Opinione scritta da Etien Grimaldi
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I dolori, la solitudine e l'ossessione di Juan Pab
Questo libro ci fa capire una cosa importante sulla vita in generale e sulla letteratura in particolare; se le cose vengono fatte dopo una lunga meditazione e un continuo impegno si riesce ottenere il meglio da noi stessi, e da chi ci circonda. Un libro bellissimo, e questo Ernesto Sabato è un signor scrittore. Mi ha colpito molto il modo di essere di questo Juan Pablo, la storia d'amore, o meglio il rapporto a 360 gradi che si crea tra lui e la Maria Iribarne, una donna brillante, piena di vita e iniziativa, e anche molto disponibile con Castel. Lei sa come tirarlo fuori dalla oscurità del tunnel della sua solitudine, mettendosi tra lui e la sua arte... è infatti così che lei entra nel suo mondo, osservando uno dei suoi quadri esposti in una galleria. Quando Juan Pablo scopre che la sua amata non è proprio la persona che lui si aspettava che fosse, allora scatta nella sua testa il relè della follia, uccidendola. Un personaggio molto particolare, che non riesci a giudicarlo del tutto, perché è una vittima del suo isolamento, innamorato della sua arte e schiavo dei suoi sentimenti. Sono rimasto abbastanza colpito dal modo di raccontare di Ernesto Sabato; il lettore si sente un partecipe nella storia e spesso finisce per confrontarsi con Juan Pablo. L'autore da l'impressione di non essere mai presente nella storia, ma capisci che è onnipotente... e, a essere sinceri, io ho provato stimolante il fatto che mi sono sentito un suo discepolo almeno per una giornata...
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Un Ken Follett stratosferico
Se questo libro si può definire in tre parole, allora dico: bellissimo, da non perdere, sconvolgente. Il re del thriller e il grande maestro delle storie medievali ci delizia un'altra volta con un suo capolavoro, dopo il precedente "I pilastri della terra". La storia è talmente bella, ricca di contenuti e colpi di scena che le mille e rotti pagine non si sentono nemmeno. E questo merito va all'autore, che ha saputo creare una miscela avvincente tra l'affascinate periodo medievale, gli eventi storici e il grande spessore artistico e letterario nel modo di raccontare. Mi avevano detto che era simile al romanzo che lo ha preceduto; non è del tutto vero, alcuni personaggi discendono da quelli del bestseller precedente, ma qui abbiamo a che fare con un periodo fiorente del medioevo, e il modo di pensare dei personaggi è differente. Si lotta sempre per sopravvivere, per l'amore e per tramandare il sapere, cose uniche e servite al lettore in un modo efficace ed entusiasmante. Qualcuno si è lamentato per il numero eccessivo delle pagine. Beh, per carità, ognuno è libero di esprimere il suo parere, ma io sostengo, invece, che una storia come questa, in un periodo come quello, ricco di avvenimenti storici, e raccontata da uno scrittore dello spessore di Ken Follett, non poteva avere una presentazione migliore. Ce ne fossero di libri così...
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affascinante, ma non agli standard abituali
Ho acquistato il libro perché sono uno patito di Forsyth. La storia è carina, l'intrigo internazionale è stato impostato alla grande come lo è sempre stato nello stile del grande Forsyth, eppure non mi ha coinvolto come nei libri precedenti. I personaggi sono più o meno gli stessi de "Il Vendicatore" (che l'ho trovato bellissimo e geniale)e i dialoghi ottimi, ma c'era qualcosa secondo me che facesse in modo che la storia inciampasse un po', sarà per il fatto che, quelle delle guerre contro i trafficanti di droga, sono tematiche strausate, e anche molto abusate direi, sul palcoscenico della letteratura fantapolitica. Il libro, comunque, si legge molto bene, rivelandosi un compagno adatto contro la noia quotidiana.
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Venire dai fiordi non vuol dire essere un Larsson
Ho comprato il libro perché è stato pubblicizzato parecchio dalla casa editrice e dalla stampa, ma non solo, è stato soprattutto perché avevo letto la triologia di Larsson, che mi è piaciuta moltissimo...Devo ammettere che Lars Kepler non si avvicina nemmeno al grande Stieg Larsson, anzi, abbassa molto le quotazioni degli scrittori del nord Europa sulle scelte dei lettori. La scrittura è anche scorrevole, ma gli eventi sopra gli eventi sono confusi e di conseguenza il modo di raccontare diventa macchinoso, per non parlare del finale che è una delusione pazzesca. A questo punto, non ci rimane altro che rimpiangere la morte prematura del grande Stieg Larsson, confidando sempre nella comparsa nella scena della letteratura mondiale di un altro astro nascente del thriller nordico.
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essere un ragazzino afgano è roba grossa
Un libro bellissimo, l'ho letto solo in una mezza giornata grazie allo stile semplice e fresco della scrittura di Fabio Geda nonché dell'unicità della storia. E' da ammirare questo piccolo Enaiatollah Akbari, per il coraggio con cui affronta la sua infanzia, e in seguito, il lungo viaggio per il Pakistan, l'Iran, la Turchia e la Grecia...ci fa capire un concetto fondamentale che guida l'esistenza di chi si trova nella stessa sua situazione; non ci ferma davanti a nulla per migliorare la propria vita e la propria posizione sociale. Un libro bel riuscito nell'intento dell'autore, una storia toccante che fa riflettere parecchio su noi stessi e sugli altri. Da non perdere....
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Un libro all'altezza del grande maestro del thrill
Un libro bellissimo, che lascia con il fiato sospeso fino alla fine, e con un finale sorprendente e pieno di buon senso, stavolta. Il maestro Jeffery Deaver colpisce ancora con un libro bel riuscito sia dal punto di vista della scrittura sia per il contenuti. I dialoghi, che come ben sappiamo occupano la maggior parte delle opere di Deaver, sono asciutti e stilisticamente ben composti, mentre i personaggi sono descritti così bene che sembrano in carne e ossa. Questo libro mi ha procurato più emozioni dei due precedenti.
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Carino, ma con un finale deludente
Ho letto il libro qualche anno fa, e l'ho riletto di nuovo; mi ha entusiasmato come la prima volta, per lo stile fresco e lineare della scrittura di Dan Brown, ma nulla di più. I contenuti sono scontati, nonostante serviti coi ferri del mestiere. Il ritmo narrativo è incalzante, i dialoghi filano bene, i personaggi rispecchiano appieno la personalità che l'autore ha voluto darli, eppure non convince del tutto. Mi riferisco all'impegno storico, e non, che l'autore ha voluto caricarsi alle spalle. Il libro avrebbe avuto molta più credibilità se il finale avesse avuto uno sbocco diverso. Si vede che a Brown non era venuto nulla di diverso in mente. Rileggendolo, comunque, ho passato un bel wekend.
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personaggi cupi, ma affascinanti
Questo è stato il mio primo libro di Zafon, e devo dire che l'ho apprezzato parecchio, tanto che l'ho letto in soli due giorni; in poche parole l'ho divorato. I personaggi sono cupi, e si muovono silenziosamente in una Barcellona altrettanto cupa e misteriosa, stavolta un palcoscenico ideale per ambientare una storia del genere. Zafon, con la su scrittura scorrevole e concreta, riesce a far breccia nell'anima sensibile del lettore, calandolo pienamente nelle atmosfere di quello che vuole raccontare. Anche se i personaggi non sembrano così veri, il libro viene letto volentieri per l'unicità della loro natura, ed il modo che hanno per esprimere le loro sensazioni. Inoltre, sono rimasto particolarmente colpito per come l'autore descrive le camminate di Oscar per le vie della città, che, a questo punto, le fa eco con il suo silenzio, un linguaggio questo assai riuscito per una Barcellona vivissima e caotica. Non ho apprezzato, invece, l'impostazione delle pagine, con le parole grandi e i paragrafi larghi... ma questa è un'altra cosa.
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troppe somiglianze
Un libro è scritto abbastanza bene, lo stile è pulito e i personaggi sono ben inquadrati, e non stereotipati, ma il libro ha dei contenuti decisamente commerciali. Ho trovato tante somiglianze coi romanzi precedenti, scritti da Faletti, soprattutto con 'Io uccido', e poi credo che la seconda meta del libro sia un po' meno chiara, per quanto riguarda gli avvenimenti e l'indagine, rispetto alla prima parte, libera e fluente, e razionale nel modo di ragionare dei personaggi. L'ho letto volentieri, nonostante Faletti non sia uno dei mie preferiti.
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eccellente
Un bellissimo thriller, anzi, dico di più, eccellente, come tutte le storie noir raccontate da quel genio di Michael Connelly. L'ennesimo caso per Harry Bosch, risolto alla sua maniera, con la logica fredda di un grande investigatore, e con la maturità e l'emotività di un poliziotto di lunga esperienza. Il maestro Connelly ci delizia una volta ancora con un nuovo capolavoro, dove gli eventi e i personaggi si mescolano in una miscela avvincente per il lettore. E' sempre misurato nelle descrizioni e nelle ambientazioni, sobrio nella tecnica e concreto nei dialoghi.Mi ha colpito il personaggio di o'Shea, il pubblico ministero, così reale nel modo di operare, e anche nel modo di esprimersi... e poi ho trovato molto stimolante l'interrogatorio di Bosch ai danni del Waits, il serial killer pilotato magistralmente per confondere gli indizi e far sì che la verità venisse a gala in modo sorprendente.
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