Opinione scritta da fumaseidue
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e mia suocera, allora?
... E mia suocera, allora?
che beve come una spugna, fuma come una turca, mangia come un bufalo, lavora come IL premier ...
ed è ancora viva?
Anche questo libro l'ho scelto per il titolo, come la solitudine dei numeri primi. E' un bel biglietto di presentazione, il titolo,
ma questa volta non sono stata fregata, il titolo valeva la candela.
La storia non è niente di che, ma la scrittura è di mio gusto e i personaggi credibilissimi, quasi dei vicini di pianerottolo.
Per essere il primo libro che leggo di questo de silva, direi che non è niente male.
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titolo: cinque punti
peccato che non sia contemplato il voto per il titolo, gli avrei dato il massimo.
una gran bella idea, questa storia dei numeri primi che nascono soli e muoiono soli, una gran bella idea che era partita bene, con un inizio di trama gradevole, ma poi ....
poi ....
poi.....
poi aspetti che la storia decolli, pensi chissà forse è un diesel diamogli il tempo di carburare,
poi...
poi...
poi arrivi alla fine e sei ancora a rollare a vuoto sulla pista, e ti viene il dubbio che nella cabina manchi il pilota, nei motori un difetto di fabbrica, o che ci sia stato uno sciopero dei benzinai.
il titolo non si meritava un libro così!
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iniziamo dal finale
(Da leggere solo dopo lettura del romanzo)
(RIPETO: da leggere solo dopo lettura del romanzo, perchè svelo il finale, subito, all'inizio!)
(Ohhh... io ti ho avvisato, poi fai quello che ti pare)
“Possiamo essere amici, e tutto quello che vogliamo” … E così, persa in questa frase, il goffo riccio attraversa con la testa per aria, e muore spiaccicato sulla strada, senza alcuna eleganza.
Chissà se l’autore ha trovato il finale pensando alla triste fine di quei poveri ricci che escono dal letargo invernale solo per trovare la morte, e che ogni tanto incontriamo sulla strada in primavera, o se voleva solo riportare la favola -già di per sé atipica- a una risoluzione più realistica: perché un lieto fine sarebbe stato esagerato.
I protagonisti mi sono sembrati poco convincenti, così come la trama. I pensieri profondi che fanno da incipit al diario di Paloma mi hanno fatto sprofondare nell’incomprensione, stessa sorte per gli accenni filosofici e super-dotti , che mi hanno anche fatto sentire una cretina.
Ma l’ossimoro del titolo -l’eleganza del riccio- ha coinciso con l’ossimoro del mio gusto: forse il libro mi è piaciuto proprio per questo difetto di realismo.
Avevo appena terminato la lettura di “ rivolutionary road”, dove non ho amato nessun personaggio perché erano tutti perfettamente, realisticamente cinici, e avevo bisogno di un libro che mi facesse provare affetto per qualcuno, e nell’eleganza del riccio ne ho trovati quattro.
E chissefrega se mi pare poco credibile che una persona intelligente e colta come la protagonista possa tollerare di vivere sotto le proprie possibilità, e se mi pare poco credibile che un principe azzurro forse più giallo che azzurro si innamori del topino di cenerentola , e se mi paiono poco credibili i pensieri della ragazzina iper intelligente.
Le favole hanno un loro perché, e questa, che non è nemmeno una favola classica, di perché ne ha tanti. Ognuno si trovi quello che preferisce.
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che fatica
mi capita raramente di non vedere l'ora di terminare un libro. le ultime pagine le ho lette per pura inerzia, sfinita da... da cosa? dalle troppe parole, troppe metafore, troppe scene banali e passaggi di scena arbitrari, troppe lezioni di vita, troppi aggettivi, troppa ricerca di come dire in modo complicato una cosa semplice, troppi cazzi.
Qualche pagina meritevole, ma doverne leggere 300 per poter accedere a quelle due, tre, è stato faticoso.
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il titolo non mi è chiaro
... ma il libro è MOLTO BELLO.
Un uomo tormentato dai sensi di colpa verso la figlia incontra una donna resa fragile dall'abbandono del marito, ma più che la storia del loro incontro, il libro è la storia di un amore paterno: scelta originale, visto di solito questa parte la fanno fare alle donne.
Ciò che mi ha maggiormente affascinata di questo libro sono le pagine "fuori trama" nelle quali l'autore individua un parallelo tra le dinamiche che sottendono agli eventi della nostra vita e le leggi che provocano eventi naturali devastanti.
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invisibile come intrigante
invisibile come intrigante, come impetuoso, come immorale, come inafferrabile, come bellissimo.
Il classico libro che non ti stanca, anzi che leggi troppo in fretta. La storia di un segreto di cui il protagonista ha voluto liberarsi prima di morire, la ricerca di una verità che diventa invisibile anche al lettore.
Da rileggere, appunto perchè letto voracemente.
Nel frattempo mi impossesso di tutti i libri di quest'autore. Mi sono innamorata del suo stile
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Mi piace il padre
E’ la terza o quarta volta che lo leggo. Ci sono libri che a ogni rilettura ti piacciono di più. Capolavori, si chiamano.
La Ginzburg ricorda la propria famiglia attraverso fatti, luoghi e persone, e nel farlo rievoca con maestria i gesti, le frasi e le parole quotidiane, che diventano quasi più importanti dei fatti. A chi legge sembra di VEDERE la madre che fa il solitario, al mattino, dolce affettuosa colta e incapace di vivere senza una serva, sembra di UDIRE le urla del padre autoritario e dispotico, sembra di RESPIRARE l’aria della montagna dove la famiglia va in vacanza per tutta l’estate, sembra di SENTIRE le parole di una bambina che racconta dei suoi familiari, e questa bambina è l’autrice, con quel suo ricordare le cose più semplici con un linguaggio semplice …. Ma si sa che “una facile lettura è dannatamente difficile da scrivere”
Il personaggio che amo di più è il padre Giuseppe: impulsivo, iroso, inflessibile, caparbio, ma in fondo tenero, di quella tenerezza timida e, quasi per necessità di difendersi da essa, rivestita di rudezza. Indimenticabili i modi di dire di questo professore di anatomia: “Non fate sbrodeghezzi! Non fate potacci! Non siete gente da portare nei loghi!” (in caso di maleducazione a tavola) “Quel tipo mi è sembrato un bel sempio!” (giudizio su una nuova conoscenza) “Che sempia che sei! Che asina!” (complimenti alla moglie) “Voi vi annoiate perché non avete vita interiore!” (ai famigliari) “ M’importa assai a me di morire!” (quando si rifiutava di scendere nei rifugi antiaerei).
Mi piace perchè è una persona autentica, coraggiosa, coerente, che non si fa condizionare, che non teme il giudizio altrui. Mi piacciono gli uomini così: con grandi difetti e grandi virtù. Mio padre, mio marito, il mio prof di italiano delle magistrali. Non mi affascinano le persone troppo diplomatiche, troppo cortesi, troppo ordinarie, troppo a modo. Quelle che non si arrabbiano mai, che vogliono piacere a tutti e non scontentare nessuno. Quelle che non hanno il coraggio di mostrare anche il proprio lato oscuro.
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