Opinione scritta da Mian88

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    08 Mag, 2014
#1 recensione  -  

Gli effetti della detenzione sui legami affettivi.

Il saggio di Cristina Scanu è interessante perché affronta la tematica della detenzione carceraria dal punto di vista dei familiari dei detenuti. Cosa ne è dei parenti, dei figli, dei fratelli etc. dei rei? La loro opinione sulla detenzione del carcerato è positiva? I rapporti con il detenuto e tra il detenuto e loro sono mantenuti oppure l’ulteriore sanzione che viene inflitta sugli uni e sugli altri è anche la perdita di affettività, il venir meno di quei legami che dovrebbero in un qualche modo essere tutelati? Perché è vero, il recluso ha commesso un reato e per questo deve scontare la sua pena, nessuno lo mette in dubbio, ma è giusto che un figlio paghi per l’errore del padre o della madre? E’ giusto che un figlio cresca senza la presenza di una o delle figure che dovrebbero formarlo, consolidarlo e munirlo degli strumenti necessari per affrontare la vita? E la vergogna? Si, perché questa è provata, paradossalmente, da entrambe le parti, dai familiari come dai rei. Troppo facile è dire “dovevano pensarci prima”, altro non è che un’affermazione riduttiva che non prende in considerazione le motivazioni della commissione di un fatto criminale, perché non tutti i rei delinquono per gli stessi motivi, e non in tutti la criminalità è intrinseca.
Storie di famiglie separate, di legami spezzati, di vittime innocenti ma anche di prese di coscienza e di una nuova consapevolezza.

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Ottimo approfondimento per conoscere gli aspetti di chi subisce le conseguenze della detenzione pur non avendo commesso alcun reato.
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Romanzi autobiografici
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    08 Mag, 2014
#1 recensione  -  

Chi meglio di un detenuto può spiegare il carcere?

Un romanzo autobiografico, una storia di vita e di continua ricerca di un “perché”. Gullotta non ha pretese nei confronti del lettore, la sua scrittura semplice ci narra i fatti di una realtà, quella della detenzione, i tormenti interiori e le riflessioni di un carcerato ma prima ancora di un uomo. Interessanti i passaggi del suo reinserimento, il suo esser visto da chi “è fuori”, due universi a paragone.
Il carcere spiegato da chi lo ha vissuto, a prescindere dalla sua innocenza o meno. Ottimo per chi si interroga non tanto sul perché della pena detentiva ma sul “cos’è” e il “cosa cosa consiste” questa.

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A chi desidera approfondire la tematica dal punto di vista, questa volta, del detenuto.
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    07 Mag, 2014
#1 recensione  -  

Può la giustizia riparativa essere la soluzione al

Si può educare al bene attraverso il male? Questa volta le riflessioni sul carcere ci sono riportate direttamente da uno dei più autorevoli Magistrati degli ultimi anni, un breve saggio che si interroga sul perché della recidività dei rei e sulla sempre maggiore concretezza che sta assumendo la concezione della giustizia riparativa.
Non solo, Colombo spiega con chiarezza anche i meccanismi giuridici smontando molte delle convinzioni comuni. In molti si sentono legittimati alla commissione di fatti illeciti con la causale “tanto domani sono fuori”, è davvero così? L’autore offre al lettore una panoramica esaustiva sui predetti.
L’universo della giustizia illustrato da chi ha fatto della legge la sua vita.

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A chi desidera approfondire la tematica della giustizia riparativa.
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    07 Mag, 2014
#1 recensione  -  

Una goccia nell'Oceano, ma pur sempre una goccia.

"I Giorni scontati" è il riassunto delle esperienze vissute da operatori, educatori, giuristi, etc all'interno degli istituti carcerari, questi vivendo giorno dopo giorno a stretto contatto con i detenuti e le problematiche a loro relative, desiderano mostrare un quadro completo di ciò che veramente è vivere in un penitenziario e di cosa effettivamente si potrebbe fare per ottemperare alle lacune che questo presenta.
E' un'opera senza troppe pretese, si prefigge semplicemente di offrire al lettore gli strumenti necessari per farsi un'idea su una tematica attuale, dibattuta ma che ancora non ha trovato risoluzione: dopo una breve panoramica sulle lacune che nel concreto sussistono nell’attuale sistema legislativo, gli autori illustrano il "perché" del fallimento della detenzione, infine ci insegnano come "curare" l'uomo aprendo la via ad una serie di possibili alternative al sistema ad oggi vigente.
Basta pensare all'esperienza di Elena Zeni nel Carcere di Lodi, istituto che ha adottato quale misura rieducativa e di sensibilizzazione del reo l'introduzione di cuccioli di Labrador nella struttura (progetto "Puppy Walker" del Servizio Nazionale Lions Cani Guida per ciechi di Limbiate), o ancora all'esperienza di Elena Lombardi Vallauri relativamente al bilanciamento delle esigenze di lavoro e di sicurezza nei penitenziari.
Un breve saggio sulla detenzione affiancato ed avvalorato da un vero e proprio documentario girato da Germano Maccioni, che rende le parole realtà.

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A chi desidera approfondire l'universo giuridico e carcerario.
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Politica e attualità
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    06 Mag, 2014
#1 recensione  -  

Il carcere e le sue prospettive.

Con una superficie di appena 2,2 chilometri, Gorgona è l'isola più piccola e settentrionale dell'Arcipelago Toscano e da oltre 140 anni (1869) è sede di un carcere a indirizzo agricolo-zootecnico che costituisce la prova vivente che una rieducazione del reo è possibile se alla sua riabilitazione si aggiungono due componenti fondamentali: la natura e gli animali.
Qual è la formula che consente a questo istituto di ottenere dei successi? La responsabilizzazione. Le giornate del detenuto sono scadenzate dal lavoro (allevamento, viticoltura, falegnameria, studio delle cure omeopatiche e quant’altro sia praticabile) e da attività che lo aiutano a risocializzare con il mondo che è “fuori” e che il carcere annienta col suo isolamento. Il reo è obbligato ad assumersi delle responsabilità.
Nonostante in passato ci siano stati degli episodi che hanno minato alla stabilità ed esistenza stessa di quest’isola-carcere, Gorgona si è rigenerata e riorganizzata non abbandonando mai quei principi che ne sono alla radice.
Non è semplicemente un’isola carcere, è un’alternativa, un esempio di variante per superare il fallimento degli istituti di detenzione. Un uomo solo e abbandonato a sé stesso come può comprendere perché il suo comportamento è rientrato in quelli costituenti una fattispecie delittuosa? Come può trovare un’alternativa al delinquere se non glie ne viene presentata alcuna?
In quest’opera Verdone ci racconta la sua esperienza nell’isola-carcere, con premura ci narra alcune delle storie che hanno incontrato il suo cammino, ci insegna a guardare con gli occhi della mente, i fatti vengono presentati da una prospettiva diversa e ci dimostra che nessuno è perduto. Nulla deve essere dato per scontato.

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Per chi non vuole fermarsi solo a ciò che viene detto dai media sulle carceri bensì desidera interrogarsi su un mondo troppo spesso celato che nasconde un universo di prospettive e di spunti di riflessione.
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    05 Mag, 2014
#1 recensione  -  

Scrittori emergenti promettenti..

Stefania Conte ha realizzato un'opera deliziosa e ben strutturata. Ha una dote: quella di riuscire a far sognare, sorridere e rallegrare il lettore donando all'adulto un mondo mai scontato, mai noioso, che ti trascina tra le sue pagine rendendoti insaziabile e bramoso di andare avanti.
Non solo, ultimamente capita soventemente di dedicarsi alla lettura di romanzi che risultano vuoti, privi di morale, di spunti per la riflessione; in questo caso l'autrice offre tanti elementi su cui meditare. Le pagine scorrono veloci lasciandoti nello spirito quella serenità e quella tranquillità che troppo spesso sono assenti nella quotidianità. E' capace di bilanciare la fantasia con la realtà, gli affetti umani e quelli animali, la stessa gatta Zoe, che dal titolo può far pensare ad una presenza "ingombrante" e al classico romanzo per gattofili, è oggettivamente costruita con delicatezza, la sua presenza è sottile e quasi impercettibile a tratti, si snoda tra le righe come un dato di fatto mai eccessivo. Una lettura deliziosa ed un'autrice promettente.

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A chi semplicemente ha desiderio di svagare la mente con un romanzo piacevole, senza pretese e ben costruito.
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Fantasy
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    30 Aprile, 2014
#1 recensione  -  

Sottovalutato.

A distanza di molto tempo provo ancora molte emozioni al ricordo di questa lettura. Sono stata particolarmente colpita dall’ambientazione e dallo scenario di un popolo alieno che non mira a disintegrare il pianeta Terra e le sue usanze ma semplicemente a correggere la cattiveria intrinseca dell’uomo. Il presupposto di partenza è: il genere umano ha un connotato sanguinario e un’indole alla discussione, ecco noi possiamo fare qualcosa, possiamo portare la pace e l’armonia creando un Mondo senza liti e senza odio.
I personaggi sono descritti con cura e dotati di personalità, non si ha difficoltà a percepire e associare la decisione di uno e quella altrui. Anche i temi affrontati sono molteplici: pur essendo l’amore l’elemento cardine che snoda la trama, l’accettazione del diverso, la sua integrazione, i pregiudizi nei suoi confronti, la difficoltà di raggiungere una cooperazione e una condivisione, l’imparare a fidarsi di chi si teme, sono tematiche che vi si affiancano e si sviluppano con maestria in una dimensione consistente e reale.
Non è un romanzo frenetico, le sequenze d’azione sono calme e lasciano spazio alla valutazione che avviene, appunto, tramite i caratteri di ogni personaggio. Ognuno, a suo modo, consente al lettore di vedere più punti di vista e di giungere ad una propria riflessione. Nonostante ciò la lettura è rapida, scorrevole e conquista dall’inizio alla fine.
La forza di carattere che delinea ogni personalità consente di non farsi rapire esclusivamente dai personaggi principali, anzi, personalmente posso dire di essere stata colpita maggiormente da coloro che non erano i direttamente protagonisti.
Se siete indecisi sul se leggerlo o meno non fatevi fermare dal fatto che l’autrice che l’ha scritto è la stessa che ha creato la strumentalizzatissima saga di Twilight, perché è cosa ben diversa e merita una chance. Si può dire che l’unico tratto comune che ha con questa saga è la delineazione propria della Meyer dell’universo femminile, per il resto le opere proseguono su linee a se stanti.

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Per chi ha amato la serie di Twilight merita proprio perché è un qualcosa di diverso,
Per chi non ha amato Twilight e pensa che sia la stessa "solfa" merita perché non vi ha nulla a che vedere e lascia numerosi spunti di riflessione,
Per chi ha semplicemente voglia di leggere qualcosa di diverso e originale.
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Narrativa per ragazzi
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    29 Aprile, 2014
#1 recensione  -  

Inaspettatamente piacevole

Dopo Insurgent ero abbastanza scoraggiata nel proseguire la lettura della trilogia, non perché il secondo capitolo della storia fosse stato goffo o malfatto, semplicemente perché non mi era sembrato un adeguato seguito del primo capitolo, peccava della magia e della semplicità che aveva segnato e caratterizzato Divergent e questo, insieme al mix di avvenimenti che si sono protratti CAOTICAMENTE UNO DIETRO L’ALTRO, mi ha portato a NON APPREZZARE PIENAMENTE IL ROMANZO, rendendo la lettura poco entusiasmante.
Con Allegiant mi sono ricreduta. In primo luogo si ritrova parte dell'atmosfera che l’autrice aveva creato in Divergent e questo anche grazie al susseguirsi di eventi in modo più ordinato, calmo e lineare.
In secondo luogo ho apprezzato la doppia lettura: l'alternanza di voci tra Tobias e Tris ha dato un colore nuovo al romanzo.
Mentre all’inizio ero scettica verso questa scelta in quanto mi ricordava quella della Meyer in Braking Dawn, nella lettura l’ho apprezzata perché ha facilitato il susseguirsi degli avvenimenti, è come se i due protagonisti si fossero divisi la narrazione, inoltre, (anche se a mio parere non era necessario perché scontati) ha mostrato i pensieri di Tobias, carattere che ha dato “aria nuova” all’opera resa troppo pesante dalle paturnie di Tris in Insurgent.
Il romanzo mostra numerosi spunti di riflessione, aiuta il lettore a riflettere sul senso della vita e su come questa ci colpisca ed obblighi ad andare avanti pur perdendo tutte le certezze e gli affetti che rendono meritevole di essere vissuta.
Credo che sia per questo che l’autrice ha optato per un finale eccessivamente drastico ma sicuramente incisivo, e capace di far rispecchiare il lettore in quella che poi nei fatti è la quotidianità. Purtroppo, perdere gli affetti più cari, è ordinarietà.
Allegiant mostra “il Mondo fuori”, smentisce e avvalora le rivelazione che Insurgent ci ha presentato nella sua conclusione, mette in evidenza quanta differenza ci sia tra Chicago e la vita esterna, ma non convince nella motivazione che la Roth attribuisce per giustificare tutti gli avvenimenti. Non entusiasma, potevano essere trovate vie alternative e migliori.
La stessa strategia che i protagonisti adottano per ribellarsi alle nuove scoperte non coinvolge e non appassiona. La Roth delinea un’unica linea da seguire quando in realtà molte altre strade si sarebbero potute intraprendere, vie che avrebbero salvato la vita a numerosi personaggi pur mantenendo inalterato il significato del romanzo. Fallace anche il piano per cui Tris si vede sostituirsi a Caleb per poi trovarsi dinanzi ad “un imprevisto”, che le costerà caro, a mio avviso ovvio.
Una rigenerata Tris colora le pagine di questo libro: è tornata la combattente, determinata, forte e fragile giovane che abbiamo conosciuto in Divergent, poco empatica verso Tobias ahimé. Il ragazzo viene infatti messo davanti ad una situazione paragonabile a quella che ha vissuto la sua compagna in Insurgent, e questo tentativo della Roth di mostrare che è necessario essere nelle situazioni per comprenderle è piacevole, anche se smontato da una Tris poco comprensiva con l’uomo che ama. Solo a tratti si rende conto che Tobias è sempre stato abbandonato dalle persone care davanti alle avversità della vita e che quindi spesso le sue scelte sono determinate dal non essere mai stato appoggiato o corretto da nessuno.

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A chi ha letto Insurgent e Divergent.
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Romanzi
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    28 Aprile, 2014
#1 recensione  -  

Il mio silenzio è la tua salvezza.. Si può uscire

"La musica afferrò la mia vita. La consapevolezza tutta nuova che ci si aspettava qualcosa da me riempiva i miei giorni di sentimenti che non conoscevo e che prendevano il posto di quella specie di attesa vuota in cui prima le mie energie si erano congelate. Forse potevo dimostrare che c'era del buono in me, che mi si poteva voler bene perché valevo e non solo per un senso confuso di protezione o di colpa.."

Lo scenario è quello di una famiglia che vive nella vergogna, nel pregiudizio. Le conseguenze si riversano inevitabilmente sulla giovane Rebecca, un "brutto anatroccolo con un dono": la capacità di saper suonare con maestria il piano.
E' con la bruttezza di una giovane ragazza che la Velandiano arriva a mostrarci l'inettitudine alla vita. Inettitudine da cui solo le passioni possono riscattarci.
Eccessiva la bruttezza della protagonista, tanto da renderne complessa la raffigurazione, ma comunque trama scorrevole.

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Narrativa per ragazzi
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    28 Aprile, 2014
#1 recensione  -  

AMICIZIA SENZA CONFINI

Una breve storia forse, ma sufficiente a toccare il cuore del lettore e a far riflettere sulla profondità e l'intensità della vera amicizia. Sepulveda dà nuovamente il meglio di sé: con la sua capacità narrativa riesce a far sognare, ridere, commuovere e interrogare il lettore.
Va oltre le mere concezioni di amicizia, oltrepassa le dimensioni spaziali e fisiche in cui si è soliti immaginare un rapporto di fedeltà e stima reciproca dimostrandoci come un vero sentimento riesca a diffondersi tanto tra umani quanto tra animali ma soprattutto valicando le soglie della salute, regalando attimi di gioia e di quotidianità anche quando la vita scorre.
E nel rammarico e nella consapevolezza del tempo che passa, l'anima vibra e il cuore pulsa nel petto.

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Da leggersi ai bambini e con i bambini perché aiuta a comprendere il valore e il senso dell'amicizia e a sensibilizzarsi verso il prossimo, verso chi ha meno eppure lotta ogni giorno contro il sentirsi e sapersi diverso pur valendo quanto chiunque altro.
Rende consapevole il giovane che le vere amicizie non sono quelle che nascono virtualmente ma quelle che si sviluppano nella realtà, cosa oggi sempre più rara.
E consigliato a chi ha letto "la Gabbianella e il Gatto".
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Gialli, Thriller, Horror
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    24 Aprile, 2014
#1 recensione  -  

Una certezza.

Semplicemente una delle trilogie più belle che siano state create, con personaggi perfettamente costruiti, complessi e con uno spessore. Lisbeth è l'emblema della lotta alla sopravvivenza. Determinata e intransigente va avanti a testa alta senza mai arrendersi e senza mai perdere di vista quella che rappresenta la sua via.
Magistralmente scritto e dal finale per nulla scontato, la trilogia di "uomini che odiano le donne" costituisce uno dei Thriller più affascinanti degli ultimi anni, un giallo avvincente che merita di essere letto.

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A chi ha voglia di leggere un bel libro, un romanzo con un suo perché e con un suo essere.
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Narrativa per ragazzi
 
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    24 Aprile, 2014
#1 recensione  -  

Sorprese e regali inaspettati.

Coinvolgente e ben calibrato. Una scrittura chiara, diretta e appassionante.
Il romanzo scorre velocemente, le trame si intrecciano e una pagina tira l'altra. Si resta col fiato sospeso dall'inizio alla fine, desiderosi di scoprire quali saranno le sorti per i protagonisti principali e non.
Delicata anche la relazione amorosa che si sviluppa "un passo alla volta" e nel giusto modo: non è la classica storia d’amore smelensa, tutt'altro, è ben calibrata e si snoda rispettando l'innocenza intrinseca della fazione d'appartenenza dei due protagonisti. Per una volta i sentimenti prevalgono sulla materialità. Non è minimamente forzata, rappresenta quel tassello necessario a rendere il romanzo ancora più “succoso” ed intrigante.
Ben costruiti i personaggi di Quattro e Tris. Affascinante la dimensione creata dall’autrice e l’idea della distinzione in fazioni.
Un romanzo per tutte le età, capace di risvegliare sentimenti ed emozioni anche in chi ha “qualche anno in più”.
Molti tendono a paragonare la trilogia di Divergent alla serie degli Hunger Games, personalmente avendoli letti entrambi, non concordo poiché, pur presentando delle analogie, sostanziali sono le diversità alla radice. E comunque quasi tutte le ultime uscite si rifanno ad opere del passato ben più note e che hanno fatto la storia del filone letterario.

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A chi ha letto la trilogia degli Hunger Games ma anche a chi ha voglia di distrarsi con una lettura coinvolgente basata su un'idea originale.
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Narrativa per ragazzi
 
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3.5
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    24 Aprile, 2014
#1 recensione  -  

Un tesoro mal sfruttato.

Mentre il primo capitolo della Trilogia si presenta avvincente, intrigante ed appassionante il secondo episodio lascia interdetto il lettore sotto molteplici aspetti.
Il romanzo si presta ad una lettura rapida, mantiene la suspance del primo volume ed il livello di adrenalina conquista e sprona il lettore ad andare avanti. Non si fa in tempo a riprendersi da un avvenimento che subito ne subentra un altro e via dicendo. Si approfondisce la dimensione della città, si iniziano a scoprire le fazioni, i loro usi, le loro caratteristiche così come la dimensione e la realtà degli “esclusi”.
Il lato negativo è Tris. Ahimé in questo romanzo la Roth ha reso Beatrice irrealistica. Dopo aver creato una sorta di macchina da guerra con sentimenti ed una umanità, ma pur sempre un soldato addestrato a difendere e ad uccidere, ha trasformato la protagonista in un personaggio petulante e piagnucoloso. E’ un qualcosa di già visto, scontato e di estremamente pesante. Ecco, qui rivedo la Katniss de “ Il Canto della Rivolta”, epilogo di una trilogia avvincente resa fiacca dalla stessa conclusione ora esposta con Tris. Ed è forse l’unica vera analogia tra le due saghe.
Tris è quasi odiosa, rimarca sul senso di colpa determinato dall’aver provocato la “morte” di un amico quando nella situazione di fatto avvenuta difficilmente avrebbe potuto fare diversamente. Solo intorno alla 300esima pagina si rende conto che come lei i suoi compagni hanno agito in modo contrario al loro volere provocando la dipartita di persone innocenti, eppure tutti vincono questo dolore o se non altro ci convivono. Lei no. Lei deve per forza sacrificarsi, deve necessariamente far prevalere il suo lato abnegante. Non dico che questo sia sbagliato, perché lei è tanto abnegante, quanto intrepida, quanto erudita, però dopo i primi sensi di colpa il personaggio deve crescere, deve maturare altrimenti il romanzo non va. Tris è una combattente che ha abbandonato gli abneganti per un motivo e per quanto sia tale è anche altro e le tre personalità vanno bilanciate ma senza mandare al “macello” la protagonista, senza farla vagare come se avesse perso “la bussola”. E’ una forzatura che l’autrice poteva benissimo evitare.
Non capisco inoltre tutti i segreti che si vengono a creare tra Tris e Quattro. Sono giovani e il loro amore è ancora acerbo ma personalmente l’ho trovata una esagerazione soprattutto dopo che tra loro non esistevano segreti e in considerazione del fatto che possono fare affidamento esclusivamente l’uno sull’altra. Quattro sprona in numerose occasioni Tris a confidarsi, comprende che qualcosa non va, le dà sicurezza e cerca di farle capire che ora la sua famiglia è lui quindi è concepibile un primo momento di difficoltà ad aprirsi con la persona che si ama, un certo stordimento determinato dai fatti che si sono susseguiti proprio in considerazione dell’acerbità delle loro emozioni, ma arrivati ad un certo punto è necessario andare oltre. Tris in numerose occasioni si interroga su tutti gli aspetti che ancora non conosce di Quattro quando alla fine non si conosce mai davvero una persona e certamente non in una situazione come quella narrata nell’opera. Avrei evitato tutte queste incertezze o almeno le avrei espresse in conformità dell’evoluzione del loro amore e coerentemente allo svolgersi delle varie vicende.
Lato positivo è l’assenza di un triangolo amoroso carattere prevalente ed indiscusso in tutte le opere narrative degli ultimi anni. Non è solo grazie alla continua diatriba di un amore tra più pretendenti che il romanzo si rende interessante. Se la costruzione alla base è debole l’autore può introdurre tutte le componenti che desidera ma l’opera non prende forma e non cattura. Punto.

Fondamentalmente l'autrice non ha saputo sfruttare la dimensione che aveva creato nel primo capitolo e che tanto aveva appassionato il lettore. Gli scenari lasciati aperti alla conclusione di Divergent non sono sviluppati adeguatamente.

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Divergent, Hunger Games, e a chi desidera lasciarsi trasportare in un mondo ricco di emozioni svagandosi dalla quotidianità
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