Opinione scritta da faye valentine

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Gialli, Thriller, Horror
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    26 Mag, 2016
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Perché?

Perché mi lascio sempre incastrare da Deaver? non sono una fan dei suoi romanzi, nemmeno di quelli più blasonati, ma deve esserci qualcosa, qualche messaggio subliminale nelle sue copertine che fa sì che le mie mani si muovano indipendentemente dal mio cervello e prendano uno dei suoi libri: è successo anche in questo caso.
October list.. titolone misterioso. Non voglio sapere nulla di questo thriller ed inizio a leggere.. e mi ritrovo a leggere un libro scritto al contrario! il romanzo infatti parte della scena finale e va a ritroso nel tempo fino all'inizio della vicenda. "Wow, geniale!" penso ingenuamente. Procedo nella lettura con ritmo abbastanza sostenuto, la curiosità è grande e continuo a macinare pagine senza capire granché: chi sono i personaggi? perché sono lì? perché fanno ciò che fanno?
Sinceramente mi aspettavo un minimo di apparato descrittivo in cui le scene fossero calate, in modo da poter capire qualcosa della storia, invece il nostro autore ci spiattella in faccia dialoghi già cominciati, come se entrassimo all'improvviso in una stanza e trovassimo una situazione che i protagonisti hanno già vissuto e da cui siamo stati esclusi.
Fino a metà libro si capisce poco e niente (sicuramente ci saranno stati lettori più attenti di me che avranno anche apprezzato... de gusitbus...), superata la metà si cominciano a collegare eventi e persone, e la storia, prevedibile, comincia a farsi più chiara.
Il colpo di scena finale, che avrebbe dovuto lasciarmi a bocca aperta, è stato abbastanza scontato (per quanto non sia stata "attenta" durante la lettura.. eheheh!), quindi per me è un libro che lascia il tempo che trova. L'idea del romanzo a ritroso è buona, ma diventa davvero impegnativa se si vuole costruire un intreccio complesso (cosa a cui Deaver non ambisce). Se ne potrebbe tutto sommato trarre un'interessante trasposizione cinematografica, se ben arricchita.
Una volta riposto il libro ho pensato ad una metafora culinaria (..sarà che sono a dieta e ho le allucinazioni?!): mi ha lasciato l'impressione di una bella coppa gelato, con tanti gusti colorati, dove però, a causa forse di ingredienti di scarsa qualità, ogni gusto ha lo stesso sapore un po' scialbino.

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Non mi sento di sconsigliarlo, sono sicura che altri sapranno apprezzarlo nel modo che manca a me.
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Narrativa per ragazzi
 
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3.8
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    21 Febbraio, 2016
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Cogito ergo sum

Mi piace leggere libri per ragazzi, alternandoli a letture più impegnative, così mi sono imbattuta in Divergent, che sarà pure l'ennesimo romanzo distopico che leggo, ma a me è piaciuto molto, volete sapere perché?
1. I protagonisti. Per quanto lo stile dell'autrice sia semplice e diretto (quanto di più adatto al target di pubblico che si prefigge di raggiungere) ho trovato i protagonisti, nella loro semplicità e nella loro spontaneità, molto realistici e molto vicini all'animo dei potenziali lettori. Tris e Quattro sono sicuramente i personaggi più sfaccettati (diretta conseguenza della loro natura), ma anche i comprimari sono ben delineati nella loro caratteristica dominante: la candida Christina, l'erudito Will, così gli altri.
2. La storia. É avvincente e si legge davvero con estrema facilità. La Roth usa termini semplici, capitoli brevi, perfino il layout invita a macinare pagine su pagine con grande disinvoltura. L'effetto svuota-mente (che io cercavo!) é pertanto assicurato.
3. Ho letto in qualche recensione che sarebbe una scopiazzatura di Hunger Games: non credo proprio. Innanzitutto la Collins con Hunger Games ha imbastito una storia molto più intricata e complessa di quanto abbia letto finora con Divergent. Ho amato molto Hunger Games e sinceramente non trovo molti punti in comune: forse a prima vista l'intreccio narrativo può sembrare somigliante, ma i protagonisti sono molto diversi e Divergent si presenta come libro molto più accessibile e più strettamente per ragazzi, a mio parere.
4. Interessantissima é la parte sulle paure personali che i protagonisti devono affrontare: alcune descrizioni sono davvero ben fatte e inquietanti. E sapete che quel che mi inquieta mi piace.
Insomma, se avete voglia di evadere dalla vostra realtà per tuffarvi nella faziosa Chicago del futuro, accomodatevi e seguite con il cuore in gola le avventure di Tris e Quattro.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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4.5
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    12 Febbraio, 2016
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La dura vita di un agente segreto

Non devono spaventare le 889 pagine di quest'opera, perché scorre in fretta e inesorabilmente, come scorre la vita del nostro protagonista, il signor Pilgrim.
Giovane spia che si è sempre distinta per coraggio, intraprendenza e acutezza, freddo e implacabile, il nostro viene coinvolto in un'indagine che lo porterà in giro per il mondo alla caccia di un terrorista, il Saraceno.
Direte: "il classico agente segreto contro il classico fondamentalista islamico... Roba già vista...!". Può anche essere un duello abbastanza consueto, ma l'autore si impegna per tenere alto l'interesse ad ogni pagina e ci riesce molto bene (...e le pagine sono tante!).
Lo stile di Hayes è leggero e scorrevole e appassiona, sebbene non abbia suscitato in me grande empatia con i protagonisti. È un romanzo d'azione più che di sentimento, ma ogni tanto l'aspetto umano fa capolino e lo fa in modo intenso, anche se un po' stereotipato. Ho apprezzato molto il modo di affrontare gli eventi di Pilgim: il suo humor é irresistibile! Le sue battute, volte spesso a sdrammatizzare situazioni durissime da fronteggiare, sono la parte più originale e caratteristica del libro.
La storia comincia come il più ordinario dei gialli, con il cadavere di una donna, reso irriconoscibile, trovato in una camera d'albergo. Poi l'autore fa qualche cenno sulla pluripremiata carriera del nostro agente segreto preferito, qualche accenno sulla vita travagliata del Saraceno, acerrimo nemico del nostro, dell'America e del mondo intero, e via che inizia la caccia all'uomo.
Tra i personaggi sullo sfondo (i due protagonisti sono davvero ingombranti) per il mio gusto personale, spicca sicuramente Battleboi, hacker innamorato del Giappone, mentre non ho avuto particolare interesse e simpatia per la poliziotta Cumali.
Il ritmo è serrato, i capitoli brevi e la lettura estremamente piacevole. Anche i particolari più truculenti sono ben descritti e facilmente visualizzabili.
Hayes scrive bene un romanzo di attualità, con un'alta dose di azione, facendo scendere in campo due antagonisti credibili e ben caratterizzati. Forse avrebbe potuto evitare qualche fortuita coincidenza qua e là, però mi sento di consigliare con entusiasmo questo romanzo agli amanti del genere.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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1.5
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    25 Gennaio, 2016
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Urquhart vs Underwood

Il protagonista, Francis Urquhart, tesse una trama di intrighi e alleanze in modo da pilotare la politica inglese e volgerla a favore suo e della sua famiglia.
É un personaggio spietato, machiavellico, perfido e invincibile. Le sue massime, che il lettore trova all'inizio di ogni capitolo, costruiscono mattone su mattone la stima che si arriva a provare per questo personaggio tanto negativo quanto affascinante.
Francis è capace di utilizzare ogni mezzo per arrivare al suo alto obiettivo: non intendo svelare di più perché l'aspetto maggiormente apprezzabile del libro è proprio scoprire a poco a poco di cosa sia capace quest'uomo.
Lo stile dell'autore non brilla particolarmente: tutta l'attenzione del lettore è calamitata dal carisma di Francis e forse Dobbs ha ritenuto di non dover spendere troppe parole sugli altri personaggi. La figura del protagonista è talmente imponente da mettere in ombra tutte le altre, perfino la glaciale consorte Mortima.
Tirando le somme, è un thriller politico sicuramente interessante, ma piuttosto pesante e ripetitivo. In alcuni punti si fatica a tenere saldi gli occhi sulla pagina e non perché la storia manchi di attrattiva, ma per lo stile distaccato e per addetti-ai-lavori dell'autore.
Non è una lettura che mi sento di consigliare, piuttosto consiglio vivamente la serie TV, ambientata in America con le differenze del caso, ma decisamente benfatta. Mi sono addirittura stupita di come gli autori della serie abbiano potuto trarre dal romanzo di Dobbs quel piccolo capolavoro. Merito forse anche dei bravissimi attori del cast, Kevin Spacey su tutti, che interpreta il protagonista, che in questo caso si chiama Francis Underwood ed è capace di oscurare completamente il Francis Urquhart letterario.

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Romanzi
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    24 Gennaio, 2016
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Specchiarsi nel male

Chi non ha mai mentito? Che si tratti di una bugia detta per non ferire qualcuno, o di una verità nascosta, o ancora di un atto compiuto con cattiveria, fino a che punto può arrivare la menzogna? Si può mentire per dare quell'immagine di sé che gli altri si aspettano. Si può mentire, al punto da sfumare il confine tra bugia e verità. La menzogna che avvolge la vita del protagonista diventa il pane quotidiano che alimenta ogni suo atto e ogni suo pensiero.

Durante la lettura ho sentito una forte empatia con lui, al punto di pensare quasi con la sua testa. Mi sono chiesta perché per lui sia stato così facile ridursi a tal modo e mi è sembrato quasi di sentirlo parlare.. Non mi creo una doppia vita, la mia vita stessa diviene una menzogna. Mento sul mio lavoro, con la mia famiglia, con i miei affetti. Riesco a provare dei sentimenti per qualcuno? O sono essi stessi menzogna? E quando il peso di questa vita di menzogne diventa insopportabile, scelgo la soluzione più facile e più spaventosa, più difficile e più allettante. La soluzione che mi renderà libero ed eternamente schiavo delle mie menzogne.

Ho cercato di ripercorrere la discesa nelle tenebre compiuta dall'autore, allo stesso tempo affascinato e spaventato da questa vicenda realmente accaduta, da questo personaggio così freddo e così implacabile, tanto da alimentare sempre più il suo interesse.

Un bellissimo romanzo, breve e intensissimo, crudo e spietato, che risucchia il lettore nella spirale delle bugie create dal protagonista e che fa irrimediabilmente riflettere sulla condizione umana. Mi sono sentita terribilmente affascinata dal protagonista, ho fatto un esame di coscienza, ho messo in discussione la mia persona, mi sono messa in gioco e ho avuto paura di quello che ho visto, di quanto lui potesse anche lontanamente avvicinarsi a me. Man mano che proseguivo la lettura ne ho poi preso le distanze, ho capito, ho conosciuto la sua storia e ne sono stata disgustata. Sono arrivata a guardare il male in faccia e al suo cospetto mi sono sentita pulita e innocente.. Alla fine è prevalso in me l'interesse sociologico sul turbamento scatenato dalla vicenda in sé, e a questo ha contribuito lo stile dell'autore che la rende così "normale". Ho chiuso il libro con lo stomaco rivoltato e quella sensazione di cupa devastazione che non mi capitava da troppo tempo.

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Mi sono permessa di dare un 5 alla piacevolezza intendendola come intensità.. Lo consiglio a chi non legge solo per diletto.
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Gialli, Thriller, Horror
 
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3.0
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    10 Gennaio, 2016
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Nostalgia

David Lagercrantz raccoglie la pesante eredità lasciata da Stieg Larsson e confeziona un thriller di buona fattura. L'autore ci ricatapulta nelle vite di Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander e - diciamoci la verità - non vedevamo l'ora di rincontrarli sul nostro cammino di lettori! Mikael si trova in un momento di crisi, Lisbeth conduce la sua "solita" vita, un nuovo caso solletica l'interesse di entrambi e li rimette in contatto: la vicenda dello scienziato Frans Balder e di suo figlio August.
I primi capitoli del libro procedono in modo fiacco e poco accattivante, come procede fiaccamente la vita dell'ormai stanco e svuotato Mikael. Poi, alla comparsa di Lisbeth, tutto si fa più frizzante e il lettore comincia a sentirsi sempre più coinvolto.
Personalmente non ho trovato la storia indiscutibilmente originale, non ho ritrovato le emozioni che accompagnarono la mia vorace lettura dei primi tre libri, però non mi sento di condannare totalmente l'ambiziosa opera di Lagercrantz. La lettura è scorrevole, lo stile ricorda quello di Larsson, le atmosfere sono ben ricreate, però c'é qualcosa che non funziona. La passione per i due protagonisti è sempre forte, per chi come me li ha amati tanto, amati forse troppo.. Troppo per vederli rivivere ancora e realizzare che non avranno mai più i colori vividi e l'intensità di un tempo, nemmeno grazie alla penna di un abile scrittore.

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Millennium trilogy, ma senza illudersi troppo.
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Fantascienza
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    15 Agosto, 2013
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Ambizioso e sontuoso

Consultare l'atlante delle nuvole significa tuffarsi non in una, ma in ben sei realtà parallele, che, se ne sarete abbastanza presi, vi faranno dimenticare il vostro tempo presente e vi faranno vivere epoche lontane e affascinanti. Si comincia dall'ottocento, si arriva ad un ipotetico mondo nuovo, per ripercorrere poi tutto a ritroso.
L'architettura del romanzo è maestosa: le storie ci appaiono come racconti apparentemente senza alcuna connessione tra loro e a poco a poco ci rendiamo conto dei fili che sottendono l'intero romanzo.
Degna di ammirazione è a mio parere la scelta di non usare un unico stile narrativo, ma di dotare ogni "capitolo" di uno stile proprio, in sintonia con l'epoca rappresentata. Questo espediente non crea destabilizzazione, ma grande partecipazione, e mia sincera ammirazione: sembrano alternarsi tante penne diverse!
Il mio gusto personale mi ha portato ad apprezzare enormemente "Il Verbo di Sonmi-451" e "La tremenda ordalia di Timothy Cavendish" e a trovare un po' pesantuccia la parte centrale "Sloosha crossing e tutto il resto" (armatevi di pazienza).
Tirando le somme, sicuramente una lettura impegnativa e complicata, per palati fini, che però ripaga dello "sforzo". Non mi dilungo nella recensione perché ogni epoca narrata meriterebbe recensione a sé. Spero comunque di avervi fornito qualche linea generale per invogliarvi a leggerlo o per evitarlo se ritenete non faccia per voi.
Non ho ancora visto la versione cinematografica: dev’essere stata sicuramente una bella impresa!
Ringrazio la persona che mi ha regalato questo romanzo degno di tanta ammirazione e che ha visto in me una potenziale lettrice.

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per palati fini e pazienti... è un po' complicato
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Romanzi
 
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5.0
Stile 
 
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5.0
faye valentine Opinione inserita da faye valentine    15 Agosto, 2013
Top 100 Opinionisti  -  

Risospinti senza posa nel passato

Lo stile, lo charme, il carisma di Gatsby, la nuvola di approvazione che lo avvolge e lo precede affascinano l'ingenuo Nick Carraway, trasferitosi da poco a West Egg, ignaro della grande avventura di vita che si appresta ad osservare. Ma chi è questo Gatsby? tutti ne parlano, tutti partecipano alle sue sfarzose feste, tutti lo adorano, ma nessuno in fondo lo conosce. L'unica persona in grado di conoscerlo veramente forse sarà proprio l'ingenuo Nick, scevro da ogni pregiudizio, dotato di quella mentalità aperta che gli permette di arrivare al cuore nebuloso di questo nebuloso personaggio. Tra i personaggi ho amato tantissimo Jordan Baker, così diversa dalla inconcludente Daisy. E naturalmente Nick, il grande Nick. Nonostante tutta la vicenda ruoti intorno a Jay Gatsby, i personaggi sono ritratti abilmente dipinti, hanno un impatto fortemente espressivo agli occhi del lettore, anche di quello meno preso o attento. Come dimenticare Myrtle? o Tom? Le immagini sono così vivide nelle descrizioni di Fitzgerald da far pensare di essere nella candida stanza dalle tende svolazzanti o nell'alcova pacchiana dell'esplosiva Myrtle. Lo stile è superbo, non c'è pagina che sia sopravvissuta alle mie sottolineature: Fitzgerald esprime con invidiabile naturalezza concetti anche semplici, rendendoli sublimi e condivisibili (una delle mie frasi preferite "Adoro le grandi feste, sono così intime..."). Il lusso eccessivo delle feste, lo sfarzo all'ennesima potenza, il modo di fare assolutamente affabile di Jay Gatsby sono tutto ciò che abbaglia i personaggi e che custodisce gelosamente l'amore che egli nasconde nel suo cuore. Eppure è tutto così semplice, la verità sta proprio di fronte a lui, dall'altra parte, illuminata da una flebile luce. I sentimenti di Gatsby sono così facili da decifrare eppure nessuno li nota, è quasi un fanciullo di fronte al suo amore eppure la sua purezza non viene compresa. Dunque solo Nick e il lettore hanno il privilegio di conoscere il grande Gatsby.
“Era uno di quei rari sorrisi dotati di eterna rassicurazione, che s’incontrano quattro o cinque volte nella vita. Fronteggiava - o sembrava fronteggiare – l’intero mondo esteriore per un istante, poi si concentrava su di TE con un irresistibile pregiudizio a tuo favore. Ti capiva fin dove volevi essere capito, credeva in te fin dove ti sarebbe piaciuto credere in te, ti assicurava di aver ricevuto da te esattamente l’impressione migliore che speravi di dare”.
Parentesi sul recente film di Luhrmann.
Non ho visto la versione precedente, avevo già letto il romanzo e l’ho trovato una rappresentazione efficace: sfavillante e tetro allo stesso tempo. La violenza con cui ricchezza e opulenza arrivano agli occhi dello spettatore rispecchia la violenza della società rappresentata. Ottima la scelta del cast. Incommensurabile come sempre Di Caprio.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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2.8
Stile 
 
2.0
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    14 Agosto, 2013
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riposo in pace sotto l'ombrellone

Recensire per prima un libro è come assaporare la prima fetta di un'invitante torta per me! adoro mettere in gioco il mio giudizio senza aver letto quello di altri recensori...
Ma veniamo al libro. Ennesima storia ambientata in Svezia (Jansson fa rima con Larsson ..E BASTA), ambientazione tetra, personaggi glaciali e poco simpatici, una realtà quella descritta dalla Jansson molto distante dalla nostra. Una vita difficile per la detective Maria Wern, che si barcamena tra le indagini sulla scomparsa di un uomo, la spesa, la famiglia, un marito che non la desidera più e un paio di frugoletti. Ho apprezzato molto il tono realistico con cui la scrittrice cala nella vita VERA il lavoro di detective della nostra sfortunata protagonista: una donna, con tutte le sue problematiche, e non il solito poliziotto ex alcolista che stende tutte le donne al minimo sguardo, che fuma ininterrottamente e non chiude mai occhio. Maria è una donna reale, con i suoi dubbi e le sue condivisibili difficoltà. Gli altri personaggi passano piuttosto in secondo piano: l'amorfo marito Kirster, il collega che la venera segretamente, i colleghi gradassi, il piacione della situazione, le altre donne più o meno civettuole e ochette. Maria spicca per il suo senso pratico e perché in un mare di stereotipi è l'unico personaggio reale. Ma veniamo alla storia. La sparizione di Clarence Haag si complica e si circonda con l'evolvere della vicenda di cadaveri, flashback ed eventi nebulosi. Ai 2/3 del romanzo però si individua l'identità del colpevole con una certa facilità.
Tutto sommato un giallo accettabile, che relegherei alle cosiddette letture da spiaggia (all'inverno riserverei qualcosa di più impegnativo e coinvolgente): così, se vi capiterà di scambiare due chiacchiere con la vicina d'ombrellone o di avvistare qualche guizzante addominale, potrete riprendere il filo della storia senza grosse difficoltà e godervi qualche piccolo brivido che non sia dato solo dal vostro mojito...!


p.s. ...uff, lo ammetto, l'ho acquistato perché la copertina alla "Charlie's Angels" è irresistibile!!!

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gialli
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Letteratura rosa
 
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3.5
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    30 Luglio, 2013
Top 100 Opinionisti  -  

Ci sono certezze al mondo!!

Costretta a casa per malattia, in questo periodo sto leggendo molto e di tutto.. e perchè non infilare qua e là anche una buone dose di leggerezza (ma sempre intelligente)?! eccomi a recensire il mio ennesimo romanzo Kinsella-Wickham e a trovarmi in difficoltà nel cercare ancora una volta le parole per descrivere quanto questa autrice mi sappia prendere, senza essere ripetitiva.. nè io nè lei!!
La storia si basa, come spesso accade in questo tipo di romanzi, su un segreto che rischia di essere svelato, con tutte le irreparabili problematiche che si trascina dietro. I contenuti sono leggeri, la buona morale emerge sempre, i personaggi sono simpatici (senza lasciare segni indelebili, sia chiaro), lo consiglio quindi come libro adatto per l'estate o per lo svago in estremo relax... Potrebbe essere un'ottima compagnia anche per chi è poco avvezzo alla lettura.

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Consigliato a chi ha letto...
al pubblico femminile, di qualsiasi età
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Gialli, Thriller, Horror
 
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4.8
Stile 
 
5.0
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    28 Luglio, 2013
Top 100 Opinionisti  -  

Le Perfezioni Provvisorie

In un'ambientazione viva e reale, l'avvocato Guerrieri affronta il caso della sparizione di una ragazza. Nei panni dell'investigatore muove passi incerti con la classica simpatia e sobrietà che lo contraddistinguono.
Basta.... non posso recensire "normalmente" questo libro.... io amo quest'uomo!!! lo adoro, lo trovo eccezionale, stimo ogni sua mossa, ogni sua trovata, trovo conforto e senso di empatia nei suoi pensieri, mi viene naturale accostarlo a me durante tutta la lettura. Non mi interessa niente della storia, della trama, di chi abbia fatto cosa e perchè... Adoro l'ambiente in cui vive, il caldo deserto delle strade in cui passeggia di notte, i sapori forti e pungenti delle cose che mangia e del vino che beve. Amo il suo confidente più intimo, il sacco, colui il quale ha il privilegio riservatissimo di poter ascoltare ogni suo intimo pensiero.
Guerrieri risolverà o meno il caso? poco importa, l'importante è aver avuto ancora una volta la possibilità di tornare in questo splendido angolo di Puglia. Questa la mia personalissima perfezione provvisoria.

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a chiunque.... IO AMO GUERRIERI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
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5.0
faye valentine Opinione inserita da faye valentine    28 Luglio, 2013
Top 100 Opinionisti  -  

Piacevole giro sulla ruota panoramica

Non sono una grande fan di King: ammetto di aver letto poco del maestro dell'horror e che solo ora in "tarda età" mi ci sto avvicinando. Mi ha spinta all'acquisto di questo bel libretto la lettura di quel capolavoro che è 22/11/'63, con il quale è stato amore folle dalla prima all'ultima pagina.
Mi aspettavo un romanzo di stampo meno complicato, con un intreccio più semplice, ricco di sentimento e accattivante dal punto di vista del lettore a caccia di mistero.
Aspettative mai deluse: Joyland è un ottimo romanzo, semplice e scorrevole; l'ho trovato adattissimo al periodo estivo, quando, come in questi giorni, abbiamo i neuroni lessi al sole in cerca di refrigerio mentale. Lo stile brillante e intelligente di King rende la trama, piuttosto semplicina, avvincente e piena di suspance. I personaggi sono ben costruiti, senza troppe introspezioni.
Attraverso gli occhi dello studente Devin, entriamo nel magico mondo di questo parco dei divertimenti che riserva sorprese, magia, splendore e squallore allo stesso tempo. I personaggi che lo popolano sono divertenti e ambigui, la "parlata", il gergo degli addetti ai lavori, è geniale e simpatica, mi è piaciuta un sacco. King riesce sempre a creare un clima nostalgico in me, come se riportasse alla luce sentimenti ormai sepolti nei ricordi: dalle sue pagine amore e dolore emergono sempre in modo coinvolgente; l'ambiguità dei fatti gioca con l'inequivocabilità dei sentimenti, suscitando nel lettore sensazioni profonde e avvolgenti.
Ho l'intenzione sicura di leggere altro di questo autore (...attendo pertanto i vostri consigli!!) che credo continuerà a "vendermi divertimento" ancora a lungo.

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Consigliato a chi ha letto...
a chi è in cerca di una lettura leggera ma stimolante
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Fantasy
 
Voto medio 
 
2.0
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    13 Novembre, 2012
Top 100 Opinionisti  -  

Hungry game

Visto che domani uscirà nella sale l'ultima e conclusiva trasposizione cinematografica di questi capolavori, con la speranza di toglierci da davanti i facciotti monoespressivi di Pattinson e compagna fedifraga, mi sono detta: ohibò... potrei inserire la recensione di Twilight! ed eccomi qua.
Isabella-detta-Bella (...potrei già commentare!) si trasferisce nella ridente cittadina di Forks, dove piove sempre e la movida non è certo quella di Ibiza, per vivere col padre, mentre la madre, da buona madre, è in giro per l'America a farsi gli affari suoi. Nonostante questa splendida famiglia, Isabella-detta-Bella cresce piena di valori importanti finché non incontra il lupo cattivo. Anzi, è talmente fortunata da incontrarne ben due!! Il vichingo vampiro dal sorriso sghembo (mi chiedevo: ha una paresi??) e il selvaggio (e puzzolente) lupacchiotto. Ma cominciamo dal lupacchiotto, che è talmente incisivo come personaggio che penso di esaurire il discorso brevemente. Siamo di fronte al classico caso "ci conosciamo da quando eravamo all'asilo, ma tu non mi hai mai preso in considerazione (pur essendo fondamentalmente una sfigata....), ma ora che, dopo lunghe e spensierate corse nei boschi, ho sviluppato qualsiasi muscolo sviluppabile sul mio corpo, hai deciso di degnarmi del saluto". Insomma, tra Isabella-detta-Bella e Jacob la storia non starebbe in piedi: troppo sfigati tutti e due, il trionfo del patetismo. Quindi cosa ha pensato la Meyer: devo trovare uno bello e impossibile che conquisti al primo gelido sguardo la povera malcapitata. Ed ecco comparire lui: l'uomo dal pallore inumano (che è infatti inumano... ma nessuno si chiede nulla in paese??? .....troppo presi dalla movida forse.....!). A colpi di sguardi maligni (aveva ragione Ferradini "prendi una donna, trattala male"), il belloccio dal capello ramato e il sorriso sghembo conquista la bella Bella-in-realtà-Isabella.
Ma sarebbe tutto più semplice se lui non fosse così freddo.............. nel senso che è un vampiro. Della peggior specie.... di quelli che dopo un quarto d'ora che state insieme, già ti porta a conoscere i suoceri, vampiri anche loro ovviamente! la vampiresca famiglia è stata la cosa che mi ha fatto più ridere!!! il padre (non pretenderete che io mi ricordi i nomi eh....) mi sembra uno di quegli individui appena usciti da una comunità tutta peace & love, molto anni 70... i vari figli modelli dai visi smunti, appena usciti da una sfilata Dolce & Gabbana, Alice forse è l'unica che salverei... anche se le sue previsioni sono poco utili, in una città dove piove sempre ;)))
Ma veniamo al dunque... macché storia d'amore??? vi siete bevuti il cervello??? questo libro è un banchetto eternamente procrastinato: Edward Cullen ha semplicemente fame e vuole mangiare. E vuole mangiare quel bocconcino prelibato ed esotico che è Isabella-detta-Bella. Rileggete bene le pagine, le sue sensazioni e i suoi discorsi.... immaginate un cosciotto di pollo fumante al posto di Isabella-detta-Bella e vedrete che tutti i discorsi fileranno comunque!!!!
Altro che amore sublime, qua entrano in gioco i più bassi istinti animaleschi. E così torniamo al discorso dei due lupi... il cerchio si chiude, anche la mia recensione, anche la saga cinematografica.
E ora che tutto si è compiuto, può anche finire il mondo, come insegnano i Maya ;))

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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    06 Novembre, 2012
Top 100 Opinionisti  -  

Wonder-Ana

*******CONTIENE SPOILER*****************
Mr. Tre Sfumature (...vi sfido a trovare le altre 47!!) e la dolce Ana (???) ci trascinano per sfinimento verso la conclusione della loro rocambolesca avventura. Grey alterna le solite tre sfumature, appunto: versione sado, versione maso, versione incazzato; Ana invece ci stupisce: da dolce fringuello che era nel primo romanzo, si lancia impavida verso il pericolo, novella Wonder Woman.
Questo libro è assurdo.
Gli altri due CONTENEVANO delle assurdità... ALCUNE assurdità.
Questo libro E' l'assurdità.
E' più forte di me.... sento l'imperativo categorico... spoiler o non spoiler? this is the question!
Non amo rivelare particolari fondamentali, ma diciamo che, in questo caso, mi concederò un'eccezione (e poi, diciamoci la verità, non vi rovino nulla!!!).
Nonostante il libro non sia un granché, sono stati soldi ben spesi... per le risate che mi sono fatta... su un paio di "scene"....

Ana: ".......Christian.......... sono incinta!"
Christian: "Ana.... ma VAFFANCULO!"

ma, già precedentemente, alla visita ginecologica, la Nostra Eroina ha regalato!!! mi spiegate come fa ad aver paura di un ecografo transvaginale una fu-vergine che dopo 5 minuti che conosce un tizio acconsente a farsi praticare ogni tipo di sevizia sessuale???????????? non fatemi scendere nei dettagli.... MA SI PUO'?????!!!!!!!!!!!!!

Comunque, oltre a prenderci per i fondelli, la cara autrice fa la cosa migliore che possa fare alla fine del libro: ci racconta l'inizio della storia dal punto di vista del bel Grey. Pagine efficaci che consolideranno la vostra opinione (lui è un medioman e lei una mentecatta!), ma sono le uniche che ho trovato davvero intriganti.... sicuri che le abbia scritte lei??

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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    06 Novembre, 2012
Top 100 Opinionisti  -  

l'uomo senza qualità

Immaginate il protagonista di un romanzo violento, crudo, spietatamente cinico. Immaginate che quest'uomo agisca per puro istinto animalesco, puro egoismo, puro egocentrismo. Immaginatelo talmente duro e maligno da deludere ogni vostra speranza che il bene, prima o poi, possa anche solo accostarsi alla sua scorza intaccabile.
Se non avete letto Carlotto, non so quanto riuscirete ad avvicinarvi a questa allucinante personificazione del male che è Pellegrini.
Travagliata e senza ogni minima forma di altruismo, l'esistenza di Pellegrini vede un monotono alternarsi di stupri, rapine, omicidi, nefandezze varie, fino a quando questo impossibile protagonista incontra la possibilità di cambiare vita, di giocare pulito, di riabilitarsi.
Nel linguaggio estremamente scarno ed essenziale della narrazione di Carlotto si riflettono le caratteristiche del protagonista. Poco ci importa degli altri personaggi: delle innumerevoli donne, che hanno come unico privilegio quello di dare il nome ai capitoli del libro; degli uomini, altrettanto malavitosi, ma sempre un passo indietro rispetto a Lui; ci si concentra solo sul protagonista e sullo spazio geografico in cui vive: descritto con poche parole, ma reso visibile e palpitante agli occhi del lettore.
Il giudizio positivo che do a questo romanzo, e che con tutta probabilità mi farà leggere ancora Carlotto, devo ammetterlo, è arrivato verso i due terzi del libro che inizialmente non mi sembrava soddisfare le tante aspettative. Poi c'è stato qualcosa, forse una percezione più profonda e meno condizionata del modo di essere del protagonista, che mi ha permesso di appassionarmi alla vicenda.
L'unico personaggio che mi sento di citare è la Vedova: delineato, sempre con pochi tratti, ma in modo efficacissimo dall'autore.
Il bel Pellegrini, nonostante tutto, continua ad affascinare e mietere vittime e Carlotto, con quest'uomo senza qualità, fa indubbiamente centro.

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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    04 Novembre, 2012
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Caleidoscopio

La freddezza con cui i mezzi che utilizziamo quotidianamente possano trasmettere contenuti inquietanti è spaventosa: un discorso, una lettera, un blog, un sms... tanti mezzi diversi e tante voci diverse, governate dalla penna sapiente dell'autrice, ci pongono davanti agli occhi le raccapriccianti vicende che animano i protagonisti di questo romanzo. Lo stile della Minato è la cosa che colpisce maggiormente: ogni capitolo è riservato ad una voce, non immaginiamo mai chi ci parlerà e con quale mezzo lo farà, non immaginiamo mai cosa avrà da dirci, nonostante tutte le voci parlino dello stesso avvenimento. L'omicidio della piccola Manami si intreccia con le vite degli studenti di questa non meglio identificata scuola giapponese, con le vicende famigliari, con l'educazione, con il rigore, con la classica calma apparente nipponica.
Attraverso un linguaggio crudo ma al contempo freddo e distaccato, comune a tutti i narratori, l'autrice ci racconta di una vicenda di sconcertante efferatezza e disarmante malignità. Non ci sono personaggi positivi in questo romanzo, ma non mi sento neanche di emettere sentenze sui tanti negativi: tutti sono governati dal male, che li sovrasta e li muove come pedine diversamente consapevoli.
Durante la lettura ho avuto sempre la sensazione che un vetro trasparente fosse volontariamente frapposto tra il lettore e la vicenda... solo alla fine, proprio nell'ultimo capitolo, questo vetro si è frantumato, brividi e pelle d'oca si sono impadroniti di me e sono rimasta a lungo in compagnia dell'amara sensazione che mi ha lasciato: un dispiacere quasi indefinibile. L'apparente leggerezza con cui vengono compiuti atti terribili e la glacialità con cui vengono riportati ha come cristallizzato le mie sensazioni durante il corso della narrazione, facendole esplodere, incondizionatamente, nel finale. Un libro come un piccolo caleidoscopio: ci consegna un'immagine diversa a seconda di chi ascoltiamo in ogni determinato momento. Ma le tessere del gioco rimangono sempre le stesse.

Grazie Stefano per questa scoperta.

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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    12 Settembre, 2012
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Vanilla Sex

Se il primo romanzo non è stato poi così male come invece è sembrato ai più, questo tentativo di mandare avanti la storia non mi è piaciuto molto. L'autrice ci aveva abituati alle acrobazie mentali e fisiche dei due protagonisti, tanto da caricare il nostro animo sensibile di donne frustrate (...sto scherzando eh?!) verso gustose aspettative... e invece? TANTO, ma TANTO sesso alla vaniglia... un'overdose di vaniglia... che, come si sa, dopo un po' STUFA!!! per fortuna ci sono le varie ex-sottomesse (non mi sento di definirle fidanzate) del povero Grey che, con le loro incursioni, ci danno una bella defibrillata ogni 100-200 pagine. Ma è troppo poco per i miei gusti.
Mentre leggendo il primo romanzo avrei voluto picchiare a sangue Mr.Grey ad ogni fustigata, leggendo questo non vedevo l'ora che iniziassero a prudergli le mani per svagarmi un po' dalla monotonia... ma niente...
Forse sono poco sognatrice io, forse le aspettative erano diverse, ma l'unica parte che ho trovato davvero intrigante è stata quella giocata dal Dr.Flynn.... lui sì che è davvero sexy!!!!
Ora mi accingo alla lettura del capitolo finale.... sperando che la storia si concluda con un profondo rosso (così evitiamo un rispolvero tra qualche anno!).
Passo e chiudo.

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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    12 Settembre, 2012
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Se chiudo gli occhi...

In una Bari vista attraverso lo sguardo lucido e ironico dell'avvocato Guerrieri si svolge la vicenda di stalking e maltrattamenti che costituisce il cuore del romanzo.
Come nel primo romanzo, Testimone inconsapevole, anche in Ad occhi chiusi il mio interesse è stato catalizzato totalmente dall'avvocato Guerrieri, dal suo disincantato umorismo e dalla sua malinconica personalità. Questa volta però i personaggi (e uno in particolare, Claudia) sono caratterizzati in modo più profondo ed evidente: passiamo dall'imputato gradasso e violento alla vittima debole e instabile, un po' stereotipati, se vogliamo, ma pur sempre efficaci nell'economia del tutto.
Guido stavolta è difensore di parte civile. Il linguaggio e lo stile utilizzati da Carofiglio fanno sì che anche le magagne giuridiche più complicate sembrino limpide e intellegibili anche da parte di un lettore inesperto a riguardo (seguire Grisham, ad esempio, è un tantino più complicato, sarà anche che il sistema giudiziario americano è così distante dal nostro!).
Sinceramente il personaggio di Claudia non mi ha conquistata più di tanto: non l'ho trovata poi così fuori dagli schemi come mi sarebbe dovuto sembrare, insomma, un po' stereotipato come tutti gli altri.
Ma ripeto, non è una nota di demerito: Carofiglio costruisce storie che funzionano, eccome! che regalano emozioni forti, contrastanti e che lasciano il segno; tutto nella semplicità e linearità di uno stile senza troppi fronzoli e autocompiacimenti che si riconferma quello del romanzo precedente: capace di suscitare ilarità, tensione e riflessioni profonde allo stesso tempo.
I suoi romanzi sono brevi, si "bevono" letteralmente e suscitano in me quella bellissima sensazione di voler tornare a casa a leggere, dopo una giornata di lavoro, perché sono sicura di trovare un rifugio stimolante per la mente e rilassante per il corpo. Con questa seconda avventura ho consolidato l'amore per questo scrittore scoperto da relativamente poco tempo e per il suo personaggio. Lo consiglio vivamente!

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Grisham
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    18 Agosto, 2012
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Al buio

Alle prime righe lette della trama mi sono detta: "Deve essere mio!!!". Una buona dose di mistero e il fascino ambiguo del subliminale mi hanno condotta attraverso la lettura di questo buon thriller, con tratti anche horror, ben architettato, nonostante l'argomento non sia certo una novità.
Thilliez è bravo a tenere viva la suspence, dosando bene i momenti di calma e quelli di tensione, le immagini inquietanti e le indagini dei due protagonisti.
Il detective Sharko e la dolce Lucie non sono sicuramente tra i personaggi più originali di cui abbia letto, non credo mi resteranno nel cuore a lungo, ma sono sufficientemente caratterizzati, al fine di dare buon corpo alla storia. Quel che viene ben evidenziato nel romanzo, infatti, a mio parere, non sono tanto i personaggi con le loro vicende, ma la violenza in quanto tale, violenza nelle sue sfumature più cupe e orrorifiche.
Non dico nulla della trama, perchè ritengo che meno si sappia e meglio sia: lasciatevi prendere la mano dall'autore e, come a mosca cieca, ciechi come Ludovic, fatevi calare nel vortice dell'indagine, attraverso scoperte sempre più disarmanti.
Potrebbe essere una buona base per un film, anche se per alcuni versi mi ha ricordato le atmosfere del film "The Ring". Consiglio la lettura agli amanti del genere: non vi sconvolgerà la vita (pochi thriller in effetti ne sono capaci), ma è una lettura valida. Sicuramente metterò ancora alla prova il signor Thilliez!

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thriller - horror
messaggi subliminali
influenze immagine-psiche
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Romanzi erotici
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    17 Agosto, 2012
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let's play "master and servant"!

Non è un romanzo erotico.
Non è un romanzo d'amore.
Non si sa come classificarlo.. ma tutte (e tutti, sì, anche i maschietti, fidatevi!) lo stanno leggendo.. forse con troppe aspettative.
Io lo definirei un porno-soft: 2 pagine di pensieri sconclusionati, 10 di sesso, 2 di pensieri, 10 di sesso…. Non necessariamente collegati da rapporti causa-effetto.
E come un porno, a me ha procurato più di una risata.. e non vi nascondo che ho intenzione di proseguire con la lettura degli altri due romanzi, proprio perché voglio vedere dove la nostra apparentemente ardita scrittrice andrà a parare. E in ogni caso, se preso per quel che è, e non per quel che aspira ad essere, può essere una piacevole distrazione.
Per quanto riguarda i facili paragoni, non credo tanto che la storia in sé ricordi Twilight, piuttosto il protagonista: prendete la descrizione fisica di Edward Cullen e quella di Christian Grey e vi sfido a trovare qualche differenza… pensate all’istinto di protezione assidua e maniacale di Edward nei confronti di Bella e di Christian nei confronti di Ana… sembra proprio che il fascinoso Mr.Grey sia un’evoluzione 27enne del (ben più anziano) Cullen.. non mi meraviglierò quando vedrò Robert Pattinson e le sue occhiaie calcare le scene, in cravatta grigia, nei panni del misterioso Grey.
Mettendo da parte questa deprimente somiglianza, veniamo alla fanciulla protagonista del romanzo: la dolce e illibatissima Ana che non esita nemmeno un nanosecondo a diventare schiava sessuale dell’illustrissimo Grey.. Posso chiedere una cosa? Ma perché illibata??? Per rendere ancora meno verosimile la storia?! Nel giro di due giorni, a mo’ di corso accelerato, il “povero” Grey si trova “costretto” a doverle “insegnare” l’ABC per poi….. non metterlo mai più in pratica!! perché lui vuole fare ben altro!!!! Che assurdità!! Poi, fosse un’idiota sprovveduta, potrei anche capire, ma è una ragazza super-intelligente, sagace, arguta… che fa la fine di una pezza da piedi…
Sicuramente la figura femminile non viene esaltata da quanto scritto, ma non vedo nemmeno la profonda degradazione che ha evidenziato parte della critica: come tutte le cose, anche i giochini di Mr. Grey, una volta dati in pasto ai più, saranno volgarizzati (nel senso genuino del termine) e conseguentemente edulcorati, fino ad essere privati del loro gusto trasgressivo. Quindi, signore alla lettura, siate serene nel vivere la vostra sessualità e se mai doveste incontrare un Mr. Grey, ricordate che avrete sempre voi il frustino dalla parte del manico ;)

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Gialli, Thriller, Horror
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    06 Mag, 2012
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Eccitazione perversa

Dopo essere stata per alcuni mesi lontana da gialli e thriller, ho deciso di affrontare una serie di letture che indagano sull’aura di fascino e attrazione, per quanto discutibili possano essere, che i killer seriali creano attorno a sé. Sono partita da un autore italiano che non conoscevo, Massimo Lugli, e questa è la mia recensione de Il carezzevole.
Marco Corvino è un giovane praticante giornalista di cronaca nera: uno studente universitario a tratti impacciato, a tratti cinico e assetato della vita emozionante che sembra offrirgli la Redazione. Perennemente in ritardo e perso nelle sue divagazioni mentali, Marco fatica ad abituarsi ai ritmi frenetici dettati dai colleghi, ma si distingue immediatamente per il suo talento nello scrivere. Diventa così oggetto delle attenzioni di un serial killer che si fa chiamare Il Carezzevole che vede il lui il mezzo per rendere pubblico il suo sadico operato. Il Carezzevole scorge in Marco il seme del male, un potenziale che potrà sfruttare e manipolare a suo piacimento, così come sfrutta e manipola le sue vittime. Inizia quindi un gioco psicologico di tortura e piacere con Marco, proprio come quella tortura e piacere (a suo dire) fisici che procura alle sue vittime. In particolare ritengo la spettacolarizzazione dei riti praticati dal carnefice alle vittime un tantino esagerata, ma tutto sommato efficace per rendere il tipo di rapporto che l’assassino instaura con Marco: il narratore parla a noi lettori e il Carezzevole racconta a Marco le stesse cose… cosa proveremo? Repulsione o attrazione? Cosa proverà Marco? Seduzione? Paura?
Al di là dei sottili parallelismi, i contenuti del romanzo sono abbastanza poveri e lo stile crea una narrazione a singhiozzo: la vita di Marco ci scorre davanti agli occhi spezzettata e dominata dal “caso del giorno” di cui si occupa, mente quella del Carezzevole sembra non avere un corso così frenetico: il tempo è dilatato e il narratore indugia sulla metodicità dei suoi gesti come se volesse creare un effetto di anacronismo. Questi espedienti possono risultare gradevoli per il primo centinaio di pagine, ma credo sia nel pieno diritto di ogni lettore pretendere qualcosina in più per il seguito. Ma questo quid stimolante non sembra mai arrivare e si giunge alla fine con l’impressione che sia successo tutto troppo in fretta (come suggerivano altri recensori che mi hanno preceduta). Attenzione: non è successo tutto in fretta!! manca letteralmente la narrazione di una parte!! E mi riferisco alla trasformazione del gioco psicologico in ossessione. Ci si aspetta che il Carezzevole arrivi a diventare il terrificante pensiero dominante di Marco e non un mero corollario della sua vita da giornalista. Non che questo passaggio a cui mi sto riferendo non sia presente, solo è che l’autore non si sofferma su di esso, lo dà per scontato e qui credo abbia commesso un errore, errore che conduce il lettore a provare quella sensazione di straniamento relativa allo scorrere degli eventi.
Tutto sommato non è un cattivo romanzo, sebbene io lo ritenga un romanzo di “preliminari”: si alimenta la sete del lettore senza placarla in un modo che possa essere ritenuto soddisfacente.
Ne consiglio in ogni caso la lettura: mi piacerebbe leggere altre opinioni a riguardo.

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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    02 Gennaio, 2012
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Lettrice inconsapevole

Una sottile forma di scetticismo innato mi ha sempre tenuta lontana dai libri di Carofiglio: è inspiegabile, lo so, che io, lettrice senza macchia e senza paura, abbia tali pregiudizi. Ma nella vita bisogna affrontare anche gli ostacoli che sembrano insormontabili e quindi mi sono avventurata nei meandri delle pagine scritte da questo autore.
Risultato: sono caduta anch'io come una pera cotta al cospetto di Guido Guerrieri, innamorata perdutamente di quest'uomo, ma al tempo stesso alquanto inquietata dal medesimo.
Perché inquietata? facciamo un passo indietro..
"Coosa?! non hai mai letto Carofiglio??" queste le parole del mio Capo, "te li presto! devi leggerli tutti!!!!" (ora avrete capito come il mio scetticismo sia stato smantellato dalla mia “strenue forza di volontà”.....). "No, te lo dico seriamente - ancora Lui - devi leggerli perché ti renderai conto di conoscere molto bene il protagonista".
Quindi ho cominciato la lettura di Testimone inconsapevole, alimentata da questa curiosità. Ben presto ho trovato la risposta: Guido Guerrieri è una specie di mia versione maschile, non tanto per le vicende che si trova ad affrontare, ma per il carattere e il modo di affrontarle. Pagina dopo pagina, nutrivo con le parole di Carofiglio la mia sete di conoscenza del suo personaggio, per misurarlo e confrontarlo con la mia personalità. E ne sono uscita soddisfatta e un po' inquieta, ma felicemente inquieta. Come già scritto da recensori che mi hanno preceduta, più che la vicenda giuridica in sé e per sé, ritengo che l'interesse di qualsiasi lettore venga calamitato facilmente dalla vita e dal modo di vivere di Guido: non importa mai COSA fa, ma COME lo fa.
Grande merito di Carofiglio è l'aver creato un protagonista così vicino alla realtà e così splendidamente e tristemente ironico da far passare in secondo piano la storia. Ci sono momenti di puro humor che mi hanno portata alle lacrime e momenti dove la riflessione, inevitabilmente amara, si è imposta in modo prepotente.
La vicenda di Abdou è stata per me propedeutica alla conoscenza di quest'uomo tanto vicino al mio modo d'essere e di questo autore che scrive bene e sa farsi amare.
Non importa sapere dove conduca la lettura, se verso un finale positivo o negativo, quel che conta è il cammino fatto insieme. Ascoltate il vostro Capo, una volta ogni tanto.

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Grisham e vuole tornare con i piedi per terra.
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    20 Novembre, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Fabio Volo d'Oltremanica?

La penna brillante di Nicholls ci porta nei meandri della storia d'amore più classica di tutti i tempi: quella impossibile.
Emma & Dexter (ormai, a forza di leggere questo binomio, mi sembra che si parli di una società piuttosto che di una coppia....!!) sono due studenti universitari che, non si sa come, si trovano su un letto a decidere della loro vita, una volta terminati gli studi. Un apparente incontro "occasionale", nel quale però entrambi sentono la scintillina del "penso che non potrò fare a meno di te per il resto dei miei giorni", basta a far sì che si tengano in contatto, nonostante le scelte diverse che faranno in seguito e le vite separate.
Il 15 luglio, giorno del “fattaccio”, è la finestra che sceglie l'autore per sbirciare nelle vite di Em & Dex - Dex & Em: questo giorno ricorre in tutta la narrazione e, a seconda dell'anno di riferimento, ci dice a che punto siamo con le vicende dei due protagonisti.
I personaggi sono molto stereotipati: Emma è la classica studentella idealista che vorrebbe cambiare il mondo, a partire dalle cose più semplici, mentre Dexter è il classico bamboccione, sesso droga & show-biz (neanche rock'n'roll, purtroppo!). Hanno in comune molte cose, pur sembrando personalità all'opposto: stentano a crescere, ad assumersi le proprie responsabilità, sono immaturi e si ricollegano pertanto a quel filone di letteratura che trova il suo massimo esponente nel nostrano Fabio Volo. Scusate, sembrerà un affronto, ma l'accostamento mi pare fin troppo evidente...
Cosa c'è di buono in questo libro?? qualche battuta qua e là, qualche riflessione di Emma (Dexter per il 98% della narrazione è ubriaco, quindi prenderete poco sul serio ogni suo pensiero, ammesso che ce ne sia qualcuno...), la fine (lo ammetto, mi sono commossa... ma probabilmente è stato frutto del piattume delle pagine precedenti!).
Lo consiglio agli inguaribili romantici, ai nostalgici, a chi ha letto e apprezzato Fabio Volo, a chi ama il lieto fine (così.. per cambiare!), a chi non ha molto tempo per leggere e cerca un romanzo con poca continuità, da poter riprendere e lasciare a proprio piacimento, senza dover ricordare a tutti i costi la "storia".
Non è un brutto libro, intendiamoci, è solo un po' pesante verso la parte centrale e un po' piatto, ma il colpo di scena finale riscatta decisamente quanto letto in precedenza.
Alla fine sarete talmente intimi con Em & Dex da sentirvi perfino un po' voyeur.. e talmente ossessionati da questa coppia da chiudere il libro con una sensazione di piacere ambigua: sarà più il piacere di aver letto una buona storia o il piacere di essersi liberati di questi due???

Em & Dex - Dex & Em
Em & Dex - Dex & Em
Em & Dex - Dex & Em
Em & Dex - Dex & Em
Em & Dex - Dex & Em

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Fabio Volo e lo ama... si accorgerà che, in fatto di stile, c'è qualcuno migliore di lui! ;)
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Romanzi
 
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3.3
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    25 Settembre, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Tempi Moderni

Libro piacevole, destinato a regalare spassosi momenti di relax alle giovani lettrici in cerca di ironia e semplicità.
Lo stile è fresco e giovane, non richiede particolare impegno, quindi lo consiglio a chi cerca una lettura leggera e moderatamente stimolante.
La protagonista, Kate, si barcamena tra mille impegni dovuti a figli, marito, lavoro etc. e si complica ulteriormente la vita impelagandosi in situazioni imbarazzanti a causa della sua simpatica goffaggine.
Esilaranti le riflessioni sui rapporti con le altre mamme e sulla scelta della scuola: meritano davvero!
I personaggi sono stereotipati e caratterizzati in modo semplice e chiaro: un po' i "soliti" che si trovano nei romanzi rosa, ma ognuno di loro ha una simpatica vena brillante. Lo stile ricorda, ma non eguaglia, la ben più famosa Sophie Kinsella.
Per concludere, lo considero un libro molto attuale e che riporta riflessioni ed avvenimenti facilmente condivisibili da noi donne. Ho deciso di scrivere questa recensione proprio ora perchè è uscito da poco nella sale il film tratto da questo romanzo, dall'omonimo titolo, in cui Kate è interpretata da Sarah Jessica Parker, brillante Carrie di Sex and The City.

p.s. Inserendo la trama, sono stata costretta a definire l'autrice "inglese": in realtà è gallese, ma quest'ultima opzione manca tra quelle proposte....

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i libri di Sophie kinsella e simili
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Classici
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    18 Settembre, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

..tre mesi in analisi!

Premessa: adoro Fedor Dostoevskij. L'amore per lui mi ha portata ad avvicinarmi alla letteratura russa, a leggere svariate opere, ma mai nulla dell'altro Grande: Tolstoj.
Ho scelto Anna Karenina e questa è la mia recensione.
Il romanzo inizia in modo abbastanza interessante: gli intrecci amorosi tra Lévin, Kitty e Vronskij sono capaci di tenere il livello di attenzione decisamente alto e di agevolare una lettura frequente e rapida. Ma man mano che la storia entra nel vivo (..e finalmente fa la comparsa la nostra eroina, Anna!), comincia a perdere in smalto e corpo. Tolstoj fa sua la tipica "lentezza narrativa" russa e la esaspera all'inverosimile, soffermandosi su dettagli poco consistenti che, da una parte ci delineano ogni minimo aspetto della società del tempo (e possono sembrare perfino utili: illusione iniziale!!), ma dall'altra, a mio parere, tolgono vigore alla vicenda e penalizzano il ritmo narrativo.
Ma veniamo ai personaggi; non nasconderò le mie preferenze: Vronskij, Kitty e Aleksjéj Aleksàndrovic'. Vronskij mi è piaciuto fin dall'inizio e devo dire che Tolstoj ha saputo creare un personaggio che, pur prendendo poca parte all'azione, viene delineato in modo chiaro e completo. Ho apprezzato molto la sua coerenza.
Anche del suo rivale, Aleksjéj Aleksàndrovic', sappiamo poco (sempre in relazione alle 1200 pagine): nonostante sia onnipresente nelle chiacchiere della società, lo vediamo come un personaggio “di passaggio” tra un’azione di Anna e l’altra. Ma anche in lui ho trovato una compostezza e una coerenza che me lo hanno fatto amare molto.
Kitty, invece, è un personaggio decisamente più complesso, che subisce una forte evoluzione nel corso del romanzo e proprio per questo aspetto mi è entrata particolarmente nel cuore: è un personaggio in continuo divenire, a seconda degli eventi, con il quale ho trovato anche qualche momento di identificazione.
Per quanto riguarda la protagonista, invece, forse sono l’unica persona su cui non è stata capace di esercitare il suo fascino magnetico: non l’ho trovata nulla di che, anzi, perfino un po’ spocchiosa in alcune parti, decisamente non condivisibili molti dei suoi pensieri ed atteggiamenti e in alcuni frangenti l’ho sinceramente compatita. Il paragone con la sua quasi contemporanea Madame Bovary è sorto spontaneo: ho amaramente rimpianto i momenti in cui leggevo di Emma, mentre mi trovavo tra le mani le vicende di Anna!
Il secondo grande protagonista, Lévin, inizialmente mi ha attirata, ma man mano che il discorso sulla campagna e tutti gli annessi e connessi veniva approfondito (e nel contempo lui stesso diventava l’uomo più paranoico dell’universo!), il mio interesse per lui è inesorabilmente scemato, finendo per trasformarsi in ilarità: mi è sembrato talmente esagerato in alcune sue elucubrazioni da suscitare una risata.
Tutto sommato non è un brutto libro: secondo il mio modesto parere, a differenza di altri romanzi di mole simile, le 1200 pagine si sentono tutte!! L'ho letto in tre mesi e non è da me. La sua fortuna forse sta nell’alternare tematiche di approfondimento sociale a tematiche frivole (in alcuni punti mi ha ricordato quasi una soap opera…), quindi il mio interesse ha avuto un andamento diciamo sinusoidale… (ovviamente i picchi più alti sono stati per le tematiche frivole!).
Sono rimasta un po' delusa dalla mancanza di pathos in alcune situazioni: ho trovato solo i capitoli finali davvero toccanti e angoscianti, ma il resto della narrazione piuttosto "capriccioso", passatemi questo termine.
Dopo averlo terminato e averci riflettuto un bel po’ sopra, sono giunta alla conclusione che probabilmente avrei dovuto leggerlo prima, per una questione di mera anagrafe, per apprezzarne pienamente i contenuti. Magari in età adolescenziale le vicissitudini affrontate dai vari personaggi mi avrebbero appassionata maggiormente. Un effetto positivo però lo ha avuto: la disapprovazione per le continue paturnie di Lévin mi ha decisamente fatto riflettere e portato ad eliminare qualche piccola paranoia che ogni tanto mi faccio anch’io.
Terapeutico, quindi.

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niente in particolare, vivrete bene anche senza leggerlo!
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    26 Giugno, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Un gioco sottile e malizioso

La vita, l’amore, la morte, gli ebrei, gli inglesi, il matrimonio, il tradimento, il sesso, la malattia, le relazioni umane… tra un amplesso e l’altro, due amanti si scambiano argute opinioni su tutti questi argomenti: lui è uno scrittore americano di mezza età che vive a Londra, lei è una donna inglese trentenne, sposata, ma già insoddisfatta del suo rapporto matrimoniale e ancor più in generale della vita. Che sia autobiografico o meno (il protagonista si chiama Philip), “Inganno” ci offre uno spaccato della vita sessuale dei due amanti, senza mai raccontarcela veramente: deduciamo i particolari da piccole frasi, spezzoni di discorsi; mai scadendo nella volgarità, Roth ci fa comprendere come i dialoghi, che costituiscono il corpo essenziale del romanzo, siano discorsi fatti prima o dopo i loro amplessi amorosi. Come dicevo, si alternano numerosi temi e attraverso le parole pronunciate impariamo a conoscere i due personaggi, specialmente la donna (che è anche il personaggio che ho preferito): il suo essere sempre altalenante, di umore instabile, la sua acutezza e spiccata intelligenza la rendono palpitante e reale, nonostante esprima poche battute. E’ un personaggio affascinante e riuscitissimo, a mio parere, con una giusta dose di ambivalenza e complessità. L’autore riesce ad esprimere grandezza anche attraverso piccoli gesti apparentemente insignificanti e riesce a complicare i ruoli tessendo un gioco ambiguo e sottile.
Il romanzo è molto breve ma fa riferimento a diversi punti della produzione Rothiana: per questo consiglio di leggerlo dopo aver conosciuto un po’ più a fondo quest’autore. Io stessa ero indecisa se scrivere o meno questa recensione, proprio perché mi sono accostata da poco a questo scrittore (è il secondo libro di Roth che leggo) e mi sono dovuta documentare su alcuni aspetti per comprendere pienamente la narrazione (e sicuramente qualche cosa mi è sfuggita comunque!) …ad esempio per capire chi sia Nathan Zuckerman…
Quindi lo consiglio soprattutto agli amanti di questo autore, per me ancora tutto da scoprire, ma che sono felice di aver incontrato nel mio cammino letterario.

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già Roth
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Gialli, Thriller, Horror
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    26 Mag, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Stile che vince non si cambia

Terza opera dello scrittore americano Glenn Cooper che lo conferma come una buona rivelazione nel campo della letteratura d'intrattenimento contemporanea. Questa volta l'autore ci porta in un paesino della Francia popolato da strani e diffidenti individui, molto caratteristico quanto misterioso. L'archeologo Luc Simard, novello Indiana Jones (per sua stessa ammissione!), si occupa della scoperta e dello studio di alcune grotte, miracolosamente conservate nel corso dei secoli. A fargli compagnia l'amico Hugo, l'ex fidanzata Sara e la sua squadra di specialisti. Ma, come Cooper ci ha già abituati nelle sue due opere precedenti, anche qui non mancano i salti temporali in epoche passate: i piani narrativi divengono tre: oltre al tempo presente, Cooper ci porta in epoca medievale e perfino preistorica. Davvero interessante, soprattutto quest'ultima ambientazione, così solitamente atipica!
Ho amato particolarmente anche l'ambientazione medievale, ma per motivi più nostalgici: questa volta l’autore ha rispolverato con accattivante maestria la storia tra Abelardo ed Eloisa, e mi ha fatto rivivere un po' in quel clima da “disputa sugli universali” che non sentivo da tanto...
Credo che l'arma vincente di Cooper sia nello stile, la cui più grande qualità sta nella semplicità con cui ci permette di affrontare la vicenda: il filo logico non viene mai perduto nonostante i salti temporali, i richiami a personaggi storici, ma resi accessibilissimi a lettori di ogni provenienza culturale, sono efficaci e anche divertenti a volte, lo humor costante, la schietta semplicità con cui ci espone i fatti rendono le sue opere, e questa in particolare, godibilissime da tutti. Non tralasciando la varietà dei temi trattati: avventura condita da una buona dose di thriller, di storia, d'amore e anche un pizzico di sensualità.
Lo consiglio come buona compagnia estiva, per chi non ha eccessive pretese.
Per chi volesse interessarsi all'appassionante vita di Abelardo e scrutarne i contenuti filosofici esistono diverse pubblicazioni delle Lettere di Abelardo ed Eloisa.

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i precedenti romanzi dello stesso autore (anche se siamo di fronte a una storia tutta nuova)
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    25 Mag, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Mario, ti odio!!

Avrei voluto intitolare questa recensione "La coscienza di Mario", ironizzando sulla ben nota opera-capolavoro di Svevo, però ho preferito piuttosto esternare il mio sentimento personale, provato lungo la maggior parte della narrazione per il protagonista, Mario, un inetto che invece di suscitare in me quella particolare simpatia che mi aveva provocato Zeno, ha risvegliato un sentimento quasi di repulsione.
Mario evita ogni contatto sociale, ogni occasione per mettersi veramente in gioco perché ha paura, e senza le sue gocce non riesce a vivere nel senso più completo della parola. Mario osserva le persone che, come operose formiche, gli girano intorno: lavorano, amano, vivono, senza curarsi troppo della sua presenza. Un giorno decide di prendere in mano la situazione e abborda una ragazza ai suoi occhi molto affascinante: Alda. Lei, inizialmente ritrosa, si sente attratta da quell'uomo particolare e bisognoso di aiuto e così instaurano una relazione. Relazione la cui stabilità sarà più volte minacciata dai comportamenti di Mario, ma di cui non posso dirvi di più, onde evitare di svelarvi gli ulteriori sviluppi della trama narrativa.
Nelle prime pagine, Mario mi ha affascinato per il suo modo di vedere le cose, originalissimo: scrutare le persone nelle auto, focalizzare l'attenzione su particolari che solitamente passano in secondo piano (le "famose” ginocchia di Alda, per citarne un esempio), le sue manie e convinzioni ferree che, per chi non si sente come lui (la madre, ma anche buona parte di noi lettori), possono sembrare solo cumuli di sciocchezze. Quest'iniziale empatia (a chi non è capitato nella vita di passare una fase di depressione, o di chiedersi se un proprio atteggiamento o malessere fosse "normale"?) si è trasformata presto in distacco e antipatia, forte antipatia, per il protagonista, che, man mano che andavo avanti con la lettura, faceva scelte, a mio giudizio, sempre più lontane dal mio modo di essere e pensare e sempre più degradanti. Perfino la creazione dell'Ufficio Protezione mi è sembrato un semplice mezzo per raggiungere quella catarsi e quella tranquillità tanto anelate durante tutta la sua vita. Una volta terminato il libro però ho cercato di guardare le cose dall'ottica egoistica di Mario, senza farmi influenzare dalla mia personale visione del mondo: ho trovato molti spunti riflessivi e qualche giustificazione al suo comportamento. Con questo distacco, ho capito meglio il personaggio di Alda (che ho apprezzato più di tutti gli altri, dall'inizio alla fine), la sua perpetua indulgenza e la sua apparente apatia.
Lo stile di Todde mi è piaciuto moltissimo: nei primi capitoli, cioè al nostro ingresso nei meandri della mente di Mario, mi è sembrato così ricco e sinestetico, da apparirmi come una sorta di poesia in prosa. Poi, col procedere della narrazione e per forza di cose, entrando nell'azione vera e propria, si è fatto più semplice e lineare. La tensione narrativa invece non è stata tenuta sempre a un buon livello: ho fatto un po' fatica a superare la metà del romanzo, nonostante non sia eccessivamente lungo, temendo di perdermi nelle elucubrazioni del protagonista e non intravvedendo un filo logico che le sottendesse tutte. Il finale invece è filato liscio come l'olio, ma, una volta chiuso il libro, quanti pensieri!!
In genere non ho molti problemi a dare un giudizio ad un'opera, però questa mi divide, se non altro per i tanti stati d'animo che mi hanno accompagnata durante e dopo la lettura: il romanzo in sé non è piacevole, è un bel leggere per lo stile, ma ci sono momenti di noia, che però, se paragonati alla profondità delle numerose riflessioni scaturite nella mia mente, allora passano in secondo piano e non posso non dare all’opera nella sua totalità un giudizio buono. Perché far pensare, e con questo non dico far fare ginnastica al cervello, ma aprire la mente e calarla in realtà anche lontanissime da noi, o anche così vicine a noi da farci male, è sempre una grande qualità, a mio avviso, e troppo spesso manca in tanta letteratura contemporanea.
Bravo, Todde!

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"Il tunnel" di Sabato (ho trovato alcune assonanze, ma restano comunque due romanzi molto diversi).
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    12 Mag, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Il giovane Holden si è fatto uomo?

Siamo nel 1951, c'è la guerra di Corea, e nello stesso anno, aggiungo io, viene pubblicato un romanzo che ha fatto storia: "Il giovane Holden". Quale nesso tra le due cose?
Marcus Messner, figlio di una modesta famiglia di macellai ebrei, decide di proseguire l'università fuori-sede, abbandonando la famiglia e trasferendosi nell'apparentemente patinata realtà del college Winesburg. L'eccessiva apprensione del padre e il suo maniacale bisogno di preservare Marcus dai pericoli della vita vera, fanno sì che il ragazzo scelga di cavarsela da solo, studiando e lavorando in questo nuovo ambiente. La lontananza da casa, inizialmente stimolo positivo per Marcus, diventa la distanza necessaria per valutare la vita per quel che è, per vedere ridimensionate le proprie aspettative, per comprendere come le regole, anche non scritte, ci governino quando siamo liberi da ogni protezione.
Nel nuovo college Marcus si fa alcuni amici (ma molti più nemici), una ragazza (la disinibita Olivia, dall'ambiguo passato e dalla disarmante spontaneità), ma rimane perennemente insoddisfatto: da una parte l'ardente desiderio di uniformarsi, di amalgamarsi nel favoloso e affascinante microcosmo che è il college Winesburg, dall'altra il bisogno incessante di emergere, di esprimere con chiarezza e a voce piena le sue idee e le sue convinzioni, quasi si sentisse un profeta investito dall’onere di diffondere la Verità. A proposito di questo, degni di nota sono tutti i dialoghi con il Decano del college: meravigliosi esempi di retorica (intesa nell'accezione più positiva del termine), sicuramente la parte più illuminante ed emozionante dell'intero romanzo.
Marcus diviso, scisso interiormente, Marcus e le sue paranoie mentali, Marcus e la sua impulsività tipica dei giovani non hanno potuto evitare di condurre il mio pensiero ad un grande protagonista della letteratura del Novecento, Holden Caulfield, il ragazzo ribelle che ha entusiasmato lettori di tante generazioni. Secondo la mia visione di Indignazione, è come se il giovane Holden fosse cresciuto e fosse davanti a noi nelle vesti di Marcus Messner: molti i tratti che hanno in comune, molte le differenze (quello di Marcus è sicuramente un personaggio più evoluto e "risolto", rispetto al problematico Holden e per questo più maturo e definito). Che sia una casualità che l'anno di ambientazione dell'opera in questione sia coincidente con l'anno di pubblicazione de Il giovane Holden?! sinceramente non lo so, ma mi piace pensare ad una sorta di "omaggio" da parte di Roth.
Ma questi sono pensieri miei...e ne avrei molti altri! la brevità di questo romanzo è inversamente proporzionale agli orizzonti di riflessione che riesce ad aprire: personalmente penso che, quando un romanzo sia capace di farci pensare ad esso a distanza di tempo e stimoli costantemente la riflessione e il paragone tra il nostro vissuto e le pagine dello stesso, allora abbia raggiunto il gradino più alto cui possa ambire.
L'aspetto che mi ha meravigliosamente colpita di Indignazione, al di là dei contenuti, è stato lo stile di Roth: non è assolutamente un romanzo semplice (chi l'ha definito così, ahimè, sbaglia di grosso!), non ci si deve lasciar ingannare dalla brevità; anzitutto è diviso in soli due capitoli (di cui il primo occupa il 95% delle pagine), aspetto non determinante, ma che può rendere più difficoltosa la lettura; ha un linguaggio chiaro ma con continui rimandi storici, filosofici, anche tecnici (dopo averlo letto saprete distinguere i vari tagli di pollo!): insomma, ogni singola riga deve essere letta e interpretata, magari anche riletta. E' un romanzo da pensare più che da leggere e proprio qui sta la sua grandezza.

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Il giovane Holden di J.D. Salinger
(se posso suggerire una specifica, l'ideale sarebbe leggere Holden verso la fine del liceo e Indignazione verso la fine dell'università... li trovo molto "calzanti" in queste fasi di passaggio).
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Gialli, Thriller, Horror
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    11 Mag, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Amicizia perversa

Questo romanzo è considerato per "young-adults", o giovani-vecchi / vecchi-giovani, come li chiamo io. Ultimamente sto esplorando questo filone e ne sto ricavando qualche serata di simpatico intrattenimento.
"Beautiful Malice" racconta la storia dell'amicizia tra tre ragazzi, Alice, Katherine e Robbie, anche se a prevalere a livello narrativo è quella tra le due protagoniste femminili. Come nei più classici thriller, quest'amicizia apparentemente spontanea e allegra nasconde qualcosa di ben più torbido: le due ragazze infatti, anche se per motivi diversi, hanno un passato oscuro che vorrebbero dimenticare, ma i retaggi di quel dolore continueranno a minacciare (quanto involontariamente?) la fresca amicizia appena sbocciata.
Personaggi ben riusciti, stile scorrevolissimo e architettura del romanzo efficace e chiara, nonostante i salti temporali. Rebecca James, ex insegnante d'inglese (ma anche arredatrice di cucine!), ci trascina nel vortice dell'amicizia più perversa che si possa pensare e lo fa con la semplicità e il linguaggio più adatti ai giovani. Alta tensione quindi per un breve romanzo che, oltre a regalare qualche emozione, ci può insegnare anche a ponderare bene prima di fidarci ciecamente degli sconosciuti (..ma anche dei "conosciuti"!!). Sebbene la storia non sia certo il massimo dell'originalità, se ne potrebbe trarre un buon film.
Consigliato alle giovani donne e ai giovani uomini, buona lettura!

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a chi cerca un thriller semplice, ben costruito ma intrigante, magari da assaporare sotto l'ombrellone
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Romanzi
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    09 Mag, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

S.O.S. coppie in crisi

Volume molto piacevole, letto in un paio di sere, che consiglio alla nutrita schiera di lettrici amanti della penna brillante della nostra Sophie/Madeleine.
Due famiglie sono invitate nella splendida villa del comune amico Gerard a passare una settimana di vacanza in Spagna: peccato che, per un errore, le due settimane coincidano!
Questa volta non ci troviamo di fronte ad una protagonista ben definita su cui catalizzare la totalità della nostra attenzione: abbiamo due famiglie, perciò un nutrito numero di protagonisti sui quali soffermarsi a riflettere più che sorridere. Credo infatti che la nostra cara Sophie non abbia mirato ad un romanzo farcito del suo solito genuino umorismo, ma abbia tentato di creare, nel suo piccolo, uno spaccato della società inglese nella sua normalità. Tra pregi e difetti di mogli e mariti, amori adolescenziali e uno splendido paesaggio spagnolo (che fa sognare...), crisi di coppia e tradimenti (consumati? ...non ve lo dico!), Sophie Kinsella/Madeleine Wickham ci regala qualche ora di lettura piacevole, poco impegnativa, ma come sempre molto vicina all'universo femminile: non è difficile immedesimarsi nei protagonisti e pensare per un attimo a cosa avremmo combinato noi in una situazione del genere. Insomma, avventure meno rocambolesche del solito, ma piacevolezza assicurata! Unico neo: non posso nascondervi una certa delusione provata leggendo il finale, non propriamente a livello contenutistico, ma forse più a livello stilistico: l'ho trovato affrettato e semplicistico, avevo già immaginato che la storia avrebbe potuto prendere un'ulteriore piega, anche comica, volendo, e invece questo risvolto non c'è stato ed è tutto finito frettolosamente. Peccato!

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alle amanti di Sophie Kinsella :)
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Gialli, Thriller, Horror
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    05 Mag, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Caffè Americano

A me l'ingrato compito?
non vorrei impersonare la voce fuori dal coro, anche perché il libretto si presenta sufficientemente interessante e poco impegnativo, però devo spezzare una lancia a favore di chi non l'ha trovato poi chissà cosa.. e a quanto pare finora sono sola.. :)
La prima cosa che ho pensato nel terminarlo è stata: se io fossi un'accanita mono-lettrice di fantasy sicuramente non lo leggerei. Penso infatti che chi sia abituato a leggere quasi ed esclusivamente fantasy abbia già visto e rivisto grossomodo quel che viene espresso nel libro, soprattutto per quanto riguarda i pilastri del settore...
Probabilmente l'avrei trovato "forte" se l'avessi letto a 15 anni (…infatti mi sa che questi cosiddetti libri da giovani-vecchi (o da vecchi-giovani!) non fanno molto per me!!), l'autrice gioca molto sull'immedesimazione che possono provare i ragazzini e soprattutto le ragazzine con la brillante protagonista. Gwen è simpatica, ironica, drogata di film e delle piacevoli chiacchiere con la sua amica del cuore, Leslie, ha le idee chiare in fatto di ragazzi ed è abbastanza disincantata... uhm... forse mi sarei proprio identificata! peccato che lungo il corso della storia non le succeda praticamente NIENTE!!!!!
Insomma, abbiamo personaggi anche dai tratti interessanti come il misterioso Lord, i Guardiani, l'eccentrica Lady Arisa, l'acida zia e la madre un po' svalvolata.. (sorvolerei sul fighetto di turno, Gideon.. un super-clichès). Nelle pagine che precedono l'inizio di ogni capitolo ci vengono anche sventagliate generazioni su generazioni... ma in concreto che succede??? tre/quattro viaggi nel tempo (di cui uno realmente consistente), dialoghi volutamente criptici sui misteri che avvolgono il Cronografo e chi ne viene a contatto, tanti personaggi che parlano di futilità, come se tralasciassero l'argomento clou per tempi migliori. Maggiormente degne di nota tra i personaggi, a parer mio, Leslie (mi è proprio piaciuta) e Charlotte (praticamente un manichino!!!).
In sostanza, un caffè un tantino annacquato: del buono ci sarebbe, DAVVERO, ma perché diluire tanto una vicenda che poteva essere vincente fin dall'inizio? (domanda retorica, eh…)
Mi dispiace, mi spiace davvero tanto, perché le potenzialità ci sarebbero tutte: i personaggi sono accattivanti; i viaggi nel tempo acchiappano sempre, si sa; l'autrice scrive bene e il suo stile è leggero come un soffio; perché allora questo temporeggiare?! perdonatemi un excursus di stampo televisivo: leggendo questo libro ho provato la stessa sensazione che provavano milioni di telespettatori guardando la serie TV X-files: sì, ok gli alieni... bla bla... ma quand'è che Mulder e Scully finalmente si ameranno?! quand'è che Gwen sarà finalmente coinvolta in qualcosa di succoso per un lettore esigente?!?!?!?!
…che dire... I WANT TO BELIEVE, recitava il poster di Mulder… voglio crederci e mi preparo al seguito. Una seconda chance non si nega a nessuno.

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a chi mi ritiene un'opinionista inattendibile ;)))))
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Gialli, Thriller, Horror
 
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2.0
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    01 Aprile, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Amnesia indotta

"Devo, devo ,devo assolutamente leggerlo!!! imperativo categorico!" dissi, con il libro tra le mani, quando ne lessi la trama in libreria. Accattivante era dir poco: mi sembrava un'ottima occasione per leggere uno psycho-thriller che avrebbe tenuto altissima la tensione delle mie notti insonni. E invece no.
Nei labirinti della mente, il protagonista, Marc Lucas, non riesce a distinguere i ricordi dalla realtà perché probabilmente è stato sottoposto ad una cancellazione parziale della memoria. Da qui la sua vicenda per rimpadronirsi della sua vita e capire cosa gli sia accaduto. Con tanto di finale a sorpresa (agghiacciante! non tanto per il contenuto a livello etico, quanto per la "trovata" assolutamente forzata e inutile!)
La pecca più evidente del libro, a mio parere, è lo stile dell'autore: avendo già letto la sua opera d'esordio ("La terapia", di cui trovate una mia recensione qui su Qlibri), mi aspettavo un netto miglioramento, essendo questa la sua quarta opera. Invece, mentre ne La terapia, lamentavo un'azione esageratamente frazionata, qui ho notato la totale assenza d'introspezione psicologica: anche qui lo stile non è estremamente fluido di certo, però, da uno psycho-thriller, in fatto di introspezione, pretendo decisamente qualcosa in più. Mai una volta che si parli dello stato d'animo di Marc, mai una volta che egli esprima con chiarezza la sua disperazione, la sua angoscia, il suo brancolare nel buio, appeso a frammenti di ricordi che sembrano contrastare l'uno con l'altro e a loro volta con la nuova realtà che si trova costretto a vivere. L'azione divora la mente del protagonista e non ce la mostra, e lo stesso fa con l'empatia che avremmo potuto creare con lui: muore sul nascere.
Oltre a questo ho notato molte assonanze con "La Terapia", richiami ad un altro libro precedente (che io però non ho letto, trattasi de "Il ladro di anime"), evidentissimi richiami a svariati film sul tema ("Se mi lasci ti cancello" tra i tanti e poi, in primo luogo, ce ne sarebbe però un altro, di cui non vi posso dire nulla prima di leggere il libro, onde evitare di rovinarvi quel poco di buono che c'è!). Ho sempre la costante impressione che Fitzek scriva sotto ispirazione del grande schermo... e non è una bella cosa!
La parte migliore del libro sta, secondo me, nelle due appendici finali: dove si parla dell’idea alla base del testo e di un’inquietante “soluzione”.
Riponevo grandi aspettative in questo autore: credo di potergli concedere un'altra chance, anche se non ne sono sicuramente entusiasta.
Alla prossima lettura.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    16 Marzo, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Il ragazzo che giocava con la neve...

Il titolo di questo romanzo mi ha incuriosita fin dalla prima volta in cui lo vidi, poi lessi la recensione di Sabrina su Qlibri e decisi di acquistarlo: non era esattamente il genere che avevo voglia di affrontare in questo periodo, però, non avendo io mai nessun tipo di preclusione per genere di letture, mi ci sono comunque buttata a capofitto e l'ho trovato decisamente un'ottima scelta.
L'alternanza delle vicende dei tre protagonisti, sempre con capitoli con la stessa cadenza permette di considerarlo una sorta di "fiction", a cui presto ci si affeziona, e, nonostante le vicende narrate siano abbastanza intricate, credo che proprio questa scelta stilistica, apparentemente ripetitiva, renda la lettura più semplice e notevolmente scorrevole. Trovo sia difficile appassionarsi a un personaggio piuttosto che a un altro: nonostante qualche valore di fondo (la famiglia, la paternità), sono tutti personaggi negativi, chi più chi meno. Inizialmente ho trovato più interessanti le vicende dell'arrivista JW, uno spacciatore fashion-victim che a tratti mi ha fatto pure sorridere per la sua superficialità. I tre protagonisti, ma anche i personaggi che ruotano loro attorno e che hanno comunque ruoli di grande rilevanza, sono ben delineati e non appesantiti troppo dai soliti chichès riguardanti narcotraffico e mafia. Mrado, Jorge e JW alternano le loro azioni e i loro pensieri per più di 600 pagine, senza annoiare mai, tenendo sempre gli occhi del lettore incollati, e dando vita ad un romanzo appassionante ma interessantissimo anche dal punto di vista sociale. Promosso a pieni voti Jens Lapidus!
La traiettoria della neve fa parte di una trilogia (sicuramente leggerò il successivo, dal titolo Mai far cazzate), ma è leggibilissimo come romanzo a sé stante. Lo stile scandinavo, definito generalmente freddo e gelido da tanta critica, non è riproposto in questo romanzo: ho trovato piuttosto uno stile secco e aspro, ma anche molto frizzante e giovane e sicuramente adatto a dipanare una vicenda dai contenuti così crudi e violenti. Visto l'argomento trattato ho trovato qualche assonanza con il secondo romanzo larssoniano, La ragazza che giocava con il fuoco: l'argomento che sottende la vicenda di Mikael e Lisbeth, e che passa apparentemente in secondo piano rispetto agli sviluppi della storia dei due, qui è sviscerato nel suo profondo ed affrontato con uno stile diverso e accattivante. Quindi, se volete inoltrarvi nel lato criminale dell'affascinante Stoccolma, accomodatevi pure...

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La ragazza che giocava con il fuoco (Stieg Larsson)
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Economia e finanza
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    14 Marzo, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

sono una stronza?

Ho comprato questo libro appena sono venuta a conoscenza della sua pubblicazione, quindi diversi anni fa: all'epoca vivevo una situazione lavorativa che non era certo delle migliori, ma non perchè il mio capo fosse terribile o l'ambiente malsano, ma avevo una collega che era davvero insopportabile e faceva di tutto per mettermi in difficoltà. Non mi sono abbattuta, anzi, alle volte ho trovato la sfida molto stimolante... e ho iniziato a leggere questo libriccino, che mi è stato assolutamente INUTILE!! non per demeriti del signor Sutton, certo, ma perchè la collega è diventata ben presto mia amica e ho capito da sola che bastava solo prenderla diversamente.
Ma veniamo a noi. Il libriccino in questione fu abbandonato totalmente fino a quando, qualche settimana fa, non l'ho ritrovato, mentre mettevo ordine nella mia libreria. Il segnalibro era a metà volumetto e ricordavo bene che la lettura, almeno fino a quel punto, non era stata per niente piacevole. Però, vista la crisi economica, mi sembrava peccato lasciarlo lì, a giacere senza un motivo, quindi ho dato un senso alla spesa e ho ripreso la lettura.
Inizialmente avevo pensato che più che un vademecum per affrontare le bastardate della mia collega, sarebbe stato un libretto divertente per stemperare un po' la tensione: altro che!!! non mi faceva per niente sorridere e lo stile di Sutton mi risultava pesante e inutilmente dettagliato. Mi spiego meglio: l'approccio, simile a molti testi sociologici già letti, mi faceva sperare anche in una parte un po' più discorsiva nel libro, e invece Sutton non faceva altro che riportare casi su casi, esempi su esempi, con una concezione molto americana sia del lavoro sia dell'ambiente in cui è svolto. Nulla di più lontano da ciò che cercavo io in quel volumetto e, a parer mio, dalla realtà media italiana.
Poi, proseguendo nella lettura, specie quella relativa al periodo più recente, sono entrata maggiormente nello stile di Sutton e gli esempi (sempre troppi però) hanno cominciato a normalizzarsi: non si parlava più delle più alte cariche di famose multinazionali, ma anche del ristoratore, della moglie, dello studente. Quando il discorso si è fatto più "umano" e decisamente pragmatico, mi sono sentita maggiormente coinvolta anch'io e ho trovato qualche simpatica (e veritiera!) chicca. La parte che mi ha interessata più da vicino è stata quella sull'ambiente e sui condizionamenti ambientali che può inconsapevolmente subire un individuo: tanto per riassumere, se vivi e lavori in un ambiente di stronzi, sarà più facile che diventi uno stronzo anche tu! Poi mi è piaciuta anche quella sul "tenere a bada il proprio stronzo interno". Assolutamente inutile quella sullo Stronzometro (i.e. uno strumento che dovrebbe misurare il grado di stronzaggine delle persone), mentre è stato divertente fare il test (di discutibile scientificità, lo dice anche l'autore!) per vedere se siamo anche noi degli stronzi inconsapevoli.
In fin dei conti una lettura "sofferta" ma che sono contenta di aver fatto: forse dovrei rileggerlo e riflettere sui punti che offrono maggiori spunti di pensiero. Ovviamente non vi svelerò il risultato del test!!! ;)
p.s. il linguaggio usato per questa recensione è del tutto conforme a ciò che dice l’autore del libro (non ci si poteva esprimere in altri termini), quindi spero che non sia giudicato in modo improprio.

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testi sociologici
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    14 Marzo, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

il primo amore non si scorda mai...

Il mio primo Grisham! con emozione ricordo questo libro e il sodalizio iniziato con esso e portato avanti per molte e molte altre letture.
Il socio è un romanzo in cui si avvicendano diverse azioni, dal ritmo serrato e dai colpi di scena sbalorditivi. Seguire le vicende del giovane Mitch, tra alti e bassi, tra la vita matrimoniale, a volte faticosa e stentata, con la moglie Abby e l'ambiente prestigioso e apparentemente patinato dello studio legale, mi ha appassionata al punto di divorare decisamente questo libro. Dietro a milioni di dollari e innumerevoli ore di lavoro, l'attività dello studio non è così limpida come può sembrare e Mitch rischia di venirne inghiottito senza poter far nulla per opporvisi. Sarà il suo buonsenso a tirarlo fuori dal guaio, in un modo intelligente e decisamente avvincente per il lettore.
Lo consiglio a chi vuole avvicinarsi all'autore e/o al genere o a chi semplicemente cerca una lettura ricca di contenuti, azione, valori, ma anche di elettrizzante tensione.

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a chi ama o vuole avvicinarsi ai legal thriller
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    03 Marzo, 2011
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Arte e sangue

Lestat de Lioncourt, già noto a chi ha letto il precedente romanzo dell'autrice, "Intervista col vampiro", insoddisfatto della versione dei fatti data dal suo "discepolo" Louis nella citata Intervista, ci dà la sua, e nel farlo ci racconta un paio di secoli di storia: una storia vista dagli occhi di un ragazzo dal carattere forte e un po' frustrato prima, e dagli occhi vitrei del vampiro più rappresentativo del dopo-Dracula poi.
Intitolo questa recensione "arte e sangue" proprio perché l'arte, teatrale prima e musicale poi, accompagna ogni momento della vita-non vita di Lestat ed è indice della sua grande sensibilità, della sua passionalità e delle mille sfaccettature del suo carattere.
Chi ha letto il romanzo precedente e ha amato alla follia il personaggio del sensibile Louis, come me, dovrà ricredersi sull'opinione fattasi su Lestat: venendo a conoscenza dei fatti che hanno caratterizzato la sua vita e il suo diventare vampiro, il lettore che già lo ha incontrato vedrà svilupparsi davanti ai suoi occhi un ritratto sempre più vivido e sempre più distante dall'idea che con ogni probabilità si era fatto su questo oscuro personaggio. Emergono i lati "positivi" del carattere di Lestat: le sue debolezze iniziali, il suo smarrimento, ma anche la sua simpatia e il suo languido romanticismo. Un altro personaggio che mi ha affascinata in modo particolare è quello di Magnus, anche se in fatto di personaggi interessanti certo l'opera non scarseggia: abbiamo Armand, Gabrielle...
Difficile non fare un confronto col romanzo precedente: sempre nel mio cuore resterà Intervista col vampiro, ma consiglio questo libro a chi lo ha amato e vuole proseguire con la storia e adottare un punto di vista differente. Si troverà di fronte a un romanzo di formazione, quindi, la formazione di un vampiro, che per quanto si possa dare per scontata, non lo è invece mai nelle parole della Rice: il ritratto di Lestat, anche nella sua versione che meno mi piace, quella un po' trash della rock-star, è sicuramente originale e latore di emozioni diverse: due secoli di storia, dal pianto al sorriso, sono questa vita-non vita del vampiro Lestat de Lioncourt.

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Intervista col vampiro o altre opere della Rice
Romanzi
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    02 Marzo, 2011
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La mia tragica recensione

A chi mi chiedeva come fosse il libro che stavo leggendo rispondevo con un pieno e sonoro "mmmaah", di quelli che riempiono la bocca e provocano una strana espressione di scetticismo misto a curiosità in chi ci è di fronte. Devo ammetterlo: la Thomas mi ha lasciata senza parole lungo tutto il corso della lettura; ho volutamente atteso di finire il libro per farmene un'opinione (non che di solito mi faccia opinioni affrettate "in itinere", però, il più delle volte, s'intende abbastanza dove l'autore voglia andare a parare, no?!).
L'opera è complessa, fa molti riferimenti ad altri testi (anche se non credo che Aristotele sarebbe poi così orgoglioso di essere ivi citato...), racchiude in sé molte vicende parallele, che alla fine vengono ad incrociarsi. Meg, l'io narrante, si trova a dover recensire un libro intitolato "La scienza dell'immortalità" (…una dolce ragazza che scrive recensioni.... ora avete capito perché l'ho comprato..!) e sarà proprio questo testo a farle analizzare la realtà sotto un diverso punto di vista, apportando cambiamenti radicali nella sua stessa esistenza. Intorno a lei una schiera di personaggi di cui sinceramente fatico a ricordare tutti i nomi (e stiamo parlando di poco più di 350 pagine... cosa piuttosto insolita per me, amante di Dostoevskij... probabilmente molti personaggi non hanno catturato nemmeno una piccola parte del mio interesse...).
Più che lo stretto contenuto è lo stile della Thomas a far sempre da grande protagonista: sicuramente la nostra docente di scrittura creativa ha una grande cultura e sa dare esempio di ogni suo insegnamento, ma a tratti la sua “scrittura creativa”, per l'appunto, diventa troppo creativamente-ridondante per i miei gusti. Mi sembra che cerchi l'eccesso di originalità in ogni minima frase, con il risultato, ai miei occhi, di un flusso narrativo tutt'altro che consistente.
Periodi scollegati tra loro, argomenti all'apparenza superflui, eccessivo numero di aneddoti e barzellette che spezzano la continuità della storia e, quel che è peggio, risultano a volte più interessanti e accattivanti della storia stessa!! Questo stile così "innovativo" ha comunque anche punti positivi: mi sono segnata diverse frasi e citazioni dal testo: ci sono vere e proprie perle, disseminate qua e là, per quanto difficili da pescare e cogliere nel magma narrativo della Thomas.
Non mi sento di bocciare totalmente questo testo, nemmeno di affermare che l'idea sia buona ma la realizzazione quantomeno caotica: penso sia un libro per palati molto fini, sicuramente per i fan dell'autrice, per i suoi discepoli e per chi si cimenta nella scrittura. La sensazione che ho provato lungo tutto il corso della lettura è paragonabile a quella che si ha quando, pur avendo una relazione amorosa con una persona, non la si sente completamente, come se qualcosa sfuggisse, o fossimo noi ad allontanarlo, inconsapevolmente, perché sappiamo in fondo che quel qualcosa non ci piace.. ma non vogliamo prenderne coscienza.. non so se rendo l'idea.. probabilmente la Thomas mi ha contagiata e sto diventando contorta anch'io (o creativa?!)!! Ci sono degli spunti che me la fanno apprezzare moltissimo come donna di cultura, ma non mi sento di consigliare con leggerezza questa sua opera: sarà forse questo il senso della tragedia?

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Consigliato a chi ha letto...
le altre opere dell'autrice
a chi s'interessa di scrittura ed ha una minima preparazione in merito
..infine lo consiglierei ad una persona in particolare, un frequentatore di Qlibri, non perché credo possa piacergli, ma perché, egoisticamente, penso mi piacerebbe leggere una sua recensione a riguardo! ;) chissà...
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    31 Gennaio, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Una seduta di ipnosi

Il romanzo è strutturato in modo non lineare per quanto riguarda il susseguirsi logico-temporale delle vicende: abbiamo una prima parte molto consistente in cui sono raccontati i fatti accaduti nel presente, una parte più esigua, dove l'ipnotista veste anche i panni del narratore, e ci parla in prima persona della sua esperienza trascorsa, e un'ultima parte dove torniamo al tempo presente, ricollegandoci a quella iniziale. Di queste tre parti, quella che ho preferito sicuramente è la seconda (andando controcorrente rispetto alla quasi totalità delle recensioni che ho letto finora su questo romanzo). Forse perché il nostro ipnotista racconta in prima persona, forse perché in questa digressione le sue emozioni e i suoi sentimenti mi sono sembrati rappresentati in modo più vivido e condivisibile, reputo questa parte la più riuscita dell'intero romanzo. Il nostro protagonista infatti, Erik Maria Bark, è poco caratterizzato lungo il corso della narrazione degli eventi presenti, mentre trova spazio più ampio in questa parentesi apparentemente divagante. Notevole interesse ha suscitato in me la pratica ipnotica ivi spiegata, mentre la vicenda giallo-thriller propriamente detta è passata in secondo piano.
Lo stile si rivela tendenzialmente aderente a quel filone che grossolanamente viene identificato come "letteratura scandinava": periodi brevi, modo di esprimersi secco e asciutto, senza troppi fronzoli, molto attento all'ambientazione e ai dettagli (nomi di strade, paesi...) più che all'introspezione psicologica dei personaggi. Una volta che lo si accetta, la lettura può scorrere in modo abbastanza fluido. L'azione, per quanto mi riguarda, almeno nelle prime 200 pagine, rimane però un po' troppo lenta: trova una svolta proprio con la digressione sull'ipnosi (e a questo punto mi chiedo come tanti lettori possano averla considerata inutile o pesante: è da lì che muove la vicenda e si ha un vero e proprio scossone, oltre al chiarimento di alcuni punti che erano stati solamente accennati nel precedente scritto). La narrazione riprende in modo più concitato verso la fine. Del finale non mi è piaciuta sicuramente la soluzione data alla vicenda, mentre ho apprezzato il sottile sentimentalismo delle ultimissime pagine: anche la gelida scrittura svedese ogni tanto dimostra di avere un cuore palpitante!! Sicuramente troppo lunghe e dettagliate (e conseguentemente pesanti) alcune descrizioni: impongono un rallentamento del ritmo narrativo del tutto inopportuno, visto che già la vicenda procede in modo graduale, con svariate pause. A questo stile apparentemente e volutamente appesantito però non posso non riconoscere una nota di merito: la narrazione procede per piccoli passi, proprio come una regressione ipnotica, questa volta però operata per mano del lettore sul protagonista principale, l'ipnotista.
Tutto sommato, lo giudico un romanzo da leggere dal punto di vista dell’ipnotista: trovo che, mettendo in sottofondo la vicenda del giallo-thriller, sia più facile apprezzarne i contenuti, senza volerlo forzatamente giudicare tramite letture apparentemente affini, solo perché di analoga provenienza geografica. Lo consiglio dunque a chi sa andare oltre il thriller.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    20 Gennaio, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Tanto fumo...

Ho scoperto oggi che questo libro è il primo di una trilogia avente come protagonista il nostro Christopher Snow... bene, io mi fermerò a questo.
La trama ad una prima scorsa sembra piuttosto accattivante: Christopher vive nella tranquilla cittadina di Moonlight Bay ed è costretto a muoversi di notte perchè affetto da xeroderma pigmentoso che lo rende gravemente fotosensibile. Una vita piena di ostacoli che viene funestata da misteriosi avvenimenti che hanno a che fare con una serie di esperimenti... ma non voglio dirvi troppo, altrimenti svelerei quel poco di buono che c'è in questo romanzo: la suspance!
La storia in sè non mi ha mai veramente presa lungo tutto il corso della lettura: sono andata avanti un po' per inerzia; non che sia un romanzo piatto, però mi aspettavo argomenti diversi e quelli trattati dall'autore, in genere, non catturano molto il mio interesse. Un'altra carenza lo stile: fosse stato più intrigante, probabilmente avrei trovato maggiore soddisfazione nella lettura, nonostante i temi non rientrino tra i miei preferiti. Poi ho avuto spesso l'impressione che l'autore si rifacesse un po' troppo da vicino allo stile di Stephen King in alcuni tratti e di John Grisham in altri.. una pallida versione di entrambi in ogni caso.
Non mi sento però di sconsigliarlo al 100%: probabilmente ad alcuni appassionati dell'autore o del genere potrà piacere e anche tanto (se ne ha fatto una trilogia, Koontz avrà probabilmente un nutrito numero di lettori al seguito).

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a chi ha già letto Koontz o come lettura da ombrellone (scusate, fuori sta nevicando, il protagonista si chiama Snow, e io parlo di ombrelloni...mi scappa un po' da ridere...)
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Classici
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    19 Gennaio, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Inferno

Indiscusso capolavoro della letteratura di ogni tempo: Dante è un mito, un eroe, un personaggio dalla grandezza assoluta. Con il suo Inferno regala al mondo un'opera il cui livello resta inarrivabile e irraggiungibile per chiunque altro si cimenti nella scrittura, e regala a se stesso l'immortalità.
Tra le tre Cantiche l'Inferno è sicuramente la più appassionante anche per i "profani", presenta tematiche accattivanti, ma al contempo inquietanti e spaventose. Dante sprofonda nell'abisso infernale e per mezzo delle sue terzine ci rammenta la storia, critica la società del suo tempo, ci offre momenti di profonda riflessione ma anche qualche sorriso... Sinceramente l'aspetto che mi ha sempre affascinato, al di là dei contenuti, è la capacità di Dante di passare da uno stile elevatissimo ad uno relativamente basso con una maestria unica. Questa commistione di stili, le tematiche trattate e la risonanza universale (di questa cantica in particolare) ne fanno un'opera eterna che resta nel cuore di chiunque vi si accosti. Come è esperienza per il poeta-protagonista, è esperienza per noi, che ne usciamo cambiati e consapevoli. Incredibili sono le emozioni e varie: lungo tutta la lettura si alternano stati d'animo anche contrastanti tra loro. Per tutta quest'immensità, allora dico: "Grazie, Dante!"
p.s. Scriverne una recensione è impresa dura, ma se per recensione intendiamo, non una critica su temi, personaggi e affini (anche perché comporterebbe un'elevatezza culturale non indifferente e una mole di tempo e pagine considerevoli!), ma un semplice ringraziamento a quello che ci ha dato il Sommo Poeta, allora esprimiamoci, e magari con le nostre considerazioni, potremo far sembrare meno ostica e più piacevole la tanto temuta “interrogazione su Dante” a qualche studente.... ;)

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A chi ha studiato Dante a scuola e ha il desiderio di rituffarsi in questa incredibile esperienza, magari in modo un po' più rilassato...
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Gialli, Thriller, Horror
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    13 Gennaio, 2011
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The rainmaker

Uno tra i migliori romanzi di Grisham: a tratti la storia di questo giovane studente di legge, timido e inesperto, può sembrare abbastanza scontata e sempliciotta, invece l'autore ci trascina in un vortice di tensione e sentimento, che non potrà far altro che farci apprezzare questo bel libro. Non solo azione legale quindi, ma anche contenuti dai risvolti importanti e profondi, con qualche spruzzata umoristica. Mi è piaciuto molto il rapporto che il giovane Rudy instaura con i suoi adorabili clienti: è descritto con semplicità ed arriva dritto al cuore. Un'ottima prova del "primo Grisham". Lo consiglio!

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Gialli, Thriller, Horror
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    13 Gennaio, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Un ottimo Grisham!

Ottima prova del buon vecchio John: uno dei suoi più riusciti romanzi, a parer mio.
Come viene formata una giuria? da chi? come viene sviluppato un verdetto? Attraverso le vicende del simpatico Nicholas, scopriremo tutto quello che si muove dietro un processo e nelle vite dei giurati. Temi che all'apparenza possono sembrare non propriamente avvincenti (io stessa ebbi questa sensazione appena presi in mano il libro in questione!), ma che attraverso la sapiente penna di Grisham, sapranno catturare la vostra attenzione in un crescendo di suspance e colpi di scena. Nulla è come sembra. Consigliatissimo.

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legal-thriller
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Romanzi
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    13 Gennaio, 2011
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ritrovare una vecchia amica

Che dire, ogni volta che vedo in libreria un nuovo libro di Sophie Kinsella che abbia come protagonista Becky, non posso far a meno di comprarlo! Non che nutra grandi aspettative in fatto di contenuti o stile; nutro però la grande e consolatoria certezza di poter passare qualche ora lieta in compagnia di una ormai vecchia amica, in grado ancora di strapparmi qualche sincero sorriso!
Ho letto tutto di Sophie, quindi la conosco molto bene e devo ammettere che in questo suo romanzo tende a ripetersi parecchio: il rapporto tra Becky e i genitori viene messo maggiormente in luce rispetto ai precedenti, ma sempre con i soliti clichès (bugie a fin di bene, sotterfugi, piccole e spiritose trovate), il rapporto tra Becky e Luke è sempre appena accennato, ci sono temi ricorrenti (non parlo della shopping-addiction, quello è ovvio che ci sia, parlo del tema della festa, affrontato in modo pressochè analogo al matrimonio dei Brandon in "I love shopping in bianco", o delle intemperanze lavorative di Becky stessa).
Insomma, la nostra amica tanto chic quanto pasticciona, ci accompagna ancora una volta ad osservare divertite la sua vita frenetica, alle prese con la figlia sempre più ingestibile, la tata, la crisi economica, l'enigmatico marito, le amiche e la famiglia.
Ok, l'autrice si ripete, ma mi ha offerto comunque un piacevole diversivo alle letture impegnate, al quale non so mai dire di no. Forse perchè c'è sempre un po' di Becky dentro di me ;)

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a chi ha letto i precedenti romanzi della saga di Becky
(non che non si possa leggere come libro a sè, ma consiglio di leggere prima gli altri! uno tra tutti "I love shopping con mia sorella").
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Classici
 
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4.5
Stile 
 
5.0
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    04 Gennaio, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Gregor Samsa

Poche pagine per scatenare una miriade di riflessioni nella vostra testa, per farvi stare male, per farvi indignare, per provocare una ribellione.
Gregor Samsa subisce uno strano scherzo del destino: si sveglia una mattina tramutato in scarafaggio. Mantiene però la razionalità e il cuore umano. Una condizione insopportabile, che Gregor però accetta passivamente per il semplice motivo che...non può far altro!
Chi non accetta questo cambiamento sono i suoi famigliari: inizialmente la sorella sembra mossa da spirito di compassione, ma successivamente, il perdurare di una situazione così "incresciosa" farà sembrare gelido e distaccato ogni suo gesto e ogni gesto della famiglia. Avvilente è sentirsi rifiutati dalla propria famiglia, da coloro che dovrebbero costituire un sostegno e un’àncora per tutta la propria esistenza. Ma anche comprensibile è il fatto che la famiglia, dal canto suo, trovi difficoltà nell'accettare ciò che non comprende, non riconosce, ciò che la spaventa.
Un'opera sulla diversità, sulla superficialità del giudizio, che offre al lettore talmente tanti spunti di riflessione da ottundere i suoi sensi. La sua grandezza sta nel non offrire un unico punto di vista e un'unica chiave di lettura: personalmente mi sono messa, oltre che nei panni di Gregor, come è ovvio che sia, anche nei panni di questa famiglia che si trova catapultata in una realtà così difficile da comprendere ed abbracciare senza riserve.
E' un'opera che non può essere letta alla leggera e che consiglio di approfondire anche a chi l'ha, forse un po’ superficialmente, abbandonata. Non è lettura d’intrattenimento, di divertissement pascaliano: è una profonda riflessione sui molteplici aspetti della condizione umana e non può non produrre una reazione di sconvolgimento nel lettore capace di accoglierla nel suo intimo. La condizione di Gregor, se inizialmente può sembrare irreale e lontana da noi, è una metafora universale del diverso in ogni sua forma.

(questa mia recensione prende spunto dal romanzo, non dall'audiolibro)

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a chi pensa di non avere pregiudizi; a chi ama i classici, in particolare russi
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Arte e Spettacolo
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    04 Gennaio, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

In amor vince chi fugge?!

Mirandolina, grande e fascinoso personaggio, si destreggia, grazie alle più tipiche armi femminili, tra corteggiatori più o meno desiderati: a qualcuno impartirà una bella lezione, mentre da qualcun altro la prenderà lei! Goldoni non ci mostra la solita donna demonizzata, furba, calcolatrice e un po' strega al fine di proporci una morale di purezza e virtù, bensì osserva compiaciuto le mosse di Mirandolina e strizza l'occhio al cospetto delle sue astuzie. Infatti i personaggi maschili sono piuttosto stereotipati e piatti rispetto all'energia che sgorga dalle parole dell'ammaliante locandiera. Ne risulta una figura femminile rivalutata e, finalmente, intelligente, con una propria e ben delineata personalità. Tra spunti di tangibile comicità e riflessioni argute, Goldoni ci esorta a non farci abbindolare dalle lusinghe di una locandiera!!

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commedie, ma anche ai profani
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Classici
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    04 Gennaio, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Il pozzo di San Patrizio

Un grande classico che fa riflettere, sorridere e appassiona. La vicenda tormentata di Renzo e Lucia, il codardo Don Abbondio, lo spaccone Don Rodrigo con i Bravi, i suoi scagnozzi, lo sfuggente Innominato, l'ammaliante Monaca di Monza e tutti i personaggi che li circondano sono diventati ormai dei "tipi", dei personaggi entrati nell'immaginario comune e nella cultura di tutti noi. Sono stereotipati e a loro si fa riferimento anche nel parlare quotidiano.
Al di là degli intenti politici, al di là della denuncia sociale, al di là della pioggia purificatrice e al di là della Provvidenza divina, quel che lo rende un romanzo non solo storico, ma adattabile alla nostra epoca e alla nostra cultura è proprio questo: il suo saper essere una sorta di pozzo di San Patrizio, inesauribile in quanto a citazioni, proverbi, personaggi. E quando un romanzo storico fornisce, oltre ad un quadro dell'epoca di riferimento, anche una chiave di lettura della società al lettore contemporanea, per interpretarla e per viverla, allora, secondo me, ha raggiunto il suo scopo.

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A chi apprezza i Classici complessi, a chi ha avuto l'opportunità di approcciarlo a scuola, a chi ha una buona padronanza della lingua italiana.
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Romanzi
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    04 Gennaio, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Una lettura edificante

Un libriccino di poche pagine che sa regalare forti emozioni. Quando lo lessi per la prima volta ero veramente una ragazzina e mi ricordo che, appena lo finii, andai a scuola e chiesi alla professoressa come mai ci desse da leggere sempre dei mattonazzi assurdi, mentre questo piccolo capolavoro non era mai stato preso in considerazione: lei non seppe cosa rispondermi, probabilmente non l'aveva mai letto.
E' invece un libro molto importante, non solo per la testimonianza che dà di un periodo storico che dovrebbe essere sempre presente davanti ai nostri occhi per la sua crudezza e tragicità, ma anche perché è una lettura estremamente edificante e suggestiva. Lo rilessi anni dopo e fu sempre capace di provocare in me profonde emozioni. Ricordo con nostalgico affetto la commozione che mi suscitarono le ultime pagine... molto probabilmente è stato uno dei libri che mi ha portata ad amare così tanto la lettura.
Al di là del contenuto (la splendida storia di un'amicizia apparentemente impossibile, ma concretizzata nel modo più spontaneo e genuino), lo stile di Uhlman è schietto e scorrevole e ci fa assaporare il gusto dolceamaro di queste poche pagine, facendo sì che lascino un solco profondo nelle nostre menti e nei nostri cuori.

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A chiunque, è un libro che VA letto, qualsiasi età abbiate
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Romanzi
 
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faye valentine Opinione inserita da faye valentine    29 Dicembre, 2010
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Darwin con gli occhi a mandorla

Terminato stanotte, nonostante mi si chiudessero le palpebre ad ogni riga, ho tenuto duro perché volevo sapere... e ora ho le dita che fremono perché non vedono l'ora di scriverne una recensione!
Bello, bello, bellissimo libro! Proprio quel che mi serviva in questo momento: una lettura che mi catapultasse in un mondo realistico ma ad anni luce dalla mia realtà quotidiana.
Un'isola deserta (non immaginatevi un paradiso in stile "Lost" e il solito racconto alla "Robinson Crusoe": si tratta di un'isola evacuata appositamente per ospitare il Progetto), 42 studenti di diversa estrazione sociale, un Dittatore, un Governo, un manipolo di guardie, una lotta spietata fino all'ultimo sangue. Tutto questo è “Battle Royale”, ma è anche tanto altro: un'indagine sociologica, uno spaccato di realtà vista attraverso gli occhi a mandorla di tanti ragazzini così diversi da come siamo stati ragazzini noi, una riflessione sull'asprezza della società e sulla difficoltà dei giovani d'oggi ad emergere, ad affermare le proprie convinzioni ed i propri valori, a sfuggire dalle facili ed erronee conquiste, ad evitare di sbandare. Se poi ci poniamo a riflettere sugli Organizzatori, sul Dittatore e sul Governo, altri numerosi spunti di riflessione accalcheranno i nostri pensieri: come ci si può ridurre a governare in questo modo? come si è potuto arrivare ad un grado di violenza così alto nella storia? ci troviamo ad un punto di non ritorno??
Il libro ci parla di un Gioco: una volta catapultati a loro insaputa sull'isola di cui dicevo, i 42 componenti della classe 3^B della scuola media di Shiroiwa hanno un unico scopo: lottare ed uccidere i compagni fino a che, come in un videogioco, ne rimarrà uno solo, il quale riceverà un'indennità a vita e un riconoscimento autografo del grande Dittatore. Il ritmo della narrazione farà sì che non troviate per nulla lungo e pesante nessun capitolo, fino ad arrivare a divorare, come ho fatto io, le 663 pagine di cui consta in romanzo. E quei nomi che all'inizio vi sembravano impronunciabili e impossibili da ricordare, diverranno i vostri compagni di viaggio attraverso le insidie dell'isola, le menti con cui confrontarvi e mettervi in gioco, i vostri nemici o beniamini. Ora che l'ho finito, personaggi come Shuya, Noriko, Shinji, Hiroki, Mitsouko, Shogo, mi mancano quasi, mi hanno lasciato ognuno qualcosa. La cosa affascinante del romanzo è innanzitutto la caratterizzazione di questi ragazzini (che, in fatto di esperienze di vita, ragazzini poi tanto non sono!!): breve ed essenziale, ma che riesce a creare un forte legame col lettore, per quanto sia per alcuni di essi davvero sommaria. Inoltre, devo dire che ogni personaggio mi ha colpito a suo modo, perfino quelli più violenti e spietati: qui troviamo un'altra pregevole dote dell'autore.
Insomma, Takami, ci fa vivere una versione videogame di 1984, ci fa sperare e soffrire, ci pone davanti agli occhi una violenza cruda, pulp e a tratti pure splatter, ma mai fine a se stessa e mai senza farci riflettere. Il romanzo è una metafora del darwinismo più feroce in salsa orientale, una secca critica sociale adatta ad ogni epoca, ma con una sfumatura terribilmente aspra su quella a noi contemporanea.
Non mi stupisco del fatto che sia un cult in Giappone: più bello de "Il signore delle mosche", meno complicato di "1984", è quello che avrei voluto leggere ne "L'isola dei segreti", è il romanzo che aspettavo e che adesso aspetta voi...

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Consigliato a chi ha letto...
"1984" di Orwell
"Il signore delle mosche" di Golding
"L'isola dei segreti" della Thomas
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160
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Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
faye valentine Opinione inserita da faye valentine    15 Dicembre, 2010
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Il lato oscuro del potere

Comprato un secolo fa (prezzo ancora in Lire!), letto e finito la settimana scorsa, dopo tre tentativi vani nel corso degli anni: o non era mai il momento giusto o proprio non è il mio genere! Ho letto molto di Grisham, quindi mi sembrava strano che quest'unico romanzo non riuscisse a far decollare il mio interesse. Mi sono messa d'impegno e, anche per dare un senso all'investimento economico fatto, l'ho portato a termine... ed eccomi qui a recensirlo a voi.
Lungo tutto il corso della narrazione, ma in particolar modo nei primi capitoli, ho avuto l'impressione che mancasse qualcosa: quel "quid" che permettesse di creare un senso di tensione in me che leggevo, e che mi desse quella suspance tanto cara che mi rende difficile staccarmi da un romanzo, anche quando ormai è notte fonda. La storia tutto sommato è ben scritta, anche se architettata non in modo perfetto come negli altri romanzi. Trovo ci siano alcuni punti lasciati in sospeso e alcune parti oscure e forzate. Poi sicuramente più vicino all'azione e alla fantapolitica che al legal-thriller classico a cui il caro John ci ha abituati. Comunque non è un brutto libro: solo mi sento di consigliarlo a chi ama incondizionatamente Grisham, qualunque cosa scriva, piuttosto che ai fan del legal-thriller propriamente detto.

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Lettura consigliata
  • no
Consigliato a chi ha letto...
a chi ama Grisham follemente
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80
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