Opinione scritta da dmcgianluca
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Attuale
La storia si ripete, cambiano le facce, gli scenari, ma la storia è sempre la stessa. Più o meno era questa l'affermazione premonitrice, frutto dell'intuizione dell'avvocato Ambrosoli a proposito delle vicende che vedevano Michele Sindona al centro di diverse attività illecite e pericolose per la società. Singolare come quest'ultimo si difendeva strenuamente, insinuando di essere vittima della persecuzione politica di uno stuolo di magistrati comunisti. Che strano.
Il libro parte improntato con un padre che scrive una lettera ai propri bambini per spiegare, con la massima cura, una storia fatta di molte sfaccettature e di complicate relazioni sociali e politiche. Il corso delle vicende talvolta si complica al punto di dover rileggere alcuni passaggi all'inizio troppo intricati, ma nel complesso è abbastanza intuitivo. Un libro prezioso, che arricchisce chi lo legge e, allo stesso tempo, consegna alla storia uomini che hanno affrontato con coraggio e rettitudine la conservazione delle regole di buona civiltà ed hanno combattuto, non con le armi, ma con la legge i furbacchioni. Dovrebbe essere normale emarginare chi devia la società per i propri interessi e invece spesso chi si pone a baluardo delle regole deve farlo con estrema determinazione e coraggio e per mantenere dritta la barra ci vuole molto, qualche volta la vita stessa.
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Incompiuto
Difficile dire bello, di certo è un libro interessante. Impossibile trascendere dal fatto che l'autore non fece in tempo, o non volle, pubblicarlo finito. Il risultato proposto da Einaudi è il frutto di un lavoro di congiunzione di un paio di racconti e di due versioni del romanzo stesso. Fatta questa premessa il libro è un viaggio nella resistenza; un viaggio romantico e fantastico fatto accompagnati da un uomo che era indubbiamente fuori dagli schemi, che ci racconta e si racconta (il protagonista era forse la visione romantica di sé stesso) attraverso un linguaggio parallelo, in parte inventato, in parte reale, con una grossa componente inglese, e un'altra in "italietto" (italiano+dialetto), che ha dato origine al cosiddetto "fenglese". Ne risente la piacevolezza della lettura, che risulta difficile, concentrata, iterativa. Ma, al contrario, il contenuto è colossale, impareggiabile, visionario.
Mi pare che ci sia tutto... buona lettura
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strizza l'occhio a Mary Shelley
Una buona copertina induce all'acquisto sconsiderato. Tutto sommato però non è male, soprattutto nella prima parte.
Il libro si divide in tre parti:
parte prima: delineamento psicologico di un mostro. Un uomo, con un passato talmente buio da non poter essere ricordato, una sorta di mostro di Frankenstein del XXI secolo, ci viene descritto bene, soprattutto sotto il profilo mentale. Ho trovato appassionante leggere di come girano i perversi meccanismi di una mente affilatissima ed al servizio del male, quali mari tempestosi imperversano sulle poche certezze rocciose di un disgraziato
parte seconda: la fuga. Il protagonista, la sua vittima ed il suo fedele scudiero si mettono in brutto guaio e sono braccati da antagonisti senza scrupoli, che si rivelano essere i veri aguzzini. La caccia all'uomo è un ingrediente principale in un thriller e l'autore svolge bene il compito.
Parte terza: l'epilogo in cui ritroviamo l'indagine introspettiva nella mente del protagonista. Il tutto si complica per le implicazioni della fuga di cui alla parte seconda ed alla fine... ora non vorrei svelare il finale, ma a me all'ultima pagina ha un po' deluso
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insomma...
Harris, solitamente svolge un compitino da bravo scolaro, inserendo i giusti riferimenti storici e insaporendo il tutto con una spruzzatina di suspance. Ciò che però non gradisco, in questo come in altri suoi titoli riferiti all'antica Roma, è la presenza di brutti scivoloni storici: non puoi inserire la parola "carta" in un libro che parla di una vicenda svoltasi prima dell'avvento di Cristo. Qualcuno potrebbe pensare che in inglese carta si scrive paper, assonante con la parola papiro in italiano e quindi potrebbe dare la colpa al traduttore. Ma quando, qualche pagina più avanti, leggi la parola granturco, hai una conferma schiacciante della poca attenzione con cui il libro è stato scritto. Poniamo il caso che il traduttore (Renato Pera) sia stato ubriaco e che abbia fatto un pessimo lavoro, anche così il romanzo non regge per la quasi assoluta mancanza di dialoghi, soprattutto in un libro che parla di Cicerone, uno che ha fatto della parola la ragione della sua immortalità. In alcune parti, poi, lascia alcuni argomenti in sospeso: dice che Cicerone convinse il senato di una sua opinione con un discorso, e poi non lo racconta (anche sinteticamente). Insomma, troppi buchi, troppe parentesi.
Per uno abituato a Ken Follet, Wilbur Smith, John Grisham ed altri autori della stessa risma sarà un capolavoro. Per me, che sono un fastidioso pignolo e che amo i rompicapi, è una favoletta da bimbi
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- sì
- no
da sorbire a piccoli sorsi
Questo libro è come un liquore molto forte, va consumato piano. Per fortuna la lunghezza dei capitoli è molto breve, perché a leggere di un botto quaranta o cinquanta pagine ci vuole molta determinazione. Non avete idea, voi che dovete ancora leggerlo, quale valore ha questo immenso, reale, sconvolgente racconto. Non abbiamo idea, noi occidentali, frustrati dal dubbio se mettere la giacca blu sui pantaloni neri sia sconveniente, di che cosa significa tirare un risciò per tutto il giorno, guadagnare 2 euro e darne metà agli strozzini, ai poliziotti corrotti, ai padroni e con il resto dar da mangiare ai nostri figli. Non abbiamo idea di che cosa vuol dire avere fame, quella vera; non avere letteralmente nulla e però saper essere lo stesso felici quando c'è una festa.
Questo libro ti trascina in un turbine di miseria, di sporcizia, di soprusi, di tutte le cattiverie del mondo, ma come spesso accade, il peggio va a braccetto con il meglio ed ecco che in una bidonville devastata letteralmente da fiumi di merda una bambina mette un fiore fresco tra i capelli; oppure chi non ha nulla è pronto a donare tutto per gli altri, per solidarietà. Un detto indiano dice che ciò che non è donato è perduto e queste persone applicano alla lettera questa massima.
E' bellissimo.
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I ghiacci che scaldano il cuore degli uomini
London ci racconta una storia sicuramente ispirata alla sua vita avventurosa in giro per il continente americano di ormai ben due secoli fa.
E' incredibile come, in luoghi desolati dove il Silenzio Bianco copre e ferma tutto in una morsa da sessanta gradi sotto lo zero, le passioni degli uomini siano più forti e i cuori si scaldino in una lotta senza esclusione di colpi, verso la sopravvivenza e la supremazia del più forte.
Protagonista assoluta è la natura, impersonata dall'animale più plasmato dall'uomo, ma che, se sfidato, è capace anche di uccidere. Per amore, per istinto, perché la natura serve l'uomo, ma è lei la più forte.
Un grande romanzo d'avventura, roba d'altri tempi. Suggestivo, appassionante, vivo, crudo e allo stesso tempo romantico. Anche se è indicato come lettura per giovanissimi, non perde il suo fascino nemmeno se lo si legge quando si è un po' meno ragazzi.
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Conclusione sofferta
All'inizio del libro l'autore dichiara che questo è un libro a sé, che può esser letto senza conoscere i precedenti. A mio avviso non è così: si tratta del capitolo conclusivo della saga di fantascienza più famosa e, forse, della più bella. Tuttavia, proprio perché si tratta di un capitolo, questo libro poteva stare tranquillamente in 150 pagine, e non 500. Passate le prime 100, il libro si trascina faticosamente, senza un vero timone che ne guidi la trama; manca quel senso di curiosità che spinge il lettore fino alla fine e manca lo stupore che l'Asimov dei bei tempi sapeva suscitare.
Voto 2 su 5 quindi, ma una stellina in più se la guadagna nel finale in cui si ritrova il caro vecchio Asimov che rimette tutto in discussione ad ogni volta pagina.
Buona lettura
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Declino e Caduta dell'impero galattico
La quadrilogia in questione racchiude mezza vita dell'autore più famoso di fantascienza. L'altra metà, come tutti sanno, è occupata dal ciclo dei robot, altra imperdibile saga ambientata in un tormentato futuro.
Il ceppo centrale dell'opera è costituito dai primi tre episodi, scritti nei primi anni '50, all'età di 21 anni. Liberamente ispirata all'opera dello storico del settecento Edward Gibson, intitolata "Declino e caduta dell'Impero Romano", la trilogia racconta una storia estremamente "possibile", in cui il tutto è analizzato con il consueto stile logico e razionale di Asimov. Non troverete effetti speciali in questi primi tre libri, ma estrema umanità. Asimov sceglie consapevolmente di non popolare il futuro da esseri alieni, ma solo da umani, con i pregi e i difetti della loro specie. Ed è questa la grande genialità: un futuro caratterizzato da vecchie peculiarità, le quali si manifestano magnificamente nei protagonisti di una storia imperdibile. Nei primi tre episodi l'autore si guadagna un posto nell'olimpo degli dei letterari, ma è con il quarto (scritto trent'anni dopo i primi tre) che la sua grande mente raggiunge una suprema maturità, conferendogli l'immortale fama di governatore supremo della galassia degli scrittori di fantascienza.
Per completare il ciclo bisognerebbe leggere anche un prequel (Preludio alla Fondazione) ed un sequel (Fondazione e Terra). Io, pazzo, l'ho fatto e vi assicuro che queste due opere, pur essendo molto ben fatte, non raggiugono i livelli della quadrilogia. Si vede chiaramente che sono staei scritte come prodotti commerciali.
Naturalmente, quando avrete letto questo libro non potrete rinunciare a leggere il ciclo dei robot, sarà come una droga e anche li...
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Fantascienza e non solo
Mai mi era capitato in un libro di fantascienza di provare fisicamente le sensazioni dei protagonisti, neanche in maestri come Asimov. In Dune l'aridità di Arrakis si espande oltre le pagine e ti fa sentire la gola secca. Come le più belle storie della fantascienza, questa si sorregge non sulle funamboliche diavolerie tecnologiche, ma sugli sconfinati orizzonti dell'immaginario. Arrakis, il pianeta arido, dove gli abitanti indossano tute che recuperano, distillando, ogni liquido espulso dal corpo. Dune, il libro che quando lo leggi senti la sensazione di quella tuta che aderisce viscida al corpo, per recuperare il sudore. Paul Arteides, l'eroe che si muove con la classe di un cavaliere medievale, in un mondo in cui a farla da padrone non sono le astronavi, ma lo spirito di adattamento dell'essere umano, che, fin dalla preistoria, è stato il motore della civiltà. Ma anche della guerra.
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Beevor sa scrivere !
Mi era piaciuto anche Stalingrado e questo libro conferma la qualità dello scrittore.
Bisogna tener presente che si tratta di un libro di storia militare, quindi spesso fai fatica a seguire tra le righe le decine di armate, battaglioni, corpi, compagnie eccetera eccetera. La bravura di Beevor è quella di non perdere mai di vista gli aspetti umani delle vicende, anche quelli brutti.
Il racconto, quindi, è sì scrupoloso, dettagliato, come si conviene ad un libro di Storia, ma anche "colorato" ed emozionante in certi punti. In senso generale: umano.
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Caso raro
Inevitabile il confronto con il film che si ispira a questo libro.
Nel film si coglie l'atmosfera cupa, tenebrosa, malinconica del libro, pur epurandolo da quelle sensazioni di noia che a volte la malinconia induce. Quello che esce è un'opera che, come succede rarissimamente, supera il libro in quanto a capacità di catturare.
Non a caso, come è successo alla maggior parte dei lettori, io ho saputo dell'esistenza di questo libro solo dopo aver visto il film.
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le porte... sul retro
Il romanzo storico è il più difficile da digerire, perché più di tanto non puoi inventare, la storia è li che ti guarda come una professoressa esigente. Molti autori si divertono e divertono il lettore con uno stile letterario impeccabile. Altri mettono in evidenza il grande spessore dei personaggi (reali o no) con il raccontare l'intelligenza che ha portato alle importanti decisioni del passato. Altri ancora raccontano storie che si incrociano solo marginalmente con la Storia, ed allora inventano liberamente. In questo libro non ho incontrato niente di tutto questo, quindi non mi è rimasto nulla, se non la sensazione di aver buttato via qualche ora del mio tempo.
Stile: piatto, sciatto ed insipido
Contenuto: 60% violenza; 30% fatti totalmente fuori tema; 5% descrizioni; 5% sesso.
piacevolezza: visti gli altri due ... fate un po' voi.
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Moderno storico
Finalmente un romanzo storico dove i personaggi non sono delineati come eroi senza macchia e senza paura, ma come uomini.
Dentro, la storia di una città: Qart Hadasht, Carcedonia, Cartagine. Splendida realtà moderna e dinamica in un mondo dove lo strapotere militare di Roma schiacciava tutto e tutti.
L'autore, un tedesco, cura con teutonica precisione i riferimenti storici, i nomi di luoghi e personaggi e le descrizioni. Alla fine c'è anche un'appendice per spiegare quali sono stati i ragionamenti che hanno portato ad usare alcuni termini piuttosto che altri. Malgrado la meticolosità il racconto risulta scorrevole, i dialoghi brevi, le descrizioni fruibili; ecco perché dico che il tutto è scritto con un linguaggio moderno.
Al centro Annibale, un uomo di una saggezza infinita, di un valore inestimabile, di un genio che risulta troppo avanti anche per la seppur libertina Cartagine; che genera invidia negli uomini della mediocre classe politica della città.
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Piacevole avventura
Come sempre questo autore, che è un professore di Storia, ci conduce passo passo in un'avventura scritta con tecniche di alta scuola. Lo stile è essenziale e scorrevole, e la trama scende giù fluida e saporita come un buon vino. Come tutti i romanzi storici dovrebbe esserci un' avventura frutto della fantasia su uno sfondo storico, ma la prima delle due non brilla particolarmente per originalità e pathos, come qualcun' altro ha già scritto nella sua recensione. Un buon compito, nel suo complesso, ma spicca di più l'aspetto storico. E anche qui però mi sento di sollevare una piccola critica: le distanze, al tempo degli antichi romani, si misuravano in piedi,cubiti, stadi e miglia, e non in centimetri,metri e chilometri.
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Poetico
L'ABC della fantascienza è costituito da Asimov,Bradbury,Clarke, di cui il secondo è quello più poetico; non a caso cita spesso nei suoi racconti Edgar Alan Poe. La parola fantascienza è costituita da due termini: fantasia e scienza; ma per Bradbury, forse, questo termine non è completo. In Asimov troviamo uno stile scientifico, alla Doyle, in cui il racconto è un perfetto meccanismo che stimola il ragionamento, la logica. La fantasia si applica alla tecnologia supersviluppata del futuro.
In Clarke si prova a volare con la fantasia in tempi talmente lontani dal nostro da essere forse improbabili, ma anche piacevoli per le domande che ti lasciano.
In Bradbury i racconti sono carichi di suggestioni di poesia cupa, che si insinua nelle crepe dell'umana imperfezione, svegliando paure ancestrali ben nascoste nel subconscio.
I terrestri che popolano questo romanzo sono l'archetipo dell'americano medio degli anni '40, tradizionalista, discendente dei pionieri del vecchio west, razzista e bigotto. Poi ci sono i marziani, che non sono mostri orribili con teste enormi e tentacoli elettrificati, ma sono esseri umanoidi, che però vivono in civiltà molto più evolute della nostra. Per evoluzione non si intende tecnologia, ma civiltà nel senso più nobile del termine. Particolarmente bello è il racconto in cui un padre missionario cerca di contattare dei marziani per liberarli dal peccato, ed invece ne riceve insegnamento, scoprendo che essi vivono già in uno stato di beatitudine divina.
Molto bello
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poco romanzo, molto sangue
Lo stile molto scarno, quasi da rapporto poliziesco, rende il libro una sterile serie di avvenimenti collegati da un filo molto intrecciato. Personalmente non ho gradito questo tipo di scrittura in quanto essa non permette spazio alla benché minima immaginazione. I personaggi non sono delineati a sufficienza e molte delle loro azioni rimangono inspiegate. D'altro canto, la sequenza telegrafica delle frasi permette, in seicentosessanta pagine, di racchiudere una considerevole quantità di eventi; molti contenuti quindi, ma poco "raccontati".
Nel complesso il libro si è lasciato leggere con facilità e mi è discretamente piaciuto, se non altro perché tratta argomenti storicamente molto interessanti e con una voce decisamente fuori dal coro, "politically INcorrect". Nel libro si scava (non so quanto frutto della fantasia e quanto realtà) nelle oscure pieghe della storia scritta e diretta da uomini pubblicamente irreprensibili, ma sporchi dentro, e da uomini molto sporchi fuori e cattivi fino all'osso dentro. E' la storia di un America che ha affondato il proprio sogno nelle bassezze del cinismo, del ricatto, del delitto e del crimine organizzato (molto bene peraltro).
Buona lettura.
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Lotta
Secondo la mia modesta opinione due sono le voci predominanti della lotta al segregazionismo negro in America, durante gli anni '60: Martin Luther King Jr. e Malcolm X. Due personalità completamente diverse, accomunate dallo stesso obiettivo: sconfiggere il razzismo in America. Il primo di questi personaggi è passato alla storia come il più "politically correct", il secondo è stata la voce della lotta nel senso stretto della parola. In questo libro Malcolm X racconta in prima persona tutta la sua vita, una vita che è stata intensa dall'inizio. Uno di quegli uomini animati da un'energia fortissima che, se fosse stata impiegata bene dall'inizio, avrebbe potuto concludersi con grandi soddisfazioni ed in pace. Invece sappiamo tutti come andò a finire. Malcolm X ricorda quando, quindicenne e molto bravo a scuola, andò dal suo professore a confessargli che avrebbe voluto diventare avvocato; questi, con una bella risata, lo consigliò di lasciar perdere certi sogni e diventare falegname. Da qui un senso di ribellione che, in un animo forte come il suo, non poterono che sfociare in comportamenti pericolosi. Divenuto delinquente a tutti gli effetti finì per ritrovarsi in galera, ma fu fortunato, perché capitò in una struttura moderna, in cui realmente si credeva in una riconciliazione degli animi più deviati con la società. In carcere l'incontro con l'islam; la ripresa degli studi nella fornitissima biblioteca del penitenziario; la riconquista della libertà e l'inizio di una nuova vita, come dirigente di una organizzazione per la lotta contro il segregazionismo.
Non ve lo racconto tutto perché vi toglierei l'emozione grande che si prova a leggerlo. Anche se nelle biografie sai già la fine è il durante che regala momenti di vera speranza che tutto abbia avuto una fine diversa, che la storia possa scrivere un nuovo capitolo per Malcolm.
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Forsyth: una garanzia
Come sempre Forsyth utilizza tecniche di spinaggio vere per muovere personaggi di fantasia. Il tutti in una armonia realistica perfetta.
Scrivo questa recensione ben sapendo che, per le spy story, sono di parte, nel senso che è il mio scrittore preferito quando voglio un libro che mi dia azione, thrilling ed un certo grado di piacevolezza; senza però strafare in racconti di superuomini invincibili.
Come tutti i libri di Forsyth, anche questo inizia portando avanti diverse trame apparentemente isolate tra loro e, a circa metà libro, i pezzi vanno a collimare in un mosaico piacevole e ben lavorato, per compiacere il lettore che ama l'intelligenza con la quale il racconto si snoda e si riannoda di volta in volta.
Stiamo sempre parlando di libri senza alcuna pretesa di essere capolavori della letteratura. Qui non ci sono interpretazioni filosofiche o psicologiche di sorta, fa parte di una letteratura leggera, anzi leggerissima. Ma la piacevolezza è innegabile.
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Così così
L'animo di Valerio Massimo Manfredi è intriso della travolgente forza poetica degli eroi cantati nell'Odissea, nell'Iliade e nelle altre grandi, immortali, opere dell'età classica. Sfortunatamente per lui, questo non si sposa con le esigenze del lettore del terzo millennio. Noi gente moderna apprezziamo la concretezza e arricciamo il naso quando qualcuno dà vita ad una storia ambientata ai giorni nostri, ma con personaggi disegnati come epigoni di Ulisse, Achille, Perseo e gli altri.
Questo romanzo sembra discostarsi dallo stile consueto dell'autore, perché, di fatto, è un thriller ambientato fra gli anni '70 e '80. All'inizio tutto sembra ben architettato ma poi inevitabilmente comincia ad assumere i tratti di un odissea in chiave moderna. Chiave che forza molto ad "entrare nella toppa". Ne esce un patchwork poco godibile e scarsamente credibile.
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Il Gattopardo
Stilisticamente perfetto, scritto in un linguaggio carico di poesia malinconica e capace di evocare immagini di un passato molto attuale. Tomasi di Lampedusa è abilissimo a descriverci i difetti della sua terra così bella e così dannata. Dove gli abitanti, dopo venticinque secoli da conquistati hanno sviluppato una serie di meccanismi infallibile che impedisce il cambiamento. Tutto è racchiuso nella famosa frase "se vogliamo che tutto rimanga com'è bisogna che tutto cambi", ma questa è una sintesi estrema.
Ciò che più mi piace di questo libro è la sua delicatezza e la sua raffinatezza d'altri tempi. D'altri tempi solo lo stile, perchè i difetti della società che ci descrive, sono gli stessi di cui ci lamentiamo oggi e che ahime, non abbiamo ancora aggiustato. Questo ci biasima, perché almeno una volta avevano stile e raffinatezza, adesso manco quello.
Voglio citare un passaggio che mi ha colpito profondamente:
"Ancora una volta il Principe si trovò di fronte ad uno degli enigmi siciliani; in questa isola segreta, dove le case sono sbarrate e i contadini dicono di ignorare la via per andare al paese nel quale vivono e che si vede lì sul colle a cinque minuti di strada, in quest'isola, malgrado il suo ostentato lusso di mistero, la riservatezza è un mito."
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bizzarri questi adulti
L'ho letto che ero già grande ed è stato amore a prima vista. Sull'amore non si può ragionare, dunque potrei scrivere centinaia di righe senza dare nessun valore aggiunto. Dico solo questo: ne leggo spesso tratti a mia figlia (3 anni) prima di andare a nanna e lei, che non sa ancora leggere, non fa che chiedermi di rileggerlo. Questo vuol dire che la poesia di questo libro è inspiegabile con le regole della ragione.
O si ama o no, ma gli adulti sono bizzarri a volte e ad alcuni non è piaciuto. Potrei pensare che forse non lo hanno capito, ma qui non c'è nulla da capire, dunque penso che non l'hanno percepito.
Amo questo libro perchè è un sogno, e come tutti i sogni c'è ma non esiste. E ognuno si tiene il suo.
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Tecnicamente perfetto
Un libro scritto con un uso impeccabile delle collaudate tecniche di scrittura del romanzo d'avventura. Perfettamente godibile da tutti, in qualsiasi occasione e piacevolissimo in tutte le sue 600 pagine. Una trama ben congegnata quindi, che scorre su un filo ben teso e pungente, in cui il lettore si immerge totalmente. Ogni tanto, quando la tensione cala, l'autore dà qualche indizio a sviluppi che si concretizzano solo dopo parecchie pagine. Questo meccanismo rinverdisce la curiosità del lettore e ti invoglia a leggere. Quello che non mi è piaciuto è la semplicità con la quale si compiono degli spiacevoli strafalcioni. Si può soprassedere sul discutibilissimo fatto che il protagonista narratore Taita è folosofo, architetto, medico, poeta, scrittore, soldato, ingegnere e ... Leonardo ? Un dilettante. Questo travolgente fenomeno di intelligenza si trova, intorno a pagina 100, a mettere in scena a teatro la nascita della dea Iside; ebbene, lui usa il "cartone" per comporre le scenografie. Ma non siamo nell'antico Egitto ? Conoscevano la carta ? Forse è un problema di traduzione, ma la dottoressa Rambelli è brava e non credo che sia opera sua. Altra chicca a pagina 388: gli antichi egizi non conoscevano i cavalli, almeno fino a quando popoli invasori non li hanno portati al seguito dei propri eserciti. Il nostro bravo Taita, appena li vede, sa già che si chiamano cavalli. Ah Però !
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Enigmatico
John Le Carré ha uno stile avvolgente, enigmatico, molto raccontato che, a volte, può essere impegnativo. Dunque, nonostante questa sia una spy story, assume spesso le caratteristiche di una narrativa più impegnata. Nel libro abbiamo personaggi camaleontici che cambiano carattere e comportamenti attraverso passaggi sofferti di personalità. Non esiste un confine netto tra buoni e cattivi e questo rende il racconto molto ricco di situazioni ambigue e buone ragioni da entrambe le parti. Ci vuole un po' di pazienza per portarlo a termine perché capita sovente che, letto un certo numero di pagine, si abbia la sensazione che non sia cambiato nulla o quasi nel progredire della trama. Si passa velocemente da amare un personaggio per la sua correttezza morale ad odiarlo per la disinvoltura con cui uccide. Questo alternarsi di sentimenti dura fino alla fine in cui ... non ve lo dico.
Lettura consigliata, anche se mi sento di dire che questo non è uno di quei libri che ti lascia addosso la voglia di rileggerlo appena hai un attimo.
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Importante
E' sempre difficile recensire un libro di storia, soprattutto quando si parla di guerra. Sì perché non puoi dire che è bello o che ti è piaciuto, si parla inevitabilmente di morte. Tuttavia questo è un ottimo libro dove il resoconto storico si accompagna alle vicende umane che lo hanno caratterizzato. Il termine che affiora più spesso è "totale": totale è la guerra combattuta a Stalingrado, con il totale impiego di uomini e mezzi, estratti da tutti i ceti sociali e con lo scopo del totale annientamento dell'avversario. Solo regimi totalitari potevano permettersi di muovere così tanti esseri umani fino alla distruzione totale di se stessi o del nemico. Totale è stato il ribaltamento della situazione che vedeva, prima i presupposti per la realizzazione delle folli idee del dittatore germanico, poi il crollo di un esercito che si era spinto oltre i suoi limiti. In questo immane e assurdo disastro molte vite sono state interrotte tra indicibili sofferenze. Un interruzione non netta, ma implacabilmente lenta e costellata di sofferenze, che si è realizzata attraverso le inevitabili sfumature del comportamento umano, con episodi di grande eroismo, ma anche di sfrenata malvagità.
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Petacco a scuola !
"Alla fine di un conflitto le menzogne dei vinti vengono smascherate, quelle dei vincitori diventano storia"
Detto questo (citazione dalla prima pagina), c'è poco da aggiungere alla breve descrizione che si fa di questo libro in copertina, che peraltro è una delle più veritiere che abbia mai incontrato. Petacco dà sempre a Cesare quel che è di Cesare, raccontandoci la storia partendo dagli uomini che ne sono stati i protagonisti, con le loro glorie e le loro ombre. Un ritmo di scrittura serrato ed uno stile asciutto rendono il tutto molto magnetico. Sembra un romanzo, ma non lo è. Equilibrato nei giudizi e privo di retorica restituisce attualità a fatti avvenuti tanto tempo fa.
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Sufficiente
Al contrario di altri romanzi di Forsyth questo non ha la solita indiscutibile verosimiglianza. Abbastanza credibile direi, ma non stucchevole. Si tratta comunque di un ottimo racconto in cui non ci si perde certo in chiacchiere e la lettura scorre veloce. Nella prima parte del romanzo ci si deve adattare all'alternarsi frequente di due piani temporali distinti, uno prima della caduta del muro ed uno dopo. Verso la metà il primo racconto nel racconto raggiunge rapidamente il secondo e poi la storia procede lineare. E' il finale che non mi ha convinto... boh ?
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PECCATO
I presupposti per un romanzo avvincente c'erano tutti: III sec. d.C., Roma è in agonia e, come una belva ferita a morte, vibra fendenti terribili con la forza della disperazione, ma ormai il tempo delle vittorie è finito, il medioevo è alle porte.
In questo cupo ed intrigante scenario l'autore inserisce una storia d'amore da collana harmony, correlata da episodi di contorno improbabili. Un cocktail di banalità che mi ha tediato fino a cedere alla tentazione di saltare a piè pari diverse pagine, per arrivare all'epilogo scontatissimo di questa storia inconsistente.
Peccato, peccato davvero perchè avevo letto il terzo di questa serie e mi era piaciuto molto. Molto più verosimile e condotto con grande intelligenza.
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Niente è ciò che sembra
Forse è perchè nella vita mi occupo di informatica che ho amato particolarmente questo libro. Il protagonista, come un novello Poirrot, analizza con il potere della logica e della matematica il misterioso enigma della scomparsa della sua ragazza. Enigma è anche il nome della macchina usata dai tedeschi in tempo di guerra per crittare i messaggi. Il romanzo quindi ci porta in un mondo in cui i computer sono solo dei grossi armadi rumorosi e pesanti, che eseguono un processo alla volta, con l'ausilio di diavolerie elettromecchaniche. Preistoria informatica.
Come in altri romanzi di Harris, la trama è condotta con grande intelligenza ed il filo conduttore della storia si appoggia sempre sul presupposto che niente è ciò che sembra.
Più che thriller lo definirei romanzo storico, infatti, sebbene i personaggi siano di pura fantasia, l'ambiente e le vicende sono tratte dalla storia reale.
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Così così
Così così... è questa la prima opinione che mi sono fatto già a metà libro. Un indagine insidiosa su un incidente aereo che si dipana fra mille tecnicismi che rendono la trama ben adatta al nome della sua protagonista: Singleton, monotòno.
Verso il finale la scena si anima un po', ma niente di che.
Un'altra caratteristica che ho trovato poco piacevole è l'uso sfrenato di espressioni volgari, tipica degli scrittori statunitensi. La volgarità del linguaggio è appiccicata ai personaggi più subdoli del racconto per evidenziarne la bassezza morale, ma a me piacciono i libri scritti bene e, credo, per delineare un cattivo che si rispetti, le bestemmie non danno valore aggiunto. Non sono un puritano anzi, sono praticamente ateo; solo mi piacciono gli scrittori dallo stile elegante.
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che finale ....
L'ho letto diverso tempo fa e l'ho poi prestato con il desiderio che non tornasse più indietro, grazie al cielo il desiderio si è avverato.
Mi piaceva leggere Dylan Dog qualche anno fa, ma perlomeno quello era un fumetto e qualche strampalata soluzione ce la si poteva aspettare.
Del libro salvo solo l'ambientazione, Roma ha sempre il suo fascino, ma la trama è una discesa inesorabile verso un finale di una banalità a dir poco disarmante.
Una perdita di tempo.
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bellissimo
"Ragazzino! Se non la smetti di fare chiasso ti faccio venire a prendere dal taubob", l'uomo bianco. Così le mamme dei villaggi dell'Africa occidentale spaventavano i bambini più discoli nel tentativo di farli smettere. Eravamo nel '700.
Difficilmente do il massimo dei voti ad un libro, ma questo è uno di quelli che ti attraversa l'anima come un brivido e trasuda sentimento da tutte le pagine. Durante la lettura ho avuto spesso gli occhi lucidi, cosa che mi succede raramente, mentre assistevo inerme alle inenarrabili crudeltà subite dai neri d'America; privati del bene più prezioso di un essere vivente e fatti schiavi, in nome della cosiddetta "civiltà".
Assolutamente da non perdere.
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Una Russia diversa
Robert Harris e' uno storico e, come molti suoi colleghi che si prestano alla narrativa, ha uno stile di scrittura interessante ma piuttosto lento. Sopperisce a questa lacuna regalandoci pagine di interessantissimi argomenti poco approfonditi in altri testi. Benchè sia un romanzo ( e va preso come tale ) ne esce una Russia che non conoscevamo. Una Russia che non si può più chiamare "madre" perchè ha dimenticato i suoi figli, lasciandoli orfani del proprio passato. Un popolo che, nella ricerca disperata di una libertà che gli è sempre stata negata, finisce per fare incetta della peggiore merce occidentale: prostituzione, droga, alcol. Un popolo che, perdendo i propri riferimenti sociali di colpo, si trova a brancolare in un mondo cinico, in cui i più forti scrivono le regole, spesso più dure di quelle appena cancellate.
Bello, una buona lettura, interessante. Probabilmente, se sapessi leggere in lingua originale, un punticino in più allo stile lo potrei dare; perchè si sa, per quanto bravi possano essere i traduttori, la penna non è mai quella originale.
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tensione "fredda"
C'è un aggettivo che accomuna tutti i libri di Forsyth: verosimile. I romanzi di questo autore non sono popolati da macho-men con i bicipiti extrasviluppati, ma sono costellati di persone dall'aspetto comune; giacche di tweed e pantaloni di velluto per gli uomini, normalissimi tailleur per le donne. Queste persone non hanno il grilletto facile, ma un acutissimo spirito d'osservazione, discrezione e tanta tenacia nel seguire una "pista". Detta così sembrerebbe che il libro sia noioso, invece il pathos c'è ed è una tensione "fredda", che deriva dalla meticolosità con cui l'autore ci spiega i dettagli del "mestiere" di spia. Tutti gli accorgimenti con cui i buoni non "bruciano" una buona preda, tutte le sottigliezze che l'organizzazione adopera per mantenere la massima segretezza e per trarre ottimi risultati anche con l'inganno.
Riguardo alla trama specifica di questo romanzo, senza svelare nulla, dico che la caduta del muro di Berlino ha segnato la netta fine di un epoca buia per l'umanità. Inevitabilmente però, qualche vittima l'ha lasciata sul campo: le migliori spy-story di sempre. Forsyth è uno che in questo genere è un maestro e questo è uno dei suoi maggiori successi sul filone guerra fredda. E' un romanzo dalla tensione gelida come la neve dell'URSS, silenzioso e penetrante. Un piccolo capolavoro.
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avventura affascinante
Proprio in gamba questo Stefano Di Marino, con uno stile di scrittura secco ed incisivo ci porta in un percorso narrativo ricco di insidie e cambi di direzione repentini. Unico piccolo neo è che le ferite si rimarginano un po' troppo in fretta, così un uomo a cui sono state rotte due costole a suon di calci dopo tre o quattro giorni è in grado addirittura di scalare una parete di rocca... Rambo avrebbe detto: "non ce la posso fare". Ma in un romanzo d'avventura fine a se stesso qualche superpotere lo si può anche concedere. Il libro si legge con estrema disinvoltura e regala ore piacevoli al centro delle imprese funamboliche dei protagonisti.
Girando un po' per la rete ho scoperto che Stefano Di Marino ha scritto decine di romanzi tutti più o meno sullo stesso filone. Malgrado sia, a mio modesto avviso, superiore a molti blasonati autori stranieri dello stesso genere, a Di Marino non è mai stato concesso di entrare nel tempio dei bestsellers. E' curioso che se sei un autore italiano, per vedere i tuoi libri impilati in gigantesche piramidi nelle librerie, o sei un vulcano di sovrannaturale sapienza come Eco, o vieni considerato alla stregua di un fumettista.
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Romantico
L'uso impeccabile della lingua italiana fa di Valerio Massimo Manfredi uno degli autori che preferisco dal punto di vista della piacevolezza nella lettura. Con il suo stile intriso della poesia propria delle grandi opere dell'epoca classica, Manfredi ci porta in un tempo lontano, in cui la vita degli uomini era dura come la pietra con cui essi erigevano magnifici templi, dove il destino di un uomo correva sul filo sottile della spada che egli era costretto ad impugnare. Sullo sfondo di questa storia: l'impavido Leonidas, figlio e Re dell'implacabile ed austera Sparta; l'intelligente Themistoklès, abile ammiraglio della flotta della saggia e raffinata Atene; Serse, il grande Re, elevato per volontà divina a monarca assoluto e soprannaturale guida dell'immensa e sfarzosa Persia. E poi Maratona, le Termopili. Epico.
E' proprio per la grande abilità di raccontare dell'autore che, nonostante il contenuto non particolarmente ricco, mi sento di consigliare la lettura. La trama non è di quelle sconvolgenti, gli episodi si susseguono in maniera lineare e prevedibile, ed il ritmo è molto "soft".
Buona lettura
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storiografia
Più che un libro di storia questo è un resoconto storiografico. Un testo scritto per chi conosce già la storia e vuole un approfondimento; lo dimostra il fatto che già alla ventesima pagina l'autore svela il finale. Come in molti altri libri di storiografia, l'autore spesso non segue l'ordine cronologico degli eventi e, per spiegare certi episodi, li mette a confronto con altri successivi. Barbero è, grazie al cielo, uno dei massimi esperti di storia medioevale che abbiamo in Italia, una vera istituzione vivente; arricchire la propria cultura con un suo testo è certamente un atto di grande pregio, ma, ahimè, lo stile di scrittura è a dir poco soporifero. Fa impressione la sequela di cifre: si elencano le armi, gli equipaggiamenti, i soldati raggruppati nei vari corpi, le misure degli scafi, le tecniche di arruolamento eccetera.
Un libro indicato per chi studia storia e per chi è veramente appassionato, perditempo astenersi.
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Una storia vera
All'inizio l'autore dichiara che tutto quanto raccontato nel libro corrisponde a verità. La stesura ha subito varie rielaborazioni, sotto indicazione dei protagonisti, prima di essere pubblicata.
Fatta questa premessa c'è da dire che la penna è quella di Ken Follet, ed in gran forma, aggiungerei. Il susseguirsi degli eventi, l'intreccio dei piani temporali e la descrizione dei personaggi sono estremamente coinvolgenti. Le pagine scorrono veloci e si vorrebbe arrivare subito alla fine. Follet è un maestro del romanzo d'avventura, pertanto la suspance è garantita, gli episodi ti fanno sperare che tutto stia volgendo per il meglio, per poi ripiombare nell'ignoto al paragrafo successivo. Sedetevi e respirate profondamente.
E' una storia di coraggio, intraprendenza, audacia, improvvisazione, tenacia, generosità, spirito di corpo e amicizia. Una storia di uomini che hanno rischiato la vita per salvare i propri amici. E' come fare qualche giro su una macchina di formula uno.
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recensione doppia
In realtà per scrivere una recensione seria di questo libro avrei dovuto farne due, una appena letto ed una dopo aver visto il film e la prima serie su SKY. Proviamo:
Recensione 1, appena letto il libro:
L'ho letto nel 2006 e, nonostante il tempo sia passato, la storia ed i personaggi mi sono rimasti abbastanza impressi nella mente, segno che qualcosa mi ha lasciato. E' una storia piuttosto avvincente, scritta bene, con frasi corte e taglienti. Bene e male si intrecciano, poi si odiano, poi si ritrovano e si mischiano; tanto che, a volte, fai il tifo per la parte sbagliata. C'è pathos e le situazioni sono abbastanza verosimili. Io sono del '73 e sono cresciuto in un quartiere adiacente alla famosa magliana, dove la banda spadroneggiava negli anni in cui io ero un adolescente. Ricordo con chiarezza impressionante il clima che si respirava allora e la presenza invisibile ma concreta di una criminalità che faceva parte del tessuto sociale della Roma in quegli anni. Complessivamente, quindi, voto 4/5 all'opera.
Recensione 2, dopo aver visto la trasposizione cinetelevisiva:
La versione data in televisione è fedele al libro, quella al cinema un po' meno. Quello che fa paura però è che i protagonisti erano dei criminali senza scrupoli che meritavano la fine che si sono scelti (si sono ammazzati fra loro) eppure, con la faccia che hanno al cinema, sono diventati una specie di eroi, forse perchè il "bello e dannato" ha sempre il suo fascino. Peccato che il crimine non è dannazione solo per gli uomini che lo esercitano, ma soprattutto per la società.
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Sequel ben fatto
Inevitabile il confronto con il primo libro di questa serie: Una giornata nell'Antica Roma, dello stesso autore. In questa nuova opera è stato fatto un lavoro di ampliamento ed Alberto, in un certo senso "ci ha preso gusto". Parlo unicamente dello stile di scrittura, nel primo era scarno, diretto, mentre qui si nota un certo impegno volto a dare corpo al testo. Tuttavia il guizzo del narratore manca e forse, a livello puramente estetico, era meglio il primo.
Ciò non toglie che è un ottimo lavoro, soprattutto dal punto di vista dei contenuti, qui si attraversa tutto l'impero romano nell'epoca in cui era al culmine del suo splendore e lo si fa con l'occhio dell'archeologo. Angela, professionalmente parlando, ha un validissimo passato come paleontologo, mestiere in un certo senso simile all'archeologo. Questo fa sì che nel libro emerga netto il lavoro di centinaia di ragazzi e ragazze che, mossi da un enorme passione, svolgono un lavoro incessantemente meticoloso, lungo e paziente. Tutto per riportare alla luce reperti che, dopo tanti secoli di oblio, tornano a "parlare" di sè e di un passato lontano, ma allo stesso tempo estremamente vicino a noi. Angela fa i nomi di queste persone, trasmettendoci così il loro amore per la scoperta che, come la felicità, avviene rarissimamente e dopo tanta, tanta pazienza.
Fortemente consigliato: è un libro piacevole e diverso dai classici libri di storia. Non si ricostruisce solo il passato, ma gli si dà una forma concreta, fatta di oggetti quotidiani, cibi, odori, bellezze e crudeltà del tempo.
Bravo !
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rinascimento ?
Altre volte ho apprezzato la qualità di Spinosa di rendere il racconto storico scorrevole e privo di tutti quegli aspetti tediosi dei libri di storia più classici. Ma questa volta, vuoi per la complessità degli eventi raccontati, vuoi per la numerosità dei personaggi in gioco, questa sintesi risulta troppo magra. Tuttavia, mantenendo un punto di vista prospettivo, si trae una valida recensione di un'epoca, quella rinascimentale. A scuola ci avevano appena accennato ai lati oscuri degli anni a cavallo tra il '400 ed il '500; in questo libro si trova un quadro più completo. Siamo abituati ad associare il rinascimento alle opere che hanno consegnato eternamente alla storia coloro che le hanno realizzate: Michelangelo, Leonardo Da Vinci, Raffaello, Tiziano, tutta gente che ha reso il nostro Paese patrimonio dell'umanità in quanto ad arte.
A fianco di questi monumenti umani hanno vissuto i Borgia, anche loro massima espressione di un epoca in cui, si è detto: "al centro dell'universo torna ad essere protagonista l'uomo". Certo, ma non l'uomo in quanto essere umano, quanto individuo inserito in un ambiente in cui vige la legge del più forte. E del più cinico, aggiungerei. Individualismo estremo, bassezze, sotterfugi, torture, veleno, sono gli ingredienti che compongono l'umanità di quel tempo. Comportamenti che, nonostante siano stati diluiti dai secoli, talvolta si affacciano ancora nel carattere nazionale che ci fa "italiani".
Mi sento di consigliarne la lettura dunque, anche perchè i dilettanti come me ne trarranno sicuramente beneficio.
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L'inghilterra aveva un cuore di leone, io le diedi
Un susseguirsi di eventi, fatti, frasi, situazioni, aneddoti e curiosità per delineare il ritratto di un uomo che fu uno dei più grandi fra i grandi. Spinosa non scende in profondità nella narrazione dei fatti storici, perchè questo non è lo scopo primario del libro. Inoltre se si volesse approfondire si potrebbe scrivere un libro per ogni anno di vita del grande statista. E sono ben novantadue.
Churchill fu un uomo con una tenacia granitica ed un vigore rovente. Dotato di una fervida intelligenza fu uno dei primi ad intuire la pericolosità di uomini come Hitler e Stalin e si battè per smuovere l'immobilismo dei suoi contemporanei al fine di fermare, con ogni mezzo, l'affermarsi dei regimi totalitari. Fu quindi abile statista, grande lottatore, con un piglio da bulldog, uomo tutto d'un pezzo e campione nella lotta al nazifascismo ed al comunismo estremo. Fu anche un bravissimo giornalista e scrittore, nonchè un discreto pittore, come si conviene ad un inglese perfetto.
Un occhio di riguardo lo si dà al rapporto che Winston aveva con gli italiani. Amava l'italia, ma non poteva soffrire Mussolini e tutto il suo seguito; "le cesar du carnival", come qualcun altro lo aveva chiamato. Non si fidava degli italiani, ma come dargli torto ...
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capolavoro
La recensione di un lettore comune come me non è certo utile a nessuno, è solo un pensiero che volevo esternare. Pirandello è uno dei pochi italiani ad aver vinto il Nobel per la letteratura ed in questo libro mostra, quasi senza sforzo, tutto il suo talento.
Volendo fare un analogia con il canto è come Giorgia, la famosa cantante: quando si esibisce raggiunge certe tonalità a dir poco sovrumane, ed in viso non mostra alcuno sforzo, quasi che fosse come bere un bicchier d'acqua. Pirandello fa lo stesso: racconta una storia di un uomo comune, invisibile, normale, ma le implicazioni riflessive del lettore sono infinite e le emozioni che ne conseguono sono particolarissime. Il linguaggio è quello dei primi del novecento, per cui un po' di sforzo ci vuole, ma il bello è anche questo. Non stiamo leggendo un romanzo (senza nulla togliere) d'avventura di un Follet o di un Jeffrey Deaver, o di Smith, gente che, per quanto sia talentuosa, sforna romanzi a go-go; stiamo leggendo un premio Nobel.
Bello.
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Bleah !
Uno dei peggiori libri che abbia mai letto. Menomale che era un regalo. Trecento pagine faticosissime in cui uno schiavo viene a trovarsi a contatto con i massimi esponenti del potere imperiale. Viene rapito dalla sorella dell'imperatore che se ne innamora perdutamente e, alla prima notte, gli spiffera i più reconditi segreti sull'animo del fratello... ma va! Claudio, il successore di Caligola che appare uno sfigato, balbuziente, alcolizzato e oggetto dello scherno di tutti; unico suo sfogo: parlare con un elefante (un elefante ?) e confidargli la sua vera natura di intelligente calcolatore e scaltro cospiratore. Un gladiatore dai poteri sovrumani di invincibile guerriero che viene reclutato nella guardia pretoriana per diventare un pupillo di caligola. Insomma la trama è parecchio inconsistente, in più lo stile di scrittura è prolisso. Romantico nelle descrizioni degli incontri amorosi, crudo nelle descrizioni delle battaglie, con sangue che scorre a fiumi ed interiora che imbrattano mosaici stupendi.
Del resto il libro è venduto praticamente a prezzo di costo.
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L'onore di Roma
Un bel libro. Non manca nulla: azione, intrighi, passioni, intelligenza. Il tutto soppesato e calibrato a dovere, con equilibrio e senza strafalcioni; cosa non da poco. Le vicende sono verosimili e i personaggi si muovono in ambientazioni realistiche, ben descritte e ben calate nel periodo in cui si svolge il racconto. Non mancano piccole chicche storiche che fungono anche da divulgazioni didattiche. Questo sarebbe il terzo ed ultimo volume di una trilogia iniziata con "il legato romano". Io ho cominciato dalla fine ma non ho sofferto assolutamente la mancanza di riferimenti; questo romanzo potrebbe tranquillamente avere vita propria.
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il volo del calabrone
Da Ken Follet ci si aspetta sempre il massimo, ma anche lui è un essere umano. Non credo che questa sia la sua migliore opera, ma comunque è piacevole. Deve averla scritta in un momento molto romantico della sua vita perchè le righe sono molto edulcorate. A tratti si ritrova il caro vecchio Ken, che ti fa tremare per l'azione e quasi senti i suoni e gli odori della scena. Per esprimere un giudizio completo dovrei svelare il finale, ma me ne guardo bene. Leggetelo, possibilmente in vacanza, quando la mente è rilassata, perchè la lettura è leggera e piacevole.
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prezioso
E' uno dei pochi libri che ho letto più di una volta. E' un documento prezioso che arricchisce intellettualmente e migliora dal punto di vista morale. Soprattutto per il fatto che fu, in un certo qual modo, censurato quando uscì la prima volta. Questo la dice lunga sul pensiero di coloro che dovrebbero decidere per il nostro bene.
Lo stile di scrittura è, naturalmente, ricercato, portate con voi un vocabolario, ma il messaggio è chiaro. E' la storia di un eroe morto per l'ottavo vizio capitale: l'indifferenza.
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un libro che ha fatto scuola
E' considerato da molti uno dei grandi classici ed uno dei più bei romanzi d'azione mai scritti. Un libro che ha fatto scuola. Il ritmo serratissimo delle vicende ti tiene incollato alle pagine. Il linguaggio è scorrevole e i due personaggi principali, contrapposti nei loro ruoli, sono vivi ed escono dalla carta. Le azioni sono descritte benissimo e la tensione è palpabile. Assolutamente da leggere.
Ho dato 3 al contenuto solo per il fatto che la trama è frutto della fantasia, ma vi assicuro che tutto è estremamente verosimile.
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leggero
La ricetta è sempre la stessa: la campagna inglese, il rito del tè, morti sospette che sconvolgono la vita tranquilla di provincia, il "ragioniere del delitto" Poirot che svela l'assassino tra una rosa di possibili candidati, dalla quale emerge sempre il meno sospettato dal lettore.
Una lettura piacevole e leggera.
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per grandi e piccini
Il libro è incentrato sulla dualità genitore-figlio, soprattutto mamma-figlio. Non fornisce soluzioni, ma consigli. La psicologia non è una scienza esatta, non esistono metodi infallibili per risolvere i problemi, ma allargare i propri orizzonti e cercare di vedere le cose in prospettiva può certo aiutare. Il nucleo centrale della dualità viene raccontato ed illustrato nell'aspetto che maggiormente influisce sulla sua esistenza: il cambiamento, che implica sempre una separazione da qualcosa che lasciamo per esplorare nuovi ambienti.
L'ho iniziato quasi per gioco, con un approccio scettico, ed invece mi ha preso subito per la sua estrema delicatezza nel descrivere e raccontare situazioni a volte molto difficili. Durante tutto il testo l'autrice si avvicina in punta di piedi al lettore, sempre con la paura di sfiorare punti troppo dolenti del nostro io.
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Buono
E' un classico romanzo d'avventura. Lo stile di scrittura è molto scorrevole ed i personaggi sono descritti bene. Il lettore ha modo di "conoscere" ognuno di loro anche se sono tanti. Spesso in molti romanzi articolati ci si perde fra mille nomi, mentre qui ogni protagonista, e non, viene introdotto con cura.
Però.... alcune situazioni mi sono sembrate "facili", un po' forzate. Siamo daccordo che è un romanzo, ma certi episodi passano così, poco credibili.
Nel complesso è una bella storia comunque
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