Opinione scritta da adrianaSETA
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noia, inutilità, pessima capacità di narrazione
Nella mia vita non ho mai lasciato un libro a metà; ho sempre ritenuto importante dare a qualsiasi libro, in quanto intimo pensiero di qualsiasi autore, tutte le opportunità per sorprendermi, insegnarmi qualcosa ed emozionarmi.
Questo libro invece non riesco a finirlo, nonostante l'impostazione delle pagine e dei caratteri faciliti molto la lettura.
Lo trovo noiosissimo. Strutturalmente privo di qualsiasi coerenza.
Ho cercato di sforzarmi per arrivare alla conclusione di questo elogio della famiglia Bignardi- Bianchi; eppure mi risulta impossibile, ogni volta che apro questo libro mi sembra di rubare tempo alla mia vita o anche sempliemente a qualche lettura molto più interessante.
Inoltre trovo che l'autrice sia esasperatamente ripetitiva.
Daria, abbiamo capito che i tuoi genitori erano bellissimi, nobilissimi, ecc. Non serve ripeterlo in ogni capitolo.
Almeno si fosse sforzata di seguire un minimo di coerenza cronologica. Invece no, zero assoluto.
Ha ripetuto talmente tante volte i nomi dei fidanzati di sua madre che mi è risultato quasi nauseante.
Cara Daria, scusa la franchezza, non credo che a molta gente interessi una così approfondita celebrazione della tua famiglia. Con tutto il rispetto, forse sei più brava a scrivere articoli su "Donna" o "Vanity Fair".
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intreccio macchinoso
Premetto che non ho ancora letto "L'ombra del vento" per cui non ho modo di fare un confronto tra queste due opere di Zafòn.
Ho letto le prime 300 pagine de "Il gioco dell'angelo" tutte d'un fiato, attratta dalla magnetica e commuovente storia di David Martìn. Il pergonaggio si rivelava molto ben costruito.
Le ultime 300 pagine invece, le ho trovate davvero macchinose, si percepiva quasi lo sforzo dello scrittore di concludere in qualche maniera la vicenda. Tanti episodi si potevano indubbiamente tagliare in quanto non aggiungevano nulla all'evolversi della vicenda.
Ho apprezzato l'epilogo e la morale che Zafòn (dopo centinaia di pagine di dura fatica) è riuscito a trasmettere; l'umanità di Martìn lo guida a compiere le scelte migliori pur minacciata dalla consapevolezza dell'esistenza del misero e fragile filo che separe il giusto dallo sbagliato. Come capire se si poteva ancora fidare di sè stesso? Chi era in realtà Martìn: uno scrittore maledetto o un assassino seriale paranoico?
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commuovente
Un libro dal potere smisurato, inconsciemente ti entra dentro e smuove tutti quei meccanismi che trovano del razionale e naturale in un aborto. Una mamma dalle apparenze moderne, con una brillante carriera che ama, senza profondi legami con l'universo maschile, padre del bambino compreso, ma che mette tutto in discussione davanti ad una nuova esperienza disarmante come la maternità.
Con semplicità, ciò che una mamma tenta di insegnare al proprio bambino riguardo il mondo intero.
L'ho letto diverse volte, e ogni volta ne ho colto una sfumatura diversa. Vorrei che ogni singola parola mi entrasse nel cuore e ci rimanesse per sempre.
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