Opinione scritta da sonia fascendini

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Gialli, Thriller, Horror
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    24 Ottobre, 2016
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Noioso

Natascia Blake è una genealogista: bella e come non potrebbe, intelligente, come è inevitabile che sia, affermata nella sua professione e anche qui siamo nell'ovvio. Altrettanto con poca fantasia la Mountain la colloca in un cottage ai margini di un borgo inglese e le appioppa un fidanzato bello, lavoratore intelligente, che lei non è capace di tenersi. Ne conseguono crisi, sensi di colpa e chi più ne ha più ne metta. In mezzo a qesti drammi la donna ha tempo anche per occuparsi di un'indagine. Usando le abiltià e le conoscenze acquisite nella sua professione parte alla ricerca di una ragazza scomparsa. La ragazza, che conosciamo nelle prime pagine del romanzo le ha affidato l'incarico di risalire attraverso il diario di una sua antenata ai suoi ascendenti. E' lei stessa che scompare e viene rincorsa attraverso le pagine del libro.
Non mi è piaciuto molto questo libro. In effetti una genealogista che diventa detective ancora mi mancava. ma sembra che all'interno dei romanzo adesso chiunque indipendentemente dalle sue capacità abbia come hobby quello di fare indagini. Mi sembra una pallida imitazione della James per quanto riguarda le ambientazioni, ma senza l'accurata e diversificata costruzione dei personaggi. Trama debole, mistero pressochè inesistente e finale scontato.

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Romanzi
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    05 Ottobre, 2016
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Pellegrino

Harold, pensionato inglese, in crisi con la moglie, solo e pieno di rimorsi riceve una lettera. Una collega di vent'anni prima, gli annuncia di essere in fin di vita a causa di un tumore e lo saluta. L'anziano le risponde con un banale biglietto e si avvia verso la vicina posta. ma, arrivato lì decide di proseguire verso la successiva, e non si ferma più per mille chilometri. Decide infatti di andare a salutare di persona l'amica, illudendosi di farlo per proluingarle la vita. in realtà è più una fuga da tutto quanto c'è di irrisolto nella sua di vita.
Mi è piacouta molto l'idea di questo libro. Trovo anch'io che il camminare, lo stare all'aria aperta o l'inventarsi uno scopo per alzarsi tutti i giorni sia terpeutico. Le lunghe ore di solitudine sono servite ad Harold per riflettere sul suo passato, i suoi rimorsi, le discussioni non fatte, i momenti di timore che lo hanno bloccato. Gli incontri con personaggi di tutti i tipi gli hanno fatto ridimensionare le sue paure ed i suoi drammi. Mi è paciuto anche che l'autrice non si sia lasciata attirare dalla facile idea di un finale strappalacrime con guarigioni miracolose, spettacolari incontrii ed improvvisi ed indolori riconciliazioni comiugali.
Nel complesso volume simpatico che può essere letto con leggerezza, ma a chi voglia prendersi del tempo per rifletterci lascia qualcosa. A me per esempio ha fatto rinvigorire l'idea che accarezzo da tempo di fare un lungo viaggio a piedi.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    03 Ottobre, 2016
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Donne rosse, donne nere

Un libro di racconti, che in realtà è un romanzo. Diviso in cinque episodi che possono vivere di vita propria e quindi essere letti anche singolarmente, questo libro acquista un significato tutto diverso se considerato come un tutt'uno. I cinque episodi, infatti ambientati tra il 1960 ed il 1999, sono accumunati da alcuni personaggi. In qualche modo questi, inizialmente bambini, poi ragazzi ed adulti si sono influenzati l'un l'altro pur incontrandosi anche brevemente. In tutti gli episodi, poi campeggia come un ospite ingombrante la guerra del Vietnam. Nei primi episodi incombe come un nuvolone che preannuncia un temporale. Negli altri diventa qualcosa di concreto, ma ancora poco chiaro. Un'' avventura in cui imbarcarsi, qualcosa contro cui protestare. in seguito diventa un passato scomodo, che però sarà sempre presente nelle vite dei reduci e nella memoria di chi con essa ha perso i propri figli.
I cinque racconti sono molto diversi tra loro: due racconti surreali, due molro realistici che affrontano il tema della dipendenza del gioco d'azzardo e di una truffa ben congeniata. Infine un racconto breve che ci risolve tutti i dubbi rimasti in sospeso negli episodi precedenti.
Libro ben congeniato nel quale King è riuscito ad amalgamare generi diversi ottenendo un prodotto gradevole. notevole anche la capacità di toccare temi come una guerra devastante, il bullismo govanile, la dipendenza da gioco ed altri drammi senza mai scendere nella banalità o nella retorica.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    27 Settembre, 2016
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Lettura insolita

In un paese europeo di fine ottocento Baricco ci introduce nelle case di alcuni dei suoi abitanti. Personaggi eccentrici, inventori, sognatori, uomini e donne alla ricerca della cosa che darà un senso compiuto alla sua vita. Questo l'ho capito ed ho capito anche che probabilmente Baricco coi suoi personaggi/macchietta:ci vuole lanciare un messaggio di importanza vitale. Chi usa tutti i suoi vicini come fossero uno strumento musicale, chi si fa portare una locomotiva sotto casa, chi ha deciso che quando la giacca lasciatagli in eredità dal padre diventerà della giusta misura sarà ora di partire per il mondo. E via di questo passo, passando da un personaggio all'altro, facendo salti di tempo e di spazio degni del migliore degli acrobati circensi.
Per i miei gusti questo tipo di libro è troppo complicato da seguire: troppi i personaggi, troppe le complicazioni che portano con loro e poche le spiegazioni e anche quelle poche piuttosto nebulose. Non posso dire che mi abbia lasciato affamata, perchè in realtà sono arrivata alle ultime pagine non vedendo l'ora che finisse, piuttosto appesantita da tutti questi sapori che spaziano dal piccante, al dolce, al salato all'aspro ma sono tutti tanto forti e persistenti da risultare indigesti.

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Racconti
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    24 Settembre, 2016
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Pauroso

Come sempre succede per le raccolte di racconti è difficile dare un giudizio globale. Alcuni sono riusciti, altri non molto. Direi che però la bilancia pesa maggiormente verso quelli che hanno avuto un buon esito. Mi sembra che il tema conduttore sia la paura nelle sue più svariate sfaccettature. paura per le cose che tutti temiamo: fantascientifici esperimenti del governo, il buio, la nebbia, i cattivi. Ma paura anche per persone ed oggetti di solito innoqui: la nonna, il lattaio, un pupazzo polveroso trovato in soffitta, uno specchio antico.
Quindi di tutto un pò, e lo stesso vale per il genere. C'è la fantascienza, il fantasy, qualcosa che potrebbe accadere veramente, ci sono serial killer, persone cattive e basta.
Nel complesso questo è un bel libro, che ha soddisfatto le mie aspettative, è riuscito a tenermi in tensione e mi ha trattenuto a forza sulla poltrona fino alla fine del racconto, Non è stato così per tutti i titoli inseriti nel volume, ma per un numero adeguato sì.

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Classici
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    15 Settembre, 2016
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Dignità e orgoglio

Isabel, giovane americana di buona famiglia, rimasta senza genitori viene presa sotto le ali di una ricca zia. Allevata dal padre ad amare la cultura, ad essere libera sia fisicamente che intellettualmente segue con entusiamo questa zia attraverso l'Europa. La sua freschezza unita ad un aspetto gradevole e ad un'educazione inconsueta, nel vecchio continente, attirano su di lei l'attenzione di diverse persone. Molti si interessano a lei, ognuno con dei fini diversi. Così fioccano le proposte di matrimonio, le profferte di amicizia. Tutti amici, o nemici che siano vogliono un pezzettino della vita di isabel. La strattonano, tramano alle sue spalle per farne quello che vogliono. Tra questi il cugino Ralph, forse quello con l'amore più sincero sarà quello che la danneggerà maggiormente pur essendo in assoluta buona fede. Isabel invece rimane quello che è fino alla fine: convinta delle proprie idee e dei propri sbagli, orgogliosa e indipendente nonostante la scelta finale sembri dire il contrario
Bel romanzo, anche se a tratti un pò legnoso nell'esposizione. La trama è comunque coinvolgente e ci offre una spaccato della condizione femminile di fine '800. Donne con un piede nel futuro, ma trattenute dal tipo di educazione ricevuta che impedisce loro di cogliere appieno le occasioni lavorative e affettive che si presentano loro. Donne che invece decidono di annullarsi in apparenza, per poter lavorare nell'ombra ed ottenere quello che vogliono. In entrambi i casi l'esito mi sembra piuttosto triste. I momenti di passaggio sono sempre difficilmente gestibili. Grazie comunque a tutte le donne che usando il piccone, o moine e sorrisi sono riuscite ad aprire la breccia attraverso la quale sono fuggite tuttte le ragazze rinchiuse per secoli in ricchi palazzi, conventi, o case fatiscenti, ma semnpre prigioniere.

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Racconti
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    31 Agosto, 2016
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Saldi di fine stagione?

Questo libro si intitola il bazar, e come in un bazar che si rispetti ci si trova dentro di tutto un pò. C'è quel gioiellino che da solo merita il tempo trascorso a frugare in giro e poi c'è tanta paccottiglia. Per questo volume è lo stesso. Alcuni racconti mi sono piaciuti parecchio: coinvolgenti, di quelli che ti acchiappano e ti trattengono davanti alle pagine fino alle fine, insomma veramnte degni interpreti di un bell'incubo. Altri sono bei racconti ( stavo per usare il termine "carini", ma per King mi sembrerebbe un insulto). Infine ce ne sono un paio che veramente non capisco: hanno una loro storia logica, ma non ti saziano con un bel finale col botto. L'impressione è che siano stati messi lì giusto per completare il libro, trovati magari frugando disperatamente poche ore prime della consenga del manoscritto nei casetti della scrivania.
Interessante, ma anche evitabile, l'introduzione ad ogni racconto dove l'autore ci racconta le circostanze in cui ha concepito ogni racconto, che cosa stava facendo quando ha avuto l'idea centrale e le persone a cui si è ispirato.
Quanto detto in precedenza vale per il contenuto del libro. per quanto riguarda lo stile, invece ci trovo il King di sempre. Ogni personaggio, anche quelli di contorno sono ben delineati. aspetto, personalità e pensieri ci sono presentati in modo così chiaro e completo che ci sembra quasi di conoscerli.
Decisamente non il migliore volume che abbia letto di questo autore, comunque si lascia leggere.

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Romanzi
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    18 Agosto, 2016
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Don Paolo

" Abbandonò la chiesa non perchè si fosse ricreduto sulla validità dei suoi dogmi e l'efficacia dei sacramenti , ma perchè gli parve che essa si identificasse con la società corrotta crudele e meschina che invece avrebbe dovuto combattere." Pietro Spina socialista e rivoluzionario in epoca fascista ammalato ed in fuga fatica poco a nascondersi dentro la tonaca di don Paolo. Dopotutto, ci racconta Silone la sua avversione riguarda più la struttura ecclesiastica che la cultura cattolica. Esiliato in un paesino isolato tra le montagne cerca di ritabilirsi riflette, tenta di fare proseliti e fa un tuffo nella realtà. Realtà che è tutt'altro rispetto a quella che la sua mente di giovane si è prefigurata. Ignoranza, timore per il regime ma soprattutto povertà. In primo piano i guai di tutti i giorni: portare in tavola qualcosa da mangiare, mantenere con dignità le apparenze. La politica, le riflessioni filosofiche i grandi interrogativi forse sarebbe bello perderci del tempo, ma sono un lusso destinato ad altri.
Libro interessante che mette in evidenza le diverse anime della lotta contro il regime. Quella più intellettuale fatta di grandi idee, progetti di rivolta non portati a termine, ma di fatto poco concreta. Poi quella dell maggior parte della popolazione contro la fame l'ignoranza, la malattia. e quando l'avversario è di questa portata cosa sarà mai resistere in silenzio contro il fascismo.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    14 Agosto, 2016
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Commedia degli equivoci

Il sottotitolo di questo libro potrebbe essere "la giornata del dilettante". A fianco dei soliti investigatori professionisti: i già noti Lynley, Barbara e St James, si aggiungono infatti una serie di personaggi che si dedicano solo per questa volta all'attività investigativa. Così la bella moglie di St James, un giornalista ed alcuni familiari della vittima si mettono a cercare per conto loro arrivando a risultati inaspettati. Inutile dire che tutta questa abbondanza di cervelli sopra un unico caso non fa altro che confondere le acque, creare fraintendimenti, liti ed errori di valutazione. Pensare che si trattatva di un'indagine semplice: verificare che una morte liquidata dalla polizia locale come incidente lo fosse davvero.
Non so esattamente come catalogare questo romanzo: dramma, commedia forse ma non thriller. L'indagne in realtà è del tutto marginale e non ha i classici elementi che caratterizano un giallo. Il centro della scena è dominato dalle vicende e soprattutto dai dolori dei protagonisti. Chi si dispera per ciò che ha fatto, chi nasconde ciò di cui ha paura, chi nega l'ovvio. e poi c'è chi fruga nel torbido e sulla base delle proprie esperienze personali tira conclusioni non sempre esatte su ciò che ha scoperto.
In questo trovo tutta l'ablità della George. inserire molti personaggi ognuno dei quali ha una propria personalità ben distinta, ognuno dei quali ha un senso preciso nella trama. Come sempre ogni figura è ben delineata e incastrata perfettamente con le altre, niente è di troppo. (Forse alcuni passaggi con sensi di colpa e rimorsi lo sono.) L'unico neo, che però è grande quanto il libro è che in copertina non dovrebbe eserci scritto "un caso per l'ispettore Lynley" perchè non c'è neppure un caso.

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Romanzi
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    14 Agosto, 2016
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Libro da spiaggia

Un libro leggero, di quelli che si leggono per distrarsi sotto l'ombrellone o all'ombra di un albero secolare. Non è un capolavoro, la sua autrice non sarà ricordata nei libri scolastici e probabilmente non uno di quelli che si rileggono volentieri più di una volta. Detto questo, ho comunque dato una valutazione positiva del volume perchè è stata una lettura gradevole. perchè l'editore è stato onesto: l'edizione che ho acquistato io ha la copertina di una verdino acqua e con una grafica che non lascia dubbi sullo "spessore" dei contenuti. E' vero nella presentazione viene definito come "una commedia esilerante, che mette istantaneamente di buon umore" e questo è francamente eccessivo. Però simpatico, con alcuni alcuni momenti di divertimento sì.
Veniamo alla trama. Tutt'altro che credibile sia nello svolgimento che nel finale. (scontato) Penso però che considerando il genere letterario l'adesione alla realtà non debba essere uno dei suoi obiettivi principali. Prissy totalmente infastidita dal marito, sia per il modo in cui mangia, che per altre sue abitudnii quotidiane scende letteralmente dalla pianta quando quest'ultimo le chiede la separazione. Fugge a casa di mamma nel suo paese di origine. La genitrice imbarazzata all'idea di raccontare agli amici del fallimento del matrimonio della figlia si inventa di aver perso il genero a causa di una malattia. Da qui si sviluppano ulteriori bugie volte a rendere credibile la storia. Non ultimo l'avvicinamento ad altre due vedove (vere questa volta).
La scelta stilistica è quella di intitolare ogni capitolo col nome della donna che ne è protagonista e di farla raccontare la sua vicenda in prima persona. Dopo un momento iniziale di incertezza devo dire che è una scelta azzeccata perchè ci permette di vedere la stessa vicenda dal punto di vista di ogni attore. La trama, piuttosto complessa per la presenza di parecchi personaggi ed avvenimenti, ne guadagna in chiarezza. In questo contribuisce molto la scrittura agile e leggera della Sooley.

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Romanzi
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    23 Luglio, 2016
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Un silenzio che fa rumore

Questo romanzo inizia in modo inquietante. Una bambina di sette anni, viene accompagnata dal padre ad assistere ad un'impiccagione. La ragione? La ragazzina è sordomuta, probabilmente a seguito di un trauma e quindi si pensa che un altro spavento possa farle tornare la parola. La cura per fortuna non provoca danni peggiori del male che vuole guarire.
Siamo agli inizi del settecento in Sicilia nella casa di Marianna, una delle figlie di un nobile e ricco possidente. La bambina ad appena tredici anni viene data in sposa ad uno zio che ha parecchi decenni più di lei. Nonostante la sua infermità che potrebbe relegarla ad un ruolo di secondo piano fa sentire il suo pensiero e trascorre una vita molto più piena di molte altre persone. Ubbidiente e rispettosa verso il marito per educazione, per natura non gli sarà mai succube. Attenta ed amorevole verso i figli non li perderà mai d'occhio, ma senza farli diventare mammoni nè diventarne dipendente. Appassionata di libri darà scandalo per le sue letture progressiste, ma nella vità sarà sempre legata alle tradizioni e ai propri principi. Rispetterà e riverirà i genitori come da educazione ricevuta, ma questo non minerà la sua obiettività verso di loro. Conoscerà le varie forma dell'amore, quello egoista e crudele prima e poi quello sincero: appassionato ma allo steso tempo puro. Viaggerà molto: prima con la mente saltando di pagina in pagina dei numerosi libri di cui si circonderà e poi in modo reale passando con naturalezza da alberghi lussuosi a stamberghe infestate dai pidocchi.
Questo non è solo un romanzo che ci parla di una donna capace di imporsi pur avendo a disposizione solo delle armi spuntate. Ci parla anche della condizione femminile. La modernità ed audacia di Marianna è tanto più evidente se paragonata con la madre, le sorelle e le figlie. Tutte rassegnate al loro destino di oggetti di scambio. Sistemate in convento o cedute a ricchi uomini come fattrici e come pegni per accordi finanziari. Ognuna di loro si rifugia in quello che può. In un amore per i figli che le annulla, nel laudano, tra le braccia dell'amante. Ma nessuna di loro sarà mai se stessa. Peggiore ancora il confronto con la vita di contadine, cameriere e serve. Obbligate ad ubbidire a marito padroni e figli, queste ragazze si accontentano delle briciole e devono pure ringraziare.
Stile abbastanza scorrevole, salvo alcune parti decisamente pesanti. Nel complesso però sarebbe uno di quei libri che si divorano in poco tempo, se non fosse che parecchi sono gli spunti di riflessione. parecchi anche i riferimenti storici che stimolano ad approfondire la conoscenza di quel periodo.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    23 Luglio, 2016
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Lotta per la "normalità"

L'agente speciale Will Trent, che non conoscevo, ma mi dicono si sia già occupato di un'indagine tra le pagine di un altro romanzo, viene chiamato sulla scena di un crimine. Il reato è stato commesso nella zona più elegante di Atlanta e il fatto è di quelli che faranno girare a pieno ritmo le rotative delle riviste scandalistiche. Una ricca signora rientrando in casa trova la figlia morta ed uccide, strangolandolo, il suo assassino. Caso semplice, già praticamente risolto dalla polizia statale. In realtà basta un rapido sguardo ai corpi ed agli indizi, per dare a Trent una diversa visione delle cose. In tanto la ragazza morta non è chi si pensa, il presunto assassino in realtà stava cercando di proteggerla ed infine è in corso un rapimento. Le indagini, quindi prendono la rincorsa alla ricerca di rapitore e luogo di detenzione della ragazza. Affiancato da una restia collega Trent si introduce nel mondo universitario e liceale di Atlanta, scavando nel passato delle vittime. Piano piano vengono a galla indizi e segrti nascosti sia delle persone su cui si scava che degli stessi investigatori. Primo fra tutti quello che riguarda le difficoltà di Trent con la lettura. Praticamente analfabeta a causa di una sorta di dislessia l'investigatore ha dovuto inventarsi dei trucchi per bypassare questo ostacolo, raggiungere i suoi obiettivi, ma soprattutto nascondere ai colleghi la sua infermità. Ho trovato, poco credibile, ma molto interessante l'idea che si possa avere una vita lavorativa praticamente normale, pur dovendo combattere con un problema di questo tipo. Incoraggainte per chi ci si trova in mezzo, ma temo più difficile da nascondere di quanto ci voglia far credere l'autrice. Noiosi e ripetitivi, poi i continui sensi di colpa dei due investigatori per ogni errore fatto durante le indagini. Dai su, meno piagnistei e più azione.
Per quanto riguarda la costruzione del giallo, trovo sia ben fatta, abbastanza realistica, capace di sollevare suspence. Niente di che il finale, che sembra buttato lì ricorrendo ad un'idea banale quanto quelle originali erano state tutte utilizzate.
Modo di scrivere chiaro, scorrevole, con personaggi ben differenziati e diversi tra di loro che riescono a fidelizzare il lettore fino alla conclusione.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    11 Luglio, 2016
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diavolo, che libro!

La storia di questo volume è nota, se non altro per il clamore suscitato negli anni '80 dal film. Pubblicizzato come la cosa più orrenda mai vista sugli schermi televisivi ricordo che aveva messo in agitazione le giovani menti degli adolescenti di quel periodo. Trovo, però che il libro sia molto più bello. Certamente le scene dove si descrivono le contorsioni della dodicenne Reagan sono inquietanti. convengo che la parte dove viene praticato l'esorcismo metta un certo fremito. Mi è piaciuta molto di più la parte precedente. quella dove si descrivono le dinamiche della famiglia devastata da questa "malattia" incomprensibile. Quella nella quale è la stessa chiesa ad essere scettica sull'ipotesi di una possessione. La medicina, invece alza bandiera bianca ed indirizza la madre della piccola indemoniata verso soluzioni alternative. Mi ha fatto sorridere di nostalgia l'ispettore della polizia che si trova ad indagare su una morte sospetta. E' la copia esatta del tenente Colombo, altro personaggio cult della mia adolescenza.
Libro scritto in modo moderno, che non dimostra i suoi oltre quarantanni d'età. Ben descritte e bilanciate tutte le tesi: di chi crede in una malattia psicosomativca, chi ritiene sia fisica ed infine chi propende per la possessione demoniaca. Nonostante vengano toccati temi complessi e delicati l'autore è riuscito a mentenersi piuttosto neutro ed a raccontarci tutto in modo semplice e comprensibile.
Direi che la capacità di far paura di questo volume stia non tanto in quanto viene descritto, ma in quanto non viene detto e nelle domande che si lascia dietro. Esiste davvero il diavolo? se questa è una malattia può succedere anche a noi? La nostra mente è così potente?

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Gialli, Thriller, Horror
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    11 Luglio, 2016
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lupi ovunque

Prima scompare un bambino, poi si trova un piccolo cadavere, ma è diverso da quello che la polizia sta cercando. E poi, ancora ed ancora. i reati si susseguono, ma hanno tutti come protagonisti delle piccole vittime. La città di Aberdeen inizia a perdere il controllo, i giornalisti si lanciano in iniziative personali, i genitori si armano di torce e forconi e partono a caccia del mostro. I dirigenti politici si scaldano e gli agenti non sanno cosa fare. Le indagini del primo, e poi dei seguenti reati è afidata a Logan McRae, che qui fa la prima comparsa tra le pagine di un libro. Ancora convalescente nel corpo e nello spirito, come risultato di una precedente indagine, piuttosto distratto dal fascino delle due colleghe ed ammaliato da un viscido giornalista, l'investigatore porta comunque a termine egregiamente il suo compito.
Trama complessa, ma agile da seguire. parecchi i personaggi, tutti ben delineati e con una loro precisa collocazione. Potrei dire che il finale sia ben costruito e non scontato. In realtà i reati di cui si indaga in questo volume sono molti, non necessariamente collegati uno con l'altro e con motivazioni anche molto diverse tra loro. Quindi ci sono tanti finali. uno per ogni vittima. Piuttosto crude alcune scene: sia per lo stato in cui sono trovati i corpi sia per le modalità di attuazione dei delitti. Non trovo comunque che l'orrore ed il sangue descritti siano fini a sé stessi. L'autore non indulge in particolari inutili solo per gratificare il desiderio di sangue del lettore. Descrive in modo asciutto ed sesenziale quanto c'è da sapere e lascia all'immaginazione quanto è troppo oscuro per essere messo su carta.

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Romanzi autobiografici
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    27 Giugno, 2016
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un'insegnante da clonare

Torey Hayden, insegnante esperta di bambini con dificoltà, inizia un nuovo anno scolastico. Fa conoscenza coi suoi nuovi allievi e come sempre trova di tutto un pò. "Era una ciurma eterogenea per qualsiasi standard, una varietà di età, retroterra e circostanze, non c'erano dei geni tra loro, nessuna particolare promessa." Quest'anno però Torey ha anche un'alunna in più. diversa da tutte quelle che ha avuto fino ad allora, inaspettata e forse uno dei casi più difficili che abbia mai trattato. E' Ladbrook, mamma di una delle sue alunne, che a sorpresa si offre come assistente volontaria. Questa donna di una bellezza che intimidisce, tanto arrogante da farsi odiare al primo contatto, tanto intelligente da spaventere in realtà ha disperato bisogno di aiuto. Poco alla volta, con delicateza la Hayden ce la fa conoscere ci svela le sue debolezze e poi ci insegna che non dipendono da mancanza di carattere, ma da una patologia mai diagnosticata. Durante il corso dell'anno seguiamo lei e gli altri bambini, i loro progressi o almeno i tentativi di farlo. Finito il libro, finisce anche l'anno scolastico e ciascuno continua il proprio pecorso in autonomia.
Romanzo scritto bene, capace di trattare con tatto, ma in modo chiaro e realistico il tema delle dificoltà di apprendimento o di adattamento alle regole. Insegnate energica, ma capace di abbracciare i suoi piccoli, a suo agio tanto in pozza di vomito quanto alle prese con studi scientifici è la maestra che tutti vorrebero per i propri figli.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    27 Giugno, 2016
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Autore insonne?

Una ragazza è alle prese con l'insonnia. Una brutta bestia che non ha modo di vincere. Come chi è depresso o ansioso non trova qualcosa di efficace per curarla e incassa anche poca solidarietà. Tutti le danno consigli, ma non riescono a capire la portata del suo dramma. La carenza di sonno è tale da incattivirla, appannarle il cervello, renderle difficile ragionare in modo coerente. In quest'ottica vedo il suo passatempo: girare di notte a suonare campanelli, perchè se non dorme Maya, perchè dovrebbero farlo gli altri. In una di queste occasioni conosce un compagno di sventura, che sembra quasi attenderla. Nei loro deliri da mancanza di riposo bevono, parlano si fanno confidenze. Poi il declino inevitabile.
Romanzo che sembra scritto da qualcuno che abbia gli stessi problemi di insonnia dei protagonisti. Confusionario nel descrivere le vicende che coinvolgono i personaggi, poco approfondito quando si tratta di darci qualche dettaglio in più su Maya e l'amico Benoit. Presumo che questo sia intenzionale: confini labili tra realtà e allucinazioni da eccesso di veglia.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    25 Giugno, 2016
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Il potere del football

La cittadina di Messina negli Stati Uniti è bardata a lutto. Eddie Rake sta vivendo i suoi ultimi giorni prima della morte. Da tutta la città e da quella vicine a migliaia si radunano ad attendere che emetta l'ultimo respiro. Tanto fermento è dovuto al fatto che questo è "l'uomo che ha fatto iscrivere la nostra città nelle carte geografiche, l'uomo che tanto ha fatto per rafforzare il senso di unione tra tanti di noi.... quello che più di dieci anni fa ha diviso Messina in due".
Grisham con un romanzo che si discosta dai legal per i quali è noto, ci porta nel mondo delle squadre di football giovanili. Ci mostra uno scorcio di mondo che per gli italiani è completamnte sconosciuto. Quello dei campionati giovanili con tutto quanto gira attorno agli atleti. Speranze dei genitori, ragazze innamorate, offerte di denaro da sponsor e college, orgoglio di esserci e basta.
Grazie al lavoro di questo allenatore un'intera città si è aggregata, è diventata un tutt'uno. La squadra degli Spartans è diventata la massima ambizione per i giovani liceali, il venerdì sera per tutta la città è diventato sinonimo di stadio, i giocatori degli eroi, la città ha acquisito un senso di appartenenza. Oltre a questo Rake amato, temuto, odiato, ammirato dai suoi giocatori è riuscito ad imprimere il proprio marchio su ognuno di loro. "Non mollare mai" è il motto che ha ripetuto loro anche quando da adulti si sono tolti la maglia verde e si sono addentrati in matrimonio, profesione e crimine.
Romanzo piuttosto breve, che si legge rapidamente. Scritto in modo chiaro e in modo abbastanza scorrevole. Peccato, ma visto il tema trattato, inevitabili le molte righe dedicate a descrizioni di lanci, punteggi e risultati di partite di football.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    24 Giugno, 2016
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Troppa roba

L'ispettore Rhyme, investigatore tetraplegico e Amelia Sachs con qualche problema di artrosi, ma per il resto perfettamente deambulante iniziano una nuova indagine. Questa volta devono rincorrere l'orologiaio, un serial killer particolarmente crudele nel portare a termine i suoi delitti , che lascia come firma un costoso orologio. Aiutati da un'esperta nel valutare il linguaggio del corpo i due inseguiranno per tutta New York questo geniale personaggio e i suoi molteplici travestimenti. Affiancata a questa un'indagine su poliziotti corrotti, difficili decisioni personali e dolorosi ritorni al passato.
Mi piace abbastanza il modo di scrivere di Deaver: coinvolgente, incalzante, chiaro nello spiegare anche scenari complicati. Intensi e ben caratterizzati i peronaggi principali. Ha la capacità di creare momenti di suspence che tengono il lettore incollato al libro. Mi sembra, però che in questo caso abbia ecceduto nell'aggiungere colpi di scena su colpi di scena. Le carte si sono mescolate più volte e questo può andare bene perchè rende più accattivante la trama. Ma a un certo punto niente stava più al suo posto.
Forse poteva essere una buona idea tenersi qualcosa nel cassetto ed usarlo per un romanzo successivo anzichè sovraccaricare questo di infinite sfaccettature. Ho avuto l'impressione di trovarmi davanti ad una fantastica torta, ma così carica di ogni tipo di glassa, decorazione, confetto da darmi quasi la nausea.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    15 Giugno, 2016
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sorpresa finale

Ho passato i tre quanti di questo libro pensando che non fosse un granchè. I personaggi mi sembrano un insieme di luoghi comuni. La ricca signora che come corredo genetico si porta arroganza e freddezza, la neo divorziata alla ricerca di sesso, l'imprenditore arricchito appassionato di prostitute. Pianura Padana nebbiosa, laboriosa e indifferente al prossimo. Mi sembrava che la protagonista Anna Pavesi, psicologa, che alle prese col precariato accetta di indigare su una salma scomparsa, fosse deboluccia come idea. Il finale però mi ha sorpreso. convinta, io e anche la Pavesi di aver individuato la soluzione dell'enigma dopo poche pagine non mi aspettavol quell'epilogo. Peccato che il colpo di scena finale, con scoperta del luogo dove si trova la salma sia dovuto ad un non meglio precisato intuito della protagonista. A me piace che le indagini siano credibili.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    12 Giugno, 2016
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la fan numero uno

L'aveva pensata bene Paul Sheldon: così tranquillamente davanti a tutti uccidere all'improvviso e senza ragione Misery. Le sue appassionati lettrici se ne sarebbero fatte una ragione, avrebbero trovato un'altra abitante di libri rosa/erotici per riscaldare le loro tristi serate. Lui, il grande scrittore le avrebbe lasciate col loro cuore straziato e si sarebbe tranquillamente dedicato a volumi più importanti. Forse le cose sarebbero andate così se non avesse bevuto troppo, non avesse sottovalutato una tormenta in arrivo e non fosse finito in un fossato con le gambe fratturate in più punti. Invece ecco l'angelo salvatore nelle vesti di Annie una quarantenne dall'aspetto di uno spaccalegna, ma col cuore che batte in sincrono con quello di Misery. Una combinazione che potrebbe essere divertente se non fosse accompagnata da un'abbondante dose di follia. Follia che la mette perfettamente a suo agio nell'infliggere punizioni agghiaccianti a Paul quando fa il cattivo bambino, e la fa arrossire come una scolaretta quando il suo scrittore preferito la gratifica con un complimento. E dura e inflessibile, però sull'obiettivo da raggiungere: riportare in vita Misery costi quello che costi.
In realtà noi non sapremo mai che cosa passa per la testa di Annie, se ha pensieri coerenti, se i momenti in cui il suo sguardo si annebbia corrispondono a black out della sua materia grigia, se si rende conto della diferenza tra bene o male. Il nostro punto di vita è quello di Paul Sheldon. Con lui rabbrividiamo in attesa della punizione, con lui osserviamo di nascosto Annie e ci chiediamo dove andrà a parare. Con lui, o forse da soli, riflettiamo che è meglio non sapere che cosa c'è nella testa di quella folle. folle donna. Quella è una di quelle scatole dentro cui è meglio non guardare.
Trovo che questo sia uno dei libri migliori di King. Le descrizioni delle torture sono agghiaccianti, ma credibili e mai fini a se stesse. le informaizoni su Annie ci vengono fornite poco alla volta così che la tensione cresca poco alla volta, fino a raggiungere il culmine nelle ultime pagine. Accurata anche la descrizione dello stato fisico e psicologico di Paul Sheldon.
Due soli personaggi, un solo ambiente, ma il risultato è un gran romanzo. Quando uno è bravo gli serve poco per mettere assieme una bella trama.

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Romanzi
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    08 Giugno, 2016
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Il peccato profuma di violette

Siamo nel 1929 nella Bellano di Andrea Vitali. i protagonisti principali di questo volume sono i carabinieri del locale comando. Le loro vicende personali fanno da contorno ad una indagine misteriosa e tenuta segreta al pubblico. il filo conduttore che lega i militari sono gli arrivi. Arriva il morbillo a visitare Viavattene, una cugina della moglie con tanto di ossa del padre si insedia nella camera degli ospiti di Misfatti e il primo figlio emette i primi vagiti soto il tetto di Maccadò.
In mezzo a tutte queste traversie tra capo e collo dei carabinieri arrivano anche delle lettere anonime contenute in leziose buste rosa. Scritte da mano incerta, ma ideate da una mente brillante questi versi mettono in agitazione sia l'arma che il clero. Il mistero sarà risolto e il suo esito si rivelerà tanto inaspettato qanto innocente.
Ancora una volta il Vitali ha mostrato la sua abilità costruendo una storia in sostanza sul nulla. I suoi personaggi sono come sempre molto vicini ad essere delle machiette, ma simpatici e divertenti. Gli aneddoti raccontati sono semplici, ma capaci di tenerci compagnia per qualche ora. Il linguaggio è spesso piuttosto colorito e a tratti anche volgare, ma talmente leggero da non essere fastidioso, tanto da sembrare l'unico adatto al contesto.

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Romanzi
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    08 Giugno, 2016
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Già visto

Sono d'accordo che squadra vincente non si cambia e che anche nel caso della scrittura mantenere più o meno lo stesso stile aiuti a mantenersi la propria nicchia di fedeli lettori. però qualcosa si deve cambiare. Questo è li terzo libro che leggo della Yoshimoto ed ho l'impressione che temi trattati e trama cambino di poco da un volume all'altro.
Una ragazza da poco uscita dall'adolescenza, una grave perdita difficile da accettare, un ragazzo disponibile a consolarla, desiderio di fuga spesso realizzato in modo concreto. Sullo sfondo alcuni personaggi che conducono stili di vita del tutto particolari indifferenti alle più elementari regole di igiene, vicinato. Non manca qualche incursione nel paranormale.
Nel complesso quindi questa lettura mi ha coinvolto poco, ho trovato la trama come qualcosa di già visto ed i personaggi poco delineati e poco interessanti.

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Classici
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    31 Mag, 2016
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ribellione definitiva

La signorina Else ha diciannove anni. E' altera, ma non altezzosa, potrebbe essere una sgualdrina, ma mai una prostituta. Desidera fare esperienze di vita, ma ne ha paura. Non è capace di fare alcun lavoro ed in parte è inorridita dall'idea di diventare telefonista o dattilografa. Del resto è un'aristocratica e non ne ha bisogno. Tutto questo ce lo confida la stessa protagonista del racconto.
Schnitzel ci porta dentro la mente di questa ragazza e ci fa osservare indisturbati i suoi pensieri, noi ce ne stiamo lì ed ascoltimo tutte le battute salaci che nascono dentro le meningi, ma non escono dalla bocca, tutti gli imbarazzi ed i rossori che la pervadono. Fremiamo, perchè vorremmo darle una pacca sulla spalla, metterla in guardia o invitarla a cambiare strada, ma non lo facciamo perchè lì nel nostro angolino dentro la sua mente ci sentiamo quasi dei guardoni.
L'originalità di questo libro sta nella scelta di farci vivere le vicende solo attraverso il punto di vista della protagonista. Non un diario nel senso classico del termine, quasi una cronaca di quello che avviene nella sua mente. Il rilievo del racconto sta nell'aver affrontato senza mezzi termini la condizione femminile dell'epoca. Ragazze oggetto, allevate perchè diventino merce di scambio per i genitori. Donne prive di pensieri o idee se non quelle che fanno piacere agli uomini.
La vicenda è semplice e si svolge in sole quattro ore. Else, in vacanza a spese di una zia, è preocupata soprattutto dl nascondere lo stato di disagio economico in cui si trova la sua famiglia. Le camice consunte o l'ultimo paio di calze senza smagliature sono i principali oggetti di ansia. Fino a quando arriva un espresso dalla madre. La genitrice le chiede di intercedere presso un amico di famiglia per avere in prestito il denaro necessario a porre rimedio ad una frode del padre. Else si rassegna a questa umilazione e dapprima nelle vesti di una battagliera amazzone, poi di agnello sacrificale si getta nelle fauci del salvatore del padre. Quest'ultimo coglie l'occasione al balzo e le fa una proposta indecente. Inizialmente scandalizzata, poi offesa Else progetta e porta a termine un piano che dovrebbe bastare a salvare padre e dignità.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    28 Mag, 2016
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Un giallo come si deve

Questo è il libro d'esordio di Elisabeth George. Quello in cui per la prima volta incontriamo l'ispettore Linley e il sergente Havers. Due personaggi che più diversi di così non potrebbero essere e che avranno non poche difficoltà a lavorare assieme. Le loro vicende personali, il loro studiarsi con cirrcospezione, gli inevitabili scontri fanno sì che ci sia quasi un romanzo dentro il romanzo. Quello principale è il giallo con le indagini ed i misteri, ma a fianco, come cooprotagonista c'è tutto il mondo interiore ed esteriore dei due investigatori.
La vicenda su cui vertono le indagini è aggihacciante: una ragazza viene trovata nel suo fienile accanto al cadavere del padre con la testa mozzata da una scure. Lo scenario in cui si è compiuto il delitto è quello di un paese di campagna: poche case, brave persone, tanti segreti, tante cose che tutti conoscono, ma nessuno svela alle autorità. In questo ambiente apparentemente accogliente, ma in realtà ostile e sospettoso si devono districare le indagini. Nessuno crede che Roberta, la giovane orfana, abbia commesso il delitto, ognuno ha il proprio sospettato e molti hanno ragioni per essere tra gli indagati.Terribile ed inaspettato l'esito dell'ndagine ed il retroscena che c'è dietro la decapitazione.
Libro scritto molto bene, con molti personaggi, ma tutti ben descrtti e con caratteristiche uniche. Ogni personaggio, ambiente o avvenimento ha il suo perchè: niente è di troppo e niente manca dentro questo volume.

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Romanzi storici
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    28 Mag, 2016
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rivoluzionari in camicia di seta

Siamo a Locarno alla fine del 1800. L'Italia sta facendo i primi passi come stato unitario e anche il resto del vecchio continente si sta godendo la meritata pace, dopo i moti rivoluzionari di metà secolo. In realtà sotto la cenere cova il malcontento soprattutto degli anarchici e degli idealisti. Detto così, sembrerebbe che questo libro parli diffusamente di politca e di alti ideali. In realtà tratta questo argomento con ironia parlandoci con severità di uomini che vorrebbero essere degli eroi, ma non sono capaci di resitere alle tentazioni terrene.
Il libro ci racconta la storia di Michail Bakumin, un rivoluzionario che si rifugia sulle rive del lago di Lugano con la famiglia in una sorta di esilio/pensione. La sua fama attira giovani entusiasti da tutta Europa. Tra questi c'è chi approfitta dell'ospitalità e chi si fa dilapidare dai compagni un intero patrimonio. La prima parte del libro ci parla delle vicende pù casalinghe di questo strano gruppo. L'acquisto di una tenuta che si rivela un pozzo senza fondo capace di far scomparire enormi quantità di denaro e un Bakumin completamnte immedesimato nel suo ruolo di ricco uomo di campagna che avrebbe essere solo un pretesto per celare la su identità. Tra una spesa e l'altra fa capolino il progetto di una rivolta anarchico-sondacalista in quel di Bologna.
La seconda parte del volume ci porta dentro la rivolta. Qui i rivoltosi diventano ancora meno credibili. La loro impresa più rilevante sembra essere l'incursione in una sartoria alla moda, dalla quale escono rivestiti a festa e alleggeriti del gruzzolo che avrebbe dovuto finanziare la loro impresa.
Mi è sembrato interessante l'idea di dare un'immagine più umana di questi cospiratori con aspirazioni di immortalità. Questo scritto, però risale al 1927 e non porta molto bene la sua età. Verboso, a tratti pesante da seguire. Non arrivo a dire che scoraggi il lettore dal terminarlo, ma di certo in alcuni punti non lo incoraggia. Le parti con le discussioni filosofiche tra i vari cospiratri, possono interessare o meno, ma comunque sono troppo numerose. Non sempre facili da seguire anche tutti i personaggi che spesso fanno una breve apparizione contribuendo a confondere la trama ma senza darle un contributo di rilievo.

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Romanzi
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    08 Mag, 2016
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Il treno porta guai

Questa volta a scendere alla piccola stazione di Varenna è una straniera. Giovane, appetitosa, e con poca conoscenza dell'italiano, forse spaurita o forse solo furba. Colta senza biglietto viene affidata al capotreno e da qui ad intrufolarsi nella vita e nei pensieri dei bellanesi il passo è breve. in poco tempo riesce a turbare il sonno di non pochi seri uomini capofamiglia, entra nella casa e nel letto del droghiere, si svela essere imparentata con personaggi tutt'altro che raccomandabili. Diffatti a mancarle è solo il biglietto, non certo le idee chiare o i mezzi per perseguire i suoi scopi.
Il contorno di questo romanzo è quello classico di Andrea Vitali. Una vita di provincia infarcita di pettegolezzi, personaggi bizzarri, piccoli imbrogli. In questo volume però c'è un tentativo di infiltrazione criminale, assassini ed indagini di polizia. Tutto questo passa però, quasi in secondo piano rispetto al mondo fantasioso che si è inventato Vitali.

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Romanzi autobiografici
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    08 Mag, 2016
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Tune Vs Masal

Siamo a Damasco, nella prima metà del secolo scorso. Una famiglia di ebrei vive nel ghetto. Un mondo in un certo senso protetto, isolato soprattutto per i più piccoli. Tune, una delle piccole di casa ci racconta la sua vita fino ai cinque anni con una madre di quelle che mettono i figli davanti a tutto e quasi si annientano per il loro bene. A cinque anni, all'improvviso viene gettata dalla madre nelle braccia della sorella adolescente e con lei fugge verso la Palestina. Nuovo mondo, nuove regole, lingua e nuovo nome. Masal cresce tra un tipo diverso di ebrei, coltiva nuovi affetti e pone le basi per quello che sarà da adulta. Sperimenta la promisquità, l'esercito, il matrimonio e la vita in Italia.
Abbastanza piacevoli le pagine che ci raccontano della bambina Tune-Masal con descrizioni di vita vissuta, incursioni nei sentimenti e labili accenni alla situazione politica e sociale in cui è cresciuto lo stato palestinese. Piuttosto inconsistente la parte in cui la donna adulta arriva in Italia, cresce i suoi figli e si costruisce una professione. Liste di amici noti, accenno ad alcuni casi di bambini da lei seguiti come psicoterapeuta ed elogi alla propria bravura nel farsi amare dai piccoli pazienti e dalle loro famiglie.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    06 Mag, 2016
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Le indagini del signor Parkinson

Di investigatori ne abbiamo visto di ogni forma e colore. Difficile riuscire a creare qualcosa di originale. C'è riuscito Robotham , che si è mmaginato uno psicologo specializzato in criminologia, alle prese con i primi sintomi del morbo di Parkinson. Con una mente agile ed intuitiva riesce a sopperire anche alle lacune del suo fisico. Spesso quando vorrebbe lanciare uno sguardo truce ad un sospettato o sferrargli un fendente si ritrova a tremare o a guardare un suo arto che ondeggia senza controllo. Con pazienza ed ironia si prende il tempo necessario ed ordina alla sua appendice disubbidiente di rientrare nei ranghi e di eseguire i comandi da bravo soldatino. Mi è piaciuto il protagonista: intelligente e sensibile sul lavoro ma con una vita complicata che lo rende insicuro, triste e malinconico nel privato. Bella anche la trama: una ragazzina con precedenti di autolesionismo viene accusata dell'omicidio del padre. Colta con la classica pistola fumante in mano rende difficile al padre della sua migliore amica cercare di aiutarla. Spaventata, abusata e plagiata da alcune edlle persone che avrebbero dovuto proteggerla l'adolescente si chiude in sè stessa e non vuole alzare il velo sull'inimaginabile. Forse poco credibile l'immagine di Bristol che esce da questo romanzo ed altrettanto discutibili alcuni colpi di scena, ma comunque il romanzo è confezionato molto bene. Un modo di scrivere chiaro e lineare unito a continue sorprese catturano il lettore fin dall'inizio e non lo lasciano andare fino alla fine.

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Romanzi
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    06 Mag, 2016
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E' bona donna, donna chi non parra

La Sicilia della seconda mettà dell''800 è la protagonista di questo romanzo. Ricca, ma sulla via della decadenza, con un occhio curioso verso le novità che arrivano dal continente ma ancora legata alle sue tradizioni, bramosa di modernità, ma retrograda fino al midollo. Da contorno la fanno le storie di una ricca famiglia e di tutta la varia umanità che la circonda. Il primo personaggio che conosciamo è Amalia Cuffaro, donna venduta dalla suocera ad una ricca famiglia per fare da balia all'ultima nata. Dopo anni trascorsi in simbiosi con Costanza Safamita, la donna torna alla famiglia d'origine e pur di non essere un peso decide di vivere con la nipote inferma in una caverna scavata nella roccia ed accessibile solo da esperti scalatori. Qui ricorda il passato e poco alla volta ci svela la storia della "zia marchesa".
Costanza è rossa di capelli, non amata dalla madre, adorata dal padre, guardata con invidia e sospetto dalle altre aristocratiche, vezzeggiata e protetta dai domestici dei genitori. Cresciuta in un ambiente protetto si trova del tutto impreparata ad affrontre i sentimenti e le relazioni umane. Gestisce invece con abilità le questioni economiche e commerciali. Con abilità salva le apparenza dimostrando obbedienza al marito , ma senza mai eserne succube. Poco alla volta riesce a lacerare il velo di omertà che circonda la sua nascita e i difficili equilibri della sua famiglia di origine e fa una scoperta sconcertante.
Romanzo, che mi è piaciuto nella trama. Storia originale, con un finale inaspettato. Nel complesso. però è difficile da seguire: i personaggi sono parecchi, le parentele complicate da ricordare e spesso si deve tornare indietro per mettere bene a fuoco di chi si sta parlando. Il modo di scrivede della Hornby non sempre è chiaro e scorrevole: parecchi giri di parole, fatti solo accennati e lasciati all'intuizione del lettore, sovrabbondanza di parole

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Gialli, Thriller, Horror
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    21 Aprile, 2016
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reality da paura

In questo volume del 1982 Stephen King ipotizza di aver superato di alcuni decenni la boa degli anni 2000 e di aver abbondantemente superato anche la boa della correttezza, del buon gusto e anche della decenza. In un'America dominata dalla televisione che qui diventa Tri-vu ogni cosa è portata all'eccesso. L'inquinamento ha superato ogni limite tollerabile, il controllo dello stato sulla popolazione è completo, le differenze tra ricchi e poveri sono abissali. Ma al centro di tutto c'è la tri-vu : "Ogni appartamento ne ha uno, non si sa se è consentito spegnerla". A farla da padrone dentro la magica scatola sono i reality ed i giochi a premi. Gli autori raggiungono vette di crudeltà insormontabili, gli spetttatori sono anestetizzati e richiedono sempre di più, i concorenti dal canto loro hanno solo questa opportunità per mantenere la loro famiglia.
Tra questi il gioco peggiore è "l'uomo in fuga". La sceneggiatura è molto semplice: il concorrente viene braccato e se preso ucciso da una serie di cacciatori. Il pubblico se lo incontra può fare la spia e ricevere in cambio una taglia. Il premio più alettante rimane però quello di assistere in diretta all'esecuzione. Con King seguiamo la fuga di Richard ventottenne con una figlia ammalata che decide di sacrificarsi per lasciare in eredità alla famiglia il premio di partecipazione al gioco. In un crescendo di tensioni ne condividiamo i piani, le preoccupazioni per la famiglia, le delusioni per le strategie fallite, esultiamo per i suoi successi e condividiamo ed applaudiamo alla sua mossa finale.
Libro che in alcune parti fa sentire i suoi anni. Questa futura America surreale è comunque resa molto bene. Lucide e chiare sono anche le emozioni del protagonista, le sue motivazoni e quelle di chi lo aiuta e di chi invece lo tradisce. Considerando il livello basso a cui sono arrivati oggi i reality un libro di questo tipo oggi fa più rabbrividere di quanto lo avrebbe fatto al momento in cui è uscito.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    19 Aprile, 2016
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follia a tutti gli stadi

C'è parecchio in questo libro: thriller, fantasy e drammi domestici. Torna come in altri volumi il racconto di violenze domestiche, in queto caso mi sembra in modo più crudo e terribile di quanto fatto per esempio in Dolores Clainborne.
Tanto crudele è Norman: poliziotto ed eroe locale, da sembrare più fantasy la parte in cui abusa sadicamente ed impunemente della moglie, della parte in cui completamente folle si appresta alla resa dei conti. Tanto coraggiosa e nonostante tutto fiduciosa del mondo Rosie, da permettere di distinguere a fatica quel'è la realtà: la parte in cui si rifà una vita, o quella in cui conosce e lascia la sua vita nelle mani di un suo doppione. Infine Rose Madder che vive dentro un quadro, nella mente di Rose Vera o forse in un altro mondo, l'unica che è dichiaratamente follle e che invece è la più saggia di tutti.
Nel complesso e nonostante non mi piacciano i fantasy questo libro mi è piaciuto abbastanza. Le parti con entrambi i piedi nella realtà costituiscono la maggior parte del volume. Le parti fantasy fanno delle incursioni, dapprima sporadiche, e alla fine più consistenti, ma questo rimane comunque un thriller. Interessante il finale anche se mi sarebbe piaciuto che l'autore lo lasciasse più aperto.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    19 Aprile, 2016
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il morso della bisbetica

Un'anziana signora erede di una ricca famiglia in decadenza viene trovata morta nella vasca da bagmo. Sembra si tratti di un suicidio: i polsi tagliati, una vasca piena d'acqua, una donna ammalata con rapporti difficili con i supi pochi discendenti. Fa tremare e dubitare gli investigatori un particolare inquietante: Mathilda Gillespie indossa "il morso della bisbetica" uno strumento di tortura medioevale costituito da una sorta di museruola in ferro, dotata di punte in grado di ferire la lingua. Vista la psicologia della donna avrebbe potuto indossarlo per lanciare qualche messaggio, ma non ci sarebbe riuscita senza l'aiuto di qualcuno. Partono le indagini in tutte le direzioni ed un pò alla volta entrano in scena i vari sospettati. primi fra tuttti i principali beneifciari del decesso. Parenti stretti, amici particolari, professionisti con cui la donna era in contatto. A sorpresa scopriremo che il movente è diverso da quello che ci aspettavamo e lo stesso vale per il colpevole. O forse da quello che mi aspettavo io visto che gli indiziati sono parecchi.
Mi viene da dire, certo il colpo di cena c'è stato, ma così sarebbe troppo facile: portarci a spasso all'inseguimento di chiunque e poi ... puf ecco il colpevole.
Per il resto abbastanza ben costruto con personaggi complessi e numerosi. Scrittura scorrevole e gradevole.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    06 Aprile, 2016
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In vino veritas?

Amsterdam, anni '80. Un adolescente ha una vita indubbiamente complicata, ma chi non ce l'ha. Un padre con, forse, una vita parallela a quella familiare e spesso attaccato alla bottiglia, una madre inadaguata. La sua carriera scolastica si interrompe dopo una lenta agonia, quando a seguito delle sue intemperanze viene espulso dalla scuola. Di qui inizia una vita che mi dispiace definire inutile perchè una vita non lo è mai. In questo caso però il protagonista si arrende, tira i remi in barca, si siede ai bordi del mondo e sta a guardare. Quasi sempre brillo, o molto vicino ad esserlo Arnon tira a campare con lavoretti che non è in grado e non ha voglia di conservare. L'igiene è un'opinione, i rapporti umani sono saltuari ed inconsistenti. Vive tra un bar e l'altro e nell'intervallo tra uo e l'altro frequenta prostitute. Una diversa ogni volta, scelta a caso. L'importante è che sia sempre la prima volta, l'importante è che non ci sia mai impegno. Quindi un ventenne che non ha sogni, speranze voglia di vivere. uno che ha capito che tanto tutto è inutile, meglio non impegnarsi così non si rischia di soffrire, o sbagliare, o amare, o odiare.
Non mi è piaciuto granchè questo libro: a tratti confuso, senza una logica precisa. E' partito abbastanza bene con il racconto dell'adolescenza di Arnon, il primo amore i rapporti coi genitori. Poi i capitoli si susseguono con la descrizione di incontri con le prostitute. Il titolo di ognuno di questi è il nome della ragazza che ne è protagonista. Ogni incontro è sempre più patetico, inutile e lo stesso è per il finale.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    06 Aprile, 2016
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red winter

Nel cuore della notte la polizia viene chiamata in un'elegante abitazione di New York. La particolarità del delittto richiede l'intervento anche della crimini speciali nelle vesti di Kathy Mallory e del detective Riker, nonchè di Charles Butler esperto nel tracciare profili psicologici. Intervento piuttosto strano se si considera che si tratta indubbiamente di un omicidio per legittima difesa: l'anziana Nedda Winter ha colpito con una forbice un intruso che si aggirava nel buio della sua casa. Oltre a questa donnina canuta, fragile e spauria nella casa è presente solo la nipote: una quarantenne piccola e indifesa con le fattezze di un elfo.
Caso tutt'altro che chiuso perchè gli investigatori scopriranno che in realtà le forbici sono state infilate nel cadavere per nascondere una ferita fatta con un punteruolo per il ghiaccio. Si scoprirà anche che quella casa è stata parecchi decenni prima teatro di una tremenda strage familiare ed infine che Nedda Winter altri non è che Red Winter. Questa adolescente diventata nota alla cronaca per essere stata ritratta nuda dal padre, era poi misterosamente scomparsa. Tutte queste stranezza stuzzicano Kathy Mallory che nonostante le pressioni in senso opposto non molla la presa. Poco alla volta riuscirà a ricostruire le vicende legate a questa casa ed a venire a capo delle reali ragioni di quell'assassinio.
Questo non è il miglior giallo che ho letto, alcuni personaggi sono un po' troppo caratterizzati, ma la trama è interessante. Facle da seguire, abbastanza logica e capace di lasciare una sorpresa nel finale. Insomma un libro leggero, tranquillo che ci dà qualche ora di sano svago.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    05 Aprile, 2016
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Funzione diseducativa della pena

La casa dei morti si trovava in Siberia " Qui era un mondo particolare che non somigliava a nulla; qui c'erano le sue leggi speciali, i suoi usi, i suoi costumi, le sue abitudini: era una casa di morte vivente, una vita come non esiste in nessun altro luogo, e della gente che non ha pari." Un forzato, che ha trascorso dieci anni in uno di questi carceri ci racconta la sua esperienza. Esperienza in un certo senso privilegiata, perchè si tratta di un nobile e quindi guardato con sospetto dai colleghi, ma beneficiato da insignificanti, per noi, ma infinitamente importanti per lui, privilegi. Camerate maleodoranti ed infestate da cimici e pidocchi accompagnano le sue notti. Il risveglio è accompagnato da igiene sommaria, colazione inadeguata ed abbigliamento del tutto inconsistente viste le condizioni climatiche in cui dovrà lavorare. Il lavoro è sfiancante, ripetitivo, a volte inutile e necessario solo a riempire il tempo. Risse e ubriacature sono gli unici svaghi, a volte tollerati, a volte puniti in modo inspiegabilmente severo. Gli amici sono animali rognosi e male in arnese, vicini di letto che alla prima occasione si approfittano della disattenzione degli altri. Infine l'uscita e la libertà. tanto desiderata da far paura, tanto enorme da essere quasi ingestibile.
Un libro, che come è tipico di Dostoevskij a tratti diventa pesantino, anche se più scorrevole di altre sue opere. L'autore, che ha sperimentato le carceri russe, riesce comunque a dare un quadro completo di quella che doveva esere questa esperienza. Decisamente qui la rieducazione o il recupero dei delinquenti è l'ultima delle preoccupazioni. Terribili sono le descrizioni delle punizioni corporali e degli espedienti adottati per rimandarle di qualche giorno. Mettono i brividi sia le condizioni delle, per così dire, camerate in cui sono alloggiati i deportati e ancora di più delle condizioni inimmaginabili dell'ospedale. Danno un lume di speranza alcuni slanci di tenerezza verso gli animali o qualche tentativo di continuare a vivere in modo normale. Forse dopotutto la funzione diseducativa di qusto tipo di sistema carcerario non è riuscita completamente nel suo intento.
Bel libro che consgilio di leggere un po' per riflettere un po' perchè il signor Fedor con la sua follia e le sue manie è pur sempre un grande scrittore.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    30 Marzo, 2016
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serial killer per solitudine

Quello che mi ha colpito di più di questo libro è la capacità di far semtire gli odori. Profumi, olezzzi, fragranze o come dir si voglia tutto quello che stuzzica il naso è protagonista di questo romanzo. Lo è alla nascita del piccolo Jean Baptiste che cade direttamente dal caldo dell'utero materno al freddo sporco e puzzolente pavimento di un mercato cittadino. Lo è in seguito quano Jean Baptiste diventa adolescete e poi uomo e sempre più i profumi influenzano la sua vita. Dotato di un naso eccezionale capace di sentire e distinguere anche la più flebile fragranza il ragazzo inizierà a lavorare per dei produttori di profumo iniziando quella che potrebbe essere una svolta nella sua vita. La natura che in questo caso ha deciso di essere ironica, però gli ha dato il dono di un odorato finissimo, ma anche una maledizione. Il bambino infatti non emana alcun odore. Non il tipico profumo irresistibile di bebè, non quello più acre e sgradevole di adolecente con poca dimestichezza con l'acqua, non quello di giovane uomo profumato e impomatato in attesa della sua bella. Non solo lui si acorge di questa stranezza, ma anche chi gli sta attorno e questo lo isola. Per trovare l'amore, ma anche qualche amico il ragazzo decide di creare una fragranza che lo reda irresistibile. L'ingrediente principale è dato dal profumo di ragazza che ottiene grosso modo con lo stesso procedimento che di solito si usa con fiori e erbe.
Un libro tremendo nell suo essere crudo nella descrizione di una solitudine così grande da portare alla follia. A tratti c'è della confusione, ma nel complesso l'ho trovato originale ( non mi era mai capitato di leggere qualcosa dove il naso fosse così al centro della vicenda).

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    25 Marzo, 2016
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Una storia senza storia

Una giovane praticante giornalista si trova a trascorrere alcuni mesi nel giornale di un'isola del Maine. A gestirlo due esperti giornalisti piuttosto attempati. A seguito della visita di un inviato di un gornale cittadino alla ricerca di misteri irrisolto i due raccontano alla giovane recluta un vero mistero. In realtà, come loro spiegano non è un mistero che può essere dato in pasto al grande pubbico. Questo infatti non ha una vera storia: ci sono un sacco di domande, ma solo risposte poco convinceti. E poi... un mistero c'è davvero o è solo frutto dell'immaginazione di due vegliardi che vi hanno dedicato oltre vent'anni per cercare di risolverlo?
La storia è semplice: uno sconosciuto viene trovato morto sulla spiaggia da due runner. La polizia fa le dovute indagini ed archivia la pratica come sconosciuto morto per cause natura, nello specifico un boccone di bistecca andato di traverso. Ma per i due gornalisti/detective non è possibile lasciare senza nome una persona che avrà da qualche parte qualcuno che lo cerca. Il suo nome quello che sarà battezzato Colorado Kid lo rtrova e ritrova anche la storia delle sue ultime ore. I dubbi, i misteri adesso iniziano a sommarsi: le domande diventano più numerose delle risposte e queste ultime comunque sono sempre meno soddisfacenti.
Un libro, appunto senza un vera storia, perchè ci lascia con un palmo di naso: senza colpevoli, ma neppure sospettati, e forse senza neppure un delitto. Scritto in modo molto lineare, facile da seguire e coinvolgente poco alla volta ci mette a conoscenza di tutte le incongruenze ( i fili pendenti direbbe il tenente Colombo) e poco alla volta ci fa appassionare a questa storia senza storia.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    22 Marzo, 2016
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Per un piatto di lumache

Cosimo, adolescente della seconda metà del 1700 nobile, ricco, educato e con una buona istruzione a seguito di quello che sembra una innocua ribellione giovanile si rintana su un leccio. Causa dello sbotto di rabbia è il suo rifiuto di mangiare un piatto di lumache, a cui aveva tentato invano di dare la libertà prima che finissero in padella. Di fronte al'ultimatum del padre si alza, si arrampica sull'albero e dichiara che non toccherà mai più terra. Coerente fino alla fine a questa decisione Cosimo passando di ramo in ramo, di tronco in troco scoprirà un mondo del tutto inaspettato. Dal suo luogo privilegiato potrà vedere cose precluse agli altri e molte altre non le vedrà per nulla. Farà amicizie, si innamorerà, si farà una cultura e diventerà un rivoluzionario. Solo di una cosa si priverà: quella di toccare il suolo.
Libro brillante a metà strada tra una favola e un racconto storico che merita di essere letto almeno una volta, sia in età giovanile che da adulti. Diversa età corrisponde ad una diversa visione dei personaggi e delle loro vicende.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    21 Marzo, 2016
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Attenzione a ciò che si desidera

"La stanza in fondo alla casa è un rettangolo. Si entra da una porta alla fine del corridoio, accanto alla porta c'è il letto, accanto al letto un mobile e accanto al mobile la finestra".
Jorge Galan ci racconta una storia romantica, piena di fantasia quasi fiabesca, dove persone strane con doni o condanne altrettanto strane si trovano a convivere assieme. Questa storia è per la maggior parte incredibile, ma comunque coinvolgente, capace di stimolare la curiosità, piacevole da leggere scorrevole e densa di sorprese.
Una donna ormai anziana che si trova appunto nell'ultima stanza della casa, avvolta nella penombra racconta al nipote la storia dei suoi antenati. Lo fa correndo a ritroso nel San Salvador degli anni 1900. Lo fa parlando non solo dei familiari, ma anche di amici, conoscenti e vicini di casa che in qualche modo hanno influenzato la vita l'uno dell'altro. Innanzitutto ci parla di lei: Magdalena una ragazza tanto bella che si diverte a far girare la testa agli uomini. Quegli uomini però non sanno del suo terribile potere. E' quello di far avverare disgrazie alle persone che l'hanno ferita. Troppo buona per poter abusare di un tale potere passerà la vita a trattenersi per paura di far del male a qualcuno. Solo alla fine quando desidererà intensamente che il marito straziato da un cancro muoia non riusccrà ad ottenere nulla. Il suo potere deriva dall'odio e dalla rabbia non dall'amore e dalla pietà, ma in lei sono questi ultimi i sentimenti che prevalgono.
E dai meandri della magia arriva anche la baby sitter spinta dal vento e incapace di dire no. Tanto incapace di farlo che le sue mani sono completamente lisce: il suo destino dipende dal vento e quindi non è segnato dalle linee della vita. Anche per lei è l'amore che domina su tutto e anche lei ne sarà colpita, travolta e infine straziata.
Ci sono tre colori che dominano questo volume:Il giallo dei bambù che circonda la casa dei nonni dove una Magda bambina ascolta molte torie, il bianco profumo notturno dei gelsomini che circondano la casa dell'adolescenza e della prima giovinezza e infine il buio che avvolge l'ultima stanza, dà riparo e forse riposo a chi per tutta la durata del libro ha sofferto, sperato e camminato in punta di piedi.
Volume all'inizio non semplice da seguire, perchè le prime pagine ti fanno dire: ma dove vuole andare a parare?. In breve però tutte le tessere del puzzle vanno al loro posto, i personaggi si delineano e si capiscono chiaramente legami e funzioni all'interno della trama. Scrittura scorrevole, ricca di dettagli anche olfattivi e paesaggistici che rendono più coinvolgente la trama. Si legge in tranquillità e anche piuttosto velocemente ( ha solo 200 pagine). Forse merita una seconda lettura per cogliere meglio tutti i dettagli.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    17 Marzo, 2016
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e poi?

Un ragazzotto desideroso di avventure si cimenta con il mare. Per gioco finisce naufrago su una barchetta in mezzo all'oceano ed in modo fortunoso torna sano e salvo a terra. Non pago da questa disavventura, anzi forse sollecitato dalla fortuna avuta si imbarca come clandestino su una baleniera. Gordon Pym, aiutato dal figlio del capitano della nave si installa nella stiva con tanto di viveri, libri ed altri generi di conforto. Un ammutinamento sulla nave, cambia però i progetti dei due marinai improvvisati. Tra i pochi sopravissuti Gordon sarà raccolto da un'altra nave, conoscerà isole misteriose e popoli sconosciuti all'apparenza innoqui, ma in realtà sanguinari. Vedrà animali inimmagnabili, patirà sofferenze di ogni tipo, sperimenterà, la fame, la sete ed il cannibalismo. Tutto questo e molto altro concentrato in un periodo relativamente breve.
Questo libro è raccontato sotto forma di diario pubblicato postumo da un amico del protagonista. Bello, appassionante, descrizioni dettagliate ed abbastanza veritiere di sentimenti forti come la paura, la goia per le picole cose la voglia di farla finita per porre fine agli strazi quotidiani. Precisi ed accattivanti anche i paesaggi tratteggiati da Poe. Peccato che l'ultima parte del manoscritto sia andata persa, e così il lettore rimane con un palmo di naso. Dopo aver seguito Gordon a bordo di natanti improvvisati, aver sofferto con lui la fame, aver fatto il tifo per gli stratagemmi inventati per procurarsi cibo o per trovare vie di fuga... il nulla Sappiamo che a un certo punto il nostro eroe è tornato in patria altrimenti non ci sarebbe il manoscritto, ma non come ci sia riuscito.
Probabilmente al di sotto di questa scelta letteraria c'è qualche metafora, o qualche intento intellettualmente elevato. Mi piace però immaginarmi il signor Poe che dopo aver riflettuto a lungo su come concludere in modo degno un volume ricco di colpi di scena, decida di non avere un'idea adatta a chiuderlo degnamente. E allora che sia il lettore ad immaginarsi che cosa succede in seguito.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    14 Marzo, 2016
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Ciò che cova sotto la cenere

La famiglia quasi pefretta è composta da due medici e tre figli adolescenti. I genitori sono apprezzati sul lavoro, non hanno debiti e una bella casa nel quartiere giusto. I figli sono belli, giudiziosi, bravi a scuola e nelle attività parascolastiche. Forse sono tutti un pò stanchi e a volte distratti, ma succede a tutti.
Non succede a tutti invece che la figlia quindicenne una sera non torni a casa. A un anno da questa scomparsa la madre Jenny ci racconta che cosa è successo in questo periodo e soprattutto quello che ha scoperto dei suoi familiari. Segreti su segreti, che solo strappardondeglieli l di bocca è riuscita a farsi raccontare. Attraverso il racconto di una madre che tenacemente, a volte irrazionalmente continua a indagare sulla fine che ha fatto Naomi scopriamo anche quello che è in realtà questo gruppo di persone. Più che una famiglia cinque individui neppure tanto ben assortiti che si sono trovati a vivere sotto la stessa casa.
Un libro, che nel complesso, ho trovato molto bello. All'inizio mi ha creato qualche dificoltà il continuo balzare dal momento della scomparsa ad un anno dopo. Una volta entrata nel meccanismo della narrazione e presa confdenza coi personaggi tutto è diventato più scorrevole. Curata la descrizione del modo in cui Jenny indaga scoprendo i segreti dei suoi familiari, triste e coinvolgee il lasciarsi andare a sensi di colpa nel vedere i suoi cari allo sfascio. Realistica la perseveranza di questa madre che non vuole lasciare andare la sua bambina. Trama capace di far tenere il fiato sospeso fino alle ultime righe.,

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Gialli, Thriller, Horror
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    14 Marzo, 2016
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Giallo?boh storico?boh

Ci troviamo a Pompei nel 79 d.c., sotto il Vesuvio che rumoreggia paurosamente emettendo fumi e facendo sentire la sua presenza. Ma questo fermento non basterà a distogliere il triunviro Marco Holconio dai preparativi per il suo banchetto di compleanno. Festa quantomai importante, perchè cade alla vigilia delle eezioni e quindi dovrà essere uno sfoggio di potenza e ricchezza. Il triunviro sarà poco distratto anche dal fastidio di un efferato delitto. Una ragazzina, la più bella e la più ricca della città trovata pugnalata in una zona malfamata della città.
Partono le indagini e gli interrogatori, senza mai perdere d'occhio le cose più importanti e cioè risolvere le beghe di poco conto che sorgono tra i notabili della città. per intendersi quelle delle persone che avranno il potere di influenzare le prossime elezioni. Con calma e quasi nei ritagli di tempo tutte le tessere del puzzle saranno raccolte e messe al loro posto, riuscendo anche a destare un sussulto di curiosità (l'unico) nelle ultime pagine del romanzo.
Faccio fatica ad inquadrare questo scritto. Un sacco di descrizioni di libagioni, di gioielli e di abiti, pur senza essere un romanzo storico. Un delitto e delle indagini che però non ne fanno un granchè neppure come giallo. Poco delineati i personaggi, poco intrigante la trama e troppo fortuonso il modo in cui si è arrivati alla soluzione del mistero.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    06 Marzo, 2016
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2 per 1

Raimond Gregorius è lo stereotipo dell'insegnante di lingue antiche. E' preciso, affidabile, prevedibile. Si veste sempre allo stesso modo, fa sempre la stessa strada per andare al lavoro, mai una parola fuori posto, mai una follia. Poi un mattino di pioggia incontra su un ponte una donna che forse si vuole suicidare o forse no. La parola Portugais pronunciata dalla sconosciuta è la scintilla che ci voleva nella vita di Mundus. prima lo porta in una libreria dove acquista il libro di uno scrittore sconosciuto di Lisbona e poi lo farà partire per un viaggio in Portogallo. Preso da un fuoco insospettabile il grigio professore partirà alla ricerca di quello scrittore, parlando con chi l'ìha conosciuto e visitando i luoghi in cui ha vissuto.
Questo libro mi è piaciuto molto nella parte iniziale. Ho trovato originale l'idea di Mercier e accattivante il suo modo di scrivere. Dopo le prime pagine però la trama si è appesantita. Per i miei gusti le interruzioni del racconto con stralci del libro di Prado oltre a una buona dose di appunti e pensieri, sono eccessive. Il libro scritto da questo medico, un pò rivoluzionario e un pò sognatore sotto il regime di Salazar, è infatti costituito da una serie di riflessioni filosofiche. Certamente meritevoli di attenzione, certamente ben scritte, ma non quello che mi aspetto da un romanzo. Deludente il finale.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    06 Marzo, 2016
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Amore improprio

Gustav Aschenbach è uno scrittore tedesco, solido, ligio all'etica e rispettoso delle regole. Passata la mezza età, quasi per caso si trova a trascorrere le vacanze a Venezia. Qui il suo sguardo si poserà su Tadzio e non si potrà più sollevare. Questo ragazzino polacco, preso dai suo giochi di bambino, circondato dalle cure di madre, sorelle e balia lo condurrà alla fine.
Sullo sfondo una Venezia minacciata dal morbo della peste che tutti cercano di nasconder per non far fuggire i turisti. in primo piano un uomo di età avanzata alle prese con un innamoramento da adolescente. Così come Venezia cerca di nascondere i prorpri malati Gustav si rende quasi ridicolo cercando di ringiovanirsi nell'aspetto e nell'abbigliamento così da apparire più desiderabile al ragazzo per cui spasima. La brama pedofila dello scrittore non sarà consumata, ma si risolverà solo in inseguimenti tra le calli di Venezia ed in appostamenti sulla spiaggia in attesa di veder passare il ragazzino.. In questo ci metterano lo zampino anche le donne di casa che hanno notato questo interessamento insano. Non sappiamo se Gustav avendone l'occasione sarebbe stato capace di violare il giovane che lo ha stregato rendendolo incapace di controllarsi. Sappiamo, però che questo amore gli ruberà la capacità di agire in modo razionale e che, alla fine, lo porterà alla felicità più definitiva.
Non mi soffermo sulle evidente allusioni ad un periodo di decadenza che si cerca di mascherare abbellendo la realtà o cercando d deviare l'attenzione sulla mosca per far passare innosservato l'elefante. Sottolineo, invece, la capacità che ha Mann di catturare il lettore con descrizioni precise ed azzeccate di persone e sentimenti. Capacità che ammiro molto in questo autore, altro discorso è il tema trattato e quello che a me sembra il tentativo di farci simpatizzare per un pedofilo.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    07 Febbraio, 2016
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A ciascuno il suo mestiere

Il primo capitolo di questo romanzo mi ha intrigato parecchio, peccato che è stato l'unica parte del libro a farmi questo effetto.
Un funerake: un uomo fa il discorso di commiato in chiesa, con davanti la bara ricolma di fiori, e lo conclude dando del mostro alla cara estinta. Sorpresa nella sorpresa si tratta del figlio. In più, non ci sembra che gli altri intervenuti alla cerimonia se n'abbiano poi tanto a male.
Con una serie di flashback e salti temporali la Masini ci fa entrare nel mondo di Anna, una corretrice di bozze, e di un paesino sulle sponde del lago di Garda. Storie nuove di amori illeciti, di cambi di vita, di amicizie improbabili si intrecciano con storie di vecchi amori illeciti, vecchi cambi di vita ed antiche amicizie improbabili. Il colpo di scena, con la rivelazione che ci spiega tutto, arriva circa a metà del romanzo. Dapprima lo intuiamo da soli, nonostante sia talmente assurdo da essere incredibile, poi sono gli stessi protagonisti a confermarci che la nostra pensata è stata coretta. Il finale è solo un tirare le fila del resto del romanzo, quasi un nuovo inizio verso cosa? Altri amori proibiti, altre amicizie bizzarre?
La trama di questo libro mi ha ricordato i romanzi di Charlotte Link, senza però la ricchezza descrittiva dei personaggi e la precisione espositiva di questi ultimi. In sostaza la Masini ha introdoto tutti gli elementi cari all'autrice tedesca: una giovane donna dalla vita complicata si trova per varie ragioni a trasferirsi in una casa nuova piena di storie e fantasmi. si incontra con un'anziana signora che le racconta a spizzichi e bocconi la sua vita nella quale c'è un qualche segreto. Le due vicende per certi versi si somigliano aiutando la più giovane a prendere una decisione rimandata da tempo.
La novità che c'è in questo volume e che alla fine fine mi porta a dare un giudizio positivo è la presenza di alcuni racconti per bambini che ho trovato molto belli. La Masini nasce come autrice per l'infanzia e solo da poco si è cimentata anche con la letteratura pr adulti. Attraverso l'espediente di una vecchia scatola piena di appunti è riuscita a inserire in questo romanzo anche quello che secondo me è il migliore dei suoi talenti.
Non mi piace molto, invece in generale il suo modo di scrivere. Alcune parti, soprattutto le descrizioni dei paesaggi e degli scorci del lago sono molto belle: sembra di trovarcisi dentro, di sentire i rumori e di vedere i colori che Anna ha davanti. Altre volte invece ho trovato le sue descrizioni prolisse e inconcludenti. Sembra quasi di trovarsi davanti ad una dimostrazione di forza: ecco metto in campo tutta la mia abilità letteraria. Per quanto riguarda la trama. troppi personaggi, uno più improbabile dell'altro, un'infinità di luoghi comuni sugli abitanti dei piccoli borghi e sul loro essere burberi/ottusi.
Tutt'altra cosa i racconti per bambini: trame semplici, ma efficaci con un linguaggio chiaro e diretto adatto sia ai bambini che agli adulti.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    03 Febbraio, 2016
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A volte la copertina inganna

Quando ho visto questo libro col suo titolo scritto con una grafica leziosa e i colori pastello della figura l'ho scartato. Poi ho letto nelle note bibiografiche dell'autore che Jenkins è padre di numerso romanzi, considerati capolavori della letteratura scozzese e allora ho deciso di dargli fiducia.
Non inserirei questo tra i capolavori, però è una lettura leggera, gradevole, senza per questo essere stucchevole quanto la copertina.
Un direttore scolastico in pensione rimane vedovo, e come tutti gli uomini che hanno vissuto la maggior parte della vita con la stessa donna si trova a fare i conti con la solitudine e col resto della sua vita. Gregor Mcleod. elegante, con una certa puzza soto il naso è abile nel nascondere i dettagli del suo passato che offucherebbero la sua immagine di uomo colto, affascinante con le donne e abile affabulatore con gli uomini. Da vedovo inconsolabile passa rapidamente al ruolo di scapolo cacciabile, perchè anche tra le ultrasettantenn iun buon partito non passa inosservato.
La trama si snoda tra Lunderston: la cittadina scozzese dove vive Gregor e San Diego dove vive la figlia e dove si trasferisce alla ricerca di emozioni fresche. Qui frequenta una ex diva del cinema vergognosamente ricca ed abile cacciatrice di imbroglioni.
Jenkins ci racconta parecchi episodi divertenti, altri al limite del grottesco. Le modalità con cui queste donne sole approcciano Gregor sono decisamente surrreali e forse tristi. Il modo in cui lui pensa di aprofittarsi degli altri coi mezzi di cui dispone è a metà strada tra il divertente ed il patetico. Solo uno scrittore che ha superato i sessanta probabilmete può pemettersi di fare dell'ironia sulla solitudine degli anziani senza essere accusato di indelicatezza. Allo stesso modo è necessario conoscere certi meccanismi per metterli su carta e dargli una parvenza di credibilità anche se ripeto piuttosto paradosali.
In definitva se cercate una lettura simpatica e se non siete di quelli che stanno troppo ad analizzare la trama per capire dove lo scrittore vuole andare a parare fate un tentatico con questo romanzo. Io proverò a leggerne qualche atro di Jenkins sperando di incappare in uno dei capolavori della letteratura scozzese.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    03 Febbraio, 2016
Top 50 Opinionisti  -  

Il magnaccia e la sua prostituta

Siamo nella Parigi di inzio '900. Più precisamente ci troviamo nella zona della città più malfamata. Quella povera, ma anche quella che ha ceduto di fronte alle avversità, e quella che ha invece pensato di aprofittarsi delle miserie degli altri. Uno di questi è Bubù.
"Fu così che Berta diventò prostituta e Maurizio diventò uno scioperato. Era intelligente, viveva a Parigi dove i piaceri urlano passando, dapprima aveva lavorato, poi aveva capito che i lavoratori che sfaticano e soffrono sono degli sciocchi. Divenne sfruttatore perchè viveva in una società piena di ricchi molto forti che determinano le vocazioni. Vogliono aver donne coi loro soldi. Perciò bisogna che ci siano magnaccia a procurargliele."
Questo brano sintetizza il modo in cui Bubù e tutti quelli come lui giustificano il loro essere dei delinquenti. Un pò nello stesso modo lo fanno anche le loro donne: sperdute, indifese e a loro modo innocenti. Neppure le botte, gli insulti o la sifilide sono in grado di fare capire loro che questa non è vivere e forse neppure sopravvivere. Comunque nel caso venisse loro qualche dubbio gli viene fatto passare a suon di ceffoni.
Un libro decisamente triste, che ci apre una finestra su una delle miserie del mondo ancora diffuse. Scritto in modo scorrevole, con capitoli brevi e pochi personaggi, quindi senza nessuna difficoltà a seguirne la trama. Anche quella semplice e con un finale piuttosto scontato, anche se realistico.
L'autore di questo libro è stato definito "il piccolo poeta delle fogne" mi sembra che questa defiinizione sia troppo lusinghiera per gli aguzzini di questa storia e per niente comprensiva nei confronti delle vittime. Non condivido, invece appioppare l'epiteto di poeta a chi in definitiva giustifica uno sfruttatore dando la colpa alla società o alla sua natura. Temo inoltre ci sia ben poco di poetico nella miseria, nella rinuncia o nel sentirsi talmente perdenti da non meritare niente di buono.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    25 Gennaio, 2016
Top 50 Opinionisti  -  

Quando il movente inganna

Come ogni giallo seriale ci insegna non c'è possibilità che il protagpnista della serie si rechi in qualunque luogo senza incappare in un omicidio. A questa regola non si sottrae neppure l'iispettore Dalgliesh recatosi nell'isolato promontorio di Larskoken per prendere possesso di un mulino a vento ereditato da una zia. Il poliziotto/poeta riuscirà ad evitare la indagini su un serial killer che terrorizza le donne della zona, invece letteralmente inciamperà nel cadavere di una donna vittima di un altro assassino. A questo punto quantomeno come testimone e potenziale sospettato Adam dovrà accantonare le sue vacanze e lasciaer libero il suo istinto investigativo.
Mi è piaciuto molto questo giallo. E' diverso da altri che ho letto: la cura per i dettagli e le minuziose descrizioni dei personaggi sono tali da fare sembrare questo libro più che un thriller un racconto della vita di un promontorio isolato. Poche case battute dal vento e spesso non visibili tra loro a occhio nudo. Un gruppo di persone che per le ragioni più disparate hanno deciso di vivere isolate. Su tutti tronegia una centrale nucleare, che ha portato le inevitabili preoccupazioni di ordine ambientale. Ha portato, però anche una moltitudine di varia umanità nelle vesti dei dipendenti della grossa azienda. Questo ha alterato le dinamiche esistenti tra gli abitanti originari della zona.
L'omicidio e le indagini sono ben presenti, ma passano quasi in secondo piano rispetto alla descrizione del contesto in cui si svolgono. Molti sono i sospettatiti: tutti credibili e tutti con qualcosa da nascondere. Allo stesso tempo però tutti con un'onestà di base che ce li rende insospettabili e soprattutto con moventi che ci sembrano troppo deboli.
Bello il finale, soprattutto perchè, mi ripeto, il colpevole avrebbe portuto essere chiunque e quindi scoprire chi è mi ha sorpreso. Probabilmente poco adatto a chi ama scene forti e colpi di scena che fanno il botto.

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    12 Gennaio, 2016
Top 50 Opinionisti  -  

Povera Carrie, cattiva Carrie

Dopo alcune pagine questo libro mi sembrava un pò datato, come se avesse sofferto il passare del tempo. Mi dava anche fastidio la scelta di ricorrere a una narratva costituita da spezzoni di interviste, interrogatori e saggi. Scorrendo il volume invece ho cambiato idea ed ho trovato vincente questa scelta. In questo modo in un romanzo piuttosto breve sono state condensate molte opinioni e punti di vista sulla vicenda di Carrie: la sua, quella della madre, dei suoi torturatori, di chi l'ha studiata in seguito.
La storia è quella di una sedicenne che vive con una madre psicopatica ad uno degli stadi peggiori. Le sue manie religiose infatti la portano non solo ad infliggere punizioni corporali alla figlia ma anche a tentare di ucciderla per redimerla. Uscita da una casa del genere la ragazza non puà che essere intimidita, goffa insomma inadeguata. Questo fa di lei la vittima dei compagni di scuola.
In possesso di poteri di telecinesi, li userà per vendicare l'ultimo terribile scherzo dei suoi aguzzini.
Mi è piaciuto l'esordio letterario del giovane King: idea originale sia nella trama che nel modo di esporla.

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Romanzi storici
 
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    09 Gennaio, 2016
Top 50 Opinionisti  -  

Alla ricerca del libro perduto

Ci troviamo nel medioevo e seguiamo un gruppo di uomini che interpretando una serie di enigmi cercano di rimettere assieme le quattro parti del fantomatico Uter Ventorum. Si tratta di un libro che sembra faccia perdere la ragione a questi antichi cavalieri solo all'idea di possederlo, Si racconta infatti che contenga le formula per evocare gli angeli e per acquisire poteri enormi.
Libro interessante dove si alternano enigmi con le relative soluzioni, e momenti di azione con combattimenti, inseguimenti e salvataggi fortunosi. Nonostante i personaggi siano parecchi e la trama intricata Simoni è riuscito a rendere il tutto chiaro e semplice, quindi le parole scorrrono veloci davanti agli occhi.
Peccato per il finale: sembra quasi sia stato buttato lì tanto per finire in qualche modo.

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