Opinione scritta da cristiano75

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    03 Ottobre, 2019
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Vivere senza fretta

Oblomov non è un apatico, un rassegnato, un inetto, un derelitto.
Oblomov è solamente un mantenuto dal caso delle vita, che non dovendo lavorare, decide di prendersela comoda, di lasciare che il tempo fluisca, il mondo si scanni allegramente, mentre lui placidamente al mattino si mette le sue pantofole, sorseggia il proprio te, fa piccole passeggiate campestri e in qualche angolo del suo cuore coltiva anche una possibilità d'amore.
Abituati gli essere umani, dal tempo dei tempi a spaccarsi le corna correndo poi chissà a presso a che cosa, Oblomov capisce che tanto tutto è inutile. Che poi il conto arriva, sia se si è costruito castelli, sia se il massimo della propria vita è stato aprire barattoli da marmellata.
L'autore è un volpone, poichè apparentemente costruisce una figura che può apparire appunto folle, in quanto non ha ansie nella sua giornata. Non deve rendere di conto a nessuno e soprattutto non ha tempi scanditi da famiglia, lavoro, amicizie e occupazioni varie.
Il suo può sembrare un non vivere, eppure in questo modo di affrontare la giornata c'è come una pace interiore, un senso di appartenere a una èlite, una casta di privilegiati che mettono appunto se stessi, la propria tranquillita, il proprio tempo sopra a tutto.
Non cerca ricchezze, tanto per campare serenamente ne ha abbondantemente.
Non cerca amicizie e distrazioni nel gioco, nelle donne, nelle scommesse, nei viaggi.
Ha rispetto per tutti, professa gentilezza a chiunque ma appena sente solo lontanamente che può esserc i un mutamento nella routine quotidiana, si rifugia come una testuggine nel suo guscio.
Vita e morte accadranno come se nulla fosse, come è arrivato così andrà via, in punta di piedi, perchè tanto al destino nessuno sfugge.
Grande romanzo, che nasconde nelle pagine verità immortali, che sembra imperniato sulla arrendevolezza, ma invece semplicemente vuole portarci a patti con la realtà.
Anche oggi a distanza di tempo dalla seconda lettura, quando mi trovo su una metro, sto in mezzo a una folla impazzita, con il traffico che attanaglia, quando vedo la gente fremere e correre, penso al dolce Oblomov e capisco che era un genio del vivere bene,

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    02 Ottobre, 2019
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La musica come strumento di pace

Naturalmente quando si sente il titolo "il pianista" ci si immagina quasi subito il film capolavoro di qualche anno fa, del geniale Polanski.
Poi ho scoperto che era tratto da un libro, che narrava una storia vera e non ho potuto fare a meno di comprarlo.
A mio parere il libro, per bellezza è paragonabile alla pellicola, con la caratteristica decisiva di dare un significato maggiore alle immagini trasmesse sul grande schermo.
Alcune parti dell'opera sono abbastanza ripetitive (e di fatti nel film sono state ampiamente saltate), però il libro ha delle descrizione, delle caratterizzazioni psicologiche talmente potenti e lucide che lo rendono una lettura per molti versi, imperdibile.
Più di una volta, mentre leggevo mi saliva una certa angoscia provocata dalla disperata ricerca della salvezza da parte del protagonista.
Braccato per ogni dove si avverte, proprio, il fatto che per salvare la propria pelle un uomo sarebbe disposto a fare qualunque cosa.
Naturalmente, parlare di politica, guerra, credo religioso è sempre un terreno minato, ma l'autore non si sofferma su moralismi, prese di posizione, riflessioni su quanto sia spietata la guerra. Il suo intento è quello di descrivere la vita di una persona, che poi è stata la vita di decine di milioni di persone, che all'improvviso da un posto dove avevano tutto (affetti, denari, case, auto, amici) all'improvviso si sono visti catapultati in un vero è proprio inferno terrestre, con spesso la morte come unica via di uscita migliore a tutto il male che li circondava.
Il passaggio più bello è naturalmente, quello dedicato alla musica, al potere salvifico di Chopin e delle sue opere immortali.

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    01 Ottobre, 2019
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E dove sarebbe l'erotico?

Libro estremamente deludente.
Non solo non ha proprio nulla di erotico, ma oltretutto l'azione è sempre perennemente uguale.
La protagonista, mi sembra una versione femminile di Fantozzi.
Praticamente non fa altro che incontrare sulla sua strada, libertini, perversi, stupratori, approfittatori, prostitute, ruffiani, preti erotomani....gli ci manca solo che un serpente boa la morda nel pieno di una foresta pluviale.
Mi aspettavo chissà quali scene libertine, quali accoppiamenti mai visti dall'Australia alla Papua Nuova Guinea, ed invece nel libro c'è solo un patetico, insulso, noiosissimo elenco delle varie torture a cui la povera Fantozzi deve sottostare.
Per il resto, non vi è trama, non vi è azione, non vi sono analisi psicologiche dei personaggi, non vi è un accurata descrizione del dove si svolge l'azione.
Tanto rumore solo per vendere qualche milione di copie in più. Secondo me la descrizione della vita di una suora di clausura sull'Himalaya sarebbe stata sicuramente più piccante......

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    01 Ottobre, 2019
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il grande Sole

La cosa che più mi ha colpito di questo romanzo è la descrizione minuziosamente perfetta che l'autore fa del sole, dell'enorme globo infocato che si determina alla vita dei personaggi.
Ovunque si ha la sensazione che questo incombente astro luminoso vada a sciogliere cose e persone, con il suo calore impossibile da sopportare.
Il sole come elemento decisivo per indirizzare il corso degli eventi. Il suo calore che deforma e attanaglia la mente dei protagonisti.
Pensandoci bene, chi non ha mai provato un senso di disagio, di rabbia, di di impotenza quando all'improvviso ci si trova sotto un sole incandescente, implacabile nel periodo estivo.
Durante la lettura, notavo come l'autore provi come una specie di piacere a far coincidere gli avvenimenti principali del racconto, con i momenti più caldi della giornata, quando dovrebbe regnare la quiete tra le persone rifugiate in casa, ma che invece è la miccia per far saltare in alto tutto il baraccone di ipocrisie, perbenismo e falsa tolleranza che legano i destini della gente.
Per il resto il libro è un geniale inno all'indifferenza, al sesso fatto senza affetto e trasporto. Tutto diviene routine, tutto è inutile, ogni sforzo è vano, poichè o per mano di un assassino, o per mano del destino, o per mano del tempo a tutti è riservato il grande buio finale.

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    30 Settembre, 2019
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Gli indifferenti ovvero i nichilisti di Dostoevski

Premetto, non sono un grande appassionato di autori italiani, ma per me Moravia è un Grande vero, una mente illuminata che ha creato libri belli e senza tempo.
Gli indifferenti è un libro veramente bello, scritto con uno stile asciutto, diretto, senza moralismi e patetismi.
Insomma una lettura che non può mancare se si ha passione per i tratti psicologici della società italiana e in special modo di quella giovanile.
Un libro scritto decenni fa, ma drammaticamente attuale.
Credo che l'idea germinale dell'autore sia stata un po presa dal grande genio Dostoevsskij e il suo concetto estremo di nichilismo.
Certo, bisogna anche vedere se esiste un autore che non sia stato influenzato dalla grandiosa e unica letteratura russa classica.
L'indifferenza è uno stato mentale che aliena i vari personaggi che affrontano o cercano di affrontare gli eventi della vita.
E' una indifferenza abbastanza snob, con il Moravia, sempre molto affascinato dall'alta borghesia romana e dai quartieri dei vip capitolini.
Perchè sono indifferenti: lo sono, poichè avendo tutto ciò che desiderano, alla fine non hanno più necessità di andarsi a sbattere per ottenere le cose. Lo sono, poichè i rapporti che intrecciano sono alterati dall'interesse economico e dallo status sociale.
A me piace molto leggere i romanzi di Moravia, poichè ho vissuto quasi tutta la vita in uno dei quartieri chic che egli ben descrive (anche se ora di quella signorilità non ne è rimasta quasi nulla) e quindi quando sfoglio le pagine, leggo dei palazzi, i giardini, le strade che ben conosco, mi ritorna alla memoria la gioventù e le amicizie oramai sparite per sempre, inghiottite dal tempo e dall'ineluttabile corso degli eventi.
Moravia era un grandissimo scrittore, quasi profetico. Conosceva bene la psicologia delle masse e soprattutto aveva ben presente come il contesto cittadino abbia una influenza decisiva sull'indirizzare la vita delle persone.
Un grande scrittore, un fine conoscitore dell'animo umano.
Poco tempo fa, sono venuto a sapere che c'è anche un museo a lui dedicato nel quartiere Prati. Eravamo vicini di casa, ecco perchè lo sento così vicino e familiare. Presto andrò a far visita al suo studio ove scriveva questi ineguagliabili testi, che arricchiscono la biblioteca di chi ha la fortuna di leggerli.

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    29 Settembre, 2019
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Una piramide ricolma di dollaroni

Letto nella sua versione delux (quindi con foto e illustrazioni), che poi ho provveduto bene a regalare alla bancarella dei libri usati sotto casa, è sicuramente una lettura affascinante e che rivela tutta la bravura dell'autore a catturare l'attenzione per quasi tutta la durata della narrazione.
Certo di voli pindarici di fantasia ne fa molti durante la scrittura. Certe volte sembra di star leggendo un libro storico, certe altre una favoletta per pupetti.
Come sempre, quando si affrontano temi religiosi, sul significato della vita, sulla figura del Cristo, su un Genio come Leonardo, si finisce per fare un enorme confusione, di cercare di dare un significato all'esistenza che facilmente può rasentare il ridicolo.
Lo scrittore è un esperto tessitore di intrecci e trame, fa cozzare fra loro i personaggi, li porta a un punto di rottura per poi tornare sui suoi passi e li tiene sempre al centro della narrazione.
Ne è stato tratto un film, ampiamente dimenticabile.
Alla fine credo che il nostro eroe, nelle piramidi più del Santo Graal abbia trovato un altro elisir di lunga vita......e cioè un forziere ricolmo di soldi e preziosi, poichè leggendo qui e li le statistiche di vendita del libro che si attestano sui 90 milioni di copie.....questo si è un vero miracolo.

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    28 Settembre, 2019
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Capolavoro incompiuto

Purtroppo quello che poteva essere un capolavoro assoluto e secondo me tra i primi di tutta la letteratura russa, si va a perdere nella seconda parte, oltretutto incompiuta.
La prima parte del romanzo è qualcosa di talmente geniale, unico, divertente, disturbante che faccio fatica a trovare un altro romanzo altrettanto grandioso e fantasioso come questo del buon Gogol.
La figura di Cicikov è un mix di dissolutezza, cattiveria, ingenuità e genialità che una volta che lo si prende a ben volere diventa quasi come un amico invisibile, una seconda parte di noi stessi. Una parte che magari vorremmo tenere nascosta sotto le ceneri dell'anima, ma che prepotentemente viene fuori quando ci tocca lottare con il mondo.

Già il titolo del libro è qualcosa di meraviglioso: "le anime morte".
Quando l'ho letto da ragazzo la prima volta, mi sono proprio detto: cavolo, ma quanta grandezza può esserci nel pensiero umano? ma questi russi classici sono proprio delle persone che vedono al di la delle cose, hanno come un tocco divino.

Il nostro eroe vaga per le campagne sterminate russe, fondamentalmente è una persona che cerca solo il guadagno, fregandosene della morale e soprattutto del destini di chi incontra.
Quindi il lettore dovrebbe provare disgusto per un simile elemento. E qui interviene la grandezza dello scrittore, che in maniera subdola, quasi impercettibile, con uno stile unico e a tratti anche altamente ambiguo, porta il povero Cicikov a contatto con una realtà talmente orribile, priva di valori, misera, abominevole che l'umanità che egli voleva stritolare per i propri interessi, alla fine se lo mangerà vivo.

Cosa ci comunica questa lettura meravigliosa: semplicemente non esiste un bene assoluto e un male assoluto. Non ci sono persone perfettamente buone e altre perfettamente cattive.
Ognuno può essere un attimo prima lupo e in poco tempo tramutarsi in agnello.

La cosa per me più bella di questo romanzo sono i vari personaggi che il nostro eroe deve affrontare per portare avanti il proprio piano di arricchimento.
Ma tra tutta la moltitudine di umanità contro cui andrà a cozzare, il personaggio che secondo me andrebbe letto, riletto e riletto ancora, per poi farci un film, un altro romanzo a parte e poi da far studiare nei corsi di psicologia delle univeristà è quello del vecchio avaro il cui nome è Pljuškin.
Ecco quando si arriva a questo personaggio sublime, si ha proprio l'impressione di averlo al proprio fianco. La sua avarizia è qualcosa di talmente inquietante, spassoso, pauroso che per me è impossibile non rievocarlo spesso nella vita quotidiana.
E poi ancora più grandioso e unico è la descrizione dell'ambiente dove si svolge l'incontro fra questi due personaggi. La si può avvertire tangibile intorno a noi la stanza, la casa in cui i due si disputeranno la preda: il Dio denaro.

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    27 Settembre, 2019
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Montagne russe e poi lei: Remedios la Bella

Questo capolavoro, ha tre parti a mio avviso.
La prima, credo la più geniale mai scritta, in cui vi è un turbine di vicende incredibili, uniche, esaltanti con un a infinità di personaggi che sono uno più interessante e caratteristico dell'altro. Insomma in questa prima parte del romanzo, si toccano vette altissime dell'arte dello scrivere.
Poi sopraggiunge una parte, piatta, ripetitiva e inconcludente, che è il nocciolo del racconto.
Credo sia questo normale, poichè sarebbe stato assurdo e irreale che l'autore avesse potuto proseguire a inventare personaggi e situazioni al limite di ogni possibile struttura immaginifica.
Quindi si arriva per forza di inerzia alla terza parte, quella finale che secondo me tocca delle vette di scrittura che sono degne dei classici russi.
Il finale poi è qualcosa di talemente sublime, atroce, irripetibile e grandioso che per il mio umile parere può essere annoverato tra i primi tre finali più belli della storia della letteratura mondiale.
Quando penso a questo finale, ho la pelle d'oca poichè in poche righe il genio dello scrittore, traccia il destino poi di ogniuno di noi.

Vorrei fare una digressione, su un termine spesso usato durante la lettura "vento perenne", che qui assume dei significati quasi biblici. Una definizione unica e meravigliosa che si staglia come una lama nei destini di molti personaggi che troverete durante la lettura.

E poi tra i tanti indimenticabili personaggi uno che più di tutti mi ha colpito è quello della bella, meravigliosa Remedios. Talmente sublime nella sua figura, che tutti coloro che hanno la fortuna-sventura di osservarla, sono quasi presi da un senso di disperazione per l'enorme desiderio che suscita in tutte le persone che la guardano. Perchè come diceva o scriveva il buon Gabriel Garcia: "Remedios la bella emanava un alito di conturbamento e una raffica di angoscia: gli uomini affermavano di non aver mai sofferto un’ansietà simile a quella che produceva l’odore naturale di Remedios".

Grazie Gabriel per averci donato bellezza e fantasia.

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    27 Settembre, 2019
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Scrooge e la ricerca del bene

Lo scorso inverno, in prossimità del Natale, in libreria scorgo questo volume in edizione festività, molto bella con una rilegatura e una copertina spettacolari.
E' Natale e malgrado uno invecchiando sente il proprio cuore sempre più indurirsi, decido che è la volta buona in cui mi immergo nell'atmosfera natalizia, dopo il periodo adolescenziale.
Ancora oggi a distanza di un anno, quando parlo con una persona tendenzialmente avara, mi viene da sorridere e dico: "ecco uno Scrooge in carne e ossa".
Come diceva un amico di mio padre, la ricchezza non è quella che si possiede nascosta in banca o sotto al materasso, la ricchezza è quella che uno riesce a godersi e a spendere.
L'autore riesce lentamente a far redimere il suo bieco protagonista, a portarlo alle lacrime, riuscendo a trovare un briciolo di umanità in un'anima solitaria è avvizzita.
Mi ricordo un bellissimo film con Bill Murray che vidi bambino al Corso su Roma: S.o.S Fantasmi.
Storia presa a piena mani dal racconto di Dickens.
Alla fine un libro dovrebbe lasciare un insegnamento, solcare un cammino di vita o modificarne uno già intrapreso.
Qui il messaggio, che io vi ho letto è che se uno ha ricchezze è meglio che se le gode o le fa godere a chi gli gravita intorno, perchè sennò quel tesoro che uno pensa di possedere per sempre, non sarà altro che la sua rovina e la sua prigione.

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l'avaro di Moliere
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    27 Settembre, 2019
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Tendenzialmente geniale

Libro con risvolti geniali, da cui è stato tratto un film abbastanza gradevole.
L'argomento è disturbante e allo stesso tempo maledettamente singolare e unico nel suo genere.
Qui non ci sono frivolezze d'amore, amori traditi, finali strappalacrime. In queste pagine viene descritta l'umanità, possibilmente misera che vuole ribellarsi a un destino ipocrita e già scritto.
La scena iniziale è magistrale, sublime, tragicamente reale e allo stesso tempo divertente.
Difficilmente si possono leggere pagine così dure, sporche, memorabili, disturbanti come la scena della nascita del protagonista o quella in cui egli prende consapevolezza della propria peculiarità che lo renderanno un diavolo in una terra popolata da demoni.
Si perchè l'autore è a questo che mira. Provate a giudicare il ragazzo? chi siete voi che potete farlo? cos'è il mondo, se non popolato da bestie feroci in grado di sbranarsi in ogni momento per ogni sciocchezza.
La scene finale forse è un po fuori tono, rispetto il resto del libro.
Per il resto ho trovato questa lettura formativa nel senso costruttivo del termine, in quanto la società è tendenzialmente popolata da persone ostili fra loro, ma che hanno comunque una piccola reminiscenza di gentilezza e qualche volta di altruismo.

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    25 Settembre, 2019
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Una tristezza assoluta

Certe volte mi meraviglio di come molti autori vengano sopravvalutati.
Di Hemingway ho letto diverse opere, solo un paio mi sono piaciute. Le altre le ho trovate tendenzialmente ripetitive e di un noioso quasi mortifero.
Questo libro è stato forse il peggiore da me letto dell'autore.
I gusti sono gusti ci mancherebbe, ma praticamente qui accade poco o nulla, con in mezzo una farcitura di storia amorosa improbabile e asettica.
Il messaggio dell'autore, dal mio punto di vista, è una condanna senza appello a guerre e violenza. Siamo tutti d'accordo, però il suo stile è asettico, distante dalle vicende, con dialoghi spesso ripetitivi e con questa idea della tragedia imminente che aleggia per tutto il racconto.
Proprio non sono riuscito a immedesimarmi con i protagonisti, con la loro lotta all'invasore nemico, come non ho percepito il contatto dell'uomo con la natura che lo circonda.
Anche la scena finale per me è incompiuta, con degli avvenimenti che debbono accadere ma con un finale abbastanza aperto che lascia spiazzati.
Certo è normale anche che per alcuni, come il sottoscritto, è difficile potersi immedesimare in vicende storiche accadute anche 100 anni fa, è come se mi parlassero del concerto dei Beatles a New York negli anni 60. Però la grandezza di certi scrittori è proprio questa: creare coinvolgimento anche per situazioni lontane e non vissute dal lettore.
Detto questo, concluderei, che se sentite una campana in lontananza mentre leggete questo romanzo, ricordate che sta proprio suonando per voi.......

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    23 Settembre, 2019
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Audrey e New York.....tutto tremendamente perfetto

Sono follemente innamorato della Hepburm, che con la Jolie rappresentano il mio ideale supremo di bellezza.
Va da se che mi sono mangiato le pellicole di queste due Divine e non possono mancare le loro foto in casa.
Quando leggo questo piccolo gioiello di libro, non posso che avere davanti agli occhi il volto di Audrey che incarna alla perfezione un ideale di donna bellissima e di una classe senza fine.
E' come la pellicola, un testo sbarazzino ma anche per certi versi molto triste.
Pagine mirabili e poetiche dove un aitante ragazzo ha la fortuna di trovarsi proiettato per un certo tempo, nel mondo fantastico e senza problemi apparenti di una ragazza che sembra uscita da qualche set cinematografico.
Scorrendo le pagine, si entra in contatto con una moltitudine di personaggi, che sono attratti irresistibilmente da questa ragazza che ha uno spirito magnetico e porta positività e leggerezza nella vita di chi incontra.
Naturalmente non poteva che fare da sfondo a questa storia il fascino senza eguali della Grande Mela e della sua Quinta strada, piena di luci e negozi alla moda, dove ancora oggi, come ai tempi della meravigliosa Hepburn, spicca il negozio di Tiffany.
Come potevo io devoto della Hepburn non fare un salto alle vetrine di questo negozio, con il libro in tasca. Guardare la vetrina con i preziosi e immaginare la scena iniziale del film, che è poi la madre di ogni scena cinematrografica. Riprodotta ovunque nel mondo.
Sono le 6 del mattino, è l'alba e una donna scende da un taxi. La strada è deserta, si scorge in lontananza i primi raggi di sole, di un colore rosa, che sfuma nell'azzurro. La donna con grandi occhiali neri, si ferma davanti alle vetrine della gioielleria e per alcuni lunghi secondi rimane in contemplazione dei gioielli che riflettono la luce.
Si sogna, come un miraggio sono queste pagine scritte del buon Capote, perchè come diceva Holly:"Mi sono accorta che per sentirmi meglio mi basta prendere un taxi e farmi portare da Tiffany. E' una cosa che mi calma subito, quel silenzio e quell'aria superba: non ci può capitare niente di brutto là dentro"

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    23 Settembre, 2019
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Spettacolo

Un piccolo racconto, ma un enorme meraviglioso trattato psicologico, sulla follia umana e la sua redenzione.
Lo si legge tutto d'un fiato, talmente inverosimile da risultare alla fine terribilmente reale.
Cosa succede a un povero Cristo, qualunque, se un bel giorno si accorge di non avere più il naso e colmo dei colmi lo stesso naso se ne gira tranquillamente, come se nulla fosse per le strade cittadine e addirittura se ne va in carrozza?
Genio l'autore e geniale le trama, soprattutto nel fatto che se all'inizio il lettore si trova spiazzato davanti a questo curioso fatto, proseguendo nella lettura, ci si immerge completamente nella lucida pazzia e disperazione del povero protagonista, che con enorme vergogna si mette alla ricerca di un pezzo del suo corpo.
Il destino del naso di Kovalyov è in questa affannosa ricerca, è un po il destino delle persone che cercano disperatamente un senso alla propria esistenza, un senso che ci sfugge di mano, ci sembra scomparire proprio mentre c'è l'abbiamo a un palmo......dal naso.

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il cappotto
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    22 Settembre, 2019
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Orribile pappone

Confesso che appena finito il libro, sono sceso in strada è l'ho ficcato nella pattumiera della carta.
Spero lo abbiano bruciato e riciclato per farci coriandoli.
Più che un libro, un pappone da servire a qualche turista sprovveduto.
Discorsi senza senso. Questi attori e attrici che si friggono al sole, si lasciano, si tradiscono, ritornano insieme. Vanno alle feste. Sono troppo fichi, talmente fichi che il resto del mondo conta meno di un pannolino sporco abbandonato in mare.
Una trama piatta, ripetitiva.
Avevo letto Gatsby è anche li c'erano dei tempi morti, ma almeno la trama esisteva, c'era una certa vena poetica.
Qui invece il nulla del nulla. Mi assopivo con il libro sul petto e poi per spirito sadico continuavo a leggerlo.
Le ultime pagine le ho sfogliate solamente con un idea in testa: il cassonetto della carta.....

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    22 Settembre, 2019
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per una volta si può fare, ma solo una volta.....

Come premesso, per una volta nella vita si può leggere ed affrontare questo mattone, ma solo per una volta....almeno per il sottoscritto.
Un alternanza micidiale fra periodi di pace e di guerra, ma la ciliegina finale, che mi stava per portare alla disperazione sono i capitoli finali, in cui l'autore si dimentica completamente di aver finito la storie e si lascia andare a decine di pagine, prive di ogni senso compiuto, di estenuanti riflessioni su tattiche di guerra, metodi strategici di affrontare il nemico e una serie di riflessioni su come affrontare un periodo bellico....come se non fosse ancora contento di aver portato il lettore in giro per mesi per poter leggere 1000 e più pagine di storia Russa.
Per carità le scene di battaglia sono grandiose. Mosca che va a fuoco e l'esercito nemico che ormai non è più un esercito ma bivacca ozioso in quello che resta delle ceneri della città e del Paese.
La lezione che non è stata imparata tempo dopo dai Nazisti quando hanno invaso i territori sconfinati russi ed hanno fatto la fine del topo, proprio come aveva raccontato Tolstoj in questo libro....la stessa fine dell'esercito francese....segno che il territorio di Madre Russi è sacro e non ammette usurpatori e conquistatori.....ma a parte questo, è un libro che si lascia troppo andare a descrizioni, pensieri, personaggi secondari che sono una miriade senza fine, che spariscono all'improvviso o muoiono con la faccia nel fango....una intera epopea russa, che è un po l'epopea dell'uomo.
Ripeto ci vuole coraggio ad iniziarlo e ancora più sangue freddo per riuscire a finirlo...se poi sopravvivete al finale a quel punto potere affrontare qualsiasi tipo di lettura e sarete pronti a qualsiasi sfida.....

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    21 Settembre, 2019
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la Palta ovvero la polvere

Questa frase "palta" l'ho letta e mi si è aperto un mondo. Anche oggi a distanza di anni, dalla prima lettura di questo meraviglioso libro, da cui è stato tratto uno dei più grandiosi film mai creati, che quando sono in casa, in un ristorante, in un cinema e vedo la polvere depositata un po ovunque, mi dico che il grande scrittore di fantascienza aveva proprio ragione: niente e nessuno può porre rimedio alla palta, alias la polvere.....io passo un panno su un mobile, ebbene dopo un ora la palta è tornata già a occupare lo spazio.
Può sembrare strana questa digressione, ma questa polvere perenne è quella poi che marca il destino degli uomini tutti e che è di biblica memoria: alla polvere torneremo.....e quindi palta eravamo e palta alla fine saremo.
Un po come il protagonista, che vive in una dimensione che non si comprende sia reale o frutto di una immaginazione innestata dagli uomini.
La sua missione è quella di "ritirare" una determinata serie difettosa di umanoidi, ma il suo interrogativo è: sono anche io una macchina oppure sono umano?
Il libro è di scorrevole lettura, ne è stato tirato fuori un adattamento cinematografico, potente e visionario.
L'autore si domanda quale sia il destino degli uomini. Se le macchine alla fine avranno un totale sopravvento sulla storia. Egli immagina un mondo in cui praticamente le persone vivono in un caos di luci, macchine, animali elettrici, piante finte, costruzioni a forma di astronavi, auto che solcano i cieli, rapporti sociali praticamente nulli e una pioggia perenne (nel film) che rende cose e persone difficilmente distinguibili.
Anche il titolo è un gioco di parole, che può significare tutto e allo stesso tempo nulla.
Alla fine la soluzione di tutto arriva proprio dalla palta o polvere. Infatti ogni nostro tentativo di conquistarci l'eternità è un posto fra gli Dei non è altro che un vano desiderio di sfuggire all'ineluttabile destino da cui proveniamo.

Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris (Ricordati, uomo, che polvere sei e in polvere ritornerai)
Bibbia, Genesi 3,19

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Odissea nello spazio
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    19 Settembre, 2019
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Anna ti amo

E niente, ho letto questa opera 3 volte e non ci posso far nulla: quando si arriva alla descrizione del viso e del corpo di Anna, mi viene un languore, un senso di smarrimento, un desiderio che mi pare di avere la protagonista affianco a me nella stanza.
Credo che ci siano pochi esempi di perfezione di una descrizione delle caratteristiche fisiche di un personaggio come quello di Anna.
Ho come la sensazione che l'autore abbia conosciuto una donna con tali sublimi fattezze e poi ne abbia voluto omaggiare la beltà, trasportandola nelle pagine di questo capolavoro senza tempo.
E' abbastanza facile capire come mai il marito e l'amante di Anna perdano completamente la testa appresso a questa donna, che pare stare al mondo per donare da una parte la bellezza di cui è fatta, ma proprio perchè incarnazione di un ideale di donna quasi impossibile da raggiungere, ecco che per i due protagonisti divine quasi impossibile uscirne fuori in maniera normale, dopo che sono stati soggiogati dal suo fascino.
E' un libro che viaggia su due piani: da una parte mette a nudo tutte le ipocrisie e violenze dell'epoca, dall'altra vuol essere un racconto in cui si esalta il potere ammaliante di una splendida donna verso coloro che la bramano.
Gli scrittori russi, attingono a piene mani, nel grande calderone dei desideri umani. Nell'incapacità delle persone di riuscire a dominare i propri desideri.
Questo tarlo che corrode.
Anna va incontro al suo destino, perchè anche lei non è capace ha porre a freno le proprie aspirazioni che sono quelle di una donna libera nella testa, ma incatenata dalle morali sociali.
Da come ho potuto vedere io l'evolversi della vicenda, in Anna non ho trovato un inclinazione all'amore, bensì un talento smisurato a rendere quasi impossibile la vita alle persone che le gravitano attorno.
Però sarà questo lato oscuro della protagonista, unita alla sua ineguagliabile bellezza, che ogni volta che penso a lei, non posso che immaginarmi il mio ideale di donna, angelo e demone.

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Il lupo della steppa
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    19 Settembre, 2019
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New York e le luci spente

Se si pensa a New York, si immaginano miriadi di luci, che illuminano per ogni dove.
E' una città leggendaria, che è nell'immaginazione collettiva mondiale, sin da quando si è ragazzini.
Naturalmente è stato il cinema ha rendere un mito questa città dalle mille contraddizioni.
A mio parere sono tre i film degli anni 70 che la rappresentano per quella che è veramente, cioè una megalopoli piena di contraddizioni e dove il famoso sogno americano è naufragato per sempre.
I film sono: "un uomo da marciapiede", "taxi driver", "serpico" e non ha caso sono rispettivamente interpretati dai più grandi attori viventi: Hoffman, De Niro, Pacino.
Doverosa premessa, anche se qui si parla di libri, per ricollegarmi appunto a questa opera un po di nicchia che però a mio avviso è una gemma che andrebbe letta, per la perfezione con cui descrive la città dalle mille luci e la spietatezza con cui distrugge tutti coloro che non hanno le risorse per poterci vivere.
E' un libro molto bello e allo stesso tempo spietato come nessun altro. E' da cui è stato appunto tratto un vero capolavoro con l'immenso Dustin Hoffman e il padre della Jolie: Jon Voight.
E' la storia di due anime che si incontrano fra i meandri della Grande Mela. Sono due reietti dimenticati da tutti che cercano disperatamente di rimanere a galla giorno per giorno.
Eppure malgrado la profonda disperazione che li attanaglia, la fame, il freddo, l'anomia cittadina, riescono, facendosi coraggio l'un con l'altro a creare una amicizia profonda e meravigliosa, non guastata da ipocrisie e interessi.
Ecco forse è proprio questo uno degli elementi più importanti dell'opera: la vera pura amicizia, quella che magari aspiriamo per tutta la vita e che ci lega per sempre a un altra persona.
E' un libro molto potente, per certi versi illuminante e soprattutto tratta in maniera esaustiva e senza retorica due dei maggiori incubi che attanagliano l'umanità e che poi inevitabilmente la rendono cinica, spietata e volta solo a fare il proprio interesse: la solitudine e la miseria. Se poi ci aggiungiamo pure la malattia e la morte (ma questa è comunque inevitabile) il quadro è completo.
Eppure malgrado il destino dei protagonisti appaia segnato, risorge una piccola fiammella di speranza.
Un altro tema che viene ampiamente affrontato è quello dell'alienazione che le persone hanno quando vivono in contesti sociali estremi come quelli delle grandi metropoli, dove i ritmi sono serrati, la gente distratta e spesso impaurita, dove appena si esce da casa e si volta l'angolo già si è sconosciuti fra sconosciuti.
Piccola nota a margine, il libro l'ho trovato per puro caso tra gli usati di una famosa libreria di Roma. Ho pagato 1 euro per averlo. Ancora oggi quando me lo osservo e me lo coccolo sfogliandone con cura le pagine un poco ingiallite, non posso che pensare, che quell'euro per comprarlo e stato il meglio speso della mia vita.

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Il giovane Holden
Colazione da Tiffany
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    16 Settembre, 2019
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Raskolnikov è sempre e solo Raskolnikov

Ogni volta che mi capita di parlare con un russo o una russa di Raskolnikov, mi guardano ed accennano ad un sorriso.....loro sanno che sono figli dei uno dei più grandi geni che hanno calpestato il mondo, Dostoevskij. E come se un russo mi chiedesse del Caravaggio o di Michelangelo. Cosa potrei loro rispondere davanti ai nostri Illuminati che hanno donato lustro a questa nazione ed evoluto l'umanità al bello e al sublime.
Ecco Raskolnikov è uno dei frutti più fecondi che l'immenso scrittore ci ha voluto donare, preso in un attimo di magnanimità verso l'uomo.
Come quando il Caravaggio si è posto davanti a una tela nera è ha impresso il pennello per regalarci il "Narciso".

Da quando il giovane russo si sveglia nella sua cameretta, che appare come una tomba, si viene catapultati nella realtà della Russia di un secolo e mezzo fa, che potrebbe tranquillamente essere una qualunque società contemporanea, visto che desideri, peccati, follie, amori e illusioni attraversano epoche e società in quanto insiti nella natura umana.

E' uno dei libri, dove più forte è il tema del Nichilismo, che caratterizzerà sempre l'opera di Dostoevskij.
La domanda che si pone il protagonista è semplice: come mai, io giovane e povero debbo condurre una vita miserabile per decine di anni, quando a pochi passi da me c'è una vecchia avida che sguazza nell'oro e che preso non saprà che farne di tutta la sua ricchezza? come posso io far cambiare questo stato di cose?
E' un quesito all'apparenza banale, ma che ha un infinità di risvolti morali che si fa fatica a uscirne fuori e trovare una risposta giusta.
All'inizio è facile giudicare questo giovane e le sue idee, ma man a mano che si prosegue nella lettura del capolavoro, incominciano ad emergere dubbi e domande nel lettore (o almeno questo è quello che è successo al sottoscritto).
Lo scrittore si diverte a non dare un punto di riferimento negli avvenimenti. Crea un thriller, un giallo fatto di personaggi oscuri, ambigui, sporchi e spesso cattivi.
Proprio qui che nasce una domanda cardine del nichilismo: nulla ha un senso, tutto è frutto del peccato e dell'avidità della cattiveria umana, e quindi se non c'è una morale chiara e limpida. diviene inutile cercare un senso alla realtà, appellarsi a un qualche convincimento religioso o legislativo. Ognuno è libero di operare come meglio crede, a suo piacimento.

Ci sono scene meravigliose: quelle nel tugurio dello studente, la scena con la vecchia strega, lo strano personaggio che segue il nostro protagonista per le strade brulicanti di persone della vecchia Pietroburgo o Leningrado come si preferisce.

L'apice della lettura, la si ha nelle pagine conclusive, con un finale, che permettetemi di dire è un qualcosa di talmente forte, unico, potente che a mio avviso è tra i più grandiosi e poetici dell'intera letteratura mondiale.

Leggere Delitto e Castigo, è qualcosa che va al di la delle pagine, del racconto: interpretare questo capolavoro è un qualcosa che può darci la possibilità di essere vicini a questi scrittori, eletti fra gli uomini.

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L'ultimo giorno di un condannato a morte
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    14 Settembre, 2019
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Per sempre adolescenza

E' una delle mie prime letture. Avevo circa venti anni e come il protagonista non potei che innamorarmi della meravigliosa sorella e della sua bellezza senza paragoni.
I protagonisti nascondendosi dal mondo esterno vogliono in una qualche maniera salvarsi dalla cattiveria e falsità che vi è fuori.
Il loro voler rinchiudersi in casa è anche una sorta di voler preservare per sempre la propria giovinezza e i proprio sogni dall'inesorabile fluire del tempo.
E' un libro lineare, semplice nella struttura della storia, non particolarmente lungo, ma molto complesso e ricco di significati per quanto riguarda i vari aspetti psicologici dei due protagonisti.
Il tema può essere disturbante, ambiguo, morboso. Ma poi ci si accorge che sono dei ragazzi che all'improvviso debbono affrontare la spietatezza della vita degli adulti.
L'ambientazione è claustrofobica, tenebrosa, negativa. I sentimenti sono palesemente condizionati dalla paura dell'ambiente circostante. Dal timore che la propria famiglia venga fatta a pezzi a causa del lutto.
E poi questa figura magnifica della sorella del protagonista. Come non poter essere attratti dalla bellezza conturbante di questa giovane, che viene cosi ben descritta, da quel volpone di McEwan, che mi ci gioco una Chinotto, sicuramente quando era giovane ed adolescente sarà stato follemente innamorato di una qualche giovincella che corrispondeva alle leggiadre fattezze di Julie la meravigliosa protagonista del romanzo, che con la sua bellezza è destinata a procurare gioia e dolore in tutti coloro che la osservano e la bramano.

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Le notti bianche
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    11 Settembre, 2019
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Fate un Monumento a questo Puro Genio

Quando penso a Resurrezione ho i brividi.
Ci sono così tanti passaggi, scene, immagini, discorsi potenti, assoluti, grandiosi che l'intera Opera è un inno alla bellezza e alla grandiosità della letteratura.
E' un libro di una tale, rara maestosità che mi viene pure difficile parlarne.
La scena del processo poi è un qualcosa di talmente sconvolgente, che spesse volte ho indugiato ad andare avanti.
Davanti a questo Principe vissuto nel bello, nell'effimero, nello sfruttamento delle altrui povertà all'improvviso gli si palesa tutta l'assurdità, la cattiveria e diciamolo francamente la dannosità della ricchezza che non permette più di vedere al di la del proprio godimento personale.
In un attimo la sua vita non ha più valore. Erompe nel suo petto la consapevolezza di essere un uomo perduto e di aver compromesso con la sua miserabile condotta, la vita di un altro essere.
Scene ripeto di una potenza devastante.
Come la marcia dei forzati sotto al sole.
Oppure l'incedere verso l'ignoto del protagonista per le regioni inesplorate dell'infinito, meraviglioso paese degli Zar.
Come scritto in altre occasioni, quando si apre un tomo scritto da Tolstoj, da Dostoevskij, Gogol, Checov, si entra nei meandri della mente umana.
Due elementi mi hanno sempre colpito e educato: la minuziosa descrizione dei luoghi in cui si svolge la narrazione, che fa si che davanti ai propri occhi si ha la Russia dell'epoca e soprattutto ci si trova per pura magia nella mente dei protagonisti, tant'è che essi appaiono come persone tangibili, presenti, che sono al nostro fianco durante la lettura.
"Resurrezione" posso dirlo senza paura di essere smentito lo si può tranquillamente avvicinare ad Anna Karenina e Guerra e pace.

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Il diavolo
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    11 Settembre, 2019
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Una Potenza pura.....attenzione a chi legge, potre

Lo dico senza retorica. E'un capolavoro potentissimo ed indigesto.
Potentissimo perchè in poche pagine svela tutta la falsità, l'ipocrisia e diciamolo pure la quasi totale mancanza di significato della vita presa nei suoi falsi "valori" familiari e amicali.
Io credo che per molti, soprattutto per chi ha famiglia, leggere tale pagine può essere da una parte distruttivo e indigesto, mentre dall'altra può presentare l'esistenza da un punto di vista magari non ancora esplorato.
E' un lento scivolare nella disperazione del protagonista, capo famiglia di una agiata normale famiglia russa, che potrebbe anche essere di qualunque altra società.
Va tutto bene, la prole cresce bene nell'agiatezza, la consorte sta bene, la servitù anche.
Ma cosa accade se il fato rema contro? se un banale incidente compromette la salute di uno dei familiari? semplicemente ci si scontra con l'ipocrisia, la cattiveria, l'indifferenza, il cinismo e tutta l'insensatezza del così detto "focolare domestico".
Un qualcosa di meraviglioso è la genialità di questo Illuminato scrittore russo, che ci porta nei meandri della disperazione del protagonista. Ci fa vivere in prima persona tutta le sue riflessioni, i suoi sentimenti, il suo grido di angoscia, il suo sguardo allucinato che vede in fondo a un abisso il vero volto della realtà. Che non è quello ipocrita, finto, costruito sul nulla, dove tutti si vogliono bene e si rispettano (appunto perchè la vita sorride loro sia economicamente ma anche di salute. Quello che egli vede in fondo al tunnel invece è il vero volto della vita, che si palesa quando le cose non vanno più bene, quando subentra la malattia, gli affari sprofondano e finalmente si palesano i veri fasulli "sentimenti" di chi dovrebbe starti accanto essendo un familiare stretto.
Che meraviglia, mie cari, scorrere le pagine di questo compendio di psicologia e vedere cosà la vita ha in riserbo per noi, se ci ammaliamo, se diventiamo un peso per gli altri, se perdiamo i denari, se invecchiamo.
Un giorno ero ospite in una casa di cura. In lontananza seduto sotto a un albero ho visto un vecchietto solo soletto su una sedia a rotelle.
Mi sono avvicinato e gli ho chiesto come stava, mi ha risposto: giovane goditi la vita e fai finta di nulla riguardo i tuoi rapporti con gli altri. Godi fin quando sei giovane, in salute e magari con qualche risorsa in tasca. Poi appena sopraggiungerà una malattia o un impedimento finalmente vedrai di che pasta è fatta la cosi detta umanità, chi sono i tuoi familiari e allora potrai anche te riflettere solo, per sempre solo, in un giardino fin quando la morte non sopraggiungerà a liberarci di tutto".
E' un libro meraviglioso, siamo sulle vette di "Resurrezione", con la fondamentale differenza, che in "Resurrezione" c'è un riscatto, in questo capolavoro si finisce nell'abisso senza possibilità di risalita.
MERAVIGLIOSO

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Resurrezione

Il Cappotto
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    02 Settembre, 2019
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un porno-horror

Confesso, a un certo punto mi sembrava di leggere il copione di qualche film porno degli anni 70, con quei dialoghi surreali e volutamente sospesi tra l'osceno e il divertito.
E' accaduto a metà libro, quando il Male si era completamente impossessato della bimba e la faceva blaterare come una vecchia bagascia di lungo corso. A quel punto il libro a perso ai miei occhi tutto il suo valore e da allora ho proseguito la lettura senza sussulti, ma in mezzo a diversi sorrisi.
E' strano che un opera, definita da molti tra le più paurose mai scritte, mi abbia indotto a ridere, però come non si può cadere nella comicità quando c'è da parte dell'autore la voglia di far scandalizzare il lettore, come quando la giovincella utilizza in una maniera non appropriata il crocefisso o tutte le scurrilità vomitate in faccia ai due esercisti.
Poi per non parlare della figura della madre della ragazzina. La grande attirice. Una figura veramente odiosa ed antipatica nella sua incapacità di vedere come stanno realmente le cose ed il suo voler sedurre il povero prete.
Quello che invece ho trovato grandioso e di una bellezza sublime è la descrizione dei luoghi in cui si svolgono i fatti.
Dalla casa infestata fatta di mattoni scuri, al meraviglioso campus univeristario, per finire alle abitazioni dei prelati. Per non parlare poi della minuziosa narrazione delle strade della Georgetown, un distretto molto caratteristico di Washington DC.
Il libro era partito bene con il ritrovamento della statuetta demoniaca, poi mi aveva dato abbastanza brividi con la descrizione dei rumori improvvisi per la casa, ma appena il diavolo si manifesta e invade ogni cosa e appunto si de-cade nello scurrile e nel porno, diventa troppo spassoso continuare a leggere le fantasiose e uniche parole di questa bimba che sembra una via di mezzo tra un camionista arrabbiato nero perchè gli hanno fatto fuori il carico e una buona donna di vecchio stampo.

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    02 Settembre, 2019
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Due cuori spezzati

Una delle scene che mi fanno più sognare è quando i due amanti, dopo mille vicende, si ritrovano in una casetta sperduta dentro a un boschetto e in cui vivranno gli ultimi istanti felici della loro esistenza, prima che la vita li riporti alla triste realtà.
In questa parte centrale del romanzo, lo scrittore finalmente libera tutta la propria arte e crea un quadro idilliaco, descritto in ogni minimo particolare (una menzione speciale va al bucato e ai profumi che diffonde nell'aria dando alla scena un idea di pulizia e di tranquillità assoluta.....lo so par strano esaltare una scena in cui si lavano dei vestiti, ma in quel dato contesto dove fino a poco prima c'erano caos e sporcizia ovunque, in questa scena invece si ricrea un immagine finalmente in cui le persone tornano a uno stato umano).
Il libro ha avuto fortune contrastanti nel corso dei decenni, è stato per molto tempo messo al bando in Russia.
La lettura è abbastanza scorrevole e non sempre l'artista riesce a tenere alta l'attenzione di chi legge, ma oltre alla suddetta scena c'è ne sono altre, con anche lo sfondo della guerra che sono vivide e potenti, come la scena del soldato torturato ma lasciato in vita come monito.
La guerra fa da sfondo a questa controversa storia tra due anime tormentate che si perderanno e poi ritroveranno in un crescendo di amore e terrore.
E' un libro che non lascia indifferenti, poichè la grande capacità di Pasternak è quella di riuscire a calarci completamente nelle vicende narrate, di farci provare il sapore amaro di stare in prima linea contro il nemico.
Si hanno infinite rappresentazioni teatrali e cinematografiche di questo capolavoro senza tempo, ma difficilmente si può mettere in scena e rappresentare la grandiosità della mano dello scrittore russo, che ha fatto della guerra un quadro vivido e atroce e in mezzo al delirio delle armi è riuscito a creare un momento di poesia e di felicità che sono una speranza per chi vuol credere che comunque e malgrado tutto, c'è sempre un po di bellezza che ci salverà.

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Guerra e pace
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    01 Settembre, 2019
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L-O-L-I-T-A

Qui si è al cospetto di un vero capolavoro. Un libro per certi versi "maledetto" che per decenni è stato bandito e quasi messo al rogo dalla morale pubblica russa e di gran parte del mondo.
Un "amore" destinato solamente alla distruzione di due esseri. Con uno dei due, il maturo, che sa bene che tutto ciò porterà alla propria distruzione.
Non nascondo che il libro in molte parti, può apparire un poco "buffo", che faccia sorridere. Come per esempio tutte le frasi dispregiative che il protagonista rivolge alla madre-matrona della piccola Lo, la cui unica colpa è di essere una donna matura, una piacente donna sopra i trenta anni, che per forza di cose non può reggere il confronto con una ragazzina in età adolescenziale.
E' talmente grandioso questo libro, che forse è l'unico in cui il grande Kubrik non è riuscito a renderne il valore assoluto nella trasposizione cinematografica (come invece gli era riuscito benissimo in Full Metal Jacket e Shining).
Trattando un tema molto delicato e complicato è la classica opera che la si ama o la si odia e suscita repulsione.
Io ho trovato che la caratterizzazione del vecchio Humbert sia qualcosa di magistrale. Il suo lento e inesorabile sprofondare nella disperazione e poi nella follia sia un qualcosa di unico, che lo si può solo paragonare alle descrizioni psicologiche dei classici russi.
E' uno di quei libri che hanno disegnato, plasmato, esasperato l'opinione pubblica.
La "ninfetta" (termine oramai entrato nell'uso quotidiano) è portatrice di una bellezza senza eguali, ma anche di pari distruzione e dolore, per chi ne resta ammaliato.
Il maturo signore, invece di fuggire alla vista della preda, ne rimane in estasi e da questo momento inizierà la spirale verso gli abissi del dolore per lui e tutti coloro che gli gravitano attorno.
Se c'è una cosa che colpisce in maniera diretta, come un cazzotto dato un peso massimo è la totale devota, folle, inesorabile, piena devozione che il protagonista ha verso la pura anima della fanciulla.
Dal momento in cui la vede la prima volta, per lui non esiste più null'altro, non ha più altro obiettivo, aspirazione di vita, se non starle vicino.
Nella psicologia è ricorrente il tema della predisposizione degli esseri umani, in un determinato momento della propria esistenza, a intraprendere un cammino verso la propria distruzione.
Questo cammino può iniziarsi con l'amore impossibile verso una persona, con il vizio del gioco, del bere, della lussuria, con la fiducia incondizionata verso un altro essere, con lo sperpero dei denari......per H. Humbert il suo precipizio reca le fattezze eteree di una leggiadra ragazzina soprannominata: L-O-L-I-T-A e che una volta pronunciato questo nome, non si ha più scampo.

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Nanà
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    29 Agosto, 2019
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il FINALE

Il finale di Notre Dame de Paris, è a mio avviso il più grandioso e magico di tutta la letteratura mondiale.
Può essere avvicinato solo, dal finale di "Cent'anni di solitudine" e "Delitto e castigo".
In quelle ultime righe si palesa la genialità dell'autore e non c'è volta che un brivido mi attraversi quando ripenso a questi finali di questi tre libri meravigliosi.
Naturalmente il finale, se letto così è difficile possa suscitare un minimo entusiasmo, vi si deve giungere leggendo attentamente le opere.
Un altro elemento centrale e incredibile di questa opera di Hugo è la minuziosa, capillare, grandiosa descrizione della Parigi che fù, prima che il Tempo, il fuoco e l'uomo la rimodellassero completamente nell'arco di circa due secoli. Però ogni volta che si sfoglia una pagina, si materializza nella mia mente in maniera sorprendente e unica la bellezza di questa città.
Se c'è un artista dell'arte urbana, un amante dell'architettura, questo è Victor Hugo. Spesso mi ha dato la sensazione di preferire la descrizione di vie, piazze e boulevar, piuttosto che caratterizzare i vari personaggi di questa opera.
Forse perchè la grande città si determina in maniera eclatante sulle vicende e le vite dei vari personaggi, che ne sono come soggiogati.
E' forse il romanzo più conosciuto, rappresentato, musicato della storia umana.
Infinite rappresentazioni teatrali, trasposizioni cinematografiche, citazioni in altre opere, le figure del gobbo e della sua amata Esmeralda praticamente le si incontrano un po ovunque nei romanzi odierni, nella fantasia di grandi e piccoli.
Ci sono pagine memorabili in questa opera, scene vivide e crude. Grandi slanci d'amore.
La lettura è abbastanza facile, senza troppi intrecci o colpi di scena.
E' una sinfonia di parole che porteranno infine al meraviglioso esaltante finale, che è un inno alla potenza del vero amore.

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Profumo
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    29 Agosto, 2019
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cosa si diramerà dalle nebbie della Laguna?

Dopo venti anni torno a venezia, solo, e vago per le calli e i canali. E' il tramonto e stranamente non ho nessuno intorno. Mi siedo sotto i portici a San Marco e osservo poco distanti le gondole e i colori del mare al crepuscolo. E come per miracolo ho davanti il capolavoro di Mann.
Forse la solitudine del protagonista si è trasmessa in me che vagavo senza meta e compagnia per questa magica città. o forse il libro ha una potenza narrativa che si trasmette al'improvviso nel lettore quando poi si trova per i luoghi in cui si dirama la vicenda.
La trama del racconto è ambigua e anche delicata. Un po come la "Lolita" di Nabukov, c'è sempre il rischio di suscitare le ire altrui quando si toccano certi argomenti.
Il protagonista, minato nel corpo e nella mente decide di regalarsi un inaspettato momento di gioia e bellezza.
Oramai quando l'uomo non ha più nulla da perdere o chiedere alla vita, si lascia andare a desideri magari repressi da sempre, a follie impensabili.
L'autore riesce, in maniera sublime, a far collimare perfettamente l'evolversi della vicenda e i suoi protagonisti, con l'aria pestilenziale e allucinata della Venezia di un epoca ormai remota.
Mann riesce a far convergere la bellezza dei luoghi con la bellezza dei personaggi.
Egli però ci indica anche l'altra faccia della medaglia. E cioè che dove c'è beltà si annida anche il germe della distruzione, del decadimento.
All'amore per un qualcosa di irraggiungibile, corrisponde sofferenza, follia, morte.
Ma questo cammino verso la distruzione, viene interpretato anche come un qualcosa che può portare godimento e in alcuni frangenti estasi.
E' un piccolo capolavoro, che si legge facilmente e ancora più facilmente magari lo si ritrova, magicamente, mentre si cammina tra i colori tremolanti e unici delle calli veneziane.

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    27 Agosto, 2019
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Capolavoro minore

La domanda è: come mai il principe Myskin è un idiota?
Presto detto: professa l'amore. Ma non è l'amore classico, dove c'è comunque una sottaciuta richiesta di scambio di sentimenti, come per esempio in una coppia.
L'amore che professa il protagonista è un amore univoco, spesso un amore non corrisposto e soprattutto un amore senza speranza.
All'amore poi egli unisce un altra parola ai più dimenticati o mai conosciuta: la pietà.
Quindi rispondendo alla domanda iniziale, non solo è idiota perchè professa l'amore tra gli uomini, ma è anche doppiamente idiota perchè ha pietà verso gli altri, verso chi lo dileggia.
E' facile magari ricollegare le vicende e le imprese di questo eroe russo alla figura del Cristo, eppure io vedo in questo libro un messaggio, non così lineare, così scontato.
E' vero che la figura di Myskin è una figura unica e quasi impossibile da trovare in una realtà normale, ma è anche vero, che spesso il suo essere "vittima" potrebbe nascondere anche dei risvolti un po ambigui.....mi spiego meglio: è vero che ovunque nel libro c'è questa contrapposizione fra questo eroe puro e semplice contro una serie di personaggi oscuri, malefici e spesso ripugnanti, ma se si legge tra le righe, si può vedere come il Myskin spesso provochi ed esasperi le persone che vengono con lui in contatto.
E' come se egli abbia una forza per calamitare le altrui debolezze e riesca poi ad esaltare la propria figura di casto e puro.
In Dostoevskij c'è ne sono tanti di eroi e anti eroi, di figure ambivalenti, oscure, ambigue, che racchiudono in se poli opposti di comportamenti. Che spesso non sono ciò che sembrano. E' difficile individuare un personaggio dell'autore che sia completamente colpevole o innocente,
A differenza di Tolstoj dove le domande hanno spesso una risposta, in Fedor Dostoevskij invece solitamente anche alla fine di un libro, si rimane spesso con qualche domanda senza risposta. Ci si chiede se un dato personaggio abbia agito nel bene o se un altro abbia commesso un qualche peccato.
Ritengo questo libro, un capolavoro minore, rispetto ad esempio a "Delitto e castigo" poichè manca spesso l'originalità della storia, il suo mistero. Lo stesso principe Miskyn è una figura un pò piatta, passiva, certe volte anche irritante. C'è una certa prevedibilità nei suoi comportamenti rinunciatari.
Come "i Demoni" anche questo tomo mi ha lasciato un senso di incompiutezza, di ripetitività, di mancanza di intreccio della storia.
Quindi alla fine la mia risposta alla domanda è: si è vero è un idiota, perchè non si lascia corrompere dal mondo circostante, dalla malvagità e meschinità che lo circondano. Ma allo stesso tempo la mia domanda diviene: ma non è che allora i veri idioti sono tutti quelli che egli ha attorno?

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    25 Agosto, 2019
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Gioco fatale

Era un estate torrida di circa tre secoli fa. Ero sedicenne e stavo in Puglia con altri giovani ragazzi, in una specie di campeggio. I ricordi sono sbiaditi, ma non posso dimenticare quando una ragazza, mi fece dono del mio primo libro, non legato a quelli scolastici.
Fu l'esordio della mia passione per la lettura, che ha inevitabilmente condizionato ed indirizzato la mia vita fino ad ora.
La giovane, mi regalò questo "lupo della steppa", titolo profetico che poi negli anni a seguire è stato un po come rispecchiare il mio incedere nel mondo. Non dico che sono un vero e proprio lupo come il protagonista, però mio malgrado mi sento anche io un po un tipo solitario, che ama il proprio spazio e che ha perso la retta via per qualche donna.
Scusate il divagare, ma ogni volta che penso a questo romanzo, non posso che rievocare questi momenti. E' come quando si sente una canzone, magari dimenticata da anni, ma poi bastano due note e all'improvviso rivedi una parte della tua vita che pensavi fosse ormai perduta nel tempo.
A mio avviso è il miglior libro di Hesse, che abbandona i toni gioiosi, fantasiosi e spesso stucchevoli di SIddharta, per immergere il lettore nell'ambivalenza del pensiero umano, mosso da istinti di sopravvivenza e da istinti completamente irrazionali.
Nella vicenda di questo lupo che vive quasi isolato, irrompe, come fulmine la bellezza di una giovane e letale ragazza, che da una parte risveglia le passioni del povero protagonista, dall'altra lo porterà a un allucinato delirio.
La scena della festa, delle maschere è meravigliosa. Si possono sentire le note, i corpi sudati ondeggiare nelle sale, si percepisce la bellezza mortifera della ragazza e soprattutto si percepisce il primo bagliore di delirio che travolgerà, l'anima sopita del nostro eroe.
Il lupo della steppa, indaga sulle conseguenze, spesso tragiche che possono avere il desiderio, la lussuria, la paura della solitudine quando convergono in un anima già provata dalla spietatezza della vita.
Cosa c'è di più tremendo, nel provare solitudine, poi all'improvviso come per magia essere nuovamente in compagnia di un anima che ci capisce, che ci conforta e che ci fa dono del proprio magnifico corpo. E poi come nel più beffardo dei giochi, quando si pensa che finalmente si è davanti a un alba, ecco che scorgiamo in lontananza i segni nefasti del sopraggiungere di una nuova disperazione, che qualcuno vuol portarci via la tanto agognata felicità che abbiamo disperatamente agognato.

Vorrei finire con un pensiero verso quella bella e giovane ragazza che mi fece questo dono quando ero così giovane e sprovveduto. Ormai siamo perduti in questi mondo, forse non ci incontreremo più, ma sappi che mi hai fatto uno dei regali più preziosi che abbia mai ricevuto. Mi hai donato l'amore per i libri, per l'arte e quindi mi hai aiutato a sopravvivere all'oblio che verrà ed è per questo che te ne sarò per sempre grato.

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    25 Agosto, 2019
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Compendio di psicologia umana

Mi è stato regalato anni fa da un amico di mio padre. Uno dei regali più belli e fondamentali della mia vita.
Se c'è un libro che ha indirizzato, condizionato tante mie azioni e riflessioni e questo capolavoro (spesso dimenticato) del genio francese.
Ogni volta che lo leggo, provo un godimento quasi fisico.
Apri e sfogli le pagine e in un attimo sei nella testa, nella psicologia dei vari personaggi.
Scene magnifiche, come per esempio la cena da nababbi organizzata dalla povera Gervaise che ha già in se l'anticipazione della rovina fisica e morale a cui andranno incontro i miserabili a cui vi partecipano.
Veramente credo sia una delle opera migliori per poter essere completamente nelle mente dei vari protagonisti.
Fa quasi spavento come questo scrittore riesca a rendere così viva e percettibile al lettore, la trama dei pensieri e delle azioni di questa incredibile umanità.
Il libro rientra in un filone abbastanza ampio di una serie di libri che hanno tutti un filo logico e temporale conduttore, come "Nanà" "La bestia umana" "Germinal", ma francamente credo che il vero capolavoro sia questo "Assomoir", gli altri mi hanno fortemente deluso e non si avvicinano neanche minimante alla grandiosità di questo libro.
E poi vogliamo parlare di Parigi. Ogni pagina è un dipinto alla città meravigliosa......qui tra le righe la si può avere davanti, i vicoli, i boulevards, i quartieri malfamati.
Nella vicenda tragica narrata dal libro, si può scorgere, o almeno io ho intravisto, la vicenda umana di gran parte dell'umanità, il suo inevitabile destino quando non si riesce a porre un freno alle proprie debolezze, alle proprie meschinità e soprattutto quando si vive la vita al di la delle proprie possibilità, dando fiducia incondizionata al genere umano, al proprio partner, ai propri figli senza riuscire a percepire il baratro che si sta aprendo sotto ai nostri piedi.
Certo è facile leggere un libro e giudicare i personaggi e magari berci sopra un bicchiere di vino e brindare alla propria esistenza tranquilla e beata, il problema di fondo è che proprio quando siamo sicuri di una cosa, può subentrare un fattore esterno, una casualità che può far sprofondare le nostre certezze, un po come la vita della protagonista, che aveva così tanta fiducia in se stessa e nel genere umano che alla fine.......ma scusate la fine non ve la posso narrare.......vi posso dire che questo libro è una pietra miliare tra i classici.

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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    23 Agosto, 2019
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Monumento al Genio umano

Nella mia classifica personale, questa Opera ha la posizione numero 1.
Supera di gran lunga ogni altro libro letto, riguardo alla grandiosità dei contenuti e dello stile.
Vi sono narrate le tragiche vicende di questi tre fratelli, più uno acquisito e il loro destino legato all'ambigua figura del padre. Ma allo stesso tempo è un opera globale che va minuziosamente a scandagliare l'animo umano e le complesse vicende che si diramano in seno a una famiglia qualunque, di un ceto sociale qualunque,
E' l'opera testamento del Grande Russo Dostoevskij, che di diritto può essere annoverato tra i grandi Genii dell'umanità, al pari di Tolstoj, Checov, Gogol. Ma Dostoevskij, se mi posso permettere, è un gradino avanti se lo si analizza da un punto di vista prettamente psicologico e soprattutto da un punto di vista dei quesiti fondamentali umani: cosa ci facciamo qui? cosa saremo dopo? fino a dopo posso spingere il mio libero arbitrio? cos'è il male e il bene? esiste un Dio onnipotente? il dolore è così ineluttabile?
Il libro è enorme, verboso, ricco di descrizioni che spesso superano i dialoghi.
Il capitolo del "grande inquisitore" è quasi un opera a parte del libro, tant'è che è stato pure pubblicato da solo, estrapolato dall'opera.
In questo capitolo forse la penna dello scrittore, tocca l'apice della sua grandezza. Il Cristo davanti ai suoi carnefici si fa umano per poi tornare divinità abbandonando gli uomini al loro inevitabile destino e alla loro fallibilità.
In alcune parti si fa fatica a sfogliare le pagine, ad andare avanti, in altre mi sono sentito quasi esaltato, completamente avvolto dalla vicenda, nella mente dei protagonisti.
E' una lettura che va affrontata con il giusto spirito, a mio avviso non la si può iniziare e poi interrompere, va letta minuziosamente e tra le righe si deve cercare un significato, se un significato le si può dare.
I temi sono tanti, le parole sono macigni, i dialoghi sono perle di grandiosità.
Mi è capito spesso durante la lettura di questo capolavoro, di fermarmi un attimo e riflettere su quanto sarebbe meraviglioso una sera essere seduti a un tavolo, in mezzo a un buona cena, un bicchiere di vino rosso e poter discutere con gli altri ospiti di argomenti siffatto profondi e unici, invece di perdersi in sconclusionate discussioni di polita, calcio, musica e cose fatue.
Ecco è proprio questa una delle chiavi di lettura che ho visto in quest'opera: cercare di non rendere vano il nostro tempo, riflettere e confrontarci con gli altri riguardo i veri significati della nostra esistenza, porsi delle domande, immedesimarsi nel prossimo, chiedersi se ciò che facciamo quotidianamente ci porta alla felicità, se è giusto farlo......
Io ho letto tutti i russi, tutti i loro libri, racconti, romanzi, poesie, ma ancora non ho trovato la risposta e forse non la troverò mai riguardo al perchè delle cose.....quello che vi ho scorto però tra le pagine di questi eletti è tanta bellezza.

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Delitto e castigo.
Anna Karenina.
La morte a Venezia.
Il lupo della steppa.
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    14 Agosto, 2019
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Monumentale Hugo

Quando ci si appresta a un opera del Genio francese, si deve comunque avere un certo coraggio e una certa pazienza, poichè solitamente i suoi libri sono delle opere monumentali che spesse volte non hanno nel ritmo e nella fluidità della scrittura una prerogativa principale.
Però debbo dire che la lettura di questa opera mi ha colpito sin dalla prima pagina, a differenza di altri suoi li bri.
Non c'è respiro per il lettore, ci sono pagine e pagine di minuziose descrizioni della psicologia dei personaggi e degli ambienti dove ha luogo la storia.
Spesso ci si ritrova frastornati da questo mare infinito di parole e descrizioni, che sembra di essere catapultati nell'opera stessa, nella vicenda dei personaggi e nelle loro tragedie quotidiane, poichè di una tragedia stiamo parlando.
Una cosa che purtroppo mi ha colpito negativamente e che l'autore bene o male sin dalle prime battute ci vuol far intendere che se avremo il coraggio di leggere tutto il tomo, dobbiamo ben sapere che per giungere all'inevitabile epilogo, saremo proiettati in un viaggio tortuoso e faticoso, dove inganno, morte, povertà e disperazione saranno i nostri compagni di viaggio.
Hugo ha una caratteristica ben precisa: non lascia respiro al suo lettore. E' un "chirurgo" dell'anima, un artigiano minuzioso nel costruire la sua opera.
Come Dostoevskij, scava nell'animo (spesso oscuro) umano e ne estrapola i vari aspetti e debolezze e poi le da in pasto ai suoi appassionati lettori.
Ama il sottosuolo, il sotto mondo dei poveri e diseredati, dei reietti e dei senza speranza.
Prostitute, saltimbanchi, clown, preti, reietti, picari, venditori di nulla, ciarlatani.
In questo romanzo poi da il meglio di se stesso (anche di più che nei Miserabili), mettendo a nudo le debolezze e le perversioni di tutta un epoca che solo di facciata appariva ricca e feconda, ma aveva in se il germe della sua distruzione e dissoluzione.
L'uomo che ride è la maschera di una vita sacrificata all'amore per un altro leggiadro essere che ha delle meravigliose fattezze di ragazza, una farfalla destinata a bruciare le proprie ali avendo volato troppo vicino al fuoco della passione.

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L'assomoir
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