Opinione scritta da Raspanti
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un grande ma
Un libro con due registri stilistici troppo nettamente contrapposti per risultare gradevole, Selin che pensa è brillante e poetico, la vita e i comportamenti di Selin raccontati in maniera piatta e formale, una diciottenne più apatica e immobilizzata di una anziana stanca e spossata dai giorni di vita trascorsi, è difficile consigliare per me un libro simile, come sconsigliarlo. perché dietro si sente che c'è del talento ma davvero non esposto bene.
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La cultura del piagnisteo
Un saggio dotato di un grondante buon senso che può aiutare chiunque a ridere anche delle proprie ideologie “radical chic” che in realtà di radical hanno ben poco e di chic ancora meno; il mio approccio è stato il più onesto possibile e le cose che questo scrittore australiano, famoso per il saggio sulla nascita dell’Australia, “la riva fatale”, racconta della società americana nel 94, sono lo specchio di quando stiamo anche attualmente vivendo, una visione lucida e estrema, dove l’au non nega nulla e valuta gli estremisti sociali in cui si è arrivati.
L’incipit è spiazzante e parte da un lavoro di W.H. Auden degli anni 40 intitolato “For the Time Being: a Christmas Oratorio” parole che si possono banalmente definire profetiche.
Suddiviso in tre temi fondamentali: l’istruzione scolastica, il multiculturalismo e l’arte, ne descrive le dinamiche moderne e l’allontanamento dalle idee classiche, soprattutto questo “politicamente corretto” diventa una scusante estrema per non permettere più discussioni argomentate nel puro piacere della ricerca della conoscenza perché “coltivare il bambino che è in noi” va a discapito dell’adulto che non può trovare collocazione in una società dove si cambiano i nomi per sentirsi “sensibili e partecipi”... perciò il nano diventa il “diversamente alto” come se questa cosa possa in qualche modo modificare la sua statura.
Piccolo stralcio di un saggio che ha solo cose interessanti da dire: LEGGETELO
Per non stressare i ragazzi con troppe letture e troppi sforzi cerebrali (cosa che, al contatto con richieste di livello universitario, poteva far crollare le loro fragili personalità), le scuole hanno ridotto la quantità di letture, riducendo così, automaticamente, anche la padronanza della lingua.
Non esercitati all’analisi logica, male attrezzati per sviluppare e capire un’argomentazione, non avvezzi a consultare testi per documentarsi, gli studenti hanno ripiegato sulla sola posizione che potevano rivendicare come propria: le loro sensazioni su questo o quello.
Quando gli stati d’animo sono i principali referenti di una argomentazione, attaccare una tesi diventa automaticamente un insulto a chi la sostiene, o addirittura un attentato ai suoi “diritti” o supposti tali; ogni argumentum diventa ad hominem e rasenta la molestia, se non la violenza vera e propria. “Mi sento molto minacciato dal tuo rifiuto delle mie opinioni su: (barrare una casella)/il fallocentrismo/ la dea madre/ il congresso di Vienna/ il modulo di Young”. Provate a tramandare questa soggettivizzazione del discorso per due o tre generazioni di studenti che poi diventano insegnanti, con progressivo accumulo di diossine sessantottesche, e avrete il background entropico della nostra cultura del piagnisteo.
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L'ultimo libro di Salinger, da leggere
Ultima opera di difficoltosa reperibilità dell’autore da tutti conosciuto purtroppo solo per il giovane Holden, scrivo purtroppo perché Holden Caulfield non è il miglior Salinger, anche se l’ho adorato, perché la vera bellezza, la scrittura sublime e la capacità di rendere magico anche il più banale degli avvenimenti, l’ho ritrovata negli altri suoi libri pubblicati in italiano, nei “9 racconti”, in “Alzate l'architrave, carpentieri e Seymour. Introduzione” o “Franny e Zooey”,.
Non mi stancherò mai e poi mai di consigliarli perché sono capolavori di letteratura, riuscire a rendere così perfettamente le situazioni, le dinamiche, i sentimenti e renderti i personaggi degli amici, è possibile solo ad un grande autore per me.
Per chi conoscesse meglio le opere di Salinger sa che scrisse molto della “famiglia Glass”, padre, madre e sette figli dalle straordinarie doti intellettive e dagli straordinari caratteri. Questo romanzo altro non è una lunga missiva che un Seymour settenne, il maggiore dei fratelli, scrive alla sua famiglia durante un periodo di vacanza in un campo estivo.
Detto così sembra una banale letterina di un bimbo di sette anni ai genitori e fratelli rimasti a New York, ecco, il problema è che Seymour non è un bambino normale, è un genio e il suo scritto sembra un incrocio tra un Sant’Agostino meno spirituale e un entusiasta e brillante 20enne americano con tutte le porte aperte e l’inconscia consapevolezza di essere immortale a quell’età.
Onestamente, ed è un mio enorme limite, non sono riuscita a sentire reale ciò che leggevo, scritto in maniera come al solito impeccabile ma la mia immaginazione non ha superato il limite dell’età, sarà che penso che un bimbo di 7 anni per quanto intelligente non dovrebbe essere così consapevole, perché se non puoi essere un bambino quando sei piccino, chi mai ti ridarà ciò che hai perso in termini di inconsapevolezza, gioie e insegnamenti continui??.
Opera che consiglio solo ai super appassionati amanti dell’autore.
Ps: consiglio di non leggere la prefazione del libro in quanto è la sagra dello spoiler di tutti i romanzi di Salinger pubblicati in italia e quindi da leggere solo se questo fosse l’ultimo della vostra lista.

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Romanzo magnifico
Avete presente quando vedete un libro e quello vi chiama ancor prima che ne abbiate sfogliato alcune pagine, letto la sinossi e sentito il caro peso e consistenza in mano? Ecco con questo libro è stato “un incontro di sguardi fulminei”.
Colpevolmente non conoscevo questo bravissimo autore, mi chiedo perché uno scrittore così bravo sia poco evidente in un mondo di lettori che sono alla ricerca di qualità nella letteratura italiana, Tadini è un maestro nel cambio di registro narrativo, una scrittura contraddistinta da una spiccata ironia intelligente e molto fine arriva a parti liriche di intenso pathos emotivo quando racconta dei periodi della guerra, mai banale nelle dissertazioni.
L’io narrante, un giornalista dotato di un ego e di una intelligenza alla “Arturo Bandini” e di un physique du rol alla “Mister Bean”, personaggio che l’autore ho letto usa in altri due romanzi, diviene il perno di una storia definita “un viale del tramonto” con una Gloria Swanson italica dal profetico nome di Sibilla.
Sibilla ci farà da “raccontatrice intorno al fuoco” della sua storia amorosa con un Fascista.
Il tutto è narrato in maniera istrionica e “apparentemente” totalmente avulsa da ogni pretesa di ricostruire uno spaccato storico, semmai di raccontare come su un palco teatrale il proprio vissuto e quello del suo “comandante”, dando vita ad un romanzo MAGNIFICO! Scusate ma mi sono fatta prendere dalla foga.
Un romanzo bellissimo che narra vicende legate al dopo guerra in maniera fuori dall'ordinario.
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Una zia Mame dai risvolti cupi e molto più umani
Nella quarta di copertina viene segnalato che questo è il libro che più volentieri Jonathan Franzer regala e dopo averlo letto lo capisco benissimo. Un bellissimo libro, il brillante e doloroso racconto famigliare dell’autore, che attraverso le parole sublima e supera certi pesanti legami famigliari che ti cambiano e ti obbligano a corazzarti per non perdere assurdamente proprio quei legami che sono amore e odio nello stesso tempo, e che sono talmente parte di te da non poterne rinunciare nemmeno per la libertà. Due famiglie unite da un legame originale, due fratelli sposano due fratelli dando via ad una storia talmente intrecciata che respiri di nuovo la parola saga famigliare, una zia versione Mame che rivela lati brillantissimi e oscuri ed egoistici che è il perno della storia. Quanti di noi capiamo veramente i legami familiari che viviamo? Siamo certi di avete capito quel che muove le nostre azioni? Scorrevole e scritto bene, tolta una parte dopo la metà che ho trovato un po’ pesante ma funzionale al racconto è un libro che consiglio senza esitazioni. Un bellissimo e sentito finale riesce a ridare un senso a tutto quello che sembra solo egoismo e rabbia.
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Eschilo, Sofocle e Euripide vengono rivisitati
Romanzo narrato a triplice voce, Clitennestra, Oreste e Elettra danno voce alla storia che Toibin racconta al ritorno di Agamennone dalla guerra di Troia, ogni personaggio ha uno stile narrativo personale, caratterizzato dalla perdonale essenza che l’autore ha voluto dagli: Clitennestra, maestosa e potente, racchiude in se il potere e la capacità di andare oltre alla semplice visione del mondo, la figura che più ho amato, poi Oreste che racconta con semplicità gli accadimenti e sviluppa la sua crescita nella luce, infine Elettra, più simile alla madre ne porta il peso facendo gli stessi identici errori senza potere vedere la visione d’insieme. Un romanzo bellissimo, potente dove la scrittura è un bisturi affilato che colpisce, questi registri narrativi che si differenziano e alternano creano dinamismo e pathos. L’autore cita nei ringraziamenti Eschilo, Sofocle e Euripide, da cui attinge per raccontare a modo suo una storia che non ha tempo e coinvolge. Consigliato a tutti e specialmente ai classicisti. Incipit “Ho dimestichezza con l’odore della morte. L’odore nauseabondo e zuccherino che si diffondeva nel vento raggiungendo le stanze di questo palazzo. Adesso per me è facile essere serena e appagata. Ho passato la mattina a guardare il cielo e la luce cangiante”.
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Una storia nera
Una storia nera, una racconto d'inverno da focolare accesso e la voce monotona di chi ha vissuto l'incanto oscuro che ti racconta in prima persona gli eventi.
Un eredita' che racchiude una clausola speciale, il cormorano, il jolly nero del mazzo, senza quello, nemmeno il resto dei benefit. Una famiglia normale, madre padre e bambino che diventano la famiglia di Archie, il cormorano, creatura capricciosa e aggressiva per natura. Le descrizioni dell'animale sono bellissime, poetiche e ipnotiche. Tutto il libro ha una chiave di lettura abbastanza onirica, sembra di essere quasi sott'acqua nell'immaginarsi gli eventi, coinvolgente. Personalmente ho tifato sempre per Archie il cormorano perché non riesco a non trovare nella natura degli animali, anche quelli più aggressivi, tutta l'innocenza del istinto e dell'equilibrio che all'uomo manca.
È un libro che racconta una scelta, una decisione presa per interesse personale, alla fine ogni nostra scelta ha delle conseguenze, più e' alta la posta più il risultato è imprevedibile.

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Corale romanzo americano
Romanzo corale dove gli eventi vengono narrati da tre personaggi direttamente coinvolti nei delitti, brutali e senza senso perpetuati da Smokey.
E senza senso rimarranno queste morti fino alla fine, perché non è l'omicidio il fulcro del romanzo, bensì gli incastri casuali delle vite delle persone coinvolte.
Dalla cameriera che arrivando sul posto di lavoro incontra questo ragazzo simpatico e bello e ci fuma un paio di sigarette assieme, un momento di pace scanzonata prima di cominciare il lavoro e scoprire cosa ha fatto l'attraente ragazzo che le aveva regalato una pausa tanto affascinante, un orrore che non le lascerà più la mente e diventando la principale testimone dell'accusa, al ragazzo nero accusato all'inizio di essere l'assassino perché "un negro vale l'altro, una storia la sua affascinante e descritta a livello stilistico in maniera piacevolissima e infine il padre e nonno della donna uccisa insieme ai suoi figli, un uomo talmente infarcito di religione da far parlare Dio al suo posto. Tre personaggi, tre narrazioni stilistiche molto differenti e create sugli aspetti caratteriali dei personaggi, un approccio stilistico molto interessante. E infine l'ultimo capitolo è dedicato a lui a Smokey, ma di lui non parlo, leggetevelo.
"La vita era stupida. Alla fine un ragazzo nero del Sud, estraneo al freddo, un criminale dal corpo e dall'anima neri e sporchi sognava una tempesta di neve e battaglie immacolate".
Consigliato perché propone un modo diverso di vedere un condannato a morte, attraverso le vite che ha involontariamente cambiato, e non parlo dei morti ma dei vivi.

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Il bush australiano diventa le praterie Americane
Questo autore australiano non ha nulla da invidiare per quanto riguarda stile, racconto e messaggio, ad un buon romanziere americano.
Una serie di racconti che come un'anello di ricordi e emozioni si trasformano alla fin fine in un romanzo.
Angelus, sperduto paesino immerso nel Bush australiano e' il centro che racchiude le vicende dei vari personaggi che appaiono e scompaiono per tutti i racconti/romanzo.
Uno stile pacato, discreto che nulla però toglie alle emozioni che le vicende trasmettono. Storie forti, storie di amore, di odio, di amicizia, storie famigliari. Qui non vengono narrate grandi gesta o personaggi straordinari fuori dall'ordinario, parla di persone in maniera realistica.
L'autore con rara sensibilità crea personaggio realistici e molto profondi, credo che sia la sua caratteristica più peculiare, nulla stride, tutto ti sembra vero e per questo ringrazio la sua voce pacata che non urla, certi dolorosi sentimenti son difficili da gestire.
Ottimo libro, consigliato
Piccolo stralcio "Trovai una bottiglia di rum e lo seguii sulla riva ad aspettare gli squali.
Mentre eravamo lì qualcuno diede fuoco agli aquiloni sopra di noi e sulla sabbia crepitarono fuochi d'artificio. L'aria era piena di fumo e odore di carne abbrustolita. Era la spiaggia di Itaca, il posto di Gatsby, l'isola di Golding. Mi girava la testa".
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E' possibile narrare in 15 minuti la vita?
Come nell'Ulisse di Joyce viene narrata la giornata di un gruppo di persone, qui nell'arco di 15/20 minuti viene narrata la vita stessa del protagonista e delle persone intorno a lui. Una vita, quella del ragionier Alberto Cappagalli assolutamente "normale", lo stereotipo del "lavoro - famiglia - lavoro" nessuna idea fuori dall'ordinario, nessun pensiero fuori dai binari, nessuna valutazione profonda della sua vita, fino a che decide di scrivere di se stesso e di chi gli sta attorno, struggenti i ricordi di quando è bambino, e attraverso i nonni e le loro vite, triste l'attuale situazione matrimoniale con Rosa che in ogni caso non manca di sentimenti e di una fievole volontà di migliorare, quasi stereotipati i suoi rapporti con amici e colleghi, Alberto ha una proiezione di se assolutamente lontana dalla realtà, problema che tutti noi abbiamo in parte. Alberto durante la narrazione di se e della sua vita ha dei lampi di consapevolezza, gli stessi che la vita garantisce a tutti. 594 pagine che ho letto in 2 giorni, entrando completamente nella vita di Alberto, Rosa ecc, pagine che raccontano una vita comune e in cui ti ci perdi. Opera prima di questo autore, Daniel complimenti a te che hai saputo descrivere così bene tutti noi, perché in Alberto ci si rivede anche se solo in minima parte.

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Una splendida metafora sulle dittature
Un libro fortemente metaforico, dove le analogie tra antico e moderno si intrecciano in un dedalo infinito le cui spirali rendono a volte arduo seguire le evoluzioni della trama, una scrittura apparentemente limpida, impeccabile, senza sbavature o parole di troppo.
L’autore, scrittore Albanese, utilizza il cavallo di Troia come figura allegorica dell’ideologia comunista che come tutte le dittature, fa scempio dei diritti personali delle idee e della libertà.
L’inesorabile incontro tra gli uomini e il cavallo, che volontariamente, nonostante il terrore che la sola visione della figura incute, ne portano l’infetto contenuto all'interno delle loro case, delle loro città è il fulcro della storia, un romanzo che nei suoi simbolismi, nel suo ricondurre al mito del Cavallo nell’Iliade, spiega quanto l’uomo non sia cambiato nelle sue dinamiche.
Un romanzo intenso, profondo, complesso che permette di fare riflessioni di natura sociale/politica/filosofica vedendo le cose da un punto di vista originale ma non per questo meno forte.
“E comunque sentivo che loro per primi non desideravano ricevere spiegazioni. Si limitavano a urlare: E' intollerabile! È un tradimento! E più strillavano, più cresceva il loro furore.”

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Quando la consapevolezza rende dignità una parola
Una lezione prima di morire di Ernest J. Gaines. Questo romanzo ha preso il posto di quello della amatissima Harper Lee nelle scuole Americane come denuncia contro la pena di morte, a differenza del Buio oltre la siepe, il romanzo di Gaines ha una profondità, una consapevolezza della condizione nera dell'epoca che manca totalmente nel libro della Harper, un romanzo profondo senza diventare cinico o duro, la sua peculiarità e' la dignità, la dignità percorre ogni pagina del libro, la dignità di essere rispettati come essere umani, la dignità che porterà i germogli della ribellione di Rosa Parks, scusate il volo empirico ma mi piace pensare che il rifiuto della signora a lasciare libera la sedia dell'autobus sia nato dalla grande dignità che gli schiavi liberati sono riusciti a tirare fuori dopo tanti soprusi. Il protagonista del romanzo, un insegnante imparerà in prima persona cos'è essere un uomo è la pelle d'oca che mi ha colpita a leggere la sgrammatica lettera di Jefferson prima di morire perché era al posto sbagliato nel momento giusto, e' una strizzata al cuore. Jefferson e' l'emblema tutti gli innocenti uccisi perché poveri e del colore sbagliato. Lo consiglio? Si, eccome! Perché?? Leggetelo e poi ne parliamo.
Stralcio del libro: Era quel genere di "qui" che direbbe tua madre o tua sorella più grande, oppure la tua prozia o tua nonna. Era il genere di "qui" che ti fa capire che quel denaro era denaro sudato, ma anche che tu avevi più bisogno di quel denaro di lei; era il genere di "qui" che ti diceva che lei avrebbe voluto che tu avessi i soldi e non fossi costretto a chiederli in prestito, ma dal momento che tu non li avevi e lei si, allora i soldi erano "qui", in quel gesto d'amore da parte sua.
Era il genere di "qui" che rispondeva alla domanda, ma quando tutto questo finirà? Quando un uomo non sarà più costretto per lottare per avere i soldi di cui ha bisogno "qui"?. Quando un uomo sara capace di vivere "qui" senza dovere uccidere un altro uomo?
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Un grande scrittore poco conosciuto
Stop-Time di Frank Conroy. ...da dove comincio a parlarvi di questo libro? Dallo stile? Essenziale lineare e elegante o dalla trama che mi ha coinvolta in prima persona? Conroy racconta se stesso, la sua infanzia, adolescenza e giovinezza senza scontate spiegazioni ma immagini liriche forti e potenti. È un libro catartico, l'ha scritto per se stesso ed è per questo che è magnifico! Non c'è nessuna pacchettina sulla spalla del lettore, nessun facile sentimentalismo, nessuna allusione alla propria possibile disfatta se lui fosse stato una persona diversa. L'acume con cui scrive e spiega situazioni al limite della normalità, il suo distacco nello scrivere, lo stesso distacco immagino che l'hanno preservato e fatto vivere. Un libro direi quasi intimista o meglio, io mi sono rivista in tante parti nonostante i nostri sessi non coincidano, certe visioni di insieme non hanno una valenza femminile o maschile ma personale. I suoi conflitti interiori sono stati così ben descritti che fanno di questo libro un grandissimo romanzo. Una piccola menzione va alla Fandango editrice, la carta del libro e' lussuosa al tatto, c'è qualche errore nelle parole e qualche particolare fisico che non collima tra passato e presente ma nessuno è perfetto. Piccolo stralcio: "come avrei potuto preoccuparmi seriamente di non avere nulla da consegnare durante l'ora di matematica, quand'ero rintanato in una buca poco profonda, sotto una raffica di colpi di mortaio, con un cadavere adagiato contro la schiena e accanto un giovane tenente che piangeva isterico pensando alla madre? A risultarmi irresistibile, nei libri, era la chiarezza del mondo, il modo incredibilmente appagante in cui la vita acquisiva peso e diventava accessibile. La realtà erano i libri. Sulla mia vita, un'entità vaga e irreale, amorfa è appena percepita, senza un inizio ne' una fine, ancora non avevo preso decisione.

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I dubbi etici raccontati da un autore d'inizio 900
Scritto in prima persona dal protagonista, Tyko Gabriel Glas giovane medico condotto in Stoccolma. Scrittura raffinatissima per sviscerare uno dei "buchi neri" della nostra morale "è lecitamente corretto uccidere una persona per salvarne un'altra?", tutto il breve ma intensissimo romanzo si avvolge ossessivamente su questa domanda e ne chiarisce punti e oscurità. Pensiero modernissimo di rispetto etico all'interno del matrimonio, eutanasia e diritti umani, scritto all'inizio del 900 con tutta la forza del pensiero moderno. Sviscerato con chiarezza e lucidità, scritto sotto forma di Diario, il libro riporta pensieri di Tyko in maniera intima e molto personale. Personalmente mi sono ritrovata tantissimo nei suoi concetti etici. Il Doktor Glas è un idealista "arido" incapace di giocare in prima persona nel "gioco della vita", i sentimenti lo spaventano, li vive per ideali intoccabili e vive tutto attraverso il suo pensiero di ciò che considera bello e giusto. Un novello cavaliere senza armatura e spada di ferro, ma dotato di nuovi strumenti di offesa, primo su tutti un pensiero lucido senza inibizioni. Non giudicatelo troppo male perché ognuno di noi ha dentro di se un piccolo idealista che vorrebbe cambiare tutto senza esporsi. Piccolo stralcio " non risolvete indovinelli! Non fate domande! Non pensate! Il pensiero è un acido che corrode. All'inizio pensi che distrugga soltanto quel che è marcio e malato e che deve essere tolto. Ma il pensiero non la pensa così: distrugge alla cieca."

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La libertà di pensiero e azioni non ha tempo...
Box Car Bertha di Bertha Thompson. Una donna che viene allevata da una madre a sua volta allevata da un uomo che a metà dell'800 si batteva per i diritti di neri e della libertà della donne, come poteva crescere se non libera, aperta al mondo a vivere sul serio e senza nessun tabù?! Questo romanzo è la vita "chissà quanto" romanzata di Bertha Thompson, vagabonda giramondo, suffragetta, prostituta, consulente per i diritti degli Hobo. È stata sopra ogni cosa una donna libera e vera, una donna che si è presa la responsabilità di tutte le sue azioni, che non ha rinnegato nulla della sua vita, un personaggio davvero incredibile. Ho trovato più coerente e sveglia Martha di tante donne che si sentono moderne e consapevoli, la consapevolezza costa, e tanto in termini di autostima, perché ci vuole coraggio per guardarsi, guardare gli altri e non puntare alcun dito per autoassolversi in funzione delle mancanze degli altri. Nella sua vita Martha incontra i personaggi più disparati, radicali, socialmente e politicamente impegnati del periodo, eccentrici, artisti, poeti e visionari. Grandissima donna, bellissima persona. Consigliatissimo!
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Piacevole sorpresa
Che bella e inaspettata scoperta questo libro! Uno stile raffinato e estremamente introspettivo, un racconto di umanità, di valori, di amore, del nostro rapporto con gli animali. Gli animali, i cani in questo caso, sono il legame che unisce persone diverse tra loro, i cani sono sfuggiti ai loro "padroni" e loro si incontrano ogni sera nel bosco per cercarli. Persone allo sbando emotivo, socialmente inutili, quasi possibile definirle inconcludenti a livello sociale, quando nella società la tua funzione e' di essere produttivo per risultare vincente. Sottile denuncia della grande crisi americana delle cittadine rurali sempre più vuote e senza possibilità di sbocchi dignitosi. Il rapporto animale e uomo nel libro e' predominante, una grande poetica metafora della nostra natura selvaggia addomesticata dal vivere civile e dalle basi stesse della società. Un libro che mi ha commosso vista la mia natura animalista. Proprio bello!! Consigliato
Piccolo stralcio: Una volta ho lavorato in una galleria d'arte. Di notte, quando tutti se ne erano andati e si spegnevano le luci, mi mettevo a correre per i lunghi corridoi, e saltavo sulle panche di pelle imbottita. Volevo sperimentare la pittura come movimento invece che come stasi.
Un tempo i quadri erano stati movimento, colori che turbinavano all'estremità del braccio del pittore, ed era sorprendente vedere quanto apparissero diversi quando gli passavo accanto di corsa. Il movimento rende tutto astratto. Se ci passi avanti di corsa, persino il ritratto più rigido si trasformerà in una pozza sanguinante di colori.

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Poetico
Questo poetico romanzo necessita di una piccola rinuncia al realismo, se si riesce ad approcciarsi ad esso dimenticando di volere a tutti costi una logica ferrea allora ne verrete conquistati. Opera prima di questo giovane scrittore francese, direi con ottime potenzialità future, mi ha fatto trascorrere momenti emozionanti, a volte anche divertenti, creando una atmosfera che mi ha ricordato Fitzgerald e il periodo della Golden age" americana. Non per niente i due protagonisti, genitori dell'io narrante, sono stati prontamente nella mia mente trasformati in Francis Scott e Zelda.
Rigorosamente da leggere ascoltando Mr.Bojangles di Nina Simone.

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Duro, cinico e nello stesso tempo umanissimo
Libro duro, cinico e nello stesso tempo umanissimo, volutamente esasperato nel concetto più ipocrita del perbenismo delle classi sociali più elevate, che altro non fanno che a cascata, fare da specchio a tutte le altre. Qui non si salva nessuno, dai ricchi, ricchissimi, a tutto l’entourage che li circonda e ne imita gli atteggiamenti con pose scimmiottate e naturalmente inasprite dalla ricerca di similitudini non nate dai privilegi di nascita.
I Melrose è una saga famigliare in cui, le dinamiche parentali raccontate, per quanto difficoltose, assurde e violentemente dolorose sono riconoscibilissime in tante famiglie. Evitando gli estremi a cui arriva questa “simpatica” family che non rinuncia a distruggere la generazione successiva in tutti i modi possibili, i Melrose, di generazione in generazione applicano le famose dinamiche psicologiche del “faccio esattamente il contrario per non trovarmi di fronte ad uno specchio e rivedere mia madre/mio padre”, sento tanti “fremiti nella forza” (cit.) di fronte a queste parole, è facile riconoscersi senza entrare nei loro eccessi in David, Eleonor, Mary o Patrick, figlio e figura portante di tutto il romanzo.
Il linguaggio di Aubyn è ricco, ricercato, pieno di sfumature, con dialoghi intelligenti, cinici e pieni di “umorismo nero”.
Assolutamente implacabile con i suoi personaggi, ne descrive ogni vizio e debolezza con l’occhio cinico e allenato di chi ha vissuto l’ambiente sociale descritto. Oso dire che l’enfasi con cui vengono messi a nudo i difetti di ogni personaggio è certamente più spiccato dello sforzo con cui ne ha descritto i rari pregi.
Una saga di cui mi manca l’ultimo tassello, il libro finale “Lieto fine”, titolo che è tutto un programma pensando a quanto letto finora.
Stralcio del libro se per caso l’interesse non fosse ancora acceso: "Aveva bisogno di ricongiungersi con la sua specie, con le numerose schiere di animali ruttanti sulla spiaggia, divisi solo da una lama di rasoio o da una ceretta, e con un folto manto di pelliccia; scontando con atroci mal di schiena la loro pretenziosa posizione eretta, ma desiderando segretamente di avanzare zoppicando e trascinando le nocche nella sabbia, guaendo e grugnendo."
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Quando la realtà supera l'immaginazione
Ho acquistato il libro in tempi non sospetti, nessun idea che ci fosse un film all'orizzonte, spinta dal mio grande amore per la letteratura americana. Questo è il romanzo più simile alle descrizioni della frontiera Americana fatte da McCarthy mai letto. Bello, estremamente coinvolgente e scritto con uno stile asciutto ma davvero curato. Sono entrata con prepotenza nelle pianure dove il fiume Missouri porta fino alle montagna rocciose. Hug Glass, e' una figura storica realmente esistita, sopravvissuto all'incontro con un grizzly (ho visto il film e Oscar al regista che ha dato un tale realismo all'attacco da sembrare oltre l'immaginabile), creduto morto dai suoi compagni, viene abbandonato ma riesce con la sua forza di volontà e la grande conoscenza del territorio ha sopravvivere e ... Mi sono permessa di andare oltre al mio solito lecito "no spoiler" perché grazie al film e' stata già ampiamente raccontata la storia.
Altra parte davvero interessante del romanzo è la visione storicamente accurato del commercio in atto in quel periodo sulle pellicce, sul controllo del territorio in un miscuglio di Bianchi europei e indiani. Le zone ancora inesplorate, una natura che non perdona nulla ma in totale equilibrio e indifferente, al momento, alla venuta dei primi uomini barbuti che ne saggiavano le possibilità. Siamo ai primi commerci intensivi sul suolo statunitense. Consigliatissimo a chi ama McCarthy, non arriva ai suoi lirismi premetto, ma coinvolge moltissimo.

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Beat Generation
Libro postumo di questo autore statunitense morto suicida nel 1995, mi viene in mente che è il secondo libro in poco tempo che leggo di un autore che ha deciso di chiudere la sua vita in maniera personale, l'altro è stato John Kennedy O'Toole e la sua "banda di idioti" (un capolavoro difficilmente classificabile).
Carpenter in questo libro, curato e finito da Lethem che ne ha voluto a tutti costi la pubblicazione per fortuna, racconta la vita di alcuni scrittori durante il periodo della Beat Generation, qui sentirete parlare in maniera marginale di Keruac, Ginsberg o Brautigan, qui leggerete la storia di scrittori minori degli anni 60, ma non per questo ne sarete meno rapiti o conquistati. Personaggi ben definiti che ti fanno assaporare il clima che vivevano gli intellettuali, veri o presunti in quel determinato periodo storico. Ho apprezzato molto i "sentimenti" così ben descritti nel romanzo: la paura di non saper scrivere, di essere un totale fallimento, d'invidia per chi riusciva ad essere pubblicato, le rivalità, il bisogno di soldi e di affermazioni, i lavori "temporanei" in attesa di sfondare e soprattutto la spinta fortissima di scrivere che è il fulcro e l'anima di ognuno di loro. Un ottimo romanzo, un libro che ti fa entrare con naturalezza in un mondo che poco conoscevo, un libro molto "autobiografico", quindi il senso della realtà che assapori non è così insolito. Ho letto la storia di Don Carpenter incuriosita da questo libro, sempre più confermo che i bravi scrittori sono quelli che raccontano il loro mondo, la loro vita e sono così bravi da riuscire a far sì che il lettore ne diventi parte. Consigliatissimo
Ps: non è leggenda metropolitana, pare che gli scrittori bevono come se non ci fosse un domani...
In attesa che pubblichino altro di Carpenter.

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Un grande narratore racconta la città di Bangkok
Osborne è un giornalista inglese che per motivi personali e di lavoro ha vissuto parecchi anni in oriente, la Thailandia è la sua patria d'adozione, leggere Osborne è leggere di un "farang" (così sono chiamati i bianchi in Thai) che è un ponte tra due civiltà assolutamente diverse da loro. Scrittore dalla prosa asciutta e chiara, senza ipocrisie o giri di parole ti racconta la Bangkok vista dagli occhi di un occidentale, non giustifica o cerca spiegazioni diverse dalla realtà di quanto ha vissuto. Bangkok è una città di esiliati "farang" una città che accoglie e raccoglie tutte quelle persone, perlopiù uomini, che tracciano netti tagli con il loro passato occidentale e vengono fagocitati dentro la città. Racconta il sesso, la religione Buddistha Thai, i quartieri incredibili e assurdi della città, i mille incredibili personaggi che incontra, tutti occidentali, ex. Militari, pittori, preti cattolici, gente che non ha più una famiglia, gente che ha cercato il senso di qualcosa di completamente diverso dalla loro/nostra vecchia vita. Qui i giovani mancano, nei suoi racconti, sono quasi sempre persone che hanno un passato lungo alle spalle e la voglia di non esserci più. Non ha l'arroganza di raccontare cosa vuol dire essere Thailandese, non ci prova nemmeno, ti racconta cosa vuol dire essere un "farang" a Bangkok, perché se sei lì, non hai più niente nella tua vecchia vita.
Libro consigliato a tutti quelli che vogliono vedere una città con gli occhi di chi l'ha vissuta davvero, senza scandalizzarsi di fronte al sesso a pagamento, pratica comunissima e che tutti questi personaggi praticano come le migliaia di turisti che invadono ogni giorno la città e chi accetta di non capire ma sapere che esistono, le mille contraddizioni di un paese così lontano da noi.
Piccolo stralcio: "l'americano" ha scritto Hemingway "è un assassino solitario". Soprattutto quello dei suoi tempi, intendeva. A dire la verità ce l'abbiamo tutti dentro, un assassino solitario, che di solito il condizionamento sociale e il perbenismo tengono a bada. Ma appena si ritrova solo, l'uomo senza nemmeno accorgersene ridiventa quello che è. Si allontana dalle relazioni rispettabili, dal matrimonio, dalla monogamia, e anche se non lo ammetterebbe mai, sotto sotto gli piace da morire.

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L'integrazione e tutti i passi storici raccontati
Non avevo mai letto niente di Powers e mi chiedo adesso com'è possibile. È uno scrittore contemporaneo che come pochi riesce a farti vivere in prima persona le vicende narrate nei suoi libri. Non ti senti un semplice lettore ma un personaggio secondario che vive, si commuove, s'indigna, soffre con i protagonisti del romanzo. Il titolo del romanzo non è casuale, la musica e il tempo lo percorrono da cima a fondo e sono la parte magica, positiva quella che ti viene voglia, come ho fatto io di ascoltare durante la lettura, su Youtube, i cantanti di cui parla. La musica e' spiegata talmente bene che la ascolti nonostante tu stia leggendo un libro! Ne afferri le note e ne fai una tua canzone, tutto questo è stato meraviglioso. Premetto non è il miglior scrittore letto come stile ma sicuramente è coinvolgente come pochi altri. Io che difficilmente mi commuovo ho patito e sofferto e mi sono emozionata sulla marcia di protesta del 63 su Washington, ai concerti tenuti da Jonah e Joseph, mi sono affezionata a loro e alla loro famiglia "sbagliata" un papà bianco ebreo e una mamma di colore trasformano i tre figli in una lotta sulla loro identità continua e senza risposta. Non voglio spoilerare ma è difficile parlare di questo romanzo senza raccontare di cosa parla. Fondamentalmente il concetto razziale e' la base dominante con la musica di tutto il libro, la storia si sviluppa dai primi movimenti di protesta fino a Rodney king prendendo in esame tre generazioni. L'io narrante il figlio di mezzo Joseph e' quello che mi è umanamente piaciuto di più, con tutte le sue debolezze a nudo e tutte le sue risposte che nasconde per primo a se stesso, Ruth la sorella, quella che caratterialmente ho sentito più vicino e' quella tra i tre figli a fare le scelte più estreme ma scontate, non poteva andare diversamente, a volte le persone hanno un percorso prestabilito dalla loro indole e dal loro carattere indipendentemente da quanto la loro strada venga proposta in maniera differente. L'enigma, il vero enigma rimane Jonah, creatura a metà tra le razze, indecifrabile, almeno per me è stato così, elevato sopra a noi comuni mortali grazie ad un dono, quello di una voce meravigliosa, che lo porta ad essere completamente distaccato dalla realtà, dalla storia che vivono le persone intorno a lui, da tutto ciò che tocca e vive la sua famiglia. Ok mi fermo, oltre non vado ma se qualcuno l'ha letto o lo sta leggendo e ne vuole parlare, ne sarei felice, ho tante domande senza risposta. Il libro e' corposo 835 pagine che vorresti non finissero mai perché nessun finale può essere abbastanza buono. Vi lascio con un pezzettino del libro, per invogliarvi nella sua lettura, e' bellissimo questo libro, vi darà molto di più di quanto sarà il tempo che impiegherete a leggerlo: " Non dicemmo mai che voi non sareste stati neri. Solo che sareste stati quel che eravate: un processo prima di tutto. Più importante di essere una certa cosa. Lui definì questa idea "la bugia dei bianchi".

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Quando la genialità di un grande autore raccontano
16 agosto 1875 moriva irriso e vilipeso da tutta la comunità scientifica Europea Ignazio Filippo Semmelweis, medico scienziato di origine Ungherese, debellatore della febbre puerperale che fino a quel momento aveva ucciso migliaia di madri. La sua scoperta fu nella sua enormità semplicissima, collego' la mancanza di lavaggio delle mani da parte dei medici che sezionavano cadaveri poi passavano a visitare le puerpere. Scoperta che gli valse da parte della comunità medica ostracismo, irrisione, violenze psicologiche, dovettero passare 40 anni perché finalmente la sua scoperta fosse riconosciuta e si cominciasse ad applicare una profilassi igienica seria negli ospedali. Questo grandissimo genio è raccontato nel breve romanzo di Celine, Celine stesso fece la sua tesi, era un medico, su questo personaggio incredibile che ebbe una vita travagliata tanto simile alla sua. Le persone geniali spesso sono precursori dei loro tempi, non riescono ad essere capite ed apprezzate perché il loro pensiero è rivoluzionario, mai in linea con i parametri dell'epoca, fuori dal concetto di ordinario e ai più incapibile. Sono passati esattamente 140 anni e tutte le madri possono rivolgete un pensiero a questo grandissimo scienziato che un grandissimo autore ha descritto con una maestria che non ha eguali. Libro capolavoro, ma Celine fu questo ogni volta che prese in mano una penna e scrisse.
"La bontà non è che una piccola corrente mistica in mezzo alle altre, e difficilmente si tollera che sia indiscreta. Contemplate invece la guerra in marcia, niente è troppo dorato, troppo chiassoso, troppo immodesto per lei".
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Un romanzo americano in stile "celiniano"
Ci sono libri che vanno letti, contengono tutto ciò che necessita per essere considerati capolavori: stile, storia, personaggi, messaggio e armonia nel suo insieme.
Questo romanzo li contiene tutti, non è un libro semplice ne' scorrevole ma è assolutamente bello. Lo stile eccentrico e unico di Dahlberg ne fanno uno scrittore non facilmente riconducibile al solo genere americano, sviluppa il racconto utilizzando citazioni classiche e bibliche che ti portano ogni tre parole a correre su Wiki per capire di cosa sta parlando, citazione filosofiche e poetiche sulla natura dell'essere umano, niente in questo romanzo è scontato o liscio, niente.
Narra la sua storia, o per essere più chiari, narra la storia di sua madre e di conseguenza la sua. Tutto è legame, tutto è famiglia e nessun legame è forte come quello tra genitori e figli.
Una prosa stupenda e meravigliosa per dire che noi siamo schiavi delle nostre passioni carnali, per raccontare che l'uomo, per quanto si infiorettano le cose, rimane un groviglio di emozioni che controlla a stento e men che meno le pulsioni. La sua onestà intellettuale incanta e ridimensiona a livello umano il suo stile eccezionale.
Il finale mi ha aggrovigliato lo stomaco e mi sono sentita felice di avere letto un autore di questa caratura. Unire la capacità di scrivere in maniera superlativa alla lucidità di non sapere che altro non siamo che "carne" ne fanno il miglior autore letto quest'anno.
Piccolo stralcio del libro: " Il fatto è che la mia sensibilità esisteva soltanto per me, e per nessun altro. Pensavo forse che la perversità fosse sensibilità, pensavo forse che la sensibilità implicasse una pur minima compassione di fronte a quelli che soffrono? Il signore indurì d'orgoglio il collo di Faraone, ma io non ero il Faraone dell'antico Egitto, ero soltanto il figlio di una donna-barbiera, la quale mi aveva fornito la scodella da saponata che poi avrei dovuto tradurre in elmetto di Mambrino. Mia madre mi aveva dato quella disperazione coraggiosa senza di cui non possiamo trasformare gli oggetti intorno a noi in pensieri ideali. Se non avessi ricevuto una porzione della sua forza, sarei perito chissà da quanto tempo, o sarei incorso nel triste errore dell'uomo comune, che è certo di essere vivo soltanto perché mangia, defeca e dorme. Non siamo meno morti di Lazzaro, e portiamo le nostre credenze mediocri come Lazzaro portava il suo sudario"

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La lucidità di raccontare i propri ultimi giorni
Brodkey è un controverso scrittore Americano di origini ebreo-russe che scopre a 70 anni circa di avere contratto l'AIDS durante un periodo omosessuale. Decide di scrivere questo romanzo esponendo al pubblico, a noi, le sue sensazioni, paure, sentimenti e approccio con le persone care verso la malattia. L'ho letto cercando nelle sue parole forse una verità più grande, quella di chi non ha più niente da perdere e guarda la fine con occhi lucidi, ho scoperto che non è così, la voglia di vivere è talmente preponderante anche in un malato terminale che non riesce a far superare quel punto di consapevolezza di " chi è oltre". La vita vuole "vivere" e se ne fotte se tu vuoi metterti in pace, è una guerra personale senza tregua quella tra il nostro impulso alla vita e la malattia che avanza passo passo e alla fine vince ma con quanta resistenza contro!!! L'autore scrive molto bene ma non è riuscito, a parte le prime pagine, a coinvolgermi del tutto, crea inconsciamente una barriera di sopravvivenza tra lui e la malattia e tu non riesci a percepirne appieno la potenza. Ha paura, una paura che gli riempie le giornate e questo è quello che ognuno di noi probabilmente farebbe, ma ha di contro, di essere un uomo estremamente compiaciuto di se, un ego smisurato, immagino che senza un Ego di quel livello difficilmente avrebbe scritto questo libro, è comunque uno scrittore, la catarsi per lui passa dalla parola, non ha altri mezzi. Le ultime pagine sono le più lucide e vere, forse non è riuscito a "infiorettare" di Brodkey l'ultima parte perché era già tardi. Non lo consiglio, se volete leggerlo, leggetelo a me ha fatto percepire chiaramente che la guerra è dentro di noi e la vita non molla e ci prova sempre a vincere, nonostante tutto..
Piccolo stralcio tratto dagli ultimi capitoli (quelli che ho più apprezzato) " la morte è proprio una barba. Ma neanche la vita è molto interessante. Devo dire che mi aspettavo che la morte brillasse di significato, ma non è così. È semplicemente li. Non mi sento particolarmente solo o condannato, o trattato ingiustamente, ma in realtà penso molto al suicidio perché è così noioso essere ammalati, un po' come essere intrappolati in un romanzo di Updike.
Ho ancora migliaia di opinioni- ma ne ho perse milioni- e, come sempre, non so niente.

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Da due leggende un romanzo che incanta
Il Genio e il Golem di Helene Wecker. Questo romanzo è una delizia, un raro esempio di lettura intelligente, ti tiene attaccato alle pagine (589 pagine lette in un giorno) e che ti catapulta in un mondo originale e fantasioso. Un libro raro, non è un capolavoro e non è una lettura leggera, è sopratutto una lettura piacevole, piacevolissima. Belli i personaggi, ben tratteggiati, una trama che più accattivante non puoi trovare. Una favola metropolitana di fine 800. Non posso definirlo un fantasy, non posso definirlo uno storico perché il genio e il Golem ci sono eccome, non voglio nemmeno per dovere o forma catalogarlo per forza. Un bel libro, un libro che consiglio proprio a tutti. Se qualcuno fosse dubbioso circa il fatto che non ama le storie immaginarie, voglio tranquillizzarvi. Appena poche pagine e crederete a Golem e Genii altrimenti che gusto c'è a farsi rapire??.
Piccolissimo spoiler(potete fermare qui la lettura): esistono due creature mitologiche più diverse di un Genio, creatura di fuoco, totalmente libera e un Golem, creatura nata per servire un padrone?? Che meraviglia assieme.
Ps: Tyr, il mio gatto, ha una simpatia per questo libro, saranno le creature fantastiche descritte ad attirarlo??. Buona lettura!!
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Uno dei migliori scrittori in lingua francese
Il sig. Tournier è considerato uno dei migliori scrittori in lingua francese viventi, non posso che essere d'accordo. Questo libro sviluppa la trama in maniera estremamente originale, una parte in prima persona "gli scritti sinistri" del diario di Abel Tiffauges e una parte in terza persona dove vengono spiegati gli avvenimenti. Direi che qualunque scrittore sacrificherebbe volentieri l'occhio sinistro (consentitemi la citazione biblica dato che in questo libro abbondano ma non appesantiscono la trama) per potete riuscire a scrivere con lo stile di Tournier in prima persona. "Gli scritti sinistri" di Abel sono poesia, incanto, raccapriccio e stupore. Ho pensato "davvero il talento è qualcosa di mostruoso", sua io che uno scrittore come Tournier sappiamo leggere e scrivere, l'abissale differenza è che lui struttura tutto come se fosse una sinfonia purissima e sublime anche nelle parti più crude, io un uccellino fastidioso e piccolo che cerca di riprodurla per raccontare. Abel Tiffauges è un orco, avete presente quello delle fiabe che rapisce i bambini? Solo che lui, da sempre attirato dall'infanzia ancora non insozzata dalle pulsioni fisiche, ne è un adoratore, un ammiratore morboso e totalmente asociale. Il libro si svolge nella prima parte in Francia e poi all'interno del territorio del terzo Reich fino alla Napola (centro dove venivano allevati e indottrinati i futuri SS) di Kaltenborn, una fortezza sorretta alla sua base da ....(niente spoiler). Non posso senza rovinare il libro dire più di tanto, vi posso assicurare però che leggendo questo libro sarete conquistati dallo stile stupendo dei diari di Abel, sarete disgustati da lui e nello stesso tempo affascinati, vivrete momenti di tensione e assisterete alla guerra e allo sfascio e fuga delle persone con la stessa potenza che ho trovato in "Suite Francese", qui gli esodi ricordano molto quanto la scrittrice racconta dello sfollamento francese. Libro consigliatissimo e ricordate, nemmeno l'orco francese più depravato è cattivo quanto un soldato, in questo caso Nazista, che esegue gli ordini.
Piccolo stralcio direttamente dagli "scritti sinistri": "questa folla è molto avanti nella metamorfosi che fa di parecchi milioni di tedeschi un solo grande essere sonnambulo e irresistibile, la Wehrmacht. Gli individui avvolti nel grande essere - come un banco di sardine nello stomaco della balena - sono già agglutinati, impanati, in via di dissoluzione."
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Una storia crudissima
Era da tempo che un libro non mi colpiva tanto per la sue poliedriche sfaccettature, una storia che non ti aspetti, crudissima e sempre più violenta nel dipanarsi della trama scritta con poesia e sensibilità. Ogni capitolo del romanzo viene raccontato attraverso gli occhi di un animale diverso, la natura è contrapposta all'uomo, la violenza di entrambe le parti raccontata senza sciocche spiegazioni. Mi piace una frase nella copertina che definisce questo libro "una bomba a orologeria pronta a esplodere in mezzo alle vostre librerie. Anima è un trionfo". Sono perfettamente d'accordo, non mi aspettavo un libro che mi colpisse tanto. Non mi aspettavo tanto pathos e tanto coinvolgimento. Premetto che il mio amore per gli animali mi ha fatto amare questo libro ancor di più. Questo è un libro sorprendente, non adatto a persone troppo sensibili, serve uno stomaco forte e cuore attivo per leggerlo. Mi è piaciuto tantissimo, ti colpisce e fa pensare, senza spoilerare la trama parla anche di uno dei vari tristi e disumani massacri fatti dall'uomo.
Piccolo stralcio e piccolo spoiler, qui parla un ragno:
"Sono riuscita a sentire la sua natura, a individuarla all'interno. Al di là dell'apparenza umana dietro la quale si camuffava, quell'uomo era avvolto da una tela invisibile con fili di una seta nata dalla propria carne, è la bestia odiosa che lo teneva prigioniero e che si nutriva delle sue viscere, altri non era che lui stesso. Era la propria preda e la propria trappola ."
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