Opinione scritta da gracy
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...Nei miei sogni c'è la mia famiglia...
Un giallo insolito! Insolito modo di narrare, insoliti personaggi e insolita storia…
Quelli della Marcos Y Marcos sono davvero bravi, se si legge la copertina non saprete mai di cosa parla il libro perché ha messo solo un paio di frasi che difficilmente lasciano indifferenti ebbene si, l’ho letto senza sapere cosa nascondevano questi piedi visti dall’alto della copertina e questa “vicina”.
“Dio quanto mi piacevano le mani di mio marito sulla pelle. Quanto mi piaceva sentire la punta callosa di quelle dita graffiarmi piano una spalla, muovermisi tra i capelli. Di tanto in tanto mi accarezzava appena un po' la testa, io mi inarcavo e contorcevo al tocco come una gattina. Una volta avevo provato a contraccambiare con un grattino sulla schiena. Nell'attimo in cui gli avevo alzato un lembo della camicia, però, se n'era andato. Non ci ho provato più."
Linguaggio fresco,moderno, ironico e man mano serrato fino allo sfinimento.
Sandra è scomparsa, misteriosamente sparita una notte dalla sua quasi blindata casa, sappiamo qualcosa di lei perché puntualmente compaiono i suoi pensieri come in un diario; la piccola figlioletta Ree è al caldo del suo lettuccio e il misterioso marito Jason è al lavoro; il vicino Aidan, maniaco sfortunato non si capisce se ha un alibi; un padre assente che compare dal nulla; uno studente nerd e il suo aitante zio poliziotto e poi c'è lei D.D. Warren sergente volubile e sempre arrapata che cura le indagini. Da questi personaggi si parte alla ricerca della bella Sandra, preda o cacciatrice, figlia o madre, un po’ Elena di Troia e un po’ la compagna di un reporter come Superman o di un mostro…..già Sandra …ma dove sei cosa ti è successo?
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E senza bouquet!
Nicole è una bella ragazza che ama le brioche calde e la marmellata, ama il rossetto,l’essenza dei profumi della madre, ama la vita e ama l’amore. Si ritrova stuprata da tre marinai americani, ingiuriata dai genitori, derisa da tutto il paese e costretta a mettere al mondo un figlio “diverso”, un figlio che non conoscerà amore, non conoscerà il rispetto e si confronterà con un mondo che non è pronto ad accogliere gli imperfetti. Lettura serrata, crudele, asfissiante e morbosa, l’autore non si risparmia a mettere a dura prova il lettore, non arriveranno mai carezze, baci, effusioni di dolcezza, solo un groppo alla gola e lacrime represse e tanta ansia di finire questa dolorosa lettura dove le nozze barbare, perfetta imperfezione della vita, si trasformano in un grido accorato di bisogno di umanità e serenità. Non sono molti gli autori che riescono nell’impresa, Yann Queffelélec c’è riuscito, niente riso e confetti dopo la cerimonia.
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Ogni uomo è in potere dei suoi fantasmi. W. Blake
Nel tempo di mezzo è il periodo che va dal 1943 al 1978, il periodo che sta in mezzo ad un secolo, è un periodo storico che vede la guerra, la morte per il colera e la ripresa economica-sociale della Sardegna. E’ in questo contesto che viene narrata la storia di una famiglia che ha alle spalle tragedie dolorose e che mette in ginocchio i superstiti consci della maledizione sempre in agguato. La maledizione è la morte, il rapimento, l’odio degli uomini, la consapevolezza del proprio fallimento e la debole coscienza e arresa alla vita.
La storia inizia senza dialoghi tra i personaggi, sono i loro gesti, la natura selvaggia, la macchia mediterranea a creare i contenuti fino a quando Vincenzo Chironi non termina il suo viaggio e arriva a casa del nonno e della zia Marianna e solo allora Vincenzo prende vita e sempre nel tempo di mezzo subentrano come dolori recidivi la morte dei figli mai nati e dei sentimenti respinti per via di un disegno crudele ben definito a testimoniare che i figli non rendono più forte gli uomini, ma li indeboliscono rivelandosi abissi di paure inimmaginabili.
Marcello Fois come un pittore spennella qua e la i colori con uno stile unico e “ineluttabile” e che per un caso fortuito, dalle tante nuance utilizzate, da vita a un affresco originale dai contorni ben delineati sulle sofferenze degli uomini del nostro tempo.
“Il dolore del mondo ora è una donna assopita, intorno a lei la quiete assoluta nel lutto bianchissimo della terra. Lo stupore dei rami che devono saggiare la loro resistenza. L’oscurità tombale del seme che anela alla luce tramite il germoglio. E’ una compieta dimessa, quasi una preghiera sussurrata, questa liturgia del dolore rifiutato…”
…semplicemente poesia…
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Il tempo dell'innocenza
Io non so perché continuo a leggere Raul, subito dopo aver finito un suo libro sto male, sto male perché è diretto, perché non utilizza personaggi simpatici nelle sue storie, perché c’è sempre il lato oscuro delle persone che prende il sopravvento sulle persone belle, in questo caso rimango stupito da Marianna, dolce sorella, donna combattiva ed anello debole di una catena che sembrerebbe semplice e scontata, invece no è più ingarbugliata del solito, perché è il modo di come racconta l’autore, così “post-noir” che mette angoscia e fa salire l’adrenalina con molta delicatezza.
C’è un trio di adolescenti che vanno al liceo assieme, due di loro si spartiscono una ragazza nello stesso letto deliziandosi la prima volta con quel gusto dolce-amaro che non scorderanno più, il terzo sembra molto viziato, il trio di apparenti amici finisce col fare a pugni con una brutta realtà e che li porterà a fare i conti con un futuro che ormai era segnato da un forte presagio, le "rune" lo avevano predetto.
Chi fa i conti con il passato, chi si scontra con il presente in una Milano grigia e pedante è
Damiano, un uomo che fa i conti con quel passato che non passa mai e che si rovescia maledettamente nel suo presente, assieme alle sue riflessioni sul mondo parallelo dei social network, della realtà ormai sovrapponibile a un mondo più appagante che rende più accettabile e godibile la vita degli uomini e intanto lui stanco di sentirsi colpevole attende con sollievo il tempo di essere innocente….se sarà possibile.
“Certe persone sono infelici in modo interessante; altre, poco o niente”..per parafrasare Tolstoj…...
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Il diavolo non ha le ore contate…
….almeno per Grangè, “Il giuramento” è un gran bel polpettone preconfezionato che ammorba con la solita questione del diavolo e del suo messaggio di violenza e morte su tutto l’universo. Un tema molto approfondito dal punto di vista tecnico e ben documentato per le numerose citazioni e testimonianze storiche, con quel pizzico di fantasia che fa dei personaggi delle pedine nelle mani esperte del Grangè-diavolo e del protagonista Mathieu Durey, un po’ il Chuck Norris inossidabile e indistruttibile. La storia a lungo andare stanca, non sono mancati i momenti di ripresa in cui le pagine scivolano velocemente, ma non basta, perché arrivare alla pag.682 con la sensazione del déjà vu trito e ritrito e del classico finale scontato fa davvero cadere le braccia.
“Dobbiamo morire ancora una volta, Mat. Uccidere il cristiano che è in noi per diventare poliziotti”
….Amen!
…Ma intanto io ci casco sempre!
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Cappuccetto rosso vieni vieni qua!
Tutto parte da un omicidio efferato, viene trucidata a colpi di rasoio una bambina nei pressi del bosco di Magendorf, vicino a Zurigo, si scopre un reo confesso e il caso sembrerebbe chiuso, invece il commissario di polizia Matthai intuisce che oltre ogni ragionevole dubbio l’assassino non è lui e promette di trovare il vero colpevole.
Ecco il requiem del giallo im-perfetto! Il delitto perfetto e le indagini più insolite, Durrenmatt confeziona un gioiello letterario che racchiude tutte le difficoltà giudiziarie che le indagini incontrano con la logica e che il fallimento o la risoluzione dipendano dal caso. Non è un caso che il commissario metta in gioco tutta la sua carriera e che gli eventi vengano raccontati con tanto distacco e angoscia fino a ribaltare le regole della normale indagine, impersonando la figura dell’eroe e dell’antieroe assieme. Pubblicato nel 1958, mi fa pensare ai delitti di casa nostra che ancora non hanno un colpevole e che Durrenmatt ci abbia voluto lasciare una piccola eredità sui “gialli” utilizzando una prosa appagante che da spazio al lettore di fare un’attenta analisi attraverso la razionalità e la capacità di critica, dove l’uomo malgrado si sforzi a cercare la perfezione deve fare i conti con il caso e che fare promesse è sempre rischioso.
“Dobbiamo guardarci dal considerare questi fantasmi come fossero qualcosa "in sé," come se si trovassero fuori dello spirito umano, o, peggio ancora: non commettiamo lo sbaglio di considerarli come un errore evitabile, sbaglio che ci potrebbe indurre a condannare il mondo in una sorta di morale caparbia e dispettosa, qualora tentassimo di imporre una visione perfettamente razionale delle cose, giacché proprio la sua perfezione assoluta costituirebbe la sua menzogna mortale e un segno della peggiore cecità. Mi perdoni questo commento introdotto a metà della mia bella storia, un commento certo discutibile per un filosofo, lo so, ma deve concedere ad un vecchio come me di fare le sue considerazioni su ciò che ha vissuto, per quanto approssimative esse siano. E dopo tutto, benché io provenga dalla polizia, mi sforzo comunque di essere un uomo e non un bue.”
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Guida il tuo carro sulle ossa dei morti!!
Ho conosciuto Olga Tokarczuk durante il Festival della Letteratura di Mantova di quest’anno e mi è piaciuto assistere alla presentazione del libro con Lella Costa che a tratti rubava la scena all’autrice e poi gliela riconsegnava attraverso la lettura di alcuni brani, forse i più esilaranti e cinici di tutto il romanzo. Olga, scrittrice e ambientalista polacca, aveva bisogno di raccontare una storia sulle contraddizioni degli uomini e lo fa attraverso una voce narrante davvero esilarante, Janina Duszejko, una donna anziana, ingegnere e insegnante di inglese che in inverno custodisce le case di vacanza nella rigida Conca di Klodzko, praticamente quasi isolata dal resto del mondo e quasi felice di vivere in questa situazione grazie alla sua passione per l’astrologia e l’amore sconfinato per gli animali. Janina è un personaggio che sin dalle prime pagine ti ammalia, ti fa sorridere e riflettere, ti ammorba con l’astrologia, ti culla con il poeta visionario Blake e con tutti i personaggi contorti e bislacchi che incontra. Se non c’è differenza tra la caccia autorizzata e la caccia di frodo, se la convivenza con un uomo ti fa assaporare il gusto della solitudine, se l’amicizia e l’amore emergono spontaneamente nelle contraddizioni, Janina agisce col suo modo insolente e irritante, divertente e prepotente , come una matta che riflette e agisce con passione.
"Alla mia età, e nelle mie condizioni, prima di coricarmi dovrei sempre lavarmi i piedi con cura, nel caso l’ambulanza venisse a prendermi di Notte."
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Come un pisello in un baccello...
...Come due mani che si sfiorano e si ritrovano, come il primo freddo d’autunno, come la musica che suona soave, come le parole che generano poesia, come le sensazioni che prendono forma e si realizzano in splendidi origami, la vogliamo chiamare Crisalide oppure Mother o Daughter?, oppure chiamiamolo semplicemente amore. Murakami completa la sua trilogia come un ragno che tesse la sua tela e che imprigiona i cuori di quanti si lasciano trascinare senza timore nei meandri di un mondo che scalda il cuore (espressione che ho usato tempo fa e che il giornalista Michele Neri ha pubblicato su D.La Repubblica), che sia esso il 1Q84 o il paese dei gatti o il paese che pullula di esattori del canone “Rai”. E quando splenderanno due lune in cielo ricorderò che ci sono amori che devono superare universi per incontrarsi , quanti Tengo e Aomame esistono in realtà?
Tengo dove sei?....
"Finalmente le nuvole si squarciarono e apparve la luna. Una sola. La luna gialla e solitaria, la luna di sempre. La luna che fluttua in silenzio sui campi…che assumendo la forma di un disco candido si specchia sulla placida superficie di un lago, che brilla furtiva sui tetti delle case addormentate. La luna che attira l’alta marea verso la spiaggia, che sparge morbida luce sul manto degli animali selvatici….La luna eterna, che quando è crescente e affilata recide la pelle dell’anima, e quando è nuova instilla sulla terra gocce scure di solitudine."
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L'impronta della volpe
“In questo paese roccioso e tormentato, tra pianure, falesie e altopiani, Pigui è un villaggio Dogon come altri.”
Moussa Konaté è uno scrittore africano contemporaneo, già noto in Francia per aver pubblicato i suoi polizieschi per la collana Série Noir della Gallimarde e che ha creato un personaggio davvero singolare, il commissario Habib, un uomo molto pacato, che si è istruito in occidente e che investe un po’ il ruolo del “commissario filosofo” e che condivide il suo lavoro assieme al suo fidato ispettore Sosso. Ho avuto modo di conoscere questo autore grazie ad un amico amante di questo genere letterario e molto legato all’Africa descritta da Konaté.
La scrittura è molto lineare e risente appieno della sua essenza africana, senza tanti fronzoli e senza tanti colpi di scena . Il commissario Habib e l’ispettore Cosso sono chiamati a svolgere le loro indagini presso alcuni villaggi costruiti con il fango a sud del fiume Niger, dove vive un popolo legato a tradizioni animistiche e a riti di divinazione e di magia, un compito assai arduo, perchè le prove scientifiche si scontreranno con le innumerevoli credenze ataviche. Si susseguono morti per difendere il proprio onore e decessi di giovani che non hanno resistito a vendere la propria terra per il dio denaro, contravvenendo alle tradizioni legate all’appartenenza di un popolo che riconosce la sua identità attraverso le impronte delle volpi indovini e gli incantatori di serpenti.
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Niente, più niente al mondo.....
“Io vedo il cielo sopra noi
Che restiamo qui
Abbandonati
Come se non ci fosse più
Niente, più niente al mondo….”
Ascoltare “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli da questo momento non sarà più lo stesso. Credo che mi verranno subito gli occhi lucidi, perché penserò “alla mia bambina” a quella bambina che ha pagato il prezzo del disagio economico, sociale dell’epoca in cui viviamo, perché storie come queste ormai tappezzano a dismisura la cronaca italiana ed è l’unico fenomeno che non conosce crisi. Lui disoccupato, lei colf a ore e una figlia che si ribella.
Credo di aver letto in apnea il più bel monologo della mia vita, mi avevano consigliato di leggerlo quando non avrei avuto pensieri spiacevoli per la testa e così è stato, ma non è bastato a lenire lo strazio e l’angoscia che mi ha invaso con prepotenza, Carlotto sa essere dissacrante e violento ma questa volta ha raddoppiato la dose, perché ha racchiuso la morte dell’anima in troppe poche pagine ed è riuscito a far smontare un rapporto madre-figlia in così poco tempo e con una lucidità precisa e tagliente, ma questa è una prerogativa che lui detiene e che come al solito riesce a colpire e in profondità.
“Ora niente, più niente al mondo rimetterà a posto le cose.”
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Nella carne si è insediato un bruco che diventerà
...farfalla.....
Claustrofobici racconti brevi ricchi di pathos, di ferite, di sangue, di lacrime, di grida soffocate, di piccoli squarci, di grandi dolori, di amori perduti e amori delusi. Grande prova di abilità esplorativa dell’animo umano, quello buio, quello nascosto alla luce del sole ma vivo e disperato pronto ad esplodere nel più cupo delirante disagio di vivere, che raccontato dalla voce di Sara ha un effetto che ti entra nelle ossa e non ti molla più. E’ magistrale la sua abilità di creare con semplici parole e semplici gesti le grandi sofferenze delle donne tradite, rifiutate e degli uomini soli e insofferenti. Siamo molto simili io e Sara, abbiamo addosso la palude che non vuole fiorire e non vuol sentirne di diventare giardino.
“Da qualche parte tra un ossicino ed un nervo, si rifugia l’anima.”
Io non amo molto i racconti, ho amato quelli di Carver per la loro ricchezza di contenuti e la sofferenza palpabile anche laddove c’è una semplice descrizione di azioni semplici e normali e quelli di Murakami per lo splendido scenario che si apre a ogni rigo che si sussegue. Se dovessi scrivere dei racconti li vorrei scrivere così. Questi racconti tuoi me li sento miei.
Sara è una scrittrice che ha molto da raccontare, lo so che nella sua testa stanno esplodendo tanti personaggi che vogliono una collocazione, ebbene si io attendo la prova più importante, la stesura di un romanzo e so che sarà un pugno nello stomaco.
“Mi innamoro sempre. E quando tutto finisce penso che non potrò mai più farlo. Ne ho consapevolezza, eppure ogni volta che l’amore nasce, lo stupore mi lascia senza fiato.”
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E’ davvero davvero l’ultimo atto??
…No perché mi chiedevo se alla sig.ra James non sono bastate le 30 milioni di copie vendute in tutto il mondo, praticamente una casa si e una no hanno almeno una copia delle sfumature, o la cravatta o la maschera o la chiave…si la chiave del successo!! Ebbene si, la chiave del successo è il sesso se non l’abbiamo capito, lo dicono anche in televisione e nei tribunali grossi….
E a dire il vero ho come la percezione che la mano che l'ha scritta sia un'altra.
In questo atto “mister sorriso strappamutandine” e “miss maglietta bagnata” hanno dato il meglio di sé, hanno fatto sesso tutto il tempo e si sono dette cose sempre più ricercate:
“Christian , tu sei un terno al lotto, la cura per il cancro, e i tre desideri della lampada di Aladino, tutto in uno”.
Ana è stata sempre più Wonder Woman e più desiderabile del solito.
Hanno “fottuto” alla grande sempre avvinghiati come l’edera, nel lusso più sfrenato, tra un calice di Cristal e una bottiglia Peroni, una stoccata di gambe con ai piedi un paio di Manolo Blanhik e un paio di jeans sgualciti molto sexy!
Esasperanti fino alla fine.
“Ti amo, Mrs Gray” “ti amo anch’io, Christian e ti amerò per sempre”.
E vissero felici e contenti!
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50 sfumature in Splendido Technicolor [cit. pag.11
Eccoli di nuovo assieme i due “splendori”, i più orgasmici personaggi che hanno infuocato l’estate 2012 e che ormai ci lasciamo alle spalle, come loro due nessuno in tutto il mondo.
Non ho resistito e ho proseguito il sequel, mi chiedevo cosa avesse ancora da raccontarci la sig.ra James e quali tecniche sado-maso avrei imparato in queste 594 pagine, ebbene è stato più rapido di un happy hour, sono bastati un pomeriggio e una mattinata di full immersion per capire che stavo leggendo un Harmony condensato, ricco di sesso e d’amore che sprizza fino allo sfinimento. Le prime 200 pagine mi hanno fatto sorridere sempre per via degli scivoloni
“Anastasia io guadagno 100000 dollari all’ora”
“nessuno dovrebbe essere così bello”
“lui ama me e io amo lui”…..
Poi c’è il cambio di rotta, non si parla più di vaniglia e al romanticismo e al sesso spuntano le sfumature di suspance, ecco che altri personaggi corroborano le loro esistenze e tutto diviene prevedibile e scontato, la labile figura dominante di Grey si sgretola come castelli di sabbia e la scena è tutta di Ana , la donna più perfetta del momento, che vuole sperimentare, che cura, che ammalia, altro che “La donna perfetta” di Ira Levin degli anni 70, questa è più audace di Emma Bovary, di Elizabeth Bennet, di Margaret Thatcher, Monica Lewinsky. Mica a lei tocca l’uomo più bello e dotato del mondo che sa anche spaccare la faccia ai molestatori? Ha anche una Saab e un conto corrente da urlo, una mega casa a New York, una barca, gioielli Cartier.
Oddio adesso è la mia “dea anteriore” che parla!
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Noi Mondadori potevamo stupirvi con effetti specia
...ma siamo di più, siamo la "fantafiction" nell'era della crisi mondiale. E' questo il messaggio subliminale che passa tutte le volte che si inciampa nella trilogia che ha sbaragliato l'America e che in Italia ha stravenduto, è un bestseller in vetta nelle classifiche di vendita , bla bla bla....
Ma siamo davvero caduti così in basso? Siamo cresciuti con ideali e prospettive futuristiche davvero ragguardevoli e poi ci inchiniamo davanti alle scorie vendute come eccellenti materie prime, ci annichiliamo davanti a un fantomatico prodotto inesistente che funziona meglio di un prodotto finito e collaudato. Autori impegnati e intelligenti mangiatevi il fegato!...Non vi piace vincere facile? Pazienza…
Non è un Harmony anche se è una storia d’amore edulcorata, non è porno perché non lo è, non è erotico inteso nello stile classico perché non aggiunge niente alla categoria semmai sottrae, non è ironico perchè spesso l'ironia inciampa col ridicolo e pure il patetico, non ha stile perché è praticamente banale e senza mordente, non c'è un dominatore e nemmeno una sottomessa, sono entrambi figure che si scambiano ruoli e anche identità, non sai mai quando l’uno dice si e l’ altro dice no…anzi in questa prima parte sono tutte risposte affermative, l’unico "No" arriva all’ultima pagina.
I protagonisti:
Anastasia Steele, (Ana per gli amici, molto più azzeccato). Studentessa ventunenne, mi chiedo...pensi di essere simpatica con il tuo carattere lunatico e incoerente? Sei un prototipo che sulla terra non esiste, giovane bella, vergine, ingenua fino alle prime pagine e poi diventi una pervertita senza precedenti, pluriorgasmica, sadomaso e puritana assieme, che convive con una vocina pensante che spesso le da della "puttana" , ma lei è brava a “mordersi il labbro” (frase pluriripetuta fino all’esasperazione) assieme ad altre come “prima ti sculaccio e poi ti scopo”,” Hai mangiato?” “hai dormito?” “Mio dio, ChristianGrey è di una bellezza indescrivibile”.
Ana, Non hai conosciuto il Pellegrini di Carlotto, meglio per te!.
Christian Grey.
Bello e dannato ventisette, miliardario, presidente della più stratosferica società del mondo, dall’erezione strabiliante sempre pronta che “non fa l’amore ma fotte” e che ha stilato un contratto di obblighi e doveri tra il dominatore e la sua sottomessa. Stai tranquillo non sei un vero dominatore, non hai conosciuto il Pellegrini di Carlotto.
"Perché non ti piace essere toccato?" domando, guardando i suoi occhi dolci grigi.
"Perché dentro ho cinquanta sfumature di tenebra, Anastasia".
Twinings English Breakfast, Audi, Blackberry e Britney Spears ringraziano…
Poveri noi!
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La mamma ha sempre ragione!
"Mamma, perché non ci lasci vivere?", Franco Cafra, il figlio.
"Vivere è una concessione che vi faccio." Genuflessa De Benedictis, la madre.
Delirio, semplicemente un delirio ossessionante ed esasperante di quella categoria di mamme che non si fermano alla viscerale considerazione popolare che "i figli so pezze e core...", ma di più.
Genuflessa De Benedictis è l'esatta copia della mamma chioccia che non lascia crescere i propri figli con una loro testa pensante ma che li plasma secondo la sua mentalità e li tiene sotto la sua ala protettiva e sotto la sua volontà coercitiva e deviante. Ma Genuflessa non va contraddetta, non va sfidata e non si arrende fino alla fine.
157 pagine di cinismo, di razzismo esternato con molta ironia e metafore che si scontrano con l'unica verità sensata, quella raccontata dal figlio Marco, che si ribella di fronte alla apparente e velenosa perfidia di una madre ricca di sé, che non conosce limiti alla tolleranza e alla libertà altrui, che ha trasformato il suo stato di vittima ad artefice di una condizione familiare morbosamente meno "meteopatica" e più matriarcale.
"La missione del matrimonio è chiara e semplice: procreare. Sono diventata madre di tre splendidi ragazzi, e in cambio ho dovuto abortire quasi tutti i miei sogni sposando mio marito."
"Tutte le donne sono delle galline, di aquila ce n’è una sola: la mamma.
Ricordatelo."
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...brutto e senz'anima...
Noia e logorrea a volontà, ma "porco vampiro" che c'entra King? Ma vogliamo metterlo come suo successore? ....Giammai!
Che c'entra il mio commento negativo su questa accozzaglia di dialoghi insulsi e privi di senso su Qlibri che invece in tanti hanno gradito in piacevolezza? ....diciamo che contavo molto di leggere un libro originale o almeno godibile, invece è stata una filippica immensa che non finiva mai...come i rotoloni Regina...non so se mi sono spiegata ecco!
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Dietro a una vita insignificante un caleidoscopio
...senza fine....
Stoner è stato scritto nel 1965, ha 47 anni ed è come non sentirli addosso. Stoner è un uomo semplice, Edith è una donna antipatica, Grace una ragazza sfortunata, Wilker è uno studente supponente, Gordon è un amico discreto, Lomax è un superiore prepotente, Katherine è intelligente e passionale. Sembrerebbero queste le qualità di ognuno di loro eppure mi viene da pensare che è solo apparenza, ognuno di loro hanno qualcosa che va al di là di quello che sembra e si vede dalle scelte che ognuno di loro intraprendono. Stoner è un uomo che accarezza tutto quello che fa, appena vorrebbe viverle appieno si tira indietro senza indugi, consapevole della rinucia e delle conseguenze, un pò come tutti noi, a chi non è capitato di sentirsi un pò "Stoner" nella vita? Tutti facciamo una vita di sacrifici e di conseguenza delle scelte e questo non comporta nessuna sorpresa, fa parte di un processo. La vita scorre e ci rendiamo conto solo dopo, che il tempo passa e non si può tornare indietro. Stoner è la storia piatta senza slancio di un uomo "insignificante" che grazie alla penna dell'autore diventa un fiume in piena, una perfetta introspezione dove i pensieri e le emozioni prendono vita e fluttuano, almeno è quello che è successo nella mia mente, al ritmo lineare dove ogni tassello completa un puzzle quasi perfetto e ne viene fuori che anche un semplice e modesto professore universitario poco avvezzo alla vita sociale è come un caledoscopio, ovunque si guarda cambia forma e comunque fa apparire il mondo perfetto.
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Un viaggio dove si tocca il fondo
"Tra l'orrore e il ridicolo il passo è un nulla"
L'autore:
Ha scritto una storia che fa male. Davvero bravo, scrittura secca e molto coinvolgente, trama molto originale, ha saputo tenermi fin dall'inizio con un dolore crescente e insopportabile e col fiato sospeso fino alla fine.
Il libro:
Essere genitore è davvero un "mestiere" difficile, quello che è successo a Giovanni Ribaudo è sicuramente il girone dell'Inferno che nessuno vorrebbe provare sulla propria pelle. Lui ha sperimentato il passaggio dalla condizione di uomo per bene, laureato, con un posto di lavoro decoroso e una famiglia modello a "Paladino della giustizia" in una Palermo infame, corrotta e senza dignità, incapace di custodire e preservare i suoi figli dal male e dalle apparenze di male.
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Per le inguaribili vintage anni '80
Un harmony grandioso, ci sono tutti gli ingredienti necessari per non farti smettere di sfogliare capitolo dopo capitolo le vicende burrascose di quattro adolescenti e delle loro rispettive famiglie che in seguito a tante peripezie e delusioni si ritrovano donne, e quel tocco raffinato dove gli scivoloni e le superficialità di alcuni argomenti in 680 pagine passano in secondo piano. Mi hanno fatto rivivere il glamour esplosivo degli anni Ottanta, il mito delle fotomodelle, l'Apartheid, Londra, New York e Parigi sullo sfondo di una dolce insostenibile leggerezza dell'essere. Consigliato sotto l'ombrellone.
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...Un cuore caldo come l'amore
...Un cuore caldo come l'amore
La cosa più bella che può capitare a un lettore è innamorarsi della copertina di un libro e leggere appena le prime 3 righe d' introduzione e fermarsi lì...Quando sua madre Carlie, la donna più bella del paese, scompare misteriosamente durante una breve vacanza, la vita di Florine Gilham cambia per sempre....
e dire si lo voglio leggere e scoprire sin dall'inizio di lettura che si è creato il transfert perfetto.
Sin dalle prime pagine Morgan Callan Rogers mi ha avvolta come una copertina di Linus con il suo linguaggio semplice e delicato, è riuscita a farmi sentire il profumo del pane appena sfornato, i limoni estivi, il sale oceanico e ho anche visto gli spettacolari tramonti con lo sfondo di un mare diamantato e luccicante, la neve frizzante degli inverni rigidi e un camino che brucia legna profumata, si ho visto il Maine con gli occhi di Florine, ma ho anche pianto con gli occhi di Florine, ho riso, ho riflettuto, ho desiderato mantenere vive tutte le persone e ho amato tutto il tempo ogni respiro sussurrato dalle pagine che ho avidamente fatto mie per poi comprendere alla fine che quel cuore rosso rubino che giace in fondo al freddo mare blu è anche un pò il mio.
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Bambini deviati....
Premesso che ho letto qualche anno fa "I cariolanti" dello stesso autore, un grandioso libro dove la scrittura creativa, il personaggio Bastiano erano un comune denominatore che ha mantenuto alti i livelli dalla prima all'ultima pagina. Il dolore e la percezione del vuoto, del macabro che si insidia nell'uomo ha origini ataviche ed anche in questo romanzo "le nostre assenze" la percezione è la stessa ma con una differenza, le prime cento pagine ti mettono ansia perchè qualcosa di sinistro e diabolico sta succedendo riga dopo riga. E' sempre colpa dei genitori se i figli sono buoni, se sono cattivi, se sono intelligenti o se sono dei codardi, ma se subentrano le assenze di chi è la colpa? Di Bastiano e dei cariolanti sicuramente! Peccato, è mancata la sua presenza e il suo spettro non è l'amico di Michele. Poi finisce col risaltare situazioni non solo poco credibili, ma molto estreme e che lasciano il gusto amaro fino a quando mi sono detta che il finale forse era troppo "americano".
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E' di scena il teatro
Straordinaria rappresentazione della vita di un uomo: Philip Carey, che fin da bambino dimostra incessantemente tutta la sua vocazione a vivere seguendo l’istinto e alla ricerca della felicità. Parte da un punto a sfavore, ha un piede equino ed è orfano, viene cresciuto da una coppia di zii che vivono in una canonica grazie allo stipendio dello zio che cura una chiesa in Inghilterra. Crescendo tante situazioni che lui credeva certe e sicure diventano punti di partenza per scoprire la sua vera vocazione, nel frattempo scopre l’amore e la relativa ossessione che lo porterà a toccare il fondo. Mildred donna senza scrupoli, volgare e stupida lo renderà vulnerabile e passivo come uno zerbino, un perfetto schiavo consenziente. Ma non è solo la passione d’amore per una donna quello che lo rende schiavo, piuttosto la sua sensibilità a mettersi in gioco e giocare fino allo sfinimento. La consapevolezza della sua integrità psicologica lo farà sopravvivere, ma la sua vocazione allo sconforto gratuito è sempre in agguato e fino all’ultima pagina mi ha tenuta col fiato sospeso.
“Aveva pensato l’amore come un rapimento che gli facesse sembrare il mondo una primavera. L’aveva pregustato come una felicità estatica, ma questa non era felicità: era una fame dell’anima, era un desiderio doloroso, un’angoscia amara, mai conosciuta”.
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L'ora prima dell'alba
Una lettura che comincia con toni bassi, quasi tediosi, un ragazzo di undici anni viene imbarcato da Ceylon per raggiungere l'Inghilterra dove incontrerà la madre che non vede da quasi cinque anni, una traversata che durerà ventuno giorni sull' Oronsay . Pian piano si tratteggiano i vari compagni di viaggio, le loro abitudini e come in un diario di bordo ogni episodio viene descritto con tale trasporto che a metà lettura si è come rapiti dalle storie intime infarcite dai flashback di Michael ragazzo e Michael adulto, non è un caso che l'autore abbia dato il suo nome al personaggio principale e che anche lui ad undici anni salpa da Colombo per raggiungere l'Inghilterra, ma L'ora prima dell'alba è una storia di fantasia, una storia che ha la capacità poetica di rendere reale l'idea di come col tempo le cose che si danno per scontate finiscono ad assumere dimensioni e pesi differenti, fino a svelare con malinconia cosa si nascondeva dietro a un prigioniero che veniva concessa l'ora d'aria prioprio l'ora prima dell'alba.
"Cè una storia che è sempre avanti a noi. Una storia che quasi non esiste. Solo gradualmente ci attacchiamo a leie la nutriamo."
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Sono bastate poche parole: ‘suo figlio probabilmen
...te è autistico".
"Il mondo di Andrea non si può comprendere con un unico sguardo, con una sola vita. Dovrò rinascere e seguire Andrea altre mille volte prima di capire i suoi gesti eleganti, il loro mistero."
Finalmente ho letto questo meraviglioso libro! E’ passato più di un mese da quando ho visto Franco Antonello alla trasmissione di Daria Bignardi “Le invasioni Barbariche”, un perfetto sconosciuto che ha raccontato una storia straordinaria della sua vita, così intima, così audace da voler sperimentare cose nuove e così ricca di amore verso il figlio Andrea, un genitore così speciale che dovrebbero conoscere tutti. Non nego che accostarmi a questo libro avevo un pò il timore di imbattermi in una storia triste e un pò drammatica, invece mi ha portato lontano, ho viaggiato con loro per tutta l'America, ho consultato la cartina e mi sono sentita la terza viaggiatrice on the road. In punta di piedi ho riflettuto su tutti quei pensieri che passavano nella mente di Franco, mi sono emozionata, ho riso ed ho pianto. L'amore di un genitore verso un figlio è davvero una cosa speciale e ringrazio Franco per aver rinnovato questo sentimento in questa chiave così speciale e unica che va al di là della sua esperienza, che lascia al lettore comune un senso di rinnovato sentimento per i figli e la speranza che al mondo ci sia ancora posto per l'amore.
" funziona che la vita sta tutta sotto una grande curva a campana, con al centro disturbi e ai lati stravaganze di ogni sorta. La vita è diluita nel mezzo e troppo densa ai lati....La vita è imperfetta, ma ha una sua forza".
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Tra panico e disperazione l'urlo dell'illusione.
Finora di Yates avevo letto solo "Revolutionary Road", un libro struggente senza possibilità di redenzione, sapevo che leggendo quest'altro avrei di nuovo sofferto.
Ebbene si, la sofferenza parte sin dall'inizio:
"Né l'una né l'alta delle sorelle Grimes avrebbe avuto una vita felice, e a ripensarci si aveva sempre l'impressione che i guai fossero cominciati con il divorzio dei loro genitori."
Un padre Walter Grimes, una madre Pookie e due figlie Sarah e Emily, si potrebbe pensare ai soliti personaggi diversi tra loro alla ricerca della felicità. Invece no, piuttosto uno scorrere di vite separate e vissute senza slancio, incapaci di cogliere al volo una qualunque occasione che possa somigliare alla famosa felicità di cui tutti siamo alla ricerca, facendo predominare disperatamente l'insicurezza e non si può non amare il vuoto che si crea attorno quando la narrazione sublime incontra la tristezza, tra fiumi di alcool e cenere di sigarette spente.
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Lettotuttodunfiato...
Troppe coincidenze troppe vite che s'intrecciano e si sfiorano, si uniscono e si allontanano, si annusano, si toccano, si interpellano e si scrutano, si affondano e riemorgono come tante "pletore" di sentimenti ed emozioni. Ricorda lontanamente "Le ho mai raccontato del vento del Nord" di Glattauer per alcuni versi, per altri invece è semplicemente una favola che emoziona e che ti lascia alla fine senzafiato.
Una volta finito di leggere il libro e mi è assalita la curiosità di vedere Closer e magari perchè no, vedere quest'opera prima sul grande schermo.
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no man's land
Adelphi non finisce mai di stupirmi, qualcuno tempo fa mi consigliò questo libro dopo la mia esterazione d'amore verso Irène Némirovsky e devo dire che sono autrici diverse eppure c'è qualcosa di viscerale che un pò le unisce.
Piccolo gioiellino di appena 78 pagine, Nina Berberova, autrice russa nata ai primi del 900, donna emancipata, mi ha sorpresa per la scioltezza del pensiero di una donna che pensa e agisce in difesa dell'amore "di cui nessuno da nulla" e della sua libertà.
.....Accettiamo l'autunno come la primavera...
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I sonnambuli
Deuteronomio: “Scegli dunque la vita, affinchè tu e la tua discendenza viviate”.
In una Germania in pieno fermento nazista agli albori del Terzo Reich, Willy Kraus ponderato e istintivo Detective della Kriminal Polizei deve risolvere un enigma molto ingarbugliato su presunte sparizioni e ritrovamenti di insoliti cadaveri deturpati, insolito è anche che Willy sia ebreo e pure pluridecorato eroe di guerra. La scelta dell’autore è molto ruffiana e contemporaneamente inevitabile per lo sviluppo della trama, il Nazismo di Hitler legato all’esoterismo e all’ideologia della ricerca della perfezione umana, senza approfondimenti e riferimenti eccessivi, dunque ingenuamente prevedibili e senza tanta suspance . Temi complessi e molto delicati se pensiamo alla Shoah e al numero di vittime del secondo conflitto mondiale, ma questa è una “godibile”story crime che si lega inevitabilmente con una triste pagina di storia, che ha lasciato tanti misteri insoluti e un numero imprecisato di morti che aspettano ancora una risposta.
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...Ed ora passiamo alle notizie del Kansas...
Narrazione e descrizione dei fatti impeccabili, per un delitto quasi perfetto come la telecronaca di Capote, lucida e disarmante che non ha dato spazio a nessun giudizio personale, i fatti sono le cose che contanto e che hanno il pieno titolo a essere considerati in primo piano, dalla vita della famiglia Clutter, con le loro abitudini, i loro pregi e i loro pochi difetti, alla descrizione minuziosa di uomini che diventano serial killer come se fosse una scelta naturale e propedeutica per potere vivere. Armi che si tengono in casa come se fossero elettrodomestici qualsiasi, la devozione di andare in chiesa e pregare per sé e per gli altri citando versetti della Bibbia come per esorcizzare il male che si insidia nella vita dell'uomo e il dilemma che da anni si porta dietro l'America cioè la pena di morte, come unica panacea per evitare il male recidivo e crudele....anche questa è l'America.
""...Diceva che tutti i reati sono solo "varianti del furto". Assassinio compreso. Quando ammazzi un uomo gli rubi la vita. Allora, ciò fa di me un ladro in grande stile. Vedi Don....li ho uccisi io.... ""
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Black flies
Daniele nella fossa dei leoni rimase indenne, ad Harlem se fai il soccorritore del 118 ti becchi la malattia dell'apatia, dell'egoismo e del menefreghismo, solo perchè sai che non ci sarà mai nessuno a ringraziarti e che la vita deve viverla chi ha qualcosa da dare agli altri...altrimenti si fottano tutti quanti, grandi e piccini. Il dolore che diventa motivo di vita, di rassegnazione, tra gli spari, il sangue, le ulcere e i midolli spappolati, un alito di respiro che si riprende è un rimprovero alla morte che scappa…Ci avevo fatto l’abitudine...
L'assuefazione al dolore provoca altro dolore, misto a cinismo e indifferenza. Eppure Cross, il protagonista, riesce ad avere un barlume di coerenza, ma il distretto 18 non è sempre coerente alla mission ed il prezzo da pagare rimane molto alto.
""... Mentre si accendeva una sigaretta, notai che gli tremavano le mani...""
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Le madri nere
Ma che madre sei? Ma cosa fai? Cosa ti salta in mente? Maurice è tuo figlio, è così che gira il mondo.
L'avrei presa a sberle, anzi a scapelòt e bastonà, sciagurata di una strega.
Il grido inesauribile e accondiscendente di un figlio di fronte alla pazzia di una madre senza cuore, dispotica e arida che lotta contro l'amore, la libertà e la gioia di vivere.
""Tutto quello che non capisce, sono macacàde tutte le parole che uso e che le fanno venire il mal di denti, tutte le frasi che ricopio dai libri della biblioteca, sono macacàde. E lei le butta insieme alle bucce nel grande buco nero della latrina.""
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Geek love
Questo libro parla di un circo speciale, uno spettacolo mai assistito prima d'ora, concepito dalle menti diaboliche dei coniugi Binewski che volevano creare dei mostri e che ci sono riusciti. Ma non è così semplice, perchè chi si immerge in questa lettura deve fare i conti con la resistenza del proprio stomaco e deve sacrificare qualcosa del suo corpo...io ho tagliato le unghie, un' esigenza più fisiologica rispetto al desiderio di possedere una coda!
Claustrofobico e dolce allo stesso modo, terrificante e poetico tanto da pensare che tutto sommato è ai "normo" che manca una rotella. E' così che mi è apparso il mondo dei freaks narrato attraverso gli occhi rosei di Olympia, una nana con gobba albina annessa, così naturale e relativamente sbagliato, difficile sottrarsi al fascino e contemporaneamente allo sgomento.
"Le persone credono che se qualcuno si comporta come se fosse un faraone egizio e tutti gli altri delle pile fumanti di merda di asino, allora quel qualcuno dev’essere per forza superiore a loro. "
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Uno zibaldone in poche pagine...
Chi l'avrebbe detto che dietro a questa deliziosa copertina si sarebbe nascosto un piccolo gioiello con aculei appuntiti, o meglio ancora una mela farcita di tanti chiodi di garofano, un esilarante corrispondenza con John William Polidori, una fetta di tangentopoli e una fetta di pane e marmellata. Un viaggio onirico nei meandri della follia, ma quella semplice, quella che vede solo la vita e la morte con gli occhi dell'innocente Veronica che coniuga il mondo catatonico della schizofrenia in fantasia come difesa verso gli adulti complicati e poco avvezzi all'amore, in compagnia della sorella Cecilia, del circo proveniente dall'Ungheria, di un gatto che incarna la nonna Egle e di un fuoco che forse non arderà mai.
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L'America è libertà!
... e tanta fame e miseria, ecco come si presentava agli immigrati dei primi del novecento, il sogno americano altro non era che una chimera. Penso al mio nonno paterno, negli anni 30 emigrò proprio a Brooklyn e ritornò dopo due anni e decise che non avrebbe più lasciato la sua terra. Una storia molto sentimentale e sofferta, sono stata accanto a Francie tutto il tempo, spegnendo le luci in eccesso, conservando il caffè avanzato e riciclando la carta per farne post-it. New York è la grande mela grazie ai piccoli bruchini venuti dall'Europa e alle fatiche di quanti hanno voluto che l'America continui ancora a farci sognare.
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Eredi di un mondo sbagliato...
E' il titolo originale del libro a cui si è ispirato il film pluri candidato agli Oscar, che non ho ancora visto. Un tema sicuramente interessante e di spessore quello che tratta il libro in maniera banale e ridotto ad una disarmante semplicità. Malgrado lo sfondo sia il paradiso Hawaiano, di sublime c'è poco e niente, a cominciare dalla scrittura poco coinvolgente. Tutto quello che rigurda i conflitti in una famiglia sono argomenti che stimolano gli interessi del lettore e il personaggio maschile Matt King, col ruolo di padre e marito tradito, non riesce a spiccare il volo, non fa emergere lo spessore sufficiente in tutte le sue tappe, dalla consapevolezza di uomo fallito alla riscoperta di uomo rinato.
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Vis-à-vis con il vento di Dio o meglio conosciuto
Kamikaze....La libertà, la felicità, la fede, l'identità, la vita, la morte, hanno un significato universale e condivisibile o forse no? C'è una parte dell'umanità che per una serie di erudizioni e di interpretazioni estreme si impone al di sopra di ogni razionalità. L'integralismo islamico di Yasmina Khadra visto da vicino attraverso una storia intima con un ritmo serrato, doloroso, commovente e ben delineato senza entrare nel vivo ideologico dei temi caldi della questione Palestina-Israele ben radicata da secoli di guerre inesauribili.
Tel Aviv si sveglia, come al solito, più caparbia che mai. Quale che sia l'ammontare dei danni, nessun cataclisma impedirà alla terra di girare.
Ci sono due estremi nella follia degli uomini. L’istante in cui si prende coscienza della propria impotenza e quello in cui si prende coscienza della vulnerabilità degli altri. Si tratta di accettare la propria follia o di subirla.
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Doccia fredda!
Mi viene in mente una sola parola "prorompente", per come si insidia nella mente, per come i personaggi agiscono e pensano, per la sensazione di vuoto che si viene a creare in ogni evento, per la grandiosità che va al di là delle cascate del Niagara e per la scrittura ipnotica e dolorosa. La testardaggine di Ariah e il riscatto di Juliet, Chandler e Royall nel nome di Dirk Burnaby, una famiglia in crisi nell'epoca dell'America rigogliosa degli anni cinquanta, sessanta ove altrettanto le maledizioni e i presagi fioriscono come eventi naturali e incontrollabili.
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....Signor Hamil, si può vivere senza amore?...
Momo è un musulmano, un bambino che si ritrova grande in un colpo perchè è la vita che lo proietta ad essere riflessivo e ben pensante e perchè è un orfanello cresciuto assieme ad altri figli di prostitute da Madame Rosa, una ex prostituta ebrea. Un connubio di religioni, di idee, di sofferenze e di avidità nella ricerca dell'amore che sperimentaranno assieme, nella loro intimità tra un "Insh'Allah" e un "Shemà Yisrael Adonay" molto legato all'indole umana piuttosto che ai dettami della religione a sé.
"La gente tiene alla vita più che a tutto il resto, è anche buffo se si pensa a tutte le belle cose che ci sono al mondo"
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Come il fango...
Una storia di vittime e carnefici. Agghiacciante, per contenuti, per lo spessore delle storie che vengono raccontate ed il modus operandi che la protagonista del libro adopera intrappolando la verità in due mondi paralleli, la realtà e la fantasia. Ma chi è la vera protagonista che si cela dietro il rapimento? E' forse Keiko o è forse Narumi? O è forse Natsuo? L'unica cosa certa è che grazie alla traduzione lineare di Gianluca Coci, sono rimasta ammaliata e non l'ho chiuso fino alla parola fine....ammesso che ci sia una fine....
"La mia storia crudele era stata usata per secondi fini".
L'altra certezza è che Natsuo Kirino è Natsuo Kirino!! E' ora di piantarla di associarla a Haruki Murakami (cit. Booklist)
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...metafora goffa!
Milo Burke è un americano più che trentenne, artista ebreo sovrappeso e quasi calvo, è la voce narrante di quella che è stata e come si proietterà nel futuro la sua vita: un disastro. A primo impatto sembrerebbe un lamento poi diventa ironico e sarcastico, divertente ed amaro, ma dietro a una scrittura brillante e creativa c'è tanto di quell'America televisiva, sognatrice e opportunista che prima o poi ti viene a chiedere il conto:
"Ci toccherà mangiare gelato e ci toccherà mangiare merda. Il trucco è usare due cucchiaini diversi."
"Chi è fortunato ha tutto questo: una casa calda,una dispensa ben fornita, una metafora goffa. Chi è fortunato ha le gambe. Chi è sfortunato ha i moscerini, le bimbe di titanio."
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L'amante o la moglie? O il nulla?
"Ci sono storie che puoi solo tenere per te" pag. 340. Appunto. Un libro che narra storie e leggende che mi ha parecchio annoiato, avevo alte aspettative, pazienza. Un nonno che va in giro tutta la vita con il libro della giungla in tasca come uno scout ed una tigre che si aggira nei Balcani seminando morte e panico non mi hanno convinta. Il libro e l'autrice sono stati acclamati dalla critica autorevole internazionale, a me è apparso tutto molto acerbo e incompleto. Salvo solo la storia della sordomuta sposa-bambina.....praticamente l'amante della tigre o forse no!
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La mano che teneva la mia
La cosa che mi ha spinta a comprare questo libro è senz'altro la copertina dall'aria vintage, a fine lettura riguardandola attentamente non ho potuto non commuovermi e identificare a Lexie questo volto fresco e bello, il tocco della sigaretta la rende emancipata e misteriosa. L'invidia e l'odio non hanno mai portato nulla di buono e Maggie O'Farrel ha saputo narrare quanto è difficile far conciliare l'amore e il romanticismo nella vita.
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Hey Jimla...si dico a te......I want you!
Proprio così più lo leggi e più non vuoi smettere, più ti chiedi di cosa parla, più senti l'America anni 50-60, più ti chiedi dove andrà a parare e più ti commuovi perchè stai leggendo una dolce storia d'amore...poi ti chiedi "ma non doveva parlare dell'omicidio di Kennedy?" si c'è anche quello e forse anche di più. I salti temporali più belli che abbia letto, quasi quasi vorrei trovare quella tana del coniglio e scendere il gradino giusto solo due minuti!
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La madre delle fiction intriganti!
Premetto che è un libro che non ha bisogno di presentazioni, commenti o recensioni per spulciare cose o pensieri che ormai non sono stati detti da secoli. Il mio è un appunto per confermare che il piacere della lettura ha bisogno di essere rinnovato, stimolato e questa avventura epica per me è stata appagante e riconciliante.
Grazie Dumas!
E' una delle più belle storie mai raccontate, "Si ama sempre ciò che nuoce."
Edmondo Dantes è l'uomo che è facile amare ed è difficile odiare, incarna quello che in fondo noi vogliamo, la perfezione.
"Mi dovevo svellere il cuore il giorno in cui decisi di vendicarmi!"
"Non vi è né felicità né infelicità a questo mondo, è soltanto il paragone di uno stato ad un altro, ecco tutto!"
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"La storia si ripete sempre due volte:
La prima volta come tragedia, la seconda come farsa"...
...è una citazione di Marx che l'autore ricorda assieme a tante altre di Pavese per ricordare che il seme dell'odio, dell'intolleranza, del fanatismo del potere e delle religioni è troppo radicato in ogni angolo di mondo.
Chi è che semina il vento? Le vittime o i carnefici? Una cosa è sicura che la tempesta quando incombe non salva nessuno. Giacomo Musso ama come Romeo e come Otello, di un amore viscerale, poetico, il suo bisogno di amare Shirin è autentico e sempre in cerca di rinnovamento. Shirin invece si riscopre cittadina di un mondo che la farà sentire "viva" solo grazie alla ricerca delle sue radici e a poco a poco si ritroverà a seminare vento.
"Il sesso è solo una distrazione: la ricerca del piacere impedisce di pensare all'assoluto".
Una triste storia d'amore in cerca della perfezione.
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Il Natale caldo o freddo mette i brividi...
Il Natale caldo o freddo mette i brividi...
Bentornato Ricciardi, immutato commissario triste e solitario; bentornato Raffaele Maione, il vero protagonista di questo Natale, il brigadiere dal cuore grande che deve fare i conti con una nuova visione del mondo; bentornata Lidia, innamorata e combattiva; bentornata Enrica, finalmente forse ti sei svegliata; bentornata Napoli degli anni 30, calderone di profumi, voci, grida e botti che non sta mai ferma.
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...Una favola incompleta
Libro 1 … Lunatic e insane
1Q84 non è distopico quanto 1984 di Orwell ma di similitudini, anche alla lontana se ne potrebbero trovare. Il Grande fratello e i Little People o i Ghiliachi siberiani, il Socing e il Sakigake.
Però questa è un’altra storia…
“Le cose sono diverse da come appaiono…Ma non si lasci ingannare dalle apparenze. La realtà è sempre una sola.”
Una lettura che scorre fluida, ipnotica e dolorosa, quella “Q” non è solo un 9 ma significa anche“dolore”, si sfogliano le pagine avidamente per indagare sugli intrecci tra Aomame e Tengo, che si alternano nei capitoli e man mano prendono forma come per magia: Aomame si ritrova nel 1Q84 sulle note della Sinfonietta di Leos Janacek a guardare un cielo con due lune e Tengo intrappolato nella tela della “Crisalide d’aria”. Entrambi aridi di sentimenti perché non hanno conosciuto mai l’amore, ma conservano fin da bambini, il ricordo di un sentimento forte mai sviluppato che li domina come un ossessione e come nei fumetti manga solo con il sesso esplicito fine a se stesso, riescono a comunicare questo disagio.
“Cosa significherà per una persona diventare liberi? Anche se uno riesce a fuggire da una gabbia, non finirà che ritrovarsi in un’altra solo più grande”
Libro 2 …Daugther e mother
Inizia il tempo degli spiriti e non si arresta il folle divenire ricco di eros e personaggi inquietanti che creano sempre di più suggestione e incanto, sogno e ossessione, malinconia e nostalgia, dolore e piacere. Una favola che incanta e che alla fine lascia l’amaro in bocca per il senso di vuoto e incompletezza che rimane, bisognerà aspettare ancora qualche mese per conoscere la verità, ma nel frattempo anch’io sono entrata nel 1Q84 e sarà dura venirne fuori. Sempre che io ne abbia voglia!
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L'onda non arriva mai silenziosa...
Le onde non sono affatto silenziose, sono terribili, minacciose e non danno scampo, se aumentano d' intensità e in altezza portano distruzione. Carofiglio si imbatte in un campo molto delicato e complesso, si avverte fin dall'inizio un pò il timore di incorrere in errori, eppure dopo una fase iniziale un pò piatta e poco coinvolgente si libera quel senso di inadeguatezza e vibrano in solida sincronia l'onda e tutto l'Oceano. Il risultato è riuscito nell'intento, la narrazione serrata e senza appigli, diretta e drammatica assieme alle storie di padri e figli che si intrecciano fanno da corollario in un'impresa difficile e inesauribile quanto il mare.
"Non bisogna lasciarsi intrappolare dai pensieri o dai ricordi. Quando arrivano bisogna osservarli con distacco e lasciarli scivolare via.
....Un conto è aspettare l'onda, un conto è alzarsi sulla tavola quando arriva."
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In principio fu Harper Lee...
...nel 1960 con "Il buio oltre la siepe", nel 2000 Joe Lansdale con "In fondo alla palude",nel 2001 Niccolò Ammaniti con "Io non ho paura", nel 2002 ancora Lansdale con "La sottile linea scura" e nel 2011 Eraldo Baldini con "L'uomo nero e la bicicletta blu". Nel primo Scout, nel secondo Harry, nel terzo Michele, nel quarto Stanley Junior, nel quinto Gigi, sono tutti i rispettivi protagonisti bambini -narratori di storie da "grandi" di vite vissute al limite e di riflessioni che fanno capire come certe vicende possono cambiare la vita e ritrovarsi già vecchi. Però Baldini non può annoiare per 200 pagine e nelle ultime 75 racchiudere tutta la forza emotiva ed esplosiva del succo di tutto il libro tutto in un colpo!
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...Dica 33! No...dico 90!
Semplicemente pauroso, supponente, cinico e metafisico. Consiglio di scegliere bene il medico curante se qualcuno decide di trasferirsi in Olanda, scartate immediatamente il dott.Marc Schlosser, perchè se fate i complimenti alla sua famiglia vi farà pentire di essere nati. Herman Koch dopo il drammatico "La cena" ritorna con un' altrettanto libro scorretto dove la vittima e il carnefice sono antipatici e odiosi e dove il fulcro in questione è la famiglia, il grandangolo della vita di ognuno di noi. Quante volte vi è capitato di essere scorretti per amore dei propri cari e per amor di voi stessi? Kock attraverso i protagonisti mette a nudo tutto il peggio e il marcio dell'indole umana.
Chapeau!!
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