Opinione scritta da paolodal

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paolodal Opinione inserita da paolodal    09 Settembre, 2012
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testo scolastico

Mentre leggevo questo libro guardavo con apprensione lo scorrere delle pagine dicendomi:"che peccato, sta finendo...."
Lo stile spassoso e avvincente, il linguaggio crudo ma vero, le situazioni grottesche rendono lo stile di Lugli secondo me addirittura migliore dei contenuti e delle trame. Potrebbe parlare di qualsiasi cosa, lo leggerei con piacere sempre.
L'autore sdogana il randagismo, scelta di libertà, anzi per meglio dire obbedienza al proprio istinto, quello del lupo, appunto. Con un unico punto fermo: il coraggio.
Propongo che il testo venga inserito nel programma di studio delle accademie militari, così, tanto per mediare un po'.
L'appendice "La legge di lupo solitario" non è all'altezza del primo, ma si legge naturalmente con piacere. Come quando termina la torta, e ci si accontenta di un pezzo di cioccolato, perchè si è rimasti con la voglia.....

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paolodal Opinione inserita da paolodal    08 Settembre, 2012
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col dito, col dito....

Gran bel romanzo, stile elegante e addirittura avvincente. Trasmette un grande messaggio, tutt'altro che misogino: se vuoi fare carriera e crearti una posizione sociale non devi trascurare il ruolo delle donne. Dietro questi grandi uomini ci sono grandi donne. Non piace alle femministe? Posso essere d'accordo in principio, ma la realtà è questa.
Romanzo che seduce come il suo coraggioso protagonista. Grande l'episodio del duello. Non mi sembra poi così cinico. Lui le donne le ama sul serio. E' un romanzo che descrive bene il ruolo della donna e lo esalta.
Eppoi lasciatemelo dire..... finalmente uno che ce la fa!!!!! ma vi dà tanto fastidio? Beh, se vi disturba tenetevi il vostro eskimo e smettete pure di farvi la doccia, magari qualche vecchia pelosa sessantottina la rimorchiate ancora......

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L'"Unità" negli anni 70
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paolodal Opinione inserita da paolodal    29 Gennaio, 2012
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INCREDIBILE! JEFFREY DEAVER CONDANNATO!!!

Si’ e’ vero, Vostro Onore, qualche avvisaglia c’era stata. Quando, in libreria, avevo allungato con titubanza la mano verso ‘’Il collezionista di ossa’’, thriller di Jeffrey Deaver, qualche dubbio ce l’avevo, dopo le molte delusioni, dopo le innumerevoli cosiddette americanate cui la vita ormai mi aveva abituato…. Mah, amici della giuria, che dire pero’ del tanto decantato film con Denzel Washington tratto dal romanzo, sbandierato in quarta di copertina? Spunti accattivanti, incipit seducente… ma si’ dai, questo libro e’ buono, magari non sara’ un capolavoro ma e’ un bel romanzo, cosi’ per rilassarsi, dai… e invece, inesorabilmente, dopo 180 pagine, il Banale a stelle e strisce cresce, cresce, cresce…. Dopo un lungo percorso piacevole, le battutine sul macabro, l’investigatore che gioca al burattinaio da quattro soldi sulla pelle delle vittime…. Butto via il libro, vorrei bruciarlo, ma in realta’ sono arrabbiato con me stesso. Maledetta anche questa volta, in cui non ho dato ascolto a quella voce interiore, nata dalla passione di mio padre per la lettura, germogliata con una buona maestra in una scuola italiana, cresciuta tra i banchi del liceo grazie a qualche valido professore di lettere antiche. La voce interiore che in libreria mi diceva: ‘’Jeffrey chi? Ma va… tratto un film, giudizio ‘’amazing’’ sul Daily News? Ma lasciali perdere….
Questo Tribunale condanna Jeffrey Deaver al risarcimento di euro 1.000 nei confronti del ricorrente lettore, per avere con l’inganno carpito il suo interesse e per avergli rifilato l’ennesima fregatura in salsa ketchup, avendogli fatto perdere ben quattro ore di lettura. Contro la presente sentenza non e’ ammesso appello.
Cosi’ e’ deciso, la seduta e’ tolta.

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Consigliato agli amanti della serie cinematografica:''Scuola di Polizia''
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paolodal Opinione inserita da paolodal    22 Gennaio, 2012
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ciapel sot ca l'he un biscot

Grande Faletti, dopo Io uccido sicuramente il suo piu' bel libro. Sara' che ho vissuto anch'io a Milano, negli anni 90, mi sembrava di respirare quell'atmosfera dove non sai mai se sei in ufficio o al cabaret, e la violenza si mescola agli aperitivi.... bella trama, nulla di scontato, romanzo piacevole.
Mi permetto di nominare Faletti erede di Giorgio Scerbanenco, il grande inventore del noir italiano, anch'egli milanese di adozione, con lo stesso stile dinamico, ricco di ironia e grandi metafore come lampi nel buio.
Quando leggi Faletti, termini ogni capitolo con un sorriso. Direi un sorriso enigmistico...


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per gli amanti del noir italiano
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paolodal Opinione inserita da paolodal    02 Ottobre, 2010
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Esistenzialista

Il grande genio di Ennio Flaviano, scrittore, sceneggiatore cinematografico, tra gli artefici del cinema della dolce vita, famoso per i suoi intelligenti aforismi, si esprime bene in questo romanzo che stupisce.
E’ la storia di un tenente di stanza in Africa, nelle ex colonie italiane, durante la seconda guerra mondiale. Con la scusa di un mal di denti, riceve una licenza per andare a cercarsi un dentista. Diverse vicissitudini a tratti rocambolesche, a tratti grottesche, lo portano a commettere e subire fatti gravi. Tutto pero’ si stempera nell’indifferenza altrui, tutto diventa quasi ridicolo nell’incomunicabilita’ tra le persone.
Un’Africa ben descritta. Una susseguirsi di emozioni, in un contesto a tratti onirico e a tratti disarmante nella sua semplicita’.
Questo romanzo vinse il primo premio Strega nel 1947 e successivamente lo ‚’Strega degli Strega’’. A buon titolo e’ da considerarsi un romanzo che si inserisce nella corrente esistenzialista del 900 (Sartre, Camus). E’ come un film di Antonioni, come una scultura di Miro’.
Da leggere assolutamente d’estate, senza usare il condizionatore, ma solo un ventilatore; musica reggae in sottofondo a bassissimo volume; si accompagna bene ad un Prosecco ghiacciato con spiedini di frutta.

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Consigliato a chi prende le cose troppo sul serio, cosi', per sdrammatizzare...
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paolodal Opinione inserita da paolodal    15 Settembre, 2010
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il mito inventato

Mitico pallosissimo libro. Mi spiego meglio: mitico, perche’ il titolo fu azzeccatissimo, e con quell’aria alcoolica e ribelle, ottima per i tempi (anni 50), Kerouac si presentava da solo. La tematica fu quanto mai azzeccata, ed affascino’ una generazione di persone che del libro conoscevano solo il titolo. Fernanda Pivano, della Einaudi, con la ben pagata missione di evidenziare le contraddizioni della societa’ capitalista, girava gli Stati Uniti in lungo e in largo, da una marcia per la pace all’altra, alla ricerca degli autori beat, against, e fuck the system. Trovo’ Kerouac, Ginsberg, Ferlinghetti, ma anche Hemingway ed altri notevoli scrittori, e delle ottime traduzioni la ringraziamo. Peccato che molti grandi autori americani, che di sinistra non sono, siano stati ignorati dal Minculpop di casa nostra. Cosi’, da noi, la letteratura americana e’ di sinistra non perche’ quegli autori fossero di sinistra, ma perche’ fatti propri e addomesticati per l’imminente rivoluzione nostrana. Fu cosi’ che On the Road strego’ una generazione in America (cosi’ dicono... ma sara’ vero?), e ne strego’ quattro dalle nostre parti. Tanto che tutt’oggi il buon intellettuale schierato e’ obbligato a girare con la copia del libro sotto il braccio, impregnandolo di sudore, per una lettura in odorama. Come se il tema della ribellione condita da droghe sia ancora attraente. Come se l’amicizia sia solo complicita’ nello sputare in faccia a tutti e tutto.

E veniamo al pallosissimo: e’ di una noia mortale. Lasciate stare che fa figo, ma siamo sinceri con noi stessi, si puo’ leggere una roba del genere? non sono il solo a dirlo, ma ho faticato veramente a leggerlo. Sfilze di nomi di cittadine, di strade sempre uguali, di noia e solitudine, di nulla che succede. Mah. Se si faceva la Romea forse ne usciva un libro piu’ divertente.

Libro da leggere al Mac Donald’s, con davanti hamburgher e patate fritte. Consiglio anche un bel caffe’ doppio, c’e’ il rischio di addormentarsi alla guida....

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Consigliato a chi legge quello che fa figo e non quello che piace...
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Gialli, Thriller, Horror
 
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paolodal Opinione inserita da paolodal    28 Agosto, 2010
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Du-te dracului! (vai al diavolo, in rumeno)

Dracula, l’originale, e’ la materializzazione della paura. Ambiguita’, fascino, attrattiva, dalla sua parte; sospetto, incertezza, timore, terrore, dalla nostra parte. Un personaggio complesso, raffinato ed elegante, contrariamente agli stereotipi che sono seguiti. Molto interessante anche la tecnica narrativa, sotto forma di romanzo epistolare. Il romanzo si compone di fatto di una serie di lettere scritte dal ed al protagonista. Questo crea un’atmosfera insolita e quindi di tensione.

Bram Stoker ambiento’ Dracula in Transilvania (Romania), pur non essendoci mai stato. Si ispiro’ ai racconti di un suo amico che visito’ quei luoghi. Prese spunto dal personaggio Vlad Tepes, sovrano della Transilvania alla meta’ del XV secolo. Si dice fosse un sanguinario, che impalasse i nemici e i delinquenti, e che pranzasse davanti allo spettacolo della loro agonia. In realta’ in Romania e’ un eroe nazionale, protesse il paese da vari tentativi di invasione dei turchi e dei popoli vicini. Dire ad un rumeno che Vlad Tepes e’ Dracula, e’ come dire da noi che Garibaldi e’ Gulliver. Quasi tutti i rumeni non conoscono Dracula o ne hanno le idee estremamente confuse. Dracu in rumeno significa diavolo.

Ho vissuto alcuni anni in Romania, e sono stato, qualche tempo fa, a Brasov, dove si dice che ci sia il Castello di Dracula, in cui e’ stato ambientato il romanzo. Si tratta del Castello Bran, una delle dimore di Vlad Tepes. Purtroppo e’ stato ristrutturato piu’ volte, anche recentemente, cosi’ ha perso tutto il suo fascino e la sua storia. Conserva delle interessanti forme esterne, ma all’interno sembra di essere all’IKEA. Eredita’ della grande cultura comunista, sempre attenta a valorizzare la cultura e la storia.... Fuori dal castello ci sono delle bancarelle che non vendono souvenir (non ci sono in Romania), ma giocattoli di plastica cinesi (sempre quelli), in coerenza con la grande tradizione comunista..... All’ingresso del castello trovate due scemi vestiti da vampiri che tentano di spaventarvi urlando.... che figata. Portatevi dei panini da casa, a Bran ci sono solo pseudo ristoranti con carne di maiale e patate fritte, dove aspettate 3 ore e alla fine sbagliano le portate, pur avendo solo 2 varianti. Il tutto ad un prezzo carissimo ovviamente. E questo vale per tutta la Romania, eccetto Bucarest dove le varianti sono di piu’, ma i camerieri sono ugualmente spaventosi. Solzhenitsyn, scrittore russo premio Nobel nel 1970, disse: ‚’sono necessarie 3 generazioni per eliminare i danni psicologici del comunismo’’. Meditate, cicale, meditate.....

Morale: per fortuna che Bram Stoker in Romania non c’e’ stato!!! Questo capolavoro non l’avrebbe scritto!

Saltiamo gli abbinamenti enogastronomici, che a ripensare ai ristoranti rumeni mi e’ passato l’appetito. Facciamo un bel Negroni abbondante, rosso scuro (1/3 Campari. 1/3 gin, 1/3 Martini rosso, ghiaccio e fetta d’arancia), beviamoci sopra.....

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Consigliato a chi non ha mai letto un romanzo horror, cosi', per iniziare col piede giusto...
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paolodal Opinione inserita da paolodal    25 Agosto, 2010
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Lessico famigliare piacevolissimo

E’ la storia vera della famiglia Ginzburg, la famiglia della scrittrice, tra Milano e Torino. La storia di una famiglia con il padre ebreo, tutti antifascisti, nel periodo tra il fascismo e gli anni 50. Una storia anche movimentata, molti di loro finiscono reclusi nelle carceri fasciste, spesso appoggiano clandestinamente esponenti socialisti (memorabile la fuga di Turati, amico di famiglia, verso la Francia, con tappa notturna a casa loro a Torino). Ma questi fatti importanti, nella loro cornice storica, rimangono da sfondo alle vicende ben piu’ intime e quotidiane della famiglia. Insomma dei pantofolai dalla vita spericolata. Come ogni famiglia, ha un lessico, fatto di frasi fatte e ripetute, ognuno le proprie. Simpaticissimo il padre, gran personaggio, con tutta la sua filosofia di vita e definizioni relative. Simpatici tutti, la madre, i fratelli e le sorelle, ognuno col suo carattere, ognuno con la sua parte di parole, definizioni, giudizi.... piano piano si entra nel linguaggio della famiglia, e, finito il libro, talvolta viene da usare qualche loro espressione!

‚’Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice e’ infelice a suo modo.’’ Lev Tolstoj.

Libro da leggere assolutamente in casa, si consiglia di attendere l’autunno per avere un’atmosfera piu’ indicata. Meglio dopo aver mangiato una pasta fatta in casa condita con olio e tartufo nero a scaglie sottili (piatto un tempo popolare), accompagnata da un vino Bonarda dell’Oltrepo pavese.

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Consigliato a chi pensa, a torto, che le cose importanti della vita debbano per forza essere fuori dalla quotidianita'
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paolodal Opinione inserita da paolodal    21 Agosto, 2010
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Anna Karenina

Se volete capire come mai esistano coppie felici e coppie infelici, quest'opera vi dara' una mano. Se volete capire le differenze tra le scelte di vita basate sulle apparenze e le convenienze sociali, e le scelte basate su un sincero sentimento interiore, leggete Anna Karenina. Caposaldo del romanticismo russo, ma io direi del Romanticismo in assoluto, guida il lettore in una complicata ma affascinante rete di rapporti tra diversi personaggi della Russia dell'epoca; i salotti, la campagna, la citta', i funzionari dell'amministrazione dello Zar, ecc. Ma quel che emerge soprattutto e' la descrizione e l'evoluzione di una coppia destinata ad essere infelice, fino a tragiche conseguenze; ed un' altra coppia invece destinata ad una tranquilla e duratura felicita', una felicita' che puo' a volte apparire agli altri monotona e noiosa, ma che e' piena di energia e di stimoli per chi la vive e la rinnova ogni giorno. Insomma, l'amore romantico passionale, tormentato e tragico, cede qui il posto all'amore sincero, quotidiano, complice.
Opera grandissima nella sua semplicita', per lettori di razza.


Libro che si legge bene accompagnato da bigne' alla crema, con un vino passito da meditazione in bicchiere piccolo.

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Consigliato a chi ha appena letto I Promessi Sposi
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paolodal Opinione inserita da paolodal    16 Agosto, 2010
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giallo per bibliofili

Nel Medioevo furono i monasteri (soprattutto domenicani e benedettini) a farsi carico di tramandare la cultura classica. I monaci, come e' risaputo, trascrivevano opere che altrimenti sarebbero andate perdute. Trascrivevano, per un senso generale di rispetto, anche le opere greche e latine classiche, pur essendo opere precristiane e talvolta non proprio in linea con gli insegnamenti cristiani. Spezzo quindi una lancia a favore della Chiesa di allora (o meglio dei monasteri), e' grazie a loro se e' giunta ai tempi nostri la maggior parte delle opere classiche.
E' chiaro che spesso sorgessero dubbi e conflitti sull'opportunita' di tradurre o meno certe opere.
L'ambientazione e' estremamente suggestiva (un monastero, la sua biblioteca, le sue stanze, i corridoi). Il conflitto quotidiano tra ragione e religione, tra istinto e peccato. La grande capacita' narrativa di Eco rende estremamente piacevole questo giallo. Anche il finale lascia pensare. Sicuramente il piu' bel libro di Umberto Eco.

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Consigliato a chi ha sognato almeno una volta di scappare dalla spiaggia e andare a passare il pomeriggio nella biblioteca di un monastero
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paolodal Opinione inserita da paolodal    31 Luglio, 2010
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Le avventure dell'animo umano

Pochi scrittori come Dostoewskij sono riusciti a scandagliare l'animo umano cosi' a fondo. Opera di grande spessore ma scorrevolissima. E' l'avventura di un giovane e del suo animo inquieto che, attraverso un omicidio, va dall'esaltazione, alla paura, alla colpa, fino ai rimorsi, in un uragano di sensazioni e sentimenti. Ma chi l'ha detto che i classici russi sono mattoni? A me questo libro e' sembrato avvincente come un giallo... dimenticate la faccia antipatica del vostro vecchio professore di lettere, che ve lo dava da leggere per le vacanze... fate finta che ve lo dia Giorgio Faletti, la notte prima degli esami.... e portatevelo sotto l'ombrellone!

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Consigliato a chi vuole portarsi un bel giallo sotto l'ombrellone
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paolodal Opinione inserita da paolodal    28 Luglio, 2010
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L'isola dei famosi

1) A parte il fatto di aver cambiato il titolo da 10 piccoli negri (e' e rimane cosi' nel libro, si parla di negri) in 10 piccoli indiani (dell'India o dell'America? nel secondo caso non sta bene dire neppure indiani, si dice Native Americans), tipica pruderie da politically correct...,
2) a parte lo spessore psicologico striminzito di dieci personaggi che sono dieci maschere sempre uguali e prevedibili (il militare che pensa e agisce da militare, la vecchia puritana che pensa e agisce da vecchia puritana, il giovane bello e viveur che.... indovina.... pensa e agisce da giovane bello e viveur, e cosi via ; sembra una commedia di Goldoni, con Arlecchino e Colombina)
3) a parte l'assoluta lontananza dal reale e non verosimiglianza dell'ambiente e dei fatti... ma vi pare che uno convince 10 persone, di cui sa vita morte e miracoli, ad andare su un'isola, e poi.... non dico altro per non svelare la trama
4) a parte le situazioni grottesche degne di un flm dei fratelli Coehn, dove i protagonisti nonostante muoiano ad uno ad uno, continuano a dissertare con distacco, senza mai rinunciare al te' delle cinque....

A parte tutto cio', questo romanzo viene considerato ''IL GIALLO'' per antonomasia! Se questo e' ''il giallo'', io sono un pellerossa.
Scusate, vado a guardarmi un telefilm del Tenente Colombo, che e' meglio.....

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Consigliato come compito per le vacanze agli scolari di seconda media
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Romanzi
 
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paolodal Opinione inserita da paolodal    21 Luglio, 2010
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interni

A causa dei miei interessi riguardo al Buddismo, ho spesso a che fare con giapponesi, ne ho conosciuti molti in questi anni. Inizialmente mi irritavano un po'. Quando ci parlavo mi sembrava di parlare con qualcuno mentre guarda la televisione. Poi ho iniziato a capire questa splendida cultura, questa bellissima educazione. Grande pudore, grande rispetto per il prossimo, senso di gratitudine. Ma anche esplosioni di sentimenti che rimangono tutti dentro. Tutti elementi che ho ritrovato in questo libro. Ecco cos'e' importante: e' l' interiorita'. Come le case giapponesi, fuori spesso brutte, ma all'interno mondi meravigliosi.

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Consigliato a tutti quelli che sono stati almeno una volta adolescenti
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Politica e attualità
 
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paolodal Opinione inserita da paolodal    20 Luglio, 2010
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sentimenti rubati

Il tema del libro riguarda i cambiamenti anche culturali avvenuti dopo l'11 settembre 2001. E' il giorno in cui la grande democrazia occidentale, accogliente e generosa, perde la sua verginita' a seguito di una violenza, e si accorge che forse da ora in poi, nel mondo, con certi soggetti in giro, bisognerebbe avere un po' piu' di attenzione. Naturalmente continuano a vociare quelle che Oriana con bella metafora chiama le cicale di lusso; i progressisti da salotto che vivono fuori dalla realta', una realta' che cambia con loro grande indignazione. Vittime dell'ideologia dell'accoglienza integralista, legati a valori di cinquant'anni fa che forse andrebbero ricollocati, pronti a denigrare la cultura di casa loro a favore di fughe esotiche un po' sfigate, pronti ad additare al pubblico ludibrio chiunque faccia loro notare che, forse, le cose non stanno piu' come negli anni '60.
L'11 settembre 2001 ero negli Stati Uniti, a Los Angeles. Dopo lo spavento di quel giorno, in cui tutti gli americani, stretti attorno al loro Presidente condividendone o meno le idee, stettero a casa, il giorno dopo partii per San Francisco. Quel giorno fu un esplodere di orgoglio e di bandiere, ovunque. Lungo una superstrada passai sotto ad un ponte, sul quale, mostrandosi a noi e al flusso di auto, stava un anziano Americano in piedi, con lo sguardo fiero e triste. Capelli bianchi lunghi, camicia a quadri, jeans e stivaloni di cuoio. Teneva una bandiera americana grande, appoggiata alla fibbia della cintura. Sembrava dire: ''noi questo paese l'abbiamo costruito con grandi sacrifici, e l'abbiamo voluto libero, in grado di dare una possibilita' a chiunque. Voi questa possibilita' l'avete usata per distruggere, ma ci difenderemo.'' La rabbia e l'orgoglio. Peccato che a noi italiani non sia dato di provare questo genere di sentimenti..... Grazie Oriana, eroina di un nuovo Risorgimento che dubito arrivera'.

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consigliato a chi sarebbe andato volentieri al concerto dell'Orchestra Italiana di Renzo Arbore al Canergie Hall di New York
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paolodal Opinione inserita da paolodal    19 Luglio, 2010
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provvisorio

Puo' sembrare sopravvalutato oggi, ma nel 1922 quando fu scritto, certamente fu un lampo nel cielo. Col dominio inglese delle indie, nell'800 viene istituita ad Oxford la prima cattedra di filosofia orientale. Tra le varie cose, si insegna la filosofia buddista. La Blavansky e la Teosofia faranno molto per la diffusione di questi concetti nella cultura ottocentesca e di inizio 900. Molti autori romantici, e postromantici ne sono influenzati. In un mondo dove l'unica forma di spiritualita' offerta era quella proposta dalla Chiesa, chiaramente molti trovarono in questo libro una palestra spirituale inedita e attraente. La fede secondo il buddismo non e' dogma, ma spirito di ricerca. E la vita del protagonista del libro e' una continua ricerca. Peccato che rifiuti di avere un maestro, di seguire un insegnamento (lascia l'amico che segue il Gautama). Qui e' piu' new age che buddista, il buddismo e' relazione maestro-discepolo. Libro da portare con se' quando andate ad un concerto di Joe Cocker col maggiolone colorato: potrete leggiucchiarlo qua e la' tra uno spinello e una lattina di birra. Per fortuna ci sono testi di livello spirituale ben piu' alti, ma quei volumi non entrano nel bagagliaio del maggiolone, e' troppo stretto...

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consigliato a chi pensa con nostalgia al concerto di Woodstock
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paolodal Opinione inserita da paolodal    17 Luglio, 2010
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rinunciamo all'anestesia!

Dovremmo rinunciare all'anestesia, almeno qualche volta. Capolavoro indiscutibile del '900, in quanto descrive mirabilmente i caratteri della borghesia di quest'epoca. Stupisce come Moravia, appena diciottenne, avesse gia' sviluppato questo tipo di sensibilita'. Descrizione intima avvincente di persone di buona famiglia, incapaci di soffrire, ed incapaci di gioire. Personalmente, io, cresciuto nel riflusso degli anni 80, in un Nord dove, fra i padroni delle fabbrichette ed i loro operai non si capisce chi sia piu' sfigato, non ho mai pensato che la differenza sociale fosse una caratteristica rilevante della nostra societa'. Ringrazio Moravia per avermi fatto capire che l'uomo, imborghesito, perde la capacita' di soffrire e amare veramente. Troviamo piu' comoda l'anestesia del nostro piccolo benessere, del nostro orticello di piccole comodita' faticosamente conquistato. Perdiamo empatia. Non piangiamo piu' se qualcuno muore. Non ci rallegriamo se l'amico ha successo.
In generale per altre cose non la penso come Moravia, ma quando uno e' un Grande bisogna dirlo, seppur ''obtorto collo''.

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paolodal Opinione inserita da paolodal    15 Luglio, 2010
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simbiosi masochista

Da sempre sopravvalutato, e', comunque, a parer mio un piacevolissimo racconto, dallo stile moderno ed elegante. Descrive in modo impeccabile il dandy Dorian, e la sua vita alla ricerca del piacere fino alla dissolutezza ed al crimine, ed il suo Suggeritore (Enrico). Personalmente ci vedo la coppia Wilde-Douglas, sbaglio?. Libro in prima posizione nella letteratura omosessuale, amato anche da molte babbione attempate di citta', contiene anche un ottimo spunto narrativo con il ritratto che cambia al posto del protagonista, ma solo esteticamente, fino ad un bel finale per nulla scontato. Il Dandy si fa beffe della societa' vittoriana, puritana e razionalista dei tempi, ed in questo sta il suo fascino; ma e' in simbiosi con quel tipo di societa', che se non ci fosse, la sua esistenza non avrebbe senso. La sua e' una cultura da epitaffio, delle belle frasi per far colpo in salotto, e poche volte va al di la' di questo. Io salvo la grande battaglia che Oscar Wilde fece in vita contro le discriminazioni verso gli omosessuali, battaglia che lo vide anche in carcere. Il Ritratto di Dorian Gray? Leggetelo, piacevolissimo, poi regalatelo alla vicina sessantenne con calze a rete e top leopardato, lo terra' sul comodino per molti anni, e vi fara' l'occhiolino ogni volta che la incrocerete per le scale....

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Il quotidiano La Repubblica, regno dei dandy e delle cicale
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Classici
 
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paolodal Opinione inserita da paolodal    12 Luglio, 2010
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psocanalisi? no grazie

Chi cerca in questo libro interessanti spunti sulla psicanalisi,ovvero l'ingresso della psicanalisi in letteratura, rimarra' un po' deluso. E' sicuramente una novita' stilistica e di contenuti. Le azioni di Zeno raccontate attraverso la voce della sua coscienza, attraverso le mille voci interne che lo indeboliscono sempre piu' nonostante i buoni propositi. A me e' sembrato una negazione del valore della psicanalisi come terapia in grado di guarire dei mali (il che mi fa piacere e mi trova concorde). Rimane tuttavia il valore di strumento di analisi, appunto, della psicanalisi. Ma non si pretenda di guarire da certi disturbi/ mali di vivere (men che meno dalla depressione o da disturbi ossessivo compulsivi; qui semmai la psicanalisi fa danni). Mi sembra di vedere un malato di diabete che va dallo psicanalista, quando quello che dovrebbe fare e' prendere l' insulina. Mi spiace che lo stile narrativo, la sintassi, il lessico di questo libro siano piuttosto ''vecchi''. Ci sono opere a questa contemporanee che sembrano scritte oggi. Non e' il caso di Svevo.

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Joyce
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paolodal Opinione inserita da paolodal    12 Luglio, 2010
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Play it again, Sam!

Consigliato a chi ha letto con piacere Uomini che odiano le donne. Libro strutturato piu' come un thriller che un giallo. Esalta il personaggio di Lisbeth Salander. Certo, bisogna scordarsi il livello del primo libro. Consideratelo un ''backstage'', un ''contenuti supplementari'' che si trovano nei cd di molti film, dove si vedono le interviste, alcune scene commentate, finali diversi, curiosita', ecc. Tutte cose per chi ha trovato bello e gradevole il film. Ecco, qui si tratta di un ''contenuti supplementari''di Uomini che odiano le donne. Nulla di straordinario, ma appagante per chi si e' dispiaciuto quando il primo romanzo e' finito.

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Uomini che odiano le donne
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Gialli, Thriller, Horror
 
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paolodal Opinione inserita da paolodal    09 Luglio, 2010
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Stieg Larsson odiava la sua donna?

Stieg Larsson odiava la sua donna? Il libro e' un capolavoro indiscutibile, Uomini che odiano le donne e' certamente con merito considerato un caso letterario straordinario. Ormai nessuno nega che il genere giallo-thriller sia salito al rango della letteratura di prima classe. Con questa splendida trilogia il genere non impedisce piu' al romanzo di sedersi nella prima fila della grande letteratura mondiale. Fra un po' ci scappera' pure il Nobel... Lisbeth Salander e' un personaggio estremamente interessante, anticonformista e scontrosa in apparenza, ma dotata di una grande umanita' e sensibilita' che faticano ad uscire a causa di tutto quello che ha dovuto subire.
Ma io sono convinto che non basti l'opera. Mi spiace, conta anche un po' la vita dello scrittore. Possibile che la sua compagna di tutta la vita, Eva Gabrielsson, convivente per 32 anni, dopo tutto il sostegno datogli, dopo i suggerimenti, il supporto nei confronti del suo lavoro letterario, possibile che sia rimasta senza una lira? Stieg muore di infarto nel 2004; la fama arriva subito dopo (ma gia' si annusava, si intuiva....dai....). Nei conti correnti del padre e del fratello, con cui era in pessimi rapporti, arrivano subito 120 milioni di euro. A Eva? niente, non erano sposati (a causa di minacce dei nazisti? ma fatemi il piacere.... personaggi come Stieg di solito non si sposano). Spunta un vecchio testamento di Stieg a favore della Terza Internazionale di Svezia... Mi spiace, ma cazzate di questo genere non si fanno! Proprio tu, odi la tua donna?

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Consigliato a chi non ha mai letto gialli
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Romanzi
 
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paolodal Opinione inserita da paolodal    01 Luglio, 2010
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smascheriamo le cicale

Struggente, appassionante. Lasciano indignati le condizioni miserevoli della donna in Afghanistan (e quindi piu' o meno anche di una buona parte degli altri paesi islamici, oltre alla nostra Sicilia). Una donna che non puo' fare altro che sopportare con dignita'. Non ha diritti, e' picchiata in casa e fuori, umiliata continuamente, non puo' studiare, non viene curata se sta male.... ma questo libro dal grande temperamento, se posso dire, ci regala due figure femminili estrememente forti, capaci di creare dei rapporti umani unici. C'e' anche un bellissimo personaggio maschile (infatti il libro non e' scritto da una femminista inkazzata, evidentemente): Tariq, generoso, inanmorato, coraggioso, responsabile. Altre figure maschili e femminili positive convivono con mostri sociali che si cibano di fondamentalismo e fanno solo del male. Tutto cio' e' estremamente realistico. E mi dispiace aver letto (non in questo sito) critiche che minimizzano, sfuggenti, ''mah il secondo libro e' sempre il secondo''.... ''ma si, vabbe' l'Afghanistan, ma anche da noi, anzi di piu'...''. Sono quelle che Oriana Falalci chiamava le cicale di lusso, gli snob de noantri che stanno a sinistra perche' fa figo, e sono estremamente disturbati da chi descrive la realta' dei compagni islamici, combattenti contro il Capitalismo e l'Amerika. Mi sembra di sentirli:'' ma guarda un po' questo qui, dopo aver guadagnato un sacco di soldi con gli aquiloni, viene e sputtana i nostri cari paesi emergenti.... lui che fa il medico in California... incredibile''.
Eh, gia', incredibile.

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i libri di Dacia Maraini sulla condizione femminile in Sicilia
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Gialli, Thriller, Horror
 
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paolodal Opinione inserita da paolodal    26 Giugno, 2010
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carambola!

Se il bello dei thriller sui seral killer e' l'aspetto psicologico del criminale, qui e' un trionfo! non c'e' solo chi uccide, ma anche chi suggerisce... e' la differenza tra il biliardo all'americana, diretto e sempliciotto nel mandare la palla in buca, e la carambola francese, gioco d'astuzia e di grande abilita', dove la propria bilia deve toccare le altre due, spesso con sponde e acrobazie. Oltretutto, e' scritto bene... non capisco come ad alcuni amanti del genere non piaccia... e' la crisi della psicanalisi a favore delle tute bianche dei Ros? Qui tra un po' finiamo tutti a Porta a Porta.

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Io uccido di Faletti
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Gialli, Thriller, Horror
 
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paolodal Opinione inserita da paolodal    22 Giugno, 2010
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gialli realistici

Se dai gialli non ci aspettiamo sempre scintille e pistole che volano, oppure improbabili cervelloni che risolveranno sempre tutto nel nome del razionalismo vittoriano, allora possiamo abbandonarci al piacere di un giallo piccolo, semplice, scorrevole, ma estrememente verace. Con in piu' una bellissima ambientazione nella Svezia del nord. Niente tute bianche dei Nas, per fortuna, qui di bianco c'e' solo la neve.

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i gialli svedesi
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Romanzi
 
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paolodal Opinione inserita da paolodal    22 Giugno, 2010
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Curarsi si puo'

Vivamente sconsigliato a chi e' interessato ai temi dell'anoressia e dell'autolesionismo, poiche' non dice nulla di interessante in proposito. I disturbi mentali si possono curare, oggi, pero' bisogna avere quel minimo di fiducia negli altri che in questi personaggi egoisti manca totalmente. Piacevole lo stile, ma tant'e'. Da un premio Strega ci si deve aspettare ben altro. Per dirla alla Nanni Moretti: ''continuiamo cosi', facciamoci del male.......''

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E liberaci dal male oscuro, del Prof. Cassano
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paolodal Opinione inserita da paolodal    12 Giugno, 2010
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intelligente e dissacrante

Bello, intelligente, dissacrante, comico, torrenziale, un fiume in piena, umano troppo umano. Sicuramente una delle migliori novita' letterarie del decennio, scoperto per l'Italia da Giuliano Ferrara, che almeno per questo ringraziamo. Mordecai Richler ti fa leggere il suo romanzo (ed anche gli altri) tutto d'un fiato, senza che ti rendi conto perche'. Sara' quel suo modo ironico di ridere su tutto, sui pregi e difetti della comunita' ebraica, ma senza mai essere volgare. Barney e' un elegante cialtrone, mai rancoroso, mai arrabbiato, sempre attento agli altri, grande bevitore. Un personaggio che ci convince poco. Poi, durante la lettura, inizia a piacerci. Ci scopriamo ogni tanto a pensarla anche noi come lui. E alla fine del libro ci ritroviamo complici di questo anti eroe cosi' vero e umano. Consiglio vivamente anche ''Solomon Gursky e' stato qui'', sempre di Mordecai Richler

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i testi delle canzoni di Vasco Rossi
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paolodal Opinione inserita da paolodal    02 Giugno, 2010
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ricchezze intellettuali

Un libro che si legge rapidamente, bello lo stile, piacevoli i riferimenti culturali rapportati anche alla vita di tutti i giorni. Peccato che questo libro non contenga un bel messaggio, peccato che non incida nell'animo del lettore. Il messaggio in realta' non e' positivo. Oltre alle ricchezze materiali esistono anche le ricchezze di cultura, che nel caso della protagonista non vengono utilizzate a scopi altruistici, per realizzare qualcosa di importante nella vita per se' o per gli altri, o piu' semplicemente per insegnare, trasmettere, aiutare. Renee mi sembra un po' come quel vecchio avaro che non potra' portarsi dietro le proprie ricchezze dopo la morte, ricchezze (''culturali'' in questo caso)il cui accumulo risultera' quindi vano e sterile. Cara Renee, non nasconderti: tutti sanno che da che mondo e' mondo molti ricchi sono ignoranti e quasi tutti gli intellettuali non hanno un soldo in tasca. Del libro salvo l'episodio in cui la giovane Paloma distrugge lo psicologo, due pagine che valgono il libro! Attenzione Paoloma, l'arroganza dell'intelletto non ti fara' vivere bene, e la colpa non e' degli altri....

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Ritratto di Dorian Grey
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