Opinione scritta da Raven90

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Fantascienza
 
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Raven90 Opinione inserita da Raven90    18 Dicembre, 2015
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Una zombie story alternativa!

La collana Black Coffee delle edizioni Clichy raccoglie i romanzi di autori americani emergenti e lo fa con passione, selezionando penne di ottima qualità che hanno dalla loro una certa originalità. Bennett Sims conferma questa visione con il suo primo romanzo, una zombie story alternativa, originale e molto riflessiva.

Il protagonista del romanzo, Michael, tiene un diario nel quale racconta le vicende svoltesi nel giro di una settimana e nelle quali lui stesso ed il suo amico Matt sono andati alla ricerca del padre di quest'ultimo, visitando luoghi facenti parte della sua vita passata, a prima dello scoppio dell'epidemia che ha trasformato parte della popolazione in non morti.
I personaggi dunque si muovono in un mondo parzialmente abbandonato ma che, a differenza di altri romanzi che trattano lo stesso tema, è sotto controllo grazie alle forze dell'ordine che sono riuscite a dare una parvenza di normalità alle vite dei sopravissuti attraverso controlli e precauzioni varie.
A differenza di altri romanzi dedicati al tema "zombesco", in cui l'avventura è al centro della vicenda, nel romanzo di Sims è preponderante la riflessione su come possa essere la non morte. Ecco che allora lo zombie più che un pericolo imminente sarà il pretesto per l'introspezione, per la riflessione sulla vita e la non vita da parte di un protagonista arrivato al limite della paranoia verso un fenomeno per lui incomprensibile quanto affascinante. I personaggi sono pochi, ma ben presentati attraverso le accurate descrizioni che di essi fa Michael, sia a livello fisico che per quanto riguarda il loro passato, le loro abitudini; ognuno di essi inoltre ha la propria visione riguardo la non morte ed i modi con cui bisognerebbe trattarla.
L'autore scrive bene, con un linguaggio elegante e colto ed arricchisce il testo con frequenti note a piè pagina, che arricchiscono ulteriormente i pensieri del protagonista attraverso descrizioni dettagliate di un oggetto e concetti filosofici interessanti e profondi. A volte può sembrare che queste note, unite alle tante parentesi (tonde e quadre!) che il protagonista apre durante la sua narrazione, possano spezzare il ritmo del romanzo, ma secondo me ne danno ancora più valore, lo rendono diverso da altri racconti.

Bennet Sims è sicuramente un autore da tenere d'occhio con estrema attenzione ed interesse. Statene lontani se cercate un romanzo pieno di avventura e di azione, perché qui non ne troverete affatto.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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3.3
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Raven90 Opinione inserita da Raven90    11 Dicembre, 2015
Top 1000 Opinionisti  -  

Tale Padre Tale Figlio.... O Quasi.



Danny Torrance è sopravvisuto agli eventi raccontati in Shining, ma i fantasmi dell'Overlook Hotel continuano a tormentarlo. Questo perché il bambino possiede la Luccicanza, un dono (o una maledizione?) che gli permette di prevedere il futuro, rivedere il passato e comunicare telepaticamente con altre persone aventi il medesimo potere. Danny riuscirà a liberarsi dei fantasmi che lo assillano grazie all'amico Halloran, il cuoco che lo aiutò a scappare dall'Overlook negli eventi raccontato nel prequel (non dico come per non rovinare questo passaggio). Ma dietro all'angolo c'è un demone in agguato, un demone di cui non è facile sbarazzarsi e di cui era vittima Jack Torrance, il padre: l'alcool. Danny vagherà per l'America senza un soldo, fino a quando deciderà di stabilirsi nel New Hampshire, in una cittadina di nome Frozien dove entrarà a far parte degli alcolisti anonimi e troverà un lavoro fisso nella casa di riposo del paese.
E qui che, fortuitamente, conoscerà ABRA, una ragazzina che come lui possiede la Luccicanza. Il potere di Abra è molto potente e attirerà le attenzioni del Vero Nodo, il villain del romanzo. Si tratta di una comunità molto vasta e ricca che viaggia sui camper alla ricerca di quello che loro definiscono Vapore, ma che in realtà è la Luccicanza stessa, la sua "essenza", se così posso dire. Toccherà a Danny aiutare Abra a scappare da questa forza malefica che vuole catturarla e prosciugarla.
Questa è la storia per sommi, sommissimi, capi. Non mi dilungo oltre per paura di fare spoiler indesiderati, almeno per quanto riguarda la trama.

Il romanzo è scritto bene, scorre fluido e senza particolari intoppi, cosa a cui King ci ha abituati fin dal suo primo romanzo. Però in Doctor Sleep manca qualcosa. Mi dispiace dirlo, perché adoro King particolarmente e faccio davvero fatica ad essere oggettivo quando devo esprimere la mia opione sui suoi romanzi, però a volte è necessario esserlo. Dunque, cosa c'è che non va nel racconto? Essenzialmente quello che mi ha fatto storcere non poco il naso è stato il villain della situazione, ossia il già citato NODO, il quale appare solo come una mera macchietta se paragonato ad altri "cattivoni" Kinghiani come Randall Flagg. Perché dico questo? Semplice: per tutto il racconto il Nodo non fa altro che subire gli interventi, gli attacchi dei protagonisti... sembra quasi che i ruoli, quello del malvagio e quello del buono, si siano invertiti! Va bene, il nodo ha i suoi problemi interni, che vengono descritti in modo dettagliato attraverso i pensieri e i dialoghi di/tra alcuni suoi membri (senza il vapore, che scarseggia, i membri sono deboli, come dei vampiri senza il sangue di cui necessitano per nutrirsi, insomma.), ma questo non giustifica questa inettitudine da parte di un gruppo che dovrebbe dare filo da torcere agli "eroi" della situazione e che invece si ritrova in un senso unico quasi imbarazzante, dove sono SOLO loro a subire i piani "diabolici" dei protagonisti.
Essendo il seguito di The Shining, ovviamente non mancano i rimandi agli avvenimenti dell'overlook, anche se non sono particolarmente incisivi nella dinamica del racconto, ma si limitano solo ad alcuni, brevi flashback o a qualche veloce comparsa che non lascia il segno.
Le citazioni di altre opere, siano esse musicali o letterarie, si sprecano e a parte un paio di citazioni interessanti di cui ho preso nota, non ho trovato nulla di particolamente interessante. Ho tirato in ballo le citazioni letterarie o musicali perché King ci ha sempre abituati a dei rimandi più o meno interessanti, spesso spronandomi ad informarmi su un determinato autore o un determinato artista, ma questa volta no... anzi, pochissimo.
Per quanto riguarda i colpi di scena.. ci sono ma, strano a dirsi, non sono rilevanti ai fini della trama. Ovviamente non dirò nulla, ma ci tenevo a precisare che se cercare un libro con colpi di scena a go-go, questo non fa per voi.
Dunque, perché ho dato tre stelle al romanzo, che non mi è piaciuto particolarmente, invece che darne due? Semplicemente perché è comunque godibile, è una buona storia senza particolari sorprese, un discreto libro con una buona storia. Penso che King lo abbia scritto per accontentare i fans e per rispondere alle loro (a quanto pare) frequenti domande riguardanti il destino di Danny dopo i tragici eventi di cui è stato il protagonista nel suo passato; non credo lo abbia fatto per soldi, anche perché non penso ne abbia bisogno. Senza contare che King fa tanta beneficenza e che tempo fa ha chiesto addirittura al governo di poter pagare più tasse. Mi piace pensare che tenga davvero ai fans, ecco. Spero sia così. Quello che so per certo, è che le sue storie mi appassionano, anche se non tutte le ciambelle escono col buco... ma chi è quell'essere umano a cui riesce tutto perfettamente?

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Raven90 Opinione inserita da Raven90    11 Dicembre, 2015
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Abbiamo Sempre Vissuto Nel Castello

"Abbiamo sempre vissuto nel castello" è la storia di due sorelle alienate dal mondo per loro stessa scelta; di un brutto paese che punta il dito contro di loro, impaurito dalla diversità; è la storia di un omicidio, che non viene mai apertamente spiegato ma che è lì, sullo sfondo, accennato, palpabile.
L'isolamento, la paura, l'ignoranza sono i temi che Shirley Jackson ha sapientemente messo insieme nello scrivere questo breve racconto. Leggendolo si prova un senso di tristezza e pena verso le protagoniste, rinchiuse in una gabbia (la casa) e nelle consuetudini della vita quotidiana, in una routine quasi asfissiante che verrà interrotta ad un certo punto ed è da quel momento che il racconto prenderà una piega dinamica e drammatica allo stesso tempo. A nulla varranno i riti scaramantici (come ad esempio quello di appendere un oggetto ad un albero come "scudo" contro "i malvagi" del paese) della minore delle sorelle, forse la più legata alla casa.

Un bel racconto, da leggere assolutamente anche se datato (che poi l'essere datato non è un difetto, anzi). Shirley Jackson mi ha conquistato, mi ha rapito grazie alle sue atmosfere e alla sua psicologia.. perché di psicologia si tratta, alla fine: l'orrore non è quello che ci arriva dai mostri, dalle creature delle tenebre, ma quello della nostra testa.

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Romanzi
 
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Raven90 Opinione inserita da Raven90    09 Dicembre, 2015
Top 1000 Opinionisti  -  

Il Gigante Sepolto

Il tempo di re Artù è tramontato e sulla Britannia è calata una nebbia che cancella i ricordi delle persone che vi abitano. Una coppia di anziani coniugi parte dal villaggio in cui abita per andare a cercare il figlio; durante il loro difficile viaggio vanno incontro a difficoltà di ogni sorta e faranno conoscenza con altri improbabili personaggi.

Non nascondo che avevo alte aspettative per questo libro, in quanto ero fortemente attratto sia dalla copertina, molto bella e ben disegnata, sia dalla trama atipica che prometteva uno spunto di riflessione su argomenti non facili come la colpa e la memoria. Purtroppo le mie aspettative sono state in parte deluse, perché se è vero che si può arrivare ad una chiave di lettura personale sulla faccenda, è altrettanto vero che le vicende dei protagonisti e dei comprimari mal si sposano con la narrazione che l'autore ha voluto affrontare. L'autore ha narrato una buona storia, bella e fluida da leggere, ma nello stesso tempo non è stato in grado, a mio avviso, di far riflettere sulle tematiche sopra citate. I personaggi che si muovono nella storia non ricordano il loro passato a causa della nebbia e questa cosa viene spesso ricordata durante i molteplici dialoghi tra i protagonisti, ma raramente si riesce ad entrare in empatia con i loro sensi di colpa e le loro dimenticanze. E’ tutto evanescente, trasparente. Non saprei neanche bene come spiegare questa cosa, semplicemente ho trovato il tutto troppo poco approfondito. Certi stati d’animo vengono accennati, ma niente di più. Non si sentono, insomma, le emozioni, la tristezza, il dolore. Niente. Forse a tratti la fragilità dei due coniugi la si può percepire, l’amore tra i due lo si può quasi toccare con mano, ma questo non basta per far si che il tutto funzioni.
I dialoghi poi sono per lo più imbarazzanti a causa delle continue ripetizioni di concetti o di parole; parole come “Principessa”, “Marito”, “Guerriero”, “Axl” vengono ripetute non so quante volte durante i numerosi dialoghi e più volte mi è capitato di interrompere la lettura dal nervoso. E spesso capita che un concetto venga ripetuto con parole diverse anche durante lo stesso dialogo tra due o più personaggi. Un mezzo disastro secondo me. Diverso è il lato descrittivo, che lascia spazio all’immaginazione con descrizioni precise e ben scritte, a tratti evocative: questo è forse il più grande pregio del libro del giapponese.
Anche il finale mi ha lasciato un po perplesso, soprattutto quello che riguarda un paio di personaggi, ma su questo punto preferisco sorvolare per non rischiare spoiler. Sappiate solo che non tutti i capitoli del libro sono dedicati ad AXL e BEATRICE, ma nel corso della narrazione farete la conoscenza di un guerriero bretone, astuto e testardo, di un bambino misterioso e di un “sir” al servizio del compianto Artù. Tutti abbastanza caratterizzati questi personaggi, qualcuno più di altri.
Nota di merito va ai capitoli. Si, perché ad ogni capitolo corrisponde un evento, ad una tappa del viaggio dei personaggi. E’ una cosa che mi è piaciuta molto, devo dire.

Per concludere posso dire che pur con tutti i suoi difetti è un libro che si lascia leggere, una storia scorrevole e simpatica. Niente di eccezionale o memorabile, ma buona senz’altro.

VOTO: 7

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