeltà allora diventa, se non inevitabile, quanto meno probabile."
Passione, dialogo, tenerezza, maturità ed amore.
Ecco i cinque ingredienti magici.
difficile?
Certo,ma dopo avere letto questo piacevole manuale, qualche ideuzza più chiara forse l'avremo!
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Decisamente buono.
Dopo tanto sentire parlare di Henning Mankell, finalmente è giunto anche per me il suo momento! ho aspettato volutamente di partire dal primo, per non perdermi nulla!
Dire che sia un capolavoro, sarebbe esagerato:lo definirei un gradevole giallo ; non certo all'altezza di un Larsson, per me, e anche di un Arnaldur Indridason, l'islandese, che ha quel ...tocco in più, rispetto a questo.
Ciò detto, vi dirò anche qualche pregio.
Ho trovato interessante la storia dei due anziani contadini uccisi crudelmente nella loro fattoria...storia inizialmente senza indizi ed apparentemente senza senso..
A questa vicenda se ne intreccia una seconda: l'uccisione gratuita da parte di razzisti di un uomo in un capo profughi.
Sono questi i due casi a cui lavora il nostro commissario Wallander.
In questo primo romanzo si lavora molto sulla presentazione dettagliata del nostro protagonista.
Che è , manco a dirlo, il solito SFIGATO, e scusate se lo scrivo con la maiuscola!
Eppure a me piace un sacco: l'ho detto sempre che i perdenti, dalla vita tormentata, mi toccano il cuore!!! Io parteggio per loro, e vorrei poterli consolare....
Wallander, dunque, è solo- moglie partita per lidi migliori; ha una figlia con cui non ha dialogo da anni; Soffre di colite, gastrite, turbe varie... una pena!
E poi si getta nella mischia, e riesce sempre a rimediare qualche cazzottone, bernoccoli, arti doloranti...così beve come una spugna, per sentirsi meno peggio.
Non vi piace?
Eppure, agli amanti del giallo nordico, io lo consiglio.
E' un personaggio molto più reale ed umano di tanti altri che ho letto negli anni..
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Straziante marcia verso la morte...
Pietra miliare delle mie letture giovanili.
Mi affascinava l'argomento, perchè ricordavo mio padre raccontare di come avesse pianto, quando, giovane militare, fosse stato costretto a scendere dal treno che portava gli alpini in Russia !
Questo contrordine, perchè era un bravo artigiano e serviva qui, ai suoi superiori.
Di tutti i suoi compagni partiti quel giorno, ne tornò uno, irriconoscibile dagli stenti!
Si può perciò comprendere quanto l'argomento mi toccasse le corde del cuore.
Ciò che rende , secondo me, questo romanzo "speciale", è l'avere "saltato" i motivi politici e militari che determinarono la nostra partecipazione alla guerra, ed alla tragica campagna di Russia, e ad avere posto l'accento sugli stati d'animo dei soldati, sulle piccole vicende di ogni giorno...
E poi sulla speranza. Sulla disperazione. Sulla rassegnazione. Sulla solidarietà...
Si comprende bene, leggendo, la follia di avere portato militari giovani ed impreparati , non attrezzati per lo spaventoso gelo, senza viveri e medicine... Portati a morte certa, tranne i pochi fortunati, che pure in condizioni pietose, riuscirono in qualche modo a tornare a casa.
Ci sono , nel romanzo, molti brani struggenti , e poetici nello stesso tempo. Come dei flash, che rendono perfettamente un momento, una situazione.
Un esempio a caso:
"Dovevamo arrivare in uno di quei paesi dove, ci dicevano gli ufficiali, avremmo potuto riposare e mangiare.
Ma dov'era?In un altro mondo?
...La tormenta non smetteva e c'erano sempre i coltelli piantati sotto le ascelle, e si era schiacciati dal peso dello zaino e delle armi."
Un momento - raro- di dolcezza:
"Un giorno mi accorsi che era arrivata la primavera.
Si camminava da tanti giorni; era il nostro destino camminare.
E mi accorsi che la neve sgelava, che nei paesi attraverso i quali si passava c'erano delle pozzanghere.
Il sole scaldava, e sentii cantare una calandra.
...Desiderai l'erba verde; sdraiarmi sull'erba verde e sentire il vento tra i rami degli abeti. E l'acqua tra i sassi."
Questi ragazzi, che ci racconta Rigoni Stern, avevano 18-20 anni!
Un romanzo che ogni generazione dovrebbe leggere.
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Uno dei più bei gialli!
Le sorprese non finiscono mai...
Questo è certamente uno dei gialli più belli che io abbia letto da molto tempo a questa parte!
E non mi è facile "raccontarlo", perchè è DIVERSO.
Autrice per me sconosciuta; formato semplice, e non corposo; eppure contiene, nelle sue pagine, molto più che in centinaia e centinaia di altre , di autori magari noti.
Già l'argomento mi intrigava moltissimo.
Come si fa -mi domandavo- a raccontare una storia gialla , vista dalla parte del morto (ucciso, naturalmente)?
E invece si può, con risultati eccellenti.
In breve: un uomo di successo viene trovato morto, avvelenato. Molti avrebbero potuto essere i colpevoli.
Tutto il romanzo si svolge nelle due ore della durata del funerale ( e dintorni), ed è un avvicendarsi incalzante di scoperte, di ipotesi, di sospetti..
Mentre inizia la cerimonia funebre, il defunto, Giovanni, scopre di riuscire a leggere i pensieri di chi gli sta intorno, compreso il commissario di polizia incaricato delle indagini.
I pensieri che aleggiano sono tali e tanti, da fargli scoprire persone che non conosceva, fatti e sentimenti di cui ignorava l'esistenza, preso com'era sempre stato dalla sua carriera e dai suoi egoismi.
I personaggi che ruotano sulla scena intorno a lui sono tutti interessanti e delineati con bravura.
Sarà Maria, la bella moglie pluri-tradita? o Luca, il figlio infelice e complessato? O il fratello Alessandro? o le sue amanti, che tutte hanno dei motivi per odiarlo?
E che dire dei collaboratori di lavoro?
Tutta la storia è un intercalarsi di pensieri dell'ucciso, e pensieri dei sospettati. Fino all'ultima pagina, in cui una persona confessa di essere colpevole.
Sembra difficile immaginarlo, eppure ne scaturisce una storia completa e ricca di sfumature, che avvince dalla prima all'ultima riga!
I caratteri dei personaggi sono approfonditi quanto basta per averne un quadro preciso..io li immaginavo, mentre leggevo!
Ci sono poi righe di intensa poesia, ricche di sentimento.
Ma non voglio anticiparne alcuna: vale la pena di scoprirle leggendolo, gustandolo con calma...
Un gioiello, dunque.
Aspettiamo da Emanuela Fontana una replica di uguale valore.
Consigliatissimo.
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In un silenzio sospeso, mentre fuori fa freddo...
Eccellente romanzo di Carofiglio, che ancora una volta fa centro con una storia completamente diversa, come stile e contenuto, da quelle dell'ormai famoso avvocato Guerrieri..
E' un romanzo coinvolgente dalla prima all'ultima pagina.
Storia di tre personaggi, essenzialmente: Giorgio, il ragazzo studente-modello; Francesco,il giocatore, l'incarnazione del Male; il tenente Chitti, che indaga su una serie di stupri avvenuti a Bari, ed è questa una storia parallela, fino ad un certo punto...
Si racconta di giocatori di poker, di droga, di tradimenti, di sesso, di stupri.
Eppure Carofiglio non scende mai nella volgarità; solo, ci fa quasi toccare con mano fino a che punto possano spingersi le bassezze umane.
E' un romanzo amaro, ma nonostante questa caratteristica si continua a leggere, verso il peggio, e poi ancora peggio, fino alla fine di questo lungo tunnel buio.
Carofiglio ci ha regalato, con questa storia, dei personaggi indimenticabili, ed una vicenda ricca di colpi di scena;il tutto, nel suo stile asciutto ed impeccabile.
Ci sono frasi che sfiorano la poesia, come quella che ho usato per...titolo.
O come questa:
"Facce. Facce folli. Facce infelici.
Facce gelide, lontane e scostanti come quella di sua padre.
Facce crudeli.
Facce remote piene di malinconia e rimpianto, che guardano in qualche punto lontano".
Da leggere!
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"Noir" con atmosfera.
Ottimo NOIR , pieno di atmosfera.
E' un romanzo abbastanza breve, ma si legge d'un fiato.
E' la storia di Febo Germosino, funzionario di banca, che "dal jorno avanti era andato in pensione".
E' la storia della sua vita matrimoniale con la bella e sensuale Adele, splendida Femme-fatale, che in modo impalpabile tira le fila di tutta la vicenda, delle loro vite, delle...morti( pare!).
L'uomo riceve lettere anonime: preferisce però non vedere, non soffermarsi sulle eventuali possibilità.
Del resto, la sua Adele è una brava moglie, anche se le loro stanze sono separate ( per il russare); anche se il giovane e bel nipote pare la faccia un pò da padrone ( pure nel suo letto?)..
Quando poi Germosino si ammala e necessita di intervento e cure, la perfetta Adele lo cura amorevolmente, senza bisogno di alcuna infermiera. Peccato che il marito peggiori, anzichè guarire...
Intorno e dentro a tutta la storia, un tailleur grigio:quello che Adele conserva dal primo matrimonio.
Quello che ha ancora una macchia di sangue sulla manica.
Quello che indossa anche ora, mentre gli somministra la medicina.....
Una trama gialla, con i personaggi alto-borghesi che stavolta parlano in italiano, che non ha nulla da invidiare ai migliori noir.
Il suo bello è , secondo me, l'essere fatta di sfumature; niente di certo, insomma. Si immagina, si percepisce. E' questo che la rende intrigante!
Camilleri ha fatto ancora centro.
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avvincente!
Anche stavolta Barbàra non ha deluso le mie attese!
Avevo apprezzato molto il primo romanzo "Il corruttore"; da questo mi aspettavo ancora di più, avendo letto l'argomento, assai intrigante.
Infatti la storia si riallaccia ad una triste vicenda di cronaca che aveva a suo tempo fatto molto parlare i telegiornali: la misteriosa scomparsa di Emanuela Orlandi,figlia di un funzionario della città del Vaticano.
Della ragazza non si seppe mai più nulla.
Questa storia, mai risolta, su cui si fecero mille ipotesi, ispira il romanzo di Barbàra.
Naturalmente è romanzata, ed i nomi sono fittizi ( anche se si comprende benissimo di chi si stia parlando...), e nessuna delle teorie allora prospettate è lasciata da parte.
Entrano perciò in gioco il Clero ( alti Prelati!), le grosse banche, la Malavita con la M maiuscola ( ricordate la famigerata banda della Magliana?), i magistrati che da venticinque anni si scervellano per venire a capo di questa oscura vicenda.....
In questa storia, a differenza della realtà, c'è però il finale, non immaginato, come in un buon giallo che si rispetti...
Ho letto il romanzo di getto.
Lo stile è ottimo; i capitoli brevi ed avvincenti, e terminano sempre lasciando un gusto di andare avanti... per poi scoprire che il capitolo seguente ha cambiato scena e protagonisti!
Questo autore palermitano accresce la mia convinzione che non abbiamo nulla da invidiare agli stranieri, come qualità!
Lettura consigliata.
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Sorpresa, sorpresa!
Eh sì, sorpresa!
Ho scoperto una nuova accoppiata, per me vincente. E per caso!
Ho "vinto" questo romanzo, Lo specchio del barbiere, al Festival del giallo di Genova, rispondendo ad un quiz, naturalmente sui gialli!Un libro,anche sconosciuto, se vinto si accetta sempre con gioia.
E la sua lettura si è rivelata piacevolissima, una scoperta.
Tanto che , essendo il terzo di una serie, penso comprerò i primi due .
L'autore , Gianni Simoni, è un ex magistrato che si occupò a suo tempo dell'omicidio Ambrosoli e dell'inchiesta giudiziaria su Michele Sindona.
L'accoppiata è composta dal commissario Miceli e da un ex giudice, Petri, che, malgrado la pensione, lo aiuta nelle indagini.
La storia si svolge a Brescia, ed in un posto idilliaco : l'isola di Montisola nel lago d'Iseo.
Anche questo , come molti altri di cui ho parlato, è un giallo "italiano"; senza scene cruente, nè delitti da brivido... Una storia tranquilla,che parte come un qualunque romanzo..poi prende quota!
I casi di cui devono occuparsi i nostri due uomini sono tre:un neonato gettato in un cassonetto; un tabaccaio finto- suicida e una donna perseguitata da un misterioso aggressore.
I casi si intrecceranno, nel procedere della vicenda, in modo imprevisto ed intrigante.
Mi sono goduta questo romanzo dalla prima all'ultima pagina.
Chi è amante, come me, di questo genere, penso lo apprezzerà sicuramente!
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Ultima favola!
Terzo ed - ahimè- ultimo romanzo fantastico. Pare che Camilleri ritenga questa trilogia la sua più riuscita opera: mi trova d'accordo!
E' una favola contadina, la storia del pastore Giurlà, che viene mandato nei pascoli a custodire la "mànnara".
Gli piace,questo lavoro, e vi si dedica con passione; la sua solitudine è compensata dall'iniziazione al sesso e dall'amicizia sempre più...profonda con la capretta Beba.
Beba è per Giurlà una capra-donna; fedele, gelosa e possessiva, instaura col ragazzo un rapporto sempre più stretto.
E' indubbio che una storia del genere non possa durare, ed infatti subentrerà un personaggio, la contessina Anita, a ...cambiare le sorti della vicenda e....
A me è piaciuto moltissimo, quanto gli altri due della trilogia.
Sicuramente è il più intrigante, con questa storia d'amore, tra Giurlà e la capretta Beba, che però riserva delle sorprese....
A parlarne in questo modo, a tavolino, sembrerebbe una faccenda "contro-natura", e in effetti un pò lo è...ma c'è la fantasia! E c'è in Camilleri, questa volta, una delicatezza di linguaggio -nel narrare l'amore- che non ho trovato in altri romanzi.
Infatti di solito è piuttosto esplicito in certe descrizioni, mentre qui si mantiene sul "soft".
Ho apprezzato alcune splendide descrizioni della natura, il confronto, per esempio, tra il cambio di stagione al mare ed in montagna: colori, profumi, immagini..
Già, perchè Giurlà era uomo di mare (addirittura pescava i pesci con le mani!!), poi diventa uomo di montagna, seguendo la "Mànnara di crape", perciò ha modo di conoscere a fondo entrambi gli ambienti.
Molto divertente anche la pagina in cui descrive il corteggiamento e l'accoppiamento delle capre; credo anche veritiero...
Infine, finale a sorpresa...si aspetta fino all'ultimo di capire come sarà "questa" metamorfosi, in che cosa consisterà....
Per i fans di Camilleri, senz'altro da leggere!
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Un'altra favola triste.
Ecco la seconda favola della Trilogia della metamorfosi.
Bella e struggente.
Qui ritroviamo il dialetto "camillerese" che tanto abbiamo imparato ad amare,- ed a comprendere, ormai!
Il romanzo si ispira la mito di Niobe, infelice madre di sette maschi e sette femmine, uccisi dagli dei, e che fu poi , per pietà del suo dolore, trasformata in roccia.
E' la storia dolente di una maternità; prima desiderata, poi goduta con trepidazione.
Quando, in seguito ad una violenza brutale, tutto sfuma, e restano solo il dolore e la rabbia impotente...qui si entra nella favola.
Minica, la protagonista, si richiude in sè stessa; desidera solamente diventare albero, e così dare frutti.
Il marito per amore la asseconda; accetta di innaffiarla, potarla...e lei a poco a poco incomincia la trasformazione: i capelli in fronde, le braccia in rami; i piedi in radici.
Romanzo, dunque, con tante sfaccettature. Tratta il tema della maternità; dell'amore e della dedizione; del potere, con le sue prepotenze...
La vicenda si svolge infatti nel periodo fascista , di cui è tratteggiato un efficace affresco.
Il finale , pur essendo positivo, non manca di un fondo amaro. ...Lascio al lettore il gusto di scoprirlo, attaverso la lettura di una storia toccante in ogni pagina!
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Emozioni a mille!
Ogni tanto mi piace parlare di un bel romanzo d'amore; di quelli, per intenderci, che ti prendono, ti coinvolgono, ti fanno soffrire e vibrare le corde!
Avevo già letto in passato i due romanzi di Evans, L'uomo che sussurrava ai cavalli e Insieme con i lupi.
Entrambi bellissimi. Migliore il secondo.
Anche questo terzo romanzo è stato una piacevole scoperta.
Il fuoco è l'elemento su cui ruota tutta la vicenda; fuoco vero, perchè i due protagonisti maschili fanno di mestiere gli spegnitori di incendi nelle torride estati del Montana; fuoco in senso figurato, perchè rappresenta- naturalmente!- l'amore , le passioni che legano i vari personaggi.
C'è poi una protagonista femminile, Julia, di cui naturalmente , entrambi i giovanotti soono innamorati.
E fino qui, direte: niente di nuovo sotto il sole!
Invece no.
Un giorno divampa un incendio spaventoso che sconvolge la vita dei protagonisti- tutti. Da quel momento ,le loro strade prenderanno direzioni diverse ed imprevedibili, e niente sarà più come prima..
Evans è bravissimo nel descivere situazioni- l'incendio è magistrale!- e nel raccontare sentimenti...
In alcuni momenti mi era difficile staccarmi dalla storia.
C'è , ad un certo momento, una poesia- io amo molto le poesie- scritta da uno di loro alla ragazza, come addio..così struggente e dolce, da farmela rileggere ogni tanto- ho sempre un segnalibro pronto!
Se vi piace un mix di amore ed avventura, questo è il romanzo che fa per voi! Io l'ho letto d'un fiato.
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Denso di...atmosfera.
Prima di commentare il romanzo vorrei fare una premessa.
Quando l'ho letto , ero dubbiosa su due fronti. Il primo: se ti abitui a leggere le storie con un personaggio come protagonista, ( vedi Montalbano, Guerrieri...), spesso rimani delusa del romanzo di tutt'altro genere....
Secondo: ero reduce da una delusione del genere, COCENTE,con il romanzo breve di Camilleri, "Un sabato, con gli amici" - secondo me, la peggiore produzione del mio scrittore preferito!
Potete dunque immaginare con quale predisposizione d'animo io l'abbia affrontato.
Mi sono dovuta ricredere, pagina dopo pagina.
Emozionante questa serata fuori programma dei tre amici , ex compagni di scuola...e di ciò che ne scaturisce...
Protagonisti: la voce narrante ( potrebbe essere l'autore ..o qualcuno di molto simile?), l'amico Paolo, docente universitario , ormai cittadino americano, e Gianpiero, ricco notaio, figlio di notaio. La classica persona arrivata, piena di "status symbol".
Da una serata insieme, con cena, parte una serie di "amarcord", su persone, luoghi, momenti....E poi amori, esperienze, incontri..
Intorno ai tre amici , in questa serata quasi fuori dal tempo, c'è Bari. Bari di notte, animata; le vie, i suoni, i rumori....
Una Bari così affascinante, che mi è venuta voglia di conoscerla meglio!
Poi , lentamente, l'atmosfera cambia , si fa più intima, ed emergono confidenze e situazioni dolorose: la vita di Gianpiero, con risvolti che forse non avrebbe voluto esternare...e una miriade di nostalgie, rimpianti, turbamenti.
Sembra che Carofiglio stesso, in questo lungo racconto, scopra cose di sè e della sua città, che forse non aveva ancora messo a fuoco; che questo processo gli sia servito per "guardarsi dentro".
Un racconto di una notte, scritto con lo stile come sempre impeccabile di Carofiglio; una notte e dei pensieri che potrebbero essere di ognuno di noi, in un'altra città, con altre persone, sotto un altro cielo.
Da leggere!
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molto buono!
Ho terminato ieri di leggere questo terzo romanzo di Claudio Paglieri, con il commissario Luciani, sempre più anoressico, sempre più tormentato...
Nonostante io abbia sempre nutrito una forma di sgomento verso gli anoressici- pur comprendendo i problemi a monte...- devo ammettere che questo personaggio mi ha conquistata.
Che volete, se non sono travagliati, i commissari, o poliziotti, o avvocati...non mi dicono niente!
La storia è abbastanza complessa,ma intrigante .
Tutto ruota intorno alla statua bellissima ,e di inestimabile valore, della Themis,attribuita forse a Lisippo... che fa gola a troppe persone, dopo il suo ritrovamento!
La vicenda è ricca di risvolti a sorpresa e tiene desta l'attenzione dal primo all'ultimo momento.
Io ho dovuto subito faticare a raccapezzarmi tra i molti flash back; un saltare continuo dal presente al passato- con capitoli brevi...
L'autore dice di essersi ispirato alla modalità dei telefilms più in voga, tipo Lost...che hanno un flash back continuo.
La storia narrata si svolge fra Genova, Camogli ed una suggestiva isola di Ventotene. Qui si trova il carcere di Santo Stefano, che tanta parte avrà nella vicenda.
Una particolarità a cui vorrei fare cenno sono alcune scene di sesso , piuttosto esplicite.
Qualcuno ha sostenuto che non sia necessario leggere dettagli così...accurati , sull'argomento; io personalmente non ne sono stata infastidita, ma consiglio ai ...palati delicati di prepararsi a qualche pagina un pò ...forte!
Ultimo, ma non come importanza: la storia ha un finale NON a sorpresa ( nei gialli è normale...) ma a sorpresissima! nel senso che le sorprese sono DUE! e lasciano veramente spiazzati.
Pur essendo secondo me lievemente inferiore come qualità al precedente Domenica nera, io lo consiglio caldamente.
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Discreto...
Questo romanzo mi è stato regalato da un'amica, entusiasta della storia , dopo che ne aveva visto il film..
Film che credo sia stato perlomeno candidato all'Oscar, se non lo ha vinto( per miglior film straniero), addirittura. E scusate l'ignoranza in merito...
Io l'ho fiduciosamente e diligentemente letto, e ne ho tratto queste conclusioni.
La trama è decisamente buona; una bella storia gialla, tutto sommato, anche se non da "paura".
Molti anni fa, a Buenos Aires fu stuprata ed uccisa una giovane donna. Venticinque anni dopo, il funzionario che aveva assistito alle frettolose indagini, riprende , con il marito della donna, ad indagare.Ed intanto rivive il suo amore per il giudice Irene......
La storia ha aspetti interessanti, per esempio il doppio livello narrativo: il romanzo di come nasce un romanzo.
Invece i personaggi, le emozioni, le situazioni, non sono molto approfonditi.
Quello che non mi è piaciuto soprattutto è lo stile, o meglio ancora, la maniera con cui è stato scritto. E' tutta una mescolanza di passato e presente, ma non un vero e proprio flash back...
I capitoli che trattano la storia "gialla" si alternano con quelli che raccontano l'amore non dichiarato del protagonista per Irene...e si perde il gusto.
L'ho letto con piacere, ma non mi ha lasciato un segno profondo!
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- sì
- no

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Struggente.
Anche per questo romanzo, dopo mille opinioni, non è facile dire qualcosa di nuovo. O di diverso.
L'altra faccia de "Il cacciatore di aquiloni".
Una storia tutta al femminile.
Ancora una volta lo scrittore Hosseini ha fatto centro, regalandoci una storia indimenticabile.
Laila e Mariam.Come si può non amare queste due figure femminili, così diverse tra loro,ma accomunate da un destino: essere nate in un paese dove la donna è considerata meno che nulla...
Leggendo questa storia , ho provato una intera gamma di emozioni.
Mi sono indignata, come donna, per le sofferenze e le umiliazioni loro inflitte - che sono lo specchio della realtà...tale che noi donne occidentali neppure potremmo concepire!
Sono stata triste ed addolorata per la loro condizione, ma soprattutto per quella di un intero popolo martoriato dalle guerre.
Ho avuto consapevolezza della mia/nostra fortuna, di vivere in un mondo che- anche pieno di problemi- ci risparmia da situazioni tragiche come questa, e ci permette di avere una vita serena e libera da retaggi.
Poi...ho avuto paura; ho sofferto le botte; ho avuto fame, ho avuto sete; ho temuto per i miei figli; ho amato; ho sperato; ho pianto. Sempre con loro!
Grazie alla storia di Hosseini, ho provato tutti questi stati d'animo.
E mi sono sentita un poco più ricca, dentro.
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Affascinante! Unico!
Impossibile non parlare di Kafka sulla spiaggia.
Come è impossibile, durante la lettura, non farsi catturare dall'incanto, dalla magia!
Era il primo romanzo di Murakami Haruki che affrontavo: dopo il
consiglio di due persone in cui ho cieca fiducia, gli amici lettori Murialdog e Standbyme -Aurelio, mi sono...buttata.
Fin dalle prime pagine , uno si trova proiettato in un mondo in cui sogno e realtà si confondono, fino a formare una cosa sola...
Se dovessi raccontare la vicenda, non so se sarei in grado..troppo surreale, fantastica...eppure proprio in questo sta il suo fascino, unico!
Sono due storie in parallelo,a cui sono dedicati un capitolo a testa, alternati.
La prima ha come protagonista Kafka- quello del titolo; nome fittizio di un quindicenne scappato di casa, in seguito ad una malvagia profezia del padre.
La seconda ha come protagonista Nakata, un uomo maturo con seri problemi mentali. Bambino intelligentissimo, aveva perso -dopo un coma- ogni capacità e memoria...Era diventato stupido...ma poteva parlare con i gatti!
Le due storie, all'inizio lontanissime, si avviano , tra personaggi strani, fantastici, e vicende altrettanto surreali, e si avvicinano , senza però incrociarsi mai.
Personaggi indimenticabili: l'androgino signor Oshima, la malinconica signora Saeki, il camionista Oshino...
Man mano che le storie procedono, ci si ritrova così profondamente immersi in quell'atmosfera onirica, che alla fine di ogni capitolo, si vorrebbe "saltare"il prossimo, per vedere come procede...e viceversa! almeno, a me è successo questo.
Così può succedere di tutto: per esempio, vedere piovere pesci o sanguisughe...svegliarsi con una macchia di sangue a forma di farfalla sulla maglietta, senza sapere il perchè..assistere a colloqui con i gatti...
Tutto è permesso in questa storia.
E tutto contribuisce a renderla bellissima; una narrazione magica come poche altre!
Da non perdere.
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The last! ( speriamo per poco!)
Ebbene, lo confesso. Stavolta sono proprio orfana.
Orfana delle belle storie della Bartlett...
Finora ero tranquilla; ne finivo una, la alternavo con uno o più libri, ma sapevo che un altro era là, ad aspettarmi. Garanzia di piacevolezza. Ora ho letto anche l'ultimo, ed aspetto ( mi senti, Bartlett????????????) che esca il prossimo romanzo.
Anche questo, diverso da tutti , non solo nell'argomento, ma anche nell'ambientazione - un convento - mi ha catturato fin dalle prime pagine.
Se penso che fino ad un certo punto non mi aveva mai interessata, questa autrice!
L'ambiente, come dicevo, diverso: Petra, che il terzo matrimonio non ha ammorbidito molto, si trova coinvolta nelle indagini, col fedele Fermin ( anche lui ormai frequentante il bel mondo...) per l'uccisione di un frate e per la scomparsa delle reliquie di un Beato, custodito in un convento.
I nostri due si trovano a bazzicare per un periodo quasi solamente suore e frati...novità assoluta per loro!
A parte la superiora, Suor Guillermina, pepata direttrice ed accanita fumatrice, con cui Petra ha più di uno scontro...non è facile rapportarsi con personaggi così diversi, così diametralmente opposti ai nostri amici, come stile di vita!
E , a tal proposito, nel corso della storia le battute ( e battutacce) si sprecano, soprattutto quando le indagini sembrano essere ad un punto morto; quando Petra e Fermin non sanno più letteralmente che pesci prendere; quando il solito commissario Coronas preme perchè la polizia non sta brillando... ; quando, infine, il matrimonio è messo a dura prova dagli orari, dallo stress!
Tra ricerche storiche e colpi di scena, le indagini vanno avanti; alla fine, la risoluzione sarà molto più "terrena" di quanto si pensasse! Nonostante l'atmosfera "pia" dell'ambiente!!
Ho letto che questo romanzo è ritenuto il più ambizioso della Bartlett; è certo tra i migliori della serie, secondo me.
Per concludere, come è mia abitudine, vorrei riportare un breve brano, che ho apprezzato in modo particolare.
E' l'explicit, e non incide sulla storia, si può raccontare.
( dialogo fra Petra e Fermin)
....."-Che cosa festeggiamo, la rinascita del Beato?
-Il Beato, lasciamolo dormire. Festeggeremo la rinascita di quelli che sono vivi.
- Una cosa difficile.
-Ma profonda.
- Non discuto.
- Per discutere troveremo altri argomenti.
E ce ne andammo nel miglior ristorante dei dintorni. Mangiammo, bevemmo, discutemmo e ridemmo.....
Mi sentivo quasi felice.
Alla fine la vita non è fatta solo di labirinti pieni di giravolte, strettoie, spigoli e gomiti dove uno rimane intrappolato. Ci sono anche sentieri, strade, pianure, praterie e orizzonti illimitati da esplorare.
Si tratta solo di non avere paura, di mettersi in cammino, e NON VOLTARSI MAI VERSO IL PASSATO."
Da divorare!
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Una giovane Tess Gerritsen...
Ho letto da poco questo medical-thriller di Tess Gerritsen; lo avevo acquistato perchè sono una fan della scrittrice , ed ho scoperto solo dopo che risale a vent'anni fa!
Infatti, pur essendo un gradevolissimo giallo, con tutte le carte in regola, si nota che la scrittrice era alle sue prime prove, e non aveva ancora raggiunto la piena maturità.
La vicenda si svolge in un ospedale, dove una donna muore per la presunta incuria di un'anestesista, che viene accusata.
La dottoressa si rivolge ad un brillante avvocato per essere aiutata a dimostrare la sua innocenza.
Qui naturalmente , scoppierà anche una passione travolgente tra i due, e insieme risolveranno il caso, non prima di momenti veramente drammatici e da paura....
Un assassino che vaga per le corsie dell'ospedale, dunque.
Losche relazioni; infermiere assassinate ; fatti che paiono legati ad un lontano ed oscuro incidente...
Scene mozzafiato e momenti di alta tensione!
Pur non essendo una delle prove migliori della Gerritsen, è comunque un ottimo thriller, con un finale soddisfacente, in grado di regalare momenti piacevoli.
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Il primo Faletti: il migliore.
"Io uccido".
Anch'io , come tanti, quando uscì questo primo romanzo di Faletti, ero combattuta tra la curiosità e l'incredulità.
Poi, appena iniziato,non sono riuscita a smettere , finchè non ho visto la parola fine.
Questo è , per me, uno dei migliori thriller letti negli ultimi anni; una storia che non ha nulla da invidiare ai gialli americani ,per esempio, e ad autori affermati!
Faletti ha messo in evidenza, con questo romanzo, varie capacità che, unite, hanno contribuito al successo dell'opera.
La prima è una notevole capacità descrittiva, in grado di evocare nel lettore le scene ed atmosfere che racconta...
Secondo: Faletti ha un ottimo stile di scrittura, quasi troppo ricercato nell'uso dei vocaboli, talvolta ridondante , ma estremamente efficace!
Essendo un'opera prima, gli si può anche perdonare qualche eccesso ( di scrittura!); il risultato finale resta comunque eccellente.
Infine, i personaggi : tutti tratteggiati ottimamente.
L'abitudine di passare del tempo passato al presente è di grande effetto. E' come se una macchina da presa, che stia riprendendo una scena in generale, "zoommasse" su un viso, un particolare..per metterlo a fuoco, per farci notare solo quello!
Non si può che provare simpatia per il protagonista Franck Ottobre, infelice e tormentato ( a me piacciono tutti i personaggi tormentati! )e per Nicholas Hulot, il poliziotto francese, anche lui con un notevole fardello di dolore da portare, che lo affiancherà durante tutta la vicenda.
Il fatto di avere rivelato l'identità dell'assassino molto prima della fine, che è stato molto criticato, a me non pare così grave: ci sono ancora tanti tasselli da sistemare al loro posto, e Faletti non ci premette fino all'ultimo di distogliere la nostra attenzione dalla storia!
Per concludere, io direi Promosso a pieni voti!
Peccato che il seguito sia stato deludente sempre più.
Non posso pronunciarmi sull'ultimo romanzo,che ancora non ho letto, ma gli altri mi hanno delusa profondamente, ciascuno per aspetti diversi..
Chissà se l'ultimo romanzo ci riserverà piacevoli sorprese?
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Amato Guerrieri....( e bravo Carofiglio!)
Terza , riuscita, avventura dell'avvocato Guido Guerrieri.
Prima ancora di parlarne, vi dico già che non si può perdere!
Altro caso disperato. Ma stavolta , disperato lo è ancora di più, perchè il romanzo inizia con un colloquio funesto per Guido: Margherita, la donna con cui aveva ritrovato la sua gioia di vivere, se ne va.
Per quanto non si sa.Ma è un brutto momento....
Incipit struggente, dunque. Qualche parola.
"....Non lo volevo sapere il perchè. O forse sì, ma dissi di no lo stesso.
Non volevo che mi scaricasse addosso le sue ragioni -che sicuramente erano ottime ragioni - alleggerendosi il cuore, o l'anima, o dovunque le nostre colpe si vanno a posare.
Io mi tenevo la mia, di sofferenza, e lei la sua.
Ci avrei pensato nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, a tormentarmi con quella domanda, e con i ricordi e con tutto il resto.
Ma per quel tiepido, SPIETATO pomeriggio di settembre, bastava".
Guerrieri deve difendere un uomo accusato di trasporto di droga. E non basta il suo travaglio personale a complicargli la vita e le notti; si aggiunge il fatto che l'uomo in questione è una sua vecchia conoscenza, un picchiatore fascista che lo aveva pestato da ragazzino.
E da allora Guido aspetta di vendicarsi! Quale migliore occasione?
Ma il destino ci mette lo zampino: Guido conosce la bella moglie orientale del suo assistito e....
E qui arrivano i "ragionevoli dubbi" dei titolo.
Che sono profondissimi, e SU DUE FRONTI. Quelli che riguardano il caso e quelli quelli che riguardano il suo comportamento, le sue scelte.
Non è lui stesso un ladro, in questo momento, innamorandosi della donna dell'"altro"? Desiderando portargliela via?
Con queste bellissime storie di vita, Carofiglio non ci stanca mai.Soprattutto come in questo romanzo, in cui ha saputo calibrare perfettamente la parte personale e quella dedicata alle indagini ed ai dibattiti in tribunale.
Voto: ottimo.
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Belle, le favole....
Da un pò di tempo pensavo di scrivere la mia opinione su questi tre romanzi, le Metamorfosi - di Camilleri, anzichè quelle di Ovidio- a cui certo il nostro scrittore si è ispirato.
Il primo: Maruzza Musumeci.
Storia di una donna- sirena: qui la metamorfosi.
Ero curiosa di vedere come se la sarebbe cavata il mio beniamino Camilleri, cambiando genere.
E poi le favole mi hanno sempre affascinata!
Il risultato dell'esperimento è per me eccellente.
Il romanzo si divide praticamente in due parti: la prima, in cui si narra la migrazione di Gnazio, e le vicende ad essa legate.
L'uomo torna a Vigata -la sua Itaca- ed invece di trovare ad attenderlo la sua Penelope, trova una grande solitudine, che deve presto colmare...
E cerca moglie.
Questa è la parte realistica.
Nella seconda avviene l'incontro con la bellissima -e un pò...strana- Maruzza.L'amore fulmineo .
Il matrimonio, i figli.
I compromessi , per lui che ha sempre odiato il mare, nell'accorgersi che la moglie è proprio il suo opposto, come ogni sirena che si rispetti!
Questa è la parte fiabesca, bellissima.
L'avere utilizzato il mito delle Sirene dell'Odissea per raccontarci questa favola, utilizzando il suo particolare ed efficace linguaggio, è secondo me un'ottima trovata. Pare quasi di sentirlo, Minico il contadino, che racconta il"cunto de li cunti".....
Nel romanzo, ad un certo punto, troviamo persino un certo Aulissi ( Ulisse), e poi anche Scilla!
Un felice connubio, quindi, tra realtà e fantasia , tra storia e mito, tra mare e terra.
Un riuscito esperimento, che proseguirà con altrettanto successo, nei due seguenti romanzi della trilogia!
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Petra non mi delude mai.
Romanzo che mi ha colpita particolarmente, rispetto a dei precedenti, perchè qui si snoda proprio su doppio binario: quello poliziesco e quello ..privato.
E sono entrambi movimentati..
Ed entrambi, oltre che avvincere, offrono parecchi spunti di riflessione.
La storia è incalzante, quasi angosciosa, perchè l'ambiente dello sfruttamento dei minori a scopi pornografici, della prostituzione, degli immigrati senza permesso...metteteli tutti insieme...è terribile solo a pensarci...immaginate esserci catapultati , a seguito dell'indagine!
Certo Petra non pensava che il furto della sua pistola in una toilette l'avrebbe portata così lontana...al massimo si aspettava sfottimenti dai colleghi... primo, Garzon!
Invece la faccenda precipita nel pozzo oscuro del male, ed il procedere a tentoni, senza venire a capo di nulla, la getta nello sconforto.
Ma qui arriva... l'"ometto" di turno: perfetto, con tutte le carte in regola per avviare una storia soddisfacente.
Naturalmente intanto i cadaveri aumentano di numero: uno, poi due, poi tre...
E qui, il colpo maestro: un'intuizione geniale di Petra porta alla conclusione, vittoriosa, naturalmente!
Vittoriosa lo sarà su TUTTI i fronti, perchè il succitato "ometto" riuscirà ad impalmarla per la terza volta!!!
E così comincia una nuova era, quella del terzo matrimonio, vedremo quanto durerà....
Romanzo molto piacevole ed avvincente.
Consigliatissimo.
Un paio di brani, tra i molti che ho apprezzato.
( Qui parla del suo matrimonio, il secondo, finito male...)
"....Io avevo chiaramente le redini in pugno, e quando uno ha il potere nelle mani, che cosa deve temere?Il tempo si era dato la pena di rispondere a questa domanda.
Chi ha il potere deve temere soprattutto sè stesso. Infatti ero stata io, poi, a distruggere quel che avevo cercato di costruire."
Un'altra, che mi è piaciuta molto, e poi mi fermo, se no a poco a poco lo trascrivo tutto!
"Bisognerebbe sempre essere riconoscenti di un passato condiviso, che sia di sesso, di amicizia o di amore; bisognerebbe rimanere sempre in contatto con chi ci è stato accanto nella vita, sia pure per poco.
Questo ci darebbe la certezza che il tempo non rovina ogni cosa, e servirebbe a ricordaci che abbiamo vissuto."
Bella, vero?
Imperdibile romanzo!
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Uno dei migliori.
Guido Guerrieri: personaggio che mi è entrato nel cuore, per quel suo essere cavaliere e difensore dei deboli, degli oppressi, ma non senza macchia e senza paura.....
In questa seconda storia, lo ritroviamo più sereno sul fronte delle vicende personali; non altrettanto verso le ingiustizie del mondo e del sistema giudiziario.
La causa che lo attende è di tutto rispetto: difendere una giovane donna dalla violenza fisica e verbale dell'ex amante, uomo potente ed intoccabile, a suo dire..
Una causa impossibile, insomma!
Non c'è una trama ricca di vicende particolari, quanto una vicenda giocata tutta sulla brillantezza verbale dell'avvocato, che riserverà non poche sorprese, prima di mettere la parola fine ad un processo che sembrava senza speranze.
E' la classica storia che si vede finire con rammarico.
Quello che mi colpisce sempre è la profonda umanità di Guerrieri; la sua malinconia sottile; in questa storia, il dolore di non aver saputo comprendere la disperazione dell'amico suicida.
C'è un personaggio molto intrigante e diverso: é Claudia, Suora in borghese, che pratica come lui le arti marziali, e che lo affiancherà nell'indagine per il processo al molestatore.
Ad occhi chiusi è un romanzo sulla violenza; quella esercitata sui deboli, sui bambini, sulle donne. Un romanzo da leggere tutto d'un fiato.
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Nuovo e particolare....
Quando ho adocchiato questo romanzo (tascabile)- tipico Noir italiano- e l'ho sfogliato, mi è parso subito che lo stile fosse di mio gradimento: asciutto,moderno, senza sbavature..
E c'erano , qua e là, alcune frasi in quel piacevole dialetto siciliano (a cui Camilleri ci ha abituati!) , deliziose....
Il protagonista, Salvo pure lui, è molto diverso da Montalbano,ma altrettanto intrigante.
La lettura, poi , non mi ha riservato delusioni, anzi!
Aveva anche questo, seppure in modo diverso, la "sicilianità" che cerco in questi autori- Di Cara è palermitano.
Il poliziotto Salvo è un personaggio interessante.
E' un uomo in gamba e simpatico , ma un pò fuori dagli schemi; coraggioso e pronto, ma anche sognatore e distratto. Un controsenso, che desta la simpatia!
Del romanzo non è stata - secondo me- importante la trama, quanto gli stati d'animo, le riflessioni esistenziali, il modo di vivere e di pensare del protagonista, che ti "prende".
Ultimo particolare, ma importante: l'isola.
Non si capisce quale sia l'isola su cui si svolge la storia( forse Linosa?): è comunque un'isola sperduta del Mediterraneo, quasi fuori dal tempo.Piena di atmosfera.
Concludo: non un storia gialla da brividi, ma interessante, e tutta pervasa da un senso di mistero particolare, legato al luogo, al vento , alla pioggia continua e minacciosa...
Penso valga la pena leggere altro di questo autore.
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Davvero piacevole...
Davvero piacevole scoperta anche per me! Ho letto questo romanzo per cimentarmi nella lettura di altro tipo di giallo, quello svedese.
E', come già molti altri di cui ho parlato, un giallo "tranquillo",senza violenze ; ma è raffinato, veramente godibile.
Il personaggio principale è Martin Beck, commissario di polizia di Stoccolma, uomo normale, qualunque, ma con spiccate doti di percezione e di analisi. Uno che , provando e riprovando, mette insieme con pazienza i tasselli di un puzzle.
Il nostro commissario deve ritrovare un uomo scomparso nel nulla- andato in fumo, appunto!- a Budapest.
Lo scomparso, un giornalista, è un tipaccio: sgradevole, beone, talvolta violento. Martin Beck parte per Budapest e...poi è tutto da leggere!
L'indagine del poliziotto è lenta e sistematica , e ci porta, indizio dopo indizio, ad una soluzione finale che non ha nulla di clamoroso, ma è "reale".
La Budapest che ci raccontano i due autori è piacevole, ben narrata: la vecchia città di Buda, il fascino del Danubio...
Una buona ambientazione aggiunge meriti alla già pregevole storia!
Consigliato agli amanti del genere.
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Particolamente coinvolgente.
Questa lettura conferma, se ancora fosse stato necessario , i miei precedenti giudizi: bravissima Bartlett!
L’assassinio di un barbone è l’inizio di un’indagine che porterà l’ispettore Petra Delicado e il suo vice Garzón a confrontarsi con la marginale realtà dei senzatetto. Perché la morte violenta di un barbone suscita tanto interesse?
L'INCIPIT:
"Garzón non capiva perché quel cadavere mi colpisse così tanto, e non riusciva nemmeno a spiegarsi la natura della mia emozione. ...... Un barbone sdraiato su una panchina, questo era tutto. "
Chi mi conosce un pochino capirà subito, leggendo l'ambiente dove si snoda la storia, perchè questo romanzo mi è piaciuto più ancora dei precedenti: quello dei senza tetto.
Stavolta infatti i due poliziotti inseparabili si devono "scontrare" con questo mondo scomodo: quello dei barboni, degli emarginati, talvolta, come nel caso della vittima, per libera scelta.
E l'impatto non è felice, tanto che Petra rimugina pensieri neri, mentre svolge l'indagine....
A questo proposito, ho letto righe intense, che mi sono rimaste nel cuore, e che voglio riportare:
"...La barbona non si era accorta di niente, mi aveva dato le spalle e i suoi passi senza meta la stavano riconducendo verso il punto da cui era venuta.
Non era stato così inutile avvicinarla, ora sapevo qualcosa che pochi attimi prima non conoscevo: mi ero affacciata ai suoi occhi, e l'abisso di un precipizio senza fondo mi terrorizzava ancora.
Era un nulla nebuloso, freddo come la morte, una terza dimensione che non è dato percepire nella vita normale."
Potete immaginare, dopo considerazioni di questo tono, come la nostra poliziotta si tuffi nell'indagine , per difendere i diritti di chi diritti non ha più...
Seguita a ruota dal suo fedele ed immancabile Garzòn.
E non mancano, nella storia, altre sfumature.
Petra alle prese con un nuovo amore, che anche stavolta finirà in modo amaro e ( per me) deludente- non vi rivelo perchè, se no che gusto c'è?
Garzòn alle prese con i suoi malumori familiari, dovuti stavolta, non a storie d'amore tragiche, ma ai...gusti sessuali del suo figliolo americano- che naturalmente non condivide..
L'indagine approda, ad un certo momento, nel mondo delle associazioni umanitarie, e rivela varie sorprese.
Il bastimento carico di riso che uno dei barboni incontrati da Petra sogna per poter vivere felice preparando paelle, diventa il simbolo di quella felicità che tutti vorrebbero raggiungere: una felicità senza pretese eccessive, e non facile da ottenere.
Non voglio rivelare altri particolari, ma è un romanzo veramente godibile.
Per i fans della Giménez: da leggere d'un fiato!
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DEGNO FINALE!
Fine della terza e, purtroppo, ultima avventura di Larsson.
Se il primo romanzo poteva essere considerato a sè, come storia,questo è strettamente legato al secondo, di cui è la giusta conclusione.
Avevamo lasciato Lisbeth con un proiettile nel cervello , dopo aver tentato di uccidere il padre; questa terza parte della storia inizia con la ragazza in ospedale , sottoposta ad una delicata operazione.
L' ultimo, corposo volume- più di ottocento pagine- porterà , in un crescendo di momenti emozionanti, a vendicare tutti i soprusi patiti nel tempo dalla ragazza, e a trovare finalmente giustizia.
Fanno il loro ingresso personaggi interessanti, come il medico che si occupa di Lisbeth, che riesce a procurarsi la stima della ragazza; poi la sorella di Mikael, Annika Giannini, che in questa parte avrà un ruolo importante nel risolvere la vicenda giudiziaria di Lisbeth.
La parte finale del romanzo è il processo : quello che deve liberare Lisbeth dalle accuse e consentirle di essere una donna libera. Questo è costruito con maestria, interrogatorio dopo interrogatorio, in un crescendo di emozione e di tensione, che secondo me vale da solo tutta la storia!
In quest' ultima puntata i personaggi dei due protagonisti mi sono sembrati più maturi , ciascuno sotto un diverso punto di vista.
Lisbeth si apre ad una lieve "umanizzazione": comincia ad uscire con cautela dal guscio- che si è creata in una vita!- e ad aprirsi a qualche timido rapporto umano, con il medico che la cura, con Annika.
All'ultimo concede anche la sua (ahimè sola!) amicizia a Mikael.
Mikael conserva intatta la sua grinta come giornalista, ma appare meno sciupafemmine,più "serio" nei rapporti con l'altro sesso. Inutile dire che anche in questo romanzo ho sperato fino all'ultimo in uno svolgimento "sentimentale" da parte dei due, ma ..nulla.
Eppure, se è vero che nelle intenzioni di Larsson ci fossero varie puntate successive, chissà che non fosse previsto per un futuro prossimo! Mi piace pensarlo.
Per concludere: una trilogia che ha appassionato e coinvolto lettori di ogni genere: Larsson è riuscito, secondo me, a fare breccia con i suoi due personaggi, e soprattutto Lisbeth, proprio nel cuore di tutti!
Da non perdere.
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Tre generazioni di donne...
Non avevo mai sentito questo titolo; il nome dell'autrice invece non mi era nuovo: infatti la Marciano è una brava e conosciuta sceneggiatrice ( es. Io non ho paura).
Sbirciato l'argomento, ho sentito "a pelle" che mi sarebbe piaciuto.
Infatti questo è uno dei migliori romanzi che io abbia letto negli ultimi anni!
Casa rossa: è il nome della masseria nella campagna pugliese che la protagonista principale Alina Strada si appresta a lasciare per sempre, dopo essere appartenuta alla sua famiglia per oltre sessant'anni.
Il romanzo è la storia della famiglia Strada , e nello stesso tempo, la storia dell'Italia dagli anni '30 ai giorni nostri.
Tre generazioni di donne , una più interessante dell'altra.E le loro storie.
Una nonna bella e misteriosa; una madre "fatale"; due sorelle che attraversano gli anni settanta con il loro carico di speranze, dolore, delusioni, amori, tradimenti.
Una grande saga familiare, e la storia di un paese, il nostro, in anni difficili.
Il tormentato decennio degli "anni di piombo", infatti, corrisponde alla parte più suggestiva e sofferta della storia.
La Marciano rivela un ottimo stile di scrittura; riesce a tracciare ritratti indimenticabili dei suoi personaggi.
Romanzo coinvolgente al massimo; di quelli che si vorrebbe non finissero mai! consigliato a tutti, ma soprattutto alle donne.
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Quanti morti!
Proseguo con la mia beniamina Giménez Bartlett: è una scrittrice talmente piacevole, che ogni sua lettura mi fa lo stesso effetto.
Pur essendo normalmente una divoratrice di romanzi, quando affronto i suoi,procedo con una lentezza particolare, perchè solo così posso "goderli" appieno.
E, dopo avere letto l'ultimo- per ora- della serie, mi sono dichiarata orfana!
Morti di carta: questa volta sono tanti i morti , sette addirittura!
La vittima principale , in questa storia, è un giornalista televisivo, un personaggio squallido, che vive di pettegolezzi e di scandali e scandaletti.
Ovvio che fosse molto odiato, e che molte persone fossero interessate a vederlo morto!
Ma il bello di questi gialli è sempre il retroscena; questa volta, oltre ai noti e deliziosi battibecchi fra i due colleghi- amici, c'è la crisi matrimoniale della sorella di Petra, che si installa in casa sua...con conseguenze svariate!
In questa circostanza , Petra si interroga per l'ennesima volta sulla sua femminilità, sulla sua professione, sulle sue scelte: giuste o no ?
Questo romanzo non è totalmente all'altezza dei precedenti, anche se piacevole . Se dovessi assegnargli un voto, sarebbe un Buono.
Comunque, per gli estimatori della scrittrice spagnola, una lettura da non perdere!
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Struggente.
Non è facile dire qualcosa che non sia già stato detto, in tante opinioni...
Un romanzo struggente, dalla prima all'ultima pagina. E pensare che io diffidavo, come sempre per i Best sellers , troppo osannati.
L'incipit ti inculca un senso di attesa, per tutto ciò che verrà dopo.
E sarà una storia grandiosa.
Quella frase di Hassan:-Per te qualsiasi cosa- assumerà poi , nello scorrere della storia, il suo pieno significato.
La storia di un popolo, quello Afgano, martoriato dalla guerra; la storia di vite violate, di infanzie distrutte e private dei diritti più elementari; la storia di gente a cui viene tolto tutto, il bagaglio culturale, la dignità...la vita stessa.
La storia di un'amicizia vera; di una fratellanza negata per le convenzioni sociali; di un conflitto generazionale tra padre e figlio; soprattutto l'intensa storia di un uomo e dei suoi tormenti interiori... Dei suoi sensi di colpa, che lo faranno ripercorrere all'indietro un cammino , tale da potere avere ancora rispetto di sè stesso, e di riscattarsi!
Tutto questo è stato per me il romanzo.
Una storia struggente , che ci porta in un paese straziato dove gli aquiloni non volano più.
Le ultima cinquanta pagine sono strappa-cuore; ho pianto, quando Sohrab ha accennato finalmente un sorriso, .."perchè la primavera scioglie la neve fiocco dopo fiocco, e forse io ero stato testimone dello sciogliersi del primo fiocco.".
Indimenticabile!
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Raffinato e piacevole.
Un'amante di tutto ciò che è "sicilianità" non poteva lasciarsi sfuggire questo romanzo..
Intrigata dall'ambientazione, prima ancora che dalla trama , l'ho acquistato in uno dei miei viaggi siciliani, sempre piacevoli!
Mi aveva colpita una definizione che ne avevo letto: romanzo giallo ( io dico giallino!)per "palati fini".
Mi sono detta:- Vediamo che cosa intende .
Devo ammettere che la definizione era azzeccatissima.
E' un romanzo che ti prende subito, e che definirei diverso. Avvolge in un'atmosfera particolare, di una certa Sicilia raffinata, colta, intellettuale, un pò decadente, quasi...
Completamente diversa, per intenderci, da quella di Camilleri, più selvaggia e ruspante.
Il protagonista Lorenzo La Marca non è un poliziotto, ma un professore universitario, biologo ( come l'autore!), che lavora nell'ambiente universitario della ricerca.
Ha però un amico poliziotto,Vittorio Spotorno, con cui ha spesso a che fare, specialmente in casi critici, come questo: la morte misteriosa di un ex collega, trovato impiccato nel Giardino Botanico.
Le indagini si avviano , ma ciò che prende di questo romanzo è la Palermo che "scorre" dietro la storia. Non solo , quindi, l'ambiente universitario, con lauree, esami, ma tutto: lo scirocco,i luoghi, la gente , il suo stile di vita.
Tutto ciò, raccontato in prima persona, in modo finto- cinico ed ironico , piacevolissimo e scorrevole.
Una lettura rilassante, intelligente e non banale.
Consigliata agli amanti del Noir italiano di qualità.
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Indimenticabile!
Il giorno prima della felicità.
Qual è?
Quando è?
Primo romanzo di Erri De Luca che ho letto.
Indimenticabile.Un condensato di emozioni.
Erri De Luca, col suo stile unico e poetico, a cavallo tra italiano e riminiscenze dialettali napoletane, racconta una storia delicata e triste.
La storia dello Smilzo, bambino orfano che vive in uno stanzino, in compagnia del portiere del condominio in cui abita.
Don Gaetano, questo è il suo nome, è per lui tutto: famiglia, maestro.
Gli prepara il cibo, gli insegna a giocare a carte, gli racconta il passato, ma , soprattutto, gli insegna a vivere.
Una frase che Don Gaetano gli ripete spesso: " T'aggia 'mparà e t'aggia perdere"; Devo insegnarti tutto, e poi devo perderti.
Il romanzo racconta le vicissitudini del ragazzino per crescere; il suo amore per Anna, una misteriosa ragazza affacciata alla finestra del terzo piano; la sua iniziazione all' amore fisico da parte di una matura vedova con la veletta;episodi del passato di don Gaetano, legati alla guerra.
Un racconto commovente, in cui la storia dei singoli si intreccia con la "storia" di un popolo, quello napoletano.
Questo romanzo è stato per me una rivelazione:ho letto e riletto molti punti, semplici, ma che contengono verità ed insegnamenti profondi. O che sono semplicemente poetici!
Qualche riga che mi ha colpita particolarmente, per la sua poesia.
"Don Gaetano sapeva i fatti di tutti quanti, perciò teneva UNA TRISTEZZA PRONTA AL PEGGIO E UN MEZZO SORRISO PER BUTTARLA VIA.
Ai lati degli occhi si aprivano le rughe, e da lì scolava la malinconia".
Ed ancora, splendida frase d'amore, detta alla ragazza del terzo piano, Anna.
"Ti ho aspettato FINO A DIMENTICARE COSA.
Mi è rimasta un'attesa nei risvegli, saltando giù dal letto incontro al giorno. Apro la porta non per uscire, ma per farlo entrare".
Qual è, infine, il Giorno prima della felicità?
Non l'ho capito, in realtà; l'attesa di questa felicità che deve venire, che potrebbe arrivare, pervade tutta la storia, si respira, e le dà una veste quasi magica, irreale. Anche quando racconta tristezze!
Imperdibile.
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eccellente prova!
Non conoscevo Ammaniti, quando mi hanno consigliato questo romanzo; l'ho letto in una notte, e mi è dispiaciuto arrivare all'ultima pagina.
E' passato del tempo da allora; ma mi è rimasto impresso un ricordo di sconfinati campi di grano, che io ho "visto" realmente, mentre leggevo!
E che poi ho ritrovato, esattamente uguali alla mia immaginazione, nel film omonimo....con quegli splendidi scenari assolati e biondi di frumento, inframmezzati dal nero cupo della buca misteriosa.
Una storia breve ed intrigante, quella di Michele, e del mondo che gli ruota intorno , rivelandosi molto diverso da quello che lui credeva...
Un mondo di periferia un pò degradato. La miseria. Il vivere spesso di espedienti.
Gli adulti, che non sono quelli che lui credeva, ma che si rivelano "cattivi".
La scoperta del bambino nella buca lo atterrisce, lo mette di fronte, improvvisamente, a cose troppo grandi per essere comprese, ed affrontate. E' per lui la perdita dell'innocenza , ed il passaggio, suo malgrado, all'età adulta.
Michele cerca di infondersi coraggio, ripetendosi che "non ha paura"!
L'altra storia, parallela, è quella di Filippo, il bambino rapito; lontano dai familiari, terrorizzato, si aggrappa a Michele, identificandolo addirittura con un angelo custode....Il suo.
Un romanzo intenso ed appassionante, pur nella sua brevità; quello che io ho preferito fra quelli di Ammaniti, letti in seguito.
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molto piacevole...
Continuo con le mie opinioni sulla IMPERDIBILE serie della Giménez Bartlett, con protagonista Petra Delicado; sempre nell'ordine, per non perdere le vicende private.
Questa volta al storia si svolge in Paradiso, cioè nel mondo dei ricchi..
Mi sto veramente godendo la lettura di questi gialli, garbati, divertenti, che ad ogni pagina mi ricordano tanto il mondo del commissario Montalbano, con Augello, Catarella…
Solo che la storia si svolge a Barcellona, ed i personaggi sono Petra ed il suo vice Fermin Garzòn...
Anche loro indagano,battibeccano , si scoraggiano, riprendono da capo, ridono, bevono, si consolano a vicenda…
In questa storia si trovano ad affrontare una indagine per l’omicidio di un ricco avvocato, apparentemente perfetto.
Come può accadere che una persona senza nei, senza ombre, sia uccisa? E tutte queste persone che ruotano intorno alla sua figura..mogli belle e realizzate, colleghi “arrivati” e senza macchia, bimbi bellissimi ed educati, servitù impeccabile…..saranno veramente come appaiono, o qualcosa inizierà a poco a poco a sgretolarsi, rivelando…serpenti?
Veramente piacevole; come sempre, mi sono fatta anche due risate di vero gusto, soprattutto nella parte della vicenda in cui la Polizia deve preparare il servizio d’ordine per la visita del Papa- dando naturalmente la precedenza a questo su tutte le altre indagini…
Non vi dico l’entusiasmo di Petra…
Spassoso.
Qualche riga? Il finale.( che non rivela nulla, ma è tenero).
“……..Tornò a raggiungere il gruppetto e sparirono tutti nella notte.
Povero Garzòn! Gli dispiaceva lasciarmi sola.
Non sapeva che in quel momento l’unica cosa che mi mancava per essere completamente felice era veder passare gli stormi delle anatre selvatiche.
E quell’anno, ne ero sicura, non ci sarei riuscita.
Forse l’anno dopo, o quello dopo ancora, o forse chissà quando.
Il giorno in cui finalmente si compiono le promesse di felicità che tutti hanno in serbo nell’angolo più riposto del cuore.”
Da leggere!
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Terribile scelta...
Di questi italianissimi autori avevo letto il gradevole medical-thriller "Soluzione finale".
Mi aspettavo, come seconda opera, qualcosa sullo stesso genere, invece questo romanzo mi ha colpita come una mazzata. Perchè è molto diverso!
Perchè è duro, teso e arriva dritto in fondo all'anima.
Perchè tratta un argomento crudele.
L'ambientazione: una New York piovosa e tetra, come la storia che si racconta.
Già quando si parla di pedofilia, o di bambini in genere, il cuore è più sensibile, non si vorrebbero ascoltare, o leggere, certe situazioni terribili...
Eppure il romanzo è incalzante, invita a proseguire, e nonostante l'orrore, si continua a leggere.
Il rapimento delle coppie di bambini; nessuna richiesta di riscatto; l'uccisione di uno solo dei due...
Perchè solo uno dei due?
Il serial killer viene per questo chiamato Salomone, ed inizia la caccia.
Cinquecento pagine di un romanzo che non concede respiro, e che porta ad un finale sorprendente, per le motivazioni che stanno "dietro".
I due autori dimostrano di essere assolutamente all'altezza dei migliori scrittori di Thriller americani, e mi fanno ben sperare per la loro produzione futura.
Da leggere!
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povero Babbo Natale..
Terza prova di Indridason, per me ottimamente riuscita come le due precedenti.
La storia di questo triste Babbo Natale dei grandi magazzini, ex bambino prodigio caduto in disgrazia, mi ha toccato il cuore.
Non sono mai allegre , le storie che ci racconta questo autore, ma stavolta, particolamente , ho "sofferto" la vicenda di Gulli, morto con i pantaloni abbassati , durante il piacere.
Tutti concordavano nel dire che fosse un uomo dolcissimo, buono.
Perchè allora è stato ucciso?
E' un viaggio nelle violenze domestiche, e soprattutto nelle aspettative deluse, quello che ci attende con la lettura di questa storia.
Anche la vicenda personale di Erlendur procede; i figli disgraziati, che gli danno solo problemi; la ex moglie che non smette di rinfacciargli colpe passate; i suoi difficili rapporti con le donne;la sua solitudine; la tristezza "senza speranza" dei luoghi stessi, che non invita all'ottimismo!
Nonostante tutte queste sfaccettature, la storia gialla ha il sopravvento, regalandoci sorprese; è incentrata soprattutto sulle situazioni, sui personaggi, piuttosto che sui colpi di scena ad effetto....
Arnaldur Indridason è un autore- mi risulta- meno conosciuto di altri scrittori nordici; immeritatamente, perchè è una lettura validissima , che consiglio!
voto: ottimo.
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Ottimo!
Penultima storia con protagonista l'investigatore genovese Bacci Pagano.
L'ultima è Colpi di coda.
Ricordo che per essere apprezzato va letto rigorosamente in ordine temporale, perchè le sue vicende seguono di pari passo le storie poliziesche...
Questo caso è un pò diverso dai precedenti, perchè affonda le sue radici in un passato neppure troppo lontano...
ROSSOAMARO prende il nome da un aperitivo bevuto in passato da alcuni protagonisti della storia.
E' sicuramente l'opera migliore di questo autore, che mostra di avere raggiunto una piena maturità come scrittore.
In questo romanzo, che si svolge a cavallo fra due epoche, il 1944 ed oggi, Morchio narra con maestria una storia dolorosa , che parte con apparente leggerezza: la ricerca di una persona del passato.
Le radici di questa ricerca si riveleranno ben più profonde di quanto non appaia a prima vista...e in un flash back continuo, si snoderà una vicenda ricca di risvolti umani.
Un romanzo come i precedenti non tanto "giallo", ma che si legge tutto d'un fiato.
L'unico appunto che potrei fare al suo autore è che in questa storia le sue vicende "private" sono quasi del tutto ignorate.
Al di là dei suoi sentimenti per Jasmine, la prostituta di colore, per cui Bacci Pagano si dà da da fare, e si angoscia nell'attesa della ripresa...non vi è cenno dellle sue varie donne, di sua figlia, della ex moglie.
Però Morchio esplora e racconta magistralmente l'italia di allora e di oggi, i suoi mille volti, i suoi segreti , intrecciando passato e presente con un ritmo incalzante , regalandoci una pagina drammatica della nostra storia recente.
Consigliato a genovesi e non! e amanti del noir mediterraneo.
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Thriller ad alta tensione.
Primo romanzo del giovane autore francese Franck Thilliez; stile che ricorda per certi versi il suo conterraneo Jean Christophe Grangé , ed anche Maxime Chattam.
L'inizio è intrigante al massimo.
Due amici disoccupati investono ed uccidono una notte, guidando a fari spenti, un uomo che porta con sè due milioni di euro in una borsa.
Che fare? La tentazione è troppo grande.
Se ne impadroniscono.
Ma non sanno, i due poveracci, che quello era il riscatto da pagare per una bimba rapita ( e ritrovata morta) e - peggio- che l'assassino li ha visti!
Da quel momento ha inizio una serie di vicende drammatiche, che andranno in crescendo, e che non lasciano al lettore il tempo di respirare...
La storia procede in due direzioni parallele.
Da una parte, l'indagine poliziesca da parte del brigadiere Lucie Hennebelle, che studia da sempre il Male, e spera di trovare sulla sua strada "quel" serial killer...
Dall'altra, per i due amici, i tragici avvenimenti che seguono a ruota quella prima "cattiva azione" ..
Tutto questo è inframmezzato da flash terribili, che ci mostrano all'opera l'assassino con le sue azioni deliranti...
E' un vero giallo da brividi; scritto con stile conciso e asciutto, non lascia tregua fino all'ultima pagina.
Naturalmente è adatto ad amanti dei gialli a tinte forti; per questi, consigliato!
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Donna-mostro!
Ogni volta che citavo questo romanzo, mi dicevano: - Bellissimo! Il migliore della Nèmirovsky.
L'ho letto, finalmente.
Non ho grandi termini di paragone, riferendomi alle opere di quest'autrice, perchè finora ho letto di lei solo I doni della vita e il calore del sangue.
JEZABEL: non mi è facile darne un giudizio.
Mi piace lo stile della Némirovsky, mi piacciono gli argomenti dei suoi romanzi.
Se dovessi però definire questo "a caldo", il primo aggettivo che mi verrebbe in mente è TREMENDO.
Quando una donna vede gli anni migliori scivolare via, e la vecchiaia avvicinarsi a passo da gigante, ha un bel raccontarsi che il suo bilancio passato è positivo, che anche la terza età riserva grandi gioie, se si gode di salute e di affetti familiari....
Non è facile, credete a me...
I momenti di crisi arrivano, talvolta a tradimento... basta un ricordo, una delusione, una musica, un odore....
Mi sono permessa questa riflessione personale perchè, come avrete capito, questa storia mi tocca sul vivo!
Ho trovato questa figura di donna una specie di mostro.
Si può cercare di capire l'ossessiva ricerca della giovinezza, attraverso la conservazione della bellezza con mille cure maniacali o con un turbinìo di corteggiatori di ogni età...ma la figura di madre, quella non deve venire meno.
La madre deve essere al di sopra della donna.
E le scelte snaturate operate dalla protagonista me la fanno condannare senza attenuanti.
Ho proseguito la lettura, tra la curiosità e lo sgomento, per vedere fino a che livelli di bassezza si sarebbe spinta la sua follia....con la speranza che almeno un attimo prima della fine della storia mostrasse un pentimento, un momento di orrore per le scelte tremende del passato. Nulla.
Mi è piaciuto? Non so dirlo. Troppo forte, e doloroso, per soffermarmi su altre sfaccettature.
Troppo, per una donna romantica.
Nonostante ciò, lo consiglio.
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coinvolgente!
Quando ho acquistato questo romanzo, di Ammaniti avevo letto solo lo splendido "Io non ho paura".
Di questo mi aveva intrigato il titolo...inoltre lo stile di Ammaniti mi piace molto.
Per riassumere:questa storia mi ha presa e portata via!
Nel senso che non sono riuscita più a staccarmi dalla lettura per 450 pagine!
Non so dire quale io abbia preferito, delle due tormentate storie d'amore.
Quella di Pietro, ragazzino dalla vita difficile- il "cazzone" per i suoi compagni - e dalla famiglia un pò squallida, che ama Gloria, bella e appartenente ad un'altra dimensione..
Quella di Graziano Biglia, patetico play boy di provincia, che per una delusione , intreccia un improbabile legame con la professoressa Flora Palmieri, timida e solitaria quarantenne.
Le vicende di questi personaggi, circondati da una rosa di comparse minori, ma abilmente tratteggiate dall'autore, si intrecceranno verso la fine ..in modo drammatico.
Storie di solitudine, di squallore, di illusioni e disillusioni.
E' impossibile non provare simpatia per Pietro, o pena per Flora, rabbia per il comportamento di Graziano, o antipatia per i vari "cattivi".
Ammaniti muove i suoi personaggi come un burattinaio, e ci racconta con maestria un'umanità variegata e dolente,utilizzando uno stile asciutto ma efficacissimo.
voto: ottimo
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Piacevole lettura
Dopo tanto clamore pubblicitario, non si poteva sfuggire alla lettura di questo giallo nordico. La Lackberg era stata acclamata come la nuova.. Larsson...dunque bisognava conoscerla!
Il romanzo si è rivelato infatti piacevole , e la vicenda scorre veloce, senza alcun momento di stanchezza..
I personaggi , oltre ai protagonisti principali, sono molti e tutti interessanti.
I loro caratteri sono ben delineati; le loro vicende personali si intersecano con la storia in giusta misura.
Man mano che la vicenda procede si ipotizzano colpevoli, che poi sfumano e si ricomincia da capo con le supposizioni..
Io non lo avrei mai indovinato, ma da questo punto di vista,non faccio testo: sono un pò...tarda a scoprire!!!
Lo stile, senza essere ricercato, è semplice e piacevole, ed invita alla lettura.
Detti tutti questi lati positivi, affermo però con sicurezza che non sono d'accordo sul fatto del "novello" Larsson! Storie di diverso spessore, in tutti i sensi...
A questa , assegnerei un Buono.
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Al male non c'è mai fine...
Dopo la lettura di Birdman, non potevo lasciarmi sfuggire questo secondo , terribile thriller, che ha come protagonista nuovamente il poliziotto Jack Caffery.
Sembra impossibile il peggio ,rispetto agli uccellini cuciti nel cuore e ...tutto il resto, ma è così:questa volta l'uomo deve affrontare una storia agghiacciante di pedofilia.
Il bambino scomparso in un qualunque fine settimana è qualcosa di più di un semplice caso, per Caffery; lo riporta infatti ai...fantasmi del suo passato. Molti anni prima il suo fratellino, dopo avere litigato con lui, si era allontanato lungo la ferrovia ed era scomparso per sempre , forse catturato da una rete di pedofili.
I rimorsi e gli interrogativi angosciosi sono all'ordine del giorno, per Caffery, che a causa di ciò non riesce neppure ad instaurare rapporti normali con le persone.
Così si butta nell'inchiesta a capofitto, e nel frattempo il pedofilo si muove nuovamente....
Mi piace molto questa autrice; le sue storie sono incalzanti e piene di tensione.
Il personaggio Caffery attira simpatie, perchè non è presentato come un superuomo, ma un uomo comune, con tutti i suoi conflitti e i suoi tormenti interiori.
Il romanzo non è consigliato a palati deboli: la pedofilia è un argomento difficile da affrontare,che incute sgomento e rabbia; tuttavia lo consiglio agli amanti del thriller "forte".
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agghiacciante!
Romanzo decisamente diverso dalle mie solite letture, più tranquille.
Questo è un thriller "strong", di quelli che si ricordano!
Mi aveva affascinato l'argomento: Le cinque giovani donne trovate assassinate, ma..con un tremendo particolare: un uccellino cucito vicino al cuore.
Uccellino che al momento dell'inserimento era vivo!
Da qui l'idea della polizia di soprannominare l'assassino "Birdman".
Si occupa di questo caso un detective, Jack Caffery; personaggio interessante, tormentato, che deve combattere con dei demoni provenienti dal suo passato...
Naturalmente si pensa ad una persona appartenente al ramo medico, per la perizia con cui compie i suoi macabri rituali..
L'uomo riesce , con le sue indagini, a scavalcare poliziotti ben più esperti e per questo non si attira simpatie.
Nessun altro particolare: è da leggere!
E' un romanzo teso, avvincente al massimo, pieno di suspence...
Verso al metà della storia , si dirama in due direzioni:ad ogni azione del poliziotto corrisponde un pezzo di vita del serial killer...a capitoli alterni.
Un procedere strano, ma intrigante.
A chi ama le emozioni forti e le storie dure.
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