Opinione scritta da Soleti

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Soleti Opinione inserita da Soleti    02 Mag, 2010
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Dinamiche Irrazionali

Zombie Blues è un romanzo ben strutturato. Lo stile di Stanley Péan è elegante ed avvolgente, l’opera ha lineamenti ben definiti ed è confezionata con precisione artistica. Talvolta sembra che il contenuto di un capitolo rifletta il mood delle musiche dei rispettivi titoli. Giusto per fare un esempio, l’ingresso nella storia con un compositore Jazz come Thelonious Monk è autentico ed il titolo del brano scelto: Misterioso, preannuncia correttamente l’incipit.

In sintesi Zombie Blues è la storia di un amore gravido di incertezze, l’amore fra il nero D’ArqueAngel e la bianca Laura, ma non è questa la ragione dell’equilibrio instabile (anzi, la diversità è la direttrice lungo la quale si muove la forza), la precarietà deriva dal legame di sangue: I due sono fratello e sorella. Un legame che è al tempo stesso Dolore e Vita, e che avrà nel sangue la consacrazione finale. Sullo sfondo si muove una bestia tanto surreale quanto feroce, riflesso oscuro del protagonista e che, in qualche modo, dovrà essere fermata.

Ottimo romanzo, ottimo Péan. Se posso permettermi una sola critica: nel prossimo romanzo preferirei trovare meno esercizi di stile e qualche livello narrativo in più, giusto per complicare un pò più la storia e renderla meno prevedibile.

Il libro è pieno di frasi ad effetto, ma quella che mi ha colpito di più è: “Anche lui sente quel richiamo irresistibile, quel canto delle sirene al largo delle coste della ragione.” Che trovo una eloquente definizione di ‘dinamica irrazionale’, tanto presente nei processi decisionali quanto difficile da riconoscere.

Una nota di compiacimento va anche ad Ester Borgese, fine ed abile traduttrice del romanzo.

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Soleti Opinione inserita da Soleti    05 Aprile, 2010
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Cacciatori

Diversamente da quanto riportato nel retro di copertina, ritengo che Bambino 44 non sia la storia di Leo “Ufficiale di Polizia ed eroe di guerra”, ma sia quella di una coppia: Raisa e Leo, e che il vero protagonista di questo romanzo sia la rinascita del loro rapporto. Un legame dapprima artificoso e socialmente inequivoco, in seguito spontaneo ed onesto. Il tempo ZERO è segnato dalla presunzione di colpevolezza di Raisa, sancita dal Paradigma “URSS postbellica”, modello nel quale l’ipotesi è reato e il dubbio è certezza.
Il tema dominante è quello della caccia, quella ad un serial killer che uccide bambini, quella della Sicurezza di Stato che uccide dissidenti (o presunti tali), quella degli invidiosi che uccidono i rivali. In questo clima teso e incalzante T.R. Smith descrive una Russia in cui la ragione di Stato prevale su ogni questione, che pervade con sprezzante indifferenza anche l’intimità delle famiglie, riducendole a meri ingranaggi votati alla produttività del Sistema Paese. Io esisto perchè produco diventa il mantra perverso di una società che ha bisogno di una svolta e che, con tutti i pregi e i difetti, avverrà il 09 Novembre del 1989.

La frase che mi ha colpito di più: “Quando si perde il potere, come è successo a te adesso, il problema è che la gente comincia a dirti la verità.”

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Soleti Opinione inserita da Soleti    22 Marzo, 2010
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Julian figlio di un Demone e di un Angelo

L’ombra nel vento è la storia di una rinascita, ma è anche la storia di una romantica vendetta. E’ l’intreccio di due vite quella di Daniel e quella di Julian (due dramatis personae, come le defisce lo stesso C.R. Zafon) che in un crescendo di emozioni ci trascinano verso la catarsi finale. Un processo di purificazione che passa attraverso il sangue ed il terrore sparso dal crudele Ispettore Fumero, antagonista tanto perverso quanto drammaticamente possible. La storia si svolge in una Barcellona attraversata dalle Gurre Mondiali, una città che ha conosciuto il volto cinico della Guerra Civile. Una città che ha sofferto “il dramma dei luoghi senza Dio”, in cui chi nasce o è figlio di un Angelo o è figlio di un Demone.

Lo sitle narrativo è molto interessante. E’ l’intreccio di due piani che nello spazio trovano un denominatore comune in una splendida e pericolosa Barcellona, ma che distano nel tempo di una generazione. Divario, quest’ultimo che si va lentamente colmando fino al drammatico e commovente ricongiungimento: il carcere di ricordi di Nuria Monfort.

Questo romanzo ci consiglia di ristabilire il giusto equilibrio fra I legami affettivi primari. Ossia fra ciò vuol dire essere padre, ovvero figlio, o madre, o sorella ed infine amante (amante dell’amore, per intenderci). E ci dice di farlo subito, di non perdere nemmeno un attimo. Perchè non è sempre vero che il tempo lenisce le ferite.

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