Opinione scritta da Pelizzari
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Quella luce della mente
Scritto purtroppo più come un romanzo rosa che non come un thriller, questa storia presenta anche qualche excursus davvero fuori luogo e facilmente evitabile ai fini dell’intreccio narrativo. Racconta una vicenda familiare, che abbraccia anche più generazioni, intrisa di segreti e bugie. Sullo sfondo i bellissimi paesaggi della Cornovaglia, con le sue miniere e le sue scogliere, ed è proprio l’ambientazione la parte più bella della storia. Storia che si fa cavalcare con un continuo polveroso senso di angoscia, in cui tutto si confonde, tutto sembra e tutto si rivela. Perché la mente può fare strani scherzi. Ma la vita di più ancora. Peccato che di mezzo ci sia un bambino, che è la figura che più soffre in tutto questo brutto giro di bugie.
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Incontri autobiografici
Raccolta di racconti che profumano di America, come ambientazione, come storie, come cultura, come stile, come vita. Sono ricordi cileni, con spruzzate di polvere rossa di Texas. Sono incontro autobiografici di un’autrice che si mette a nudo, svelando le proprie debolezze, raccontandoci le proprie paure e i dolori di una vita. Inserito in diversi racconti, per poi esplodere verso la fine della raccolta, emerge prepotentemente il tema del legame riscoperto con la sorella, ormai in fin di vita. Molto toccanti sono le pagine in cui viene descritto il senso della perdita imminente, il modo con cui si prende cura di lei, il dolore e nello stesso tempo la dolcezza della mancanza quando ormai se ne è andata. “Lutto” è stato forse il mio racconto preferito. Fra i più delicati e toccanti.
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Lenti di lettura
Saggio sulla narrativa americana contemporanea, che presenta, attraverso lenti di ingrandimento strutturate come schede mono-scrittore e mono-libro, percorsi di lettura trasversali, alcuni forse più noti, altri senz’altro più alternativi. Lo scopo è offrire una panoramica completa ed esaustiva di un intero continente, attraverso la penna di chi lo ha voluto dipingere e comunque rappresentare con il proprio carattere ed il proprio prisma. Temi ricorrenti nella letteratura americana sono il ritorno alle proprie origini profonde, la fuga, le atmosfere western, il romanzo di famiglia, il regionalismo. Una particolare attenzione è riservata alla narrativa femminile ed alla sua profondità di sguardo; in particolare mi ha molto incuriosito la scheda della scrittrice Jennifer Egan ed il suo rapporto con il tempo. Lo stile dell’autore che ha curato questa raccolta è difficile, non così immediato, senz’altro ricercato e indice di una profonda conoscenza del mondo dentro cui ci vuole accompagnare. La raccolta è utile a tutte le fasce di lettori, a chi conosce poco questa letteratura e vi si vuole approcciare magari cominciando dai libri più famosi, a chi già la conosce e magari non la ama tanto, come me, perché comunque ti vengono offerti punti di vista alternativi che incuriosiscono e spingono ad approfondire, per meglio capire, a chi la conosce e la ama già, perché gli spunti di riflessione, confronto sono veramente molteplici e stimolanti.
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Riconoscenza
Bellissima storia on the road, che racconta di un papà, alle prese con il dolore più immenso, che intraprende un viaggio per dimenticare e nello stesso tempo per ritrovare se stesso o comunque un senso alla propria vita. In modo rocambolesco ed assolutamente casuale e fortuito, si ritrova, dopo un incontro inconsueto, ad avere come compagni di viaggio due ragazzini, anche loro alle prese con i propri piccoli e grandi demoni. Seth e Henry gli cambieranno la vita, in un’estate fatta di profonde trasformazioni interiori e pervasa da un senso di accettazione che prepara il terreno ad una forma malinconica e triste di serenità. Perché ciò che più di tutto ti resta sulla pelle, in questa storia tipicamente americana, è il senso di perdita. Otto anni dopo questa strana avventura estiva, i due ragazzini, diventati ormai giovani adulti, dimostrano ad August la propria riconoscenza, in un momento in cui forse lui ha ancora più bisogno di loro. E loro si rivelano, a tutti gli effetti, la sua àncora di salvezza emotiva. La storia è emozionante, delicata, profonda. Suscita grandi interrogativi sulla tua capacità di reagire ai grandi dolori, sulla tua capacità di risollevarti quando la vita ti mette in ginocchio, sulla ricerca della tua raison d’être, sulla grandezza della gentilezza e della riconoscenza, sulle possibilità inaspettate che ti offre la vita, sull’umanità che possono rivelare gli incontri inaspettati che ci capitano lungo il nostro viaggio.
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Signorina Occhipazzi
Aura è una ragazzina con gli occhi ballerini, un difetto fisico, di cui è responsabile la madre, donna fragile e piena di contraddizioni, che l’ha colpita troppo da bambina, lasciandole questo segno distintivo. Il rapporto più bello, al centro di questo strano libro, è però quello fra Aura ed il nonno, che sta perdendo poco a poco la memoria. La vita della loro famiglia viene piano piano ricostruita, fra ricordi, lembi di passato che riemergono, trame che vengono ricostruite. Perché ogni famiglia ha i suoi segreti ed i punti interrogativi sono ami al contrario, posizionati così per pescare risposte negli abissi delle storie in cui i segreti vengono annegati. Questo libro lascia addosso una malinconia senza fine e ti lascia dentro la dolcezza immensa che solo la figura dei nonni può trasmettere con questo stesso calore e con questa stessa intensità.
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Trovare la propria strada
Questa è la storia, a dire il vero un po’ strampalata, di una bambina che passa la sua infanzia, tra i suoi animali, a cui è sempre capace di trovare nomi davvero eccezionali, vivendo pienamente le sue passioni scientifiche e botaniche nonchè i suoi interessi letterari. Appassionata dei sonetti di Shakespeare, tanto da riuscire ad impararli a memoria tutti, e bravissima nel fotografare, con i propri disegni, tanti particolari naturalistici, la bambina diventa ragazza e poi donna e trova la propria strada nel diventare un’illustratrice di libri per bambini. Questo aspetto è la parte più bella della storia, che nel complesso risulta purtroppo abbastanza noiosa, complice anche la scelta stilistica di rendere i dialoghi simili a quelli di una pièce teatrale, ovvero sempre introdotti dal nome del personaggio che sta per parlare. E’ una forma di scrittura che appesantisce lo stile e la scorrevolezza della lettura, togliendole tanta fluidità. E’ comunque bello scoprire come le inclinazioni naturali e le passioni di un bambino possono trovare sbocco, strutturato, in un lavoro, che permette all’individuo di sentirsi realizzato.
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Girandola di creature
Terzo libro della trilogia delle materie oscure, che si apre con una girandola di creature che vivono e si muovono fra i mondi, orsi corazzati, streghe e spettri, umani e daimon, spiriti e arpie, creature su ruote e bambini. La prima parte è molto dispersiva e decisamente noiosa, si sente molto la mancanza di Lyra, che viene tenuta addormentata dalla madre; nella seconda parte si risveglia potentemente l’interesse del vedere come tutto si collega, come il cerchio si chiude, fino ad arrivare a vedere Lyra e Will ricoperti di polvere d’oro e sinceramente innamorati, così come era prevedibile, ma con un modo di vivere il loro amore, nel rispetto dei relativi mondi, che non mi aspettavo. Un finale che dà un senso e, se possibile in un fantasy, anche un senso di realtà, a tutta la trilogia, dando un peso al valore della scelta ed all’importanza della fantasia.
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Viaggiare fra mondi
Secondo libro della trilogia delle materie oscure, in cui scopriamo un secondo oggetto magico, un coltello dalla lama sottile, che taglia ogni materiale e che permette, al suo portatore, di aprire e chiudere finestre che permettono di passare da un mondo all’altro. Viaggiamo anche noi fra i mondi e, nella Oxford di oggi, scopriamo che questo libro è anche un viaggio nel tempo e, con questo, la trilogia acquista più bellezza. In questo libro inoltre conosciamo meglio il mondo delle streghe e degli spiriti, cominciamo a comprendere meglio il significato della polvere, delle ombre e della materia oscura. Capiamo quando è bello svuotare la mente, per essere più leggeri e per capire. Ci innamoriamo ancora di più di Lyra, della sua bontà, della sua sensibilità e del suo coraggio. Il fantasy non è il mio genere, ma questa trilogia me lo sta facendo piacevolmente e sorprendentemente rivalutare.
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In gabbia
Adrenalinico. Morboso. Angosciante. Thriller psicologico bellissimo, che ti afferra fin dalla prima pagina e non ti molla fino all’ultima, lasciandoti addosso molteplici sensazioni ed una grande aspettativa per il seguito, visto che si tratta del primo episodio di una trilogia. Lena è prigioniera della sua vita, per colpa di un amore malato, che pensa di avere perso e che crede di aver poi ritrovato. Con un sottile e costante ed invasivo gioco psicologico viene portata a fare cose che non farebbe mai e si sente la colpa addosso per tutto questo, perché va oltre un limite che non credeva oltrepassabile. Cade in un abisso profondo. In questo abisso cade anche il lettore che la segue e la spia, in ogni sua mossa, con il desiderio di aiutarla a sciogliere i nodi che ha dentro se stessa. Uno stile ed una trama semplicemente perfetti, che non lasciano scampo.
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Nella bocca del leone
Piccolo thriller, direi quasi un racconto, visto che si legge nel giro di un’ora, ma ugualmente intenso ed incisivo, così come è nello stile caratteristico di quest’autore, una vera leggenda nei colpi di scena e nei finali a sorpresa. Anche in questo caso sono i ragionamenti deduttivi a fare da padrone della storia, in quanto sono il vero punto di forza dei metodi d’indagine dell’affiatata coppia di detective Rhyme & Sachs. Fra sagacia investigativa e depistamenti, anche se il racconto è breve, ha comunque tutti gli elementi per sorprendere il lettore. L’unico peccato è che non fai in tempo ad appassionarti che è già tutto finito. E questo è un autore che non vorresti mai finire di leggere.
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Scenari di un altro mondo
Primo libro di una trilogia fantasy che può essere adatta anche a giovani lettori. La protagonista è Lyra, una bambina vivace, un po’ monella, coraggiosa, piena d’ardore e di astuzia, buona, che ti conquista non appena la conosci. Capace di una gratitudine che è a tratti anche commovente. Molto particolari sono i personaggi dei daimon, una sorta di angeli custodi degli umani, che cambiano sempre forma, tengono compagnia, ispirano anch’essi simpatia e riflettono nei loro movimenti e nei loro atteggiamenti lo stato d’animo degli umani che rappresentano. Incredibili gli scenari dei mondi dentro cui Lyra si muove, soprattutto l’aurora boreale, nella sua evanescente delicatezza ed inimmaginabile bellezza.
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Inquietudine diffusa
Il commissario Soneri non può stare in pace neanche in vacanza. Cerca riparo tra i monti perché vorrebbe isolarsi per ricaricare le energie, ma si ritrova in un paesino di montagna circondato da un bosco ostile, luogo di silenziosi agguati e viene costretto ad indagare, per dare supporto all’arma dei carabinieri che, pur dispiegando le sue forze, non riesce a venire a capo degli enigmi. Lo stile è ricco di dialoghi, descrittivo veramente al minimo, ti induce a sentirti parte della comunità locale e questo ti fa sentire addosso un senso di inquietudine diffuso, che è la stessa paura che avvertono gli abitanti. Perché la paura intacca gli animi come la ruggine, quella peggiore è quella di cui non conosciamo l’origine, soprattutto perché è più insidioso ciò che sta dentro di noi di ciò che sta fuori. Bella l’escalation finale, con tante domande ancora senza risposta.
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La grande bruttezza
La storia si apre con il ritratto di una donna dai costumi disinvolti e prosegue con femminicidi su cui indaga una poliziotta tosta che vuole andare in fondo alle cose con tutta se stessa. Però la vera protagonista è la Roma disinibita, non pulita, trasgressiva, simbolicamente rappresentativa dei tempi oscuri in cui viviamo, che fanno purtroppo della nostra società una gran bruttezza. Il concatenarsi degli eventi non è male, ma forse sinceramente l’avvio del thriller prometteva qualcosa di più rispetto a quello che in effetti offre strada facendo. Storia comunque buona, con un colpevole non scontato. Fra i personaggi minori il mio preferito è stato Clark, una veloce comparsa purtroppo, ma simpatico come pochi nel suo gesto di levarsi gli occhiali, perché così somija a Supermén.
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Le fil rouge
La storia si apre con un suicidio che sembra un omicidio, che si svolge con modalità analoghe ad un cold case di dieci anni prima. Il ritmo è incalzante, il meccanismo è ad orologeria, nella prima parte assolutamente coinvolgente, nella seconda parte un po’ dispersivo, forse anche per confondere il lettore, per aprire a più possibili soluzioni, per poi ritrovare brio quando ormai si è in dirittura d’arrivo. Il rapporto fra narratore e lettore è diretto, i capitoli che hanno come titoli delle domande che creano un collegamento con il capitolo precedente ed a cui il lettore vuole trovare una risposta sono stimolanti, il filo conduttore della sciarpa rossa è un elemento ricorrente. Coincidenze impossibili, labirinto di specchi, equazioni a dieci incognite, dilemma del prigioniero: alla fine, in questo bailamme dove nulla è razionale, tutto ha un suo perché.
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Specchio dei nostri strani tempi
Il libro è diviso in due racconti indipendenti, che raccontano, entrambi, le relazioni asimmetriche della vita. Il primo racconto è veramente strampalato ed offre un confronto continuo tra gioventù e vecchiaia, a tratti in modo davvero spiazzante ed è stato per me quasi illeggibile Il secondo racconto sembra scritto da un’altra persona, tanta è la diversità dello stile utilizzato, ma forse anche questo è un elemento asimmetrico volutamente studiato e cercato: è un racconto che ci offre la diversità fra Occidente ed Oriente, con interessanti spunti di riflessione sugli strani tempi in cui viviamo. Pur non avendomi entusiasmato, è comunque quest’ultima la parte che ho preferito, almeno sono riuscita a mantenere il filo nel corso della lettura. Geniale la copertina, stilizzata, dipinta con gli stessi primi colori che incontri nella lettura, il rosa e l’azzurro. Con lo skyline dei grattacieli di New York a rappresentare l’ambientazione del primo racconto e, ribaltato, il profilo di una moschea a rappresentare l’ambientazione della seconda storia. Per poi ritrovare, sul retro del libro, i due profili invertiti a specchio. Asimmetricamente. Complimenti al grafico. Molti meno all’autrice.
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Profumo di famiglia
Bella storia, che ha un alone di magia e un profumo di famiglia. Leone è un bambino speciale, che ogni tanto se ne va per mondi tutti suoi, che ogni tanto fa esercizi d’inesistenza, che prega tanto e che vede anche realizzate alcune delle sue preghiere. Ha alle spalle una famiglia difficile, ma neanche più di tanto rispetto a famiglie italiane moderne. E’ un bambino che vive comunque nell’amore, anche se la sua non è una famiglia da mulino bianco. Suscita grande tenerezza e tanta simpatia. Specialissima è la trama di intimità che è intessuta con la nonna, la figura forse più speciale e singolare di tutta la storia.
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La virata finale
Ritratto di donna, da bambina ad adolescente, da moglie e madre ad anziana signora. Nella sua vita accadono eventi inaspettati, che la mettono alla prova e che la fanno crescere comunque con un carattere mite. Dovrebbe essere arrabbiata con il mondo ed invece porta con sé un senso di accoglienza che trasmette pace e serenità. Una telefonata improvvisa la porta lontano dal suo mondo e la fa entrare in un mondo che non è il suo, nel quale però lentamente trova se stessa, la propria realizzazione e forse la parte più bella di sé. Questo è un libro che entra anche nel merito di come funzionano le famiglie, quelle canoniche, quelle allargate, quelle fuori standard. La bambina Cheryl, con la sua spontaneità e la sua ingenuità, suscita una tenerezza immensa. Attesissima la virata finale, in cui io ormai non credevo più, anche se speravo tanto in quel momento. Perché Willa è una donna che, dopo tante sofferenze, merita di credere in se stessa ed il mondo le ha dato la possibilità di rinascere, con le sole proprie forze, a nuova vita.
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Il terzo è una perla
Tre autori italiani. Tre racconti. Tre donne. Tre poliziotte. Anna è un poliziotto corrotto e paga molto cara la sua superbia, la sua strafottenza ed i suoi errori. E’ la protagonista del primo racconto in cui però spicca, per bellezza, il personaggio della vedova dell’amante. Il secondo racconto è estremamente attuale: ambientato nel mondo del dark web, fra haters e istigazione degli adolescenti a giochi violenti e pericolosi. Il terzo racconto, “Sara che aspetta”, è il più breve ed è semplicemente superbo. In assoluto il migliore dei tre. Un vero gioiello. Per il ritmo, lento e sempre più in progressione. Per il ritratto della protagonista, che ho amato fin da subito. Per le figure secondarie che costellano la storia. Per l’atmosfera intima che, seppure in poche pagine, l’autore è riuscito a creare e per l’inaspettato finale.
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La forza delle donne
Straordinario libro, scritto con uno stile da una forte componente descrittiva, e da cui emerge piano piano, con tutti i colori del mondo, la straordinaria forza che possono avere le donne. E che solo loro possono avere. Ambientato in una cittadina francese ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, questa storia racconta la vita di due sorelle, molto diverse tra loro che, ciascuna a proprio modo, cercano di sopravvivere ai cambiamenti di quegli anni, restando fedeli ai propri ideali ed alla propria anima. E’ un inno all’amore per la vita, nonostante tutta la sofferenza che a volta la vita è capace di infliggere. La storia offre un doppio ritratto femminile che alternativamente si discosta e si intreccia: Isabelle è impulsiva, indisciplinata, affascinante; Vianne è mamma, posata, timorosa. Entrambe affrontano il nemico, salvando, in modo molto coraggioso e molto pericoloso per se stesse, tante vite umane. Questo libro è il racconto della guerra delle donne. Ti accompagna nel capire come la guerra cambia tutto, le città, le abitudini, le disponibilità, i volti, i ricordi. Ti spiega, lentamente, come il dolore nasce da dentro. Ti fa vivere quegli anni e quegli eventi da un punto di vista diverso, a cui forse non avevi mai pensato. E’ un libro che ti penetra nel sangue e che ti emoziona profondamente.
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Il senso della giustizia
Bellissimo giallo italiano, con tinte fosche, che racconta la storia di poliziotti della squadra antiterrorismo di Milano, per cui l’odio ed il senso della giustizia sono la malta che li tiene uniti. Una vita sempre a contatto con il rischio. I sensi costantemente impregnati di adrenalina. Il senso dell’urgenza, di intervenire per non arrivare troppo tardi. Il senso della protezione della cittadinanza. La devozione verso il lavoro. Il dimenticare anche se stessi e la propria vita. Tutti ingredienti di un mix di azione, coraggio, doppio gioco, che ti fa correre attraverso queste pagine, fino ad arrivare ad un finale inaspettato.
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Il cuore del peluche
Thriller anomalo, con protagonisti tanti personaggi, tanti scambi di persona, tante vite parallele, tanti piani temporali, che, se da una parte contribuiscono a rendere l’intreccio complicato e quindi intrigante, dall’altra parte sono però un po’ eccessivi, al punto da confondere il lettore, facendogli perdere il filo. Bellissimi gli spunti grazie ai quali viene spiegato il funzionamento della memoria di un bambino, confrontandolo con il funzionamento di quella di un adulto. E’ strano anche il meccanismo con cui questo libro ti spinge a ricordare qual è il tuo primo ricordo effettivo. Le parti che ho preferito in assoluto sono quelle in cui Malone dialoga con il suo psicologo, che riesce a creare con lui un legame sottile come un filo di nylon ma resistente al punto da conquistare la sua fiducia. Molto bella la trovata del peluche Guti, così come l’importanza che i disegni hanno nel mondo dei bambini. Peccato che sia stato davvero così faticoso annodare tutti i fili della trama.
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Prigionieri di un segreto
Bellissimo giallo, raccontato dal punto di vista della vittima, e per questo ricorda un altro splendido libro, “Amabili resti”. E’ un libro fatto di ricordi che restano incollati addosso. Quelli delle persone che hanno amato la ragazza, quelli delle persone che l’hanno uccisa o che comunque sono stati coinvolti da quegli eventi, quelli della ragazza stessa, che interviene più volte nella narrazione. A volte si vogliono tenere lontani certi fantasmi, ma più li si tiene lontani, più a volte loro ti inseguono, fino a farti precipitare in un buco nero che ingoia tutto. In questa storia tanti sono i personaggi che sono rimasti prigionieri di un segreto più grande di loro ed ogni personaggio esprime una sua sofferenza a proprio modo. Molto azzeccate anche le scelte stilistiche di alternare i punti di vista ed ottima la capacità di tenere in equilibrio la lentezza della narrazione, che permette di rivivere i ricordi insieme a loro e nello stesso tempo la velocità dell’approssimarsi del finale, in cui ogni segreto viene svelato.
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Con gli occhi di lui
Li chiamano gemelli. Sono inseparabili. Fratelli. Amici. Compagni di vita. Ma forse anche molto di più di tutte queste cose messe insieme. Beatrice e Alfredo. Due ragazzi disperati. Tutt’altro che perfetti. La Fortezza è il quartiere in cui vivono, è un quartiere difficile, un ammasso di case sgangherate e strade polverose. La loro è una vita difficile. Ma insieme cercano di affrontarla. Insieme cercano di passare oltre ogni giorno. Questo libro è l’equivalente de “Il rumore dei tuoi passi”, la stessa storia, ma raccontata con gli occhi di Alfredo. Lo si può leggere indipendentemente, non ne è necessariamente il seguito. Quello che colpisce, anche se si parla della storia di due giovani, quasi ventenni, è la forza di lei, Beatrice. E’ il vedergliela dentro fin da bambina e capire, con gli occhi di lui, fino a dove riesce a spingersi, per un qualcosa che è più che amore.
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Alla ricerca della bionda perduta
Simpatica commedia sentimentale, che si apre con un fugace incontro, il cosiddetto colpo di fulmine, che apre la strada ad una ricerca forsennata lunga 24 ore, in lungo e in largo per tutta Parigi, alla caccia del grande amore di una vita. Lei getta l’amo a lui. Lui la cerca, disperatamente, toccando una decina di microcosmi diversi che sono ovviamente presentati in chiave ironica e frivola, ma comunque simpatica e piacevole. Maestro nella sublime arte di trovarsi al posto giusto nel momento sbagliato, dopo una vera e propria corsa, caratterizzata da una fretta smaniosa, il lieto fine è scontato. Complice un ombrello rosso e qualche goccia di pioggia al momento giusto. Libro fresco e delicato.
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Cuore della terra
Se uno scrittore è capace di ideare storie così diaboliche, con intrecci così arzigogolati in cui nessun tassello è comunque posto a caso, ciò significa che è lui ad avere una mente mille volte più diabolica dei personaggi che crea. Anche questo thriller ne è la dimostrazione. Indagine poliziesca a cura di una delle mie coppie di investigatori preferite, Rhyme e Sachs, alla caccia di un killer insolitamente intelligente, che direi proprio è fissato con i diamanti, al punto da commettere atti criminosi oltre ogni logica per salvare queste pietre. Ogni capitolo della storia ha il nome di una delle fasi di lavorazione del diamante ed anche questa è una scelta stilistica molto originale e molto azzeccata. Un diamante è un perfetto equilibrio di brillantezza, fuoco e scintillio. Direi proprio che anche la mente di Deaver è un diamante. Capace, come in ogni suo libro, di sorprendere il lettore con uno scintillio improvviso fino all’ultimo capitolo.
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Il giardino del ricordo
Questo è un piccolo libro che suscita grandi emozioni. E’ fatto di una prosa secca. Tante frasi brevi che però lasciano il segno, perché trasudano amore. Racconta il modo di sopravvivere di un uomo che perde il proprio amore per una malattia. Racconta di come questo uomo si muove nel lungo intestino che è l’ospedale ed anche all’interno del proprio io interiore. E’ un libro immateriale, a tratti evanescente. Fatto di ricordi, di speranze, di vita e di rinascita. Per quanto possibile. Comunque sempre con la dolcezza del ricordo che fa da sfondo.
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Fatterelli scialbi
Strano questo libro. Racconta la storia di una coppia, marito e moglie e del mondo con cui lui rievoca i suoi passati amori, quelli che nel libro vengono chiamati fatterelli. Si resta un po’ disorientati in questa sterminata mitologia dei suoi trascorsi, forse perché, dal titolo del libro, ti aspetti storie più romantiche, mentre invece quelle raccontate sono quasi più tutte delle gag. La cosa che più mi ha colpito è l’indefinitezza dei protagonisti, che vengono chiamati lo sposo e la sposa. Quasi a sottolineare l’anonimato più totale di queste figure che restano a mio avviso totalmente prive di qualsiasi colore.
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Donne di altri tempi
Storia ambientata all’inizio dell’Ottocento, ottimamente scritta dal punto di vista linguistico e stilistico, ma terribilmente noiosa. È interessante l’ambientazione storica nell’Europa dei primi anni di quel secolo ed il tuffo nel passato che la storia offre: un affresco sul mondo di quegli anni, sul diverso modo di viaggiare con carrozza e vetturini, sul diverso modo di porsi in società, con gentilezza ed eleganza nei modi e nel linguaggio, sui balli tipici di quegli anni, sulle conversazioni anche languide, sullo strumento in uso allora della comunicazione epistolare, sugli episodi di vaiolo e su personaggi storici come Carlo Felice o Camillo Cavour. Interessanti sono stati gli spunti sul senso dei viaggi, importanti per nutrire lo sguardo di panorami e lo spirito di nuove impressioni. La storia ruota attorno ad una coppia, marito e moglie, con un focus molto importante anche sulla loro infelicità coniugale, molto comune anche alle coppie dei nostri tempi. Lei è Anne, inglese, resta ferita dal vaiolo subito dopo il matrimonio, sul viso e nell’anima e viene a vivere in Italia per stare con il marito. Una donna di una fragilità infantile, ma con una natura che riesce a lottare contro la perdita della bellezza ed a trionfare. Attorno a lei una folla di comparse silenziose, fra le quali il personaggio che ho più apprezzato è stato quello della signora Theresa Manners, una donna di carattere dal piglio deciso. Davvero peccato per l’eccessiva lunghezza del romanzo, che in molte parti mi ha dato proprio l’impressione di essere stato estremamente allungato, sortendo l’effetto di annoiare decisamente il lettore, pur offrendo tanti spunti di riflessione
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Fuori dal comune
Splendido libro, che tocca tante corde emotive. Racconta la storia di una famiglia che si trasferisce in Alaska, un luogo fuori dall’ordinario, senza confini, di una bellezza selvaggia e spettacolare e che richiede una forza fisica e d’animo fuori dal comune per potervi sopravvivere. Loro sono alla ricerca di un nuovo inizio, ma molto presto ci accorgiamo che i pericoli vengono più dall’interno che dall’esterno. Emergono prepotenti le figure delle due donne protagoniste, la mamma e la figlia, intrappolate nella loro famiglia ed innamorate l’una dell’altra, forti perché così tanto legate l’una all’altra. Solo un amore di sangue può essere così forte. La storia ha esiti imprevisti. Ci mette di fronte a quanto può essere dura ed imprevedibile la vita, ma anche a quanto può essere splendida e ricca. L’Alaska è di una bellezza aspra e senza compromessi. Questo libro è altrettanto bello per gli stessi motivi. Una nota di merito per lo stile dell’autrice: estremamente elegante lascia tanto spazio agli aspetti descrittivi e nello stesso tempo emoziona davvero. Un libro davvero fuori dal comune, per stile, espressività e vita.
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La notte buia
Quest’autore predilige le storie complicate, intrecciate, incastonate le une nelle altre ed anche questo suo ultimo lavoro ne è una dimostrazione. Un libro davvero lungo da leggere ma che non ti annoia mai e in cui non perdi mai il filo, pur essendo tanti i personaggi, pur essendo tanti i segreti che nascondono. Nonostante il titolo, molto presto perdi di vista Stephanie, nel senso che la tua attenzione viene via via spostata su altri canali. Hai la sensazione proprio di essere accompagnato dall’autore su altri percorsi e di mano in mano che la morsa dell’indagine si stringe, ti senti sempre più appassionato a scoprire che cosa è successo in quella notte buia e tutte le conseguenze che quel fatto ha comportato nella vita di così tante persone. Il mio personaggio preferito in assoluto è stato l’anima scura di Dakota.
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Tempi duri
Madeleine ha sempre vissuto in un universo di denaro. Muore il padre, banchiere, e ne eredita il patrimonio, che però perde per colpa di cattivi consiglieri, che hanno voluto imbrogliarla. Oltre a tutto ciò ha l’onere di crescere suo figlio, rimasto paralizzato a causa di un tentativo di suicidio conseguente ad un ingombrante segreto. Una vita non facile che si snoda nell’Europa degli anni ’20 e ’30 con, sullo sfondo, la crisi finanziaria di quegli anni e l’imminente ascesa di movimenti politici che fanno da cornice, importante, di una storia davvero drammatica. Madeleine finisce in rovina a causa di persone senza scrupoli, ma con un’intelligenza ed un sangue freddo invidiabili, riesce a trovare il modo di vendicarsi. Buono lo stile, un libro davvero ben scritto. Buono il modo di concatenare vicende private a vicende politiche e sociali. Buono il titolo, che lascia intravedere quei primi fuochi che nascono in Europa, avvisaglie di ciò che la storia ci insegna sta per succedere. Buona copertina che, a dispetto del titolo, è in bianco e nero e, da sola, ci permette un piccolo tuffo in quegli anni così particolari.
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Coltivare le inclinazioni
Un ragazzino appassionato di tribunali, di grandi processi e di tutto ciò che ruota attorno al mondo legale si trova ad affrontare il suo primo caso, a dover prendere, a modo suo, decisioni etiche, che possono anche cambiare il corso di un’indagine o il destino di un uomo. Ottima storia, che può avvicinare anche giovani lettori ad un mondo comunque difficile da affrontare e da vivere. Oltre all’intreccio, comunque buono ed interessante proprio dal punto di vista della storia raccontata e del suo sviluppo, è molto bello pensare a quanto è importante che bambini e ragazzini seguano le proprie inclinazioni naturali, che, se riconosciute e coltivate in modo strutturato, con l’aiuto indispensabile della guida dei genitori, possono trasformare delle passioni informi in uomini davvero appassionati e capaci di rendere concreti i propri ideali. Penso che sia uno degli aspetti che possono fare sentire pienamente realizzato ogni uomo.
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Il figliuol prodigo
La narrativa americana ha dei tratti comuni, che non sempre mi sono congeniali, la ruralità, la famiglia, i pastori di anime. Questo libro fa parte di una trilogia (che io sto leggendo per errore in senso inverso!!!) e l’ho molto apprezzato, anche se lo stile è estremamente lento, forse perché l’autrice vuole proprio farti entrare in questo mondo in punta di piedi, per rispetto della sofferenza. E’ un bel libro perché è carico di emotività, ti porta ad immedesimarti in più personaggi, a chiederti che cosa faresti tu al posto loro. Ti porta a capire la loro sconfitta, a leggere nelle loro anime i segni della vita, a sperare che si sciolgano i loro conflitti, anche quelli interiori. Un libro davvero di grande profondità.
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Verace donna del Sud
La questora Lolita Lobosco, splendido personaggio che tutti gli amanti dei gialli all’italiana dovrebbero conoscere, si trova ad affrontare un caso in trasferta nella città di Padova, avvolta in tanta nebbia, senza mare, senza sole, senza amore; è un caso che coinvolge ragazzini, che ci mette di fronte al degrado generazionale, purtroppo protagonista di tanti fatti di cronaca attuale. Nella seconda parte del libro la questora, facendo un’anomala domanda di demansionamento, richiede il trasferimento nella sua Bari, con tanto mare, tanto sole e tanto amore e lì affronta un altro caso. Non ho del tutto capito il perché due casi così differenti, ed entrambi di tutto rispetto, siano confluiti per scelta dell’autrice in un unico libro, rimanendo scollegati tra loro quasi da sembrare due racconti autonomi, se non fosse per qualche filo rosso della protagonista, che lega la prima alla seconda parte. Forse sarebbe stato meglio sviluppare di più entrambi, creando due libri distinti. Quello che è certo è che la protagonista è sempre più meravigliosa, una verace donna del Sud di una simpatia irresistibile. E conoscere il lolitese è un privilegio per entrare nel suo bellissimo mondo.
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Cinquanta sfumature di grigio
Il protagonista è un grigio impiegato di banca, di fatto un personaggio molto frustrato e decisamente inetto, timido e remissivo. Consuma i suoi giorni tra il desiderio di affermazione e la coscienza della propria inadeguatezza, ma è anche capace di scatti aggressivi e vendicativi che mi ricordano una davvero brutta persona che mi è capitato di incrociare nella vita. E’ un piccolo uomo guidato da piccole ambizioni. Il colore dominante della lettura è il grigio. La cornice del tutto è la mediocrità. Lo stile è rappresentativo di altri tempi. Il ritmo lento, soprattutto nella parte centrale. Il grigiore invece è fin troppo attuale e tratto comune ai tempi moderni.
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Strane sparizioni
Questo autore viene definito come il più letterario fra i giallisti norvegesi ed in effetti qualcosa di molto elegante e raffinato nel suo modo di porsi e di presentare i suoi personaggi c’è davvero. Nel suo stile ci sono molti dialoghi che forse rendono la storia più vivace ma che, nello stesso tempo, non rendono così facile l’analisi dei protagonisti, sarà perché quando un autore racconta con la propria voce, ti porta dentro le cose che ti vuole trasmettere. Il protagonista è molto riflessivo e questo è un aspetto che ho molto apprezzato. Al di là della storia, in queste pagine ho trovato anche un importante punto di riflessione sull’età che avanza, perché c’è un momento in cui si diventa vecchi abbastanza da riflettere sul significato del tutto. Questo aspetto mi ha molto colpito, sarà perché mi sento un po’ in questa fase di bilanci di vita.
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Quando è troppo è troppo
Libro avventuroso, ambientato nel Sudan, con intrecci d’amore mescolati a duelli a non finire. I sentimenti assoluti sono i veri protagonisti, come solo una volta poteva succedere: l’amore, l’odio, l’amicizia, la fedeltà, l’onore. La trama è a tratti un po’ banale, ma è forte il senso dell’esotico e la lettura risulta quindi perfetta per chi ama il mondo arabo. In molti aspetti il libro è però eccessivo. Eccessivo nel popolare la trama di personaggi e nel descrivere le loro peripezie. Eccessivo nel trasporto dei sentimenti che li animano. Eccessivo nell’utilizzo della terminologia araba, che a volte ti fa anche perdere un po’ il filo e che comunque appesantisce la lettura. Sicuramente l’aspetto positivo è che, considerando che l’autore non è mai stato un grande viaggiatore, è comunque stato in grado di fotografare un mondo a noi lontano con scatti memorabili e quindi riesce a stimolare enormemente la fantasia del lettore, quello giovane ed anche quello meno giovane.
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Crudelia Demon
Questo giallo ruota attorno all’omicidio di una padrona di casa ed il vero protagonista è tutto il difficile e meraviglioso vicinato che abita in quel condominio. Straordinari e pittoreschi esemplari di un’umanità varia, che popolano quegli appartamenti e che, con la loro curiosità, danno la sensazione di una solidarietà naturale che al giorno d’oggi, nella società spersonalizzata ed indifferente in cui viviamo, fa quasi impressione e dà una sensazione davvero di altri tempi. E’ un libro di semplici ritratti, di sentimenti semplici e profondi e comunque anche un buon giallo tutto italiano.
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Potenza e intensità
Il suo modo di scrivere è sempre ammaliante. Con questo romanzo, che si apre con i ricordi di ragazzi cresciuti in istituto, Paolo Giordano, sembra, almeno nella prima parte, ritornare al mondo degli adolescenti del suo romanzo d’esordio, ma è solo un’impressione. Perché a poco a poco la storia cresce, in maturità ed anche come intensità, con un senso dell’attesa e della rivelazione che, con infinita lentezza, ti avvolge e ti cattura. Trattando temi scottanti, anche difficili. Il rapporto tra Teresa e Bern è al centro di tutto l’inviluppo della storia, capaci di riconoscere insieme il visibile e di inventare, in un tacito accordo, anche l’invisibile. Insieme sono luce e tenebra. Bern è un vero e proprio magnete, che esprime potenza ed intensità in ogni suo gesto, anche nel silenzio.
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Anni violenti
Questa è la storia di un paese, Curon, e della sua comunità. L’antico abitato nel 1950 venne sommerso per permettere la realizzazione di un invaso artificiale, per la produzione di energia elettrica. Da questo lago oggi sbuca ancora il campanile della vecchia chiesa, che sembra galleggiare sull’acqua, e che è anche diventato un’attrazione turistica. Questo libro è la storia di quegli anni violenti, anni di guerra, di violenze, di strappi, tutti raccontati attraverso la voce, roca, malinconica, arrabbiata, reattiva, triste, sola, di una donna resa dura dalla vita, caparbia, coraggiosa, rude. Una donna che mangia il ghiaccio per dissetarsi e che spara alla schiena per salvarsi la vita. Una donna che, attraverso le sue parole, ci fa capire quanto è grande e profonda la parola “casa”.
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Pennellate di poesia
Piccolo libro che di fatto è una poesia, arricchita da illustrazioni in acquerello che, anche da sole, parlano, vibrano. E’ un inno all’amore verso un figlio che si cerca di proteggere ad ogni costo, anche se ci si sente incapaci di questo. E’ stato ispirato dal pericolo dei naufragi in mare a cui sono esposti i migranti. Ed in una manciata di pagine c’è tutto il loro mondo di sofferenza, di speranza, di vita e di morte. Questo mare, profondo, vasto, indifferente, che separa il loro ieri dal loro domani o dal loro mai più. Va letto, da tutti. Per capire, visto che non basta sentire queste storie tutti i giorni per capire. Va guardato, perché queste pagine sono pennellate di poesia.
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La forza della natura
Testo teatrale, che costituisce uno degli ultimi scritti di Shakespeare, la cosiddetta sua fase dei romances, ovvero opere in cui l’autore rielabora tematiche già trattate nelle sue grandi tragedie o nelle sue commedie, collocandole in una dimensione mitica e sacrale. Nei romances ricorrono spesso temi quali morte e rinascita, espiazione seguita dal perdono e colpe dei padri riscattate dai figli. Questa commedia è forza viva della natura, dove protagonista è la magia, ed è uno scritto che ci fa capire quanto è stata vivace la mente di questo autore, non a caso considerato uno dei geni della letteratura inglese e, più in generale, della letteratura mondiale. Particolare la struttura della commedia, che prima è divergente e poi convergente. Meno belli i singoli personaggi. Ciò che funziona, in questo testo, è soprattutto l’insieme.
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I trucchi del giallista
Piccola guida per aspiranti scrittori di gialli che, con 7 piccoli passi, vuole essere un aiuto per chi sente di avere una storia da raccontare e non sa come vincere l’ansia da prestazione data dalla pagina bianca che pulsa davanti agli occhi. L’autrice, nota giallista scandinava, ci fa capire prima di tutto che scrivere è un prezioso lavoro di artigianato. Ci dà consigli su come alimentare la suspence, su come modellare i dialoghi, su come introdurre e creare il protagonista, su come depistare il lettore. Ci svela il trucco del cliff-hanger, ovvero la tecnica di chiusura di una sequenza con un climax, ovvero quel modo di scrivere che, non appena termini un capitolo, crea in te una grande aspettativa di vedere come la vicenda prosegue, invogliandoti nella lettura e portandoti a divorare il testo che hai di fronte. Tante anche le letture consigliate e tanti gli esercizi di scrittura proposti. Un saggio davvero interessante, forse troppo breve, ma è anche vero che i maghi, anche della scrittura, non possono rivelare tutti i propri trucchi, se no perderebbero tutto il loro fascino.
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Troppi affondi al cuore
Monica è una trentenne ingenua ed insicura che usa l’ironia come salvagente. Tanto svampita da accorgersi di essere incinta quando è solo al quarto mese. Tanto forte da essere capace di uscire dalle dipendenze affettive da uomini sbagliati che hanno caratterizzato l’ultimo periodo della sua vita. Tanto fresca da far innamorare. Tanto bella da entrarti nel cuore, soprattutto dal momento in cui si rende pienamente conto di avere la responsabilità più grande della vita. Tanto tosta da decidere di prendere in mano la propria vita e di non abbassarsi mai più a raccogliere le briciole di affetto di chi le sa o le può dare solo quelle. Tanto fortunata da trovare per caso l’amore della sua vita. Bella storia. Vivace, giovane, moderna, frizzante.
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A un passo dal caos
Hanno tutti tre vite: una pubblica, una privata, una segreta. Questo bellissimo thriller si innesta sulle vite segrete di tante persone e le mescola in un mix davvero geniale. L’adrenalina c’è tutta e cresce via via che ci si avvicina a scoprire chi, come, quando e perché. Verso la fine, ci sono anche più cambi di voci narranti, elemento stilistico che accresce la tensione del lettore, volto alla ricerca della verità. Stile fluidissimo, scorrevole, si legge d’un fiato e ti prende, tanto. Come tutti i libri di questo autore francese che adoro. E’ che anche un libro intriso di contenuti: giovani uomini e donne che non riescono a voltare pagina, l’amore sotto ogni forma, un vortice di immersione nei meandri del passato, la potenza della scrittura, perché scrivere è costruire muri per tenere a bada la brutale ferocia della realtà e nello stesso tempo è aprire porte per accedere ad un mondo parallelo. Scrivere, e anche leggere, è uno dei possibili modi diversi di attraversare la notte. Perché ognuno di noi nella vita ha dei momenti di notte buia, e deve trovare il modo di uscirne.
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Non è mai troppo tardi
Nuova indagine della detective Hanne Wilhelmsen, personaggio molto caratteristico e molto speciale, nata per investigare e per trovare le risposte laddove altri non vedono nemmeno le domande. Questa è una storia con un doppio caso da risolvere, di cui uno è un cold case che viene riaperto per sensibilità e testardaggine. Niente è come sembra. Uno è un omicidio che forse è un suicidio. L’altro è un suicidio che forse è un omicidio. Ma ogni caso va indagato senza idee preconcette, costruendo la verità, pietra su pietra. E’ una storia anche molto bella umanamente, perché intrisa di elementi che fanno parte della vita: il senso di colpa, l’amore verso un figlio, il dolore di una perdita immensa, il desiderio di rinunciare alla vita, l’istinto di sopravvivenza, il desiderio di vendetta, il travisamento dei più umani sentimenti per l’accecamento dato dai soldi e dal potere, la potenza della verità, la forza della vita, l’innocenza. Bellissimo intreccio. Bellissimi personaggi. Gli investigatori in questa storia passano decisamente in secondo piano; sono dei facilitatori, dei gregari, che fanno emergere la potenza dei protagonisti delle due vicende intrecciate. Nello stesso tempo acquistano però forza. Perché senza la loro determinazione tutto sarebbe sembrato diverso e la verità non avrebbe vinto.
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Sentirsi abbandonati
E’ strano questo libro. Sembra scritto in maniera quasi adolescenziale, sembra forse anche un po’ superficiale, ma contiene inimmaginabili bombe di profondità. Racconta la storia di un ragazzino, la cui mamma lo abbandona per rifarsi una vita. Lui la va a cercare e la ritrova. Il momento in cui la rivede è molto emozionante, ti smuove dentro ogni tuo sentimento, perché ti fa capire quanto l’abbandono può essere una ferita non sanabile. E’ una storia di abbandono, ma anche di amore, nelle sue tante forme in cui è possibile: amore naturale di una madre verso un figlio, ma anche amore egoistico di una madre verso se stessa, amore viscerale di un figlio verso una madre, amore protettivo di una sorella verso un fratello, amore distratto di un padre verso i figli, amore dolce di un fratello verso un fratello inaspettato. E’ anche una storia di speranza, perché, quando si è feriti, ricucire le cose un lembo alla volta è possibile.
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Vittima della sua stessa fantasia
Uno scrittore, propenso al clamore, al dramma ed alla pubblicità, scrive un libro truce e disgustoso, sparisce misteriosamente e, verso metà libro si scopre che è stato ucciso nello stesso modo in cui muore l’eroe del suo romanzo. I toni di questa storia sono particolarmente macabri, al punto quasi da disgustare. I personaggi sono innumerevoli, tanto anche da confondere un po’ il lettore, nel senso che troviamo la vittima e tutto il suo entourage, i personaggi del libro che ricalcano alcuni personaggi reali, nonché gli investigatori e tutto il mondo che ruota attorno a loro. I personaggi in assoluto più appassionanti non sono l’assassino o la vittima, ma i detective incaricati di risolvere il mistero. E Strike è il mio preferito, un investigatore privato con un grande intuito per le stranezze, i pericoli ed i sospetti. Il ritmo è incalzante, però il tutto è veramente troppo affollato e, secondo me, ci sono anche un po’ poche parti descrittive e veramente troppi dialoghi, che potevano essere un bel po’ sfoltiti. E’ stato bello riflettere sul fatto che, in un’indagine per omicidio, in nove casi su dieci il perché si capisce solo dopo che hai scoperto il chi, perché la cosa più difficile è sempre scoprire il reale movente. Non ci avevo mai pensato in questi termini.
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Umanità varia
Non sono abituata a leggere questo autore sotto forma di racconti. E’ la prima volta che lo conosco sotto questa veste e lo preferivo comunque come voce del commissario Bordelli. Le storie racchiuse in questa raccolta ci raccontano un’umanità varia, a volte impossibile, dal vicino di casa inquietante ai festival letterari, dall’incanto dei libri in una biblioteca a sparizioni improvvise. Una sezione è denominata microracconti e racchiude due piccole perle: “Messaggi” e “Musica”, mentre un’altra è dedicata ai racconti ispirati al Bangladesh, con tanto di nota dell’autore introduttiva. Fra tutti quelli presentati, il racconto per me meglio scritto è stato “Eppur si vive”, mentre quello più terribile e assurdo, dal punto di vista del contenuto, per me è stato “Il macellaio”, in cui un uomo si rivela un vero e proprio orco nei confronti di suo figlio Attila.
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Dialogo a distanza
La protagonista, Nella, diventa la moglie di un mercante d’alto rango in un’atmosfera tardo seicentesca: un rapido matrimonio vantaggioso con un ricco scapolo. Un uomo equivoco, che, con la sua indole, la inganna fino a farle provare un profondo senso di vergogna. L’unica attenzione che le riserva è il regalo di una casa in miniatura, che permette a lei di instaurare un dialogo a distanza con la miniaturista. Alcune recensioni spacciavano questo libro bello tanto quanto “La ragazza con l’orecchino di perla”, sarà forse per gli ambienti storici olandesi che li accomunano, ma non c’è davvero null’altro. Anzi, l’ho proprio trovato un libro da “non sense”, perché secondo me la trama, in sé, non ha né capo né coda, anzi di mano in mano che leggi, se poteva esserci una svolta rivelatrice, ti accorgi che lo sviluppo della trama peggiora di mano in mano. Forse l’unica cosa che salvo è il personaggio minore della sorella del marito. Almeno quello un suo senso lo ha.
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