Opinione scritta da Pupottina

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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    17 Gennaio, 2014
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L'uomo e i suoi sentimenti

Un libro particolare, diverso dal solito, dallo stile ricercato e intriso di dissertazioni che portano a profonde riflessioni. Un libro complesso, come complessi sono i sentimenti. Scritto quasi come se fosse un monologo che il personaggio stila per ripercorrere le fasi, veramente importanti, della sua vita, quelle che l’hanno portato alla consapevolezza di essere diventato padre e non più soltanto un uomo, un marito e un amante irrequieto. Un libro pregno di così tante sfumature, pensieri e riflessioni che leggerlo una sola volta non basta. Un libro che può essere preso in qualsiasi momento della vita per sfogliarne le pagine e leggerne una a caso, affinché possa aprire un mondo di possibili, irrefrenabili riflessioni sull’esistenza, sulla quotidianità, sulla banalità della vita, sull’essere umano in generale e sull’importanza di taluni sentimenti che portano a scelte prioritarie, più o meno, consapevoli. Un romanzo che indaga la società partendo da un singolo individuo, un uomo qualunque, che affronta la giornata cercando di sbagliare il meno possibile e non sa tenere a bada i suoi pensieri peccaminosi, tormentato com’è dai “demoni” della propria sessualità.
E se questo non bastasse a definire il romanzo IL PADRE INFEDELE di Antonio Scurati bisogna leggerlo e rileggerlo, analizzarne e coglierne quella che, svelata fra le righe, è la sua vera essenza: l’amore.
Glauco Revelli è un giovane padre nella Milano di oggi, che si destreggia tra famiglia e lavoro per superarne, di volta in volta, le problematiche che si presentano. Quando sua moglie Giulia gli rivela che forse gli uomini non le piacciono più, arriva il momento profondo della riflessione. È uno spunto, un pretesto, un input per analizzare da principio il proprio vissuto e cogliere il momento del fallo, dell’errore, del non compreso che ha pregiudicato la situazione attuale. È difficile per Glauco comprendere. Però, i suoi problemi sono gli stessi affrontati da tutta la sua generazione nel compimento pratico dell’attuale educazione sentimentale.
È un libro che parla in primis agli uomini, ma che aiuta le donne a comprenderne i meccanismi alla base dei loro ragionamenti.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    17 Gennaio, 2014
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A caccia di criminali internazionali

Un nuovo filone di thriller che va a indagare questioni scottanti e di rilevanza e importanza internazionale.
BRAMA di ARNE DAHL è decisamente un thriller poliziesco dallo stampo innovativo e che va a guardare e scrutare temi caldi, che superano i confini dello Stato d’origine per allargarsi in ogni dove la criminalità organizzata riesca a spingersi, ossia a perdita d’occhio nella globalità del Pianeta.
La serie investigativa parla di personaggi interessanti che fanno parte di una nuova unità di polizia segreta, un gruppo, una squadra, variegata nelle conoscenze e competenze proprio perché deve saper indagare dove gli altri non possono, scovare il marcio ovunque si trovi.
Nel romanzo si parla della nuova, segretissima unità operativa OpCop dell’Europol, un gruppo scelto di polizia europea che si trova ora ad affrontare la sua prima tortuosa ed intricata indagine.
Insieme all’ispettore Arto Söderstedt, c’è tutta la sua squadra e due crimini apparentemente non collegati, come un uomo asiatico investito da un’auto e una donna ritrovata cadavere in un parco, si rivelano esserlo in modo incontrovertibile.
Un unico filo conduttore si estende dall’Asia all’America, passando per l’Europa, coinvolgendo gruppi malavitosi di ogni Paese. E' una faccenda per l'unità investigativa OpCop, chiamata in causa da messaggi nascosti sulle vittime. L’unità OpCop, infatti, è nata proprio per sconfiggere la criminalità internazionale.
BRAMA è un romanzo che si dipana in un crescendo di azione, coinvolgendo le tecnologie e le modalità investigative più avanzate. È un romanzo per riflettere su come la criminalità non abbia confini.

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Letteratura rosa
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    13 Gennaio, 2014
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J. & J.

Ogni donna ne sogna uno tutto per sé, ma deve essere perfetto.
Il protagonista maschile di L’amica del milionario è James Rocchi, un uomo, dalla bella presenza, cui non è mai mancato nulla: dal denaro alla buona compagnia femminile. Il suo punto forte sembra proprio essere il suo irresistibile sorriso. Ma, ovviamente non è solo quello che gli garantisce da sempre una lunga fila di donne fra le quali scegliere, di volta in volta, l’amante del momento.
Non c'è da stupirsi quindi che il suo sguardo non si sia mai soffermato su Jennifer, nonostante i due siano cresciuti uno accanto all’altra ...
Jennifer crescendo, è cambiata. È diventata sofisticata e sexy. Ormai non può però passare inosservata nemmeno agli occhi di James, che senza quasi rendersene conto si scopre attratto e addirittura geloso della sua amica di un tempo.
Peccato che James sia un po’ troppo superficiale per i miei gusti, nonostante poi, migliorando, si ravveda un po’. La storia d’amore poteva essere inquadrata da un’angolazione emotiva diversa.

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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    12 Gennaio, 2014
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Maigret e l'amico d'infanzia Léon

Gli amici d’infanzia ci riportano sempre ad un periodo perduto della nostra vita ed è proprio questo che accade a Maigret, quando va a fargli visita Léon Florentin, il figlio del miglior pasticciere di Moulins, quello che aveva sempre le tasche piene di soldi ed era sempre così sicuro di sé. Quel tipo, un tempo così loquace e quasi un bullo, ora è nei guai. Gli racconta quello che gli è accaduto: è il testimone involontario di un delitto. Il suo racconto ha poco di credibile, ma il commissario Maigret vuole dar credito all’amico e pensa che nelle parole dell’amico “d’infanzia” ci sia un fondo di verità. Non vuole pensare che Léon possa essere l’assassino.
All’inizio le indagini procedono però un po’ a tentoni, perché la vittima, la donna che manteneva da anni, era mantenuta anche da altri uomini.
L’unica testimone che potrebbe dire di più, la portinaia dello stabile dove abitava la vittima, è una donna reticente e non parla molto non provando simpatia nei confronti di Maigret.
L’inchiesta iniziata come sempre un po’ a rilento e con un ritmo rilassato, si fa presto serrata. Solo Maigret, con la sua abilità logica e il suo metodo, come dice il protagonista stesso, “di non avere metodo”, può far luce sul giallo che vede coinvolto il suo amico d’infanzia.
Come sempre il romanzo è breve, le inchieste condotte da Maigret si discostano un po’ dai metodi del poliziesco classico, ma tracciano suggestivi ritratti psicologici dei personaggi coinvolti, nella misteriosa atmosfera della città di Parigi.
Consigliato.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    10 Gennaio, 2014
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Fantasmi, superstizioni o delitto?

“Se vedete qualche fantasma, tenetelo in serbo per me.”

Tad Rampole, giovane americano, compagno del celebre criminologo e lessicografo, Gideon Fell,“fece un sorrisetto acido, mentre comprava un romanzo poliziesco e si avviava verso il treno.” Ogni viaggio ha il suo giallo da leggere. Le abitudini dei lettori finiscono nelle stesse opere che preferiscono.

Nella prima indagine di Gideon Fell, IL CANTUCCIO DELLA STREGA, impariamo da subito a conoscerlo grazie alle osservazioni del suo amico Tad Rampole: “gigantesco da colmare con la sua mole l’enorme poltrona di pelle”, “il faccione rosso si era fatto ancora più rosso”, avvezzo alle bevute in compagnia o in solitudine, “insinuava abilmente un boccale di Guinness sotto un paio di enormi baffi”, mentre “il gran ciuffo bianconero danzava al ritmo dei risolini”, “riempiva di tabacco la pipa e sembrava riflettere bonariamente su qualcosa che la pipa gli aveva confidato.”
IL CANTUCCIO DELLA STREGA è stato scritto nel 1932 da JOHN DICKSON CARR.
È ambientato a Chatterham dove “c’è qualcosa di irreale nella straordinaria e sonnolenta bellezza della campagna inglese, fatta d’erba lussureggiante, di sempreverdi, di campanili grigi, di strade bianche e serpeggianti”, di maledizioni, leggende, ed ovviamente di segreti e misteri.
Il dottor Gideon Fell è simpatico, oltre che un abile professionista.
Tad Rampole è giovane, ma non sprovveduto.
Sono una bella coppia investigativa e, oltre a loro, a rendere accattivante questo giallo è il modo in cui viene condotta l’indagine. Consigliato.

“Omnia mea mecum porto” (Tutto ciò che possiedo lo porto con me)

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    08 Gennaio, 2014
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Non prenotate all’Overlook Hotel

Con le scene del film sempre impresse nella mente, insieme al sorriso accattivante e diabolico di Jack Nicholson (perfetto e corrispondente al personaggio letterario), ho intrapreso la lettura di SHINING di Stephen King, sapendo dell’atteso seguito, di prossima pubblicazione, il Doctor Sleep.
Con Stephen King e i suoi romanzi ho un rapporto di amore odio, nel senso che in alcuni capitoli mi prende molto ed in altri riesce ad annoiarmi, arrestando la lettura, tanto che è da un po’ che non ne leggevo uno.
Ho optato per SHINING e non mi ha delusa. Anzi. In questo libro, che è un escalation di efferatezze deliranti, King ha saputo mantenere costante la mia attenzione e, nonostante conoscessi già la storia grazie al famoso film, il romanzo ha aggiunto di particolari salienti e di dettagli psicologici interessanti, che hanno riempito di significati e spiegazioni scene che conoscevo, ma per le quali una maggiore comprensione ne ha accresciuto l’effetto terrificante.
Raccontare la storia della famiglia che si trasferisce nell’Overlook Hotel, indagando il passato dei personaggi e le caratteristiche comportamentali dei tre, è qualcosa che il film non ha saputo ben spiegare, ma ha solo accennato. Comprenderne le motivazioni psicologiche che portano alla follia Jack Torrence, è stato illuminante. Tra i tre personaggi, sono Jack e Danny i più interessanti. Tra i personaggi minori, quelli da tenere d’occhio sono Hallorann e il dottore che visita il bambino dopo il trasferimento all’Overlook Hotel.
Molte scene, anche iniziali, non fanno che accrescere le aspettative del lettore che sente, insieme ai personaggi, che la tranquillità è soltanto apparente e la follia potrebbe esplodere da un momento all’altro. Il totale isolamento dei personaggi è un espediente formidabile per indagare la psiche di individui già instabili e provati da varie esperienze traumatiche, cui si aggiunge l’ignoto del buio.
Non c’è dubbio che gli effetti maggiori, nei suoi romanzi, Stephen King li ottiene quando unisce una qualsiasi forma di poteri paranormali alla follia, naturalmente in una location infestata da fantasmi, proprio come quella dell’Overlook Hotel, imponente, stupendo nella visione paesaggistica, ma anche denso di mistero e terribilmente spettrale. Le ghost story unite al delirio folle rappresentano, per me, il massimo della paura incontrollabile.

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altri libri di Stephen King o di Dan Simmons
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    05 Gennaio, 2014
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LA LISTA DEI MAI

Un romanzo da più di 5 stelle

Non c’è niente di più importante della libertà. E se ci venisse tolta, come reagiremmo? Se venissimo rapite, torturate e tenute prigioniere per un tempo lunghissimo, cosa cambierebbe nella nostra coscienza? Se continuassimo a vivere di stenti, completamente nude, affamate e al buio, ci ritroveremmo forse a desiderare la morte? E se, ad un certo punto, la morte e la libertà cominciassero a coincidere nella nostra mente seviziata?
Se ci interroghiamo sul perché ci è capitata una cosa tanto tremenda, possiamo dunque arrivare alla conclusione che forse ce la siamo cercata? Perché un pazzo sadico ha scelto proprio noi? Incarniamo per lui la vittima perfetta?
Per rispondere a questa catena di domande, c’è DOPO, il thriller psicologico di Koethi Zan, che studia a fondo la condizione della vittima, “il tormento profondo dovuto alla sensazione di aver fallito”, di essersi lasciate intrappolare.
Questa condizione di prigionia e schiavitù non finisce nemmeno dopo la liberazione e ci viene spiegata dalla protagonista di questo romanzo, Sarah, una qualunque studentessa, che in un momento sereno è stata più vulnerabile delle altre, proprio lei che non era mai stata una ragazza leggera e che anzi aveva sempre pianificato tutta la sua vita attraverso lunghe liste di mai, ossia di situazioni potenzialmente pericolose in cui non doversi mai trovare. Eppure, nonostante la sua costante attenzione per stare alla larga dai pericoli, vi è incorsa lo stesso. Ma è stata fortunata, se così si può dire: dopo più di mille giorni di prigionia è riuscita a fuggire perché, un giorno, in mezzo a quel mare di sofferenza, ha deciso di usare il cervello perché ha provato “un istinto profondo votato unicamente alla fuga” ed è stato più forte di tutto il resto.
A distanza di dieci anni, le sembra di vivere tranquilla, trincerata in un lussuoso appartamento da cui non esce mai e inventa scuse con se stessa e con gli altri per apparire normale, ma sa di non esserlo: il suo equilibrio mentale è ancora notevolmente scosso dal dolore del passato.
Ma Jack Derber, l’uomo che l’ha tenuta prigioniera, potrebbe uscire dal carcere e tornare a cercarla se lei non riesce ad impedirlo. Così, come ha trovato disperatamente il coraggio una volta per fuggire dalla casa in cui era stata resa una schiava, decide di farsi forza, superando le sue ossessioni, le sue innumerevoli fobie, per fare tutto il possibile affinché lui non possa uscire di prigione e rifare tutto nuovamente. L’unico modo che ha per impedirlo è trovare il cadavere perduto della sua migliore amica, Jennifer, che, per un periodo, è stata imprigionata con lei. Se Sarah ha già vissuto una volta l’inferno, in questo romanzo, è pronta a rituffarcisi dentro e il lettore con lei. Entrambi sanno già che non sarà una passeggiata.
DOPO è un romanzo che tratta di vittimologia e scava nella mente del carnefice, attraversando antiche discipline di tortura, anche filosofiche e letterarie, e di tecniche scientifiche di dominazione e condizionamento della mente umana fino ai leggendari lavaggi del cervello.
La vicenda ricorda in parte storie realmente accadute, come quella del carnefice Gary Heidnik, ma si dipana in modo più intricato fra vicende personali, segreti e dettagli nascosti nella mente.
Un thriller psicologico, appassionante, avvincente e da cui ci si stacca a fatica proprio perché cattura la mente.

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Donato Carrisi, Lars Kepler e Wulf Dorn
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    03 Gennaio, 2014
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Uno iettatore tra i poliziotti.

“Il percorso è cominciato e non si torna indietro. Il prossimo assassinio è inevitabile.”

Pensavamo che il genere poliziesco non avesse più niente da dirci, ma David Jackson, per il suo esordio letterario, ha scommesso con se stesso di dimostrarci il contrario. Devo ammettere che ci è riuscito, entrando nel vivo della vita tra colleghi poliziotti e mostrando quali sono i meccanismi che li accomunano, facendoli sentire “fratelli”, e quali quelli che li allontanano. Sono i secondi che li portano a complottare fra di loro, a fare gruppo, emarginando altri, oppure arrivare a ostacolarsi a vicenda pur di fare carriera. È un po’ quello che avviene in tutti gli ambienti lavorativi, ma in un distretto di polizia, fra uomini armati di pistola, le questioni personali e professionali risultano amplificate, anche perché solitamente i poliziotti, così come siamo abituati a conoscerli, sono delle vere “teste calde”. Sarà soltanto un luogo comune, ma così ci appassionano e ci appaiono interessanti.
In Alta velocità, un esordio ricco di azione, il protagonista Cal Doyle subisce le attenzioni ossessive di un misterioso ed efferato assassino che ha deciso di fare terra bruciata intorno a lui, non soltanto nell’ambiente lavorativo, ma anche in famiglia. Il suo obiettivo generale è tagliarlo fuori dalla società. Nessuno può parlare con lui, dimostrarsi suo amico, senza correre il rischio di morire di una orribile morte violenta. È un po’ come portare sfiga ai massimi livelli.
La fantasia del killer, che inizia ad uccidere i suoi partner di lavoro nel New York Police Department, ha un qualcosa di sorprendente, così come lo è anche la tortuosa trama, costantemente in evoluzione, grazie a colpi di scena piazzati ad effetto.
Nonostante tutto gli sia contro, Cal resta un uomo coraggioso, che non perde la battuta sarcastica, anche nelle avversità. Quando Cal Doyle si trova ad essere solo nella lotta contro il suo spietato nemico, a fargli compagnia e a cercare di scoprire la verità, c’è soltanto il suo attento lettore ed anche questo fa parte del bello di questo thriller poliziesco.

“Doyle sa che la sua vita non sarà mai più quella di prima.”

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tanti polizieschi ed ha voglia di una novità nel genere
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Romanzi
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    02 Gennaio, 2014
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Futuro incerto, comicità assicurata

Non è mai troppo tardi per porsi la domanda che è esplicita nel titolo di questo libro, un romanzo tragicomico scritto a quattro mani da Angelo Orlando Meloni e Ivan Baio, entrambi di origine siciliana.
Protagonisti sono due bambini di terza elementare, Guido Pennisi e Gianni Serra.
Sono due bambini che appaiono teneri, ma strani, differenti dagli altri, per le loro storie personali. Nella Scuola elementare Attilio Regolo di Milano, però nessuno presta loro più attenzione del dovuto. Questa è la consuetudine, finché non arriva un giorno diverso dagli altri e, per l’esattezza, quello più atteso dell’anno, durante il quale l’anonimo istituto si prepara ad accogliere il più famoso e ricco inventore del mondo.
Inizia dunque un’escalation di aspettative e di comicità senza pari.
Il famoso inventore, infatti, ha creato qualcosa di molto speciale, il “futurometro”, cioè una macchina destinata a cambiare il futuro dei ragazzi e il sistema dell’istruzione italiana.
La palestra è pronta ad accogliere l’evento: festoni appesi, mamme in ghingheri, autorità tirate a lucido.
Mentre si legge il romanzo, Cosa vuoi fare da grande, ci si sente davvero a scuola e si assiste, in modo sempre più coinvolgente, alle vicende imprevedibili che si dipanano.
L’io narrante è comico, simpatico, e non mancano colpi di scena a catena che sommano ironia a comicità, risate a crepapelle a quelle più amare e che fanno riflettere sul futuro.
Il lettore non può non appassionarsi all’umorismo genuino verso quell’orizzonte di mediocrità che si prospetta per il futuro della scuola e del singolo individuo destinato a crescere. I veri protagonisti di questo tragicomico romanzo sono i bambini con la loro tenerezza e la loro semplicità genuina, fatta di piccole cose.

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Libri per ragazzi
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    31 Dicembre, 2013
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Sentimenti sopiti

Solo due racconti.
Appena 45 pagine.
Ma un’infusione di bontà.
Il primo dei due racconti è di Carlo Collodi, che ci mette un po’ del suo Pinocchio anche qui, ma è più immediato, diretto, sintetico, nel raccontare, in forma breve, quello che per lui è lo spirito del Natale, ossia la carità, la solidarietà, l’altruismo. La sua storia di generosità resta memorabile, così come sembra di vederli quei tre fratellini (Luigino, Alberto e Ada), figli di una famiglia più che benestante, i quali approdano verso la vita reale con una nuova consapevolezza, che si tramuterà in maturità soltanto per uno di loro.
Mentre nel secondo racconto, la storia, sempre natalizia, scritta da Eleonora Mazzoni, nota attrice italiana, introduce un tema diverso: l’integrazione. È dunque un racconto più attuale, contemporaneo. La protagonista è una donna anziana, forse un po’ troppo sola che la sofferenza e le vicissitudini della vita hanno indurito. Ma non è totalmente insensibile al cambiamento. È come se ci fosse uno spiraglio, una porta che può essere abbattuta dalla tenerezza di un bambino, troppo nero.
Un libretto che parla al cuore di ognuno di noi, risvegliando sentimenti sopiti dalla fretta della quotidianità.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    30 Dicembre, 2013
Top 10 opinionisti  -  

Cartoline e frammenti di una storia da ricostruire

Ottimo romanzo giallo, inizialmente ambientato a Torino e dintorni, ma destinato a spostarsi nella storia della città eterna.
Mi è piaciuto molto il giallo L’UOMO CON LO ZAINETTO di Luigi Schifitto che ha saputo calibrare la suspense, orchestrando ad arte le strategie narrative.
Il romanzo inizia seguendo un uomo misterioso con, in spalla, un evidente zainetto rosso. Sarebbe subito stato notato se non si trovasse a Torino, città universitaria, ormai abituata a ogni stravaganza. L’uomo è un feroce assassino, pur non avendone l’aspetto. Al lettore è data l’opportunità di seguirlo nelle sue malvagie azioni premeditate, ma non di comprenderne il perché, fino a quando gli omicidi non sono ormai diventati troppi.
Non è soltanto il numero a fare di lui un serial killer e, quindi, a colpirci, ma la fantasia e il modus operandi personalizzato di ogni efferato delitto a lasciare un segno e ad acuire l’interesse del lettore che si trova davanti a un personaggio negativo, complesso e a tutto tondo. Anche l’aspetto psicologico non è sottovalutato.
L’omicida, grazie alle sue “doti”, domina la scena ma, a ruotare intorno alle sue azioni, c’è il commissario di polizia Stefano Cavalli, affiancato dalla sua squadra.
A legare subito tra loro omicidi che appaiono tanto diversi, ci sono delle cartoline di Roma che tracciano un percorso che ricostruisce una storia nella STORIA.
Ingegnoso il modo di narrare le vicende, le indagini del presente per ricostruirne il passato, mentre uno strategico filo conduttore analizza con occhio critico le azioni dell’enigmatico serial killer.
Un romanzo scritto con competenza tecnica e dovizia di particolari, che riesce a risultare avvincente e coinvolgente. Un’ottima lettura anche per i lettori più esigenti del genere giallo contemporaneo.

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Classici
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    27 Dicembre, 2013
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Mi sono smarrita nella brughiera

“Non lo amo perché è bello, ma perché è ancora di più uguale a me stessa di quanto possa esserlo io. Di qualsiasi cosa siano fatte le nostre anime, la sua e la mia sono identiche.”

Giornate nebbiose e fredde. Vento di tempesta e brughiera a perdita d’occhio.
Nel punto più impervio sorge l’antica dimora degli Earnshaw, denominata “Cime Tempestose” proprio per questa sua caratteristica ambientale.
È a Cime Tempestose, il signorile casale nella brughiera dello Yorkshire, che ha inizio le vicenda sentimentale di Catherine e Heathcliff, una storia d’amore come poche, fatta di passione, odio e vendetta. Cime tempestose di Emily Brontë è il suo unico romanzo ed è stato pubblicato nel 1847.
Il romanzo non venne accolto bene dalla critica per la sua struttura narrativa innovativa, fatta di un racconto nel racconto. Infatti è Nelly, la governante di famiglia, a raccontare, a distanza di anni, la storia di Catherine e Heathcliff, influenzandola con il suo punto di vista, fatto di giudizi e pareri, a volte profondamente negativi, mentre in altre più carichi dell’affetto e della pena che ha provato per i suoi padroni.
Il gentiluomo Lockwood è il motivo della narrazione, colui che sprona Nelly a raccontare la storia travagliata di Catherine e Heathcliff e di come l’amore alle volte può essere estremamente distruttivo.
Heathcliff si è sentito tradito da Catherine e le ha giurato vendetta. Le sue parole non sono state un semplice sfogo in un momento di rabbia, ma hanno avuto un piano diabolico anche sui rispettivi figli di entrambi. Hanno creato un uomo incapace di provare amore, soprattutto dopo la morte tragica di Catherine.
Il cuore di Heathcliff, ferito dalle angherie della vita e dall’amore che aveva provato per Catherine, ha premeditato e programmato una vendetta che si è perpetrata, a lungo, nel corso degli anni.
Per questi protagonisti, divorati dalla passione e dalla sete di potere, si prova poca simpatia nella loro prolungata autodistruzione. Lo stesso Heathcliff, alla fine, non sente di aver trovato pace, grazie alla sua vendetta.
La tempesta costante nei luoghi si infonde nelle anime dei protagonisti, tormentati, oltre che dai sentimenti, anche da una serie di catastrofi e di lutti familiari.
Più interessante è la prima metà del romanzo che è un crescendo di memorabili ed eterne citazioni sull’amore.
L’ombra tardo gotica della ghost story aleggia sul destino dei personaggi che continuano a cercarsi e a far parlare di loro anche dopo la morte, rammaricati dal non aver attuato scelte diverse in vita, che avrebbero potuto renderli felici, ma che non avrebbero reso tanto interessante questo romanzo. E alla fine quasi viene voglia al lettore di visitarne i misteriosi e malinconici paesaggi di brughiera, avvolti dall’ormai troppo celebre vento tempestoso.

“Il mio grande assillo nella vita è LUI. Se ogni altro essere umano perisse e LUI sopravvivesse, io continuerei a esistere; e se ogni altra persona restasse a questo mondo e LUI dovesse essere annientato, l'Universo si trasformerebbe in qualcosa di terribilmente estraneo. Mi sembrerebbe di non farne più parte."

“Catherine, possa tu non avere riposo finché io vivrò! Hai detto che sono stato io a ucciderti … perseguitami allora! Gli assassinati perseguitano i propri assassini. Credo ..- so che altri fantasmi hanno vagato su questa terra. Sii con me sempre, assumi qualsiasi forma, fammi impazzire. Ma non lasciarmi, in questo abisso, dove non posso trovarti. Oh Dio, è un dolore indicibile. Non posso vivere senza la mia vita, non posso vivere senza l'anima mia.”

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Fantasy
 
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3.8
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    23 Dicembre, 2013
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Sfumature di vita in romance

Juniper Lee sarebbe una ragazza adolescente come tante, se non fosse morta, senza alcun ricordo della sua vita. Trascorre il suo tempo eterno in una libreria. Di lei sappiamo solo questo. Nessuno la può vedere. Nessuno può parlare con lei. Nella sua solitudine, lei è lì ad immaginare le vite altrui. A farle compagnia, c’è soltanto una voce femminile che Juniper sente nella sua testa. Le ha anche dato un nome: Adelaide.
È la cosa più vicina ad un’amica che si ritrovi intorno, avvolta com’è da solitudine, apatia, tristezza e malinconia. E, per lei, Adelaide è un po’ come se fosse una persona reale, non soltanto un’entità senza corpo o immagine.
La sua vita da fantasma è avvolta nel mistero, nella malinconia e con quel piccolo spiraglio di follia che è Adelaide. C’è troppa tristezza nell’avere l’eternità essendo da sole e nel non conservare nessun ricordo felice da riportare alla mente ad oltranza. È desolante.
Ma, per fortuna, il romanzo non finisce qui. C’è una svolta.
Tutto cambia quando, un giorno, qualcuno finalmente la vede. È un ragazzo. Troppo bello per essere vero. Il suo nome è Logan Greenwood. Anche lui è morto, ma da meno tempo. Lei ha l’opportunità di insegnargli ciò che già sa. Conoscerlo, scoprirlo, un dialogo dopo l’altro, è il fine di Juniper e il seguito del romanzo SHADES OF LIFE di Glinda Izabel che, con un colpo di scena ad effetto, nel finale, svela il mistero.
Colonna portante del romanzo è il romanticismo. Tra i due è amore. È più di una scintilla. È l’eternità e non c’è molta scelta, ma c’è qualcosa di molto profondo nel loro rapporto. C’è il segreto dell’amore stesso.
Ci sono tenerezza, premurosità, allegria, comprensione, fiducia e semplicemente tantissimo amore allo stato puro. Trascorrere l’eternità con chi si ama è uno dei sogni più belli e irrealizzabili.

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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    20 Dicembre, 2013
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Usato come uno spauracchio

Un investigatore privato, ostinato, onesto, malinconico, cinico, inquieto, tormentato, famoso, ma che io ancora non conoscevo. È con LO SPAVENTAPASSERI che ho conosciuto Bacci Pagano e il suo creatore BRUNO MORCHIO. È un romanzo che fa parte di una serie di libri.
Bacci Pagano mi ha conquistata con la sua personalità forte, i suoi svariati problemi e il suo passato, che ritorna a incombere sul presente e sul futuro dei personaggi, detective compreso.
Quando un vecchio compagno di scuola, Cesare Almansi, lo contatta perché ha un problema, Bacci sposa la causa, ma ne resta più coinvolto di quanto avrebbe immaginato. Il suo obiettivo è sempre quello di portare a galla la verità smascherando la corruzione, i complotti e i crimini.
Almansi, negli anni, si è trasformato da normale ragazzo del liceo ad avvocato di successo. Ed ora punta ancora più in alto: pensa alla politica. Ma chi è lo spaventapasseri del titolo? E che cosa rischia?
Gli spaventapasseri non lo sanno, ma “fanno paura senza saperlo”, proprio come quelli nei campi, che dissuadono gli uccelli dall’andare a beccare i germogli.
E così, facendo ricerche, analizzando i pro e i contro, che Bacci Pagano si ritrova in mezzo a una situazione pericolosa, con la ‘ndrangeta di mezzo, vecchi segreti e rancori che riemergono a complicare vicende già difficili ed equivocabili. Il caso ha inizio quasi banalmente, con delle telefonate minatorie in piena notte.
Tutti, in varie situazioni, ci sentiamo come se fossimo schiavi del nostro passato. Accade questo anche al protagonista, Bacci Pagano, e agli altri personaggi di questa storia investigativa.
A rendere ancora più interessante questo romanzo, c’è una figura femminile, accanto a Bacci. È una donna bellissima, bionda, misteriosa e con un caratterino non semplice da decifrare. Per Bacci, il pericolo si mescola con la seduzione.
Un romanzo avvincente, imprevedibile e con colpi di scena, sferrati con tocco da maestro.

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Racconti
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    18 Dicembre, 2013
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Buon GIALLO NATALE, da leggere, a tutti!

Otto grandi autori italiani in una raccolta di gialli a tema natalizio.
Sono stata subito colpita da questa antologia del crimine, poiché sembra inconciliabile l’atmosfera natalizia con le storie delittuose. Invece, proprio la tranquillità, trasmessa dal Natale, può alimentare la fantasia macabra o fare da sfondo a nevrosi, crimini, storie di cronaca nera e situazioni da brivido. Infatti, quando le famiglie, con tutti i loro bagagli, non solo di regali, ma anche di segreti, antichi rancori e gelosie, si riuniscono, in occasione del Natale, può capitare che ne accadano di tutti i colori, compresi il giallo e il nero del crimine. I rancori possono trovare, nell’opportunità della vicinanza, una facile valvola di sfogo.
Ogni genere sociale di personaggio fa da protagonista alle otto storie delittuose. Varie date temporali, diversi luoghi sono ambientazioni ad hoc per le storie narrate.
Grandi nomi del giallo e del thriller italiano, ognuno con il suo stile, le sue trame, i suoi protagonisti, hanno sfornato, per l’occasione natalizia, racconti per far provare quel brivido che manca nelle nostre feste, forse un po’ troppo tranquille e serene o, meglio, per fortuna che non sono altrimenti.
I racconti, raccolti in questa bella antologia di gialli natalizi, sono: La maledizione dello scarabeo di Marcello Simoni; Varani di Massimo Lugli; Un regalo per te di Lorenza Ghinelli; Giallo fuori stagione di Davide Mosca; La pallida luce di Febo di Massimo Pietroselli; Antichristmas di Fabio Delizzos; Io ti uccido di Silvia Montemurro; La bella decapitata nel bosco di Gianmichele Lisai.
Alcuni di questi scrittori già li conoscevo e con i loro racconti ho confermato il mio giudizio altamente positivo su di loro. Fantastici i racconti: Varani e Un regalo per te.
Degli altri autori, confesso di non aver mai letto niente, ma il conoscerli e l’apprezzarli nella forma breve del racconto, ha inevitabilmente suscitato in me la curiosità di approfondirli anche nella stesura dei romanzi.
Questa raccolta di racconti è stata un buon modo per scoprire autori italiani di cui, per mia imperizia, non ho ancora letto altro.
Buon GIALLO NATALE, da leggere, a tutti!

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gialli di autori italiani e raccolte di racconti natalizi e non.
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Letteratura rosa
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    16 Dicembre, 2013
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Ingrediente essenziale: l’amore, anche in cucina

Nora Roberts riesce sempre ad intrattenere con stile e raffinatezza. Di questo libro, che intenerisce, fa sognare l’anima e il palato e riempie di gustosi sapori l’esistenza, cambierei soltanto il titolo, CUPCAKES A COLAZIONE, ritenendo più idoneo quello originale “Table for two”, ossia “Tavolo per due”. Infatti, sono due le storie racchiuse nel volume, edito da Harlequin Mondadori, e due sono i protagonisti legati all’universo, sempre più in voga, dell’arte della cucina e del dessert. Non soltanto fragranti e soffici cupcakes, ma prelibatezze da menù completo. Ogni portata è servita per soddisfare ogni palato o qualsiasi esigenza del cuore, per una clientela prettamente femminile.
In DOLCI INCONTRI, la chef Summer Lyndon, una bella donna con la mania del perfezionismo in ogni delizia che crea, viene ingaggiata dal seducente Blake Cochran per creare un menu prestigioso per il suo ristorante di lusso a Filadelfia e, tra attrazione reciproca e segreti di famiglia, l’amore sarà l’ingrediente principale.
In LEZIONI DI CUCINA, torna come protagonista maschile, Carlo Franconi, uno dei migliori chef italiani e personaggio secondario nel primo romanzo, racchiuso in questo volume di doppie emozioni. Prima era l’amico e confidente di Summer. Qui, è lo chef che ha da poco pubblicato il suo ultimo libro di ricette e sta per intraprendere un tour promozionale, insieme all’agente pubblicitaria Juliet Trent. Per lei, un lavoro è un lavoro e non è mai stata intenzionata ad intrecciare relazioni personali, quando c’è un rapporto professionale, ma con lo chef italiano Franconi, qualcosa non le fa rispettare i piani. Il merito del dolce tormento è la tecnica persuasiva di lui.
Per Summer e Carlo, in queste due storie romantiche, è il momento di trovare, e svelare alle lettrici della Roberts, qual è l’ingrediente giusto del “per sempre”: l’amore vero.
È una coppia di storie romantiche “da regalare” alle amiche e “da regalarsi” per concedersi un magico sogno d’amore.
Anche se la Roberts, che preferisco, è quella delle storie un po’ thriller e di suspense, i colpi di scena lei riesce ed inserirli anche qui, in una coppia di romanzi, dove sensualità, amore e ottima cucina si fondono insieme alla perfezione del suo stile e delle sue trame sempre appassionanti.

“Il romanticismo va bene per i libri e i film.”
“Il romanticismo va bene dappertutto. Dovresti provare vino, lume di candela e musica a basso volume. Concediti l’esperienza. Non ti farà male!”

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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    12 Dicembre, 2013
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L’amore è ossessione, tormento e libri

Siamo bombardate continuamente da storie che finiscono a lieto fine, non soltanto nei rosa, ma anche nei thriller, nei gialli. Quando ci capita un romanzo pretendiamo che non sia scontato, banale, però rimaniamo male se non troviamo quel lieto fine che ci aspettiamo.
Giungere al The Happy Ending non deve essere facile, perché i grandi romanzi della letteratura propongono sempre amori tormentati, sofferti, impossibili, desiderati più della propria vita, perché l’amore è l’aria, l’acqua, il nutrimento, il senso per la stessa vita. Non si sopravvive ad un grande amore, che ci ha trasmesso tante di quelle emozioni che ci hanno reso dipendenti.
La copertina è simbolica, un albero stilizzato dalla chioma a forma di cuore, ma fa pensare ad un romanzo leggero e non lo è. È un romanzo adatto anche al pubblico maschile e a ogni fascia d’età.
Anche il titolo appare quasi una promozione telefonica, invece dentro il lettore trova la stoffa dei grandi narratori di tutti i tempi. Trova riflessioni femminili ed attualissime alla Carrie Bradshaw. Trova contenuti di livello, oltre che vita contemporanea.
È decisamente tra i romanzi più belli che ho letto quest’anno.
Clara e Dante non si conoscono. Si incontrano, si rincorrono, si sfuggono, si amano, si abbandonano, si ritrovano, si fanno del male nel corso degli anni. Sono davvero fatti per stare insieme? Cosa crea questo rapporto distruttivo? È vero amore? È attrazione? Quale reazione chimica è alla base del loro amore?
Clara e Dante non sono personaggi scontati. Anzi, sono a volte anche troppo complessi, psicologicamente complicati. Sono una completa sfida per il lettore, che non riesce ad immaginarne l’evoluzione.
La trama è un continuo susseguirsi di colpi di scena e lo stile narrativo è perfettamente avvincente.
Il loro amore è totalmente tormentato, sofferto, drammatico, proprio come nei grandi romanzi.
Non è un romanzo che segue la corrente letteraria rosa, cui siamo assuefatte, né quella erotica che da più di un anno ci bombarda, nemmeno fossimo in guerra, e che si compone di una catena di scene di sesso intervallate da brevi dialoghi.
You & Me di Valentina F. non segue la moda. È un romanzo che non segue le correnti letterarie e le collane editoriali. È un romanzo sull’amore che non ha tempo e che ha un pubblico più vasto, più intelligente, più competente, più consapevole di come va la vita. È un romanzo in piena regola, dove l’amore assume i tratti dell’ossessione amorosa, ma è autentico e forte. Non si dimentica un amore così.
Fantastico! Le scrittrici italiane, quando decidono di parlare davvero dell’amore, come energia, come essenza vitale, sanno farlo meglio.

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altre storie d'amore complicate e tormentate, difficili e impossibili, perché l'amore non ci piace quando si conquista con troppa semplicità.
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Racconti
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    11 Dicembre, 2013
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Buon Natale di emozioni sotto l'albero

Lo spirito del Natale infervora i cuori di tutti, man mano che il countdown del calendario giunge al mese di dicembre e, se arrivano anche freddo e neve, allora assume un significato diverso, con qualcosa di speciale, più ricco di sentimenti. Natale è, dunque, un momento magico, ma non per tutti. Ce lo mostrano le cinque scrittrici di questa dolcissima raccolta di racconti a tema natalizio, dal titolo, non scelto a caso: BUON NATALE ROSA SHOCKING.
I racconti sono: “L’amore è un guinzaglio rosso” di Federica Brumini; “Natale d’asfalto” di Elisabetta Cametti; “Natale a sorpresa” di Tiziana Merani; “Gli smeraldi della baronessa Montmorecy” di Nadia Morbelli; e “La notte in cui ho ricominciato a credere a Babbo Natale” di Simona Toma.
A farci riscoprire e riempire di un senso, tutto inedito, il Natale, ci sono le cinque protagoniste: Alessia, donna tradita e abbandonata; Veronika, ricca e agguerrita fotoreporter; Nadine Morbeille, alla sua prima indagine; Valeria, convinta che l’amore esista per tutte, ma non per lei; e una donna con la voglia di riunire i suoi tanti parenti per quell’occasione speciale che il Natale rappresenta, non mancando di far loro la più inaspettata e gradita sorpresa.
Alcune donne credono e vivono pienamente il Natale, mentre altre vorrebbero che passasse presto perché non hanno nessuno con cui condividerlo. Tutte le protagoniste sono donne caparbie, audaci, determinate e ironiche, ma consapevoli anche del fatto che il Natale può essere una fiaba stupenda, un momento speciale per ritrovarsi e condividere o per dimostrare agli altri che il mondo è un posto pieno d’amore.
È stata una commovente emozione, ma anche un autentico divertimento, leggere questi cinque romanzi dove ognuna delle cinque scrittrici ha raccontato, con il suo stile e la sua verve narrativa, quale senso si può attribuire al Natale. Ognuno dei cinque racconti mi ha trasmesso qualcosa, lasciando un segno indelebile che ha colorato di rosa shocking il periodo che precede il mio Natale.
Lo consiglio a chi ama immergersi nella dolcezza dello spirito natalizio, non soltanto in questo periodo, ma tutto l’anno. È un’antologia preziosa, tutta al femminile, da regalare alle amiche e da regalarsi per scaldare il cuore e l’anima.

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tantissimi libri sul Natale, ma non questo. Da leggere.
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Letteratura rosa
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    10 Dicembre, 2013
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Il vero amore si riconosce in un momento

Molto spesso il destino è già scritto nelle stelle. Si pensa sempre questo, quando si scopre che l’amore esiste davvero, che non è una menzogna che gli altri hanno inventato, per far credere di essere gli unici felici al mondo. Il vero amore lo si riconosce in un momento e Charlie Parker ne è pienamente consapevole già la prima volta che il suo sguardo si posa sulla dolce Wren Gray, soltanto che lei ancora non lo sa. (“I suoi pensieri erano concentrati sull'unica cosa reale che conosceva: Wren.”)
L’amore, e soprattutto il primo, è un momento infinito e proprio per questo la scrittrice di Fort Collins, nel Colorado, Lauren Myracle, ha deciso di intitolare così uno dei suoi romanzi per ragazzi, IL NOSTRO INFINITO MOMENTO.
Wren Gray è una brava ragazza e lo è sempre stata. È figlia unica e i suoi genitori sono sempre stati molto presenti nella sua vita. Lei, a priori, sapeva che i suoi genitori avevano sempre ragione, quando le consigliavano qualcosa. Volevano proteggerla, anche troppo, e, a volte, nemmeno lei riusciva a sopportarlo, ma compiacerli per lei era la prima cosa giusta. Sapeva che i suoi genitori non erano perfetti, però era convinta che non lo fossero neanche quelli degli altri. Erano soltanto persone normali, come lei.
Charlie Parker, al contrario, non ha avuto un’infanzia serena. È considerato un ragazzo problematico, soltanto per quello che ha dovuto affrontare, nonostante la sua giovane età, ma non è affatto così. Lui è coscienzioso, timido e altruista.
Anche a Wren piace Charlie e l’arrivo dell’estate è il periodo giusto per conoscerlo meglio, prima che lei prenda quell’importante, difficile decisione che non è ancora riuscita a rivelare ai suoi genitori, ma che da molto l’assilla. (“Grandi cose la aspettavano proprio dietro l'angolo: tantissime opportunità, rischi, ma anche enormi e spaventosi cambiamenti. Doveva lasciarsi travolgere dalle emozioni. Eppure aveva paura.”)
Wren e Charlie, nonostante abbiamo avuto esistenze profondamente diverse, sono perfetti per stare insieme e il loro amore è una naturale evoluzione nelle loro vite.
Come in ogni storia d’amore straordinaria, c’è chi rema contro di loro e non li vuole uniti, per gelosia, ripicca o soltanto perché sa di non aver colto l’occasione per essere felice. Il rapporto d’amore tra Wren e Charlie affronterà dei pericoli, ma il vero amore, davanti a queste prove, ne può uscirne solo rafforzato. (“Insieme non erano uno. Erano molto più di uno.”)
La loro storia d’amore è travolgente e basata su valori veri, quali la fiducia e il rispetto. Entrambi sono belle persone con l’amore nel cuore, pronti a tutto pur di aiutare gli altri e pur di condividere quell’importante sogno comune che sentono di poter affrontare. Sono un modello positivo di teenager. Sono contro corrente, ma risultano veri e con un messaggio, consistente e attuale, da trasmettere ai giovani.
Questo romanticissimo romanzo è una bella novità nel panorama della letteratura rosa per adolescenti.

“Se lei lo avesse voluto, lui avrebbe voluto solo lei, per sempre.”

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Letteratura rosa
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    09 Dicembre, 2013
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Un amore mai dimenticato

Il titolo originale è “Her little spanish secret” (Il suo piccolo segreto spagnolo).
Il titolo italiano è SEGRETO SPAGNOLO.
Laura Iding, per la collana “Bianca”, porta l’amore romantico nei posti dove regnano la preoccupazione e la sofferenza. Lì c’è chi cerca, in tutti i modi, di salvare la vita altrui, donando un po’ di sollievo anche alla propria.
Una notte di tanti anni fa ha avuto un’importante conseguenza di cui lui è all’oscuro.
In quello stesso ospedale di Siviglia, in Spagna, dove tutto è iniziato quattro anni prima, Kat torna e lo ritrova. Lui è l’uomo che, ignaro, le ha offerto il dono più grande per qualsiasi donna. Lui è il padre di suo figlio, Tommy, piccolo, dolcissimo, speciale.
Adesso, però, è arrivato il momento di dirlo anche a lui, il Dr. Miguel Vasquez.
Miguel non ha nessun dubbio, quando scopre di avere un figlio, e, senza mezzi termini, le dice: “Se pensi che ti permetterò di crescere mio figlio da sola, ti sbagli di grosso. Io farò parte della sua vita e niente che tu possa fare o dire mi farà cambiare idea.”
Katerina ha paura di perdere il suo tesoro più grande. Appartenendo a due stati differenti, lei americana e lui spagnolo, ha paura che lui possa rivendicare i suoi diritti di paternità. Troppi sono i timori che bloccano Kat e che la allontanano dall’uomo che ama, ma che prima d’ora non era stata in grado di ritrovare.
Anche per Miguel, trovarsi di fronte a Kat, senza aspettarselo, gli fa capire come non sia mai riuscito a dimenticarla. L’essersi ritrovati potrebbe cambiare la vita di entrambi. Potrebbe essere l’occasione giusta per non perdersi mai più e per dare una chance all’amore.
È la storia di una famiglia perduta che il Destino ricompone nel modo più tenero possibile.
Bellissima e toccante storia tra le corsie di un ospedale! Adoro le storie romantiche di Laura Iding.

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"Un equivoco scottante" e "Capodanno in corsia" della stessa scrittrice e, in generale, a chi ama le appassionanti e romantiche storie d'amore nelle corsie degli ospedali.
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    06 Dicembre, 2013
Top 10 opinionisti  -  

Da leggere, ALTRIMENTI MUORI

“Le storie a lieto fine non mi hanno mai entusiasmato granché. Non che io sia un pessimista assoluto. Ma ho scoperto che, di solito, qualsiasi cosa valga la pena di preservare gelosamente ha un prezzo. Nel caso specifico, un prezzo esorbitante.”

James Patterson, padre letterario della serie di romanzi con lo psicologo Alex Cross, è tra i miei autori preferiti e piace tantissimo anche a tanti altri lettori. Proprio per questo motivo, è lo scrittore più venduto del mondo. Ma al di là dei conteggi sulle copie vendute, i suoi bestseller parlano da soli. Coinvolgono il lettore e lo trattengono, in una prolungata scarica di adrenalina, dalla prima all’ultima pagina, grazie al suo stile serrato e alle storie avvincenti. Lo stile, che definisco “proprio di Patterson”, fatto di una catena inesauribile di colpi di scena e rivelazioni, non cambia, è sempre riconoscibilissimo, anche quando, di volta in volta, scrive romanzi a quattro mani con svariati co-autori. In ALTRIMENTI MUORI, a collaborare con Patterson, è Howard Roughan. Sicuramente, l’apporto non è fifty-fifty, ma non ci importano le percentuali. A contare è ciò che rende fantastico questo ennesimo thriller pattersoniano. Gli elementi, che portano al successo di ALTRIMENTI MUORI, sono: il titolo italiano, che è più di un avvertimento, è un vero e proprio invito a leggerlo (e che rivela meno della trama rispetto a quello originale); la copertina italiana, l’occhio che ti aggancia da qualsiasi scaffale o vetrina e ti dice “Ci sono”, “Leggimi”; il protagonista Nick Daniels, un giornalista che, essendo la voce narrante, ne trasmette lo stile preciso, efficace, ironico; la storia personale del protagonista e tutto ciò che ruota intorno al suo lavoro, la sua famiglia, i suoi hobby, ecc.; un killer spietato, un cattivissimo, in piena regola, che resta memorabile ("L'assassino sapeva il fatto suo, per usare un'espressione decisamente sottotono."); la mafia, trapiantata in America, onnipresente, minacciosa e dominante, sulle vicende in cui Nick si ritrova coinvolto; la passione erotica che non si sazia, ma dissemina sesso, gelosia e tradimenti tra i capitoli; i soldi e gli affari sporchi che coinvolgono anche gli insospettabili; e infine le cospirazioni per il potere, quasi sempre presenti nei romanzi di Patterson ("Quello lì è uno che vede cospirazioni dappertutto. Mi sembrava di essere a tavola con Oliver Stone.").
Nick è al ristorante per un’intervista, quando un sicario uccide brutalmente l’uomo seduto al tavolo accanto al suo. È un testimone perfetto ed è in pericolo, come tutti coloro che gli stanno vicino ("State attenti. Mi raccomando. Quelli che mi stanno intorno hanno il brutto vizio di morire."). Nelle ore successive, per lui cambia tutto e solo James Patterson poteva arrivare a narrarci splendidamente, in modo impeccabile e con un ritmo sempre avvincente, imprevedibile, ricco di suspense e colpi di scena, le settimane a seguire di questo involontario testimone-chiave, che si dovrà destreggiare fra falsi amici, gente corrotta e sicari super addestrati.
Patterson quasi quasi lo preferisco nei romanzi fuori dalle serie, autonomi o stand alone.

Un tocco della simpatia di Patterson è percepibile in un semplice scambio di battute dei suoi personaggi.
"Qualche volta ci capita di dare una mano per i romanzi della serie di Alex Cross."
"Mai letti" dissi.

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"Il maestro" e la serie di romanzi di Alex Cross
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    05 Dicembre, 2013
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Gradevole

Marco Malvaldi diverte e allieta ancora, riproponendo i suoi quattro arzilli pensionati, che non mancano di intrigare anche il gestore del bar che frequentano, il BarLume.
In questo romanzo, succede di tutto, come sempre in questi allegri e avvincenti romanzi.
Massimo finisce addirittura ricoverato in ospedale per una distorsione. Lì ha modo di dipanare la matassa di un delitto che tutti considerano impossibile e che ha avuto luogo proprio in quello stesso ospedale.
I quattro anziani amici del BarLume ne fanno di congetture su intrighi familiari, speculazioni edilizie e loschi affari. Massimo è in prima linea, ma alle spalle ha sempre i quattro amici e la bella banconista, sua dipendente, Tiziana.
Il pretesto, per l’inizio di questo giallo, deduttivo ed umoristico, in piena regola, è la vendita di una lussuosa villa ad un costo palesemente sottoprezzo. Incredibile come da un niente venga dipanato un romanzo effervescente, simpatico, brillante, divertentissimo. Il giallo narrato è complesso, più del precedente, e di non semplice comprensione. Richiede attenzione. La storia è articolata. Non è facile anticipare la soluzione del mistero. Anche questo elemento, rende avvincente e riuscito il romanzo “La carta più alta”.
Una lettura leggera, ma piacevolissima.

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Il re dei giochi
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Fantasy
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    02 Dicembre, 2013
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Un’adolescente in Un altro mondo

“I luoghi della mia infanzia erano collegati da sentieri magici, che non venivano percorsi dagli adulti.”

Jo Walton è una pluripremiata scrittrice di fantasy che riesce a mescolare vari generi per creare, grazie alla sua fervida immaginazione, un mondo magico, molto diverso da quello cui siamo abituati e che proprio per questo ci colpisce e ci resta più impresso. Non ci sono esagerazioni o effetti spettacolari, combattimenti con spade o bacchette magiche, nel suo romanzo, ma c’è semplicemente la progressiva immersione in quello che è l’altro mondo in cui vive la protagonista, l’adolescente Morwenna Phelps.
Attraverso la forma narrativa del diario, la quindicenne, attratta dalla magia e con l’hobby per la lettura dei celebri, classici romanzi fantasy e di fantascienza, ci porta nel suo UN ALTRO MONDO, popolato da spiriti, fate ed elfi e nel quale non mancano anche numerosi personaggi letterari, che lei elegge come suoi tutori morali, pronti ad indicarle la giusta direzione nelle esperienze della quotidianità. La sua normale vita di adolescente è costantemente messa a confronto con il mondo letterario che lei conosce nelle sue tante ore di solitudine e lettura.
Regolarmente, Morwenna, nel suo diario, oltre a raccontarci le sue esperienze personali, ci tiene anche aggiornati delle sue letture, tante, tantissime. È un’autentica divoratrice di libri, attenta e perspicace. Nei libri cerca la soluzione alle questioni della sua vita.
La storia personale, che Morwenna racconta nel suo diario, è complessa e dolorosa. È un’adolescente gallese, costretta a frequentare un austero collegio in Inghilterra, dopo essere fuggita di casa a causa del suo rapporto, non facile, con la madre che ha addirittura causato la morte di sua sorella, la sua gemella, Morganna. La madre è letteralmente una strega, crudele e assetata di potere. Quando le due gemelle hanno cercato di fermarla, una delle due, la metà più forte, è morta ed ora Morwenna si limita a sopravvivere, risentendo della sua assenza, pur non dimenticandola e sentendola una parte di sé.
In Inghilterra ci sono il padre, che non ha mai conosciuto, e tre zie.
Nell’anno di vita, che viene raccontato nel diario, Morwenna cresce emotivamente, sviluppando la sua personalità anche in assenza della gemella, la quale non è totalmente scomparsa, ma è andata a popolare quello che l’altro mondo, popolato dagli spiriti.
La Walton ci propone un interessantissimo romanzo di formazione, dove la normale crescita personale di un’adolescente, dal passato e dal presente doloroso, si intreccia con aspetti magici, incantati, prodigiosi, ma è anche aperto ad esperienze paranormali.

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Fantascienza
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    28 Novembre, 2013
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Vita di coppia agitata ... da zombie

Obiettivo raggiunto. Gli Acchiappazombie di Jesse Petersen ha raggiunto il suo scopo: divertire e appassionare il lettore, raccontandogli, con sarcasmo e humour, una storia post apocalittica.
È un romanzo per teenager, ma che può divertire anche gli adulti. È un romanzo senza troppe pretese, ma piacevolissimo e leggero. È una fiction rosa a base di cervelli marci per perfetti zombie addicted, per i quali non devono mancare delle belle scene splatter.
A colpire di più è lo stile giovane, incisivo e rapido della narrazione, che procede spedita per duecento pagine regalando vari colpi di scena.
Gli Acchiappazombie è il secondo di una trilogia che vede come protagonisti David e Sarah, marito e moglie in crisi prima dell’apocalisse, che ha decimato il genere umano, trasformandone la maggior parte in famelici e repellenti non-morti.
Il matrimonio di David e Sarah finalmente va a gonfie vele. Da quando il mondo è cambiato, anche loro si sono reinventati. Adesso hanno un’impresa in comune: sono gli Acchiappazombie. Eliminare zombie è diventato il loro lavoro. In giro ci sono un sacco di mostri e, per loro, questo significa molti clienti. Uno di loro, però, gli propone una missione strana: vuole gli zombie vivi, pronti per la sperimentazione. Il dottor Kevin Barnes è uno scienziato e la sua ricerca accende un universo di speranze in Sarah che non ha smesso di sognare un mondo di nuovo zombie free. In agguato, oltre agli zombie bionici, c’è la gelosia, condita con da un forte e accattivante humour nero.
Consigliato a chi è appassionato di zombie story dal ritmo incalzante.

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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    28 Novembre, 2013
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Dalle frittelle ai Templari

“Non abbiamo già abbastanza problemi così? Invece no, non mi sta mai a sentire. Ficca il naso nei libri e in casa d'altri e adesso ha messo in pericolo la sua stessa figlia! Che vada al diavolo!”
È così che si esprime, parlando del marito, il boia di Schongau, Anna Maria Kuisl, personaggio minore, ma di non meno spessore, nei romanzi di Oliver Pötzsch, che continua a romanzare le vicende dei suoi avi carnefici autorizzati, concedendosi, qua e là, qualche licenza per fini puramente narrativi.
LA FIGLIA DEL BOIA E IL MONACO NERO, secondo romanzo della serie di gialli storici, che ha come protagonista il boia di Shongau, Jakob Kuisl, è ancora più convincente del primo libro, proprio perché lo scrittore ha più dimestichezza con i suoi personaggi e con le situazioni cui li sottopone. C’è un po’ di ciclicità nelle loro avventure, ma, nonostante alcune situazioni si ripetano (come Magdalena che viene rapita), l’attenzione del lettore resta costante e non mancano colpi di scena, suspense e chiusure di capitolo ad affetto. Non ci si stacca facilmente da questi interessantissimi gialli storici, dove non mancano anche un po’ di humor e sarcasmo.
Oliver Pötzsch, come per il primo romanzo, prende spunto dai suoi avi, efferati boia della città di Schongau, per raccontare, in un modo tutto personale e avventuroso, il panorama storico della Baviera del XVII secolo.
Il giallo inizia a Schongau, nella chiesa di San Lorenzo, dove il giovane medico Simon Fronwieser, chiamato dalla perpetua, si reca per assistere il curato, ma, una volta lì, lo trova morto. È stato avvelenato e Simon sa subito a chi rivolgersi. Nessuno, meglio del boia di Schongau, può chiarire il mistero.
“Dentro la chiesa c’era il diavolo e solo il boia era in grado di stanarlo. Il boia aveva fiutato una traccia. Una volta che il suo istinto veniva risvegliato, procedeva preciso e puntuale come un orologio di Norimberga.”
Ad affiancare il boia, anche questa volta, ci sono la sua bellissima figlia Magdalena e, ovviamente, il suo giovane innamorato Simon Fronwieser. Ma non sono soli. A loro, questa volta, si unisce una bella dama di classe, elegante e colta, Benedikta, sorella della prima vittima. Anche Benedikta vuole acciuffare chi ha ucciso suo fratello e, perché no, scovare dove è nascosto l’immenso tesoro di cui suo fratello ha trovato il primo indizio.
Dopo il primo omicidio, ne seguono altri e la risoluzione del mistero richiede anche quella di un susseguirsi di enigmi che portano il boia e i suoi a cambiare scenario, fino a giungere a Pfaffenwinkel, meravigliosa cittadina della Baviera, ricca di monumenti architettonici, reliquie e storia. Ed è proprio respirando a pieni polmoni luoghi reali, risolvendo enigmi (dopo il primo “Sic transit gloria mundi. Così passa la gloria del mondo”), profanando reliquie e cercando di sopravvivere a situazioni rischiose, sempre più cariche di pericoli, che l’astuto e forte Jakob Kuisl e il suo gruppo, di ormai rodati e navigati investigatori, riescono a risolvere il giallo che affonda le sue radici nella religione e coinvolge l’antico ordine dei Templari in Baviera.

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"La figlia del boia"
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    25 Novembre, 2013
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Un buon posto per morire

Chi sceglierebbe un autentico paradiso naturale per farsi ammazzare? Il paesaggio, nel quale Nora Roberts ambienta la sua storia ricca di suspense e romanticismo, è un posto incantevole, il paesino di Angel’s Fist, nel Wyoming.
La protagonista, Reece Gilmore, è una donna fortemente traumatizzata da un evento terribile che ha sconvolto la sua vita e l’ha portata a fuggire dal suo passato doloroso, fino ad approdare nell’incantevole cittadina, circondata dai monti e sulle rive di un lago.
Reece si sente accolta dalla comunità, trova subito lavoro e tutto sembra procedere per il meglio, finché non assiste all’omicidio di una donna, il cui cadavere scompare misteriosamente. Inizia, così, ad emergere il suo passato, fatto anche di cure psichiatriche. Accadono eventi strani, che portano Reece a dubitare di se stessa, ma lei è determinata a non arrendersi neanche all’evidenza. (“Forse era leggermente pazza e sicuramente nevrotica, fobica e un po' paranoica, ma c'erano tasche di sé che era di nuovo riuscita a riempire e frammenti della sua persona che aveva rimesso a posto.” e “Non so più cosa voglio. Voglio tornare ad essere una persona normale e smettere di avere paura. Voglio essere quella che ero due anni fa e che non sarò più. Perciò sto cercando di capire che razza di persona sarò per il resto della mia vita.”)
È un po’ come trovarsi nel film di Alfred Hitchcock, La finestra sul cortile. Reece assiste ad un delitto che non riesce a provare.
La trama si sviluppa, alternando scene più rilassate ad altre con atmosfere prettamente thriller.
Ad aiutare Reece, c’è Brody, uno scrittore di gialli, che ha scelto Angels Fall per ambientare le sue storie criminali, non immaginando di rimanerne coinvolto per davvero. Ad appassionarlo è l’indifesa e sensibile Reece che, sin da subito, lo attrae e lo coinvolge nella sua personale indagine per scoprire se quello che ha visto è stata un’allucinazione o se è realmente accaduto un crimine violento. Reece ha bisogno di fare luce su IL MISTERO DEL LAGO per ritrovarsi e ricominciare daccapo, insieme a Brody.
Da quando Nora Roberts ha iniziato a scrivere romanzi ha sfornato tantissimi successi romance, ma da quando ha iniziato a scrivere romantic suspense l’apprezzo ancora di più, perché quel brivido sottile di crescente tensione, unito al suo stile elegante, avvincente, intimo, credo sia il massimo.

“È la cosa che mi piace di te. Capisci il punto della situazione.”

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"Il testimone" di Nora Roberts
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    21 Novembre, 2013
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Una seconda opportunità emozionale

Non è propriamente un romanzo che segue la scia della moda del momento, quella dei libri con gli zombie, come protagonisti che, a volte, sono una calamità apocalittica, a volte, riescono poeticamente anche ad innamorarsi, risultando poco credibili.
Nel romanzo di Jason Mott, non ci sono né zombie famelici né quelli innamorati, ma persone morte che ritornano, ossia Redivivi.
Però, non tutti tornano.
All’inizio ne tornano solo alcuni, come, ad esempio, Jakob, il figlio di Harold e Lucilie Hargrave, morto cinquant’anni prima. Il misterioso fenomeno si incrementa e si sviluppa in tutto il mondo, senza un’apparente logica. A indagare è l’agente del Bureau, Martin Bellamy, colui che accompagna i Redivivi alle famiglie ed effettua colloqui, per comprenderne cause ed effetti.
In The Returned si indaga l’animo umano in un momento di crisi che sfocia in scenari da pericolo apocalittico. Quindi, non ci sono zombie fra le pagine, ma esseri umani che ritornano per dare una seconda occasione a coloro che hanno abbandonato, un’occasione per provare di nuovo l’amore o per fare i conti con il passato.
Ci si interroga intimamente, mentre si legge questo innovativo e originale romanzo psicologico.
Tutti abbiamo perso, in un modo o nell’altro, qualcuno. Tutti vorremmo poter avere quelle persone care nuovamente nelle nostre vite e cosa faremmo, se questo fosse possibile?
Questo è l’interrogativo principale alla base del romanzo di Jason Mott. Lui stesso ha provato la perdita e ha deciso di identificarsi in uno dei suoi personaggi per scandagliare le possibili scelte e reazioni dell’animo umano. Ha voluto concedersi una seconda opportunità ed ha offerto la possibilità di viverla, insieme a lui, anche al suo lettore, che affianca i protagonisti e si vede agire con loro.
Come ci si potrebbe sentire se questo evento miracoloso dovesse verificarsi? Ce lo dice uno dei personaggi di Jason Mott: “Mi sento meglio di quanto non mi sentissi da anni. Mi sento completo. Appagato. Come se tutta la mia vita fosse come è giusto che sia.”
Tante sono le storie, nei brevi capitoletti intermedi, che non rallentano la narrazione, ma ne dilatano le prospettive. Tante sono le vite portate all’attenzione del lettore per scrutarne il dramma esistenziale, che non è soltanto per chi vede i Redivivi tornare, ma anche per gli stessi ritornati, non esseri, ma persone confuse che faticano a riprendere da dove avevano lasciato e a trovare il loro posto nel mondo.
Chi è stato amato un tempo, ha la possibilità di tornare indietro, però, deve subire tutto ciò che è accaduto durante la sua essenza, quando chi è rimasto ha dovuto affrontare il dolore e trovare un modo per superarlo, continuando a vivere.
Ci si interroga sulle questioni religiose, che potrebbero aver provocato il ritorno dei Redivivi. Ci si chiede se è un miracolo o se è arrivata la fine del mondo, proclamata nel libro dell’apocalisse e se tutti i misteri saranno davvero svelati.
Davanti ad eventi stranianti di questa portata, nel suo stupefacente romanzo, Jason Mott ha provato a ipotizzarne gli effetti sul genere umano, scrivendo una storia avvincente, che commuove, ma tiene anche sulle spine per le vicende personali dei personaggi, con una prosa elegante, coinvolgente, appassionante e, soprattutto, profondamente intima e psicologica.

“Quando nessuno rispose, fu come se l’universo avesse, in modo definitivo, avallato tutto quello che lui aveva progettato di fare. Lui aveva dato all’universo una possibilità di fargli cambiare idea, e in cambio l’universo gli aveva dato solo il silenzio di una casa vuota.”

Questo romanzo d’esordio, uscito in contemporanea in tutto il mondo, è alla base della serie tv americana Resurrection, ambientata, come il romanzo, ad Arcadia, una cittadina del Missouri.

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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    19 Novembre, 2013
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Danno la colpa alla persona sbagliata

Oliver Pötzsch è un giovane scrittore e sceneggiatore tedesco che ha alle spalle una genealogia interessantissima ed ha deciso di romanzarla, portando alla ribalta le sue radici, ma anche facendone una parte del suo lavoro. È così che nel 2007 ha scritto il suo primo romanzo, un giallo storico e avventuroso, che, da noi, tradotto, è diventato LA FIGLIA DEL BOIA.
Le origini della sua famiglia, infatti, affondano in una delle più importanti dinastie di boia della città di Schongau. Avere un boia come bisnonno non è cosa che capita a tutti. Nell’immaginario di Oliver Pötzsch, crescendo, è diventato un vero e proprio personaggio letterario, forse un po’ più avvezzo all’avventura rispetto a quello reale, ma sicuramente è una figura che piace e che ha ispirato già cinque romanzi storici.
Nella Baviera del 1659, il boia di Shongau è Jakob Kuisl, un uomo più alto rispetto alla media, che raggiunge quasi i due metri di altezza, con la barba lunga, nera e spinosa, e con dita lunghe e ricurve, simili ad artigli. In paese, la gente lo guarda con timore per il suo mestiere e per la sua tempra di feroce assassino, ma non esita a rivolgersi a lui, quando c’è qualche malanno, essendo lui anche un erborista e guaritore.
Il lettore si accorge subito che, dietro il suo aspetto che incute terrore e il suo carattere poco socievole, Jakob Kuisl è un uomo fondamentalmente onesto, buono e che non esita a risolvere i guai altrui. In più, ha le virtù degli eroi classici, è astuto, più intelligente e istruito della media, e anche forte e coraggioso.
Ad affiancarlo, quando si presenta un problema o un mistero da risolvere, ci sono Simon Fronweiser, il giovane figlio del medico ufficiale di Shongau, un ragazzo temerario e con la fama di seduttore per il suo bell’aspetto, ridotto solo dalla statura minuta, e Magdalena, l’attraente figlia del boia, le cui virtù sono le labbra carnose, il saper leggere e l’ostinazione ad ottenere giustizia, proprio come suo padre.
Il bello delle indagini, per il lettore, è lo scoprire gli indizi e avere una visione d’insieme, ma non la soluzione del giallo, prima dei personaggi, poiché ognuno dei tre scruta da un’angolazione diversa la scena del crimine, interroga o chiacchiera con persone diverse. È così che il lettore scopre il folklore storico e la struttura sociale della Baviera del XVII secolo.
A Shongau, un bambino muore, con uno strano simbolo tatuato sul corpo, e la levatrice viene accusata di stregoneria. Per lei inizia un lungo, terribile processo, fatto di torture, per farla confessare. Jakob Kuisl non ci crede né alla colpevolezza della levatrice né alle streghe e inizia a indagare, coadiuvato da sua figlia e dal suo spasimante.
In quel particolare periodo storico, “la gente ha la tendenza a vedere molte cose, anche quelle che non esistono.” La superstizione e le follie collettive dilagano e, contemporaneamente, altri crimini e delitti tracciano una scia di sangue, che affonda nella struttura del potere politico. E c’è anche chi giura di aver visto il diavolo in persona passeggiare per le vie di Shongau…
La figlia del boia è un romanzo storico, approfondito nelle ricostruzioni del panorama sociale e culturale, avvincente e avventuroso nella narrazione, che tiene viva l’attenzione del lettore e non manca di stupirlo con numerosi colpi di scena. Mentre infuria la caccia alle streghe, il boia, più illuminato della Baviera, indaga per salvare una levatrice, pestando i piedi al potere politico che la vuole colpevole e morta subito.

“Sì, subito” confermò Jakob Kuisl, brandendo il bastone. “Forse da qualche parte là fuori c’è anche il diavolo. Ho sempre avuto voglia di dargliele sul groppone.”
Forse anche il diavolo aveva paura del boia di Shongau.

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La Chimera di Sebastiano Vassalli
Strega di Remo Guerrini
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    17 Novembre, 2013
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Al BarLume arriva il Re dei giochi

Mentre al BarLume Marco Malvaldi fa arrivare il biliardo nuovo, ossia il protagonista, inanimato e materiale, che dà il titolo a questo simpatico giallo, Il Re dei giochi, una madre e un figlio hanno un misterioso incidente d’auto. Lei resta in coma vegetativo e per il figlio non c’è niente da fare. Cosa si nasconde dietro l’incidente? Il destino o un’azione mirata all’omicidio?
La solita comitiva dei quattro arzilli pensionati, brontoloni, burloni e ficcanaso, non vede limpidezza in questa situazione. Per loro c’è quasi sempre qualcosa di marcio. I quattro anziani riescono a vedere l’intrigo dappertutto e sanno scavare nei segreti altrui, grazie alle voci di paese e ai loro interrogatori fuori dal comune.
Massimo, il proprietario del BarLume, è costretto a fare da balia a tutti e quattro gli amici, affamati di pettegolezzi. Anche Massimo, per quanto abbia vari grattacapi, pensieri e fantasie erotiche a occhi aperti sulla sua giovane dipendente, Tiziana, non riesce a non farsi coinvolgere dall’indagine investigativa dilettantesca, ma efficace, dei quattro pensionati. Massimo è uno che sa ascoltare e mettere insieme i tasselli del puzzle, anche quando c’è di mezzo un crimine.
L’indagine è svolta alla vecchia maniera, cioè si basa sull’analisi logica e sulle dicerie dei conoscenti o dei testimoni. Riesce a risultare anche produttiva e simpatica, per il dialogo infuso di toscanismi.
Il paesino di Pineta, sul litorale nei pressi di Pisa, nato dalla fantasia di Marco Malvaldi, è molto caratteristico e suggestivo ed è un’ottima cornice per le vicende che ruotano intorno al BarLume.
Una lettura spensierata e che riesce a intrattenere e appassionare il lettore.

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altri romanzi di Marco Malvaldi o di Andrea Camilleri.
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    15 Novembre, 2013
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Il B&B per ritrovare se stessi

“L’amore mi aveva cambiata. Non ero mai stata tanto felice e tutti se ne accorgevano.”

Il giudizio critico del Publishers Weekly, a proposito di LA LOCANDA DI ROSE HARBOR dice: “Una storia tenera che mette di buon umore.” Io sono completamente d’accordo con questo parere, molto vicino al mio, cui aggiungerei che riesce anche a commuovere, a emozionare e a infondere speranza e positività.
Non conoscevo Debbie Macomber, prima di leggere questo romanzo, che ha saputo conquistarmi davvero con la tenerezza che le sue storie e il suo appassionante stile narrativo sono in grado di donare al lettore.
La Macomber la definirei una scrittrice di quelle fuori dal circuito delle mode del momento. Nel suo romanzo, completamente privo di sesso, a scaldare l’anima è l’amore, in tutte le sue forme (verso se stessi, la famiglia, i figli, gli animali, i vicini della porta accanto e i ricordi felici cui ci si aggrappa nel dolore).
Leggendo La locanda di Rose Harbor, ci si sente accolti, non solo nella locanda del romanzo, nata appunto con questo fine, ma anche nell’intera comunità di Cedar Cove.
La protagonista è Jo Marie Rose, rimasta da poco vedova, dopo un breve matrimonio con l’uomo perfetto per lei, Paul, un soldato morto tragicamente in Afghanistan. Di lui, Jo Marie racconta brevemente l’essenza intima del loro rapporto: “Paul era tutto ciò che speravo di trovare in un buon marito … e molto di più.”
A meno di un anno dalla tragedia, Jo Marie prende la decisione che le cambierà la vita: abbandona il lavoro sicuro in banca per trasferirsi a Cedar Cove, un pittoresco paesino affacciato sull’Oceano Pacifico, dove diventa proprietaria di un B&B con vista faro. Tutto questo accade solo nel capitolo introduttivo. Gli altri sono dedicati a Jo Marie e ai suoi due ospiti, i quali, esattamente come lei, fuggono da qualcosa o vi ritornano coraggiosamente per affrontarla. L’obiettivo di Jo Marie nella sua locanda è quello di dedicarsi con gentilezza e calore all’accoglienza dei suoi clienti, oltre a quello di coltivare i suoi passatempi prediletti, come le creazioni in cucina, il bricolage, l’arredamento e i lavori a maglia.
Anche Jo Marie è alla ricerca di un po’ di serenità da donare al suo cuore e Cedar Cove sembra proprio essere il luogo adatto. La gente è ospitale e si dimostra affettuosa e prodiga di consigli e suggerimenti. Le piccole attività sopravvivono anche grazie all’unione e alla solidarietà dei cittadini. È un posto stupendo dove mettere radici e Jo Marie se ne accorge subito.
Per la prima settimana, la locanda ha già due ospiti da accogliere, due persone che un tempo vivevano in quel paradiso, ma che, per un qualche motivo delle loro storie personali, vi erano fuggite: l’una per un insormontabile senso di colpa, l’altro per un immenso e radicato odio.
Alternando i capitoli, dedicati ai tre personaggi, vengono narrate le loro complicate vicende, fatte di ricordi dolorosi e verità non dette. La stessa Jo Marie, fra le tante persone che incontra, ne trova qualcuna più speciale delle altre, ma le sue ferite sono troppo recenti e per lei l’importante è ritrovare prima di tutto l’equilibrio e la serenità e, prodigarsi nell’accogliere i suoi clienti, l’aiuta molto.
Non è un vero e proprio romanzo autoconclusivo, ma il primo di una serie, ambientata nella locanda di Rose Harbor, che parla al cuore delle lettrici, infondendo loro buon umore e positività.
Infatti, la locanda si appresta ad accogliere altri nuovi ospiti e la magia di Cedar Cove può ricominciare a parlare.
Lo stile magico e dolcemente soprannaturale della Macomber è molto piacevole ed allieta la lettura, riuscendo a risultare, non soltanto perfettamente gradevole e rosa, ma anche avvincente e intenso nella descrizione di stati d’animo ed emozioni.

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oltre a Debbie Macomber anche Sarah Addison Allen
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    13 Novembre, 2013
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Nuvole che sbandano sul cuore

“Ah... l’amore l’amore, quante cose ti fa fare l’amore.”
Diventa schiavo dell’amore anche Luca, il protagonista di NUVOLE di S.M. May. Nuvole è definibile come un romanzo breve o un racconto lungo e ci porta, insieme al protagonista, a fare i conti con ciò che siamo.
Tutti, prima o poi, dobbiamo fare i conti con noi stessi e con la nostra natura. Possiamo aver creduto di essere fatti in un modo per poi scoprirci diversi da come ci eravamo sempre immaginati o visti o fatti vedere dal resto del mondo. Le contraddizioni fanno parte della natura umana che si compone anche delle svariate bugie che raccontiamo a noi stessi, per infonderci coraggio o per automotivarci.
A volte, basta un incontro, un’azione presa d’impulso, a farci capire chi siamo e cosa vogliamo per il nostro futuro.
Il titolo Nuvole, che viene approfondito di capitolo in capitolo, serve a orientarci nelle fasi della riflessione profonda, affrontata da Luca, il quale arriva a scrutare il suo animo con uno sguardo moderno ed aperto alle possibilità dell’amore.
Nuvole è un romanzo breve, romantico, erotico, ma scritto con gusto ed eleganza.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    11 Novembre, 2013
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As salam alayakum

“La fede agisce su zone del cervello per le quali la realtà non ha alcuna importanza.”

Il titolo è indicativo del contenuto del libro, che non è un saggio religioso, ma un noir scritto con stile e competenza. La volontà di Dio di Marco Bettini è un romanzo molto particolare, che affronta tematiche difficili e che, se non trattate nel giusto modo, rischiano di risultare pesanti o noiose, ma non è questo il caso. Il mistero da risolvere, l’omicidio di un uomo molto ricco e in vista di Bologna, infatti, va ad intrecciarsi con argomenti ostici, come la teologia o la politica, che non solo fanno da sfondo, ma anzi sembrano farne parte essendo cause ed effetti. Un lungo convegno su tematiche religiose, che richiama grandi esperti nella città di Bologna, moderna ed aperta al dialogo interreligioso e interculturale, è l’avvio di un’indagine che si sviluppa su più fronti e con cui deve fare i conti il commissario capo Tommaso Migliori, un personaggio con il quale l’empatia è istantanea. Il convegno, oltre ad essere un insidioso evento religioso, è anche un’occasione per molti uomini politici per farsi notare, qualsiasi sia l’obiettivo che ci si prefiggono. In politica, come nell’intima professione di fede o come nel crimine, capire chi sta da una parte e chi dall’altra è sempre complicato e le ambiguità sono all’ordine del giorno. Infatti, oltre al fervore per il dibattito religioso, per i comportamenti e le aspettative dei politici, a Bologna, come potrebbe accadere in qualsiasi altra città del mondo, ci si ritrova a fare i conti con chi, nel momento di rilasciare la sua testimonianza, per un caso o per l’altro, è portato a mentire o a celare qualcosa. Compito di chi indaga, è non lasciarsi ingannare dalle menzogne e controllare sempre tutto, mantenendo la mente perfettamente lucida. Migliori lo sa, ma, a volte, per lui, rimanere concentrato e professionale, può essere quasi impossibile, per via della sua incontrovertibile natura umana. Mentre c’è chi tenta di estirpare il cristianesimo, Migliori combatte instancabilmente per chiarire le dinamiche di eventi che potrebbero travolgerlo e schiacciarlo.
Un bel romanzo, che prende l’avvio da tematiche religiose, per spiegare le debolezze del singolo individuo e della sua natura umana.

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Fantasy
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    08 Novembre, 2013
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Nel sangue dei Drakhoul

Seicento pagine, scritte con uno stile fluido, prettamente dialogato, ma perfettamente adatto a creare un bel fantasy, ambientato in un mondo misterioso, dalle atmosfere cupe, luogo di intrighi e complotti, per il potere e per l’eterna lotta fra il bene e il male.
È qui che si ritrova catapultato il giovane artista, Gavril Andar, amante del suo stile di vita semplice, umile, e attratto dalla bella duchessina, Astasia, che ritrae su commissione. Il suo universo esistenziale, costituito di cose semplici, fatto di armonia, di luce e della serenità, che possiede stando accanto alla madre, con la quale condivide la stessa passione per l’arte, viene stravolto. Gavril vive nella regione della Smarna, un luogo pieno del potente calore del sole. L’amato paesaggio viene sostituito dagli spazi nevosi, freddi e gelidi del Nord, quando viene rapito da un gruppo di guerrieri del regno di Azhkendir.
Lord Volkh, il Signore del gelido Regno di Drakhoul, è stato assassinato. La vendetta è ineluttabile e soltanto lui, Gavril, timido e profondamente buono, può compierla dal momento che Volkh era il padre, che lui non sapeva di avere, e con il quale ha in comune un maledetto destino, quello che è toccato a tutti i maschi Nagarian. Tutto quel potere e la loro immane forza hanno un amaro prezzo da pagare ed è perdere la propria anima, la parte umana. Infatti, in loro, c’è lo spirito-Drago che, ogni volta che li possiede, li fa diventare progressivamente meno umani. Gavril, come suo padre, prima di lui, vuole cercare il modo per evitare questa terribile maledizione.
In una narrazione che è un susseguirsi di eventi e avvenimenti, oltre a lottare per il bene, Gavril lotta per salvare se stesso e coloro che ama.
Mentre la vendetta si fa sempre più imminente e la lunga lotta dei clan è già in atto, accade di tutto in una sorta di epopea umana per la sopravvivenza e ogni personaggio ha la sua motivazione personale per agire. Ogni personaggio è ben caratterizzato e ricco di sfumature psicologiche.
Il Signore della Neve e delle Ombre di Sarah Ash è un fantasy appassionante, avvincente, che si legge scorrevolmente e quasi tutto d’un fiato. È un romanzo dove non mancano fantasmi, licantropi e mostri accanto a visioni, allucinazioni, profezie ed esorcismi, complotti ed intrighi, nella costante lotta fra le luci e le ombre, fra il sole e il ghiaccio, fra il bene e il male.

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Libri per ragazzi
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    07 Novembre, 2013
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Chi dice bugie ha il naso lungo ;-)

Un romanzo che commuove e avvince, mentre si seguono le avventure picaresche di Pinocchio.
Ci si affeziona a questo personaggio che è in continua evoluzione ed è in grado, alla fine, di imparare dai suoi errori, scoprendo ciò che davvero è importante nella vita, nei valori, nei sentimenti.
Carlo Collodi ha saputo scrivere un romanzo rimasto alla storia e che ha educato le generazioni che si sono susseguite dalla pubblicazione in poi. È ancora uno dei testi di riferimento e, a suo tempo, è stato un’innovazione, un caso editoriale.
È un libro che parla ai bambini, ai ragazzi e agli adulti, riuscendo ad educare, a proporre modelli ed insegnamenti morali. Un alto valore pedagogico accompagna il romanzo per tutta la durata della narrazione. “Le avventure di Pinocchio, storia di un burattino” è un romanzo picaresco, tristemente ironico, a volte anche satirico, arricchito di insegnamenti pedagogici.
Lo stile è piacevole, il lessico semplice, nonostante il romanzo sia stato scritto nel 1883.
Siamo tutti cresciuti leggendo o guardando le varie trasposizioni cinematografiche e televisive di questo romanzo che riesce, ogni volta, a trasmetterci quel qualcosa in più, grazie al suo intramontabile pregio narrativo.
È uno dei romanzi che si può includere nella categoria dei “sempreverdi”, sempre attuali, sempre piacevoli da leggere e rileggere.

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i classici della narrativa per ragazzi
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    06 Novembre, 2013
Top 10 opinionisti  -  

L’artista investigatore di Ca’ Vendramin

“La malvagità umana mi spaventa più di quella degli angeli dell’inferno.”

L’esordio alla narrativa per adulti di GUIDO SGARDOLI avviene positivamente, con un interessante e avvincente giallo storico, nella collana NERO ITALIANO. Il protagonista è niente poco di meno che Zorzo Cigna, detto Giorgione, famoso pittore italiano, il cui temperamento tormentato e l’estro artistico sono messi a disposizione, molti secoli dopo, della creatività narrativa di Sgardoli per raccontare le vicende criminali ed esoteriche, racchiuse in ROSSO VENEZIANO.
All’inizio del giallo c’è il fuoco, che arde edifici e miete vittime. Tra di loro c’è fra’ Placidio, amico di Zorzo Cigna. Qualcuno, però, insinua che non sia stata una tragica fatalità e Zorzo non può non voler verificare quale sia la verità. Inizia così la sua indagine, sfidando i suoi nemici, mentre i pericoli incombono su di lui e su chi gli sta vicino, come l’amata Cecilia, tenutaria di un bordello. Zorzo non sa di chi fidarsi. Non riesce a riconoscere quale dei suoi tanti amici è sincero e chi potrebbe tramare contro di lui.
Zorzo stesso, inafferrabile e sfuggente, è una figura complessa, complicata dalla sua dipendenza, dall’oppio e dall’hashish, ma è anche un uomo ostinato, pronto a sacrificare la dedizione per la sua arte in favore della verità. Mistero e genialità si combinano in lui in una perfetta alchimia.
Questioni politiche e personali si intrecciano, mentre la città lagunare continua a bruciare, durante il periodo del Carnevale. La Venezia dei primi anni del 1500, della Serenissima Repubblica e delle figure storiche, immortalate sulle tele, è l’ambientazione perfetta per questo romanzo, poiché, in quel particolare periodo storico, diventa luogo di complotti, intrighi e violenza, un po’ come il resto dell’Italia.
Piacevoli lo stile e il registro lessicale, arricchito e non appesantito da latinismi. Avvincente la trama. Ricercata e romanzata la ricostruzione storica, migliorata da funzionale creatività.

“Non si è mai così esposti al pericolo come quando si crede di essere al sicuro.”

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“L’apprendista fiammingo” di Jorg Kastner
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Romanzi
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    05 Novembre, 2013
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Le more scelgono le anime da proteggere

“Non so se sia peggio perdere qualcuno all’improvviso o poco alla volta.”

NEVE A PRIMAVERA parla di maternità, di amore allo stato puro e di tutta la vasta gamma dei sentimenti possibili. C’è davvero tutto. Riesce a entrarti nell’anima, a commuoverti, a farti palpitare, provando quell’innato istinto di protezione verso il piccolo e indifeso protagonista, Daniel.
Ho imparato ad amare Sarah Jio dopo aver letto il suo romanzo d’esordio “Il diario di velluto cremisi”. È bravissima a narrare segreti e sentimenti, in una storia di mistero.
Il titolo inglese del suo terzo romanzo è “Blackberry winter”, “L’inverno delle more”, un’immagine utilizzata, all’inizio del libro, per spiegare una particolare scena, quella in cui Sarah Jio riesce a toccarti il cuore e, senza accorgerti, ti appassioni alla storia, proprio perché giunge lì, nel profondo.
Alternando i capitoli relativi ai personaggi, Sarah Jio va avanti e indietro nel tempo, nella stessa location, Seattle. Inizia nel periodo della grande Depressione, nel 1933, l’anno della celebre nevicata del 2 maggio, quando Vera Ray perde il suo bambino di soli tre anni e nessuno fa niente per aiutarla, soltanto perché è terribilmente povera. Poi la Jio vola, a quasi ottant’anni dopo, e ci parla di Claire Aldridge, giovane madre mancata, sposata con un uomo ricco, un Kensington, proprietario dell’importante giornale dove lavorano entrambi. A legare i due periodi è l’anomalia meteorologica, la tempesta di Neve a primavera, nello stesso giorno: il 2 maggio.
Claire scopre della misteriosa scomparsa del piccolo Daniel Ray nel 1933 e della mancata indagine, da parte della polizia, per il suo rapimento. Claire ha bisogno di sapere che fine hanno fatto Daniel e sua madre, vuole scoprire se sono riusciti a ritrovarsi. Scoprire la verità, diventa di vitale importanza per Claire ed anche per chi legge il romanzo, perché ormai è troppo coinvolto.

“Quando perdi qualcuno che ami tanto, è come se ti amputassero una mano. Non trovo altro modo per descriverlo. Tutto diventa più difficile. E niente sembra più lo stesso.”

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... o non ha ancora letto "IL DIARIO DI VELLUTO CREMISI" di Sarah Jio
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    04 Novembre, 2013
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Voleva che io lo proteggessi.

È la storia di un’adolescente, Dorothea, che, dopo una terribile tragedia familiare, si trasferisce con la madre in un piccolo e isolato paese, dove tutti si conoscono. Lì incontra subito un bel ragazzo e poi un altro ancora … Raccontata così la trama, sembrerebbe quella di uno young adult, come ce ne sono tanti in giro, ma a scrivere IL MIO CUORE CATTIVO è stato WULF DORN e quindi è tutt’altra storia e tutt’altro genere. Come in tutti i romanzi di Wulf Dorn, è come dare una breve occhiata nel precipizio.
A causa dello shock per la tragedia familiare che ha provocato la morte di Kai, rispettivamente figlio e fratello, madre e figlia sono reduci da un crollo di nervi che ha sfaldato il resto della famiglia, e sperano che il trasferimento nella nuova casa, la cosiddetta casetta delle streghe, rappresenti per entrambe un nuovo inizio.
Però, i misteri della mente possono ampliare quelli della realtà. Doro è una ragazza speciale, glielo ripete spesso lo psichiatra, che l’ha in cura, ma è anche una ragazza molto traumatizzata e qualcuno vuole farle credere di essere totalmente pazza o farla apparire tale agli occhi degli altri. Doro pensa questo, quando cominciano ad accaderle cose sempre più strane.
Di chi può fidarsi, quando non riesce a farlo completamente di se stessa?
È una storia ad alta tensione, che cresce d’intensità, man mano che viene narrata, attraverso vari escamotage narratologici, dalle capacità sinestetiche ai fenomeni ipnopompici della protagonista, dalle presenze paranormali di fantasmi alle allucinazioni sensoriali. Il lettore ne assorbe gli eventi, che generano un climax di aspettative e acuiscono l’effetto suspense. Il mistero da risolvere è all’esterno o dentro la mente della protagonista?
Wulf Dorn, ne IL MIO CUORE CATTIVO, ci propone un thriller psicologico alla portata di tutti e apprezzabile anche per un pubblico giovane, poiché risulta senza le complessità delle riflessioni diagnostiche di uno psichiatra, come il suo abituale personaggio Jan Forstner, e fa narrare ogni evento o scoperta ad una perfetta teenager, intelligente e per niente banale, come quelle che ci vengono raccontate di solito.

“In ognuno di noi c’è qualcosa di cattivo, di malvagio, di perverso. È la parte di noi alla quale dobbiamo stare sempre molto attenti, ma che qualche volta è più forte di noi. Ognuno di noi ha almeno due facce.”

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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    28 Ottobre, 2013
Top 10 opinionisti  -  

Travis, il mio splendido disastro sei tu ...

Il secondo volume è sempre più difficile da scrivere rispetto al primo, perché i lettori poco convinti, si potrebbero perdere, e quelli a cui è piaciuto il primo, se non si trova il modo di interessarli, potrebbero rimanere delusi e disaffezionarsi ai personaggi.
Jamie McGuire ha trovato il giusto escamotage ed ha pensato alla cosa più naturale. In una coppia l’amore lo si vive in due e così due sono anche i personaggi. Quindi, per il secondo romanzo, Il mio disastro sei tu, ha pensato di riscrivere la stessa storia, ampliandola con nuovi contenuti e scene, ma facendola raccontare da lui, Travis Maddox, che ha già conquistato le fan con Uno splendido disastro.
Il vantaggio di questa strategia narrativa è quello di approfondire il protagonista maschile, spiegando gli elementi e le situazioni, che ha vissuto, alla base della sua aggressività. Soltanto lei potrà domare il suo carattere, facendolo cambiare. È o non è uno dei più grandi desideri di una donna quello di riuscire a far cambiare il proprio uomo, suscitando il lui non solo l’amore, ma tutte le altre tenerezze che smussano la violenza nella mascolinità? Travis è pronto a tutto per non perderla, anche sottostare alle sue condizioni e predisporsi al cambiamento.
Esattamente come nel primo romanzo, Abby e Travis sono insieme uno “splendido disastro”, con il loro gioco del tira e molla, poiché entrambi sono personaggi complicati, perfetti adolescenti con tutti i loro problemi, le loro feste cui partecipare, le loro debolezze e i punti di forza. Ed anche i problemi in famiglia non mancano.
Con Il mio disastro sei tu, Jamie McGuire riesce a trasmettere l’originalità della sua storia romantica che narra e descrive alla perfezione l’universo, molto complicato, dei giovani di oggi, non soltanto nel linguaggio, ma anche negli atteggiamenti, nelle emozioni alla base del loro agire.
Travis è un personaggio complesso perché nel suo passato ha provato molto dolore ed ha conosciuto la violenza, ma ha anche avuto l’appoggio di una famiglia, il “clan Maddox.” È pronto a cambiare e a lottare, quando arriva il momento giusto, la persona giusta. Travis ha fatto tesoro delle parole di sua madre, pronunciate con un filo di voce sul letto di morte: «Un giorno ti innamorerai, Travis. E quando succederà, combatti per il tuo amore. Non smettere di lottare. Mai.»
Il loro amore è sempre tormentato e senza regole, ma loro sono pronti a non mollare per difenderlo.
La potenza del loro amore, descritta dal punto di vista maschile di Travis, è un secondo caso editoriale dopo il primo. Di solito, siamo abituate a young adult narrati dalle giovani protagoniste e ritrovarci con un punto di vista maschile, come narratore, è una bella novità. Ci piace scoprire cosa si alberga nelle “apparenti” teste vuote dei nostri uomini. ;-)
Consigliato a chi ha apprezzato ed amato le vicende del primo romanzo.

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"Uno splendido disastro" e ne ha apprezzato ogni singola pagina
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    27 Ottobre, 2013
Top 10 opinionisti  -  

Barcellona con Marina e Carlos Ruiz Zafón

È un libro che ho tanto desiderato leggere e che ho preso tra le mani e abbandonato varie volte.
Finalmente sono arrivata alla fine drammatica di questo libro, denso di emozioni e di vite raccontate e romanzate. Le prime cento pagine hanno una scorrevolezza portentosa, che stimola il lettore ad andare avanti. Poi subisce un rallentamento, causa dei miei numerosi abbandoni.
Oltre ai protagonisti principali (il narratore Oscar e, colei che dà il titolo al romanzo, Marina), vari altri personaggi sono funzionali al racconto. Ad un certo punto, però, diventano davvero troppi e un po’ annoiano e un po’ fanno perdere il filo.
Il romanzo Marina inizia con Oscar, narratore adulto, che decide di raccontare una particolare settimana della sua infanzia, quando avvenne qualcosa di inquietante, ma che lo fece maturare. Lui scomparve dal collegio e nessuno seppe con chi avesse trascorso il suo tempo e cosa gli fosse effettivamente successo.
Da adulto, Oscar decide di raccontare quella settimana (i cui limiti temporali, nella narrazione, si dilatano) e svelare quelle esperienze formative che visse accanto alla sua tanto amata, amica Marina.
Lei è la colonna portante del racconto, la ragazza posta da Oscar su un piedistallo, la ragione che lo spinge ad agire nel pericolo per svelare il mistero che si nasconde nei sotterranei insanguinati di Barcellona, tra i vicoli e i palazzi antichi, nell’arte e nell’architettura. La città stessa diventa uno degli elementi più suggestivi della narrazione. L’atmosfera gotica, spettrale, misteriosa, che avvolge gli eventi, dove compaiono anche esseri deformi, folli, angustiati dal dolore e dalla malattia, è la parte più interessante del romanzo.
Molti sono gli aforismi disseminati fra le pagine e parlano di vita e di morte, di realtà e di immaginazione.
Un romanzo profondo e da leggere.

"A volte le cose più reali succedono nell'immaginazione."

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Romanzi
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    25 Ottobre, 2013
Top 10 opinionisti  -  

Tutto quello che facciamo per amore

È un romanzo che mi ha spiazzata, perché l’ho immaginato diverso. Normalmente, guardando la copertina e leggendo la trama, si creano le prime aspettative riguardo al romanzo che si ha davanti. Di solito, si simpatizza con un personaggio e si prova empatia verso di lui, quando agisce nel modo in cui ci aspettiamo che agisca, cioè nel modo più razionale. Ma cosa avviene quando ci sorprende? Siamo pronti ad accettarlo e a fidarci delle sue scelte?
Mi è accaduto qualcosa di simile quando ho iniziato a leggere la storia di Tracy Chance, che si è rivelata a metà strada tra il dramma e il mistery.
Il primo impatto con la vicenda narrata è potente e inizia con una decisione presa senza pensare, semplicemente con un tuffo. Tracy è una quarantenne pratica e indipendente, una donna che si trova a dover lottare con il suo istinto materno, dopo aver salvato da morte certa un bambino di sei anni, Paul Dumond. Stranamente, si accorge che nessuno cerca quel bambino e nessuno sa che è stato vittima di un rapimento svariati mesi prima e che ora qualcuno ha anche cercato di disfarsi di lui, buttandolo da un traghetto. Se non ci fosse stata lei, sarebbe annegato.
A Paul ci si affeziona facilmente. Non è il classico bambino viziato, ma un esserino indifeso e bisognoso d’affetto. Tracy è troppo sola per non subire il contraccolpo che la convivenza con Paul e l’alone di mistero, che lo avvolge, provocano in lei.
Tracy non è una detective, ma non può rinunciare a capire perché nessuno si stia dando da fare per cercare il bambino che lei ha salvato. Anche dopo averlo tenuto per pochi minuti tra le braccia, Tracy continua a compiere scelte apparentemente irrazionali, ma che hanno senso soltanto se le si analizza attraverso l’innato senso di protezione che la contraddistingue.
Il titolo originale del romanzo di Sara J. Henry è “Learning to swim” (Imparando a nuotare) ed è proprio come se Tracy scoprisse il suo lato più femminile e materno, vivendo accanto a Paul, curandosi di lui e delle sue esigenze di bambino indifeso, e soprattutto cercando di svelare la sua misteriosa vicenda.
Le azioni irrazionali della protagonista, dopo aver sconcertato il lettore, lo coinvolgono nei ragionamenti alla base di ognuna di loro, non mancando di sorprenderlo.
C’è un giallo da risolvere: non ci può essere il nulla dietro Paul. Un tassello dopo l’altro, Tracy inizia a investigare e a portare a galla una verità sconcertante. Anche il finale non manca di sorprendere e spiazzare.
È una lettura fortemente psicologica e realistica sulla natura umana e sull’istinto materno. È una storia scritta bene, con uno stile narrativo avvincente, che consiglio a tutti coloro che amano i gialli con vicende familiari misteriose.

“Avevo riunito un padre e un figlio e avevo perso un bambino che non era mai stato mio. Avevo riempito un vuoto nella sua vita e ne avevo scavato uno nella mia.”

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"La luce sugli oceani" di M.L- Stedman
"Sepolta nel buio" di Lisa Unger
"I morti lo sanno" di Laura Lippman
"Nel limbo" di Rosamund Lupton
"L'amico immaginario" di Matthew Dicks
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Letteratura rosa
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    24 Ottobre, 2013
Top 10 opinionisti  -  

Su e giù in ascensore

L’ascensore dei desideri di Ally Blake è un romanzo rosa, leggero, rilassante e romantico come guardare una commedia sentimentale a tema fiori d’arancio.
Quando il tema è il matrimonio, il lieto fine è garantito e non c’è niente di più piacevole che farsi accompagnare, fra le pagine, dal primo sguardo in poi.
Ally Blake ci racconta la storia, nata in ascensore, fra Paige Danforth e Gabe Hamilton.
Lei è una ragazza molto romantica che ha già deciso di non credere nel lieto fine ma, nonostante tutto, ha appena acquistato un abito da sposa ad una svendita, quando, casualmente, in ascensore, incontra l’uomo del suo destino, l’affascinante manager dei Chicchi di Caffè, Gabe Hamilton, appena atterrato, dopo un lungo periodo di lavoro in Brasile, e ancora sotto l’effetto del jet lag.
Le scintille fra loro esplodono già al primo sguardo, ma nessuno dei due può permettersi di cedere all’attrazione. Non è da loro, troppo perfetti, troppo impegnati, troppo moralmente equilibrati. Ma l’amore ha altre dinamiche e non tutte sono affidate al Destino. Il fatto di vivere nello stesso palazzo, dove l’ascensore va su e giù come gli pare, non li aiuta a continuare dritti, ognuno per la sua strada.
Troppe coincidenze e concause li portano a incontrarsi spesso e a cedere all’attrazione reciproca. L’amore è la seconda tappa obbligatoria e il seguito è già scritto nello scontrino del primo capitolo. Ma le dinamiche della narrazione, fresca e brioso, l’intreccio, rocambolesco e con colpi di scena, e lo stile, spiritoso e giovanile, fanno di questa storia romantica la sceneggiatura perfetta per un film che mi aspetto di rivedere sul grande schermo (dopo averne pienamente visualizzato le fasi nella mia immaginazione, guidata da Ally Blake).

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altri romanzi rosa leggeri e romantici con il lieto fine garantito ;-) o altri della collana Harmony KISS
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    22 Ottobre, 2013
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Crimini d’odio e famiglie Amish

Il fascino malinconico dei vari aspetti della, troppo tranquilla, vita Amish è il punto di partenza del successo dei romanzi di Linda Castillo.
Apprezzo i suoi libri, forse proprio perché ambientati in una comunità che predilige le regole della vita semplice. Ne ho letti i primi 3 della serie che hanno come protagonista il capo della polizia di Painters Hill, Kate Burkholder. Dopo Costretta al silenzio e La lunga notte, il nuovo thriller, In un vicolo cieco, torna a scalfire la tranquilla routine del lavoro di Kate Burkholder e della comunità Amish da cui lei stessa, da adolescente, si è allontanata. La sua esistenza attuale, durante le indagini, torna puntualmente a scontrarsi con i ricordi e la violenza, messa a tacere, del suo passato.
IN UN VICOLO CIECO quattro ragazzini amish restano orfani dopo un orribile incidente, avvenuto in un capanno, mentre in città piccoli reati, aggressioni e molestie, mettono in luce la presenza di crimini d’odio nella tranquilla cittadina di Painters Hill, dove convivono, non sempre pacificamente, Englischer e Amish.
Alcune elementari preghiere della vita semplice recitano: “Nessuno dovrebbe abbandonare i suoi” perché “Dio non abbandona i suoi”, ma IN UN VICOLO CIECO non è affatto così. Dio sembra non volersi prendere cura dei pacifici Amish che subiscono vessazioni di ogni tipo e, a causa del loro stile di vita e della diffidenza verso le forze dell’ordine, rifiutano di collaborare. Niente denuncia corrisponde a nessun reato, ma la questione è diversa quando ci sono quattro orfanelli da proteggere. Per Kate Burkholder diventa una faccenda personale, vitale, e, ad aiutarla, c’è il solito collega, amante e amico, John Tomasetti, che la affianca per i casi con indagini particolarmente complicate.
IN UN VICOLO CIECO è un caso complesso, coinvolgente, che si sviluppa su due fronti di indagine per individuarne i nessi. È una storia che riesce ad interessare il lettore, grazie ai meccanismi della suspense e alla sintonia che si è ormai instaurata verso chi svolge le indagini. Nonostante siano svariati i “ vicoli ciechi” in cui si ritrovano le indagini, la narrazione non ha punti morti e procede tenendo viva l’attenzione del lettore, con colpi di scena ad effetto. Lo stile narrativo è perfettamente scorrevole. La soluzione del caso è, ancora una volta, più sconvolgente e movimentata di quanto ci si aspetti.

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Costretta al silenzio e/o La lunga notte
consigliato a tutti quelli che adorano i thriller con questioni familiari o a chi è affascinato dal modo di vivere degli Amish
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Romanzi storici
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    21 Ottobre, 2013
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Giallo storico con l'arte di Rembrandt

L’apprendista fiammingo di Jörg Kastner, pubblicato nel 2006, è un giallo storico, molto avvincente, dove tra realtà e finzione narrativa si assiste ad una serie di eventi intrecciati ad arte dall’autore. Molti sono gli elementi e i personaggi che fanno di questo romanzo un’opera pienamente riuscita: la città di Amsterdam nel 1600, l’arte fiamminga, le credenze intorno al colore blu, la religione, il pittore Rembrandt, Guglielmo d’Orange, i racconti di viaggi per mare verso terre esotiche, il commercio dell’epoca, l’architettura delle città, le associazioni segrete, le usanze e i costumi e molto altro ancora …
Una storia avvincente, romanzata ad arte da uno scrittore di cui non avevo mai letto niente prima. Tanti colpi di scena si susseguono da un capitolo all’altro, facendo crescere la suspense e l’attesa, insieme anche ad un po’ di confusione, poiché in ognuno qualcosa di nuovo si aggiunge a complicare le vicende.
Il personaggio, che ho più gradito, è proprio Cornelis Suythof, un ragazzo pieno di sogni, un giovane pittore apprendista alla ricerca della sua strada verso la notorietà, un astuto giovane uomo che si troverà coinvolto in vicende oscure, misteriose e colorate di sangue, oltre che del minaccioso colore blu. Dopo aver iniziato le indagini, per scoprire chi ha ucciso il suo amico, anche l’amore fa da motore e lo sprona, lo spinge in situazioni altamente pericolose. Viene aggredito su tutti i fronti, non solo dalle botte fisiche, che riceve, perché ficca il naso dove non dovrebbe, ma anche perché l’amore lo rende confuso. Infatti, due donne bellissime lo attraggono e lo portano ad agire, a non avere paura di ciò cui va incontro.
Il carattere irrequieto di Cornelis è veramente singolare e lo rende simpatico al lettore, che non può fare a meno di chiedersi perché capitino tutte a lui.
Le figure femminili sono timorose e di contorno nello svolgimento degli eventi. Ultimamente ho letto troppi libri con donne che gestivano situazioni impossibili e, vederle così remissive, non me lo aspettavo, ma non per questo le ho trovate inferiori, poiché la bellezza, delle due principali, è il loro punto di forza e l’aver affascinato Cornelis le rende importanti, seppur secondarie.
L’intrigo è stato davvero ben studiato. Per buona parte del libro, non riuscivo a capire a cosa servisse il prologo, ma a metà qualcosa ha iniziato a trovare il suo perché all’interno della storia.
Nella postfazione, l’autore si scusa anche per aver delineato un Rembrandt troppo umano, ma è così che se lo immaginava. Farlo agire in questa storia, è un po’ un rischio che però è stato ben sviluppato. Le sue opere sono note a tutti, ma queste vicende della sua vita prendono spunto dalle poche notizie che si hanno di lui.
È un bel libro, molto scorrevole, che consiglio a chi è appassionato d’arte o di gialli storici o a chi è alla ricerca di una bella storia avvincente per intrattenersi piacevolmente.

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Lo consiglio a chi è appassionato d’arte, di gialli storici o a chi è alla ricerca di una bella storia avvincente per intrattenersi piacevolmente.
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    18 Ottobre, 2013
Top 10 opinionisti  -  

L'uomo della sabbia non dimentica nessuno

I thriller dei coniugi scrittori, noti con lo pseudonimo Lars Kepler, piacciono non soltanto in Svezia, ma nel resto del mondo. Il loro ispettore capo della polizia nazionale di Stoccolma, Joona Linna, è un personaggio che piace, non soltanto perché è alto, bello e con gli occhi grigi, ma anche perché è attento nel suo lavoro, temerario e sempre pronto a buttarsi in ogni situazione per quanto pericolosa essa sia.
Anche in questo romanzo, dal finale assolutamente inaspettato, dopo un ritmo serrato per più di 500 pagine, non mancano i colpi di scena. L’uomo di sabbia rientra nella serie investigativa con Joona Linna come protagonista. La serie è stata inaugurata con il thriller, arrivato anche sul grande schermo, L’ipnotista, il cui successo ha lanciato gli autori nella carriera letteraria, soppiantando la fama di Stieg Larsson nella penisola scandinava e non solo.
È il quarto romanzo della serie, dopo L’ipnotista, L’esecutore e La testimone del fuoco. Confesso di aver perso un po’ le vicende personali di Joona Linna nei romanzi secondo e terzo, che non ho letto, ma ho potuto apprezzare e comprendere ugualmente L’uomo della sabbia.
Il mistero da risolvere è legato ad un’indagine che risale a 12 anni prima. Nella sospetta morte accidentale di due bambini, fratello e sorella, i cui cadaveri sono stati inghiottiti da un fiume che non ha mai rilasciato i corpi, soltanto Joona Linna è riuscito a scorgere le tracce di un serial killer con un modus operandi molto diverso dagli altri, ma nessuno gli ha creduto. A distanza di anni, ricompare il bambino ormai diventato uomo, Mikael. È in evidente stato confusionale e racconta di essere stato tenuto prigioniero dall’uomo della sabbia, quello che, secondo un’antica leggenda, passa ogni sera, tintinnando le dita di porcellana per controllare che tutti i bambini dormano. Ma Mikael dice anche qualcos’altro: sua sorella, Felicia, è ancora viva ed è tenuta prigioniera dell’uomo della sabbia e lui deve tornare a proteggerla.
Dopo l’inizio, che introduce i fatti, precedentemente svolti, e le indagini, la narrazione prende un ritmo serrato in un climax di suspense e tensione. Gli autori Lars Kepler sono bravissimi con il loro stile narrativo, fatto di capitoli brevi e brevissimi, che si divorano, leggendoli, e chiusure ad effetto per accrescerne la suspense. Grazie a queste strategie narrative, il lettore si ritrova catturato nella spirale di mistero e di pericolo che avvolge le vicende. Oltre a Joona Linna, nell’indagine, c’è anche Saga Bauer (comparsa forse nel terzo romanzo), una figura femminile complessa, una poliziotta dal passato doloroso e dal presente incerto, che si dedica in prima persona per cercare Felicia, in quella che, per entrambi, sarà una lotta contro il tempo.
Il lettore, come i personaggi, resta avvinto in un cerchio di vendetta e di sangue. È un romanzo avvincente, trascinante, agghiacciante e terribile, che fa leva sulla nostra paura più recondita, quella di perdere chi amiamo.

“Credo che l’essere umano sia più legato alla propria famiglia di qualsiasi altro animale.”

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"L'ipnotista" di Lars Kepler o a chi apprezza il genere
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Letteratura rosa
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    18 Ottobre, 2013
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L'amore in Australia

“La luna scivolò dietro una nube e la notte divenne più buia. Come la sua vita senza Alex. Ma non aveva scelta. Se la amava, doveva lasciarla andare.”

Ogni amore ha una storia e ogni storia ha un lieto fine, se l’ha scritta Marion Lennox. In questo romanzo, della collana Harmony, Jolly, c’è una lettera che non precisa bene che il nuovo aspirante veterinario, della tenuta australiana di Werarra, Alexander Patterson, in realtà, è una lei. Scoprirlo, non è facile per il mandriano, Jack Connor, che detesta le donne, soltanto perché non vuole correre il rischio di legarsi a nessuno, che, prima o poi, sarà costretto ad andarsene. Jack non vuole dover soffrire più.
Alex vuole solo poter lavorare con i suoi amati cavalli, ma deve fare i conti con ciò che vede nel suo datore di lavoro. È amore non a prima vista, ma sicuramente nasce al secondo incontro, quando lui abbassa la guarda e le mostra il suo lato umano.
Il loro rapporto è nel mezzo tra una love story nella magica tenuta australiana di Faraway Downs, come nel film Australia, e un continuo alterco romantico alla Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen. Ma funziona perfettamente e piace a chi sa apprezzare la magia dell’amore.
Per Jack, che ha sempre considerato le donne un optional, scoprire che Alex ha tenacia e sa fare bene il suo lavoro, gli permette di vederla sotto una luce diversa. Lei rappresenta quel cambiamento che può portare la sua vita su una nuova rotta. È un amore che sboccia a contatto con la natura e che fa riscoprire il valore della famiglia.

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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    17 Ottobre, 2013
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Una ragazza da domare

Carla e Matteo sono la classica coppia improbabile, ma la loro vicenda piace, sin dall’inizio proprio per questo motivo, perché insieme sono incompatibili e male accostati. Può essere un ottimo punto di partenza per un romanzo e infatti lo è, poiché il racconto è, in breve, parte di un romanzo (“L’amore è un bacio di dama”) della stessa scrittrice. Però, proprio perché è un racconto, sono stati disseminati troppi spunti di erotismo estremo che non rendono effettivamente romantica la nascita della loro relazione. Troppi ingredienti rendono difficile da comprenderne il senso o il percorso narrativo. Gli spunti non vengono adeguatamente sviluppati e risultano a mala pena chiariti. Si genera confusione in chi legge, però, lo stile c’è. Nonostante le situazioni risultino poco verosimili e, di conseguenza, poco convincenti, lo stile è scorrevole, fluente. Il problema è con la comprensione del contenuto. Quindi, non mi ha particolarmente colpita, anche se l’inizio è stato interessante. Di buono c’è la componente erotica e sensuale, anche se resta comunque troppo esigua e poco sviluppata.

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Romanzi erotici
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    15 Ottobre, 2013
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Conquista la sua "dushka" con erotismo e suspense

“I sentimenti uccidono più rapidamente dei proiettili.” Questo il credo di Viktor “Drake” Drakovich. Insieme a “Il sentimento più letale di tutti è l’amore per una donna. Le donne sono come spade puntate dritte al cuore.” Ma Drake ci crede davvero fino in fondo?
È un personaggio complesso e sfaccettato. È uno dei cattivi, un rinnegato, un enigma, una leggenda, come il nome che gli è stato dato, Drake. Non sa chi è, ma sa come difendersi e come proteggere una donna indifesa. Lui è un’arma letale, la spada che proteggerà la creatura più dolce e indifesa. È il capo, temuto e potente, di un impero da miliardi di dollari, ma questo elemento aggiuntivo è solo una piccola parte di quello che è.
In questo romanzo, terzo e ultimo volume di una trilogia, denominata “PERICOLOSA”, dopo Amanti pericolosi e Segreti pericolosi, Lisa Marie Rice, regina del genere erotic romantic suspense, ci racconta un’altra eccitante storia che si legge febbrilmente e si divora come la passione che coinvolge i due protagonisti.
Drake è l’uomo perfetto, come tutti quelli dei suoi romanzi. La Rice è un’esperta nel descriverli e nell’inventarli. I suoi uomini sono sempre troppo perfetti per essere veri, troppo premurosi. Drake, però, ha un solo punto debole. Il suo tallone d’Achille è una giovane e talentuosa artista, di cui lui colleziona le opere, per non condividerle con nessun altro. Il suo fascino è fuori dal comune per lui. È minuta, ma non scheletrica. Ha i capelli del suo colore naturale, cioè castani ramati. È una donna d’altri tempi, senza eccessivi orpelli o il bisogno di agghindarsi. Per lui, lei è tutto, ma lei, Grace Larsen, non lo sa ancora.
Il loro primo incontro avviene nel modo più improbabile per l’inizio di una romanticissima storia d’amore, ossia nel bel mezzo di una sparatoria. Il nemico vuole togliere di mezzo lui, ma è a conoscenza che Grace rappresenta il suo punto debole e decide di eliminare lei. Drake, però, è un passo avanti e riesce a trarla in salvo. La porta con sé, nel suo splendido palazzo. Lui è un uomo molto ricco e sa come sorprenderla, come conquistarla, come prendersi cura di lei. Drake è un uomo premuroso ed estremamente attento al piacere femminile. Non si può non innamorarsi di lui. Per Grace, Drake è l’uomo del suo destino, l’uomo che ha sempre inconsapevolmente cercato, non soltanto colui che le ha salvato la vita.
Una storia d’amore, densa di erotismo, ma anche e soprattutto di momenti di intensa e sconvolgente suspense. Anzi, è proprio quest’ultima, la suspense, l’ingrediente che rende avvincenti ed impareggiabili i romanzi di Lisa Marie Rice. In Passione pericolosa, la Rice ha saputo superarsi e il suo Drake è riuscito a conquistare la sua dushka, ma anche me, la sua lettrice più affezionata.

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Amanti pericolosi e Segreti pericolosi della stessa scrittrice
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    13 Ottobre, 2013
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Amore e guerra, bevendo tè e mangiando baklava

Un romanzo fantastico per riscoprire come gestire, con simpatica tenerezza, gli alterchi e le differenti aspettative nel rapporto madre-figlia, ma anche un modo per conoscere lo stile intensamente magico ed umoristico con il quale la scrittrice iraniana, Marjan Kamali, ci parla del suo Paese e di come i migranti, sfuggiti al governo rivoluzionario di Saddam, continuano a vivere nel resto del mondo. In particolare, il romanzo approfondisce il tema “caldo” dei rapporti USA-Iran.
Le protagoniste sono due.
Mina è una ragazza di 25 anni, nata a Teheran e vissuta, negli ultimi 15, a New York, di cui ha imparato tutto, ma che non sente completamente sua.
Darya è la madre laica e progressista di Mina che in America ha portato con sé tutto l’amore per le tradizioni e la cultura del suo Paese, nel quale spera di ritornare.
L’America è stata per entrambe, Darya e Mina, un rifugio sicuro, come per il resto della loro famiglia: il marito Parviz, e i due, rispettivamente, figli e fratelli maggiori. L’America ha dato loro la possibilità di vivere liberamente, senza restrizioni o limiti. Ha dato autonomia lavorativa, con ottime possibilità, e libertà di espressione e opinione, senza una vita di continui pericoli o privazioni.
Il titolo “Un marito all’ora del tè” è simpaticissimo e riguarda l’ardire di Darya nel voler rispettare un’antica usanza iraniana, quella del matrimonio combinato, per offrire alla figlia, in dono, un marito, così come, a suo tempo, sua madre lo aveva organizzato, o meglio “incoraggiato”, per lei. Ma Mina è diventata una ragazza occidentale e trova terribilmente imbarazzante e inutile la cerimonia del tè, durante la quale incontrare, di volta in volta, il candidato aspirante marito, selezionato con cura da sua madre.
Il romanzo è datato 1996 e si compone di tre parti. La seconda, però, narra il passato, il 1978 a Teheran e l’infanzia di Mina che descrive, con gli occhi di lei bambina, com’è cambiata la vita lì, nel periodo in cui è arrivato Saddam, e come ci si è dovuti abituare al regime e all’orrore dei bombardamenti e alla progressiva perdita della libertà, fino ad essere costretti alla fuga.
Un marito all’ora del tè è anche un romanzo che parla di religione (“è una stampella per i deboli. È una via di fuga. Un’illusione. Un mezzo per farsi manipolare”) e di politica (“Il pendolo oscilla. Da un estremo all’altro. Gli uomini esprimono sempre le loro idee attraverso le donne”).
È un romanzo con il quale ridere e piangere, che, con lo stile della commedia romantica, descrive la cultura, i colori, i profumi e la realtà dello spaesamento vissuto dai migranti, costretti ad abbandonare la loro Patria per adattarsi a vivere altrove. L’integrazione è sempre difficile e, nonostante l’apparente inserimento, manca sempre quel qualcosa che si acquisisce dalla nascita, quel senso di “sentirsi come a casa”.
Darya non ha il coraggio di dire al marito che vorrebbe rivedere la sua casa e i parenti lasciati a Teheran, mentre Mina ha bisogno di quel viaggio per riscoprire le sue radici e compiere quella che sarà la scelta più importante della sua vita.

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Fantasy
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    11 Ottobre, 2013
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Alla fine del 2012 c'erano i Luminosi

“Danielle osservava affascinata i vicoli odorosi, le logge antiche, le botteghe ricolme di maschere e vetri di Murano, di mille forme e colori.
Venezia è incredibile: contesa fra cielo e acqua. Non è così che la immaginavo.
Non aveva mai visto una città prima d’ora e non credeva che potesse esistere un luogo come Venezia, in cui moderno e antico si univano per dare vita a qualcosa di eterno: la Bellezza.”

è il romanzo d’esordio di due giovani scrittrici italiane, Ilenia Provenzi e Francesca Silvia Loiacono.
È un romanzo d’avventura, molto pubblicizzato nel 2012 proprio perché parla della profezia dei Maya, relativa alla fine del mondo, il 21 dicembre 2012. Quindi, la trama incuriosisce; il formato maneggevole e tascabile attrae, ma per catturare l’attenzione, il primo impatto è con la copertina che è ad effetto. Ci sono, in primo piano, il profilo di un giovane incappucciato, tanto perfetto da non poter essere niente di diverso da una divinità, e, in secondo piano, un luogo caro agli italiani e unico sul territorio, la Laguna di Venezia. Sullo sfondo c’è un cielo inquietante, poiché ha le sfumature di un tramonto apocalittico.
Quando l'ho letto, molto tempo fa, era già da un paio d’anni che si parlava dell’imminente apocalisse di fine 2012 e c’era chi pensava ad una fine e chi a un nuovo inizio.
Nel libro, come si evince dalla trama, si allude più ad una fine, ma bisogna leggere il libro per vedere se il genere umano scamperà o meno all'imminente pericolo e per quanto …
L’originalità del romanzo è che le vicende vengono narrate dal ragazzo, Jude, venuto sulla Terra per far sì che la profezia abbia luogo, ma per farlo deve ritrovare un antico codice. Quindi, all’inizio, sono i cattivi a reggere il gioco. Lui non è il solo Luminoso venuto sulla Terra. La profezia, infatti, ne prevede due ed anche il titolo del romanzo presuppone che debba essere più di uno. La narrazione parallela delle vicende dei due Luminosi, alla ricerca dell’antico codice, avviene mediante l’alternanza dei capitoli.
Pupottina non vuole anticiparvi troppo, poiché non vuole togliervi il bello del libro. Lei sapeva ben poco di questo libro e l’ha piacevolmente scoperto leggendolo.
A lei è piaciuto davvero tantissimo. L’ha trovato originale, ben strutturato, con una trama avvincente, avventurosa e misteriosa, al punto giusto, e soprattutto degno degli young adult di tutto il mondo, molti dei quali sfigurerebbero al confronto.
Pupottina l’ha trovato un fantasy molto soft, perché i Luminosi sono esseri soprannaturali, simili agli dèi, che non usano smodatamente i loro poteri, ma solo se necessario.
Le vicende narrate sono dinamiche e su più ambientazioni. Viene descritta Venezia con gli occhi di chi la ama, per la sua bellezza. Le ricerche dell’antico codice Maya inizia proprio da lì. Poi lo scenario cambia. Si passa, prima, alle colline toscane, poi al Messico. E, oltre a questi territori reali, viene descritto anche il pianeta da cui provengono i Luminosi, Aurora, i cui abitanti sono dediti alla meditazione e sono immuni alle emozioni umane. Vivere sulla Terra, però, mette alla prova anche la loro tranquillità, non solo la nostra. ;-)
Il mistero parte dalle teorie dei Maya e si dipana fra scavi e ricerche archeologiche, esseri mitologici e leggendari, divinità e credenze popolari, piramidi e templi, connessioni fra gli antichi popoli, pagine mancanti e diari di viaggio che il tempo non ha cancellato.
L’amore è sempre in secondo piano alla ricerca dell’antico codice Maya. Anche questo è un punto di forza del romanzo che non disperde l’attenzione dei vari indizi che vengono scoperti, piccole tracce in una lotta contro il tempo per salvare o dannare il genere umano.
È un libro che non ha limiti di sesso e può andar bene per le donne, come per gli uomini.
È un romanzo che merita di essere letto, non solo perché lo stile è fluido e chiaro, anche nell’esposizione delle varie teorie, ma perché è ricco di colpi di scena che diventano a catena fino alla conclusione. Il finale può essere letto come definitivo, ma potrebbe aprirsi anche ad un seguito, soltanto che sino ad ora le scrittrici non ci hanno ancora pensato.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    08 Ottobre, 2013
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Insegnami a vedere Con i tuoi occhi

«Voglio che mi insegni.»
«Cosa?»
«A vedere con in tuoi occhi.»

Non c’è niente di più particolare che vedere il mondo con gli occhi di Carla Torrente, affetta da acromatopsia, ossia l’incapacità totale di percepire qualunque colore. L’essere acromate non le ha impedito di vivere un’esistenza normale e serena, piena d’amore nonostante le vicissitudini della vita. Nessuno sa del suo difetto congenito, nemmeno i suoi genitori, pur essendo sempre attenti e presenti e colmandola d’amore. Crescendo, Carla ha imparato l’arte del dissimulare la realtà. Ma qualcuno se ne è accorto: la persona cui non riesce a nascondere niente. Carla ha anche altri segreti che cela, ma non può farlo in eterno, perché niente lo è.
Per un gioco del destino, la sua strada di tranquilla ragazza, di origini siciliane, si incrocia con quella di Irma, nata e cresciuta a Rimini, ma in un ambiente diametralmente opposto ed ha imparano a conoscere gli aspetti più perversi e crudeli del mondo.
Irma ha visto i “colori” più brutti della vita: ha imparato a soffrire, pagando le sue colpe, con il sangue e le forme più aberranti della perdizione morale. Invece, Carla conosce le magiche luminescenze della sua terra e, pur essendosene allontanata, le ha sapute portare dentro di sé, insieme ai valori positivi e alla capacità di costruire l’amore.
Con i tuoi occhi di Lorenza Ghinelli è un romanzo brutale, potente, realistico, che parla di problematiche attualissime dell’universo giovanile in modo incisivo e penetrante, mentre sviluppa su un doppio binario la vita di Irma e Carla, andando avanti e indietro nel tempo, implacabile e con uno stile, descrittivo e narrativo, notevolmente metaforico, ma sempre avvincente.

“È una vita intera che cerca di vedere con i suoi occhi, ma l’unica cosa che vede è l’anima di lei che si barrica dietro.”

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