Opinione scritta da silvia71

510 risultati - visualizzati 401 - 450 « 1 ... 5 6 7 8 9 10 11 »
 
Romanzi
 
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    09 Novembre, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Una cena lunghissima

Con il suo “ La cena”, l'olandese Koch propone al lettore una storia forte e cruda, destinata a lasciare il segno e a dare la stura ad una ridda di opinioni contrastanti.
Cosa potrebbe succedere all'interno di una famiglia, se la serena quotidianità si spezzasse a causa del comportamento errato di un figlio? Se il buio calasse tra le mura di casa, compromettendo un futuro tranquillo?
Partendo dal presupposto che la risposta a simili domande è tutt'altro che immediata, bensì complessa e sfaccettata, mettendo in gioco la morale, l'onestà e la giustizia, unitamente all'egoismo, alla vigliaccheria e alla cattiveria, ebbene, dalla penna dell'autore trae vita una vicenda a tinte fosche, destinata a intorbidirsi strada facendo.
L'incedere narrativo di Koch è lento e dettagliato, mettendo a fuoco poco alla volta i protagonisti, svelandone il carattere e le peculiarità senza fretta, facendo maturare in chi legge la voglia di capire le scelte intraprese da queste persone e di provare anche ad immedesimarsi in una situazione simile.
Il tema trattato è spinoso e inquietante, ricordando a tutti quanto possa essere imprevedibile il futuro, quanto sia difficile allevare dei figli, quanto sia faticoso mantenere lucidità ed equilibrio in taluni frangenti, ma soprattutto quanto coraggio ci voglia quando la vita ti pone di fronte ad un bivio; verità o menzogna, pagare per gli errori commessi o fuggire dalle responsabilità.
Il punto di forza del lavoro di Koch è l'ottimo lavoro intrapreso intorno alla creazione dei personaggi: uomini, donne e adolescenti, colti senza veli, spogliati da finti buonismi, ritratti in preda alle proprie paure, schiavi di egoismi e di vizi latenti.
Un romanzo controverso e audace, alle cui pagine Koch sembra affidare un messaggio preciso, ossia di cosa possa emergere scavando sotto le normali apparenze di un nucleo familiare, mettendo in risalto l'altra faccia dell'essere umano, quella in cui, purtroppo, a volte ci si imbatte.

Una lettura dal contenuto impegnativo, aspra e tagliente, in grado di provocare e destabilizzare la coscienza del pubblico.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
150
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi storici
 
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    13 Ottobre, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Un tuffo nel passato

Con il suo “Pompei”, il celeberrimo Robert Harris propone al pubblico una storia di intrighi e corruzione della provincia romana situata alle falde del Vesuvio, ambientandola proprio nei giorni della grande eruzione.
Discreto lo spessore storico che permea la ricostruzione dell'epoca trattata, offrendoci gustosi spaccati di vita quotidiana con particolare attenzione ad usi e costumi e alle realizzazioni architettoniche e urbanistiche : efficaci le immagini delle cerimonie e dei banchetti succulenti, dei sollazzi preferiti, dell'arredo delle case, della struttura delle città.
Anche sul piano sociale il romanzo è ben saldo alla realtà del momento, proponendo figure appartenenti ai diversi ceti, così da metterne in risalto la diversità dello stile di vita, dallo sfruttamento dello schiavo, all'agiatezza del ricco, alla miseria degli strati più bassi della società; una società, come ben sappiamo,dalle forti divisioni, dove già dalla nascita hai un destino assegnato in base alla famiglia cui appartieni, dove nascere donna significa solo sottomissione.
Le descrizioni storico-antropologiche che fanno da contenitore al costrutto narrativo, sono più interessanti di quest'ultimo; difatti, la trama elaborata da Harris, manca decisamente di verve, la storia procede lenta ed è priva di quel mordente che coinvolge il lettore alla scoperta della rivelazione.
La matassa del complotto è debole, quasi latitante nel corso del romanzo, a causa della scelta di porre al centro della scena l'immane eruzione, annunciata nelle ore precedenti da una serie di guasti all'apparato idrico locale, a cui l'autore dedica pagine ricche di dettagli minuziosi e tecnici.

Una lettura che può risultare scorrevole, interessante e gradevole se la si affronta con la consapevolezza di non avere tra le mani un giallo emozionante o una grande avventura, ma semplicemente di imbarcarsi per viaggio nella storia, che ci farà camminare tra i vicoli di Pompei, respirandone gli odori, perdendoci nei suoi panorami mozzafiato, tra la maestosità del Vesuvio ed i tramonti sul golfo, per immedesimarci almeno per un attimo nella vita di un abitante del luogo, proprio il giorno in cui la routine quotidiana viene spezzata dalla inesorabile e inarrestabile forza della natura.
Correva l'anno 79 d.c.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
71
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    08 Ottobre, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Ritratto di una donna

Irene Nemirovsky racconta attraverso queste pagine una storia amara e crudele, in cui la protagonista è una donna ricca e bellissima, vittima delle proprie ossessioni.
Cosa succede ad una donna che vive unicamente per stregare gli uomini con la propria bellezza, che odia la vecchiaia fino al punto da respingerne il solo pensiero, pronta a combattere l'avanzare del tempo con metodi leciti e illeciti ?
A questi interrogativi, vuole dare una risposta la nostra autrice, confezionando un ritratto del personaggio di grande spessore, scavando nel profondo di un animo “malato”, dominato da una visione distorta della vita.
Quello di Gladys è un cuore incapace di amare e di cogliere i valori veri, incapace di assaporare le gioie e gli affetti familiari, votato esclusivamente alla ricerca di ciò che vi è di più effimero al mondo, ossia la bellezza e l'essere apprezzate in virtù di codesta.
Un romanzo che parte molto lentamente creando un grande senso di attesa nel lettore, il quale, strada facendo si renderà conto della particolarità della narrazione e del messaggio contenuto; i tasselli della trama si ricompongono, convergendo in una conclusione della vicenda, che diradando le nebbie iniziali, abbaglia e ammutolisce.
Il tema dell'accettazione dello scorrere del tempo e del naturale decadimento fisico da esso provocato, non sono assolutamente nuovi al mondo letterario, riportandoci alla mente il celeberrimo Dorian Gray, tuttavia l'autrice riesce a mettere in scena un personaggio notevole, senza cadere in banalità o nel già detto, fotografando una donna lacerata da una mania ossessiva così radicata da aprirle la strada verso un'inarrestabile caduta agli inferi, senza il conforto di alcun tipo di giustificazione.
Sul piano stilistico, è una lettura dall'approccio semplice, grazie ad un linguaggio nitido, diretto e moderno, in grado di creare un giusto equilibrio tra le parti dialogate e quelle di introspezione psicologica.
In conclusione, direi che siamo di fronte ad un'autrice che investe tutto il suo impegno per ritrarre il personaggio, rendendolo più vivo e concreto possibile, senza abbandonarsi a sentimentalismi, toccando e indagando i risvolti più bui dell'essere umano, proprio quelli che appaiono così incomprensibili, ma con cui capita di dovere fare i conti.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
160
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    03 Ottobre, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Il mistero della vita

Leggere Murakami Haruki significa affrontare un viaggio a cavallo tra realtà e sogno, per andare alla scoperta del mondo e della vita da un punto di vista nuovo, abbandonando stereotipi e idee preconcette, per lasciarsi trasportare dalla magia sprigionata dalla mente e dal cuore dell'uomo.
La fervida fantasia dell'autore partorisce personaggi meravigliosi, che fondono in loro caratteristiche surreali ad altre terribilmente concrete, dando vita ad una narrazione metaforica e allegorica di alto livello. I protagonisti, nella loro diversità, rappresentano uno spaccato di umanità tremendamente reale, che deve affrontare ogni giorno le problematiche quotidiane del vivere sociale, convivendo con il proprio universo interiore, fatto di interrogativi, necessità e vuoti da colmare.
Il lettore viene travolto da una lettura stimolante e impegnativa, costretto a vedere il mondo e l'uomo con occhi diversi, capaci di andare in profondità e cogliere i lati più oscuri, penetrare l'anima e attraversare i meandri della mente.
L'universo di Murakami è eclettico e dai mille colori e il messaggio che s'innalza da queste pagine è quello di riuscire a percepire ciò che sta oltre l'apparenza, spiccando il volo verso altri tipi di conoscenza, che ci svelino l'essenza delle cose e della vita.
La vita è vista come un labirinto, in cui vagano all'infinito coloro che hanno una mente chiusa, da cui evadono, invece, coloro che possiedono una capacità percettiva a tuttotondo.
Una narrazione che pur nella sua fluidità, è pregna di messaggi e di significati da comprendere, che trae la propria forza dal notevole supporto filosofico di cui è intessuta la trama; insomma, un'opera in cui nulla è scontato, ma ogni singola immagine ci catapulta in un'altra dimensione, sognante ed eterea, ma illuminante ed esaustiva.
Un romanzo che ci fa addentrare nella foresta della vita, che ci ricorda il freddo dalla solitudine e dell'indifferenza e il calore dell'amicizia e dell'altruismo, che graffia con gli artigli della paura e dello smarrimento e fa sognare con il desiderio di amore, di serenità e di comprensione.
L'autore giapponese apre il sipario ad un mondo letterario distante da quello occidentale, animato da una scrittura innovativa che utilizza immagini forti e immediate come scatole, per riporvi temi e contenuti cari alla propria sensibilità artistica.
Uno stile narrativo del tutto originale che, pur essendo apprezzabile o opinabile dal pubblico, sicuramente merita di essere conosciuto e assaporato.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
260
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    27 Settembre, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Stabat mater

Cecilia è un'orfana cresciuta nell' Ospitale della Pietà di Venezia, abituata a trascorrere le proprie giornate suonando il violino e le proprie notti a scrivere ad una madre mai conosciuta.
Il tormento della giovane si innalza poderoso pagina dopo pagina, dando voce ai tanti interrogativi irrisolti che non si sopiranno mai, poiché è insito nell'essere umano il desiderio di fare luce anche nelle situazioni più buie per cercare le risposte necessarie a placare la propria sete di verità.
Il dramma dell'abbandono, della mancanza di affetti, del calore di una famiglia è struggente e palpabile, descritto con una profondità di termini ed una sensibilità d'animo degni di un grande autore. La narrazione raggiunge attimi sublimi, quando Cecilia da libero sfogo a tutta la disperazione accumulata, cercando un confronto seppur immaginario con la madre, facendo volare la fantasia lontano dal piccolo mondo angusto in cui è reclusa.
Il romanzo scorre abbastanza lento come è giusto che sia, in virtù delle sue qualità di approfondimento psicologico del personaggio, così da dar modo al lettore di giungere ad una perfetta simbiosi con la giovane, fino a respirare quell'aria densa e opprimente che ristagna tra quelle mura e a percepire quella vita rigorosa e priva di amore.
L'inserimento della figura di Antonio Vivaldi all'interno della storia contribuisce a dare colore e sostanza al tema della musica, un elemento importante nella vita delle ragazze ospiti dell'orfanotrofio; grazie alla musica riescono a comunicare le emozioni, i dolori, le speranze e i sogni, insomma una via di fuga perfetta da una vita grigia e desolata.
Quello proposto dall'autore è un racconto che, pur nella sua brevità, brilla di una intensità notevole, toccando momenti poetici raffinati che sondano l'anima e fanno cantare gli angoli più segreti del cuore, mettendo a nudo sofferenza e solitudine, ma anche la brama di libertà che spinge l'uomo a spiccare il volo verso un orizzonte più luminoso.
Amaro e commovente, ottimo mezzo per riflettere sulle condizioni di tutte quelle persone cui il destino ha negato la gioia di nascere e crescere circondate da quel calore che solo l'amore può sprigionare.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
150
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    23 Settembre, 2011
Top 10 opinionisti  -  

la strada

La mente geniale di Mc Carthy immagina un' epoca futura in cui la terra è ridotta ad una landa sterile in cui vagano senza meta gli ultimi esseri umani sopravvissuti a qualche imprecisata catastrofe: una visione disarmante di una umanità derelitta, resa vorace e bestiale dalla fame e dalla disperazione.
I protagonisti assoluti sono un padre e un figlio, a cui volontariamente l'autore sceglie di non associare un nome, definendoli semplicemente l'Uomo e il Bambino, come a farne simboli di un' umanità intera: tra i due un legame di amore spassionato, di spirito di sacrificio, di condivisione all'ennesima potenza.
Col suo stile secco e tagliente, dove nessuna parola risulta superflua, Mc Carthy ci propone due personaggi indimenticabili, tremendamente reali seppur collocati in un contesto di tutt'altra natura, ritratti in tutto il loro essere umani,ossia deboli, impauriti, sfiduciati e stanchi , ma al contempo forti, inarrestabili e pronti a lottare.
Una contraddizione palpabile anima il cuore e la mente dei due: da un lato la durezza della situazione spinge verso un abbattimento morale e ad una sorta di placida accettazione della fine, dall'altro la forza di sopravvivenza sembra urlare il proprio desiderio di continuare a percorrere la strada della vita.
Siamo di fronte ad una narrazione coinvolgente e travolgente, fatta di immagini crude e strazianti destinate a rimanere indelebili, accompagnata da dialoghi essenziali e incisivi di una bellezza elegiaca.
Una mirabile analisi dell'uomo, colto in una situazione di estrema difficoltà in cui appare più semplice e meno doloroso morire piuttosto che affrontare la fatica di vivere; un uomo a cui è venuta meno la speranza, costretto a vagare in un mondo freddo e inospitale, dove la parola futuro ha perso ogni significato, un uomo lacerato dalla consapevolezza di non poter lasciare nulla al figlio eccetto l'amore che prova per lui.
La strada è un'opera che da voce ad un'esplosione di emozioni, sentimenti e riflessioni, che canta l'amore di un padre per il figlio, che urla la disperazione di chi ha perso tutto e di chi continua a camminare alla ricerca della luce nonostante l'orizzonte sia avvolto nelle tenebre.
Una narrazione potente, inquietante, agghiacciante, commovente e appassionante, insomma preziosissimo spunto per meditare sul significato della vita e sulla forza insita nell'essere umano.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
192
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    20 Settembre, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Il postulante

Il romanzo è ambientato negli anni cinquanta in un convento situato sul suolo italico ma di cui l'autore preferisce tacere il nome della località, come per calare le vicende in un paesaggio nebuloso e indefinito, rispecchiando così l'animo del protagonista e forse, azzarderei, per concentrare tutta l'attenzione del lettore solo sulla storia narrata.
Questa è la storia di un giovane in bilico tra due amori contrastanti e inconciliabili; quello verso Dio e quello verso gli uomini.
Due tematiche notevoli come la ricerca di una vocazione religiosa solida e la raggiunta consapevolezza di essere omosessuale, si fondono qui in un unico enorme fardello sulle spalle del giovane.
La fede del protagonista è tormentata e vacillante,corrosa da numerosi interrogativi in merito a taluni dogmi propugnati dalla Chiesa, a cui spera di dare risposta immergendosi nella vita contemplativa del convento ed entrando in contatto con persone sicure della propria scelta di vita, da cui attingere preziosi consigli.
I numerosi motivi di incertezza sul fronte prettamente religioso si intrecciano continuamente con sentimenti d'amore terreno per i propri simili, indomabili e persistenti, vissuti come una colpa di cui la ragione vorrebbe liberarsi superando la resistenza del cuore.
Lo stile narrativo di Selmi è immediato e diretto, dando vita ad una lettura dai connotati piacevoli e scorrevoli, vuoi anche per la scelta di un linguaggio che sa di quotidianità e non di ricercatezza.
Sul piano contenutistico invece occorre esprimere un giudizio più critico; cominciamo col dire che
l'idea che sta alla base dell'elaborazione della trama, di per sé non brilla per originalità , tuttavia se l'analisi introspettiva del personaggio fosse stata condotta in maniera più approfondita, avrebbe catturato ugualmente il lettore, poiché di fronte a certi temi, è interessante valutare la capacità dell'autore nell'affrontarli.
Al termine della lettura ci si avvede di come la profondità di contenuto sia veramente scarna e le emozioni ed i turbamenti del giovane non siano sviscerati a sufficienza in rapporto alla scelta esistenziale da compiere e al doloroso bivio che attende in fondo al cammino.
I temi trattati sono spinosi e dalle mille sfaccettature, poiché toccano numerosi ambiti, quale quello morale, sociale, filosofico, teologico e psicologico, richiedendo quindi una solida maturità letteraria ed una robusta preparazione dottrinale, che si acquisiscono e si consolidano con l'avanzare della propria produzione.
Un'opera dal sapore acerbo ma che mette il luce le potenzialità di un buon scrittore.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
140
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    17 Settembre, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Dolorosi ricordi

La professoressa Antonia Arslan esordisce sul panorama letterario italiano con un romanzo assai amaro, per ricordare le atrocità perpetrate a danno del popolo armeno, avvalendosi di fonti molto preziose e attendibili, quali i ricordi familiari a lei trasmessi dai nonni.
Quella narrata è la storia di un sogno infranto dall'odio e dalla crudeltà dell'essere umano, è la storia della felicità annientata di una famiglia come tante, brava gente dedita al lavoro e agli affetti più intimi, è la storia di bambini e adolescenti che porteranno delle indelebili ferite nel cuore; ma vuole essere anche la storia della bestialità umana e la storia di ideologie sbagliate al soldo di gente senz'anima.
Il valore del romanzo sotto il profilo di documento storico è innegabile, perchè nulla di tutto ciò che accadde in Turchia cada nell'oblio, anzi è giusto ricordare e far ricordare agli uomini, eventi disastrosi e ignominiosi di cui si sono macchiati i propri simili.
Ciò che caratterizza marcatamente il racconto, è lo stile adottato dall'Arslan; complesso, non immediato, pindarico. Ne deriva una lettura in salita, a tratti difficilmente comprensibile, per l'eccessiva fusione degli episodi narrati con gli stati d'animo dei numerosi protagonisti, dando vita ad un lavoro a tratti fuorviante e scarsamente incisivo.
Probabilmente una scrittura più diretta ed un maggior approfondimento psicologico dei personaggi, avrebbe reso la narrazione più solida sul piano emozionale, provocando sensazioni più forti nel pubblico.

Dopo aver letto il capolavoro della Khayat che tratta dello stesso argomento, Le stanze di lavanda, si potrebbe rimanere un pizzico delusi dalla lettura di questo romanzo; tuttavia è d'obbligo ricordare che ogni autore affronta la narrazione in modo del tutto personale, mettendo in campo lo stile più consono al proprio modo di provare le emozioni e di esprimerle.
Un plauso all'autrice, per avere avuto la forza e il coraggio di dare voce ai ricordi di una intimità e serenità familiari violate, rendendo partecipe il mondo intero di dolorose memorie che il tempo non cancellerà mai.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
160
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    13 Settembre, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Shantaram

Niente al mondo plasma l'anima di un uomo come l'esperienza maturata nel corso di una vita difficile e travagliata.
Con questo romanzo, in cui episodi realmente accaduti vengono rielaborati con uno straordinario tocco di fantasia, l'australiano Roberts racconta al mondo la sua storia, aprendo l'anima e dandole voce, mettendo in gioco le emozioni più segrete, quelle che fanno vibrare il cuore e la mente sia di chi le ha vissute sia di chi le ascolta.
Una vita rocambolesca, segnata da percorsi duri come il carcere, la droga, la scelta di evadere e di ritrovarsi in un mondo nuovo, venendo a contatto con una realtà forse peggiore di quella lasciatasi alle spalle.
L'India è lo sfondo totalizzante del romanzo, con i suoi colori, i suoi odori, un crogiolo di razze e di culture, di stridenti contrasti tra ricchezza di pochi e povertà dilagante; sono pagine di eccezionale bellezza, in cui si avverte forte l'amore per questa terra da parte del narratore,poiché questo suolo l'ha accolto tra la propria gente e l'ha cambiato.
La permanenza indiana servirà a Roberts per conoscere a fondo se stesso, per riscoprire valori quali l'amore, la generosità, l'amicizia, la lealtà, entrando in contatto con un'umanità variegata
da cui rimarrà profondamente colpito. Una galleria di personaggi di squisita caratura, colti nella pienezza di un vivere complicato, forti e deboli, vincitori e perdenti, onesti e sfruttatori, vittime e carnefici, tutti indissolubilmente legati dalla ricerca di una felicità: ossia la propria, poiché ogni essere umano ha aspettative diverse e un modo del tutto personale per raggiungerla.
Una fluidità narrativa sconvolgente accompagna la lettura di questo lungo romanzo, senza far mai avvertire cali di tensione, al contrario, aumentando il ritmo strada facendo, con un coinvolgimento totale del lettore , grazie allo spirito avventuroso che anima il racconto e alla profondità espressiva da cui è pervaso. Le pagine sono dense di riflessioni sulla vita e sul destino, elaborate con saggezza e supportate da una discreta conoscenza filosofica, così da creare un lavoro di buon livello letterario.
Commovente e palpitante la vicenda di Roberts, un uomo che decide di mettersi a nudo senza temere il giudizio altrui, senza cercare vane giustificazioni per gli errori di cui si è macchiato, un uomo peccatore che ha provato sulla pelle il dolore della dannazione, ma che è riuscito a ritrovare la voglia vivere.

“Uno dei motivi per cui abbiamo un terribile bisogno d'amore e lo cerchiamo disperatamente, è perché l'amore è l'unica cura per la solitudine, la vergogna e la sofferenza. Ma alcuni sentimenti si nascondono così profondamente nel cuore che solo la solitudine può aiutarti a ritrovarli. Alcune verità sono così dolorose che solo la vergogna può aiutarti a sopportarle. E alcune circostanze sono così tristi che solo la tua anima può riuscire a urlare di dolore “

Assolutamente da leggere

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
per chi volesse approfondire la conoscenza del'India, consiglio la lettura de La città della gioia.
Trovi utile questa opinione? 
221
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    06 Settembre, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Il paese senza adulti

La francese Ondine Khayat, dopo il felicissimo esordio con “Le stanze di lavanda”, propone al suo pubblico una nuova storia, dura e agghiacciante, come riesce ad esserlo una storia di violenze domestiche.
Il tema degli abusi tra le mure di casa, di per sé è già stato trattato numerose volte nella recente produzione letteraria, sviscerato e studiato, posto sotto l'attenta lente di psicologi ed esperti.
L'originalità e la forza infusa al racconto dall'autrice, è dovuta alla scelta dell'io narrante che ci accompagna in questo faticoso viaggio; si tratta di un ragazzino di undici anni, vittima dalla nascita di un padre violento e senza anima e della debolezza di una madre, succube lei stessa.
Il lettore viene letteralmente catapultato in un mondo buio come la tana di un orco, provando un senso di impotenza paralizzante ed una indignazione così lacerante da ottenebrare la mente, poiché sembra del tutto inutile cercare di capire al cospetto di tanta bestialità.
La Khayat cede completamente la conduzione della narrazione al protagonista, evitando di esprimere qualsivoglia giudizio morale; cosa c'è di meglio che lasciare parlare le immagini traboccanti di dolore,di paura, i sentimenti calpestati di un bambino che non ha conosciuto un sorriso ed una carezza nella vita?
Una scelta stilistica azzardata e difficile, da cui l'autrice ne esce vincitrice raggiungendo un ottimo risultato, grazie alla capacità dimostrata di riuscire ad infondere una straordinaria profondità di contenuti senza allontanarsi dalla semplicità e dalla purezza del linguaggio dei bambini, in grado di avvertire la durezza della loro realtà e di analizzarla con occhi disincantati e sofferenti, ma al contempo di mantenere vivo un labile lumicino di speranza che permetta di evadere dal mondo reale e raggiungere quel paese senza adulti che anima i loro sogni.

Un romanzo che nasce da un consistente e appropriato lavoro di studio e analisi psicologica della problematica trattata, dando vita ad una lettura forte e tenera che permette di vedere le brutalità compiute dagli adulti con gli occhi di un bambino.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
della stessa autrice "Le stanze di lavanda"
Trovi utile questa opinione? 
150
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    01 Settembre, 2011
Top 10 opinionisti  -  

La ragazza di Camden

“La ragazza di Camden” è un romanzo che racconta di percorsi di vita alquanto difficili e tormentati, quelli stessi che talvolta il destino sembra imporre a taluno, senza offrire vie di fuga.
Le vite di due donne finiscono per intrecciarsi casualmente dopo tanti anni, provocando un terremoto emotivo e la caduta di quelle maschere fittizie che l'essere umano costruisce per nascondere dolorose verità.
L'autore ci accompagna attraverso questa narrazione dalle mille sfaccettature, capace di passare da momenti di estrema dolcezza a passaggi forti e crudi, facendo avvertire prepotente la sua presenza tra le righe, grazie all'inserimento di riflessioni di una squisita profondità.
L'intreccio della trama, nonostante mostri qualche debolezza sotto il profilo della originalità, tuttavia è sorretto da un sottile filo di mistero che stuzzica la curiosità del lettore tenendone vivo l'interesse e da una delicata e convincente analisi dei personaggi che emergono con vigore e realismo.
Il romanzo pur nella sua brevità, è un crogiolo di spunti per riflettere sul valore e l'importanza della famiglia e sul conseguente vuoto affettivo provocato da una sua eventuale mancanza; la carenza di affetto spinge talora l'essere umano ad affrontare cammini di vita perniciosi e distruttivi, destinati a lasciare segni indelebili, di cui è inutile affannarsi a cancellarne i ricordi, perché sembrano destinati a riemergere in una resa dei conti finale.
Scorre calda tra le pieghe del racconto, la voglia della ragazza di Camden di spogliarsi dei segreti con cui ha convissuto e urlare la verità al mondo senza vergogna, per librarsi finalmente alleggerita da un peso persistente e logorante.
La precarietà delle vite in gioco e il fardello doloroso a carico delle coscienze, non riescono tuttavia ad intaccare la vena di ottimismo che serpeggia in queste pagine, vuoi per una accettazione della propria condizione vuoi per un inaffondabile bisogno di amore e comprensione.
Considerata la complessità dei temi affrontati, in taluni frangenti un maggior approfondimento avrebbe giovato a conferire al racconto completezza e potenza; sicuramente l'autore paga il dazio di una esperienza letteraria agli albori, ancora da corroborare.
Sul piano stilistico, invece, il lettore ravviserà una buona capacità narrativa, permeata da una sensibilità d'animo pronta a captare emozioni profonde e a proporle con abilità linguistica.

“ Un segreto è il rimpianto di una verità. All'inizio è diverso: quando ti accorgi di possedere un segreto senti dentro un senso profondo di libertà. Lasci che l'arcano si muova tra gli spazi infiniti dell'anima e del cuore. Ma presto quella sterminata area intima diventa spazio angusto e senti crescere talvolta l'impulso irresistibile alla confessione. “ (Salvatore D'Antona)

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
90
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    26 Agosto, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Elisabeth

Sortino parte da uno spunto derivato da una vicenda di cronaca agghiacciante di qualche tempo fa, per dare vita ad un romanzo di una intensità sconvolgente.
Una ragazza viene segregata dal padre in un rifugio sotto terra per ventiquattro lunghi anni, fatti di abusi fisici e psicologici indicibili, violata come donna e come essere umano, ridotta in uno stato di cattività difficile da immaginare.
L'autore mostra fin da subito le sue reali intenzioni, ossia distaccarsi da una pedissequa ricostruzione cronachistica del fatto, quanto piuttosto di riuscire a cogliere i lati oscuri e meno immediati della lugubre storia di Elisabeth, quelli che il pubblico tralascia in nome di una più bassa e morbosa curiosità per i particolari scabrosi e piccanti.
Le domande che si pone Sortino e le relative risposte, si riflettono nella stesura di un romanzo di altissimo spessore, capace di scandagliare l'animo umano fin nelle pieghe più segrete, regalandoci brividi, lacrime e tenerezze, durante tutta la lettura, senza avvertire mai un calo, anzi riuscendo a far vibrare le corde più alte del cuore strada facendo.
Da dove trae la forza un essere umano per poter sopravvivere ad un simile orrore ? Questo difficile interrogativo corre lungo l'intera narrazione e viene fatto oggetto di una elaborazione profonda e convincente grazie ad un poderoso lavoro di approfondimento psicologico, unitamente a riflessioni di natura filosofica.
La figura di Elisabeth è di una bellezza grandiosa, colta con estremo realismo, senza banalizzarne mai gli stati d'animo, ma studiando minuziosamente quell'innata forza, che nei momenti più tragici spinge l'essere umano a lottare per la sopravvivenza.
Un racconto forte e duro, capace di coinvolgere il lettore fino al punto di fargli provare, oltre ad un normale senso indignazione e disgusto,considerata la gravità dei fatti, un dolore vivo, penetrante e inconsolabile.
Il punto di forza del romanzo è da cogliere nella straordinaria maturità narrativa del giovane autore:
il suo è un narrare caldo e pregno di sensazioni, rivelatore di una squisita abilità nel raggiungere una profondità espressiva singolare, tanto da sfociare in momenti di pura poesia.
Sortino vuole esimersi dall'esprimere qualsiasi giudizio morale, ma provare a capire i meccanismi più complessi della mente umana, trascinando con sé il pubblico attraverso questa dolorosa e accattivante analisi.

Il panorama letterario italiano si è arricchito di una nuova mirabile penna.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
100
Segnala questa recensione ad un moderatore
Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    22 Agosto, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Ottimo esordio

La caccia ad un assassino seriale nella Russia post-bellica è solo lo spunto per proporre al pubblico uno spaccato marcatamente realistico delle condizioni di vita di un popolo sottomesso ad uno dei regimi più duri che abbia mai conosciuto l'umanità.
Con lo scorrere della narrazione Smith ci catapulta per le strade e nelle case di un paese martoriato dalla miseria più estrema, dove la condizione di povertà è aggravata dalla totale perdita di libertà dei cittadini, annientati psicologicamente, spiati fin nell'intimità e costretti a convivere col terrore quotidiano di essere giudicati dei sovversivi ed arrestati. Un mondo fatto di paura, di angoscia, di violenza e odio, dominato dalla cultura del sospetto e destinato a tarpare le ali a qualsiasi sussulto di libertà e giustizia.
La crudezza delle situazioni raccontate è abbagliante, tanto da provocare nel lettore sconcerto ed indignazione, per le cattiverie perpetrate dagli uomini sui propri simili, in nome di un indottrinamento politico o per pura convenienza.
Sotto la cortina di ferro che regna sulla nazione in quel periodo, emergono prorompenti i personaggi creati da Smith, colpiti duramente da un destino avverso ed avvezzi a lottare per la propria sopravvivenza. Figure meravigliose, complesse e psicologicamente a tutto tondo, pervase di infinita unamità o malvagità, messe a nudo e colte nei loro drammi più intimi, corrosi dalla voglia di trovare una serenità mai conosciuta, ma di cui avrebbero bisogno di assaporare la dolcezza.
Seppur partorito dalla penna di un autore emergente, il romanzo è di una incredibile maturità stilistica; la potenza narrativa è pervasiva e avvolgente, capace di andare oltre la pura creazione della suspence necessaria per supportare un buon giallo, ma disseminando emozioni e sentimenti forti a cui il pubblico può attingere a piene mani.
Un' ottima lettura in cui si coniugano alla perfezione elementi in grado tenere alta la tensione del racconto con altri dotati della profondità storica necessaria per contestualizzare gli eventi e donare ai protagonisti una massiccia dose di credibilità.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
160
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    18 Agosto, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Il mondo di Sofia

Scrivendo questo romanzo, Gaarder ripercorre la storia della filosofia dalle origini ad oggi, in modo alquanto sintetico tuttavia decisamente efficace.
La genialità dell'autore sta nel trovare l'intreccio narrativo giusto al cui interno poter collocare la sua lezione filosofica, regalandoci un libro intrigante e colto allo stesso tempo.
Lo svolgersi della trama colpisce fin da subito il lettore, trascinandolo in un vortice di supposizioni ed elucubrazioni per riuscire a cogliere lo stratagemma posto alla base del racconto;
ne scaturiscono sensazioni molteplici, dal disorientamento ad una inebriante curiosità, consapevoli di trovarsi nella mani dell'autore o meglio, in balia della sua mente acuta e saggia.
Pur trattandosi di un romanzo impegnativo da affrontare sotto il profilo contenutistico, tuttavia lo si legge agevolmente, grazie alla ottima capacità del professor Gaarder di saper raccontare e spiegare la materia trattata mediante l'utilizzo di esempi concreti e appartenenti al vivere quotidiano; sicuramente ciò rappresenta un'arma vincente con cui incollare il pubblico alle pagine, evitando di tediarlo con dissertazioni di stampo accademico.
Coloro che avessero il desiderio di rinfrescare le proprie conoscenze in materia filosofica oppure di avvicinarvisi per la prima volta, troveranno in questo testo uno strumento inconsueto per poterlo fare in maniera succinta e piacevole.
Sotto il profilo espositivo il lavoro è impeccabile, privo di sbavature e alleggerito da un linguaggio moderno, depurato da termini troppo tecnici; insomma essenziale, diretto e limpido.
In definitiva si tratta di un romanzo a cui è difficile poter dare una precisa collocazione in merito al genere, poiché assume una veste originale, grazie alla sua strutturazione che corre sul duplice binario di una misteriosa avventura e di una interessante serie di lezioni sulla storia del pensiero.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
dello stesso autore la ragazza delle arance
Trovi utile questa opinione? 
210
Segnala questa recensione ad un moderatore
Racconti di viaggio
 
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    13 Agosto, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Io viaggio verso est

Dopo aver attraversato alcuni Paesi dell'ex Unione Sovietica, Valsecchi firma un lavoro in cui riesce ad amalgamare con sapienza ricostruzioni storiche, analisi politiche e sociali ed interviste nate per strada incrociando persone del luogo, aggiungendo inoltre interessanti e ponderate riflessioni personali.
Quello di Valsecchi è un viaggiare carico di voglia di conoscere i lati oscuri e meno conosciuti, di incontrare la gente ed ascoltare le loro storie, di approfondire, grazie ad un adeguato supporto storico, i numerosi problemi che affliggono queste regioni, come l'arretratezza economica estrema, i contrasti etnici tuttora esistenti, il dilagare massiccio della criminalità cementato da anni di connivenza con le alte sfere politiche.
La testimonianza che ne scaturisce è di una lucidità disarmante, in quanto l'autore lascia parlare le diverse realtà che incontra sul suo cammino, senza intessere teorie interpretative e senza schierarsi con alcuna forza politica; ciononostante egli stesso non può esimersi dal porsi delle domande, poiché tocca con mano il disfacimento di un sistema politico ed il conseguente crollo delle basilari garanzie sociali, leggendo negli occhi della gente comune la sofferenza, l'angoscia, la fatica di vivere senza i mezzi necessari e la delusione per essere stati ingannati e sfruttati da regimi che propugnavano il raggiungimento di maggiori benefici a favore del popolo, producendo, invece, solo un abisso di diseguglianza tra i pochi che ora detengono il monopolio economico e l'intera massa abbandonata ad una qualità di vita nettamente inferiore agli standard europei.
Buona la capacità narrativa di cui da prova questo scrittore esordiente, riuscendo a coinvolgere il lettore in questo viaggio on the road, grazie ad un linguaggio pulito e deciso, ma pregno di tutte le sensazioni e le emozioni vissute, che emergono talora prepotenti tra le righe.
Le parti dedicate alla ricostruzione storica, seppur brevi e impeccabili, giocoforza rallentano il ritmo narrativo e richiedono impegno, ma sono del tutto complementari a questo genere di opera, poiché forniscono al lettore digiuno di informazioni, gli strumenti necessari per una migliore comprensione del processo evolutivo di queste terre, in quanto una corretta analisi delle situazioni attuali non può mai prescindere da uno studio del passato.
Giungendo a fondere le caratteristiche tecniche e giornalistiche tipiche di un saggio a quelle
più propriamente narrative di un racconto, Valsecchi offre al pubblico una lettura interessante e utile per approfondire la conoscenza del mondo dell'est Europa, catturato dal suo occhio acuto e curioso.

Un ringraziamento alla Redazione per la possibilità offertaci di poter approfondire la conoscenza dell'attuale panorama letterario.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
90
Segnala questa recensione ad un moderatore
Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    10 Agosto, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Insufficiente

Giulio Leoni ci propone un Dante inedito, calando lo storico vate nei panni di un novello detective, alle prese con enigmatici delitti che sconvolgono la quiete cittadina di una Firenze medievale.
Se l'intento dell'autore era di dare vita ad un romanzo storico a tinte noir, al termine della narrazione si avverte forte la sensazione di una mancata riuscita.
Gli elementi che caratterizzano l'intreccio giallo della trama, sono piuttosto mal congegnati e poco accattivanti, scarseggiano di mordente e di suspense, provocando un costante senso di attesa nel lettore nella speranza che la narrazione assuma maggior consistenza.
La pecca di un buon impianto noir, poteva essere meglio sopportata se il romanzo si fosse dimostrato più solido sul piano storico, offrendo un affresco nitido e puntuale del periodo trattato; purtroppo il lavoro non convince appieno neppure sotto questo profilo, in quanto manca della profondità necessaria affinché il pubblico possa sentirsi immerso nella Firenze dell'epoca, la quale viene tratteggiata sommariamente, per dare invece risalto a numerosi personaggi di cui si fatica a seguirne le orme all'interno del dipanarsi della vicenda.
Di buon livello lo stile linguistico adottato, tuttavia questa qualità non riesce a risollevare il giudizio complessivo del romanzo, che rimane insufficiente, in quanto eccessivamente nebuloso e carente della necessaria incisività.
Sicuramente con questo romanzo Leoni paga dazio per il fatto di essere agli esordi della sua attività letteraria e di non aver avuto ancora modo di affinare e rafforzare le proprie capacità, motivo per cui non è da escludere un assaggio della sua produzione posteriore.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
no
Trovi utile questa opinione? 
100
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    04 Agosto, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Vite

Affrontare questa lettura significa entrare nelle case degli abitanti di una ridente cittadina del Maine; ebbene sì, le case, ossia il luogo più intimo che appartenga ad un individuo, le cui mura nel corso degli anni sono mute testimoni delle vicissitudini familiari più private.
Alla serenità di una natura idilliaca e di un ritmo di vita lontano dalle frenesie metropolitane, fanno da contraltare le profonde inquietudini che soffocano ogni famiglia.
Quella proposta dall'autrice è un'analisi lucida e tagliente delle molteplici problematiche che affliggono la nostra società, colte con perspicacia e arguzia, senza cadere in inutili sentimentalismi.
E' tremendamente difficile parlare di incomprensioni tra genitori e figli, di coppie annoiate, di anziani soli, di malattia, di eventi traumatici senza scivolare nella banalità e nel già detto; eppure la Strout ci riesce con questo romanzo dai toni aspri capace di scavare nell'anima del personaggio, in modo apparentemente rapido ed essenziale, tuttavia giungendo a far cogliere al lettore tutta la tragicità degli eventi e l'amara consapevolezza dell'inesistenza di qualsivoglia isola felice.
Ad un approccio iniziale, il racconto focalizzato su singoli nuclei familiari può apparire slegato e incoerente con un flusso narrativo uniforme; con l'avanzare della lettura l'intento della scrittrice si concretizza e si riesce ad apprezzare la coralità delle voci e delle storie messe in campo.
E' un romanzo forte, che parla dei dolori della vita e delle diverse maniere in cui gli uomini li affrontano, che non astrae mai dalla realtà quotidiana, ma ne mostra i mille volti.
Uno stile limpido e cristallino ed un linguaggio dal sapore classico, mai troppo moderno, contribuiscono alla bellezza del racconto, regalandone una lettura veloce e godibile, seppur pregna di emozioni e di spunti di riflessione.
Un'ottima prova da parte dell'autrice che, alternando ironia e crudezza, riesce a dar voce alla difficoltà del vivere di tutti i giorni, anche di coloro che problemi sembrano o dicono non averne.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
230
Segnala questa recensione ad un moderatore
Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    01 Agosto, 2011
Top 10 opinionisti  -  

La contessa Bathory

La Johns propone al pubblico una ricostruzione del tutto personale fuori dai soliti schemi noir della vita della contessa Bathory, passata alla storia per gli innumerevoli omicidi commessi tra le mura dei propri castelli.
Prende vita un romanzo che non vuole essere né biografico in senso stretto né di pura indagine criminologica per stuzzicare le curiosità degli amanti del genere thriller; dopo i primi momenti di smarrimento in cui il lettore non comprende quale taglio voglia dare la scrittrice alla narrazione, con lo scorrere delle pagine prende corpo un racconto affascinante, ricco di puntuali riferimenti storici e di un'accurata descrizione del modus vivendi nel XVII secolo presso le corti e nel contado, nelle zone comprese tra l'attuale Ungheria, l'Austria e la Transilvania.
La figura di Elisabeth viene scandagliata in modo piuttosto approfondito, mettendone in risalto le peculiarità caratteriali possedute fin da bambina e quelle acquisite strada facendo,a lei imposte dal ruolo sociale rivestito e dalle avversità incontrate sul proprio cammino. Ne esce il ritratto di una donna dal temperamento forte e risoluto, pronta a prendersi cura di se stessa e della propria famiglia, destreggiandosi tra le difficoltà ed i pericoli di un'epoca in cui si muore di peste oppure di fame se i raccolti non danno frutti o si rischia di essere spogliati delle proprie terre in seguito a sovvertimenti politici.
E' un romanzo che colpisce perché viene colto tutto il dramma dell'essere donna in un simile contesto storico, dall'essere promessa in sposa ad undici anni per rinsaldare alleanze politiche, alla necessità di garantire eredi maschi, al rischio di ritrovarsi vedove ed essere derubate delle proprie terre dai figli stessi: un mondo orribile, ottimamente reso dal puntuale lavoro di indagine storica che è sotteso alla stesura del romanzo.
Lo stile narrativo è agile e scorrevole sia nelle parti descrittive sia in quelle dialogate, regalando una lettura piacevole e dal ritmo incalzante.
Il merito della Johns sta nel creare un forte legame tra il personaggio e il lettore, una sorta di immersione totale all'interno della vita di una donna, di cui, oltre alle nefandezze compiute, sembra esserci altro da conoscere e da ricordare.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
140
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
3.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    26 Luglio, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Il bacio della Medusa

Il primo lavoro della Mazzucco è già in grado di delineare le doti letterarie dell'autrice, le stesse apprezzabili nel corso di tutta la sua produzione posteriore.
Siamo di fronte ad una ricostruzione stupefacente di una vicenda di cronaca giudiziaria datata, da cui ha preso spunto la scrittrice, elaborandola e arricchendola di elementi di fantasia, regalandoci delle figure femminili indimenticabili.
Il fulcro del racconto è la donna, colta nelle peggiori avversità in cui la vita la può catapultare,ossia dallo strazio dello sfruttamento sessuale a danno di bambine orrendamente cedute dalle famiglie in mano a orchi pedofili, allo scandalo ignominioso sollevato dall'amore tra due donne, all'accettazione passiva di matrimoni di pura convenienza con uomini destinati a rimanere per sempre degli estranei a livello sentimentale.
Norma e Medusa sono esempi di donne inaffondabili, pronte a qualsiasi sacrificio pur di giungere alla agognata meta, per spogliarsi delle vecchie vesti pregne di dolori e vestirsi di abiti nuovi, per camminare libere dai vincoli cui il destino le ha incatenate per un lungo periodo.
Magistrale la caratterizzazione dei personaggi, la cui anima viene sviscerata e resa parlante, attraverso l'utilizzo di dissertazioni dal sapore filosofico, che spaziano dal ricordo concreto al vaneggiamento, tuttavia densi di pathos e perfettamente adeguati ai momenti di paura e disperazione cui versano gli attori sulla scena. L'urlo di dolore che si alza da queste pagine è straziante, il grido di angoscia prende corpo lentamente e giunge prorompente al termine della narrazione, mettendo a nudo tutta la fragilità dell'essere umano e al tempo stesso la forza ritrovata per cercare di non soccombere.
La peculiarità di questa lettura è l'enorme difficoltà che attende il lettore, in considerazione dello stile utilizzato dalla Mazzucco nella stesura di questo romanzo e del lento fluire che lo domina.
Lo stile è molto elaborato, corposo, iperdescrittivo, pronto a cogliere le estreme sfumature della mente e del cuore, esplodendo letteralmente nei momenti introspettivi, raggiungendo toni che esulano dalla narrazione e si avvicinano alla poesia.
Il linguaggio utilizzato è perfettamente in linea con lo stile narrativo, ossia ridondante e ricercato, un po' barocco, arricchito di termini in uso all'epoca e costellato di frasi in francese e in dialetto in uso nelle zone piemontesi di confine agli inizi del novecento.
Il romanzo non si legge agevolmente ed è adatto ad un pubblico avvezzo ad affrontare letture inpegnative, tuttavia il valore letterario è incontestabile e notevole, per l'approfondimento del contenuto e per l'espressione stilistica di questa nuova promessa del panorama letterario italiano.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
120
Segnala questa recensione ad un moderatore
Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    21 Luglio, 2011
Top 10 opinionisti  -  

La brava moglie

Cinzia Tani ricostruisce , romanzandola, una storia vera, triste e amara, svoltasi negli Stati Uniti agli inizi del secolo scorso. Le protagoniste sono madre e figlia, due donne aride, venali, arriviste, disposte a rinunciare alla propria dignità e moralità pur di accaparrarsi un pezzettino di fortuna economica ed un posto di riguardo nel frivolo mondo aristocratico newyorkese.
Una vicenda a tinte forti, destinata a sfociare nel noir, di cui la stampa parlò a lungo, facendone un caso che sconvolse i benpensanti dell'epoca, mettendo a nudo nefandezze, soprusi e sfruttamento perpetrati da uomini in vista per posizione sociale, ai danni di giovani ragazze affamate di denaro e pronte a svendersi al miglior offerente.
I personaggi maschili e femminili emergono con forza dalle pagine di questo libro, proponendosi al lettore vivi e perfettamente delineati, mossi da brame fameliche, inghiottiti da un vortice di passioni insane, per finire annientati da quella stessa vita cui hanno agognato.
E' una lettura che colpisce e fa riflettere, provocando un profluvio di sensazioni, come indignazione, disgusto, incredulità, ma anche una sorta di pietas per quelle giovani donne che in mancanza di un solido appoggio familiare e talora spinte proprio dalla famiglia, caddero nelle spire di uomini potenti e senza scrupoli, pronti a farne delle schiave, approfittando delle loro ambizioni o della loro vulnerabilità.
La narrazione scorre agevolmente grazie ad un linguaggio semplice e leggero, tuttavia in alcuni passi lo stile assume una eccessiva connotazione cronachistica, allontanandosi dalle vesti del romanzo, per avvicinarsi ad un lavoro di natura giornalistica.
Nel complesso è valutabile come un buon lavoro, lucido, oggettivo e ben curato, capace di trasportare il lettore per le strade della New York dell'epoca e di fargli respirare l'aria insalubre degli ambienti di cui si parla.

Consigliato a chi abbia voglia di riscoprire un vecchio caso di cronaca che mette in pista problematiche ancora estremamente attuali.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
130
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    12 Luglio, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Il catino di zinco

Nel suo romanzo d'esordio, la Mazzantini da voce ed anima ad una storia di famiglia, abbandonandosi alla rievocazione di uomini e donne del passato, dedicando particolare attenzione alla nonna Antenora, figura femminile a tutto tondo, stupendamente ritratta in una quotidianità fatta di gesti, di emozioni e sentimenti.
L'originalità stilistica dell'autrice esce prorompente da queste pagine, mostrando già le doti di una brillante narratrice, capace di utilizzare il linguaggio in modo incisivo, passando da toni aspri a momenti di pura tenerezza e introspezione. Buona la caratterizzazione dei personaggi, carichi di umanità e di calore, colti nella fragilità dei loro errori, delle debolezze,delle delusioni, negli slanci d'affetto e nelle gioie; insomma, persone vere e genuine, che si muovono sulla scena con naturalezza, perfettamente orchestrate da una penna accorta e sagace.
Interessante lo spaccato storico sotteso al racconto, che abbraccia il cammino del nostro paese da inizio secolo ad oggi, mettendo in luce cambiamenti del vivere sociale, della morale, della pudicizia e delle relazioni all'interno della famiglia, il tutto raccontato con tocco leggero senza alcun appesantimento del flusso narrativo, tuttavia foriero di ottimi spunti di riflessione sull'evoluzione del ruolo della donna sia in ambito familiare sia sociale.
Qualche piccolo calo del ritmo narrativo è certamente ravvisabile e pienamente giustificabile essendo un'opera prima, ciononostante rimane un romanzo piacevole da leggere e coinvolgente perché si parla di vita, e l'autrice riesce a farlo in modo profondo, suggestivo e poetico.
La lettura de Il catino di zinco è un ottimo modo per avvicinarsi alla produzione letteraria della Mazzantini ed iniziare ad assaporare il gusto forte e avvolgente del suo narrare, che pur essendo ancora leggermente acerbo in questa fase, tuttavia è lo stesso che ritroviamo pienamente maturo nei lavori successivi.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
150
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi storici
 
Voto medio 
 
2.0
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    07 Luglio, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Il mercante di lana

Un monaco inglese, costretto a lasciare la sua terra, intraprende un lungo viaggio attraversando l'Europa ed unendosi ad un gruppo di mercanti, giunge in una vallata abitata dai walser, popolazione di origine tedesca, insediata nelle zone dell'attuale Valle d'Aosta nel corso del medioevo.
Strada facendo, all'uomo è apparsa in sogno una funesta profezia che potrebbe mettere in pericolo la vita tranquilla degli abitanti del piccolo villaggio di Felik, cosicchè egli sente il dovere di metterli in guardia, ma le sue rivelazioni verrano tacciate di falsità e ignorate.
L'ambientazione medievale e lo spunto narrativo potevano essere delle buone carte per dare vita ad un romanzo storico a tinte forti; purtroppo il risultato disattende le aspettative.
Il dipanarsi della trama è piuttosto lento e incerto, soprattutto nella parte iniziale, creando nel lettore una sensazione di continua attesa ; poi col fluire della narrazione viene data voce a molteplici personaggi, inanellando tante piccole storie che sono funzionali alla creazione di un climax consono al periodo trattato, ma al contempo ne provocano un calo del ritmo.
Leggendo queste pagine è percepibile il buon lavoro di ricerca storica che vi è sotteso, tuttavia la scrittrice ha scelto di tarpare le ali ad una accurata ricostruzione, decidendo di ricreare sommariamente le abitudini di questo antico popolo e di utilizzare un linguaggio fin troppo moderno, depurato da termini in uso all'epoca, così da impedire al lettore una immersione totale nel contesto storico e sociale di cui di si parla.
E' una scelta stilistica azzardata e poco condivisibile, perchè ad un romanzo storico, il colore e la profondità vengono infusi da un utilizzo sapiente della lingua.
In sostanza è un romanzo che stenta a decollare ed i personaggi che lo popolano non possiedono quel calore e quella vivacità che portano ad un coinvolgimento del lettore.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
  • no
Trovi utile questa opinione? 
150
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi storici
 
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    16 Giugno, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Una passione pericolosa

Questo breve romanzo di Cerami nasce da un lavoro di ricostruzione di una vicenda probabilmente accaduta nel corso del 1600, come è dato pensare da alcuni carteggi dell'epoca ritrovati dall'autore, rielaborata e arricchita di elementi di pura fantasia, così da dare vita ad una originale fiaba dal sapore antico, ma ricca di spunti di riflessione che ben si adattano a qualsiasi tempo.
Una giovane malata di sifilide, condannata dal tribunale ad essere rinchiusa in un lebbrosario, diverrà il tormento e l'estasi del giovane medico, alle cui cure viene affidata.
Si dipana da qui una storia amara, crudele, contorta, a causa delle molteplici sfaccettature dell'animo dei protagonisti. Bianca Maria e Tommaso sono due persone estremamente complicate e problematiche, che celano a se stessi e agli altri il loro io più profondo.
Lei è una figura stupendamente enigmatica, vittima e carnefice al tempo stesso, poiché sotto le spoglie di una preda dedole e impaurita, si nasconde una persona astuta e camaleontica, capace all'occorrenza di trasformarsi in cacciatrice per soddisfare i propri bisogni.
Lui è un uomo corroso da una genetica insicurezza che deve nascondere indossando la maschera impostagli dalla posizione sociale e dalla professione esercitata, mostrandosi risoluto e autoritario, finchè incontrerà una paziente in grado di destabilizzarlo e di far crollare il suo mondo,spingendolo ad abbandonare l'approdo sicuro per veleggiare verso lidi sconosciuti e insidiosi.
E' una lettura insolita che prende forma e consistenza strada facendo, svelando al lettore le reali intenzioni dello scrittore poco alla volta; l'opera infatti, col fluire della narrazione, prende le distanze dal romanzo storico, per addentrarsi in un racconto di introspezione psicologica, affascinante e intrigante, a scapito dell'ambientazione che rimane tratteggiata sommariamente, solo per dare un'inquadratura temporale alla vicenda.
Colto e ricercato il linguaggio utilizzato, che sottolinea una estrema finezza stilistica e la capacità dell'autore di contestualizzare il racconto in un epoca lontana; sicuramente apprezzabile da un pubblico esigente, ma una buona lettura per chiunque abbia voglia di scoprire nuovi orizzonti letterari e lasciarsi trasportare da una vicenda emblematica e tormentata, vissuta dai protagonisti in tutta la sua drammaticità.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
140
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    09 Giugno, 2011
Top 10 opinionisti  -  

La chimera

Vassalli ci accompagna in un viaggio strepitoso attraverso uno dei secoli più bui della nostra storia, il Seicento.
Il processo per stregoneria ad una povera e innocente fanciulla abitante di un piccolo villaggio della “bassa” in provincia di Novara, serve solamente per dare il "la" ad una ricostruzione storicamente documentata della vita che si svolgeva nelle valli ai piedi del Monte Rosa, zona rurale sostentata unicamente dall'agricoltura e dalle risaie.
E' proprio qua, in questo mondo di estrema miseria economica e di notevole arretratezza socio-culturale, che la Chiesa affonda ciecamente gli artigli del suo potere temporale e spirituale, con continue vessazioni e con la ricerca di una sottomissione assoluta dei fedeli ai dettami cattolici. Questi sono gli anni più cruenti dell'Inquisizione, segnati da migliaia di condanne per eresia e stregoneria, e l'autore ci racconta le tribolazioni ingiustamente subite da una condannata, con una dovizia di particolari raccapriccianti ma veritieri, mettendo a nudo una delle pagine più ignominiose della storia della chiesa.
Una splendida galleria di personaggi anima la narrazione di questo romanzo storico sui generis : da una parte uomini donne e giovani, colti nella quotidianità di una vita dura e complicata, fatta di fatiche, sacrifici e soprusi subiti, mossi talora da un animo generoso e onesto, tal altra da invidia e cattiveria; dall'altra parroci, vescovi e inquisitori assetati di potere e rapiti dal richiamo del dio danaro, talvolta vittime della loro stessa cupidigia.
Il romanzo nasce da uno scrupoloso lavoro di ricerca ottenuto studiando le fonti dell'epoca e creando un'amalgama omogenea tra avvenimenti realmente accaduti e inserzioni di pura fantasia, dando vita ad una rappresentazione corale di estremo valore storico e letterario.
Di notevole originalità stilistica, la costante presenza dell'autore tra le righe , per segnalare al lettore i numerosi raffronti con l'epoca attuale, per fare in modo che egli ne possa cogliere elementi comuni o divergenti con il tempo passato di cui si tratta.
Il linguaggio utilizzato da Vassalli è perfettamente consono alla tipologia di romanzo: un italiano quasi dal sapore antico, ricco di termini utilizzati all'epoca, capace di passare dalla narrazione di immagini estremamente dure a quella di momenti pervasi di vera poesia, tenere sensazioni e forte commozione, il tutto ammorbidito da una sottile ed elegante vena ironica.
E' un'opera che ci pone davanti agli occhi un mondo talmente buio, grottesco, sfaccettato, malvagio, che stentiamo a crederlo vero; eppure lo fu. Molto spesso le pagine di storia ufficiale non ci hanno trasmesso una conoscenza oggettiva dei fatti, dimodochè una lettura di questo tipo è utile a chi abbia la voglia di scoprire l'altro risvolto della medaglia.

Assolutamente da leggere

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
270
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi storici
 
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    07 Giugno, 2011
Top 10 opinionisti  -  

La forza di una donna

La vita di Artemisia Gentileschi, tra le poche pittrici del panorama artistico europeo, è stata oggetto di diverse opere nella letteratura dell'ultimo secolo.
Susan Vreeland nel suo romanzo vuole ritrarre Artemisia sia come donna sia come artista, ripercorrendo gli episodi cruciali della sua esistenza, dal triste episodio dello stupro subito da un amico e collega del padre, al matrimonio di convenienza con un artista fiorentino squattrinato, dall' ammissione all'Accademia d'arte di Firenze, ai successivi viaggi alla ricerca di committenti.
Ne emerge la figura di una donna che nonostante le difficoltà della vita, non si è lasciata annientare ma ha sempre reagito con determinazione e forza d'animo, coltivando la sua innata passione per la pittura e lottando per essa, in un periodo storico in cui il mondo dell'arte è monopolio degli uomini, perciò guardata con sospetto e scarsamente apprezzata da taluni, seppur dotata di una vena artistica di indiscusso valore.
Gli scorci di Firenze e di Roma del diciassettesimo secolo, sono essenziali, tuttavia efficaci per ricreare un'ambientazione storica fedele e per comprendere le consuetudini dell'epoca che fa da sfondo alla narrazione.
Interessanti le descrizioni dei quadri dipinti da Artemisia e della sua personale tecnica per infondere l'anima ai suoi protagonisti, per creare opere vive e parlanti, capaci di trasmettere forti emozioni allo spettatore; è questa una delle caratteristiche che la distingue, ossia una passione per la pittura che sfocia in ogni sua tela, e di cui la scrittrice capta la potenza e riesce a trasmetterla al lettore.
Pur non avendo la profondità e la corposità di un romanzo storico, tuttavia è un testo godibilissimo, dove le parti descrittive sono rapide e le parti dialogate scandiscono un ritmo veloce di narrazione, spronando chi legge a proseguire nel viaggio intorno alla vita tormentata di questa donna battagliera, che nonostante le avversità e la mancanza di sostegno da parte dei familiari, è caduta e si è rialzata, ottimo esempio di tenacia e perseveranza.
E' un testo adatto a qualsiasi tipologia di pubblico, in quanto propone una biografia romanzata che si legge agevolmente e regala anche momenti di riflessione e commozione.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
170
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    05 Giugno, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Per non dimenticare

Questo romanzo è dedicato ad una delle pagine più crudeli e indecorose della storia dell'umanità: la tratta degli africani verso il nuovo continente per farne degli schiavi.
Nel '700 iniziano razzie di esseri umani dai paesi africani affacciati sull'Atlantico, sradicandoli con violenza dal loro mondo, fatto di consuetudini e rituali antichi, ancora arretrato rispetto allo sviluppo dell'occidente, ma pervaso da una antica magia e regolato da un ritmo vitale in perfetta fusione con la natura.
La ricostruzione delle condizioni di vita nei villaggi di origine è estremamente dettagliata e convincente, nascendo da un lungo lavoro di ricerca da parte dell'autore,fino a divenire fonte preziosa per avvinarsi ad una conoscenza di tipo antropologico delle popolazioni stanziate nella zona del Gambia. Sono reali e vivide le scene della quotidianità vissuta dagli avi dell'attuale popolo africano, la cui normalità e serenità, cozzano violentemente con la brutalità cui saranno costretti dopo la cattura e l'inizio di un esistenza aberrante e animalesca.
A soli diciassette anni Kunta viene catturato e spedito in America, per essere venduto come schiavo. Da questo momento inizia il suo calvario, comune a milioni di altri uomini dalla pelle nera, destinato ad accompagnarlo per tutta la vita. E' ottima la capacità di Haley di immedesimarsi col suo personaggio, di vedere attraverso i suoi occhi e di mettere a nudo un cuore dilaniato dalla sofferenza, un cuore che non dimenticherà mai lo strappo subito, tanto da tramandare il ricordo delle proprie radici di padre in figlio.
Il racconto è fluido e sostanzioso poiché ripercorrendo le vicissitudini di ben sette generazioni di discendenti dell'africano Kunta, offre al lettore uno spaccato storico-sociale lungo due secoli, denso di azioni turpi, ma anche di cambiamenti connaturati all'inesorabile scorrere del tempo, forieri di trasformazioni delle condizioni di vita e di uno sviluppo legislativo di stampo sempre più democratico e antirazziale.
E' una lettura dolorosa e amara, che ci trascina in un vortice di sensazioni forti, dall'incredulità alla rabbia, dalla commozione al disgusto.
Lo stile è assolutamente semplice e privo di fronzoli, sia nelle parti descrittive sia nei dialoghi, ma questa essenzialità ben si presta a convogliare tutta l'attenzione del lettore unicamente sul contenuto, unico fulcro del racconto. Difatti, la materia trattata è stata oggetto di un lungo e scrupoloso studio da parte di Haley, come lui stesso spiega in appendice al romanzo, garantendo un alto profilo di veridicità alla ricostruzione storica dell'intero periodo trattato e di conseguenza conferendo valore a questo suo lavoro.

Un testo consigliato a tutti, perchè solamente ricordando errori tragici del passato, è possibile porre le basi per costruire un futuro migliore.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
160
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    30 Mag, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Il giorno prima della felicità

Quest'opera di De Luca appartiene al genere di romanzo in cui la trama narrativa viene tratteggiata con un tenue chiaro-scuro, in quanto strettamente funzionale a far emergere le tinte forti che danno colore ai protagonisti, portavoci delle tematiche trattate dell'autore.
Non è una storia d'azione, ma è una lezione di vita, che scorre lentamente dalla voce di un portinaio tuttofare che con il suo fardello di esperienza, aiuta un giovane orfano a districarsi nei meandri bui di un'esistenza difficile, fatta di solitudine, assenza di affetti e incontri pericolosi.
L'ambientazione che fa da sfondo al racconto è un popoloso quartiere di Napoli,durante il secondo dopoguerra, abitato da una nutrita galleria di personaggi rappresentati con tratti rapidi e fugaci, tuttavia in maniera incisiva, caratterizzandone le diverse peculiarità che li contraddistinguono, poiché questo piccolo universo è lo specchio dei vizi e delle virtù del mondo intero.
Scorrono lungo le pagine le vicende vissute dall'uomo maturo, il quale attinge dal passato i ricordi più importanti, quelli che l'hanno fatto crescere e l'hanno plasmato, grazie ai quali oggi è un uomo saggio, consapevole dei problemi della vita e del miglior modo per affrontarli.
Di fronte alla sicurezza di uomo che ha già scoperto e interpretato le pieghe più nascoste e complicate dell'esistenza, troviamo un bambino prima ed un adolescente poi, ancora ignaro del mondo, pronto ad abbeverarsi alla fonte della conoscenza e disposto a seguire gli insegnamenti del suo maestro, con fiducia e gratitudine.
E' un romanzo dal contenuto profondo, ricco di pensieri e massime dal sapore filosofico, da centellinare per poter captare tutti i messaggi sottesi alla narrazione. Ad un simile contesto ben si adatta l'utilizzo di uno stile asciutto ed essenziale, oserei dire quasi scarno, senza alcuna parola superflua.
La lettura è consigliata a chi abbia voglia di soffermarsi a riflettere sull'uomo, sulla solitudine, sulla necessità di integrarsi con l'ambiente circostante e infine sulla instancabile ricerca della felicità che appartiene a tutti, ma non tutti riescono ad assaporare nel momento giusto: sarà il portinaio con la sua saggezza a svelare al ragazzo, e quindi al lettore, il segreto per poterne godere appieno.

Non è un romanzo semplice da leggere, ma è indubbio ed apprezzabile il suo contenuto.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
140
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    25 Mag, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Colomba

Al lettore che saprà superare lo scoglio delle prime pagine e immergersi in una narrazione divisa su due piani temporali, questo romanzo regalerà una storia commovente e profonda, tratteggiata dalla penna di una grande artista, quale Dacia Maraini.
E' la storia di una famiglia abruzzese, le cui donne, per svariate generazioni, sono accomunate dal medesimo destino,ossia mettere alla luce dei figli e doverli allevare da sole, prive dell'aiuto dei rispettivi compagni per scelta o per abbandono.
La potenza narrativa dell'autrice esplode quando tratta il tema femminile, riuscendo ad infondere un'anima alle sue protagoniste, sviscerandone i sentimenti, le paure, le aspettative e le delusioni; inoltre delineandole sempre come persone forti che, pur vivendo situazioni di disagio e sofferenza, reagiscono e lottano, mantenendo un ruolo attivo, non abbandonandosi mai all'inerzia e alla passività. Donne cui il destino non arride, ma che affrontano la vita con dignità per se stesse e per i figli a cui sentono di dover garantire un futuro migliore di quello toccato loro in sorte.
Il racconto è supportato da un'ottima ricostruzione storica e sociale dell'ultimo secolo, fotografando le condizioni di vita sia delle città sia di contesti più isolati e arretrati come quelli delle zone di montagna del territorio abruzzese, le consuetudini familiari e il ruolo delle donne. A proposito di quest'ultimo, il messaggio dell'autrice è che, anche se passano gli anni, si succedono le generazioni e mutano le condizioni sociali, le protagoniste vivono situazioni simili e affrontano problemi quasi atavici, insiti nel genere “donna” cui appartengono.
Fa da contraltare alla dedizione e allo spirito di sacrificio della donna, la creazione di personaggi maschili infuocati da fugaci passioni e meno disponibili ad assumersi responsabilità di tipo familiare ed un contesto sociale pronto a giudicare e condannare, senza offrire comprensione e supporto a queste madri sole.
E' un romanzo di buon contenuto,in grado di coinvolgere il lettore grazie ad un estremo realismo narrativo e ad una certa essenzialità nel cogliere le emozioni dei protagonisti, senza cadere in sentimentalismi eccessivi; unico elemento che potrebbe rallentare la lettura, è l'utilizzo frequente del dialetto marsicano, anche se ben dosato all'interno dei dialoghi e strettamente funzionale per plasmare i personaggi in maniera veritiera e incisiva.
Sicuramente un'ottima lettura, che facendoci viaggiare sul doppio binario del passato e del presente, ci permette di cogliere una ovvia evoluzione dei costumi e al contempo problematiche familiari che si perpetuano nel tempo e che neppure la modernità riesce a scalfire.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
160
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    23 Mag, 2011
Top 10 opinionisti  -  

I colori dell'anima

Leggendo questo romanzo della Mazzantini, ci si ritrova spettatori di una rappresentazione stravagante e vivace delle mille sfaccettature del mondo femminile.
Due gemelle, nettamente in antitesi tra loro, si raccontano in due lunghi monologhi di fronte a Manola, figura silente lungo l'intero excursus narrativo.
E' un romanzo innovativo ed inebriante per il contenuto e lo stile, distaccandosi dalla restante produzione della scrittrice.
La peculiarità dell'intreccio narrativo sta nella creazione di un'amalgama originale tra realtà e fantasia; ossia partendo da problematiche femminili tangibili e concrete, colte con estrema lucidità e profondità, si giunge a contestualizzarle in situazioni surreali, che fungono da cassa di risonanza delle stesse e inevitabilmente catturano il lettore, quasi destabilizzandolo. Ne scaturisce un viaggio delizioso che attraversa l'esistenza di due donne caratterialmente distanti e afflitte da problemi di diversa natura, ma entrambe protese in una affannata ricerca di appagamento, di tranquillità, di affetto, di comprensione, di una propria dimensione nel mondo, tanto da sfociare in uno scambio dei ruoli, a dimostrazione che un'anima nera ed una colorata, possono convivere nella stessa persona, pronte ad invertirsi nel corso della vita e col mutare degli eventi.
Estremamente suggestivo e fuori dai soliti schemi, è il conio di un linguaggio che utilizza una gran varietà di termini gergali, onomatopeici e perfino creati ex novo dall' autrice, esaltando così i contenuti del racconto e infondendo tocchi di colore tra le righe.
La storia di Anemone e Ortensia, seppur raccontata con leggiadria, rimane un ritratto veritiero e doloroso delle molteplici angosce che possono affliggere le donne, costringendole a lunghi percorsi di sofferenza, la maggior parte delle volte sole e incomprese.
Impossibile non ritrovare anche in questo romanzo la potenza narrativa che appartiene alla Mazzantini, col suo tratto inconfondibile, profondamente umano, indagatore dell'anima e capace di trasportare il lettore all'interno della storia.
Una lettura frizzante, pungente, in grado di raccontare verità amare suppure mediante l'utilizzo di una fervida immaginazione.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
150
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    17 Mag, 2011
Top 10 opinionisti  -  

La pioggia prima che cada

Rosamond , giunta al capolinea della sua esistenza, ripercorre il lungo e faticoso cammino intrapreso da lei stessa e da alcuni familiari negli ultimi cinquant'anni.
E' la voce di una donna matura che si lascia trasportare dai ricordi, mettendosi a nudo, scavando nelle pieghe più buie della propria anima e al contempo facendosi conoscere dagli altri.
Coe dedica questo romanzo all'universo femminile, scandagliandolo con realismo e oggettività, offrendo al pubblico una galleria di personaggi vivi che affrontano un'esistenza piuttosto difficile, sobbarcandosi di scelte complicate che sfociano spesso in errori indelebili. Ma ecco che quando il destino sembra annientarle, queste donne rialzano la testa e sono pronte a ricominciare, a sfidare le avversità, a rimettersi in gioco con spirito di abnegazione per cercare un ultimo pezzetto di felicità.
Niente passività o autocommiserazione in queste pagine, anzi, sono ritratte delle donne che hanno vissuto intensamente, spingendosi anche a scelte eccessive delle cui conseguenze ne pagano il fio.
E' una lettura che parla di vita, di sentimenti, di emozioni, di dolore, di amore, di errori ; per questo motivo reputo che ben si adatti un flusso narrativo abbastanza lento, che permetta al lettore di immedesimarsi coi personaggi, ascoltarli fino in fondo e lasciarsi trasportare da questa storia dolce- amara.
Quando ci si addentra nell'intricata selva dei sentimenti è facile scivolare nel mellifluo, invece Coe mantiene un linguaggio sobrio e asciutto nell'arco dell'intera narrazione, coniugando con abilità leggerezza espositiva e profondità di contenuto.
Un buon romanzo, piacevole da leggere e latore di ottimi spunti di riflessione.


Grazie a Giovanna ed Eleonora per avermi fatto conoscere Coe

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
180
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    15 Mag, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Grazie Oriana

Quest'ultimo romanzo della Fallaci, nasce dal bisogno dell'autrice di andare indietro nel tempo alla ricerca delle proprie origini, “dei cromosomi” come dice lei stessa più volte nel corso della narrazione, dando vita ad un'opera strepitosa, che definisco connubio perfetto tra saga familiare e romanzo storico.
Vengono narrate le vicissitudini di quattro nuclei familiari coprendo temporalmente un periodo che va dalla fine del Settecento al Risorgimento. Personaggi vivi e genuini sembrano prendere vita da queste pagine, ritratti con un realismo sconvolgente, grazie ad uno studio sopraffino degli usi e costumi dell'epoca, delle condizioni di vita sia del mondo agricolo sia di quello urbano.
Uomini e donne colti nelle mille sfaccettature della vita; gli amori, le gioie, i sacrifici, le avversità, le fortune e le disgrazie. Impossibile non amarli, non commuoversi, non divenire partecipi delle storie che li vedono protagonisti.
Straordinarie le figure femminili, donne caratterizzate a tutto tondo, psicologicamente studiate nei particolari, dipinte con una forte intensità nei momenti difficili della vita, pronte ad affrontare qualsivoglia problema con coraggio e spirito di sacrificio, fino ad apparire come vere e proprie eroine.
Magistrale anche la ricostruzione storica che fa da sfondo al racconto, in quanto regala al lettore una fotografia nitida dell'Italia, offrendogli la possibilità di rivivere avvenimenti salienti come le guerre d'Indipendenza, la presenza di Napoleone sul suolo italico,il dominio austriaco, il regno dei Savoia.
Gli eventi politici che hanno portato alla nascita della nostra nazione accompagnano l'intero racconto, ma grazie ad una amalgama sapiente e ben dosata col filone narrativo, risultano gradevoli e di notevole interesse.
Le ottocento pagine del romanzo scorrono ad una velocità incredibile,animate da uno stile brioso e frizzante,e supportate dalla penna inconfondibile della Fallaci, maestra nel trasmettere l'anima, scavare nei sentimenti, tanto da incatenare il lettore.
Leggendo questo romanzo non ho rilevato alcun intento auto celebrativo da parte dell'autrice, come si legge in qualche critica; tutt'altro. E' un libro di grande contenuto, elaborato al termine di un lungo lavoro di ricerca per consolidare le notizie già in possesso della famiglia, sviluppandole poi in un flusso narrativo che unisce realtà e immaginazione; insomma l'epopea degli avi costituisce solo lo spunto per lasciare un ultimo grande lavoro al pubblico.

Ottima lettura

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
150
Segnala questa recensione ad un moderatore
Storia e biografie
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuti 
 
5.0
Approfondimento 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    02 Mag, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Il sari rosso

Una ricostruzione accurata e vivida della vita di una famiglia storica, ossia quella di Indira Gandhi, dei figli e della nuora prediletta Sonia Maino. La narrazione trae origine dall'incontro casuale di Sonia con Rajiv a Londra, entrambi giovani universitari, per proseguire poi in India, terra della famiglia Gandhi, un coacervo di etnie, religioni, di usanze millenarie, un paese dai profondi contrasti, ricchezza di pochi e povertà dilagante, complicato da governare e in cui vivere.
Non si tratta di un saggio né di una biografia, ma di un'ottima ricostruzione romanzata della storia familiare dei Gandhi dagli anni sessanta ad oggi, percorrendo gli eventi salienti e tragici di cui sono stati protagonisti, ma, aspetto più interessante, cogliendone l'anima, le paure, le gioie, osservandoli nella frugalità e semplicità della vita privata, spogli dalle vesti di attori sulla scena politica infuocata della loro terra.
E' un romanzo godibilissimo,dal sapore dolce e amaro, animato da persone di gran carattere, che emergono prepotentemente dalle pagine, vive e palpitanti, grazie alla forza impressa loro dall'autore attraverso un meticoloso lavoro di caratterizzazione e introspezione, avvalendosi di una folta bibliografia.
Di particolare intensità, la figura di Sonia, l'italiana che poco più che ventenne, decide di abbandonare tutto per seguire l'uomo che ama, trovandosi catapultata in una realtà sconosciuta e distante dall'occidente, tanto da atterrire chiunque; invece lei si dimostrerà una donna forte e intelligente, in grado di adattarsi alla nuova vita, facendo proprie le consuetudini indiane e sostenendo la famiglia nei momenti più avversi.
E' un libro che lascia il segno, che è in grado di scatenare sensazioni contrastanti in chi legge : commozione, indignazione, tenerezza, stupore.
Un plauso a Javier Moro, per trasportarci ,con uno stile leggero e brioso, lungo le strade di una delle nazioni più variopinte del mondo e tra le mura di casa di una delle famiglie più note dell'ultimo secolo.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
140
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    27 Aprile, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Uomini e topi

Ho deciso di approcciare Steinbeck iniziando dalla lettura di questo romanzo breve ed è stata una scoperta piacevole e interessante.
Ricordiamo che la data di pubblicazione del libro risale al 1937 e fotografa la situazione economica e sociale americana degli anni successivi alla Depressione, anni caratterizzati da un enorme flusso migratorio verso le terre dell'Ovest, in cerca di lavoro e sostentamento.
I protagonisti, Lennie e George, fanno parte di questa folta schiera di disperati in cerca di un lavoro che gli permetta di sopravvivere e appartare il denaro necessario per poter realizzare il loro sogno, ossia acquistare una fattoria, per poter vivere liberi e indipendenti dal giogo di un padrone.
Il romanzo vuole essere realistico e crudo, dando voce alla più profonda sofferenza umana, allo sfruttamento e alle ingiustizie perpetrate ai danni di uomini piegati dall'indigenza e costretti ad una vita da schiavi alle dipendenze di proprietari terrieri feroci e disumani.
Il racconto, pur nella sua brevità, è agghiacciante, per la nitidezza delle immagini offerte al lettore e il pathos sprigionato dalle vicende che coinvolgono i protagonisti. Impossibile non commuoversi durante la lettura di queste pagine che sono tragiche e dure, ma a tratti temperate da immagini di estrema dolcezza e sensibilità, come le descrizioni poetiche di una natura serena e incontaminata dalle brutture umane oppure come la rappresentazione di sentimenti profondi di amicizia e solidarietà che legano uomini segnati da un comune destino.
La trovo una lettura preziosa, altamente coinvolgente, intensa ed ancora attuale, visto che il problema dell'emigrazione, della fuga da contesti di povertà, del rischio di cadere in nuove forme di schiavitù, si ripetono ciclicamente nella storia, seppur sotto forme diverse.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
160
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi storici
 
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    14 Aprile, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Il mercante di Venezia

Siamo a Venezia nel 1508, allorché un gruppo di ebrei in fuga da Treviso, approda in laguna alla ricerca di un luogo sicuro in cui vivere stabilmente.
Nella Serenissima il commercio prospera, la nobiltà lagunare si abbandona ad una vita divisa tra intrighi politici e piaceri sfrenati, si respira ancora una certa tolleranza nei confronti del popolo ebraico, almeno finché anche i veneziani non dovranno adeguarsi alle posizioni assunte dalla Chiesa di Roma, giungendo a ritirare l'iniziale ospitalità loro concessa.
In questo contesto, Calimani dipana la storia della famiglia Conegliano, un nucleo numeroso che tenta di rimanere unito, nonostante le avversità e i cambiamenti socio-politici di cui sarà testimone nell'arco temporale di cui si narra.
L'opera non convince né per l'intreccio romanzesco né per la ricostruzione storica.
Da un autore avente fama di buon saggista e storico, ci si aspetterebbe di immergersi in un affresco dell'epoca nitido, ricco di particolari e di colore; purtroppo ciò non avviene, in quanto si percepisce che vi è sotteso un lavoro di ricerca storica e bibliografica, ma il tutto non riesce ad emergere e l'ambientazione rimane grigia e sfumata durante l'intera narrazione. Le immagini di Venezia sono rapide e fugaci , così come la citazione di alcuni eventi lagunari, ad esempio l'istituzione del Ghetto ebraico, lasciando al lettore una sensazione di incompiutezza e di carenza di informazioni adeguate.
Tuttavia l'aspetto meno riuscito, rimane la costruzione della trama; non decolla, non coinvolge, langue d'azione e di vivacità, così come la galleria di personaggi, descritti nelle abitudini e stili di vita dell'epoca, ma destinati a rimanere figure scialbe.
Dispiace bocciare l'opera di un professore come Calimani, ma ritengo che l'autore non sia riuscito nel suo intento.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
  • no
Trovi utile questa opinione? 
60
Segnala questa recensione ad un moderatore
Storia e biografie
 
Voto medio 
 
4.4
Stile 
 
5.0
Contenuti 
 
5.0
Approfondimento 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    11 Aprile, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Gandhi

Una buona biografia, che ripercorre passo passo la vita di Gandhi, rimanendo scevra da commenti personali da parte dell'autore, il quale, come enunciato nella prefazione, preferisce attenersi unicamente alla narrazione degli eventi, così come si sono svolti, rinunciando ad esprimere qualsivoglia giudizio socio-politico o storico, dando voce solo al protagonista.
Leggendo queste pagine si parte per un viaggio incredibile alla scoperta di un uomo che ha fatto la storia, sacrificando la propria vita per la conquista dei diritti civili e per l'indipendenza della propria amata terra dal dominio coloniale inglese.
Ci si rende presto conto che una narrazione che abbia ad oggetto la vita di un uomo di tal fatta, non ha assolutamente bisogno di fronzoli e orpelli di alcun tipo, poiché il sacrificio, la dedizione, la tenacia, l'umanità, le traversie e le vittorie di Gandhi parlano da sole.
Non è assolutamente una lettura faticosa, sebbene vada affrontata con la consapevolezza che questo tipo di testo richiede la citazione di una ridda di date, nomi e fatti ; ciononostante essendo rapiti dalla grandiosità del personaggio e dalle sue imprese stupefacenti, tutto scorre in modo fluido e accattivante, grazie anche alla azzeccatissima suddivisione dell'opera in capitoli brevi.
Interessante e ben amalgamato con il flusso narrativo è l'utilizzo di brani originali tratti dai discorsi del Mahatma; un inserimento che aggiunge valore al testo e che coinvolge emotivamente il lettore.
E' una lettura di spessore , ma al contempo affascinante e commovente, ottimo spunto per riflettere sulla forza di persone, come Gandhi, pronte ad abbracciare i propri ideali fino alle estreme conseguenze in nome di un bene superiore.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
100
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    06 Aprile, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Qualcuno con cui correre

Un romanzo dedicato ai giovani, per scandagliare le problematiche legate all'età e al contesto sociale in cui vivono, ma anche agli adulti, per ricordare il loro ruolo e avvicinarli all'universo chiamato adolescenza.
Il sedicenne Assaf attraversa tutta Gerusalemme alla ricerca di una coetanea sconosciuta, per poterle riconsegnare il suo cane, e così facendo la sua corsa diviene rocambolesca e pericolosa mettendolo a contatto con personaggi sordidi avvezzi al crimine , ma al contempo regalandogli la possibilità di conoscere delle persone straordinarie, con cui condividere forti emozioni.
Le tematiche proposte sono molteplici e ben percettibili dal lettore : lo smarrimento e la difficoltà degli adolescenti a rapportarsi con il mondo degli adulti e con la società in genere, l'annientamento provocato da quel mostro che è la droga, il bisogno di scoprire le proprie capacità , il mettersi in gioco, calpestare terreni sconosciuti su cui rischiare di affondare oppure forieri di cambiamenti.
La penna di Grossman è delicata e lieve per dare vita ad una narrazione semplice e fluida, ma capace di divenire graffiante e dura per infondere sensazioni forti.
E' difficile tratteggiare l'animo, ma l'autore ha una ottima capacità di dare voce ai sentimenti, anche a quelli più profondi, mettendo in scena personaggi vivi e appassionati colti in tutta la loro interiorità.
Un unico neo è riscontrabile nella trama, a tratti troppo favoleggiante, ma penso che ciò sia funzionale alla costruzione di questa bella storia di amicizia, di solidarietà, di amore fraterno e non solo, di cui Grossman scrive senza cadere nel banale o nello stucchevole.
Una lettura gradevole, dolce e amara, con tanti spunti di riflessione.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
193
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
3.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    31 Marzo, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Le benevole

Le benevole è un'opera che esula dal solito clichè sugli orrori perpetrati dai tedeschi nel corso della seconda guerra mondiale, per collocarsi come un romanzo complesso, dalle mille sfaccettature, in cui la ricostruzione della vita dell'ufficiale Maximilian Aue, funge solo da pretesto per un'analisi a tutto tondo del nazismo, dove l'attenzione si focalizza oltre che sugli eventi, sugli uomini coinvolti, ponendoli in primo piano durante tutta la narrazione.
Littell è stato in grado di unire la storia alla finzione creando un'amalgama abbastanza fluida e convincente.
Sul piano prettamente storico, egli confeziona pagine durissime sullo sterminio degli ebrei perpetrato dai tedeschi nella loro avanzata in terra russa, dipingendo scene raccapriccianti e dolorosamente realistiche, denotando un ottimo studio dei documenti dell'epoca.
Stupefacente anche l'approfondimento riservato all'aspetto antropologico della questione razziale, con lunghe dissertazioni di etnologia linguistica e con intricate dispute sulla metodologia da adottare per distinguere i ceppi ebraici dalle popolazioni caucasiche autoctone, argomenti che sono apprezzabilissimi per infondere valore al testo, tuttavia ardui da leggere.
Reali e suggestive le immagini di Berlino stretta sotto assedio, la speranza e la resistenza prima , la disperazione e l'arresa della città dopo.
La particolarità del testo è data, a mio giudizio, dalla scelta del protagonista, ossia un nazista fuori dai soliti schemi, nè sadico nè invasato, ma colto in tutto il suo essere uomo : un'infanzia difficile,il distacco dalla famiglia, le perversioni sessuali, l'orrore e la nausea di fronte alla morte, la capacità di rendersi conto di essere parte di un meccanismo crudele, l'evasione dal mondo circostante tramite vagheggiamenti filosofici e sogni deliranti.
Tirando le somme, devo ammettere che il testo è veramente complicato da leggere, vuoi per la mole delle pagine, suddivise in pochi capitoli, vuoi per lo stile narrativo, piuttosto ampolloso, prolisso, in diversi punti sfiancante, vuoi per un ritmo in prevalenza lento.
Nonostante la difficoltà, lo reputo un libro che arricchisce a livello storico-culturale e che pone il lettore nella condizione di meditare sullo sterminio del popolo ebraico e non solo, ponendosi sia nei panni delle vittime sia nei panni dei carnefici.
Un'opera per appassionati di storia e per chi ama conoscerla da punti di vista diversi.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
230
Segnala questa recensione ad un moderatore
Classici
 
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    23 Marzo, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Notre-Dame de Paris

Un' opera grandiosa, partorita dalla mente geniale di Hugo.
La Parigi del XV secolo fa da sfondo alle vicende narrate ed è il luogo in cui si anima una strepitosa galleria di personaggi, esacerbati da storie di vita complicate, vittime di un destino avverso e crudele. Grazie alla capacità dell'autore di penetrare nella psiche del personaggio e renderlo vivo agli occhi del lettore, il romanzo diviene un viaggio meraviglioso tra le tante sfaccettature dell'animo umano, da malvagità e dissoluzione ad amore e passione, da bontà e premura a scelleratezza ed egoismo.
La lettura di questo testo parte in salita, in quanto nella prime cento pagine ritroviamo un cammeo, a dir poco memorabile, sulla storia dell'architettura parigina dell'epoca dei fatti narrati, alquanto ostico nella comprensione, tuttavia un vero capolavoro a livello contenutistico. Il resto della narrazione è godibilissimo e avvincente, sia per l'intreccio della storia sia per il linguaggio adottato, scorrevole e moderno.
Stilisticamente originale la voce dell'autore tra le righe, in quanto rivolgendosi direttamente al lettore, egli lo affianca e lo coinvolge nello svolgersi del racconto, canalizzando l'attenzione di quest'ultimo su aspetti importanti e su sottili sfumature che nell'insieme danno colore e intensità alla storia e ai personaggi.
Un affresco parigino stupendo che, unitamente alle vicende umane descritte e alla lieve vena ironica sapientemente dosata da Hugo, fanno di questo romanzo uno dei colossi della letteratura.

Da leggere

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
220
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    19 Marzo, 2011
Top 10 opinionisti  -  

La ragazza delle arance

Questo autore norvegese ci propone una lettura breve ma intensa, invitandoci a meditare sul valore della vita, cogliendone gli aspetti meravigliosi e quelli più terribili.
Il romanzo prende corpo da una lunga lettera lasciata da un padre al proprio figlio, appena consapevole che un destino avverso sta per porre fine alla sua vita, portandogli via per sempre la possibilità di veder crescere il proprio piccolo e di poter dialogare con lui da adulto.
Il contenuto è di ottimo spessore sia a livello psicologico sia filosofico, in quanto le paure e la rabbia dell' uomo sono riprodotte in modo palpitante e straziante, così come tutti i temi legati al significato della vita sono trattati in maniera esaustiva, destando l'attenzione del lettore senza mai tediare.
Trovo il romanzo altamente coinvolgente e commovente, una lettura stimolante dal doppio risvolto, ossia per soffermarci a riflettere su quale valore dare alla nostra esistenza e per guardare con occhi diversi tutto ciò che ci circonda, apprezzando la bellezza degli affetti che il destino ci regala, ma anche per considerare l'imprevedibilità della sorte, che in qualunque momento è pronta a toglierci tutto.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
161
Segnala questa recensione ad un moderatore
Storia e biografie
 
Voto medio 
 
3.2
Stile 
 
3.0
Contenuti 
 
3.0
Approfondimento 
 
2.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    18 Marzo, 2011
Top 10 opinionisti  -  

A spasso nell'antica Roma

Alberto Angela guida il lettore attraverso una lunga passeggiata nell'antica Roma. Si avverte la sensazione di camminare in quelle strade, di vedere la magnificenza delle domus patrizie e la miseria delle case abitate dal popolo, di sentire gli odori molesti ed i profumi di cibi e spezie.
Dal relax delle terme alla passione per i combattimenti all'interno del Colosseo, dalle diatribe nel foro ai pranzi fastosi nelle case dei romani più agiati, dagli usi e costumi femminili a quelli maschili.
Certamente non siamo di fronte ad un opera di saggistica, per mancanza di approfondimento e per uno stile espressivo più vicino a quello documentaristico, tuttavia è un libro che si legge con piacere e che arricchisce la conoscenza dell'universo romano di cui tanto si è scritto.
Un linguaggio semplice ed una narrazione scorrevole, unitamente ad un contenuto ricco di curiosità, ne rendono un testo gradevole alla lettura, per chi si approccia ad esso senza troppe aspettative.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
72
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    06 Marzo, 2011
Top 10 opinionisti  -  

La mia Africa

Karen Blixen scrisse questo libro nel 1937 al suo rientro in Europa, dopo aver vissuto per diverso tempo in Africa, dedicandosi alla propria fattoria.
Sicuramente il contenuto del testo fu una delle prime testimonianze che giunsero in Occidente da quel mondo così lontano e sconosciuto all'epoca : un continente abitato ancora da popolazioni indigene, ancorate alla propria terra e alle proprie tradizioni, turbate dalla presenza di uomini bianchi e restie a stabilirne un contatto.
La Blixen ci propone uno spaccato vivido ed esaustivo, cogliendo la vita africana in tutte le sue sfaccettature : dalle descrizioni della natura, evocandone colori, odori e suoni, a quelle delle popolazioni locali, poichè vivendo a stretto contatto ella riuscì a penetrare nel loro mondo, accostandosi alle loro usanze e alla loro filosofia di vita.
Sul piano stilistico, il testo si colloca tra una autobiografia e un diario, dove la narrazione è fluida e dettagliata, ma rimane piuttosto fredda e distaccata la sfera dei sentimenti e delle sensazioni.
Ritengo infatti che il testo manchi di pathos e di coinvolgimento e ciò provoca cali di attenzione e di tensione durante la lettura, andando quasi a svuotare alcune pagine che, debitamente supportate da maggior intensità emotiva da parte dell'autrice, sarebbero risultate più piacevoli.
Ne consiglierei la lettura solo a scopo documentaristico per approfondire la conoscenza del continente africano.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
  • no
Trovi utile questa opinione? 
111
Segnala questa recensione ad un moderatore
Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    28 Febbraio, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Blackout


Tre persone intrappolate in un ascensore in una torrida giornata di ferragosto, in cui la città è deserta; da qui si dipana la trama con un crescendo di suspance capace di incollare il lettore fino alle sue ultime pagine.
Lo reputo un romanzo apprezzabile sotto due punti di vista : in primo luogo per la storia, che trovo ben congegnata per dare vita ad un racconto duro, sconvolgente e sadico, dominato da un ritmo lento che ben si adatta a creare attesa e claustrofobia anche in chi legge, in secondo luogo, per la buona caratterizzazione dei personaggi, studiati in tutti i particolari, dalla loro collocazione sociale al loro spessore psicologico, alla loro reattività nello svolgersi della vicenda in cui si trovano invischiati.
In sostanza, buono il lavoro dell'esordiente Morozzi, dove all'efficacia del noir, riesce ad associare degli ottimi spaccati di vita quotidiana e di problematiche sociali legate ai nostri tempi, come lo sfascio dei rapporti all'interno di talune famiglie, l'insoddisfazione e la solitudine degli adolescenti, la brama di arrivismo e la sete di successo che pervade certune persone, tanto da spingerle oltre i limiti consentiti dalla morale e dalla legge.
Da leggere

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
160
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi storici
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    19 Febbraio, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Brama di vivere

Una biografia romanzata che ripercorre la tormentata vita di Van Gogh, proponendo al lettore la storia di un uomo fragile, schiacciato da profonde delusioni sentimentali, insuccessi lavorativi, incomprensioni familiari.
Stone ci rende una ricostruzione cruda e realistica dell'esistenza dell'olandese, inizialmente logorato dalla ricerca di una professione soddisfacente, in seguito approdato alla pittura ma incompreso e dileggiato da tutti, costretto ad una vita di solitudine e d'indigenza.
Un bellissimo affresco dell'Olanda e della Francia dell'epoca, grazie alle vivide descrizioni dei luoghi, della gente e delle consuetudini. Al contempo è un testo che coinvolge e commuove grazie all'intenso approfondimento psicologico del protagonista, così da mettere in comunione il lettore con le sofferenze di questo sfortunato artista.
Da ultimo, contribuisce alla riuscita del romanzo una narrazione limpida, efficace e scorrevole che dosa sapientemente le parti descrittive ai dialoghi, regalandoci un ritmo veloce di lettura.
Lo reputo un libro di buon spessore, che emoziona e arricchisce, poichè mettendo a nudo l'anima del pittore olandese ci aiuta a comprendere più a fondo le sue tele.


Grazie ad Alberto per avermelo consigliato.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
agli amanti di tutti i generi letterari
Trovi utile questa opinione? 
100
Segnala questa recensione ad un moderatore
Classici
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    13 Febbraio, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Dieci piccoli indiani

Un grande classico del giallo, partorito dalla mente geniale della signora Christie.
Mediante l'utilizzo di pochi e semplici ingredienti, l'autrice mette in scena un delitto rompicapo con cui tiene in pugno il lettore fino alle ultime pagine, facendolo arrovellare su quale tra i dieci personaggi possa essere l'assassino.
Considerando quanti anni ha sulle spalle questo racconto, è possibile affermare che esso non ha nulla da invidiare al un giallo-thriller moderno; ossia, da pubblico avvezzo alla più recente letteratura e filmografia noir, siamo subissati da tante nozioni sulle più avanzate tecniche scientifiche per ricostruire un delitto, sui tanti modi per uccidere, sugli aspetti più reconditi della psicologia criminale, ma leggendo questo romanzo ci rendiamo conto di come sia possibile creare una trama perfetta , carica di sospetto e di suspance, anche senza l'utilizzo della novella scienza criminologica.
Questo libro è un piccolo gioiello che consiglio di leggere a tutti.

Ringrazio gli utenti del sito, che con le loro recensioni accattivanti mi hanno fatto scoprire questo testo.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
112
Segnala questa recensione ad un moderatore
Classici
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    08 Febbraio, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Madame Bovary

Sono trascorsi ben 150 anni dalla sua stesura, ma questo romanzo rimane estremamente moderno e leggibile.
Al centro della scena Flaubert colloca una donna non solo capricciosa, bensì corrosa da una profonda insoddisfazione per la propria condizione, sposata ad un uomo mediocre che non ama e relegata ad una vita di provincia priva stimoli e che tarpa le ali alle sue ambizioni.
Emma è una donna che esula dagli stereotipi femminili dell'epoca, che imporrebbe un buon matrimonio ed una dedizione assoluta al proprio consorte ed al focolare domestico; al contrario, la nostra eroina detesta il marito, non si prende cura della propria figlioletta, si innamora di altri uomini e conduce la famiglia alla rovina economica.
Tutti ingredienti che fecero tacciare di immoralità l'opera e che ancora oggi percepiamo molto forti se ci caliamo in quel contesto storico e sociale.
La narrazione è piacevolissima, altenando momenti introspettivi che sviscerano la personalità dei personaggi, a momenti descrittivi dei luoghi e delle consuetudini, regalandoci uno spaccato della vita di provincia francese di metà ottocento molto interessante.
Lettura consigliata a tutti per immergersi in un mondo “antico” e per meditare su tante tematiche ancora maledettamente attuali, come la noia, la brama di evasione, la ricerca della felicità, la trasgressione.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
150
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    03 Febbraio, 2011
Top 10 opinionisti  -  

La zia marchesa

Un affresco nitido e ben riuscito della Sicilia ai tempi dell'unità d'Italia. Al centro della scena la vita dell'aristocrazia del tempo, indaffarata tra spartizioni ereditarie, consolidamento del patrimonio, matrimoni di convenienza, infedeltà coniugali ; insomma, famiglie ammorbate da cieche ambizioni, destinate a sfociare in odi profondi, rivalità insanabili e vendette familiari.
E' stata una piacevolissima scoperta leggere quest'autrice, di cui ho apprezzato la ricostruzione dell'epoca che fa da sfondo al romanzo, la capacità di delineare i personaggi, rendendoli vivi e palpabili,vibranti nelle gioie e nei dolori, ed infine l'utilizzo di un linguaggio e di uno stile che sanno di antico e si adattano alla perfezione alla storia narrata.
E' una lettura che parte in sordina e pagina dopo pagina cattura il lettore con un intreccio avvincente del racconto, immergendolo in un mondo passato fatto di luci e di ombre, di usi e costumi oramai lontani dalla nostra modernità.

Consigliato

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
150
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi storici
 
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
2.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    28 Gennaio, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Gerusalemme,Gerusalemme!

In quest'opera Lapierre e Collins narrano i tragici scontri che presero il via dalla decisione delle Nazioni Unite nel novembre 1947, in cui si decretò la spartizione della Palestina e la conseguente nascita di due stati, quello arabo e quello ebraico.
Gli autori hanno deciso di trattare un arco temporale breve, analizzando solamente i sei mesi successivi a tale risoluzione.
La descrizione è piuttosto dettagliata e minuziosa per quanto concerne i protagonisti politici che vissero i fatti, l'organizzazione degli schieramenti, la corsa agli armamenti, gli scontri per guadagnare territorio, le mattanze perpetrate.
Nulla da eccepire sulla rilevanza storica del contenuto, il quale nasce da anni di ricerca e meticolosa ricostruzione, tuttavia lo reputo un testo alquanto ostico e difficile da affrontare, in cui non ho ravvisato alcuna sembianza del romanzo tra le sue righe, bensì del saggio, per lo stile adottato e la congerie di persone citate.
Un documento interessante per poter approfondire la storia d'Israele e le origini del conflitto palestinese, ma ne consiglio la lettura ad appassionati di storia e di saggistica.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
saggi storici
Trovi utile questa opinione? 
81
Segnala questa recensione ad un moderatore
Romanzi
 
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    24 Gennaio, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Punto di partenza

Un romanzo breve ma che contiene tutti i temi più cari ad Hemingway.
Un vecchio solo, sconfitto dal destino e dalla forza della natura, ma orgoglioso per aver lottato fino allo stremo delle forze, con volontà e sacrificio, tanto da uscirne al contempo anche vincitore.
Le avversità della vita, la solitudine, le quotidiane battaglie per la sopravvivenza; queste sono le tematiche che percorrono questo racconto, il quale ci fa amare il vecchio pescatore e riesce a farci immedesimare in lui, provando tenerezza, tristezza, rabbia, pagina dopo pagina.
In sostanza, una lettura da assaporare lentamente e da meditare a fondo, consigliata come ottimo punto di partenza per approcciarsi con l'autore e con il suo stile essenziale e diretto.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
162
Segnala questa recensione ad un moderatore
Classici
 
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
2.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    17 Gennaio, 2011
Top 10 opinionisti  -  

Di qua dal paradiso

Questo primo romanzo di Fitzgerald scritto nel 1920 e ambientato in America negli anni della prima guerra mondiale, fotografa la gioventù dell'epoca appartenente a classi sociali medio- alte.
Giovanotti ambiziosi che frequentano l'università ed i relativi circoli, locali alla moda, auto di lusso, belle ragazze sfuggenti : al primo impatto sembrerebbe un panorama del tutto positivo, ma ecco che l'autore, strada facendo, mette a nudo vizi e virtù, ardori e sconvolgimenti che portano alla deriva questa generazione, che da una parte è ancorata al passato e dall'altra è pronta ad abbandonare gli antichi retaggi, mossa da un bruciante anelito al futuro, alla modernità, ad una vita diversa.
Sicuramente il Fitzgerald di questo romanzo è un autore ancora acerbo, con uno stile narrativo che pecca di piacevolezza in taluni momenti, mentre sul fronte contenutistico già emerge sia l'interesse per la propria epoca e per un mondo che sta cambiando, sia una buona capacità di analisi psicologica dei protagonisti.
Non è un testo semplice e scorrevole, ma può rappresentare un primo approccio per avvicinarsi a questo autore e al periodo da lui rappresentato nei suoi romanzi.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
80
Segnala questa recensione ad un moderatore
Racconti di viaggio
 
Voto medio 
 
5.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    13 Gennaio, 2011
Top 10 opinionisti  -  

La città della gioia

Crudo, sconvolgente, illuminante e drammaticamente reale.
Questi sono gli aggettivi che meglio rappresentano questa opera di Lapierre, in cui l'autore ci descrive l'umanità che popolava gli slum di Calcutta negli anni Settanta.
Esseri umani devastati dalla miseria , dalla fame , dalle malattie, costretti a vivere come animali, per strada o in baracche fatiscenti, bimbi costretti a frugare tra i rifiuti per l'intera giornata o a lavorare almeno sedici ore in luoghi infimi e malsani, padri di famiglia pronti a qualsiasi sacrificio per portare a casa un pugno di riso, come divenire “uomini cavalli”, ossia tirare un risciò fino allo stremo della fatica.
Non pensiate di trovarvi di fronte ad un reportage di natura documentaristica, bensì ad una narrazione emozionante e coinvolgente, fatta col cuore, che va a sviscerare tutti i sentimenti di questa umanità straziata, ma tanto dignitosa e generosa.
Complimenti a Lapierre per la qualità di questo testo, scritto con cognizione di causa, dopo aver trascorso un lungo periodo in India, e per aver dato la possibilità a noi occidentali, di conoscere il vero volto della miseria e della disperazione.

Un libro capace di lasciare un segno indelebile e che consiglio vivamente a tutti.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Trovi utile questa opinione? 
170
Segnala questa recensione ad un moderatore
510 risultati - visualizzati 401 - 450 « 1 ... 5 6 7 8 9 10 11 »

Le recensioni delle più recenti novità editoriali

Identità sconosciuta
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Incastrati
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Chimere
Valutazione Utenti
 
3.5 (1)
Tatà
Valutazione Utenti
 
3.0 (2)
Quando ormai era tardi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Intermezzo
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il carnevale di Nizza e altri racconti
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
La fame del Cigno
Valutazione Utenti
 
4.8 (2)
L'innocenza dell'iguana
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Long Island
Valutazione Utenti
 
3.0 (1)
Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi
Valutazione Utenti
 
4.1 (2)
Assassinio a Central Park
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Identità sconosciuta
Valutazione Utenti
 
3.3 (1)
Incastrati
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)
Chimere
Valutazione Utenti
 
3.5 (1)
Tatà
Valutazione Utenti
 
3.0 (2)
Quando ormai era tardi
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Intermezzo
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Il carnevale di Nizza e altri racconti
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
La fame del Cigno
Valutazione Utenti
 
4.8 (2)
L'innocenza dell'iguana
Valutazione Utenti
 
4.0 (1)
Long Island
Valutazione Utenti
 
3.0 (1)
Volver. Ritorno per il commissario Ricciardi
Valutazione Utenti
 
4.1 (2)
Assassinio a Central Park
Valutazione Utenti
 
3.8 (1)

Altri contenuti interessanti su QLibri

L'antico amore
La famiglia
Fatal intrusion
Il grande Bob
Orbital
La catastrofica visita allo zoo
Poveri cristi
Se parli muori
Il successore
Le verità spezzate
Noi due ci apparteniamo
Il carnevale di Nizza e altri racconti
Delitto in cielo
Long Island
Corteo
L'anniversario