Opinione scritta da gio gio 2

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    07 Marzo, 2012
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"Guardiamo nel buio" !

In questi dodici racconti, ispirati a fatti di cronaca vera, Dacia Maraini adotta uno stile narrativo essenziale, pervaso, però, da una fluidità tale che ci sprona a divorare ogni pagina, a proseguire senza sosta, volendo giungere avidamente ad un altro breve capitolo e scoprire quale nuovo orrore sbucherà fuori dal buio che l'ha divorato.

Ma cosa significa, in realtà far "uscire dal buio" queste terribili storie di soprusi, di sfruttamento minorile, di violenze domestiche, di omicidi? Si intuisce immediatamente che l'intento dell'autrice non è quello di condurci alle lacrime che bruciano di commozione, ciò che proviamo è se mai un dolore sordo, una profonda amarezza e una forte indignazione.I riflettori non vengono puntati solo sulle vittime - "naturalmente, è ovvio" direte - ma, la sensazione che mi ha suscitato è stata quella di essere spronata ad indagare oltre, guardando nel buio delle coscienze dei carnefici, nell'atteggiamento patologico di chi, per paura, tenta di "coprire" questi orrori, un circolo vizioso, dove, in alcuni casi, scopriremo nascondersi una vittima dietro il volto del carnefice.
Non si tratta di un manuale di psicologia spicciola, tutt'altro. La Maraini non sembra partecipare insieme a noi lettori a questa danza crudele nei meandri della psiche, la sua voce non ci offre spiegazioni, lascia parlare i dialoghi, dai quali sovente, oltre alla paura delle vittime che sono a loro volta testimoni, emerge il pregiudizio: frutto di una società gretta, egoista, legata a principi superficiali dettati unicamente dall'apparenza che divengono spesso il movente di molti orrori.

E, quando sono i bambini a dover pagare la luce viene puntata sull'innocenza, ci viene mostrato il suo candore in modo semplice: l'orrore visto attraverso gli occhi della purezza.

..."Il bambino si agita sul sedile. Possibile che l'uomo abbia cambiato voce? Non è più il gorgoglio gentile del piccione che esce dalla sua bocca, ma il suono rauco e cattivo del corvo affamato."...

Adele Sòfia, la commissaria che già nel noir "Voci" aveva affascinato il lettore, non si lascia travolgere dal sistema, non si arrende. Lotta considerando il suo lavoro un compito arduo ma autentico, combattiva e attenta, mentre tenta di trovare una magra consolazione nei pesciolini di "liquorizia" che mastica in modo compulsivo e, generosamente, offre a chiunque, come se volesse donare a se stessa e al mondo che la circonda un balsamo per lenire il dolore.

Uno scritto che fa male, graffiante, incisivo.Un invito ad orrervare cosa si nasconde nel "buio", nei fatti di cronaca che talvolta leggiamo sbadatamente. Fatti che commentiamo, spesso scivolando nella retorica, ritratti di gente che nel nostro cammino temiamo di incontrare. Vicende che, pur non volendo ammetterlo, preferiamo far cadere nel dimenticatoio, per permetterci di continuare le nostre vite, volendo ignorare che, talvolta, possiamo essere noi quei "testimoni inconsapevoli".


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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    28 Febbraio, 2012
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"L'occhio della Nothomb"

Amèlie Nothbomb sfida immediatamente il lettore, non tenta di inngannarlo accompagnandolo "teneramente", per poi condurlo attraverso le immagini che vuol mostrare, non utilizza nessuna pagina introduttiva velata di leggerezza per "ammorbidire" il terreno: la prima frase giunge secca, dilaniante,perentoria.Come definirla ? Un pugno nello stomaco? Un doccia gelata?

"Venne il momento in cui la sofferenza altrui non li sfamò più: ne pretesero lo spettacolo".

... E, da li, il crudelissimo, spietato "spettacolo" ha inizio.

L'autrice sembra servirsi di una telecamera, restando appunto coerente con il tema trattato, utilizzando uno stile minimalista concedendo però, a un attento lettore, la possibilità di saper cogliere le descrizioni fondamentali, nulla è scritto "a caso".

Catapultandoci sulle strade di una Parigi dei giorni nostri, assediata dalle troupe televisive alle prese con le crudelissime "selezioni" dei concorrenti che dovrannno partecipare al nuovo reality Show "Concentramento", questi verranno divisi tra due gruppi: quelli obbligati a vivere come deportati, a cui appartiene Pannonique, e quelli che invece si sono spontaneamente offerti di interpretare il ruolo di kapò, tra questi personaggi spicca la figura di Zdena, che rappresenta l'anitesi di ciò che invece la splendida Pannoqiue incarna. Quest'ultima diverrà la VERA PROTAGONISTA del teleschermo.

Mantenendosi sempre "dietro le quinte", la Nothomb, in quest'opera breve, che rappresenta indubbiamente un libro/denuncia, è in grado di farci prendere in analisi svariati temi che fan da protagonisti alla società odierna, dal potere mediatico,alla superficialità di una politica corrotta, ingololista solo dal denaro e totalmente priva di scrupoli morali, all'"occhio" del telespattatore che diviene sempre più schiavo di spettacoli orribili e perversi.Ma, quasi inaspettatamente,altri elementi verranno presi in causa : la dignità, l'umanità, la libertà individuale, l'integrità morale che emergeranno rappresentando appunto una vera e propria VITTORIA.

Una lettura spiazzante,poco più di cento pagine che lasciano indubbiamente un segno indelebile, e ... un'importante riflessone sulle responsabilità che ci assumiamo, noi, semplici spettatori quando selezioniamo i programmi tv con il nostro telecomando...




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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    05 Gennaio, 2012
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"Punti di vista!"

..."Edificate tutta la vostra vita su un anarchico principio di nichilismo e vedrete che vi ritroverete a scrivere un libro di favolette amorali pieno zeppo di messaggi espliciti sulla morale stessa. Perchè per quanto io mi sia impegnato sin dal principio a biasimare e - perchè no - a deridere ove possibile l'assunzione di sacrosanti valori come modelli di vita, non ho potuto far a meno di scivolare io stesso nella trappola della retorica."...

Questa citazione è una delle riflessioni che Francesco Ricci riporta al termine della sua prima opera breve. Attenzione, non òso utilizzare il termine "conclusione" perchè, appunto, il testo stesso ci trasmette un messaggio chiaro ed in questo caso certamente "conclusivo" nel quale vi leggiamo un'immagine di pensiero più che mai limpida e palpabile: una soluzione definitiva non esite.

Un'ammirevole narrazione che spicca grazie ad una raffinata ricercatezza che non viene ostentata con l'utilizzo di terminologie complesse o con l'ostinata forzatura di un linguaggio che, pur vagando appunto nei meandri del nichilismo, non si getta in ciò è ormai divenuta una caratteristica di molti giovani autori emergenti: rompersi il capo pur di trovare uno stile forzatamente "innovativo". Al contrario, nello scritto di Francesco Ricci, emerge l'uso di un italiano tradizionale, limpido, fluido; la prima definizione che mi è balzata in mente è stata : composto.
Grazie a questa quasi sorprendente e spontaea "compostezza" ci introduce in un carcere immaginario,nel quale vi collocherà due personaggi vagamente grotteschi, diluendone appunto l'mmagine con l'essenza di una semplice ironia,affibbiando ad essi due nomi propri che in italiano significano rispettivamente 6 e 9. Un simpatico ed intelligente gioco di parole che in modo chiaro e nello stesso tempo sottile ci mostra come possono facilmente variare i punti di vista, mostrandoceli appunto in termini di prospettiva, inducendoci giustamente a riflettere che tutto ciò dipende "dal dove" li guardiamo, da che posizione ci poniamo, quindi NOI, mentre l'occhio del nostro pensiero li osserva.

Al termine dell'opera la nostra mente si ritroverà nel pieno di una "centrifuga", caduta in trappola di quell'umana debolezza che è perennemente in cerca di verità assulte, palpabili, DEFINITIVE! ...Dunque:

..."E l'unica maniera per venirne fuori indenne è abbandonare il seminato e, vestito d'indifferenza, abortire ogni primitivo pensiero di imposizione, come se nulla fosse mai stato".

Uno scritto che prende indubbiamente spunto da importanti testi filosofici, pregno di una spiccata ed intelligente ironia.
Dal mio umile "punto di vista" di semplice, accanita lettrice
non posso astenermi dal considerare questo giovane autore
napoletano una promettente voce nel panorama letterario italiano.

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    25 Novembre, 2011
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Mi scusate se dico: "Semplicemente splendido"?



Può sembrare inizialmente difficile penetrare a fondo, nel cuore di quest'opera; la prima parte può rischiare di apparirci forse ostica o eccessivamente descrittiva, oppure potrebbe infondere nel lettore una sensazione di spaesamento, mi sorge spontaneo però, ricondurre questo vago presentimento di inquietudine, folgorante solitudine e struggente nostalgia a ciò che l'autore vuol intenzionalmente infondere nel lettore: una forma di caos che egli vuol creare negli universi che dipinge per mostrarceli con gli occhi della sua mente.

Murakami, con incantevole e una sorprendente genialità, ci conduce nell'esplorazione di due mondi differenti,apparentemente distanti che nella narrazione ci vengono mostrarti attraverso l'alternarsi di brevi capitoli ai quali vengono affibbiati dei titoli che portano il nome di oggetti, di semplici "cose". Percependo in modo lampante questa caratteristica narrativa che, al primo acchito può apparire semplicemente grottesca se ne avrà, in seguito, la percezione della necessità di un voler donare "identità" ad ogni singola particella terrestre ed insieme un estremo bisogno di ordine da creare, o ricreare, in quel caos che ci viene mostrato: quadro astratto e più che mai realista del nostro tempo.

Un altro elemento significativo è l'assenza di nomi propri dei personaggi, essi vengono menzionati come "strumenti" di ciò che nella loro esitenza compiono:"il cebernatico","il lettore di sogni", "la bibliotecaria", "il professore", "il custode";e attraverso la descrizione puramente fisica di ciò che il loro animo incarna, come ad esempio: "la ragazza grassa".

La descrizione vera e propria della trama di questo splendido scritto potrebbe risultare come una nota stonata, tanta è la libertà di interpretazione che emerge, donandoci appunto un universo aperto, libero; uno specchio nel quale spesso il nostro vivere quotidiano ci impedisce di osservare cosi scrupolosamente. Man mano la narrazione procede penetra sempre più nel nostro profondo, facendoci respirare una forte sensazione di umanità, sete di amore, vita, sentimenti "terreni" che desideriamo veder germogliare semplicemente dal nostro cuore.

"Si invece, lasciarti mi addolora moltissimo. Ma proprio perchè ti amo, ciò che conta e quel che diventerà il mio amore. Non voglio trasformarlo in qualcosa di innaturale, per averti. Se il prezzo è questo, sopporto meglio l'idea di perderti, e conservare il mio cuore cosi com'è."

Traboccante di profondi pensieri espressi in modo limpido, cristallino. A far da sfondo l'immancabile colonna sonora rock e jazz. Uno stile perfetto, illuminante, poetico.

Non proseguo oltre, scusate. Riporto solamente un'altra meravigliosa citazione:


..."Avrei voluto mettermi a piangere forte, ma non potevo. Non avevo più l'età
per versare lacrime, avevo fatto troppe esperienze. Esiste anche questo al
mondo, la tristezza di non poter piangere a calde lacrime. E' una di quelle
cose che non si può spiegare a nessuno, e anche se si potesse, nessuno lo
capirebbe. E' una tristezza che non può prendere forma, si accumula
... quietamente nel cuore come la neve in una notte senza vento"...

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Dance dance dance - Nel segno della pecora, Murakami
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    03 Novembre, 2011
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"Racconti, pensieri e confessioni di un uomo"--

Un racconto intimo. Kawabata sembra voler donarsi al lettore, concedendosi ad esso, denudandosi, mettendo in luce ogni suo più segreto pensiero.

L'intimità che ci conduce a scoprire, attraverso pagine che posseggono uno squisito e limpido candore poetico, non ha a che fare con l'"erotismo diretto", anche se non mancano certo emergere pensieri volti verso i desideri carnali, ma sono espressi in modo tale, che al primo acchito, potrebbero apparire come riflessioni che rimangono solamente in superficie, mentre, in seguito si svelano attraverso una velata luce di palpabile nostalgia. Essi vengono amalgamati insieme alla moltitudine di confessioni ed emozioni che attraverano la mente e l'animo del protagonista Eguchi, mentre giace accanto a giovani donne addormentate.


Il tema dell'onirico, come è ben noto a chi possiede una buona conoscenza della letteratura orientale, è spesso adottato da molti scrittori giapponesi come tema centrale di diverse opere letteraie; in questo caso, l'autore, sembra utilizzarlo in modo variegato.
La contemplazione delle fanciulle dormienti conduce Eguchi verso l'introspezione, una contemplazione volta a se stesso, alla rievocazione delle immagini della propria esistenza che vedrà ripercorrere nelle propria mente come un fotogramma e il denudarsi di queste giovani che, accettando di farsi solo osservare mentre dormono pur non concedendosi in nessun altro modo, mostrano però, ogni loro vurnerabilità.Ogni pensiero sembra essere concesso e persino il tema più temuto entrerà in scena.

"Un ginocchio piegato della ragazza sporgeva in avanti: Eguchi disponeva quindi di uno spazio limitato per le proprie gambe. La ragazza, che dormiva sul fianco sinistro, non aveva il ginocchio destro ripegato sul sinistro in una posizione difensiva, ma teneva la gamba completamenta distesa: Egichi lo capi senza nemmeno guardare."

Uno scritto che lascia una vaga senzasione di inquietudine che compare in modo quasi inafferrabile, come se, in qualche modo qualcosa voglia sfuggurci o, al contrario, farsi rincorrere per esser meglio sondato, compreso.

Da questo racconto ("La casa delle belle addormentate") è stato tratto il romanzo di Marquez "Memoria delle mie puttane tristi".

Gli altri due racconti, compresi nella presente edizione, ("Uccelli e altri racconti" e "Il braccio"), pur presentandosi in modo differente come struttura, posseggono più di un filo conduttore che li unisce : l'egoismo, l'ipocrisia e la meschinità dell'uomo.

Nel primo racconto "Uccelli e altri animali" viene ritratto un uomo che ha un rapporto con la realtà e la carnalità che trasmette nel lettore un insopportabile senso di fastidio e di fortissima antipatia.

Il secondo racconto: "Il braccio" si presenta in modo "fantastico" , una metafora grottesca, qui unico personaggio della vicenda, un uomo intriso di ipocrisia e egoismo.
Questo è ciò che, a parer mio, Kawabata, vuol mettere in evidenza : la meschinità dell'uomo che vuole "impossessarsi" di qualunque cosa senza donar nulla in cambio.
Per quanto riguarda questi due scritti, la mia opinione iniziale si capovolge: egli non scrive per "concedersi" al lettore, ma "scrive a se stesso", senza riserve, senza ombre. Come un vero Diario Personale.

Una lirica raffinata e eccellente.

A tutti gli amanti della lettura giapponese : buona lettura!

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Memoria delle mie puttane tristi, Marquez

Mishima
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    11 Ottobre, 2011
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"Al di là delle cronaca più nera..."-----

Sortino, giovane autore, attraverso il suo "debutto" nel mondo letterario, spalanca le porte ai lettori su un fatto di cronaca nera, indescrivibile nelle sue atrocità.

In che modo i guidici, i giornalisti, gli avvocati difensori e accusatori hanno "guardato," o per meglio dire, "osservato" questo "orrore"? E noi, "gente normale", "semplici ascoltatori"? Abbiamo seguito la notizia al telegiornale sbigottiti : in un piccolo capologuogo di provincia della bassa Austria, si scopre che un uomo, PADRE DI FAMIGLIA, ha tenuto prigioniera la figlia, in un bunker antiatomico, costruito sotto le fondamenta della propria abitazione,per ventiquattro lunghi anni,ricattandola in modo follemente crudele, derubandola di ogni forma della sua umana identità,costringendola ad avere rapporti incestuosi dai quali nasceranno sette figli.

Come spesso accade, quando ci troviamo di fronte ad "un qualcosa" che va al di là della nostra umana comprensione, ce ne siamo pian piano allontanati, con passo felpato, naturalmente, per non essere considerati insensibili, superficiali o meschini.
Non è un' accusa, ciò che sto cercando di esprimere: è la descrizione di una COMPRENSIBILE REAZIONE, nella quale, naturalmente, vi è compresa anche la mia. Affrontando la lettura di questo testo, ho avuto modo di cogliere questi "perchè", e la risposta sta appunto "in ciò" che l'autore, per mezzo di una forza narrativa sorprendente, riesce a farci "conoscere", andando "oltre la cronaca", aiutandoci a "vedere", ponendoci la possibilità di "cercare di afferrare" l'"inafferrabile", l'"inumano".
Eppure, non risponde alle nostre "segretissime" domande servendoci semplicemente le risposte su un "piatto d'argento",al contrario ne analizza insieme a noi i "riflessi", le complessità degli "ingranaggi". Ci "conduce" nel bunker, nel "teatro degli orrori", penetra e ci svela, attraverso pagine di staordinaria limpidezza e delicata poesia,pur sondando il "cuore" di questa "crudele follia" ed analizzandone le atroci conseguenze. Ci invita ad osseravre, a tendere la mano verso l'"inconcepibile".

La vittima viene collocata "in primo piano", protagonista di un palcoscenico terrificante, di fronte al quale noi, semplici spettatori, ci sentiremo stringere in una morsa di sconvolgente stupore, verremo colti dalla medisima sensazione di un lancinante "dolore fisico", penetrando negli abissi più cupi, nei sentieri più perversi, nei meandri più orribili e toruosi della mente umana.
L'autore sembra, in questo modo, offrirle il "dono" che le spetta: i riflettori vengono "puntati" all'interno della mente e dell'animo di Elisabeth.

"A diposizione avvenuta, portò la mano sulla catenina che indossava al collo in un gesto che la rassicurasse, e chiuse tra le dita la piccola gemma che Josepf le aveva regalato tanti annni prima. Il cristallo le rimando la luce intatta, assolotumente chiara del senso che tutto ciò che era stato: persino la morte del piccolo Micheal e il piatto di cenere che aveva lasciato, tutta la solitudine, la povertà, il timore di non riuscire a sopravvivere e poi la paura di andare soli nel mondo, la disperazione e la mancanza di forze erano stati una volta su tutte il bene più grande."

Sortino,in questa sua prima coraggiosissima opera, oltre a svelarsi attraverso una straordinaria bravura dal punto di vista narrativo, mostra una stupefacente maturità psicologica e una commovente sensibilità, di fronte alla quale, il lettore, non potrà far altro che inchinarsi e applaudire con gli occhi colmi di lacrime e ammirazione...

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    30 Settembre, 2011
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Il cammino di un Uomo in India...------

Cercare di "esporre" un'opinione che contenga la moltitudine di significati, episodi, emozioni che questo romanzo mi ha suscitato, non fa altro che portare i miei pensieri ad immaginarmi alle prese con un bagaglio infinito di abiti, tesori e accessori di vario genere, da raggruppare ed inserire in una valigia troppo piccola per poterli contenere tutti insieme...
Ho dunque deciso di partire dal modo più semplice, da ciò che potrebbe apparire forse "eccessivamente classico", scontato o addirittura ordinario - come se l'amore si potesse considerare tale... -. Eppure... ciò potrebbe risultare "mieloso" se ci fosse proposto in modo prolisso, potrebbe appparirci come la più "scontata" delle storie, anche se, in cuor suo pure il letterato più ardito è in grado di riconoscere che la "ricerca dell'amore" è, è stata e sempre sarà, protagonista di capolavori indiscussi.

"Ma la mia storia non parte da quegli uomini, nè dalla mafia:
inizia dal primo giorno a Bombay. Il destino ha calato la mia carta su quella città. La foruna ha distribuito le mie e mi ha portato a Karla Saaranen. E io ho cominciato a giocarla, quella mano, fin dal primo momento in cui ho guardato i suoi occhi verdi. Insomma, questa storia inizia come tante altre: una donna, una città e un pizzico di fortuna."...

Ho amato in modo immediato queste semplici parole, questa frase che , a parer mio, fa da "vera introduzione" all'opera di Gregory David Roberts, approdato in India in seguito all’evasione da un penitenziario in Australia.

Il nostro personaggio non è un "eroe", è un uomo che ha intrapreso un percorso travagliato, una vita che ha iniziato col condurre nel migliore dei modi, dedicandosi agli studi e agli ideali politici per poi calarsi, invece, nel tunnel dell'eroina, in una devastante autodistruzione che lo ha trascinato verso l'allontamento delle persone a lui più care.
La "ruota" del destino lo conduce a Bombay dove l'amore per una donna segnerà il suo percorso in questa terra densa di odori che si insinuano immediatamente dentro di lui, cosi come la tradizioni, la moltitudine di colori, contraddizioni e lingue che presto adotterà come fossero da sempre sue.

Il suo "cammino" in questa terra ci apparirà "variegato", come l'infinita gamma di personaggi con i quali condividerà sentimenti, emozioni, amore, odio, riflessioni.
La sua vita in India sarà un'immersione a 360 gradi in questo strano Paese dove regnano, in modo sorprendentemente parallello, due universi totalmente contrapposti: la totale miseria e la più spregiudicata e sfacciata ricchezza.
Un lusso sfrenato, prodotto dal potere della mafia.

Egli sarà protagonista di entrambe i mondi, nei quali scoprirà, in ognuno di essi, le sfumature della gente che li compone,denudandosi agli occhi di chi si presta ad avventurarsi in questa gigantesca saga, mostrandoci ogni sua angoscia, pensiero, illusione, un'attenta analisa rivolta a se stesso e a ogni ESSERE UMANO che entrerà a far parte della sua NUOVA VITA ... Ne emegerà il ritratto di un uomo che è in cerca di REDENZIONE, DI LEALTA',AMICIZIA,ONORE, AMORE... in una terra travagliata ma insieme RICCA di quella IMMENSA UMINITA' di cui ha sempre avuto sete, dove verrà appunto "battezzato" con il nome di ciò che in fondo, dentro di sè, è sempre stato disperatamente alla ricerca: Shantaram: UOMO DI PACE.

Un lungo romanzo dove l'autore narra, in prima persona,le proprie esperienze mescolandole a fatti, che scaturiscono dalla sua fantasia, nella quale, riesce a dar forma a sensazioni e sentimenti, indubbiamente vissuti, con totale trasporto e passione.

..."Lanciamo i nostri cuori coraggiosi nelle promesse di un nuovo giorno. Con amore: l'appassionata ricerca di una verità diversa dalla nostra. Con struggimento: il puro, ineffabile anelito di essere salvati. Poichè fino a quando il destino ce lo consente, continuaimo a vivere. Che Dio ci aiuti. Che Dio ci perdoni. Continuamo a vivere".

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Romanzi storici
 
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    15 Settembre, 2011
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La poetessa di Marache

Ondine Khayal ripercorre il vissuto della nonna armena,nata nel 1901 a Marache, in Turchia, al confine con la Siria .
Ne descrive, in prima persona, con estremo e poetico candore, l'intera vita partendo dall'infanzia e dall'adolescenza.

Nella primissima parte del romanzo il lettore si perde nell'incanto di in un "giardino fatato", ne respira il delicato profumo di lavanda, un'infanzia ricca e serena, nella quale la piccola Lucine scopre la preziosa "magia" delle parole, per mezzo delle quali esprimerà lo stupore di ogni suo nuovo sentimento e scoperta.

Con gli sviluppi politici dal 1915 in poi, il governo turco decide, perentoriamente, che l'etnia armena DEVE essere eliminata, perduta.
Cosi l'incanto si spezza, la prima descrizione di orrore arriva come uno schiaffo sordo, lacerante.

Il terrore, la sterminio e la violenza si insinueranno nell'esitenza di Lucine e della dolce sorellina Marie.
Le due bambine, uniche supersiti di una famiglia barbaramente uccisa, diverranno compagne di un lungo viaggio nel deserto : l'incontro con l'inferno.

Pur trovando, al di là del percorso negli inferi, una sorta di salvezza e ricevendo in dono dal destino la possibilità di "ricostruire" e donare la
vita, essa si ritroverà completamente perduta, un'anima abbandonata dalle sue radici, sola con l'incubo straziante delle sue carni DILANIATE, il dono dell'incanto delle parole perduto, distrutto dall'assenza di emozioni che non riesce più a provare.

..."Ma da quando il mondo era sprofondato, non mi restavano che rimasugli di emozione, pallidi ricordi dell'intensità passata, e andavo come una cieca per strada, senza più essere capace di sentire"
...

Tenacemente legata al ricordo di Gil, primo giovane e unico amore, abbandonata alla solitudine, ritroverà pian piano il coraggio di far riaffiorare i pensieri. Offrendo parole ad altre persone, attraverso la scrittura delle altrui emozioni, la "piccola poetessa di Marache" tornerà a vivere, scriverà lettere ai cari fantasmi dell'infanzia e respirerà, nel mondo e dentro di sè, le sagge parole del tanto adorato nonno Joseph...

..."Il nonno aveva spesso insistito sulla necessità di non scordare le proprie radici.Il fiore del nostro amore era strappato, ma la sua radice era rimasta profondamente radicata alla terra, e aveva potuto fiorire. Quella lettera era un meraviglioso dono"...

Una lettura commovente, traboccante di profondi significati,che imprigiona il cuore del lettore in una "morsa" di soffocante dolore, attraverso pagine intrise di incantevole poesia: il contrasto di uno stile che mantiene una sorprendente purezza, pur mostrandoci gli aspetti tristemente folli e crudeli di un genocidio, conducendoci nell'animo di una vittima di questi orrori e donandoci, in fine, la possibiltà di vedere attraverso ad essa, un sentiero che conduce verso la speranza, un respiro che pur giungendo a noi con il lieve "profumo di lavanda" ci avvolge con soprendente intensità,perchè insieme ad esso vi troviamo un dolore impossibile da cancellare.

"Dobbiamo scrivere le nostre storie nel cielo, perchè coloro
che verranno dopo possano leggervi le nostre lotte, il sale delle nostre ferite. Dobbiamo scrivere le nostre vite nel cielo, perchè coloro che vengono dopo vi leggano le nostre eterne rinascite.
La mia casa è diventata la terra."

Una storia vera, inserita in un contesto storico che tutti abbiamo il diritto di conoscere, ma prima di tutto il DOVERE DI NON DIMENTICARE!

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Mille splendidi soli, K.Hosseini
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    08 Settembre, 2011
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A sud del confine, a ovest del sole------

"A sud del confine, a ovest del sole" potrebbe presentarsi come un'ideale "continuazione" del romanzo "Norwegian Wood - Tokyo Blue-.
Murakami ci propone questa sorta di "diramazione" con un tocco estremamente delicato, ci svela una dolcezza colma di delicatezza e sconfinante nostalgia, rinchiusa nella solitidune di ogni personaggio inserito nella vicenda, non solo nei due protagonisti, che a mio avviso ne rappresentano l'"emblema principale", ma fortemente viva anche nei personaggi "apparentemente" secondari, che ruotano attorno ad essi.

Quest'opera breve, pur riuscendo a smuovere emozioni e sentimenti di commozione , trasmette una strana sorta di "fragilità", che getta il lettore nel dubbio, portandolo a chiedersi se l'autore si sia per caso imbattuto in un momento particolarmente "timoroso" nell'ambito del suo percorso personale e letterario.

Infatti, pur non non arrivando a considerarlo uno dei suoi lavori più incisivi, ho perpecito la sensazione di trovarmi d'innanzi ad un romanzo fortemente "intimo", trovando in questo il movente di una strana sorta di "palpabile ambiguità", un mistero misto a limpidezza.
Una limpidezza narrativa che evoca lo stile dell'autrice Banana Yoshimoto e un "ombra" esile, sottile che l'autore mantiene dentro di se, gelosamente costudita.

"...Tutti e due avvertivamo la presenza di una nuova realtà che sarebbe presto diventata nostra e che avrebbe colmato quel senso di incompletezza delle nostre esistenze. Una nuova porta stava per aprirsi davanti a noi, soli sotto una vaga e flebile luce, con le mani strettamente allacciate, per dieci, brevi secondi..."

Un altro titolo legato ad una canzone che unisce i due protagonisti primari, Hajime e Shimamoto, un amore nato sotto "una cattiva stella", un racconto che oscilla tra la realtà del vivere quotidiano e un universo immaginario.

L'immaginario e la realtà, il passato e il presente,"il ciò" che è stato e "il ciò" che potrebbe essere stato...

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    07 Settembre, 2011
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INDELEBILE

L'atmosfera creata dall'autore emergente Tom Robh Smith, è in grado di evocare, in modo sorprendentemente immediato, le medesime sensazioni di un capolavoro indiscusso: 1984 di G.Orwell. Un dipinto "grigio", immagini di miseria, ritratti di figure ormai spogliate di un'identità "propria", rese schiave da un regime capitalista che comanda e spia ogni loro singolo pensiero, un eco soffocato da una profonda e cupa disperazione che cede il passo a una muta rassegnazione e ad atti, dettati unicamente da un disperato istinto di sopravvivenza.

Nelle prime pagine, con straordinaria maestria, apre una piccola finestra su una vicenda che ambienta in un piccolo villaggio dell'Unione Sovietica del 1933, nella quale riesce a farci respirare un clima di inquietante di orrore e povertà, facendo però improvvisamente calare un sipario che getta, nella mente del lettore, un'ombra di oscuro mistero.

Di colpo ci trasporta nella fredda Mosca del 1953 :
il regime di Stalin è al vertice, con l'entusiastica collaborazione del Ministero della Sicurezza e dell'MGB (precursore del nefando KGB), l'organismo di polizia segreta la cui brutalità e la continua pratica di torture non costituiscono un segreto neppure per i bambini.
Quando il cadavere di un ragazzino viene ritrovato sui binari di un treno, l'ufficiale dell'MGB Leo Demidov si sorprende che i genitori del piccolo morto siano convinti si tratti di omicidio.
Ad egli verrà severamente vietato di indagare su questo e qualunque altro delitto.
LA CRIMINALITA' NON ESISTE.

Ciò che inizialmente può apparirci come una vicenda che fa semplicemente da sfondo , lentamente si farà sempre più spazio,collocandosi, in fine, al centro della storia.

Il personaggio di Leo attraverserà una lenta "metamorfosi". Tutto avrà inizio quando riuscirà finalmente a VEDERE il MARCIUME che è in grado di seminare lo stato per cui lavora, sperimentandolo sulla propria pelle.Ritrovandosi esiliato riuscirà per la prima volta a CONOSCERE la moglie Raisa una donna che, contrariamente a ciò che fino a poco prima aveva "ciecamente" creduto, scoprirà invece, non conoscere affatto.

Raisa è più che mai figlia del dubbio, della paura e del sospetto, lentamente si svela come una splendida figura che emegergerà, pian piano, parallelamente al rinvenimento di altri piccoli cadaveri ritrovati su vari binari di altre stazioni, che comprendono una vasta zona della nazione.
Il numero delle vittime risalirà a 44.

Leo e Raisa,unendo le loro uniche forze ,inizieranno una spietata caccia al serial-killer,andando contro il volere dell'MGB e l'intero sistema nazionale,rischiando le loro stesse vite, ponendole cosi nelle mani della GIUSTIZIA.

Tutto ciò li porterà a costruire,lentamente e per la prima volta durante il corso della loro intera esistenza, un rapporto basato sulla sincerità : una prova durissima per entrambi.

Il mutamento dei loro sentimenti avverrà gradualmente, proprio per questo risulterà "palpabile" e vero agli occhi dei lettori.

Al di là di ciò, emergerenno della rivelazioni AGGHIACCIANTI, che risulteranno essere il "prodotto" di ciò che un popolo ha subito:"vittime di vittime"
"Un pugno nello stomaco" come la mia cara amica Faye Valentine l'ha definito, utilizzandolo come titolo della sua bellissima recensione.

A mio avviso,un romanzo che è molto più di un thriller : un documento storico, una vicenda ispirata ad un fatto di cronaca crudelmente vero.
Un giovane talento emergente che, è stato in grado di svelare in questa sua prima opera, un'ammirevole maturità unita ad una straordinaria capacità narrativa e un'intensa empatia con ogni personaggio, non ne emergono infatti "buoni" o "cattivi", ma soltanto VITTIME di un potere CRUDELE.

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1984 di George Orwell
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    01 Settembre, 2011
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Una storia romantica

I giorni nascosti, secondo romanzo di Luisa Gossa edito di Primalpe.

Come viene enunciato nella prefazione dello psicologo Massimo Schinco, che introduce il romanzo, l'autrice riprende temi a lei cari, che vengono da essa tracciati come un evidente e profondo legame che instaura con essi : il piacere, il passato e la morte.

Protagonista della storia, anche in questa seconda opera è una donna.
Betta, anch'essa costretta a fare i conti con un passato a lei "nascosto", percorso fondamentale di una vita, che ha speso invece rifugiandosi in sentimenti apatici, sterili,non trovando il coraggio di scavare invece nella loro autenticità,
accettando passivamente il comportamento freddo ed enigmatico di una madre distante, attribuendolo unicamente alla morte tragica e prematura della figlia minore.

Giungendo all'età della pensione troverà il modo di recarsi a Villapieve ,nella grande casa delle vacanze della sua giovinezza, un luogo che conserva ancora tutto il dolore della terribile perdita della sorella Clara, tragico evento che ha segnato il percorso di molti destini.

Nel fondo di un cassetto troverà un amore "nascosto", infangato" dall'odio , dal pregiudizio e dal veleno di una gelosia follemente vendicativa.
Spalancherà un mondo che rivelerà le origini di ogni angolo più remoto della sua vita, l'immagine "più nascosta" di una madre,specchio di stessa.
Ciò comporterà un cammino doloro ma necessario per poter affrontare un sentimento "rinchiuso",offuscato da una rivale passione, ma in fondo,da sempre, profondamente desiderato.

Lo stile di Luisa Gossa è carico di minuziosi dettagli, dal tratto "morbido", indubbiamente femminile, una tinta decisamente rosa, che a mio avviso sarà in grado di soddisfare gli amanti delle storie romantiche, dense di segreti e ardenti passioni.

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Oltre la notte, Luisa Gossa
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    25 Agosto, 2011
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Oltre la notte...----

Oltre la notte è il primo romanzo di Luisa Gossa, pubblicato da Primalpe.

Sin dalle prime pagine, l'autrice piemontese, vuol renderci immediatamente partecipi, attraverso incantevoli descrizioni della sua terra, luogo dove la storia viene ambientata.
Durante questa prima introduzione, il lettore si ritroverà d'innanzi ad un quadro che farà apparentemente da contrasto con ciò che verrà rivelato: la storia di una donna, Regina, di un segreto che affonda le sue radici nel passato, un eco lontanto ma soffocante che, per trovar pace e giustizia esige di essere
urlato.
Un romanzo narrato in due spazi temporali, un'alternanza di episodi fortemente crudeli e drammatici, uniti ad accurate descrizioni di fatti quotidiani, nei quali vi troveremo familiarità e calore come i personaggi stessi,discendenti di un segreto a loro sconosciuto ma palesementi eredi di un orrore che getta un'ombra oscura sui loro animi e nei loro rapporti più intimi.
Un percorso che richiederà il coraggio di combattere non solo contro il pregiudizio ma di "afferrare" la causa del male, sradicando il marciume del seme che ha gettato, per poter far emergere la forza dell'amore che, in ogni sua espressione, viene introdotto all'interno della storia.

Una scrittura indubbiamente fresca ma coraggiosa, sono pochi i punti i cui vi ho trovato dei "cedimenti", ho molto apprezzato l'introduzione di termini dialettali e la descrizione di usanze tradizionali che hanno contribuito a rendermi ancor più emotivamente partecipe.

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    18 Agosto, 2011
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La stella degli inganni...

Jo Nesbo, autore scandinavo, riesce a condurre con abile e stupefacente maestria un thriller ingegnoso, audace, sottile.
Ci conduce per mano in una ragnatela intensa, intricata pur utilizzando alcuni elementi, divenuti ormai "clichè" nel mondo del giallo e del poliziesco.
Il detective in gamba ma alcolizzato, distrutto dai fantasmi che popolano i suoi incubi, sembra ormai aver raggiunto il più completo fallimento in ogni "settore" della sua vita, da quello privato a quello professionale.
Naturalmente leggendo queste frasi ci sorge il dubbio di trovarci d'innanzi un qualcosa di "già scritto/già letto"...
Mentre invece, man la lettura prosegue, oltre ad instaurare un legame empatico con il detective Harry Hole, il lettore si ritroverà catapultato in un vortice di misteri, intrighi e una caccia ad un serial killer spietato, le cui tracce : stelle di diamanti rossi e pentagoni, sembrano portare le indagini sulle tracce di qualcosa che "puzza" di "satanico".

Ambientato in una tranquilla Norvegia immersa una torrida estate.

Già leggendo le prime prime righe si comprende di aver a che fare con un noir raffinato, lo stile e le descrizioni sono precise ed accurate, inizialmente può persino apparire un romanzo "troppo descrittivo" ma, man mano procediamo ci rendiamo conto che tutto è "costruito ad arte",nessun minimo elemento è inserito "casualmente". Esiste un sottile ma fondamentale "filo conduttore" che lega degli "apparentemente" piccoli particolari ad una trama tesa,complessa che contiene diversi strati di crudeltà e di inganni, di abuso di potere e di follia assassina.
La costruzione psicologica di ogni singolo personaggio viene curata in ogni minimo dettaglio, nulla viene messo in secondo piano, ogni elemento viene coinvolto e diviene un potenziale sospetto agli occhi del lettore e vi garantisco " che..." no, questo non posso dirlo.

Buona lettura!

P.s.: arrivederci Nesbo, sicuramente ti rileggerò, stanne certo!

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    11 Agosto, 2011
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L'"Universo di Sàndor Màrai"

Non posso di certo astenermi dal mettere in evidenza, in primo luogo, il potere "magnetico" o "ipnotico ",di questo straordinario autore ungherese. Un insieme di parole che ritraggono delle introspezioni forti, a volte persino laceranti, profondamente e dettagliatamente analitiche, a prova di bisturi, si potrebbe osar dire. Sàndor Màrai sembra possedere la tecnica precisa del chirurgo, l'arte seducente del poeta e la saggezza introspettiva del filosofo.

Il gabbiano, pur essendo un'opera breve, come Le braci, oltre a presentarsi come una lettura che richiede tempo e dedizione, ha il potere di dilatare il tempo, di allungare ogni attimo riuscendo a farci vivere nel suo medesimo universo,un territorio animato da intriganti protagonisti, molti dei quali utilizzano un gioco ambiguo, o addirittura "perverso".
Sàndor Màrai "smaschera" pian piano l'identità interiore dei personaggi, svelando parti delle loro "verità interiori" per poi "rigettare" nuovamente il lettore nel dubbio, come se ci donasse la possibiltà di afferrare una "realtà" tendendo una mano verso di noi per poi ritrarla, per spalancare altre porte, che ci permettono di "sondare" altri lati di un mondo che ci apparirà caleidoscopico, colmo di sentimenti e deduzioni che lottano tra loro.Creando, inoltre, una forma particolare di dialoghi, nei quali, viene spesso reso noto quanto i pensieri posseggano più "verità" dei gesti compiuti.

Un altro "triangolo" amoroso, un girotondo di sentimenti che rende i personaggi "schiavi" di un destino che li allontana e li unisce.

"...Però non si vergogna di quella domanda, non si vergogna di nulla. Mai in vita sua ha provato una simile libertà e noncuranza.Adesso posso domandare qualsiasi cosa, perchè la vita sta giocando con me,pensa. Non ci sono più regole, adesso che qualcuno si diverte a giocare con me.Posso fare tutte le domande che voglio...

Ciò che si troverà d'innanzi l'uomo che esprime questi pensieri, sembrerà appunto uno scherzo del destino, una donna che porta un nome che racchiude il significato opposto di ciò che incarna...

Una trama che sembra possedere l'inquietante mistero di un thriller, un intreccio di amore,inganni, tradimenti, menzogne, guerra, politica, potere che insieme si fondono, magistralmente, in un'unica danza.

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Sàndor Màrai
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    03 Agosto, 2011
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Sulle ali "fantasiose" di Zafòn...-


Le luci di settembre fu il terzo libro
che scrisse Carlos Ruiz Zafòn e venne pubblicato per la prima volta in Spagna nel 1996, compreso nei quattro suoi romanzi
che vennero introdotti nella sezione narrativa per ragazzi.

L'ombra del vento, che scrisse e pubblicò nel
2001, ebbe un immediato successo internazionale che lo confermò, insieme agli altri suoi tre successivi romanzi, tra i più acclamati autori contemporanei.

Durante la lettura di Le luci di settembre, ho trovato le caratteristiche letterarie dell'autore, o per meglio dire,gli elementi "fondamentali" , l'"origine" di ciò che in seguito l'autore è riuscito a rielaborare nel suo primo romanzo per adulti, riuscendo cosi a costruire ciò che nei suoi pensieri ha sempre sperato di mettere in atto e concretizzare.

Lo stile narrativo possiede una nota decisamente "fresca", si intuisce un talento che sta tentando di decollare con l'impeto di un'ammmirevole passione e qualche lieve passo incerto, che non turba ma commuove, per l'amore e la dedizione che traspare dalle parole di un giovane autore emergente.

La storia stessa ha un fascino fantasioso e commovente, un insieme di elementi che coinvolgono emotivamente il lettore e lo fanno volare sulle ali di una fantasia "giovane" ma seducente.

Un racconto che "intrappola" un vasta gamma di elementi dai più terreni ai più surreali.

I protagonisti principali che animano la vicenda sono Simone Sauvelle che, ritrovandosi improvvisamente vedova e dovendo pagare gli insospettabili debiti lasciati dal defunto marito, si vedrà costretta a trasferirsi da Parigi in piccolo paese sulla costa insieme ai due figli Dorian e Irene, dove, Lazarus Jann un facoltoso conoscente del marito, un famoso fabbricante di giocattoli ,le offrirà lavoro in qualità di governante presso la sua sontuosa e... "misteriosa" dimora popolata dalle fantastiche e inquietanti "creazioni" dell'ingegnoso proprietario.
Ma... che mistero nasconde il gentile e bonario Lazarus, cosa celano le lettere che riceve settimanalmente ed il libro che conserva gelosamente in biblioteca??? E la moglie malata che vegeta in una stanza buia, avvolta da un mortale e inquietante silenzio???
Cosa lega Lazarus alla misteriosa leggenda del posto, Le luci di settembre, a un'altra terribile scomparsa???
Irene e Ismael, un giovane marinaio del posto,mentre un dolcissimo sentimento li unirà, si ritrovarenno coinvolti in un icredibile scoperta...

Un viaggio fantastico e romantico, che dona momenti di piacevole "avventura" a lettori di ogni età.

Personalmente ho avuto l'ennesima conferma che, molto spesso, le immagini e racconti più fantasiosi sembrano possedere la "chiave" che spalanca le porte a sentimenti puri e paure mascherate che albergano dentro ognuno di noi.

Complimenti Zafòn

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    01 Agosto, 2011
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Ingegneria genetica...---

I gemelli omozigoti posseggono lo stesso DNA. Se vengono adottati alla nascita, o comunque vengono divisi per altri motivi, crescono in modo differente.
Cosi, la dottoressa Jeanni Ferrami, giovane ed ambiziosa scienziata, a caccia di criminali assassini, cerca di studiare quanto l'educazione acquisita possa prevalare sul patrimonio genetico. Un'interessante scoperta la condurrà verso il terrificante segreto che nasconde il Professor Berrington, uno dei più importanti esponenti dell'università per cui lavora.

Berrington ,insieme ad altri suoi collaboratori, importanti politici e uomini d'affari, che nutrono idee malvage e follemente razziali , tra le quali "rifornirne geneticamente" i ricchi "bianchi" americani: il frutto del loro lavoro, la loro "perfetta ingegneria genetica" e la vendita della loro importante società, dalla quale ricaveranno fior di milioni di dollari: una cifra esorbitante che permetterà loro di realizzare un sogno disumano...
...
Ciò che Jeanni sta scoprendo attraverso il suo progetto rischia di mettere a repentaglio i loro obiettivi... ma chi si troverà più in pericolo???

Un thriller avvincente,che è in grado di mostrare al lettore come spesso il potere corrotto della politica può essere in grado di nasconderci quanto la scienza possa andare contro l'etica, se le sue redini sono in mano ad uomini privi di scrupolo...

Uno stile narrativo accattivante e una vivace, oltre che accurata costruzione psicologica, di ogni personaggio che anima l'intera vicenda, contribuiscono a rendere quest'opera di Ken Follet una lettura piacevole ed insieme uno spunto di interessanti riflessioni su temi scottanti e attualissimi.

Forse qualche elemento un po' scontato... ma alla fine tutto si incastra comunque piuttosto bene, dunque, nell'insieme, posso sostenere di essermi goduta un buon thriller!

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    27 Luglio, 2011
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"Lazzaro alzati e ..."

Un vero capolavoro scaturito dalla mente del Maestro del Brivido, un girotondo di inquietudini che fanno a gara con sentimenti contrastanti, mettendo al centro il tema che per qualunque essere umano costituisce il mistero più spaventoso : la morte. Ma, un King in perfetta forma dona a tutti i partecipanti :i protagonisti del libro e persino i lettori che si ritroveranno ad immedesimarsi, la facoltà di poter far resuscitare i propri cari.

Nonostante la trama stessa si presenti in parte prevedibile, Stephen King, riesce a giocare abilmente con ogni singolo elemento, anzi la sensazione stessa è che la sua forza consista proprio in questo, insieme all'utilizzo di luoghi comuni e personaggi ordinari : la tranquilla famiglia del dottor Louis Creed, con due intelligentissimi figlioletti e una splendida moglie.
Una vecchia coppia di amabili vicini di casa : Jud e Norma Crandall e.... un cimitero, dove da generezioni, i ragazzi del quartiere seppelliscono i cadaveri dei loro amati animali domestici.
Classica località del Maine.

Il vecchio Jud, sembra costudire dentro di sè un segreto che lo tiene in qualche modo vincolato a quel macabro luogo... e presto il legame d'amicizia paterna che riuscurà ad instaurare con Louis ed un debito che si sentirà in dovere di pagare a quest'ultimo ... il prezzo di un debito che porterà il suo giovane amico verso gli abissi della follia più cupa ... dove si vedrà costretto a compiere delle scelte che neppure nel più peggiore dei suoi incubi avrebbe mai osato immaginare...

... Gesù disse loro: "Il nostro amico Lazzaro dorme, ma io vado a svegliarlo".

Un'opera decisamente coinvolgente, uno stile impeccabile.


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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    22 Luglio, 2011
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...BRACI...!!!

Le braci, titolo che Sàndor Màrai dedica a questo suo staordinario capolavoro: in una sola parola riassume il significato di quest'opera, all'apparenza complessa, che nell'insieme, racchiude un'immensa gamma di sentimenti che nascono,sprigionano la loro forza, si svelano man mano il racconto procede, diramando con una forza oserei dire dirompente,fondendosi con l'animo del lettore. Nonostante emargono da un passato ormai lontano conservano ancora tutto il calore della loro fiamma.



Sono la mente e l'animo di Heirik che,in un unico abbraccio,
riescono a mantenere in vita la loro forza, perpetuandola con la tenacia della sua memoria, in un maniacale percorso nei sentieri del suo passato: l'intenso legame con l'amico Konrad ed il tragico segreto che ha diviso il loro cammino. Un segreto che dona ad essi l'unico vero motivo di rimanere in vita.E, nel mezzo, l'ombra, o meglio, la forza scatente: Krisztina, morta da ormai più di vent'anni.

... "E a volte mi sono chiesto se l'amicizia non costituisca un legame simile a quello fatale che lega che unisce i gemelli. Una singolare identità di inclinazioni, simpatie, gusti, cultura, e passioni che accumuna due uomini, vincolandoli - anche se uno tenta di opporsi all'altro - a un medesimo destino"...

Heirnrik per quarantun anni attende il ritorno dell'amico, senza mai muoversi dalla sua proprietà, un castello ai piedi dei Carpazi.
Mentre Konrad, dopo una fuga apparentemente improvvisa, passerà quei lunghi anni in Estremo Oriente.
Quando questo avverrà, egli accoglierà Konrad con l'animo pacifico e paziente del profeta e, come un grande saggio, terrà di fronte ad esso un monologo dove svelerà i misteri più reconditi, la chiave del tradimento dell'amico,un circuito di emozioni intense e limpide, seppur nella loro complessità, che solo con il tempo egli è riuscito a svelare a se stesso, analizzando ogni minimo particolare. La vecchiaia e la soltidutine dei suoi pensieri gli hanno permesso di "vedere" ciò che l'occhio ingenuo e l'animo spensierato della sua giovinezza non gli hanno concesso di osservare.

..."Ho compreso, tutto. Cosa vuoi che ti dica? ... Si invecchia un poco alla volta: in un primo momento si attenua la voglia di vivere e di vedere i nostri simili. A poco, a poco prevale il senso della realtà, ti si schiarisce il significato delle cose..."

Ma due domande gli rimangono da porre all'amico, giacchè ad un uomo serve la verità per poter morire, per prendere condego dalla vita.E, i soli fatti, non svelano le verità occulte dell'uomo.

Una potenza narrativa straordinaria, carica di "scottante" introspezione,una lirica eccellente.

Un romanzo che parla d'amicizia e d'amore, di tradimento e di memoria,di vita e di morte, di verità e di inganni.Di orgoglio, un veleno assai potente.

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personalmente me ne sono innamorata,
consigliatissimo!!!
p.s.: mi sono già impossessata di altri libri di Sàndor Màrai!!!
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    04 Luglio, 2011
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SEGRETTI AGGHIACCIANTI...

"Erano gli esseri umani e la loro patologia a interessarla, ma era proprio questo che nella maggior parte dei gialli finiva per cedere il passo a omicidi cruenti e brividi gelidi lungo la schiena.
Detestava fortemente gli stereotipi e sentiva di scrivere, ciò che desiderava di cui scrivere era qualcosa di autentico.Qualcosa che cercasse di spiegare perchè una persona possa commettere il peggiore dei peccati: togliere la vita ad un essere umano."

...E cosi la vita di Erica Falck, giovane scrittrice scorre parallela e coinvolta nella vicende che girano intorno alla morte dell'amica d'infanzia Alexandra, da lei ritrovata nella vasca di ghiaccio.
Giunge subito chiaro che l'assassino voleva far credere che la vittima si fosse tolta la vita ma presto le analisi del labotatorio confermano l'opinione di Erica e dei familiari di Alexandra: si tratta di omicidio.
E cosi nella mente della scrittrice nasce l'ispirazione,la voglia di sondare e dar voce all'animo dell'amica, al mistero che spiega l'improvviso distacco nei suoi confronti,ai segreti che celava profondamente dentro di se,sepolti insieme al suo corpo ormai privo di vita e scavare a fondo nei meandri nella mente di chi arriva a compiere il gesto più folle,più spietatamente crudele e cosi naturalmente inumano,inafferrabile,lontano nella psiche di una persona normale...oppure...solo...."apparentemente normale"...

Una lettura interessante e quasi "velatamente spietata",molto più vicina al genere noir che al "classico thriller",oltre che un'accurata analisi psicologica dei personaggi principali,emerge la mentalità di una piccola località di provincia, Fjallbacka,intrisa di pregiudizi che contribuiscono a creare soltanto una forte VERGOGNA da parte dei poveri,una vergogna che finisce col trasfomarsi in meschinità e una forte sottomissione schiacciata,resa succube dallo spietatissimo abuso di potere da parte dei suoi ricchi abitanti.

Un puzzle ben intricato dove la vita di Erica, i suoi problemi esistenziali, le tragedie familiari della sorella Anna e la relazione sentimentale con il poliziotto Patrik Hodstrom, pur essendo quest'ultimo un elemento che al primo acchito può risultare oridinario o troppo scontato rende invece la lettura più animata, grazie all'abilità narrativa dell'autrice, che riesce a mantenere sempre ben teso il filo conduttore che unisce le tragiche vicende agli agghiaccianti segreti appartenenti ad Alexandra ed altre vittime che compongono un terribile mosaico di soffererenza,taciuta per troppi,lunghissimi anni.Questi orrori lentamente vengono a galla, affiorano nella mente del lettore portando egli stesso verso un'attenta "indagine psicologica" nella mente di ogni personaggio che anima una storia triste, un mondo di crudelissime ipocrisie.

Un finale inaspettato che illumina le ombre più inquietanti e tristemente vere dell'animo umano.


Complimenti all'autrice!

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    15 Giugno, 2011
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"Le radici di Murakami"

Considerata l'opera d'esordio del grande Murakami, cosa che ho saputo nel mio percorso che,tra l'altro scoperto essere una sorta di viaggio a "ritroso", di questo genio letterario. Durante la lettura,che battezzerei più adeguatamente con il nome "avventura" di "Nel segno della pecora" ho avuto la sensazione di trovare "le radici dell'animo dello scrittore",che in seguito si vedranno rielaborate, approfondite nei suoi successivi lavori.

In questo romanzo, Murakami, getta i semi che diverranno il suo "simbolo distintivo": la sconfinante solitudine umana, la nostalgia degli anni settanta,con una costante melodia rock e jazz che come una colonna sonora crea perfetto circuito d'emozioni,amalgamandosi perfettamente con i sentimenti dei personaggi che emergono, con le loro storie, dandoci la sensazione di voler farci toccare ogni loro singolo dolore,gioia e respiro...
Non manca di certo la componente onirica, che personalmente evidenzio, mettendola ogni volta come "primo piano" tra le caratteristiche dell'autore. Vi troviamo anche la "sottomissione" dell'uomo di fronte al potere corrotto o - corruttibile - della politica.

La trama, un'allegoria bizzarra, sembra, più che il tema centrale, una "cornice", che Murakami utilizza per introdurci nel suo mondo surreale mescolato a fatti,personaggi e ambientazioni reali e quotidiane.
Le metafore che egli utilizza possiedono un'intimità e una profondità disarmante, già in altre sue opere ho vissuto la lettura come una sorta di "specchio interiore".Ogni volta mi rendo conto di trovarmi di fronte ad un autore che, riconoscendo anche la più piccola e nascosta debolezza umana , non teme in ogni volta di mostrarla,di farla emergere con uno stile narrativo carico di straordinaria potenza.Questo scrittore non teme nulla quando crea, nemmeno le immagini e le figure più surreali che, al primo impatto, possono risultarci grottesche,finiscono con l'appartenere al lettore creando un legame simbiotico,empatico tra esso ed i personaggi.

...Vi svelo un po' di trama?...

No,stavolta non voglio rovinarvi nulla...

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    31 Mag, 2011
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"Quando i topi cominciano a ballare...."

Non è certamente un'impresa facile esprimere delle opinioni riguardo a un thriller dove già nella trama viene svelato un po' troppo...togliendo al lettore buona parte di quel mistero che fa battere forte il cuore quando si ritrova ad affronatare questo genere di romanzi..ma...ho deciso di provarci ugualmente...

Come è già stato detto nell'ultima recensione l'argomento trattato è delicato,si parla di topi,titolo che l'autore esordiente,Gordon Reece,decide di affibbiare a delle figure remissive,che non combattono,di fronte a insulti,torti e persino molestie a livello fisico abbassano il capo...si nascondono,non combattono!

Sia Shelley che la madre,pur essendo entrambe dotate di un'ottima intelligenza ed avendo molte potenzialità,non usano queste qualità per reagire alle persone che le feriscono.La madre soccombe ad un marito che le vieta di avere una vita professionale,nella quale tra l'altro,aveva molto successo per poi,infine abbandonare il tetto coniugale per una ventenne frivola,ma..."gatta"...
E,nel frattempo,la nostra giovane protagonista,a scuola subirà le torture fisiche e psicologie delle compagne di scuole,un gruppo di suo coetanee,che fino a poco tempo prima considerava le sue care amiche del cuore.La ragazza non confida niente a nessuno,chi vede,finge di non vedere,essa porta tutto dentro di sè come una terribile vergogna.
Infatti,si sentirà "salvata" quando la più terribile tortura delle tre perfide "amiche" si abbatterà su di lei,perchè in questo modo la madre e la scuola verrenno a conoscenza del suo "segreto"...anche se...sappiamo tutti come gira il mondo...chi non ha il coraggio di "graffiare" perde anche quando ha tutte le prove a suo favore.
Diviene infatti interessante analizzare, in questo punto della storia, l'atteggiamento della società,di un preside che, per salvaguardare la reputazione del proprio istituto scolastico afferma: NELLA NOSTRA SCUOLA NON SONO MAI AVVENUTI ATTI DI BULLISMO DI NESSUN TIPO,ANZI,I NOSTRI SONO TUTTI ALUNNI ESEMPLARI...
Ed è li,che mi son posta una domanda...:un genitore "normale" come avrebbe reagito a tutto ciò...???...forse la risposta sta nel fatto che al figlio di un genitore "normale",o "gatto",per attenerci alla metafora usata da Reece,nessuno avrebbe osato far del male...infatti il gatto "fiuta" il topo...sin nella più tenera età!
E cosi,Shelley e la madre,accettano ben volentieri la proposta di far seguire alla ragazza delle lezioni private,per potersi riprendere dal trauma causato dallo "spiacevole incidente"...
I nostri due topi saran ben felici di nascondersi in una casa isolta a Honeysuckle Cottage.
Nella quiete di questo luogo di campagna, isolto dal resto del mondo,si costruiranno pian piano una vita serena,dimenticando pian piano le ferite lasciate dagli "artigli dei gatti"...

Ma...una notte Shelley...sentirà dei rumori "graffiare" dentro casa,turbando il sonno e la tranquillità delle sue inquiline ...e... sarà cosi che i nostri topi "cominceranno a ballare"...

Devo dire peccato,peccato...una trama che svela troppo,si,ha guastato non poco il piacere di ciò che avrei altrimenti definito un ottimo thriller psicologico,altra pecca (anche questo è già stato detto) un finale eccessivamente precipitoso,buona invece la suspence che si viene a creare prima della fine dell'ultimo capitolo.
Lo stile di Reece,autore esordiente,è notevolmente fluido e possiede un potere narrativo coinvolgente,tale da riuscire a creare una sorprendente empatia tra lettore e personaggi!
Un interessante riflessione psicologica su un mondo di mediocri divoratori che scalano senza timore le montagne del successo,di notevoli personaggi che per amor di pace e per timore del mondo,si nascondono nella loro tana.E un'analisi "spietata" sul significato della parola VENDETTA!


A parte le riserve espresse...consigliato a tutti gli amanti del genere e non...!!!

Nella vita vince chi "graffia" di più...???
Sta a voi scoprirlo...o...valutarlo...

Si divora in un sol boccone...

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    24 Mag, 2011
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Vivere nella memoria...

Kate Morton,con questo suo primo romanzo,intreccia una storia di pura fantasia,che ha come protagonista di "fondo" la memoria,ed insieme i segreti,l'amicizia,la lealtà,la coscenza ed itormenti del senso di colpa.L'epoca in cui vengono collocati gli espisodi "chiave",è il passaggio dal diciannovesimo al ventesimo secolo,quando ciò che abbiamo noi intorno ai giorni nostri,lentamemte,comincia a prendere forma.Quando l'ordine aristocratico comincia ad andare in frantumi,l'uminità andava incontro a conflitti,fino a poco prima impensabili e il ruolo delle donne si trasformava,pian piano,liberandosi in un modo e nell'altro dai vincoli del passato.

La nostra centenaria protagonista,Grace Bradley,giunta ad attendere l'ultimo dei suoi giorni,in una casa di riposo,ci farà ripercorrere le immagini affascinanti,rivoluzionare ed insieme tragiche,di quell'epoca.
E cosi la sua memoria,prende forma,ma la VERITA' non farà la comparsa sulla pellicola del film,dove una giovane regista,vuol raccontare la vita delle sorelle Hartford ed il tragico evento che scosse le fondamenta dell'aristocratica famiglia.
La VERITA',il segreto di Grace,verrà inciso su un nastro,di cui, l'unico destinario sarà il nipote Marcus,un giovane scrittore talentuoso,che sta attraversando una bruttissima crisi,causata da un forte dolore emotivo,un lacerante senso di colpa,che solo la cara nonna Grace sembra comprendere...
Cosi,l'anziana donna,ripercorrerà ogni tappa della sua vita,dai primissimi tempi in cui prese servizio,in casa Hartford,come cameriera,il primo incontro con Hannanh,Emmmeline e David,le rogole dell'aristocrazia,la ribellione alle regole che parte dai giovani ricchi e,dopo la prima guerra mondiale,si espande ai lavoratori che cominciano a rivendecare i propri diritti.Ma,Grace,non si impegnerà a battagliare per questo,la sua devozione per Hannanh,la porterà a non considerare i progetti del suo futuro,divenuta ormai cameriera personale di quest'ultima che le confiderà ogni suo segreto.
E' un intreccio di segreti,di inganni,di parola celate,che,inevitabimente, porteranno tutto ciò verso una tragica conseguenza,sepolta nel cuore della nostra voce narrante,insieme a quel filo che la univa ad Hannah,il magico mistero dei sentimenti che riescono a far luce persino nell'ombra più cupa dei preguidizi e delle,a dir poco ridicole regole sociali.
Infatti,come nel suo secondo libro:"IL giardino dei segreti",l'autrice ci mostra come il "preguidizio sociale" abbia portato molte persone,uomini e donne,ricchi e poveri,verso tragiche vicende e terribili destini.
Il tutto viene narrato con uno stile fluido,semplice,ma con una precisa analisi dei dettagli,ed un lieve respiro, in sottofondo,che riesce ad evocare i grandi classici.

Chi vive nella memoria non muore mai davvero...

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Il giardino dei segreti,Kate Morton
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    13 Mag, 2011
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Il gusto incantevole e proibito delle favole...-

"...Intorno a lei era tutto buio,ma la piccola faceva come le avevano ordinato.La signora le aveva detto di aspettare li,in quel posto sicuro,silenziosa come un topolino nella dispensa.Era un gioco,lo sapeva,un po' come un nascondino.
La signora sarebbe tornata..."

E' con queste prime frasi che, Kate Morton, ci trasporta verso questa una storia che parte dall'Inghilterra nei primi anni del 1900 per condurci fino all' Australia dei giorni nostri,dove Cassandra,si ritroverà a svelere i segreti che circondano la vere origini dell'anziana nonna Nell.

La storia viene condotta con sorprendente maestria,infatti devo ammettere di essermi goduta ben più romanzo di intrattenimento.Il giardino dei segreti è una storia incantevole,dal sapore gotico,nella quale ho potuto ammirare uno stile narrativo semplice,ma non privo di un buon tocco di classe, oltre alla notevole capacità dell'autrice di giocare con le differenti epoche in cui si svolgono i fatti.

Veniamo un po' alla trama...
Australia 2005
Dopo la morte della nonna Nell,Cassandra,trova nel testamento lasciato da quest'ultima, un Cottage in Cornovaglia e viene a conoscenza del fatto che l'anziana nonna non è la vera figlia della famiglia che l'ha cresciuta,e nemmeno è stata adottata in modo per cosi dire "normale",è stata ritrovata su una nave all'età di soli tre anni,senza alcun ricordo sulla sua breve vita,una bimbetta dalla trecce dorate e dai grandi occhioni blù, che portava con se una minuscola valigetta bianca contenente un libro di favole illustrato...
Ed è proprio da quel libro che partirà la ricerca della giovane,si recherà in Cornovoglia per scoprire i segreti che Nell stava svelando,oppure già era riuscita a svelare...chissà???
Come nelle favole non mancheranno gli emozionanti e commoventi incantesimi,le strane simmetrie dei sentimenti, le caratteristiche dei personaggi di un secolo prima che combaceranno con quel gusto "classico" alle figure appartenenti al mondo d' oggi,non mancheranno "le streghe cattive": arrampicatrici sociali,splendide giovani nobil donne che fuggono,per amore,con marinai,macchiando il buon nome della famiglia e da essa abbandonate alla deriva,alla più misera povertà e con ciò vedremo emergere i pregiudizi dell'epoca che i sintesi saranno la chiave,il"movente" che rovinerà la vita e segnerà il destino dei principali protagonisti.
Un delizioso puzzle di fantasia,storia,passione,dolore,mistero,amicizia,favole,la forza e la magia dei sentimenti che mette radici in un ...GIARDINO SEGRETO...e li rimane per illuminare chi è rimasto...
....SUSATE LA SDOLCINATEZZA...

Consigliato a chi ha amato "La tredicesima storia",ma si aspetta qualcosa di più,per chi ha voglia di un buon romanzo ma non si accontenta di poco,
a chi ama le favole,come me,che ogni volta trovo nella magia un mondo che si apre e spesso meglio si predispone a svelare i sentimenti,come un piccolo sentiero incantato, posto accanto al mondo reale, che ci permette di attraversare territori altrimenti inesprolabili...

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La tredicesima storia,Diane Setterfield
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    26 Aprile, 2011
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il male del passato insegue il presente...

Il 4 novembre del 1940 in una Londra fredda,tormentata dai bombardamenti, Brian,un piccolo bimbo di nove anni, dalla mente ritardata sta prendendo per mano una fanciulla di due anni più grande,Fiona Barnes,si sta aggrappando ad essa,insieme salgono su un treno destinato ai minori che verranno affidati alle famiglie nello Yorhire,precisamente a Scarbourough,una splendida località di mare avvolta nel verde della campagna inglese.
A Brian non era legalmente permesso salire su quel treno,lui era "nessuno",i suoi certificati d'identità dispersi contribuirono a riaffermargli quel nome,non solo la sua vita sarà costretta a seguire il percorso per l"inferno",guidata dall'egoismo,la fredda indifferenza e la codardia delle persone che incontrerà nel suo triste cammino, ma altre due generazioni a venire saranno costrette a farne le spese...

Circa mezzo secolo dopo due omicidi sconvolgeranno la quiete nella cittadina di Scaurborough...

Cosi presente e passato si rincorrono...

L'autrice,Charlotte Link,narra con stile accuratamente raffinato e fluido,una storia a cavallo di due tempi,sonda in modo eccellente la psicologia dei personaggi creandone un quadro che ai nostri occhi si rivelerà "autentico",il cinismo e le brutture nella mente dei personaggi verranno "smascherati",insieme ai loro incubi,i loro segreti,le loro debolezze...
Ogni singolo personaggio diviene "protagonista",su ognuno viene fatta luce cosi che quasi ogni componente può essere considerato un potenziale assassino,tutti "sembrano" possedere un alibi...
Ma non sembra sia li dove l'atrice ci voglia portare,man mano la lettura prosegue i delitti sembrano allontanarsi,come due che punti svaniscono nella nebbia per poi riemergere solo in fine mostrandoci quanto il male può progredrire,si può protrarre,allungare attraverso una catena nella quale leggiamo il dolore trasformato in odio,il volto dell'animo umano non nutrito dal calore ma bensi solo dall'idifferenza,dalla freddezza e dell'egoismo.

Consigliato a chi si aspetta più un romanzo drammatico ben intricato,piuttosto lontano dal
classico giallo anche se pure la rivelazione finale è davvero sorprendente ... il che mi porta a considerlo un buon thriller psicologico,con una giusta dose di tensione,coinvolgente!
A mio avviso...merita!

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    21 Aprile, 2011
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Salomone...

A far da sfondo a questa,a dir poco,inquietante,macabra storia che squote le coscenze e fa camminare con i nervi tesi il lettore sul filo di un rasoio...è una New York grigia e freddissima.
Un serial killer, ossessionato dal mito di Salomone,ispirato dalle pagine bibliche,rapisce coppie di fratellini per poi telefonare alle famiglie chiedendo di fare una scelta...:costringe loro a scegliere tra uno dei due figli..."
Solo una coppia di genitori si sottrae al ricatto,spinta dall'Fbi che brancola ormai nel buio da tempo...ma...pure la sorpresa che attende la coraggiosa famiglia si rivelerà a dir poco crudele...,agghiacciante,...Salomome in questo caso mostra tutta la sua follia che spinge i detective a scavare a fondo in una personalità fortemente disturbata ma senza tracce che li conducano ad essa...

L'agente Graig Dabecourt,dopo un terrbile incidente ha segnato in modo indelebile la sua vita,non solo è tormentato da emicranie massacranti ma dei vuoti di memoria cominciano a fare ombra nella sua mente...sarà una dura lotta con se stesso quella che dovrà ritrovarsi a combattere....Chi è lui?Cos'ha fatto un'ora prima???E il giorno prima???...mentre un'altra coppia di fratellini viene rapita.

Un thriller da pelle d'oca,ad alta tensione...per non avere incubi conviene non immedisimarsi nelle famiglie dei piccoli rapiti...altrimenti la vostra mente si ritroverà completamente "capovolta" pervasa dal dubbio di poter essere in grado di scegliere tra uno dei vostri figli,anche se non ne avete vi sentirete scuotere l'anima!!!

Due autori emergenti italiani,Andrea Novelli e Gianpaolo Zarini,che mostrano un'audace talento nella costruzione psicologica dei personaggi,non solo della mente malata del serial killer,ma anche nel sondare l'analisi comportamentale dei personaggi che si ruotano attorno all'assassino ben amalgamata da un'accurata e precisa descrizione delle dinamiche investigative.

Mozzia fiato...un'unica,a mio avviso,leggera pecca è il dilungarsi eccessivo nella narrazione durante gli ultimi capitoli.
Per il resto un thriller notevole che consiglio senza riseve a tutti gli amanti del genere!

Un'accoppiata italiana "del brivido" che,personalmente, reputo in grado di competere con parecchi autori stranieri!



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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    06 Aprile, 2011
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DNA

Un thriller che si legge in un soffio,rapisce la nostra attenzione,ci trattiene con il fiato sospeso e con la voglia di scoprire il "segreto del dna della protagonista"...cosa nasconde il suo patrimonio genetico?Chi è il cadavere di Anna,identico in ogni suo singolo particolare a Maura,medico legale di Boston?
La nostra protagonista si ritroverà di fronte ad una sconvolgente scoperta.
Di ritorno da un viaggio di lavoro a Parigi,trova la propria abitazione circondata da agenti della polizia e...quando finalmente,dopo mille tintennamenti,le forze dell'ordine le daranno il permesso il vedere il cadavere...il mondo di Maura verrà completamente "capovolto",è il corpo della sua gemella quello si ritrova di fronte.
L'immagine è inquietante...Maura ha la sensazione di vedere se stessa morta,sdraiata sul tavolo dove per lei è consuetudine operare,aprire il corpo dei cadaveri,"scavarli",sezionare ogni millimetro del loro interno...ed insieme la caccia alle sue vere origini, segreti sconvolgenti verranno a galla e concentreranno la nostra attenzione sulla "verità"...
Lo stile dell'autrice,Tess Gerritsen,è avvolgente e accattivante,sonda in modo semplice e nello stesso tempo sottile la psciche dei personaggi del romanzo,in primissimo piano viene posta quella femminile.Oltre ad Maura e Anna, l'agente Rizzoli che,nonostante sia all'ottavo mese di gravidanza partecipa alle indagini,Marrie,che inizialmente rappresente l'immagine della donna sottomessa.Ci permette di entrare nella loro mente,di toccare le vurnerabilità che nella vita professionale sono costrette a nascondere.
Amalgamato da una buona dose di brivido e suspance,crudeltà svelate che lasciano a bocca aperta,inorridiscono ed insieme ci portano a meditare su cosa è più importante per scoprire chi realmente siamo:il nostro patrimonio genetico o quel ci ha trasmesso chi ci ha accudito,cresciuto,amato???Cosa è più importante?
Ed,inoltre, le difficoltà a comprendere se l'assassino (o...gli assassini?) è malato o semplicemente crudele,uno sguardo verso il male PURO che spesso nascondiamo battezzandolo con il nome della follia,perchè è umanamente impossibile accettarlo.

P.S.:un particolare ringraziamento a Syd...il mio consulente del brivido...!!!!

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    23 Marzo, 2011
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profumi e volti ingannevoli...----

Sandra,giovane donna incinta,senza lavoro,in conflitto con se stessa e insicura dei sentimenti che prova verso il padre della creatura che porta in grembo,per far chiarezza con se stessa si trasfersisce per un periodo di tempo nella villetta estiva della sorella in Costa Blanca,dove il sole dona ancora il calore,ignaro delle oscure ombre che portano addosso alcuni mostri a cui regala il proprio splendore,nascosti dietro maschere di comprensione e benevolezza.
Proprio per merito del clima paradisiaco Sandra potrà permettersi di godersi delle lunghe giornate sulla spiaggia,cullata dalle onde del mare...proprio qui avverrà l'incontro con con Fredrik e Karin,due anzian norvegesii,criminali nazisti impuniti,feroci,convinti di aver svolto solo il LORO DOVERE,le loro anime non portano nemmeno la più lieve ombra del pentimento anzi..., grazie alla collaborazione di altri potenti MOSTRI,in segreto,portano avanti la loro "missione"...
La giovane protagonista cadrà rapidamente nelle loro trappola.
Con lo squisito candore che sovente ricopre,ma in questo caso più precisamente "maschera" il volto degli anziani,i due norvegesi si prenderanno amorevolmente cura di Sandra,senza esprimere di fronte ad essa alcun giudizio ,ricoprendo il ruolo di due cari nonni,essa trova in loro ciò di cui ha esattamente bisogno:un po' di cure,di pace,di calore,cullata dal profumo delle piante di limone che avvolge la splendida villa dei cari nonni adottivi...

Sotto lo stesso cielo compare presto Julian,ebreo scampato al campo di concentramento di Mauthausen.
Julian è ormai anziano,la sua vita,dopo il campo di concentramente è solo "apparentemente" proseguita,le cicatrici di ciò che subito non hanno mai smesso di bruciare,l'odio e il desiderio di una giusta vendetta non si sono mai placati.
Sarà la lettera di un caro compagno "dell'inferno" che lo porterà a Costa Blanca all'insegiumento dei due norvegesi e dei loro alleati.
Mettendosi sulle loro tracce scoprirà presto l'esistenza di Sandra ed immediatamente intuirà l'enorme pericolo alla quale la giovane donna sta andando incontro.
Non sarà subito facile convincerla di ciò chi sono VERAMENTE i due "adorabili" vecchietti ma...dopo alcuni strani episodi e orribili scoperte,prenderà anch'essa coscenza di ciò che essi e gli stravaganti amici che li circondano nascondono...

Nel cuore e nella mente della giovane madre avverrà un cambiamento totale:non si tratterà solo di salvare se stessa ma sentirà ancora ancor più forte la responsabilità per la vita che porta dentro di se ed il pericolo che la piccola creatura rischierà di correre quando verrà alla luce se lei non agirà con prudenza.
La conoscenza con Julian,il mondo dell'olocausto,delle atrocità del nazismo,fino a poco prima,per lei erano "solo" cosa che appartenevano al mondo dei documentari,ma..."toccando" tutto questo con mano nascerà anche per lei il desiderio di vendicare,di ribellarsi all'ingiustizia di un mondo dove i malvagi riescono sempre a vincere,a nascondesrsi e a godersi la vita nel lusso e soprattutto facendo tutto ciò serenamente, chi ha subito contiunua a subire portando per sempre dentro di se l'ORRORE di ciò che ha sofferto...

I temi che l'autrice,Clara Sànchez,ci propone in questo romanzo di fantasia e (ahimè) verità,attraggono l'attenzione dell'autore,riuscendo comunque a coinvolgerlo e a tenerlo, con il fiato sospeso, nonostante,in alcuni punti lo stile descrittivo "ceda",i periodi divengono troppi lunghi e non si trova una profonda "empatia" tra stile e personaggi,come se la costruzione dell'anino dei protagonisti fosse ben chiara nella mente di chi scrive ma la sua mano non riuscisse a condurla fino in fondo al cuore al lettore...
Nell'insieme è un romanzo che, a mio avviso,al di là della riseve che ho espresso,merita di essere letto,cercando di calarsi nella vicende narrate,meditando sull'ingiustizia,sui mostri impuniti,sulle nostre paure,sulle maschere del apparenze,su come noi persone "normali" riponiamo la nostra attenzione su folli criminali,un'esame di coscenza che ci spinge ad analizzare in che modo NOI guardiamo al male più folle,più crudele,più inspiegabile e ...uno sguardo verso l'amore che getta una luce di ottimismo,di umanità,di speranza e VITA!

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    16 Marzo, 2011
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Parole di carta

La parola del legno
non è uniforme,
è una polifonia
di rumori ardenti
che hanno come diapason
le foglie mosse dal vento.
Alda Merini

Giulia e Mia,madre e figlia divise da un "burrone" di segreti,di anni di silenzio che la madre decide di rompere aprendo il diario di Mia.
Un diario intriso del suo "essere di legno",letto all'alba di una delle tante domeniche in cui Giulia aspetta il ritorno della figlia dai suoi sabati senza freno.
E cosi, l'ingranaggio delle parole non dette si svela attraverso le parole "di carta",leggendo "l'immobilità emotiva autoimposta" della figlia,Giulia,riconosce l'eredità che ha lasciato a questa creatura nella quale scorre il suo stesso sangue,carne della sua carne e conseguenza del suo passato sottomesso,carico di segreti e decisioni che soffocano il suo vero essere,il suo vero amore.
Un destino segnato da una madre timorosa che per paura non ha mai voluto battersi,una sorella crudele nascosta dietro una maschera perbenista che ha segnato il percorso della sua vita rendendola "di legno",il matrimonio con il primario dell'ospedale in cui comincia a percorrere la sua carriera di medico.
Attraverso le "parole di carta" che Giulia decide di usare per poter permettere a Mia di correre,di essere libera,di urlare contro chi le fa del male ...le lacrime che le farà inevitabilmente versare ammorbidiranno il legno,un'anima che necessita di conoscere la verità per poter volare...

Uno stile sincompato ed insieme morbido,frasi brevi,"pallide" che arrivano chiare e sferzanti all'animo del lettore.
Due voci femminili,lontane, che per avvicinarsi e trovare pace invocano il coraggio delle verità,che solo sulla carta riescono ad essere svelate.
Un romanzo breve,un girotondo di emozioni che si immergono nel passato e poi tornano nel presente,regalando ad esso la possibilità di essere libero.

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    08 Marzo, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

...verso l'alba...lentamente...

Murakami,grande esponente della letteratura giapponese contemporanea,ci trasporta nuovamente in un viaggio onirico,attraverso personaggi che vagano dispersi nella notte...
Le figure fondamentali sono profondamente differenti l'una dall'altra,forse per questo inconsapevolmente si inseguono...tutti in modo completamente differente,in certi casi addirittura "opposto"...,malvagio ed avvolto dal quel velo di mistero che tormenta la psiche umana.
Murakami con le sue "favole oniriche",ci svela questo mondo a tratti misterioso in modo velato, "sospeso" ...

I protagonisti di quest'opera proprio perchè rappresentano ognuno un mondo contrapposto all'altro ci offrono un quadro variegato,dai mille colori...mostrandoci un mondo caleidoscopico.

Un giovane jazzista,un esperto informatico,un prostituta cinese picchiata da un cliente,la manager di un love hotel che fugge da chissà quale mistero,una ventunenenne bellissima che vegeta in uno stato semicomatoso...scappa,fugge anch'ella da qualcosa...
e la sorella,una donna giovanissima intelligente e solitaria,inquieta...
Entrambi vagano in una Tokyo apparentemente alienata dal resto del mondo...i loro destini inevitabilmente si intrecciano,si cercano,trovano orrore ed insieme umanità...camminano verso un'alba,verso un nuovo domani,che non rappresenta una vera e propria speranza,per lo meno non ne ho sentito il sapore...la sensazione è che essi semplicemente "procedano" come se fossero perfettamente consci dei loro destini,dei loro domani...eppure lentamente "proseguono" nel loro cammino,senza "osare",senza concedersi il lusso di lasciarsi andare ad una vaga.lieve speranza...
Essa rimane "velata...",forse dire che non ne se ne sente il sapore non è il termine giusto,...ma ho assoporato più l'essenza di un retrogusto...dolce,amaro,avvolto dalla malinconia,dalla musica...dal mistero del mondo onirico...,un mondo che ci offre ogni volta un'introspezione che vaga nell'immaginazione,affrontandola come uno specchio dove l'anima si ritrova ma poi torna nuovamente a dispersi,per poi ritrovarsi e perdersi di nuovo...in una girandola di emozioni sempre velate ... ma comunque intense...

Il perdersi nel sonno per fuggire,per annullarsi,un tema che già la Yoshimoto aveva magistralmente affrontato in Sonno profondo,perdersi nella lettura di After dark sarà come rincontrare vecchi amici...come rivisatare il magico mondo di Kafka sulla spiaggia...

Buona lettura.



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Sonno profondo, Yoshimoto

kafka sulla spiaggia
La ragazza dello Sputnik
Dance dance dance
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    01 Marzo, 2011
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AQVA BONA

Silvano Nuvolone ci narra una storia intrisa di leggende che avvolgono l'abbazia di Lucedio,piano tra Vecelli e Po.

E' uno straordinario affresco di storia,leggende,immaginazione,di verità dette e celate,di frasi "velate"...che si incastrano alla perfezione creando uno mosaico ricco di mistero,un viaggio nelle suggestive atmosfere del Medioevo che trasportano il lettore in un'avventura affascinante,una chiara conoscenza dell'oscurantismo ed una precisa e dettagliata preparazione storica.
Tutto ciò viene amalgamato in modo armonioso da uno stile fluido ed intriso di poesia.

AQVA BONA...
la scritta misteriosa,"oscura" che,ai giorni nostri scoprono Lisa e il fidanzato...cosa nascondono queste parole:"AB INFERIS"?Chi è la strana donna che vuole impossessarsi del pezzo antico che ormai è finito in mani loro?Cos'è quel rumore di sandali che insegue la ragazza?Cosa nasconde il vescovo?
COSA?deve rimanere occulto?

Un percorso affascinante che rende viva ai nostri occhi l'immagine dei protagonisti:Ugo,monaco,uomo di scienza e di fede,scopre il potere guaritore delle sorgenti che circondano l'abbazia di Lucedio,il legame paterno con il giovane Giacomo,al quale AQVA BONA salva la vita.
Dopo questa scoperta Ugo verrà presto allontanato dall'abbazia dai suoi superiori...voci superstiziose stanno già inondando il circondato...
Ma il rapporto forte e leale che unisce la splendida figura di Ugo e il giovane, fedelissimo ad ogni suo parola, riuscirà a mantenere il segreto protetto.

Come nella poesia l'autore ci regala un mondo magico,spalanca una porta sull'immaginazione oltre che sulla scoperta...uno specchio su misteri che realmente rimarranno tali...

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    07 Febbraio, 2011
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la mia amica Anne

Durante la quinta elementare,attraverso i libri di storia che narravano gli avvenimenti della seconda guerra mondiale,la mia giovane mente di bambina di 11 anni,venne a conoscienza di questa a dir poco ORRIBILE,DISUMANA INDESCRIVIBILE,gigantesca OMBRA che oscura l'animo umano,lo annienta se ci rendiamo pienamente conto di ciò che i nazisti sono stati in grado di compiere contro milioni di persone.

Non mi soffermo ad analizzare se erano più ebrei,più zingari,più omosesssuali,quello lo approfondii con l'avanzare degli anni nei documenti storici.
La parola "antisemitismo",il nome di Hitler,la libertà che tolse ad essi pian piano per poi arrivare a farli morire nei campi di concentramento,segnarono,sconvolsero la mia mente di bambina,torturandola con dei "GRANDI PERCHE'" ai quali non trovava una risposta RAGIONEVOLE, per di più UMANA,incontrando un volto dell'umanità distrutto,disintegrato...
Fu cosi che mia madre mi consegnò questo libro:Il diario di Anne Frank,le sue uniche parole furono semplicemente queste,lo ricordo come fosse ieri:"Questo è il diario che scrisse Anna,una bambina ebrea di 13 anni,costretta a nascondersi in un rifugio per sfuggire alla morte nei campi di concentramento.Leggilo."

Attravesro questo libro,con le pagine già ingiallite dal tempo e dalle varie frasi sottolineate in matita da mia madre e dalle mie zie,conobbi Anne Franke,attraverso l'immaginaria amica Kitty,il nome che questa candida,intelligente,brillante creatura diede al suo diario,il suo "specchio",leggere un diario significa conoscere a fondo una persona,dunque,la mia sensazione di bambina era la medesima che prova una giovane creatura di quell'età ascoltando i segreti e le confidenze di un'amica,senza alcuna riserva...
Per questo ne feci un tema per la scuola e lo intitolai:La mia amica Anna.

"Non ho affatto intenzione di far leggere ad altri questo quaderno rilegato in cartone"

Durante il periodo di questa lettura Anne divenne per me l'amica inseparabile,le descrizioni dei rapporti con i familiari e l'altra famiglia che insieme a loro si rifugia in un nascondiglio fatto di poche stanze,senza mai poter uscire,stando attenti a non far rumore,ascoltando a basso volume i bollettini radio con l'orecchio sempre teso ad ogni rumore esterno.
Insieme a tutto questo orrore vediamo il volto di un'anima buona,piena di speranza, d'amore,di voglia di conoscere il mondo,la storia,la scienza,un cuore generoso e pieno di ottimismo verso il prossimo.
Attraverso quella strette mura cresceranno i suoi pensieri,le sue domande, i suoi perchè...,i primi sentimenti "d'amore" verso l'altro sesso,tutto nel buio di un luogo nascosto dal resto del mondo,...ma nell'anima della mia Amica Anna si trova tanta luce a tanta saggezza,resa ancor più umana dalle comuni considerazioni della sua giovanissima età,ed è proprio questo che profondamente ci colpisce:il coraggio di volgere lo sguardo al futuro in modo speranzoso,innocente.
La luce della bontà,del candore,la rappresentazione ASSOLUTA del bene contro il male,di un'intelligenza profonda che trova rifugio in un'incrollabile fede,mai CIECA,sempre alla ricerca di risposte,ma comunque tenace,pura,commovente...
Ed ora, a 36 anni compiuti,rimango semplicente senza parole quando medito sul diario della Mia Amica Anne,e mi sento "piccola"...

MI unisco umilmente a Jan,sono indegna e cara Anne,hai vinto tu.

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    01 Febbraio, 2011
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invisibile come la verità...

La verità dei fatti,la verità su ciò che nasconde l'animo di ogni essere umano.
Scoprire cos'è e dove si trova la verità è ciò che ci tiene fortemente attanagliati a questo romanzo intenso,avvolgente,all'ambiguità dei personaggi,verso la speranza di riuscire a scoprire,o meglio, a "comprendere" cio' che "realmente sono".
Adam Walker,un giovane studente di lettere,dal passato già intriso di tristezza,segnato dalla morte prematura del piccolo fratellino,il legame estremamente profondo con la sorella Gwyn,il rapporto "invisibile" con i due genitori,psicologicamente inesistenti,distrutti dal dolore per la scomparsa del figlioletto.
E' uno splendido ragazzo dall'animo pacifico ,poetico e asssetato di giustizia,il suo destino viene segnato dall'incontro con l'ambiguo Rudolf Born e dalla misteriosa ed attraente Margot,un atto di sconvolgente violenza segnerà il suo rapporto con essi,con se stesso e con il resto del mondo.
Invisibile diviene Adam...la ricostruzione stessa della sua vita ci svela le ombre che nasconde lui stesso, il lettore si ritroverà di nuovo a porsi a delle domande su ciò che è "vero",l'impressione di aver finalmente "catturato" la "verità" e la sensazione,contrapposta, che l'autore voglia continuamente abbandonarci al dubbio.
Uno stile impeccabile che costruisce in modo magistrale la psicologia di personaggi fortemente emblematici,da un lato ci porta a dedurre che l'animo umano è insondabile,a volte inconcepibile per la sua inevitabile debolezza che spesso fa crollare anche i principi nei quali crede più ciecamente.
Il protagonista sembra possedere un elastico che tende verso di noi, ci attira verso di lui e poi ci allontana,si svela poi si nasconde tra le nebbie della sua solitudine e della sua stessa ambiguità,imprigionato dal rancore che nutre verso Born e il forte rimorso verso se stesso,ed è li che comprendiamo che nessuno e niente, è mai,e mai potrà essere totalmente coerente e trasperente...
Sottile e nello stesso avvolto nelle ombre,nel mistero,un romanzo affascinante e psicologico che coinvolge,mettendolo quasi in primo piano, l'erotismo,la sessualità nel suo significato più implacabile,più estremo,più sconvolgente.

Affascinata dalla splendida recensione di Mark,non ho potuto far meno di astenermi dal leggere questo romanzo di Auster,un autore che sicuramente non abbandonerò.
Grazie Mark.

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Scienze umane
 
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    25 Gennaio, 2011
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amare troppo???

"Quando essere innamorate significa soffrire,stiamo amando troppo.
Quando lamaggior parte delle conversazioni con le amiche intime parliamo di lui e dei suoi problemi e lo scusiamo continuamente,stiamo amando troppo.(...)
...Quando la relazione mette a repentaglio il nostro benessere emotivo,e forse anche la nostra salute e la nostra sicurezza,stiamo decisamente amando troppo"
In questo libro,Robin Norwood,analizza questo comportamento "tipicamente femminile" che nasconde il malessere che milioni di donne si trascinano dall'infanzia:genitori assenti,con problemi di alcool e droghe,gioco,guerre familiari di ogni tipo,abusi sessuali rimossi o patologicamente accettati come qualcosa di "voluto".
Molte donne tendono ad imitare,inconsapevolmente,l'atteggiamento che la madre aveva nei confronti del padre:perdonova le sue botte e copriva i suoi guai.
In questo saggio psicologico vengono narrate esperienze vere "estreme" di donne che la psicoterapeuta ha avuto in analisi,storie che fanno male a chi ci si rispecchia,anche solo in minima parte,molte lettrici si renderanno fino a che punto hanno trascurato loro stesse o non hanno accettato di gurdare dentro di loro,allora si son buttate sui problemi di uomini che non le amavano,simili al padre o alla madre,alcolizzati,tossicodipendenti,etc..
Il loro scopo è divenuto "cambiarli" come per rimediare al loro passato,perchè incosciamente,e molto spesso anche consciamente, considerano loro la colpa di tutto ciò,il loro attaccamento verso di essi ha lo stesso rapporto che si viene a creare con una sostanza stupefacente,una forte dipendenza.
Un uomo "normale" e sano che le ama e le accetta davvero,procura in loro un senso di "disagio" o un qualcosa che di non meritato,di noioso,una cosa a loro sconosciuta,mentre con l'uomo "sbagliato" si sentono più "a casa".
Molto spesso donne malate di anoressie o bulimia.
A parer mio,non si tratta di "psicologia spicciola" come al primo acchito potrebbe sembrare.
Robin Norwood ci conduce per mano,amichevolmente, con semplicità ed esrtema competenza, indicandoci una strada,un cammino da percorrere per ritrovare noi stesse,inseguire dei sentimenti "sani" e soprattutto ad amare noi stesse.

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è una guida per chi si fa del male...
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    19 Gennaio, 2011
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un po' thriller un po' horror...un po' in bilico..

Laura aveva sempre sospettato del marito Dylan:da quando la piccola figlioletta Melania era svanita nel nulla anche di lui si era persa ogni traccia.Dylan, psicologo affermato come lei, ma il ramo di cui si interessava era tutt'altro:esperimenti sulla modificazione comportamentale...
Quando un giorno la polizia suona alla sua porta per identificare il corpo del marito e scopre il folle diario dove nascondeva i suoi orribili segreti: teneva segregata la piccola per sottoporla ai suoi allucinanti esperimenti...
Poco dopo Melanie viene ritrovata in stato di grave choc,i danni che ha riportato l'hanno resa autistica e gli incubi non sono ancora finiti...non solo per lei ma per tutt quanti...
Orribili segreti nei quali si nascondo il governo e uomini potenti che mirano ad "impossessarsi" della mente di ogni uomo...ma qualcosa negli esperimenti di Dylan e suoi collaboratori è andato storto,qualcosa che coinvolge anche il suo ossessivo interesse per il paranormale...
Sarà l'agente Dan ad occuparsi del caso,ad intuire quel qualcosa che gli altri non so o non hanno voluto vedere,in particolar modo Laura...
Un thriller macchiato di horror e paranoralmente,dalla trama interessante,esperimenti da brivido,la mente folle di un padre che utilizza come cavia la piccola figlia,.. ma dallo stile,in qualche periodo del romanzo,tentennante che ha reso un po' troppo scontata un'opera che sarebbe stata altrimenti più ricca e coinvolgente!
Consigliato comunque agli amanti del genere.

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thriller e paranormale
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    10 Gennaio, 2011
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filastrocca in giallo

Strepitoso,affascinante,un classico del giallo,non c'è che dire.
Dieci personaggi,tutti assassini impuniti,riuniti in un'enorme villa su un'isola deserta,una filastrocca per bambini premunitrice di disgrazie atroci,la voce incisa in un disco che incolpa tutti gli ospiti di un omicidio.
Personaggi emblematici,lo stile di Agatha Christie è sempre impeccabile,la trama tiene sempre con il fiato sospeso,si fa beffa del lettore con un'arma geniale,intellligente, una psicologia sottile e temeraria...
In "Dieci piccoli indiani" è praticamente impossibile scoprire l'assassino...la paura,la tensione,nessuno si può fidare di nessuno.
Il senso di colpa di ogni personaggio si fa sempre più vivo durante l'evolversi delle vicende,il lettore ci si emmerge e prova terrore per ognuno eppure vorrebbe difendere chiunque di essi...perchè...chi è il geniale assassino che ha orchestrato , che ha ideato una cosi folle,crudele trappola???
Un giallo in puro stile Christie,dal sapore "molto inglese"...
e innegabile originalità!

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Aghata Christie
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    04 Gennaio, 2011
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dall'altra parte della rete

La vita di Bruno,nove anni,figlio di un comandante delle SS,viene catapultata quando il padre,per motivi di "lavoro" si trasferisce insieme al figlioletto,la moglie e la figlia dalla splendida casa di Berlino in un posto dal nome inpronunciabile per il nostro piccolo protagonista.
E' Bruno la voce narrante,che descrive gli strani e crudeli comportamenti dei soldati,del padre e del "furio".
Dalla finestra della sua stanza riesce ad intravedere centinaia e centinaia di persone circondate da un filo spinato:tutte indossano lo stesso identico pigiama a righe.Durante una delle sue escursioni si avventurerà,sempre all'insaputa di tutti,verso il campo e cosi,dall'altra parte della rete,incontrerà Shmuel,il bambino con il pigiamo a righe,
Shmuel ha la sua stessa età, le coincidenze ha voluto che fosse nato proprio il suo stesso giorno, come ha voluto che si incontrassero ai due lati opposti delle rete,ai poli opposti di "tutto quanto",e tutto questo contro ogni loro volere.Tra i due nascerà una profonda e segreta amicizia,persino Bruno pur non sapendo nulla di ciò che avviene in quel maledetto campo di concentramento,che lui considera un posto dove la gente vive e lavora normalmente,intuisce che è meglio tenere tutto segreto...
Commovente,la crudeltà del nazzismo vista attraverso gli occhi dell'innocenza,un'amicizia pura che abbatte ogni confine,ogni rete...
Un finale,anche se intuibile,ugualmente tragico,sconvolgente,amaro.
Uno stile delicato che dipinge uno dei quadri più crudeli,terrificanti e inaccettabili della storia.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    28 Dicembre, 2010
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dov'è il confine?

Leggendo questo stupefacente,intrigante e inquietante thriller vien da chiedersi:dov'è il confine tra il bene e il male,se esiste,da che parte inizia?
Quattro giovani amici disoccupati decidono di aprire un'agenzia."Sorry":gente trafitta dalle colpe e dai sensi di colpa verso qualcuno si rivolge a loro che si occupano personalmente di chiedere scusa da parte dei clienti,ma...oltre alle parcelle che riceveranno da gente che si rivolge a loro abitualmente. si ritroveranno coinvolti nelle faccende e nei sensi di colpa di un assassino che li ricatterà.
Da li in poi,la bella vita che si erano conquistati con i soldi dell'agenzia viene travolta in un incubo dove niente è ciò che sembra,il senso di colpa dentro dentro il senso di colpa,le loro ombre vengono messe a nudo,una storia inquietante che sfiora la filosofia:l'essere e il non essere,strutturato come una sorta di "tranello" nel quale il lettore si sente catapultato,immerso,coinvolto,arrovellsto dai perchè...
Un opera decisamente audace e originale,una sorta di incastro senza regole e che grazie appunto ad uno stile magistrale e coinvolgente lascia il lettore avvolto dall'inquietudine.......

Il male che genere male,incastrato,che confonde le linee di confine con il bene.
Il male che finisce con il germogliare all'infinito generando follia,egoismo,cattiveria....generando SOLO E SOLTANTO MALE...

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    15 Dicembre, 2010
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tra mistero e limpidezza...

La vicenda si svolge in Giappone durante una calda e splendida estate.
Tutto gira intorno ad un libro incompiuto "maledetto", al suicidio dell'autore e di altre persone che hanno tentato di tradurre l'ultimo racconto.
Una ventenne rimane completamente coinvolta dai personaggi che ruotano intorno ad esso: due gemmelli,figli dell'autore,e una ragazza dal fascino misterioso...
La protagonista si ritroverà a stringere un legame molto forte con tutti e tre i personaggi pur cercando di non rimanerne schiacciata ma...anche un lato molto triste del suo passato è legato a quel libro.
Gli argomenti ,anche se inquietanti e molto forti,sono trattati con l'inconfodibile "leggerezza" che caratterizza lo stile cristallino e semplice della Yoshimoto.
Viene affrontato il tema dell'incesto e riesce ad inserire argomenti già trattatati nei romanzi precedenti:omossesulità femminile,telepatia ed empatia,l'occulto,la religione,l'amore tra consaguinei.
Il tutto amalgamato con un sottile velo di malinconia,di mistero e candida e trasparenza che,pur portando il lettore ad affrontare una lettura che suscita l'inquietudine di un thriller,lo trasporta verso qualcosa di più di leggero,di più intimamente nascosto anche se svelato,il bene ed il male,il "cosa è giusto" ed il "cosa è sbagliato" mescolato in vortice che insieme unisce tutto e vi ritroviamo lo specchio,l'immagine naturale dell'essre umano che è accettato da questa straordinaria autrice in modo commovente e naturale,non viene giudicato,nello stesso modo in cui affronta,nel suo primo romanzo "Kitchen" il tema della transessualità con la stessa candida freschezza e lo stesso filo sottile che riesce a farci intravedere una piccola o grande luce di speranza attravesro la descrizione di piccoli momenti di serenità che avvengono in situazioni all'apparenza banali ma colme di intimità e sentimenti semplici,puri...dai quali emerge una felicità che,pur durando anche solo pochi attimi,è intensa,raggiante,lacerante,da capogiro e rimane incisa nei cuori dei protagonisti entrando nell'anima del lettore.
A parer mio, uno dei libri più intensi della Yoshimoto.

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Kitken,Sonno profondo,Amrita,Lucerola

Musica, Mishima
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    13 Dicembre, 2010
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tra amore e odio...

Un uomo è prigioniero della moglie, vive segregato nel suo appartamento parigino in seguito ad incidente che lo costringe a vivere in posizione orizzontale.
La moglie,bulimica, gli impedisce di vivere,di mangiare,di uscire di casa e dal suo letto.
Un monologo dove l'uomo ancora DOMINATO dall'amore per la moglie, Christine, è immerso in una sorta di delirio che passa dall'odio all'amore,al desiderio che,nonostante tutto,riesce ancora a provare per quella donna che si sta ormai trasformando in un pachiderma e in essere moralmente MOSTRUOSO.
Le descrizioni della sua sopravvivenza come prigioniero,i trucchi che escogita per procurarsi il cibo, narrati in modo minuzioso, rendono il romanzo ESTREMO nella sua complessità di sentimenti che,pur essendo contorti,rappresentano una triste realtà di alcuni aspetti dell'amore quando finisce,quando uno dei due non è piu' amato,il dominato che diviene persino vittima dei mali del suo DOMATORE: il protagonista si rispecchia nel continuo ingrassare bulimico della moglie,annega nel CORPO DI CHRISTINE, in questo modo esprime il suo incessante amore trasformando,cosi, le due esistenze,ancor piu' al limite della follia.
E un odio che sembra poter nascere solo dall'amore anche se,con l'amore,ormai non ha piu' nulla a che vedere.
Un romanzo d'esordio dallo stile decisamente FEROCE persino pervesro nella sua "delirante lucidità",un'analisi spietata dei sentimenti che in parte svela le "meschinità" nascoste nelle relazioni sentimentali,una danza in bilico tra le finzioni che mettono in scena le menti dei personaggi e la trasparenza dei corpi che non rivelano altro se non ciò che realmente sono.

"Siete nel mio mondo e non mi conoscete.
Siete nel mio mondo e vi siete persi Christine.
Emeriti imbecilli.Vi sieti persi il meglio."

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    08 Dicembre, 2010
Top 100 Opinionisti  -  

vedo e non vedo...

Henry James mette in scena in modo al quanto teatrale una storia di fantasmi intrecciata con la mente di due bambini,Miles e Flora,dotati un'intelligenza,di una grazia e una bellezza incantevole.L'istutrice,che dovrà prendersi pienamente cura di essi, ipnotizzata dal loro fascino a dai loro modi squisiti ha l'impressione di vivere in favola che presto si frantuma trasformandosi in un vero e proprio incubo ossessivo quando comincia a vedere delle apparizioni,in parte combattuta ed in parte certa che anche i due angioletti siano in grado di vedere le due spettrali figure: l'ex istitruce,misteriosamente morta e un altro un uomo,morto anch'esso in circostanze poco chiare,una pesona viscida che lavorava per lo zio dei due fanciulli.
Attraverso la governante verrà presto a conoscenza della relazione amorosa che i due avena instaurato.
Le apparizioni dei due fantasmi sono spesso ritagliate in una finestra che potrebbe rappesentare un palcoscenico al quale la protagonista assiste come ad orrifica opera teatrale mettendo in dubbio l'innocenza delle sue amate creature che, di fronte ad essa ,fingono di non vedere.
La narrazione di questa conturbante e misteriosa vicenda ci cattura per la sua ambiguità, ci porta a mettere in dubbio ogni cosa e persino ogni apparizione.
Un'opera che,a mio avviso,piu' che spaventare il lettore lo conduce verso un attenta analisi dei dialoghi,gli atteggiamenti e anche le piu' piccole sfumature che riesce a cogliere nei personaggi.
Un viaggio psicologico nella mente dell'istitutrice e nell'ambiguità di Miles e Flora. che nella loro stupefacente astuzia, e nello strano esasperato angelico alone che li circonda ci appaiono degli esseri irraggiungibili per questo piu' temibili e paurosi. Dunque,non ci fermiamo solo al mistero ma li poniamo su un gradino superiore,come l'istiturice stessa, e soprattutto la governante che,in cuor suo,nega a se stessa ogni cosa,pur ponendosi in atteggiamente di solidarietà ed alleanza nei confronti dell'istitutrice.Vediamo le loro mentri come qualcosa che va al di là della nostra concezione e non riusciamo ad attribuire loro un'identità morale e psicologica precisa.
La protagonista sembra quasi porsi in una posizione di predominio o riscatto,non solo verso loro,dai quali si sente tradita, ma anche verso il fantasma della vecchia istitutrice,Jessel,che rappresenta per lei la figura dell'antagonista;l'ostinata determinazione a voler dimostare il massimo di stessa di fronte al "signore",lo zio dei due fanciulli,ipnotizzata anche da esso.
Sicuramente un'opera audace,una storia del mistero alternativa e talmente ricca di ambiguità che,pur dopo averla terminata,ci induce a porci la domanda: a cosa abbiamo realmente assistito?

Chi mi ha fatto piu' paura?Indubbiamente i due "angioletti".

P.S.:Grazie a Indi che,con la sua bella recensione,mi ha fatto conoscere questa sorprendente opera intrigante!

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    06 Dicembre, 2010
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.cosa nasconde un mondo perfetto?

Ciò che colpisce in questo romanzo è lo stile dell'autore,Salvatore Scalisi, volutamente distaccato e minimalista,dialoghi diretti mescolati all'amibiguità che celano il mistero che tiene uniti la bellissima Elisa e il suo fedelissimo maggiordomo Mario.
Egli la protegge e osserva ogni sua mossa,dentro una casa meravigliosa che insieme condividono senza avere nessun rapporto con il mondo esterno,uno sorta di PARADISO TERRESTRE li circonda costruito ad arte per nascondere degli oscuri e tremendi segreti...
Sarà attraverso l'entrata in scena di altri due fondamentali personaggi che l'ORRORE verrà a galla: Lorenzo,uomo scapolo e affascinante,che perderà la testa per Elisa,attratto da essa e dal suo mistero, cercherà di immergersi nel suo mondo per nascondere le ombre oscure che lo avvolgono il suo passato,Monica: una ragazza dolcissima che strimgerà un immediato legame intimo e confidenziale con la protagonista,c'è qualcosa,un segreto nascosto che le unisce e le accomuna...
Il lettore comincerà ad intravedere l'oscura e terribile realtà verso le ultime pagine pur sperando,in cuor suo,che cosi non sia.
Si spalancherà una porta e si entrerà in un mondo terribile, contrapposto al PARADISO TERRESTRE: la maschera che nasconde l'identità e la sconvolgente storia dei due protagonisti,l'autore mescola spontaneamente le carte in modo magistrale,in modo da porci da una domanda:chi è,ora,il carnefice?
Pur in fondo restando eternamente vittime entrambi di ciò che li unisce e per sempre li unirà...

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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    30 Novembre, 2010
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il profumo...l'essenza dell'essere...

Il profumo,gli odori dai piu' buoni ai piu' terribili sono in grado di evocare ricordi,di suscitare emozioni in ogni essere vivente,con l'odore ci si riconosce.
Genouille,nel 1738 nasce nel luogo più puzzolente della Francia,completamente privo di odore,viene rifiutato da tutti,egli vive "incapsulato" in se stesso come una zecca e nulla è in grado di donare al mondo,non possedendo nessunissimo ODORE è la rappresentazione del "nulla" del "non essere".
L'unico dono che possiede,oltre alla straordinaria forza di sopravvivere persino a malattie mortali,un fiuto affinato in modo inverosimile,la capacità prodigiosa di distinguere gli odori anche da lontano.Cercando di mettere a frutto questa sua UNICA QUALITA' decide di divenire il piu' grande profumiere del mondo,ma Genoille non mira al denaro,ne alla gloria,vuole impossessarsi del mondo creando un profumo che susciti amore verso di lui in qualunque essere vivente,rubando l'odore di fanciulle dalla straordinaria bellezza,uccidendole.
Ma questa strana sorta di vittima ed insieme carnefice,per il quale il lettore prova un ribrezzo misto ad un certa sorta di pietà rendendosi conto che è cosi perchè COSI la sua natura l'ha voluto,non sarà mai in grado di amare e nemmeno di accetare l'amore da parte di nessuno nel suo cuore e nella sua mente.
Dentro di lui esistono SOLO gli odori.

Una lettura dal fascino tenebroso, tinta di giallo e nero,Patrick Suskind,l'autore, è stato paragonato a Umberto Eco e un Italo Calvino in nero,lo stile accurato rievoca perfettamente la Francia del 1700,creando una favola nera nella quale il protagonista cela il desiderio "nascosto" di "essere", di "esistere" ma contro la propria natura non si può andare...

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Racconti
 
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    25 Novembre, 2010
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...umanità apparentemente immobile...

Devo prima di tutto premettere che non sono un amante di racconti ho iniziato a leggere Carver perchè mi è stato vivamente consigliato da un'amica: una vera amante della BUONA LETTERATURA.
Entrare nei racconti di Carver è come immergersi nella vita quotidiana di "gente comune" non particolarmente bella,non ricca,non eroica,i dolori sono talvolta forti ,ma espressi in modo "sottole",le svolte non sono mai delle vere e proprie SVOLTE le definerei piuttosto delle "piccole illuminazioni" oppure cosi, momentaneamente appaiono, talmente sono avvolte dall'enorme strato delle apparenze e della vita quotidiana,piu' concentrata sui fini delle esigenze materiali che noi stessi ci imponiamo per "tirare avanti".Cosi, alla fine di ogni racconto si ha la sensazione che tutto si sia spostato ma nello stesso tempo sia rimasto immobile.
Dodici racconti ambientati in sale d'aspetto,nei vagoni dei treni,in salotti modesti e corsie d'ospedale.
Lo stile estremamente cristallino e nell'insieme minimalista tanto da sembare sempre,all'inizio di ogni nuovo racconto,banale, Carver dietro questa "lucidità emotiva" esprime un mondo carico di emozioni,di pericolo,di mistero e delle posssibilità che la vita riseva ma ciò viene espresso e narrato in modo straordinariamente "onesto"...tutto si muove eppure resta comunque immobile...l'essenza della vita REALE...cio' che avviene nell'animo dei protaginisti è come se restasse un mistero agli occhi del lettore,come il cieco che insegna ad uomo "vedente" a guardare a "vedere" ,cosi nello steso modo Raymond Carver ci aiuta ad intravedre le emozioni, le piccole o grandi "metamorfosi" che dentro ad ognuno di essi penetrano e si confondono insieme ad episodi superflui o per meglio dire semplicemente "piu' quotitidiani".
Lo stesso autore aveva definito questi racconti come i suoi piu' pieni,piu' ricchi,piu' generosi.

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anche a chi non ama i racconti.Leggete Carver
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Classici
 
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    18 Novembre, 2010
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un grande saggio in una favola incantevole...

Aprire le pagine di questo racconto è come entrare in un incantesimo,descritto con una grazia squisita...
Per il Piccolo Principe si prova subito un profondo sentimento d'affetto commovente,viene da un pianeta piccolo piccolo...
"I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano di spiegare sempre ogni cosa."
La semplicità dell'innnocenza,la sublime capacita' di comprendere le cose con il cuore,l'amore per la rosa,l'importanza di "addomesticare" una volpe.un fiore,un amico.I grandi dotti che sono impegnati in "cose serie",non riescono a comprendere il cuore... "L'essenziale è invisibile agli occhi non si vede che non il cuore".
Traboccante di significati semplici, proprio per questo profondi,uno stimolo a rirornare bambini per poter vedere le cose con il cuore e il forte presentimento che,in questo modo,il mondo sarebbe piu' semplice e migliore.
Con questo splendido racconto di fantasia l'autore, Antoine De Saint-Exupèr, ha creato uno magnifico
ed eterno saggio...adatto:dagli 0 anni in su...
Ma...le parole per descriverlo sembra non bastino mai,sembrano troppo poche o troppo banali...forse perche' siamo "adulti"???
Da leggere e rileggere!

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TUTTIIII!!!
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    17 Novembre, 2010
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le provvisorieta'...

Guido Guerrieri,quarantacinquenne,avvocato penalista, divorziato,conduce una vita solitaria,tra lavoro,casa,dove dove avvengono le sue immaginarie conversazioni con l' amato sacco da box e dove sprofonda nelle sue adorate letture,ogni tanto un salto al locale di una sua ex cliente,Nadia,una donna affascinante e intragante,dall'animo limpido,in contrasto con un passato che proprio limpido non lo e' stato.Un giorno un vecchio collega gli propone di collaborare ad un inchiesta:Manuela, studentessa universitaria, e' scomparsa,inizialmente esitante poi si lascia coinvolgere dal caso,vestendo in fretta i panni dell'investigatore.Si mettera' in contatto con amiche e amici della ragazza, quella che sembrera' contribuire di piu' alla indagini sara' la migliore amica di Manuela,Caterina...l'esatto contrario di Nadia,la giovane donna sembrerebbe dover rappresentare il classico prototipo di "ragazza per bene" mentre invece possiede un carattere arrogante e nasconde un animo calcolatore e spietato.Il particolare di questo romanzo non sta propriamente nell'enigma del caso,che e' facilmente intuibile, ma nella personalita' del protagonista,nelle sue riflessioni sulla vita,dei lunghi e brevi percorsi nel passato ,nella morale che mette a confronto con la sua attivita' di penalista,la sua malinconia mista ad una sorta di ironia intelligente e acuta con la quale si definisce un perdente nato.Sospesi,in un mondo instabile,ricco di congetture e di meschinita' nascoste dietro le maschere dell'ipocrisia,dei brevi momenti di felicita' provvisoria...e Nadia,l'ex prostituta dall'animo nobile,la faccia opposta di cio' che ha conosciuto durante le orribili scoperte del "caso Manuela",la speranza per un nuovo avvenire.Lo stile di Carofiglio e' intelligente,sottile e insieme umoristico , la struttura del protagonista,Guido Guerrieri, una figura fortemente umana malinconica e autoironica, che l'autore riesce a non far mai cadare nella banalita' del buonismo e dell'autocommiserazione.

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Romanzi
 
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    12 Novembre, 2010
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...capolavoro...discutibile!

Definito il grande capolavoro di M.P. Shiel,sorprendente lo e' di certo,una sorta di fantasia senza confini che pero',in alcuni punti,personalmente ho trovato un po' troppo "distorta",troppo funerea e confusa...distoglie il lettore facendole perdere la concentrazione,cadendo in un "caos" si avvenimenti "estremi".Si ha la sensazione di essre su una giostra che gira al altissima velocita'....In questa opera vengono proposti svariati temi:la fine del mondo e la relativa morte dell'intera umanita' (con la singolare eccezione della moglie del Sultano di Turchia),la scoperta del Polo Nord (uno dei motivi che mi ha spinto a leggerlo...ma che...),l'incendio e la distruzione col tritolo di Londra,Parigi,Bordeaux,Bombay,Pechino,Nagasaky,San Francisco e Costantinopoli,la scomparsa dell'intera Italia Meridionale (con stravagente eccezione di Stromboli e di un frammento dell'isola dfi Enna,la seconda consumazione del Peccato Originale che stavolta avviene nella cabina di una nave...........e via dicendo...in un vortice di perdizione sospeso tra disfacimento e esaltazioneIl protagonista e' sempre alle prese con atti sinceramente esageratamente estremi che alla fine annoiano,si ha la sensazione di entrare in un vortice che lascia senza respiro!Sicuramente un'opera al di la' dei confini dell'immaginazione,alcune pagine iniziali,ricche di uno stile travolgente ma...in seguito barcollante...confuso...

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..comunque sia da leggere,c'e' da discuterne all'infinito!
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Romanzi
 
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    11 Novembre, 2010
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....il sonno...i malintesi che cambiano i destini

Il primo libro di Coe che ho letto e' stato "La pioggia prima che cada".Le caratteritiche dei personaggi,dello stile e della trama sono completamente differenti da questo romanzo ma una linea sottile li unisce...la linea del destino,inevitabile...che parte quasi sin dall'inizio in entrembe le storie."La casa del sonno" narra le vicende di un gruppo di giovani studenti,all'inizio degli anni ottanta,vivono insieme ad AshdownGregory,una figura cinica,maschilista e presuntuosa,studia medicina e la sua passione e' osservare il sonno altrui,sta con Sarah,che,non si e' ancora scoperto,soffre di narcolessia,un grave disturbo del sonno...Mentre studia il suo sonno viola la sua parte piu' intima e assume lo stesso atteggiamento autoritario e possessivo pure quando fanno l'amore...in seguito la giovane donna lo lascia e inizia una relazione con Verinoca,una lesbica fanatica di teatro,anticonformista e ultrafemminista.Per Sarah perdera' la testa anche Robert,inguaribile romanticone,dall'animo estremamente sensibile,studente di lettere,l'incontro tra i due comincera' subito con un malinteso,che il ragazzo,per amor suo,non chiarira'...Sarah,a causa della sua malattia confonde la realta' con i sogni...e lui,perdutamente innamorato finira' per assecondarla,sara' proprio partendo da questo fatto che il destino di entrambi prendera' una strada "paricolare" e confusa...Tra gli altri inquilini comparira' anche Terry che prendera' posto nella stanza di Gregory quando questi se ne andra'...Terry dorme quattordici ore al giorno e da sveglo sogna di girare un film che richiedera' cinquant'anni di riprese ma...da adulto diverra' un insonne cronico...e cosi si ritrovera' ad incontrare il viscido psicologo che in passato,avevo avuto la FORTUNA di non conoscere, divenuto direttore di Ashdown, sempre piu' ossessionato dal sonno sembra voglia riuscire a rubarlo all'umanita' intera, ha trasformato il pensionato in una casa di cura per malati di narcolessia,sempre piu' viscido...nei sotterranei nasconde i suoi oscuri e crudeli esperimenti...Un vortice di destini incrociati...delle vicende,a tratti comiche,narrate con uno stile "divertito",ironoco,introspettivo...l'autore costruisce una "piramide" di avvenimenti a dir poco sorprendenti...il sonno...e il suo significato...il "fulcro"...l'"essenza"...e tutti questi personaggi che, dall'eta' della giovinezza si incamminano verso la maturiata',talvolta cadendo... intrecciano una storia che va decisamente al di fuori dei soliti "schemi"!Bravo Coe!

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Gialli, Thriller, Horror
 
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    09 Novembre, 2010
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...inquietante...

Conrad e Joanna vivono a Los Angeles,lei e' una tencace donna in carriera,il loro matrimonio e' in crisi,il padre di Conrad,che ancora nella sua infanzia era scomparso dalla famiglia,muore in un incidente sul lavoro.Con il denaro ricevuto dall'assicurazione Conrad acquista una casa nel Wisconsins,un'antica abitazione che nel nell'ottocento ospitava giovani ragazze madri.Ma. tutto comincia nel verso sbagliato...Joanna parte molto presto per motivi di lavoro,si deve allontanare per otto settimane.Nel frattempo Conrad,riceve la visita dallo strano vecchio inquilino,padre di numerosi figli,tutti con delle strane malformazioni,altri morti,non si sa come...esso gli dona un vecchio album di fotografie,un elemento,dice,che appartiene alla casa...nelle vecchie fotografie color seppia il protagonista riconoscera' il viso della moglie...degli strani episodi cominceranno ad accadere,si ritrovera' sospeso tra sogni,incubi,realta',fantasmi,confusione,i serpenti che tiene nascosti in garage cominceranno a produrre uova,misteriosamente,senza accoppiarsi..chiunque ha a che fare con la casa si ritrovera' a procreare,o a "dover" procreare...Da Nadia,la diciannovenne incinta,figlia dei vicini di casa e della quale dovra' occuparsi per un periodo di tempo verra' a conoscenza di fatti surreali ed inquietanti che coincideranno con tutto cio' che sta accadendo a lui stesso...,uno strano legame si verra' a creare tra i due...ad essa confidera' i segrati del suo passato,il suo amore per Holly,la sua ragazza del liceo,"quella cosa" che ancora lo tiene unito a lei...Per un buona parte del romanzo,l'autore,riesce a tenere i lettori con i fiato sospoeso,i personaggi sono ben strutturati,anche se la trama sfocia,a volte inutilmente nel macabro...una grande pecca perche' sembra solo fino a se stesso...in seguito la costruzione dei personaggi "crolla",ho avuto la netta impressione che,Cristopher Ransom,abbia tentato di creare qualcosa di sorprendente,e fino ad un certo punto c'e' riuscito,richiamando addirittura alla memoria lo stile,i personaggi e le trame di King...ma poi,qualcosa non regge...cade in parte in una grande confusione in un'inquietudine inutile...una sofferenza nella sofferenza...un circolo chiuso...buono nell'insieme...ma lascia un po' "in bilico".E' un autore esordiente mi auguro che la sua prossima opera sia per cosi dire,naturalmente dal mio punto di vista, piu'...completa....un po' piu' "coerente"

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Politica e attualità
 
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    06 Novembre, 2010
Top 100 Opinionisti  -  

MASTRA CECCA!

"Stavolta non mi appello alla rabbia,all'orgoglio,alla passione.Mi appello alla Ragione.E insieme a Mastro Cecco che di nuovo sale sul rogo acceso dall'irragionevolezza ti dico:bisogna di ritrovare la Forza della Ragione." La Fallaci partendo dagli attacchi irragionevoli,incivili,pieni d'odio nei suoi confronti e nelle minacce di morte ricevute per "La Rabbia e l'Orgoglio" si identifica in Mastro Cecco che a causa di un libro da lui scritto nel 1328 venne bruciato vivo dall'Inquisizione,immsginando per se stessa la medesima fine.Attraverso un'analisi filosofica,politica e morale esprime un giudizio su un Europa che non e' piu' tale,che lei stessa battezza "Eurolandia",suddita dell'Islam,con la "nostra Italia" a capo di tale sudditanza...quell'Italia che e' pronta a togliere i crocifissi delle scuole per rispetto alla religione mussulmana,dell'Islam,una nazione che predica la morte non la vita."...perche' l'Islam e' uno stagno,acqua che non defluisce mai,non si muove mai,non depura mai,non diventa mai acqua che scorre e che scorrendo arriva al mare(...) lo stagno non ama la Vita,ama la Morte.Per questo le mamme dei kamikaze gioiscono quando i loro figli muoiono,dicono Allan akbar-Dio e' grande-Allah akbar."Ancora una volta attraverso esperienze vissute da lei personalmente,attraverso un intelligente e matura ironia ci mette di fronte a delle REALTA' per molti scomode,ci porta a fare un'autoanalisi della nostra coscienza come cittadini europei e essere umani,inscena una cronaca dove viene bruciata viva.Si definisce un atea-cristiana,perche',pur non essendo credente e' fermamente convinta che le NOSTRE TRADIZIONI devono rimanere intaccate,facendo,stavolta,appello alla ragione.Una donna irriducibile,coraggiosa,dall'immensa cultura e nobilta' di pensiero.Un libro che dovrebbe servire da grande esempio per molti,un inno alla VERITA'.

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La Rabbia e l'Orgoglio
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Romanzi
 
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    05 Novembre, 2010
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...le ombre dell'amore...

Florence e Kasha,due donne, fortemente diverse,entrambe di origini ebraiche si incontrano da bambine quando divengono compagne di banco in un collegio a Sydney,dove gia' si denota la forte ribellione di Florence,il suo incrollabile coraggio,la sua voglia di scoprire il mondo,orfana di madre vive sola con il padre,grazie al quale acquisisce questo temperamento temerario,libero,selvaggio.Kasha.al contrario,assume un atteggiamento sottomesso,il padre e' morto di crepa cuore,poco prima che lei nascesse,e' il fratello Ari che si occupa del sostentamento della famiglia,proprietario di un famoso ristorante ebraico a Sydney , lei gli permette di insegnarle a "raddrizzare la gobba",a camminare eretta mentre serve ai tavoli,cosa che si rivelera' disastrosa e fortemente umiliante.La giovane donna non e' in grado di manifestare le sue vere aspirazioni per il proprio futuro,si iscrive in un universita' americana alla facolta' di psicologia pur essendo nata per fare l'attrice, dove presto si rendera' conto che gli uomini sono in grado di vedere la sua "ombra",la sua fragilita',la sua passivita',il suo abbandonarsi al volere degli altri.Florence,dal canto suo insegue il suo piu' grande ed autentico sogno:suonare il violino.La vera unione,il rapporto piu' profondo,tra le due,nascera' quando scopriranno di amare lo stesso uomo,Collin Lamont,di famiglia ricchissima,veste i panni di un barbone,un aspirante poeta,depresso insoddisfatto,con un animo "marchiato" dal dolore che neppure nelle sue poesie riesce ad esporre.Kasha e' destinata a sposarlo mentre Florence DECIDE di amarlo,disperatamente,alla follia,contro ogni regola,contro ogni ragione,un amore, del quale, e' consapevole non sara' mai corrisposto...dedica ad esso ogni attenzione,ogni attimo della sua vita. mentre da lui riceve solo una fredda indifferenza.Al matrimonio dei due si esibira' splendidamente con l'amato violino e poi decidera' di scomparire per sempre della loro vita.Solamente quindici anni dopo la morte di Collin ,Florence si rimettera' in contatto con Kasha chiedendole un appuntamento:le deve porre una domanda.Il loro incontro avra' luogo al Pacific,il locale che frequentavano nella loro gioventu',dove Florence conobbe Collin. Le due donne,ormai anziane,si ritroveranno a raccontarsi,a raccontare i loro sentimenti piu' reconditi,Florence ama ancora Collin,anche dopo la sua morte...Ne emergera' un analisi spietata...e' vittima chi ama incodizionatamente o chi riceve questo amore sconfinato,che va al di la' di ogni logica,di fronte al quale si sente denudato?"Chi ama qualcuno,ama la sua ombra",per questo chi e' amato fugge...e' forte chi ama,chi ha coraggio di cercare di afferrare le stelle,non tradire i propri sentimenti. Cio' che Collin dimostra e' "vera indifferenza" o paura?.Paura dell'amore spietato,senza timori,perfetto che la donna gli dona... privo di remore,senza,nonostante cio',arrivare mai ad umiliarsi,i suoi regali cosi perfetti... Le due protagoniste riusciranno a far luce su queste contraddizioni con un linguaggio diretto,confidenziale e sincero fino al limite estremo.Robert Schneider, attraverso delle pagine di grande stile, ci conduce verso un indagine accurata,per certi versi crudele, nella psiche dei sentimenti e nelle ombre dell'animo umano. Lasciando un messsaggio finale ai lettori: solo chi ha il coraggio di amare,di inseguire la "missione" della propria vita e' pienamente libero.

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