Opinione scritta da fedi
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UN UOMO
Un libro preso per caso, tra i libri della mamma, che da anni mi ripeteva "leggi la Fallaci"..
Finalmente mi sono decisa, dopo tutto questo tempo, finalmente l'ho letta. E me ne sono innamorata.
Questo libro è molto di più di un libro..è storia, è vita, è lotta, è amore, è intelligenza, è consapevolezza, è riflessione, è pianto, è mal di stomaco, è sconfitta, è vittoria.
E' una riflessione critica e lucida su come in luoghi ed epoche diverse, con colori e sembianze ingannevolmente mutati, il Potere assuma di fatto sempre la stessa identica forma.
E' la storia di un amore, autentico, difficile e profondo.
Ma è prima di tutto il racconto di un Uomo: un eroe svelato nella sua fragilità e nella sua umanità di sognatore e ribelle, nelle sue illusioni e debolezze, insieme alle sue lotte e alle sue imprese.
Alekos Panagulis vive davvero, attraverso queste pagine. Insieme alla sua Grecia, alla sua Poesia, ai suoi pensieri. E alla sua "alitaki", Oriana Fallaci.
"..non siate gregge perdio, non riparatevi sotto l'ombrello delle colpe altrui, lottate, ragionate col vostro cervello, ricordate che ciascuno è qualcuno, un individuo prezioso, responsabile, artefice di se stesso, difendetelo il vostro io, nocciolo di ogni libertà, la libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere."
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Amore
Il primo libro di Murakami Haruki che ho letto.
Amore dalla prima pagina.
Amore per il suo stile, per le sue parole, per la sua capacità unica e straordinaria di evocare immagini, di prenderti per mano e condurti dentro una dimensione surreale, intensa e delicata allo stesso tempo.
Amore folle per il personaggi: oltre Tamura Kafka, l'adolescente protagonista in fuga, Nakata, così semplice, ingenuo, ma così meraviglioso e puro e Oshima, il bibliotecario dalla straordinaria saggezza...
Amore per la trama, così avvincente, così particolare, a tratti inafferrabile.. e bellissima.
Amore per il Giappone, descritto attraverso il viaggio dei protagonisti, e per tutta la sua cultura..
Semplicemente uno dei libri più belli che abbia letto.
"Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato."
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La superficialità dei numeri primi
Parlare e scrivere di complessità umana è un'impresa ardua e complessa.
Ammetto che il primo capitolo è disarmante e molto promettente.
Poi, il nulla.
Nel senso che è tutto molto triste, ma non c'è un reale calarsi nella solitudine dei personaggi, nel loro mondo interiore, mentale.
Quella "solitudine dei numeri primi" del titolo è un concetto meraviglioso, ma tutto cade nella superficialità con cui certe tematiche sono affrontate.
E mi dispiace dirlo, ma per parlare di certi temi, almeno un po', bisogna conoscerli.
Altrimenti è tutta "scena" e ben poca sostanza.
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Tieni un capo del filo..
Un libro che mi ha conquistata dalle prime pagine.
Che va dritto dritto ai sentimenti, lo senti dentro, nella pancia.
Quell'amore sviscerato in tutte le sue forme, non solo l'amore di una coppia, ma l'amore per la vita, in ogni sua forma, in ogni suo aspetto. Perfino nella sofferenza, nelle atrocità di una guerra.
Una vita che pulsa in ogni pagina, in ogni frase, mai banale, mai scontata.
E mentre leggi sei davvero in quella storia: quell'amore, quella vita, quella sofferenza, perfino quella paura, le senti tue.
E mentre leggi sei un po' anche tu a Sarajevo, la vedi, la ami, ti riempi di ricordi, immagini di guerra che la televisione dei giorni nostri ormai banalizza nella sua quotidiana atrocità e una volta tanto non puoi non fermarti a riflettere, a domandarti "perchè".
"Tieni un capo del filo,
con l'altro capo in mano
io correrò nel mondo.
E se dovessi perdermi
tu, mammina mia, tira"
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