Opinione scritta da toffoli
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Coinvolgente
Ho scelto questo romanzo dopo essermi appassionato alla storia di Gengis Khan vedendo un film in televisione. Iggulden mi ha condotto nel gelido ambiente mongolo riscaldandomi con una storia avvincente e ben raccontata. La morte del padre, la cacciata assieme alla famiglia dalla tribù dei Lupi, la sopravvivenza contro ogni aspettativa. Mi sono scoperto a tifare Temujin nei momenti di difficoltà, ma anche ad inorridire davanti alle esplosioni di violenza dettate dal desiderio della vendetta e della supremazia. Vivere nel territorio mongolo significava, se uomini, combattere, uccidere od essere uccisi, se donne, seguire il proprio marito e dargli molti figli. Nel mezzo si allevavano pecore, si cacciavano marmotte, si cavalcava nella steppa. Ora mi aspetta il seguito.
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Angosciante
Una lettura angosciante. La cruda realtà di una vita assurda. Un mondo di ciechi merita di sopravvivere? O dovrebbe lasciarsi estingure? Spegnersi e morire? La storia è semplice: un'epidemia di cecità colpisce la società civile. Segue un'epidemia di inciviltà. Saramago lascia una tenue speranza, che veste le sembianze di una donna che continua a vedere, che si danna l'anima ed il corpo per aiutare. Aiutare soprattutto il proprio "branco", perchè di più è impossibile.
La cecità colpisce tutti, indistintamente. Non se ne conoscono le cause, e per questo mette paura. Il terrore di ciò che non si comprende porta a galla le debolezze nascoste dell'uomo. L'egoismo prende il sopravvento e la società perde ogni parvenza di umanità. Le libertà vengono soppresse. Le persone diventano bestie da sacrificare per il bene comune. Ma la mera sopravvivenza a scapito delle interazioni sociali, delle libertà, è, questa, bene comune? E' bene?
L'uomo regredisce ad animale il cui unico scopo è la pura sopravvivenza, trovare cibo, espellere impurità, soddisfare appetiti sessuali. Quale sarebbe la mia risposta in questo mondo? Anch'io preda dei più elementari e terribili istinti animali?
Tante domande mi sono posto leggendo queste pagine.
Leggetelo. L'unica difficoltà è lo stile, senza punteggiatura, un fiume in piena di parole che mi travolge e fatico a contenere. Ma questo è un mio limite.
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E disse
Non sono un conoscitore dei testi sacri religiosi. Non sono un cattolico praticante. L'unico mio contatto con l'ebraismo risale ad una gita scolastica a Praga quindici anni fa durante la quale un'intera giornata fu dedicata alla visita di vecchie sinagoghe. Questa premessa per rendervi consapevoli della mia ignoranza sull'argomento. Ho letto questo libro dedicandovi molta attenzione e concentrazione. Non è un attrezzo da spiaggia da portare in vacanza assieme a secchiello e paletta. L'ho scoperto un po' ostico in certi passaggi che ho dovuto rileggere ma che, capiti ed assimilati, mostrano la grandezza di uno scrittore capace di esprimere verità con estrema sintesi ed appropriatezza. Il Mosé arrampicatore m'è parso l'omaggio di un grande ammiratore della montagna, esso stesso scalatore di pareti. La montagna è vista come chiave della conoscenza, scrigno delle verità, porta d'accesso del sapere. "Una cima raggiunta è il bordo di confine tra il finito e l'immenso. Lì sulla cima percepiva la divinità che si accostava."
I dieci comandamenti sono letti sotto una luce diversa da quella del catechismo. Partendo da Eva che coglie la prima mela: è Eva che libera l'uomo dalla prigionia, lo eleva sopra gli altri animali, gli dona la conoscenza.
Erri De Luca è da rileggere più volte, così da raggiungerne la cima.
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Gioiellino
Questo libro è un gioiellino. Per come è scritto: semplice, chiaro, coinvolgente. Per come si delinea il protagonista: Carofiglio ha creato un personaggio che ti par vero. Alla fine sembra di conoscerlo da una vita, l'avvocato Guerrieri. I suoi silenzi prima di aprir bocca, le sue veloci ma puntuali disamine sulle conseguenze di un parola. La struttura del giallo, la storia processuale, è ciò che meno mi ha attratto. E' la vita che si sviluppa attorno a Guerrieri ciò che più mi ha legato a queste pagine. La caduta nel buio della depressione, la reazione a piccoli passi, la difficile ripartenza con la creazione di nuovi rapporti personali. Pure commovente in alcuni passi.
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Mucho gusto
Sti due mi fanno impazzire. L'ironia dei loro assurdi dialoghi. L'amicizia che li lega con una forza inattaccabile. Le avventure che affrontano a testa alta, menando calci e pugni ed uscendone vincenti. Magari la logica delle indagini lascia a desiderare. Ma Hap e Leonard valgono il libro. Mi hanno rapito, portato in Texas, li ho aiutati a sistemare il tetto della casa ereditata da Leonard e la veranda dell'anziana dirimpettaia. Mi sono tenuto in disparte solo quando hanno caricato verso la casa dello spaccio. Giusto per evitare un occhio nero. Ho invidiato Leonard quando aveva accanto Florida. E mi sono fatto grasse risate nel mezzo delle conversazioni con i due poliziotti.
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Bella è la vita
Una scrittura semplice per un argomento importante. E' una storia d'amore, commovente, lmpida, forte. Fra un uomo ed una donna. Fra un uomo e la vita. E' una condanna degli atteggiamenti incivili che si tengono in certe case di riposo. E' un inno alla speranza: spero siano molti i fisioterapisti come il nostro testimone. E' un pugno allo stomaco di noi figli e nipoti, troppo egoisticamente legati ad uno stile di vita veloce, inarrestabile, che non permette quelle pause necessarie per accudire ed ascoltare i nostri anziani genitori, nonni, zii. E' un libro cinicamente divertente grazie al carattere unico di Tommaso. La prima parte mi ha fuorviato dal messaggio che, credo, l'autore voglia diffondere. La descrizione del ricovero, degli anziani ospiti, dei parenti che li abbandonano come pacchi di roba ormai inutilizzabile: pensavo volesse darci l'idea di una vecchiaia inutile, di una fase della vita fatta di sola attesa della morte. Tommaso ha fatto di tutto per farmelo pensare. Poi, con Elena, ecco la nascita di un amore tenero, sincero, genuino. Ed un nuovo modo di intendere la vita anche nella fase terminale.
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In bianco e nero
M'è sembrato d'entrare in un telefilm americano in bianco e nero, ambientato nei dintorni di Los Angeles, con i soliti ingredienti: l'eroe senza macchia, signore con impensabili lati nascosti, uomini d'affari tutto d'un pezzo, piedipiatti prepotenti ed incapaci tranne che per il loro capo. Marlowe è il nostro privato ingaggiato per ritrovare la moglie scomparsa di un uomo d'affari di discreto calibro che non vuole scandali. Si vede che all'epoca potevano nuocere alla reputazione. Ne è passata di acqua sotto i ponti...
Sta di fatto che le indagini portano il nostro a macinare parecchi chilometri in pochi giorni, e a risolvere un caso assurdamente ingarbugliato. Le ipotesi sono due: o Marlowe è un vero genio dell'investigazione, oppure è amico dell'autore. E ciò spiegherebbe i suoi colpi di genio. E' pure un perfetto incassatore nel senso pugilistico del termine: prende un sacco di botte, ma si rialza sempre, e più lucido di prima.
Questo è Marlowe, un super uomo. Però assurdamente normale, non un tiratore scelto, non un Cassius Clay, non un Nuvolari al volante. Senza macchia, convinto che in galera debba finirci il colpevole. Onesto. Pure simpatico nel suo modo di fare da vero duro.
Si legge bene, parole scorrevoli, senza intoppi. Tutto scritto in prima persona come fosse il diario serale dell'investigatore, condito da numerosi dialoghi.
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Certo non è un libro allegro
Fin dalla prima pagina un nodo di misteri e spiegazioni tenute ben nascoste mi ha spinto a proseguire nella lettura con assiduità. Tutto si svolge in prima persona. E' una ragazza che racconta un percorso fisico e mentale a ritroso nello spazio e nel tempo per ritrovare nella memoria il ricordo dei genitori e di un dramma del proprio passato che ha completamente rimosso. Ci sono regole da seguire per arrivare a capire ed a capirsi. Così da poter rinnovare la propria vita, e ricominciare proprio da quell'errore che l'ha resa piatta, che ne ha cancellato le emozioni. Leggendo te ne accorgi, e non solo perchè è lei stessa a spiattellartelo davanti. Lo noti dalle sue azioni, dalle risposte che da agli ''amici'' che l'hanno accompagnata: è una ragazza fredda, calcolatrice per necessità, una che sopravvive e lo sa fare bene. In città, certo, ma anche e soprattutto su un'isoletta isolata, nel mezzo di una fitta boscaglia. E tu, io, leggendo, mi chiedo il perchè di questo atteggiamento. Questo é il mistero che ti porta fino in fondo, condito da un che di soprannaturale che aiuta a mantenere alta la tensione senza far cadere il romanzo nell'irreale. E' il secondo romanzo della Atwood che affronto, il primo fu l'Ultimo degli uomini. Ho ritrovato le stesse atmosfere da allucinazione, colori troppo luminosi quasi accecanti. Coinvolge, spiazza e turba.
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Avvolgente lentezza
E' un libro piacevolmente e serenamente lento. Da leggere adagio, senza fretta, per gustare appieno le minuziose descrizioni dei paesaggi e delle azioni.
C'é cruda verità, cruda vita. McCarthy tiene lontano le favole e ci spiega senza mezzi termini che la vita è dura, che ci sono persone che si abbassano a viverla sopportandola, ed altre che provano a cavalcarla.
E' un'atmosfera da Sergio Leone. Il messico con sppazi ampissimi, villaggi semideserti, poveri contadini capaci di estremi slanci di generosità. Personaggi con alle spalle esperienze uniche che avvolgono il lettore in lunghi e conturbanti sermoni.
A me piace la scrittura riflessiva di McCarthy, si è capito, no? Riesce a trasportarmi nel romanzo, a farmi cavalcare accanto a Billy e Boyd. Questo "oltre il confine" è parte della trilogia della frontiera, ma può benissimo essere letto per conto suo. Billy attraversa il confine messicano per la prima volta per riportare la lupa catturata sulle montagne che l'hanno vista nascere. Da qui un lungo viaggio, un continuo riattraversare il confine alla ricerca dei cavalli rubati prima, del fratello scomparso poi. E di una nuova vita.
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Nessuno potrà mai deportare i nostri pensieri
Mi sono immerso nelle tristi pagine di questo romanzo e non ho saputo riemergere fino al raggiungimento dell'ultima riga. Mi ha commosso. Dolorosamente. E felicemente.
La tragedia del popolo armeno è riassunta nella vita di una donna, Louise. E' ancora una bambina quando scoppia la guerra, quando inizia la deportazione degli armeni e quel doloroso genocidio ancora oggi poco conosciuto. Cresciuta in una luminosa abitazione, circondata dall'amore di una famiglia presente e sostenuta dalla saggezza di un nonno che ha sempre le giuste risposte, si ritrova a marciare nel deserto in compagnia di altri disperati, verso chissà cosa.
E quella bambina, che prima era l'emblema della gioia, della voglia di vivere, una fontana di energia e di parole che sgorgavano dalla sua penna con disarmante facilità ed intensità, ora viene uccisa. Nel cuore e nell'anima. Le parole disegnano immagini di violenze e dolore che fanno male. Louise si salva solo grazie alla presenza della fragile sorella Marie, la cui salvezza diventa lo scopo supremo. Poi inizia a sopravvivere.
Essere sradicati dalla propria terra, vedere tranciati di netto i legami familiari, subire un destino che mai ci si sarebbe aspettato, ad un'età di ancora completa innocenza. Come si diventa? Si comprende bene la mancanza di energia, di curiosità per la vita, la profonda tristezza che abbraccia Louise. Sentimenti che vengono così ben descritti che mi hanno ingabbiato in una tristezza demolita con grande fatica. E' un romanzo che coinvolge profondamente. Ed è un messaggio di speranza.
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vivere o morire
Ho affrontato questo libro con la paura di non riuscire a vederne la fine. Mi sembrava troppo: troppo importante l'autore e le parole che ha saputo scrivere. Mi chiedevo: non sarà uno di quei sacri testi così pesanti da leggere per una mente semplice?
Invece ho raggiunto le ultime pagine con l'amaro in bocca per dover lasciare delle persone alle quale mi ero affezionato. Persone, perchè Solzenicyn le rende vere.
E' certamente uno scritto politico contro un regime autoritario che ha provocato milioni di morti e reso nulle milioni di vite. Un regime che si ripropone, forse si amplifica nelle stanze di un padiglione d'ospedale dove chi comanda, il medico, ha completo ed assoluto potere decisionale sul degente.
Uno stato, quello sovietico, che viene riassunto in una piccola stanza: abbiamo un confinato politico, un dirigente comunista, un giovane che ancora crede agli ideali dello stato, un assuefatto al regime in preda al rimorso per non essersi mai ribellato.
E quella maledetta malattia che ancora si pensava di poter arrivare a sconfiggere in poco tempo.
Leggendo, sorgono domande alla quali non credo si possa dare una risposta definitiva. Fino a che punto è degna d'essere vissuta una vita? Il solo essere in grado di respirare e nutrirsi è un successo? Oppure ci sono limiti oltre i quali sarebbe bene porre fine alle sofferenze? Personalmente opto per la seconda. Però non mi sono mai trovato davanti alla morte, e questo è un dettaglio non da poco.
Leggete questo romanzo.
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lettura piacevole
Mi ritrovo spesso ad acquistare libri con animali in copertina. Qui abbiamo un falco appollaiato sulla mano del falconiere. E' il primo romanzo di questo collettivo di scrittori che affronto. Pur ambientato in atmosfere che non prediligo (la Venezia all'epoca della Serenissima, Costantinopoli, i grandi palazzi di sultani, gran Visir e potenti vari) mi ha coinvolto con un andamento crescente. La partenza mi è parsa un po' lenta. Poi gli intrighi si sviluppano, diventano realistici. Aumenta il ritmo e la tensione che raggiungono il culmine nella battaglia di Cipro. E' questa a mio avviso la pare migliore del romanzo. Un susseguirsi di emozioni e colpi di scena che ti incollano al romanzo.
La narrazione in prima persona mi ha permesso di affezionarmi a Manuel. Forse è mancata un'analisi più approfondita del complesso di emozioni e sentimenti che l'hanno spinto ad attraversare la sponda marittima, spostando i suoi servigi da un contendente all'altro. Di contro, sarebbe stato peggio se ci si fosse fermati troppo analisi introspettive che avrebbero appesantito il romanzo. Una lettura comunque piacevole.
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Non è un libro allegro
Subito vi ringrazio per avermi convinto, con le vostre recensioni, ad acquistare questo libro. Leggerlo è stata una bella esperienza. Non rilassante, visto il genere, ma alquanto appassionante e coinvolgente. Sono subito rimasto coinvolto diventando il quinto socio di quell'impresa commerciale che aiuta il prossimo a togliersi i pesi che gravano sulla coscienza. L'idea è geniale e chissà che qualcuno non provi sul serio ad attuarla.
Pur non essendo appassionato di thriller, quindi senza molta esperienza e con pochissimi libri del genere alle spalle, mi sbilancio e dico che a Sorry non manca nulla. C'è l'idea originale, una struttura scorrevole, colpi di scena che comunque hanno un filo logico e ragione d'essere, un argomento delicato, tragico e purtroppo attualissimo che viene trattato senza tanti giri di parole, spiattallatoci davanti nudo e crudo ad aumentare la nostra angoscia.
Personaggi che si presentano dolci ed amabili e poi si evolvono, diventano capaci di compiere atti impensabili per noi abitudinari di una vita tranquilla senza sconvolgimenti.
La vittoria di un thriller è nel momento in cui riesce a scatenare l'impulso in chi legge ad assicurarsi,con la coda dell'occhio, che dietro la porta socchiusa della camera non ci sia nessuno... Sorry c'è riuscito.
Sorry non è un libro allegro. E' un libro di amicizia, morte, vendetta, violenza, perfidia, arroganza, amore. Forse sto eccedendo con i giudizi, perchè prima di tutto Sorry è un ottimo thriller che lascia senza fiato, che mi ha coinvolto nella vita di Tamara, Frauke, Wolfe e Kris e mi ha portato ad un finale inaspettato nel quale ho scoperto che l'autista che se ne va a spasso in auto per la Germania altri non è che il maggiordomo... (ma vi pare che possa essere così crudele??)
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Un grand'uomo
Come ho anticipato nel titolo, il Gesù narrato da Saramago è un grand'uomo. Con i propri difetti, ma con enormi qualità e caratteri positivi. Figlio di Dio senza esserne particolarmente contento, senza capirne a fondo il motivo. Assoggettato per forze superiori al volere del Padre, ma in disaccordo con le sue decisioni e i suoi fini. Rivoluzionario nel suo rapporto con Maria di Magdala in un'epoca ingiusta con le donne. Pecca di troppo orgoglio nel ruolo di figlio di una madre che lo ama ma non riesce a comprenderlo appieno, colpa anche del ruolo di sottomissione delle donne del tempo, della cappa di ignoranza sotto la quale erano costrette.
Se davvero Gesù è nato e vissuto, non dev'essere stato molto diverso dall'uomo descritto in queste pagine. Mi sono ritrovato ad apprezzarlo, a seguirlo in certe scelte, a maledirlo per altre. Questa è stata la forza di Saramago: catapultarti a fianco di Gesù, farti sentire un suo "apostolo".
Fa una pessima figura Dio, non buono e non caritatevole.
Di contro, il buon vecchio diavolo è una guida spirituale di tutto rispetto, con sani principi ed ottimi insegnamenti.
Non so se un cattolico convinto possa affrontare ed apprezzare queste pagine. Io, che perfortuna e purtroppo fede non ho, le ho apprezzate.
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l'equilibrio della natura
Siamo in Cina, in piena rivoluzione culturale. Gli studenti recalcitranti o appartenenti a famiglie non totalmente conformate vengono spediti in campi di lavoro nelle praterie della regione mongola. Devono adattarsi alla vita locale, al freddo di intensi inverni, al caldo di afose estati, alla fatica di lavori antichi: l'allevamento di pecore e cavalli. I nostri giovani amici ci portano alla scoperta di questo mondo legato a doppio filo alla natura. Si innamorano del modo di vivere del popolo della prateria. E si innamorano del lupo, animale simbolo e leggendario, re al di sopra degli uomini. E' un inno alle leggi della natura che da sempre governano il mondo e che l'uomo si ostina a voler piegare alla propria avidità. E' un inno al lupo, un animale di grande fascino, di estremo coraggio, di raffinata intelligenza. E' un inno a quell'uomo che vive nella e della natura, conservandola e non stravolgendola. E' un interessante documentario sulle usanze della popolazione mongola. Su di me ha fatto centro, ma è stato facile data la mia predisposizione a storie di questo genere, con tanti animali, spazi aperti, momenti di riflessione alternati ad esplosioni di azione.
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Il manuale del giovane naufrago addestratore
Appassionante. Coinvolgente. Tenero e crudele. Vero ed impossibile. Una bellissima lettura. L'ho divorato. All'inizio è divertente, quasi comico in certe situazioni. Poi, improvvisa, la tragedia ed il giovane Piscine si ritrova su una scialuppa di salvataggio nel mezzo dell'oceano assieme ad uno stupendo esemplare di tigre del bengala.
La scialuppa è un 8 x 2. Mica uno yacht briatoriano. Già sarebbe complicato condividerlo con un bipede umano. Figuriamoci con un quadrupede di oltre 200 kg, per giunta di bocca buona e denti aguzzi. E' proprio questa l'idea strabiliante del romanzo: uno compagno di sventura assurdo ma indispensabile. Che impedisce al nostro eroe, cresciuto nello zoo del padre, di addormentare mente e spirito e morire di inedia.
E' un inno alla vita ed alla forza incredibile dell'uomo che si sprigiona nei momenti di difficoltà. Uomo che non accetta di morire senza combattere, che rimane aggrappato con i denti a questo mondo. Che ritorna animale.
Piscine è vegetariano convinto, ma inizia a mangiare tartarughe marine e suricati. Diventa un provetto pescatore. Mantiene se stesso e la tigre. Ed alla fine... Leggetelo. Non penso ve ne pentirete.
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L'ultimo capitolo
Il buon (insomma...) vecchio inquisitore questa volta va in Sicilia a combattere contro Lestrigoni e dischi volanti. Naturalmente il burattinaio di questi fenomenti è Satana che assieme ai suoi scagnozzi non perde occasione per istigare il nostro amico.
Nicolas Eymerich affronta con il solito coraggio i pericoli, veri o presunti, che gli si presentano di fronte. Nonostante qualche acciacco causato dall'età riuscirà a districare una matassa alquanto ingarbugliata, forse troppo. Per i miei gusti credo ci siano un po' troppe forzature ed intrecci alchemici in questo episodio. Che, però, ci rende noti alcuni passaggi dell'infanzia di Eymerich, momenti nei quali inizia a manifestarsi quella forza carismatica capace di assoggettare chi gli sta di fronte.
Non ho letto l'intera saga, ma penso proprio che troverò il tempo di completarla con i volumi mancanti. Mi piace parecchio l'intreccio passato-futuro creato da Evangelisti. E' una piacevole lettura di svago.
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protagonista è la natura
E' il racconto di una vittoria contro la depressione. Richard Mabey è esperto di botanica ed ornitologo. Si ammala. Non c'è mai un perchè con una risposta certa in questi casi. "La depressione è arrivata quando meno me l'aspettavo, in un momento in cui avrei dovuto essere felice e soddisfatto dei miei recenti successi".
Cambia casa, si traferisce in una zona umida e paludosa dell'inghilterra. Ricomincia a passeggiare. Ad osservare nuovi arbusti, fiori che sbocciano. Alza gli occhi al cielo e descrive il volo del nibbio, il ritorno delle rondini a primavera, il soffice planare del barbagianni. Bisogna ammirare la capacità di osservazione di Mabey. Capacità che aveva perso al culmine della malattia e che ritrova grazie alle escursioni nella natura, in mezzo a boschi, canneti, sterpaglie. E' come se uccelli e piante si fossero coalizzati per assaltarlo a colpi di emozioni: un colore particolare, un'acrobazia nel cielo, un'esibizione canora. Colpo dopo colpo hanno iniziato a far breccia. Era arrivato al punto di non sentire e veder nulla. Adesso ritorna a percepire movimenti, novità, rumori. Li decifra e li cataloga.
E' un libro che appassionerebbe sicuramente un botanico od un ornitologo per le svariate specie elencate. Ma anche un semplice appassionato di verde ed animali con le ali può trovarlo interessante. Si può imparare ad osservare meglio e, di conseguenza, a scoprire novità.
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XY
E' il primo Veronesi che affronto. Posso dire che non sarà l'ultimo. Ho letto le precedenti recensioni e già partivo sapendo che non mi sarei imbattuto in un thriller. Però quel colpo alla porta della canonica che si sente mentre don Ermete e Giovanna si stanno "affrontando" in un fitto scambio di pensieri ti fa drizzare le orecchie. La storia è ormai nota. Una strage misteriosa nel bosco a poca distanza da un piccolo borgo di montagna. La conseguenza è il venire a prepotentemente a galla negli abitanti di questo borgo di una serie di patologie psichiche fino ad allora represse. Don Ermete, il parroco, chiede aiuto a Giovanna, psicologa dell'asl. Tutto il resto del libro è un susseguirsi di fitti dialoghi e lunghe analisi interiori dei protagonisti. Da una parte il pensiere calmo e lineare del parroco. Dall'altro quello più frizzante e flipperino di Giovanna. Fino al confronto finale che non chiarisce le cause del fattaccio, ma lascia alcune tracce che possiamo seguire con la nostra fantasia.
Ah, molto bello e coinvolgente il racconto "l'alfier nero" che si trova in appendice.
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Complicato
Pensavo fosse un romanzo con un andamento cronologico lineare. Non è così. Due fratelli, uno scrittore ed un dentista. Una malattia cardiaca. Questi sono gli ingredienti iniziali. Poi vengono narrati una serie di possibili scenari. Prima cede il cuore dell'uno. Poi tocca all'altro. Le medicine rendono l'uomo impotente. Ne consegue l'analisi della scelta che porta ad un'operazione che potrebbe risolvere il problema cardiaco evitando le pillole sessualmente debilitanti. Ma l'operazione è pericolosa, a volte si muore. Il libro scorre narrando i perchè delle varie decisioni prese. In alcune pagine si avvenura in una disamina del conflitto arabo israeliano e dell'antisemitismo latente nella società occidentale. In altre sembra di essere nello studio di un analista ad ascoltare la confessione di un paziente. Ho fatto fatica a terminarne la lettura. Perchè questi personaggi hanno cervelli troppo complicati e sembrano divertirsi a farcelo sapere, descrivendoci il percorso che ha portato alla scelta di ogni loro singola parola. Non fa per me.
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Natura
Certo che dopo aver letto Corona queso libretto acquista una dolcezza ancora maggiore. E' natura allo stato puro. Il camoscio da una parte, il cacciatore dall'altra. Senza parteggiare per l'uno o l'altro. Una storia che si legge tutta d'un fiato. Non avevo mai letto Erri De Luca. Mi ha agganciato alla prima pagina e portato fino all'ultima con una scrittura delicata.
"un uomo che non frequenta donne è un uomo senza. Non è un uomo e basta"
"le bestie sanno il tempo in tempo, quando serve saperlo. Pensarci prima è rovina di uomini e non prepara alla prontezza"
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Un mondo cattivo.
L'inizio è difficile, non per la scrittura che è quella solita di Corona, semplice, ruvida e diretta, con ripetizioni fatte apposta per imprimerti in testa alcuni concetti fondamentali. E' difficile perchè cattivo. Cattivo un inverno tremendamente rigido, cattiva una comunità montana composta da uomini spietati, senza cuore, inclini alla violenza e votati al dio della vendetta. Non ne esce un bel ritratto dell'uomo.
Ma in mezzo a tanto sangue ci sono anche belle storie. Come quel padre che, nonostante la figlia sordomuta non riesca ad ottenere il miracolo tanto bramato, ringrazia il perfido Felice per il sorriso che Neve è riuscita a scrivere sulle labbra della figlia.
C'è la storia di un amore impossibile tra Neve e Valentino.
O quella del vecchio del paese che sentendo vicina la morte si rifuga nel bosco ad abbracciare uno storto larice.
Non è un libro facile da finire, in alcuni punti può prevalere il disgusto per certi accadimenti. Però merita.
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un sogno
Adoro gli spazi aperti e la natura senza tante persone attorno. Sogno di possedere un cavallo, di cavalcarlo, di parlargli, di conoscerlo e farmi conoscere. Mi sono commosso quando John è andato a riprendere il suo Redbo che ha risposto alla voce del suo padrone " e subito gli strofinò il muso sul petto".
Mi sono sempre piaciute le ambientazioni western. Soprattutto ammiro ed invidio il coraggio dei due ragazzi che partono da casa per raggiungere un sogno di vita. Lasciano la terra natia, il Texas, per passare il confine e ritrovarsi in Messico dove ancora esistono grandi spazi verdi, numerose mandrie da accudire, cavalli allo stato brado da catturare e domare.
C'è anche una storia d'amore in questo viaggio. Tenera e amara. E tanta amicizia. Quella fra John e Rawlins. E quella che si crea con il giovane compagno di viaggio raccolto per strada. Avevo letto questo romanzo parecchi anni fa. L'ho ripreso in questi giorni e l'ho divorato. Lo consiglio vivamente.
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ruvido
ma bello. Mi appassiona la scrittura di Corona. E' asciutto e diretto. Non è un libro per serate spensierate e allegre. Però mi sa di libro vero. Lo consiglio a chi ama la vita dei boschi e vuole scoprire nuove sfacettature dell'animo umano.
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