Opinione scritta da phoebe1976

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    21 Luglio, 2010
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L'anima nera di Barcellona

Nonostante tutte le critiche che ho letto su di lui, non si può dire che Zafon non scriva bene. Sa trascinare il lettore con le sue parole, trasportandolo in una Barcellona cupa e inquietante, piena di insidie e pericoli.
Se qualcosa manca in “Marina” è quel quid che trasforma una storia avvincente in una storia bella e che regala qualcosa al lettore. La storia scorre via come acqua fresca, appassionando senza coinvolgere, senza nessuna indagine psicologica dei personaggi. Non si riesce ad amarli, a dargli uno spessore umano: sono figurine.
Certo, Barcellona si staglia dietro di loro imponente e viva, vero personaggio del romanzo. Ma è tutto.
Inoltre se c'è una cosa che odio è l'idea dei libri "spessi" come questi, scritti in caratteri giganti per aumentare il volume delle pagine e giustificare il costo esoso. Può una edizione economica costare € 13????
Ed il bello è che sapevo a cosa andavo incontro, ma il libro l’ho comprato lo stesso. Perché, alla fine, Zafon è una droga ed una possibilità sembra impossibile negargliela.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    28 Giugno, 2010
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Delusione e fastidio

Faccio una dovuta premessa: l’invenzione narrativa di questo libro mi è molto piaciuta. L’idea dei Lectores, casta eletta con poteri particolari di recettori/trasmettitori è molto bella ed originale.
Ma il limite di questo libro è il suo voler essere a tutti i costi un thriller quando, invece, avrebbe potuto essere qualcosa di meglio. La costruzione dell’intreccio, infatti, segue una linea così banale da rasentare una puntata de “La signora in giallo” e tutti i passaggi della storia sono mortalmente prevedibili. Pure i personaggi sembrano un po’ lenti di comprendonio e ci si ritrova ad urlargli contro la soluzione dell’inghippo già a metà libro. Jon, il protagonista, è poco più di un burattino incravattato vittima degli avvenimenti ed a salvare un minimo la scena contribuiscono solo i personaggi di Katherina e Muhammed, unica vera nota divertente del libro.
Peccato, perché c’erano tutti gli ingredienti per un buon libro, ma le loro potenzialità non sono state sfruttate a dovere.
Peccato davvero.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    22 Giugno, 2010
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Tanti sapori fanno un buon piatto unico?

Ildefonso Falcones, già autore de "La cattedrale del mare", è un buon intrattenitore. Scrive bene, contestualizza le sue storie e c'è sempre molto da imparare dai suoi libri. Lancia sempre interessanti spunti storici, artistici, culturali, leggere le sue storie è appassionante e divertente. Ma allora, cosa manca?
Perchè se è vero che i suoi tomi sono lunghi, è vero anche che leggerli non dovrebbe essere una fatica.
Forse il suo difetto è la densità di fatti, strade, argomenti. E' il rutilare di eventi, personaggi, disgrazie, meraviglie che rende l'opera TROPPO lunga e prolissa, lasciando nel lettore un'unica domanda: ma quando finisce??????

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    22 Giugno, 2010
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L'uomo e il mare

Era molto che questo libro vegetava sul mio comodino, più che altro a causa della sua mole che lo rende "non trasportabile" in una borsa cittadina.
Certo, più di mille pagine per un thriller sono tante e non sempre la tensione è al massimo. Però posso dire di aver imparato molte cose scientifiche e natulistiche che non conoscevo e mi ha regalato molti spunti di riflessione.
PS. Ho terminato questo libro in vacanza in Croazia e devo dire che ogni volta che mettevo un piede in acqua ero terrorizzata sia dal distruggere qualcosa (con conseguente incazzatura degli yrr) che dal possibile attacco di una balena!

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    22 Giugno, 2010
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Il sempre nel mai

Ho cominciato questo libro con scetticismo, con la puzza sotto il naso che accompagna il prendere in mano un libro così tanto pubblicizzato ed osannato.
Invece, sin dall'inizio, mi sono dovuta ricredere.
Tra me e Reneè e Paloma è stato amore a prima vista.
Impossibile da raccontare senza svelarne l'intrinseca bellezza che si cela dietro ogni dettaglio: dietro il colore delle camelie appoggiate sul muschio, dietro l'uso della virgola o anche solo nelle lingue di gatto alla mandorla.
Deliziosamente commovente, vibrantemente vero e vivo.
Da non dimenticare.
Per continuare a cercare il sempre nel mai.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    18 Giugno, 2010
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Un po' horror, un po' Marquez, un po' noia mortale

Questo è stato il mio primo libro di Mauro Corona ed ad essere sinceri non so se ce ne sarà un secondo. Perché tanto odio? Perché nemmeno la chance di una seconda opportunità? Perché “Storia di Neve” mi è rimasto così indigesto da causarmi incubi e malumori. Il libro ha una storia interessante, diversa, bella. Di quelle che piacciono a me, insomma, popolate di miti e suggestioni con l'aggiunta di una natura violenta e testarda. Ma l’autore si compiace troppo del contesto, è prolisso come solo il prete del mio paese sa essere, tocca picchi di noia che nemmeno Brooke di Beautiful nei suoi soliloqui. E soprattutto, invece di tratteggiare una storia onesta, si crede un Garcia Marquez friulano e tenta in tutti i modi di trasportare Macondo ad Erto. Ma non ce la fa, ed è anche giusto così.
“Storia di Neve” aveva tutte le potenzialità per essere un bel libro di 400 pagine: Neve è un bel personaggio, la tipicità del luogo e del linguaggio è caratterizzante, lo scenario naturalistico bellissimo. Ma più di 800 sono troppe, davvero troppe, anche per me abituata alle lunghe percorrenze.
E ci si sente disgustati da ratti assassini, uomini corrotti, donne puttane o sottomesse, personaggi a cui manca un cuore e che vengono tratteggiati con indoli non dissimili dalle capre che allevano.
Io ho finito per pregare il fiume Vajont di fare piazza pulita.
Forse non ne ho percepito la magia, forse non era il momento giusto per leggerlo.
Fattostà che arrivare in fondo è stata una liberazione.

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