Opinione scritta da sonia fascendini
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Pericoli dal web
Torna Jack McEvoy, il giornalista di Los Angeles diventato noto grazie al suo coinvolgimento nella cattura del Poeta: un serial killer che lo ha preso di mira. Dopo che la parabola della sua carriera ha iniziato a precipitare verso il basso è arrivato anche lo schiaffo definitivo. Vittima del taglio del personale gli viene comunicato che entro due settimane dovrà lasciare il suo posto. Ma non solo: gli viene affidato il compito di istruire chi lo sostituirà. In questo clima fatto da un lato di voglia di lasciare un segno che lo renderà indimenticabile nel settore del giornalismo e dall'altra di andarsene e cambiare vita, si imbatte nella storia con la S maiuscola. Parte così una caccia che dapprima sembra sbilanciata a favore del cattivo e che poi prende strade diverse.
Trovo che questo non sia il migliore dei romanzi di Connelly, è comunque ben scritto, lineare, con una sua logica e anche una gradevole compagnia. Mi sembra però che l'autore si sia lasciato un po' prendere la mano scegliendo soluzioni di effetto, ma non molto credibili e logiche. Un difetto che perdono ad altri autori, ma che fatico a far passare a uno scrittore che so capace di molto di meglio.
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Trama debole
Anche in questo come in altri casi premetto subito ch3 questo di fatto non è un giallo. Si tratta della storia di una persona. in questo caso Barbara Havers, che essendo un investigatore fa il proprio lavoro e investiga. In questo caso al centro delle indagini sono il suo vicino di casa e la figlia. Quest'ultima viene dapprima sottratta al padre dalla madre che la porta in Italia. In seguito viene davvero rapita. Barbara violando tutti i divieti che le arrivano dai suoi superiori si getta anima e corpo nelle indagini, mettendo in pericolo la sua carriera.
Il nodo di scrivere di questa scrittrice continua a piacermi: avvolgente e rassicurante, mai sopra le righe. La trama invece mi sembra un po' debole e troppo contorta.
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Un po' esagerato
Romanzo gradevole, con una storia iniziale che intriga e che fa venire bolgia di continuare a leggerlo. Sono strane le cose che succedono ad Alice e la voglia di saperne il motivo è tanta. In effetti le risposte arrivano e in mezzo c'è un omicidio di cui è accusata Alice, e come non potrebbe essere diversamente visto che la storia che racconta alla polizia è tutt'altro che credibile. Ci sono poi vicende sgradevoli di famiglia che vengono tirate in ballo dopo anni, c'è una ragazza scomparsa e molto altro. In effetti tutto alla fine ci viene spiegato, ma a me la spiegazione non è piaciuta troppo:. Un classico caso in cui nessuno è quello che sembra di essere: una vita dove attorno alla protagonista tutti mentono e in particolare lo fanno quelli che lei ritiene siano le colonne a cui appoggiarsi. Una soluzione spesso usata e che ho a volte apprezzato, ma in questo caso mi sembra che l'autrice abbia un po' calcato la mano.
Lo stile di scrittura invece mi piace: chiaro, lineare, senza troppe divagazioni, ma con tutti i particolari che servono forniti al momento giusto, lasciando spazio anche al lettore di fare le proprie riflessioni e trarre le proprie conclusioni.
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Una sorpresa
Ho scelto questo libro per errore: pensavo che Lee Child scrivesse gialli. I romanzi di azione, invece non mi piacciono un granché, ma ho apprezzato questo. Certo ci sono gli inseguimenti, il buono capace con qualsiasi cosa abbia a disposizione di neutralizzare energumeni armati di tutto punto. Ci sono i complotti a livello internazionale, nessuno è quello che sembra e meno ancora quello che dice. Dietro tutto questo però c'è uno stile di scrittura fluente e gradevole, descrizioni accurate di e personaggi e di luoghi, spiegazioni che almeno a una che ne capisce poco sembrano attendibili. La storia si svolge perlopiù a Londra con Jack Reacher: un militare in pensione già noto ai fedelissimi di Child chiamato dal governo dei Stati Uniti per catturare un potenziale killer che vorrebbe colpire i partecipanti al G8, salvo poi scoprire di essere usato come esca per stanare il cecchino. Finale piuttosto scontato, visto il genere, ma nel complesso buona struttura.
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Una conferma
Spesso gli autori seriali, dopo un certo numero di episodi si stancano e iniziano a scrivere banalità cose scontate, oppure vanno verso il surreale nel tentativo di offrire sempre qualcosa di nuovo al lettore. Connelly, invece di aver un solo protagonisti, che si ripete ogni volta, ha scelto di avere alcuni personaggi forti, molto diversi tra loro, che spesso si incrociano, a volte collaborano, ma che sono capacissimi di reagire tutto un romanzo senza problemi. Forse è questo che permette a Connelly, di continuare a sfornare libri di qualità, scritti con cura e precisione, gradevoli fino all'ultima pagina. Questa storia ha come protagonista l'avvocato Haller e , ma solo ai margini il fratellastro Bosch. E' uno storia di corruzione, intrighi, indagini serrate e schermaglie legali: dove l'avvocato passa dall'altra parte della barricata, finisce in prigione e diventa vittima e difensore allo stesso tempo. Una storia già sentita? Sì, molte volte ma non con la capacità di coinvolgere e di intrigare di Connelly.
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Strategie
Parto subito col dire che secondo me questo romanzo è sbilanciato. L'autrice parte con parecchie decine di pagine di una noia insostenibile. Se potevano essere divertenti le divagazioni sulla dubbia scelta della padrona di casa di riproporre uva spina in tutte le salse ai suoi ospiti per qualche pagina, in seguito sono diventate decisamente indigeste. Quando poi, mi ero convinta a non finire il romanzo, ecco che all'improvviso prende slancio e succedono delle cose, quasi fosse un altro libro diventa interessante, incuriosisce e i personaggi cominciano a sgomitare per accaparrarsi l'attenzione del lettore. E poi di nuovo giù nel pozzo della noia e via a domandarsi: ma questo libro non finisce più? E a un certo punto :s ma così di punto in bianco, senza prima avvertire lasciando ancora un certo appetito.
La storia è quella di un salotto dove si riunisce tutta la Londra bene: uno di quelli dove tutti vorrebbero entrare. Proprio qui dove nessuno oserebbe sollevare qualsiasi sospetto si nasconde un terribile scandalo, che viene alla luce a causa di una imprudenza, ma che vien subito sfruttato come opportunità per fare soldi dalla parte lesa. E' una storia che si basa sull'ipocrisia, sull'abilità di nascondere la polvere sotto al tappeto, salvo poi farsi bello vanando lo splendore del resto del pavimento. Romanzo nel complesso leggibile, anche se avrei tagliato alcune parti che sembra servano solo a fare volume.
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Il delitto che non ti aspetti
La produttrice di un programma televisivo che si occupa di delitti irrisolti viene contattata dalla madre, della suo malgrado diventata famosa sposa fuggitiva. Bella, ricca, affermata nel lavoro, guarita da un cancro, e con un fidanzato altrettanto bello : la storia è perfetta. Forse è veramente fuggita, o l'ha uccisa il fidanzato per accedere alla cospicua eredità che gli ha lascito, o un'amica, o un buffo fotografo presene al matrimonio? Mentre le riprese dello show vanno avanti proseguono anche le indagini, che portano alla scoperto di quello che è veramente successo.
Un romanzo, soprattutto all'inizio un po' debolino, ma comunque nel complesso si lascia leggere, è una compagnai gradevole senza pretese, ma senza neppure essere fastidioso.
Il giorno della marmotta?
Questa volta Musso si ispira a quel filone di racconti dove il protagonista rivive all'infinito la sessa giornata fino a quando il destino non si ritenga soddisfatto dei cambiamenti che ha fatto nella sua vita. Naturalmente da questo attore non ci dovevamo aspettare una storia così banale. I risvegli ci sono, lo stesso giorno anche, ma in realtà non tutto è così semplice: c'è di messo la perdita di memori persa alcune ore, che poi si riveleranno essere fondamentali. Ottimo romanzo con tutto quello ci vuole: suspance, personaggi interessanti, una storia scritta bene e un finale del tutto inaspettato.
Una famiglia che ha vissuto la storia
Direi che questo libro ha un fascino piuttosto sottile. Più interessante che coinvolgente, mi viene da dire. Indubbiamente non si può rimanere colpiti da una famiglia che vede tra i suoi antenati persone che si sono date del tu con le più brillanti menti a cavallo tra fine ottocento e la prima metà del secolo successivo. Trovo però che la scelta forse l'autore avrebbe dovuto fare una scelta precisa e decidere se questo doveva essere un romanzo, rendendolo più leggero e fruibile, oppure farne un saggio storico con tutto quello che ne consegue in termini di citazioni di fonti storiche e di documenti d'archivio. L'opzione via di mezzo, devo dire che a me non è piaciuta molto, anche se la trama è lineare e ben congeniata.
L'autore prendendo spunto da una collezione di Netsuke: statuine giapponesi fatte di vari materiali tra cui il legno,, avorio e ambra, che devono la loro particolarità alle piccole dimensioni e ciò nonostante alla precisione dei dettagli. Seguendo gli spostamenti che la collezione ha fatto in giro per il mondo seguendo chi ne è stato di volta in volta il proprietario Waal ci racconta la storia della su famiglia. Una ricca famiglia di banchieri ebrei, affascianti dall'arte, dediti al lusso e all'opulenza, fino a scontrarsi con il nazismo, e uscirne non indenni, ma comunque ancora quasi tutti vivi, se pur sparpagliati ai quattro capi del mondo.
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Favola triste
E se Gesù bambino sparisse da tuti i presepi? Lo immagina Mauro Corona, il poeta burbero di montagna, che devo dire mi piace di più in questa veste che in quella, di opinionista televisivo. Mi è piaciuta, ma con moderazione questa fiaba, dove si immagina di togliere il bambinello da ogni presepe del mondo, per far capire agli uomini quello che stanno diventando in termini di crudeltà ignoranza e indifferenza. Ho trovato in questo racconto una buona dose di retorica, forse un tentativo di cavalcare un onda che gli faccia scalare le classifiche di vendita? Non lo so, comunque lo stile mi è piaciuto: schietto, fresco e pungente. Credo che darò un'altra possibilità a questo scrittore, che mi auguro, nonostante le tentazioni della notorietà televisiva, almeno nello scrivere sia rimasto un montanaro.
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Troppo breve
L'ho appena finito e già aspetto il prossimo. eppure si tratta di un librone da oltre mille pagine, che devo dire, in un primo momento mi ha un po' spaventato: pensavo di finirlo l'anno prossimo. e invece no la fiducia che ho dato all'autrice dopo avere letto i precedenti volumi della serie è stata ampiamente ripagata. Ogni singola pagina aveva la sua ragione di esistere, sia quelle che riguardano le indagini vere e proprie sia quelle in cui ci insinuiamo nella vita privata di Robin e Cormoran. Del resto sono diventati degli amici, o dei vicini di casa e le loro questioni personali sono diventate uno degli ingredienti essenziali di questa serie di romanzi. Così come lo è diventata la loro relazione: sempre in bilico tra amicizia e amore, indecisa sulla strada definitiva da prendere e timorosa di rovinare il legame che si sono creati. Vorrei dare qualche anticipazione sulle indagini, ma sono troppo complesse, tra l'altro riguardano un caso di quarant'anni prima, per essere riassunte in modo efficace. Sono comunque curate nei dettagli: niente è lasciato al caso, le coincidenze di cui spesso abusano i giallisti in questo caso sono ridotte al minimo. Ogni dettaglio o informazione nuova è portata a casa con fatica, intelligenze e perseveranza.
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Colpevoli tutti!
Musso conferma con questo romanzo di essere un abile costruttore di storie. Capace di mettere assieme uno dopo l',altro una serie di fatti tra lo anche slegati, che poi si rivelano essere la trama per un perfetto giallo. La soluzione arriva solo alla fine, quando abilmente l'autore ci mette sotto il naso l'ultimo pezzo del puzzle che fino a qual momento ci aveva nascosto. Un modo di scrivere gialli diverso da quelli consueti, anche capace da coinvolgere. Per me i libri di Musso sono di quelli, che già dopo poche pagine, non mi fanno pensare ad altro: solo ad arrivare in fondo per sapere cosa succede.
La storia e in particolare la vittima che fa da collante a tutta la storia ricorda moto, per stessa ammissione dell'autore, alla Laura Palmer di Twin Peaks che ha tormentato per mesi quelli della mia generazione. Non si tratta però di un plagio: è qualcos'altro: più attuale, meno surreale, con una trama folle, eppure credibile, personaggi crudeli e anaffettivi eppure capaci di attirare simpatie. E per finire eccolo il finale che non ti aspetti.
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Una follia
Libro interessante, a volte crudo, alte volte inquietante nelle verità che ci racconta. La vicenda si svolge in u manicomio nella Parigi di fine ottocento. Quello che succede dentro l'ospedale è il riflesso di quello che accade fuori: ciò che è diverso, che non si riesce a controllare o modificare va contenuto in qualche modo. Così il manicomio diventa un luogo per nascondere le figli o le mogli che potrebbero provocare imbarazzo. Non un luogo di cura, ma un posto dove tenere il diverso, l'eccentrico, il ribelle. Ma non solo perché non farne oggetto di osservazione: a livello scientifico, invitando a vedere esperimenti scientifici ben oltre il limite del cattivo gusto e a volte della crudeltà. Ma no, andiamo oltre e organizziamo un ballo in maschera, sperando che una di queste donne abbia una crisi isterica e offra divertimento alla buona società.
Libro interessante, che pur romanzato, offre comunque molti spunti di riflessione, primo fra tutti quello di ricordare ancora una volta quanto è importante nascere nel periodo storico giusto.
Trovare il bello dove c'è
Una famiglia come tante, che combatte ogni giorno contro gli spettri che abitano nella mente di un suo membro. In questo caso è la mamma ad essere ammalata, dopo essere uscita dall'esperienza della seconda guerra mondiale in Germania, con tanto di internamento in un centro per malattie mentali. Salvata da un soldato americano adesso vive negli Stati Uniti, ha due figlie: una di diciotto anni e una di una decina di anni in meno. Per la maggior parte del tempo è una donna bizzarra, che ama i fiori le belle storie, la musica e la sua famiglia. A volte invece esagera e fa cose che fa, socialmente vanno ben al di là della stranezza e sconfinano nella follia. In questo è protetta dalla famiglia, che fa di tutto per difenderla da qualcosa che sanno esiste, viene dal passato, ma che non conoscono.
Qualcuno, ho visto che ha definito questo romanzo stucchevole, in effetti per alcune parte concordo. Nel complesso però penso che sia tratteggiata bene, non tanto la mente della madre, la cui mappa, probabilmente non è nota neppure a lei. La parte che secondo me è realistica è quella che riguarda il resto della famiglia. Esasperati, al limite sia fisico che psicologico per il fatto di dovere sempre essere all'arte nel timore che succeda qualcosa. Allo stesso tempo però protettivi e sempre pronti a difendere e proteggere quella donna che per loro è mamma, moglie, casa, amore. Ottima, anche la scelta del finale: una ventata di speranza in mezzo a tanta desolazione e tristezza.
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Apologia di uno scherzo
In quel di Bellano, con i personaggi che ci sono diventati quasi come degli amici, il paesaggio diventato familiare, le stradine che potremmo percorrere a occhi chiusi ecco che succede l'impensabile. Il maestro in pensione, nonché giornalista del quotidiano locale e voce ufficiale nei comizi del regime, viene portato via dalla milizia fascista. Si prendono a cuore del caso, e se ne occupano in via informale i carabinieri, che fanno non si capacitano che quell'ometto tanto pedante, quanto fedele al regime possa avere atto qualcosa di così grave. Piano piano, in un romanzo ironico, a volte sfacciatamente canzonatorio dei riti e delle manie di onnipotenza fasciste, Vitali ci racconta una storia che inizia con uno scherzo crudele e rischia di finire in tragedia. Se non altro ha il merito di aprire gli occhi a chi li tiene socchiusi e far socchiudere la bocca a chi la tiene spalancata.
Ho trovato questo romanzo gradevole, anche se almeno io, di base ci ho trovato sotto l'ironia, la voglia di mettere tutto sullo scherzo, anche ina certa tristezza. Tristezza di chi vede le sue illusioni buttate in un angolo e calpestate. Tristezza di chi capisce che non vincerà mai la lotta, perché in fin dei conti non riesce neppure a capre contro che cosa sta lottando.
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Questa è follia
E' piacevole ancora riuscire a stupirsi per la capacità di uno scrittore di scrivere qualcosa di nuovo. In una folla di scrittori che fanno della banalità e dei facili espedienti narrativi la loro cifra è bello trovare qualcuno che invece non sceglie la strada più facile. Un inizio del tutto insolito, di quelli che ti fanno dire: e adesso vediamo dove vai a parare, per poi continuare con una vera storia, che fino alla fine continua a stimolare la curiosità che poi viene appagata quando tutti i tasselli vengono mesi al loro posto e tutti i fili pendenti vengono annodati in modo ordinato, chiaro e logico. Che dire, se non che è un libro da leggere. Mi ha un po' lasciata tiepida il finale, che con quella svolta rosa trovo che stia al romanzo come la nutella sugli spaghetti, ma del resto un po' di ottimismo ci voleva, visto quello che abbiamo saputo nelle pagine immediatamente precedenti. La trama non può essere riassunta in poche righe, senza svelare più del dovuto e togliere il piacere della lettura. Basti dire che parte raccontandoci che una ragazza francese si sveglia, dopo una serata di bagordi a Parigi, a New York, su una panchina ammanettata a uno sconosciuto. Tutto il resto va assaporato poco alla volta.
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Il meglio deve ancora venire
Colter Shaw è un cacciatore di taglie. Gli piace il suo lavoro, tanto che spesso decide di lasciare la ricompensa agli stessi soggetti che cattura, così che la possano usare per pagarsi l'avvocato. Questa sua etica, lo spinge ad infiltrarsi in una setta, spinto dal desiderio di capire la ragione per cui un fuggitivo che stava inseguendo si sia suicidato. Entra così in una specie di corso di autoaiuto, magari un po' costoso, ma che all'esterno sembra del tutto normale, o al limite solo un modo per truffare parecchi soldi a persone disperate. Già dopo pochi minuti, però il suo timore che si tratti di ben altro viene confermato. Pian piano individua le tecniche e i veri obiettivi del maestro Eli e dei pochi che sono a conoscenza degli effettivi obiettivi del gruppo. Interessante la descrizione delle dinamiche della setta, Forse un po' eccessivo il numero dei dissidenti, ognuno dei quali per conto proprio lavorava contro il sistema,. Nel complesso direi che il libro è scritto molto bene: ottime descrizioni dei luoghi, scene di azione rese in modo vivido e credibile, trama coinvolgente. Trovo però che Deaver si sia lasciato un po' prendere la mano sul finale, calcando parecchio la mano sia sull'intuito sia sulle capacità atletiche del protagonista.
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Assurdo ma affascinante
Un libro dalle atmosfere cupe di una Amsterdam fredda, bigotta e crudele di fine 1.600. Nella, una diciottenne sempre vissuta in campagna arriva in città in una serata fredda, per iniziare al vita col marito, incontrato solo per poche nel giorno delle nozze. Entrando i quella casa finisce in un modo parallelo, dove tutti hanno segreti ben custoditi verso l'esterno ma anche nei confronti degli altri abitanti della casa. .Nella si trova con un marito assente, che nemmeno la sfiora, una cognata gelida e autoritaria un domestico di colore che la incuriosisce e la spaventa e una cameriera tanto efficiente nel fare il suo lavoro quanto nell'impicciarsi nei fatti degli atri. Quando il marito le fa un regalo che la offende e la umilia: una miniatura delle loro casa da riempire con bambole e minuscoli utensili la follia inizia a ballare la sua danza. Da quel momento e in effetti in modo piuttosto rapido, visto che la storia si svolge nel giro di pochi mesi tutto assume i contorni del mistero. Uno scherzo crudele, una spia che si è insediata a casa loro, magia, o soprannaturale. qualsiasi cosa sia sconvolge la vita di Nella e degli altri abitanti della casa. Questo libro, al di là della trama offre un affresco sconsolante della vita di Amsterdam: paura e controllo sono le parole d'ordine. La chiesa, le autorità costituite, ma anche le corporazioni si sentono in diritto di tenere sotto controllo la vita dei cittadini. Nessuno è immune dai controlli: e nessuno si sente esentato dal farli. Spiare diventa un dovere ed essere spiati diventa la peggiore delle paure. Libro gradevole da leggere, capace di incuriosire e anche con alcuni personaggi interessanti anche se in effetti abbastanza sopra le righe. Bella prosa, ricca ma capace di scorrere lieve.
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Una bolla di sapone
Devo dire che questo libro per me era partito bene. Mi sono ritrovata a ridere come non facevo da tempo davanti alle pagine in cui descrivono il tragitto sui mezzi pubblici della protagonista verso il posto di lavoro. Poi, niente , solo qualche mezzo sorrisino. Ammetto che la Kinsella ce l'ha messa tutta, inventandosi situazioni paradossali, gag da avanspettacolo. Ma no. questa ragazza venuta dalla campagna, che pensava di trovare a Londra tuto il bello e il buono che Dio ha messo nel creato mi ha solo intristito. Comunque detto, questo mi aspettavo un libro leggero e quindi le mie attese non sono andate deluse per quanto riguarda la trama. mi aspettavo brutti anatroccoli che all'improvviso diventano cigni maestosi, cattivi, che vengono messi al loro posto e innamorati che per magia si accorgono che la ragazza della porta acanto è molto più appetitosa di una bellezza da copertina. Grosso modo è quello che succede qui dentro, anche se con qualche variante. La mia delusione dipende dal fatto che mi sarebbe piaciuto continuare a ridere e a divertirmi, e invece le cose sono un po' sfuggite di mano alla scrittrice andando a finire nel grottesco.
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Forse non era il caso di togliere qualcosa?
Se dovessi dare un giudizio sulla costruzione del giallo direi che l'autrice ha fatto un ottimo lavoro. In effetti si arriva ad un finale che non è per nulla scontato, e che dà un senso a tutto quello che ci racconta e che in prima battuta sembra poco chiaro. I personaggi principali sono già noti e collaudati così come lo è il paese scandinavo dove si svolgono i fatti e quindi su questo non ci sono difficoltà. I comprimari, invece non sono sempre così originali, anzi in qualche caso se non sono delle macchiette, sono un insieme di clichè: penso alla ragazzina sbandata che diventa un attrice internazionale e torna al paesello per sbatterlo in faccia a chi al denigrava, o agli adolescenti alla ricerca di modi eclatanti per scandalizzare gli adulti. Considerando che la trama del libro prevede che si passi in continuazione dal presente a fatti risalenti a vent'anni prima avrei evitato anche un incursione anche nei secoli precedenti. La storia è quella in sostanza della scomparsa e poi della morte di una bambina: un avvenimento tanto più drammatico, visto che sembra ricalcare quello avvenuto qualche decennio prime o del quale sono state incolpate due adolescenti. Le ragazze dapprima hanno confessato e poi hanno ritrattato. Casualità vuole che al momento della seconda scomparse entrambe si trovino in paese. Fino a qui tutto bene, direi che la trama è lineare, ha una sua logica e l'intreccio tra passato e presente è anche semplice da seguire. L'introduzione invece della storia di una ragazza accusata di stregoneria, qualche secolo prima, invece, secondo me è del tutto inutile, e serve solo ad appesantire il racconto.
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C'è anche un dopo?
Non uno dei migliori romanzi di King, neanche tra quelli che ha scritto negli ultimi anni , dopo il periodo buoi, però direi niente male. Si questo è un libro che fa paura, capace di puntare su una delle cose, che in fondo ci spaventa di più: i morti. Jamie ha un dono, forse ha una condanna: quella di parlare con i morti A volte non sa di farlo: se sono morti in modo tranquillo li vede come fossero persone normali. A volte li vede, vittime di qualche incidente, nel pieno sfacelo del loro corpo, ma ancora pienamente lucidi di mente. A volte è la mente che se n'è andata chissà dove e allora fanno veramente molta paura. Forse questo romanzo è un po' una raccolta di cose già sentite nei romanzi precedenti, mi viene da pensare: King sta omaggiando i personaggi che gli stanno più a cuore e ci sta salutando?
In ogni caso lo stile è quello inconfondibile di King, leggero, ma intenso allo stesso tempo, coinvolgente, pieno di sorprese, mai scontato. Il romanzo, del resto abbastanza breve, si legge in un fiato, ti dice tutto quello che devi sapere, ma allo stesso tempo ti lascia un po' di nostalgia e di voglia di ricominciare.
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Buffa follia
In linea di massima trovo che Coe scriva molto bene. Uno stile pulito di quelli capaci di dirti tante cose, pur usando solo il numero giusto di parole. Di quelli che non ti danno grossi scossoni, ma non ti lasciano mai abbandonato alla noia. di quelli che magari non ti fanno fare salti sulla poltrona, ma ti sanno stupire ed emozionare. In questo caso mi confermo sullo stile, mentre sulla tram ho qualche perplessità. La storia è quella di Mxwell Sim: un uomo in crisi che per lavoro inizia un lungo viaggio in auto come rappresentante di spazzolini da denti. Il viaggio si trasforma in una corsa folle che ha lo scopo di rimettere a posto tutte le cose della sua vita che non funzionano. Si tratta di un libro folle, visionario, dove il limite tra il reale e il fantastico non sempre è facilmente individuabile. Decisamente un romanzo fuori dal comune, nel complesso abbastanza gradevole da leggere, ma che in alcuni tratti si trascina stancamente tirandosi dietro il lettore, che lo segue solo per inedia. Altri capitoli invece incuriosiscono, e sono quelli che alla fine mi hanno convinta ad arrivare fino in fondo.
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Appunto: l ombra
Non posso dire che questo romanzo sia brutto, o privo di qualcuno degli elementi che devono essere presenti in un giallo. Del resto stiamo parlando di Jeffery Deaver, non di uno scrittoruncolo qualsiasi. Il paragone con il collezionista di ossa, che come spesso accade viene richiamato nel titolo di un altro romanzo per attirare più lettori, trovo sia impietoso. Qui i protagonisti sono ancora Lincoln Rhyme e Amelia Sachs. una coppia eccezionale sul lavoro e una coppia per quanto assortiti in modo bizzarro anche nella vita. Trovo che l'accoppiata ancora regga, e in effetti questo non ì l'ultimo episodio della serie in cui compaiono. I due si trovano a che fare co un serial killer, che uccide le proprie vittime decorandone la pelle con un tatuaggio, utilizzando inchiostro misto a veleno. Con la consueta tenacia, abilità di indagine e capacità deduttiva la squadra investigativa segue le tracce del killer, pur rimanendo sempre indietro di qualche decisivo passo. Interessante e coinvolgente tutta la parte iniziale del romanzo. La parte finale invece si è trascinata in modo lento, inanellando, uno dietro l'altro una serie di spiegazioni del tutto folle: di quelle che ti fanno chiedere che tipo di infanzia abbia avuto l'autore per immaginarsi cose del genere. Ma del resto si tratta di fantasia e allora non lasciamole limiti.
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E bravo l'Ernesto!
Questo è un libretto che si legge veloce, veloce, ma ti lascia il sorriso sulle labbra. Simpatico, ironico, con un qualcosa di frizzantino. Non è un capolavoro della letteratura, non ci racconta una storia epica, non ci fa conoscere personaggi eroici. Però è un bel libro, che in effetti lascia anche qualcosina su cui pensare. Con abilità Vitali ci svela poco a poco i personaggi e il ruolo che svolgono all'interno del racconto. Con altrettanta abilità ci lascia crogiolare nei nostri pregiudizi e nella nostra tendenza a giudicare troppo in fretta. Poi alla fine, proprio all'ultima pagina lancia l'ultima zampata e ci lascia tutti di stucco, Bellano non delude mai.
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Non ci siamo
Mi piace il modi di scrivere della LinK :mi rilassa e mi piace molto questo stile, forse un po' desueto di raccontare con calma vicende anche intricate, ma comunque con una certa leggerezza di fondo. Sarà per quello che aspettandomi una delle solite saghe familiari punteggiate qua e là da storie d'amore e d'amicizia, non sempre credibili, ma comunque , mi ripeto, rilassanti, sono rimasta delusa da questo libro. Parte raccontandoci di alcune donne, che sembra non abbiano nulla in comune se non problemi con l'ansia e l'autostima. Sopra il lettore aleggia una cappa cupa di mistero che più che incuriosire sul seguito della trama tende a inquietare. Poi piano piano tutto si collegata e i vari personaggi ci svelano quali sono in effetti i motivi della loro presenza all'interno di questo libro. La storia però è talmente intricata, piena di coincidenza più che sospette e di eventi irreali da avere superato abbondantemente anche la libertà creativa che di solito si concede a uno scrittore. Le parti dove dovrebbe esserci più tensione: per intenderci dove l'assassino tiene sotto scacco la sua preda mi hanno annoiato. I criminali fanno quasi compassione, mente le vittime fanno accapponare la pelle. Dal mio punto vi dista la Link non ha superato l'esame nel tentare di spostarsi verso il genere thriller. Molto meglio quando ci raccontava di vicende familiari e di amori complicati.
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Avevo un pregiudizio verso questo libro
Ammetto che ho affrontato questo volume con una certa cautela e diffidenza. Mi aspettavo un polpettone romantico, lento e noioso. Certo i suoi annetti li ha e pur portandoli con leggerezza si sentono. Trovo però che sia una lettura gradevole, magari diversa del solito, ma comunque capace di tenere l'attenzione del lettore, di divertire, far sorridere, e di fare sperare nel futuro.
Il romanzo ci offre inoltre un quadro interessante di un periodo in cui il matrimonio è il punto di arrivo di tutte le donne: dove si sogna l'amore ma si guarda prima di tutto al portafoglio del potenziale sposo . Dove un titolo nobiliare e una bella villa oscurano difetti fisici e caratteri spigolosi. Allo stesso tempo soprattutto per chi non ha grandi mezzi ma ci tiene a frequentare il bel mondo è la reputazione, la migliore merce di scambio. Guai a mischiarsi con personaggi dubbi. Le apparenze, e appunto il pregiudizio che possono avere gli altri sono tutto. Su quello si basano i buoni matrimoni, le amicizie che portano appoggi e infine gli affari. Un libro su cui riflettere, ma anche un libro che offre uno spaccato storico o infine pagine in cui immergersi nel completo relax per godersi una storia d'amore e sognare.
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Tante parole
La prima cosa che mi vien spontanea di dire su questo libro è che forse visto i fatti che ci sono raccontati dentro è un po' lunghetto. Molte parole per raccontarci fatti di vita quotidiana che portano poco aventi il racconto. Quattro ragazzi nella Londra di inizio novecento che si avvicinano ai temi caldi dell'epoca come il voto alle donne ma con l'approccio di un visitatore di una mostra d'arte, che guarda osserva e poi se ne va. Tante sono le aspirazioni, ma poche le iniziative, molti i desideri, ma scarsi i tentativi di realizzarli. Forse un secolo dopo siamo allo stesso punto? In definitiva questo romanzo mi ha lasciata abbastanza tiepida, con gli sviluppi della storia che si sono susseguiti in modo piuttosto lento, i protagonisti banali e saccenti e con una opinione di sé decisamente eccessiva.
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Ricordi da tenere nascosti
La ragazza A è stata l'unica che ha avuto il coraggio di fuggire dalla prigione dove è stata rinchiusa da suo padre. Il suo gesto ha salvato i suoi fratelli e sorelle. Dopo parecchi anni, diventata adulta, avvocato di successo e trasferitasi negli Stai Uniti torna nel Regno Unito, a seguito della morte della madre. Non si tratta di richiamo alle origine, o di amore filiale, ma solo della chiamata da parte dell'avvocato che si è occupato delle ultime volontà della donna prima di morire in carcere. Vittima di un terribile carnefice, talmente terrorizzata del marito da non riuscire neppure a difendere i figli, oppure spietata complice di quel mostro. I dubbi rimangono e in realtà la ragazza A neppure li vuole sciogliere, tanto che ha scelto di non aprire nessuna delle lettere che la donna le ha inviato nel corso degli anni. Ma nominata esecutore testamentario decide di assumersi questo onere, andare a rivedere il luogo del suo martirio, incontrare i fratelli e lasciare la sua mente libera di ricordare, farsi domande, ricostruire avvenimenti e correggere i ricordi, quelli che la sua mente ha costruito modificando i fatti, solo per permetterle di diventare abbastanza grande e forte da affrontare la verità.
Questo libro è per certi versi terribile da leggere. quello che è successo a questa famiglia è inimmaginabile. Come sempre viene da chiedersi some fatti di questo tipo siano passati inosservati in una comunità piccola, ma i fatti di cronaca periodicamente ci confermano che in realtà i mostri esistono, sono astuti e hanno una intelligenza primordiale che gli permette di mostrare all'esterno una faccia diversa da quella che svelano in casa. Il tema di questo romanzo forse è un po' abusato , anche se qui l'autrice ci va giù piuttosto pesante. Quello che però differenzia il romanzo dagli altri del genere e che secondo me lo rende degno di essere letto è l'analisi delle dinamiche che si sono venute a creare tra le vittime. A volte solidarietà, altre volte a prevalere è l'istinto di sopravvivenza che cerca di preservare la propria vita a discapito di quella di un altro, oppure la cattiveria pura, perché alla fine quella sembra l'unica regola che vige in quella casa.
Abigail Dean ha uno stile diretto e pulito, ci racconta i fatti senza tanti fronzoli, senza commenti e senza lasciarsi coinvolgere dalla tentazione di dare giudizi morali. I fatti sono quelli che sono nudi e crudi, sarà il lettore, tenendo conto di tutti gli elementi che gli sono stati dare valutare se sia il caso di condannare qualcuno, o tutti, oppure di essere indulgente e comprensivo verso questo gruppo di varia umanità che in fin dei conti ha solo dato retta al proprio istinto di sopravvivenza.
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Un tentativo di favola poco riuscito
Questo libro potrebbe essere un classico filmetto romantico, di quelli che si vedono nei pomeriggi estivi. Forse però l'autrice ha calcato un po' la mano andando a toccare argomenti seri come le molestie, l'alcolismo e il lutto che dovrebbero essere lasciati a contesti più seri. Mi stupisce che nell'evoluto nord Europa si possa far passare sotto silenzio un tentativo di violenza sessuale, per di più da un datore di lavoro. Non solo un collega che involontariamente sventa il crimine, non trova nulla di strano nel fatto che una sua collega stia minacciando il suo capo con una bottiglia, e che guarda caso i bottoni della sua camicetta siano sul pavimento dell'uomo ha al cerniera dei pantaloni abbassati. Ma, per la stessa Agnes l'unica preoccupazione è quella di ricevere delle pessime referenze e di non trovare un altro lavoro. Devo dire che se quella dell'autrice è una riproduzione fedele della mentalità e dello stile di vita nordico sono piuttosto esterrefatta. Las stessa protagonista non mi piace. è antipatica, disattenta a quello che le succede attorno, spocchiosa e presuntuosa, Penso per esempio all'amica del cuore di Agnes, evidentemente alcolizzata, fin dalle prime pagine, ma di cui lei si stupisce quando le vien spiattellato in faccia. Penso anche all'atteggiamento di superiorità verso i familiari rimasti a vivere in un paesino, dei quali deride le aspirazioni e gli interessi. Per non parlare della sua pretesa di essere tanto meglio degli altri perché ha lavorato in un ristorante stellato. La trama è poco credibile, evidentemente messa insieme a tavolino per strizzare l'occhio a una platea di donne in cerca di romanticherie. In realtà il risultato non è un gran ché: i personaggi sono poco attraenti, i cosiddetti colpi di scena non bastano a risollevare le sorti della storia e il finale è del tutto scontato e prevedibile.
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Come ereditare due case e perderle entrambe
Steinback, al suo esordio, immagina al vita in un paesino della California, dove gli abitanti di origine ispanica, sembrano vivere in un mondo parallelo. La storia è quella di un gruppo di amici che vivono di espedienti e poco alla volta vanno ad occupare ogni angolo libero di due case ereditate da uno di loro. La prima delle due a causa di un incidete brucia, ma lascia Danny, il proprietario più sollevato che dispiaciuto. Dopo il primo momento in cui si è goduto il prestigio di essere diventato un proprietario, infatti ha iniziato a rimpiangere i tempi in cui dormiva tra i cespugli e non aveva preoccupazioni. Il gruppo nonostante sia dedito al vino, che costituisce qualcosa di irresistibile, per avere il quale non si scende mai troppo in basso, ha delle proprie regole anche di tipo morale. Ci sono cose sacre da non toccare e una di queste è Danny che ha messo a disposizione la propria casa, ma non il proprio letto. Poi c'è l'amicizia tirata in ballo spesso come scuse per truffare i coinquilini, ma che alla resa dei conti li vede sempre in prima linea per dar una mani come possono. Tutto il resto è lasciato alla libera interpretazione: dalla proprietà privata, ai rapporti con le donne, fino alla definizione di reato. Ho trovato questo libro strano, in alcuni punti difficile da seguire e scritto con una prosa che non è uscita indenne dal trascorrere degli anni ne complesso, però credo che il tema sia ancora attuale e che sia una lettura che merita di essere affrontata. Magari affrontata dà troppo l'idea di una lotta, forse la lettura sarà più agevole per chi cerca di farsi amici i paisanos di Pian della Tortilla lasciando da parte la proprie convinzioni e cercando di dare un'occhiata al mondo attraverso i loro occhi, così, tanto per avere un diverso punto di vista.
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Non solo ossa
Devo dire che l'avvenimento che più mi ha tenuta sulla corda è stata la scomparsa di Birdie. il gattone della Brennan che da anni le fa compagnia durante le sue indagini .Con questo non voglio dire che il resto del romanzo sia noioso, o privo di qualunque attrattiva. Forse significa solo che l'autrice è stata così brava da riuscire a farmi affezionare anche ai personaggi del tutto marginali. Nel complesso, comunque credo che la Reichs abbia messo un po' troppa carne al fuoco. Troppi fatti che si intrecciano, troppe coincidenze e a me troppe coincidenze piacciono poco. Ho sempre l'impressione che l'autore del romanzo stia cercando di raggirarmi, buttando lì una concatenazione di eventi all'apparenza logica, ma che in realtà ha lo scopo di nascondere la carenza di idea. comunque in definitiva non boccio del tutto il romanzo, ne ho letti di migliori, ma continuo a dare fiducia a Temperance Brennaan e alla sua mamma.
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Uno sguardo dall'altra parte
Harry Bosh, contro voglia si è ritrovato in pensione. con una causa pendente contro il dipartimento di polizia di Los Angeles e poco da fare, si lascia trascinare dal fratellastro avvocato dentro una causa che sta seguendo. Non ne vuole proprio sapere di passare dalla parte della difesa, convinto chi scavalchi quel muro sia solo un traditore. La noia, il suo istinto, però gli impediscono di rifiutare. così inizia la sua nuova carriera di investigatore al servizio di un presunto omicida. Come al solito Connelly non perde un colpo e confeziona un romanzo ad alta tensione, coinvolgente e capace di catturare e trattenere il lettore. Peccato, che come sempre si sia lasciato tentare dall'inserire anche una sparatoria con tanto di fuga rocambolesca, che secondo me nulla ha aggiunto a un romanzo già completo così.
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Si fa quel che si può
Tre donne sole, che vivono strette strette in un appartamento. tre donne in cerca di amore, di affetto, di calore, così tanto che se lo tengono stretto se ne trovano qualche brandello e fanno di tutto per strapparlo alle altre se se si accorgono che ne stanno nascondendo un po'. Tre donne. nonna, madre, figlia che sono unite da legami di sangue, ma che faticano ad avere legami di altro tipo. forse sono tutte infermiere e allo steso tempo attrici. Capaci solo di recitare e di nascondersi dietro un personaggio. Ma se qualcuno ha bisogno di assistenza allora ecco che l'infermiera si fa spazio: puliscono, accudiscono, e leniscono i dolori.
Dacia Maraini sceglie di raccontarci di queste tre donna attraverso i loro diari. Ognuna delle tre ci racconta i propri pensieri, e commenta quello che fanno le altre. Ne è uscito un romanzo gradevole, forse un po' surreale, ma comunque meritevole di essere letto.
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Il cormorano e il pettirosso
Anche il quarto capitolo della saga di Cormoran Strike e della sua assistente Robin, il cui nome non a caso si traduce in italiano con pettirosso, ha fatto centro. Le storie di vita di questi due improbabili colleghi di lavoro continuano a intrecciarsi e a portare a termine indagini complesse, che sfuggono alla polizia. I due investigatori che nella loro vita privata sembra sempre stiano camminando sulle uova, e che poi regolarmente riescono a fare una bella frittata, sul lavoro invece non sbagliano un colpo. Trovo che l'autrice riesca sempre a bilanciare bene le notizie che ci da della vita privata dei protagonisti con le indagini. Un po' di questo e un po' di quello così da renderci più umani i due protagonisti, ma senza mai eccedere e farli diventare troppo ingombranti. Ben bilanciati anche i due partner quasi complementari: la forza dell'uno arriva fino a dove inizia la debolezza dell'altro.
La storia è quella di un cliente, magari un po' irruento che chiede a Strike di trovare del materiale da usare contro due ricattatori per farli desistere dalle loro intenzioni. Il tutto senza rivelare le ragioni per cui viene ricattato, e chiedendo loro di essere discreti e silenziosi, ma anche rapidi e efficaci. Quando il loro cliente vien trovato morto, forse a causa di un suicidio, le cose cambiano. diventano clienti di sua figlia e le indagini diventano la caccia a un assassino. Nonostante il romanzo sia piuttosto voluminoso si legge in un attimo e sembra finire troppo presto. Attendo anche io il prossimo.
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Predatori predati
Un libro leggero, leggero, di quelli che non ti strappano delle gran risate, ma ti stampano in faccia un bel sorriso, mentre li leggi. Poi magari il giorno dopo ti ricordi qualche passaggio e ti metti a ridacchiare da solo. In tempi come questo di tristezza, e di poca voglia di ridere, almeno per me se un libro mi fa questo effetto direi che sia già abbastanza. La storia si svolge nella Bellano che tutti gli affezionati lettori di Vitali conoscono. Un insieme di varia umanità proiettata verso il futuro e la modernità di cui arriva voce attraverso le riviste e per bocca ei pochi che frequentano Milano o Lecco. Allo stesso tempo però ancora ancoratp con forza alle tradizioni di un paesotto con tante buone intenzioni, ma anche con i suoi limiti. Protagonista di questo romanzo è il nuovo oculista che arriva a Bellano solo due giorni a settimana per poi tornare a Milano. già questo gli conferisce un che di esotico e di affascinante Ma l'attrattiva dell'uomo è aumentata al fatto che pur corteggiando senza pudore ogni bella donna abbia la fede al dito. Fede al dito che gli sarà se non fatale, quantomeno che gli si ritorcerà contro.
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Poca tensione, ma molta suggestione
I gialli della signora James rientrano tra quelli cosiddetti classici. Chi conosce la scrittrice sa di non doversi aspettare scene cruente, tensione o particolari movimenti. la campagna inglese, con i suoi paesaggi per certi versi noiosi e ripetitivi, ma capaci di offrire a chi ha la pazienza di cercarli spunti interessanti se non sconvolgenti, è il perfetto ambiente dove inserire questi romanzi. Le storie della James si dipanano con calma, senza fretta, i personaggi ci vengono descritti con dovizia di particolari, i paesaggi sono vividi e evocativi e la storia che tiene tutto assieme ben costruita e credibile.
La trama ci racconta di una giornalista di inchiesta che decide di farsi togliere una brutta cicatrice da un noto chirurgo. L'intervento è programmato in una dimora nobiliare in mezzo alla campagna convertita a clinica di lusso. Tutto bene per quanto riguarda l'intervento, ma poche ore dopo la donna viene trovata assassinata nel suo letto. Le indagini portano alla luce tutti i segreti di chi orbita attorno alla clinica, mostrandoci un po' di quello che è stato spazzato sotto il tappeto in un luogo all'apparenza pulito e rigoroso.
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Qui giace un innocente
Un pastore luterano di Topeka si trova davanti un personaggio ben inquietante. ancora più inquietante e surreale è quello che racconta. Nove anni prima ha ucciso una ragazzina in Texas e l'ha sepolta in un bosco. Non è particolarmente pentito del gesto, è lieto di averla fata franca, però per caso è venuto il ragazzo accusato di essere il colpevole dell'omicidio sta per essere sottoposto all'iniezione letale. Questo un po' lo scuote, ma non è particolarmente intenzionata a confessare, visto che ha un tumore al cervello e non ha voglia di trascorrere il tempo che gli resta i carcere. Alla fine il pastore lo convince, partono in macchina arrivano in tempo la confessione avviene, ma la verità in quel momento non è quello che serve ai politici, ai giudici e alla procura.
Questo libro come quasi tutti quelli di Grisham è ben congeniato, preciso, dettagliato e capace di far riflettere. L'autore ci racconta quanto il sistema penale statunitense possa essere ottuso fini al punto di arrivare a condannare un innocente. Trovo che l'abilità dello scrittore sia stata quella di guidarci attraverso tuti i passaggi costituiti da mozioni, appelli dell'ultimo minuto, tentativi di richiesta di grazia disperati. A fianco di tutto questo le motivazioni di chi le presenta e di chi le legge: pochi hanno la consapevolezza che stanno giocando con la vita di un ragazzo: davanti c'è la carriera, la pensione da non perdere, la possibilità di una rielezione o il continuare a conservare il favore della stampa e del vasto pubblico. Ben congeniata anche la figura di Travis Boyette il reo confesso, un uomo cinico, capace di prendersi gioco di tutti fino all'ultimo ma, poi in definitiva, è tanto peggiore rispetto ai giudici e ai carnefici di Donté Drumm?
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Teoria bizzarra
Anna Venier è una vedova di 33 anni, Da dieci vive a new York, dove gestisce un blog e si occupa di organizzare e gestire eventi. Dopo tre anni di vedovanza, anche spinta dall'amica del cuore pensa che sia il caso di rimettersi sul mercato e di trovarsi un nuovo compagno per la vita. Sviluppa una tecnica piuttosto contorta per riuscire a incontrarlo. Sostiene che dopo una grande storia d'amore è difficile approcciarsi a un altro uomo se si sta cercando un'altra storia di spessore. Allora meglio affidarsi a un traghettatore che da quanto ho capito dovrebbe essere una via di mezzo tra l'amico del cuore disponibile a parlare e con il quale si hanno cose in comune così da poter uscire e fare vita di società, e un gigolò: ottimo compagno di letto ma pronto a tornarsene a casa sua al primo cenno. Questo traghettatore dovrebbe essere lieto di essere usato, non accampare pretese di tipo sentimentale e al momento in cui abbia traghettato la fanciulla inconsolabile verso la successiva storia d'amore ritirarsi in buon ordine e diventare da quel momento un buon amico.
La teoria viene con tanto candore spiegata ai papabili candidati, con tanto di lista di regole da seguire. Il fatto che Anna sia una donna piuttosto bella, con sex appeal, che ha la possibilità di frequentare i locali più alla moda di New York e conoscere personaggi eccentrici e alla ricerca di emozioni forti certamente l'aiuta molto in questa sua impresa.
Questo romanzo è sicuramente una dichiarazione d'amore dell'autrice per la città di New York e per le innumerevoli possibilità in termini di svago ed emozioni forti che una città cosmopolita offre a chi abbia conoscenze e parecchi soldi da spendere. Abiti costosi e firmati, locali esclusivi pasti a base di ostriche. La protagonista mi ha all'inizio ricordato la serie di sex and the city. In realtà credo che si discosti da Carrie e amiche e che abbia un che di provinciale, di chi si avvicina a una vetrina piena di dolci e voglia assaggiare il più possibile il più in fretta possibile, senza sentirne veramente il sapore. Mi sembra che anche l'idea del traghettatore rientri in questa ottica. Forse a volte se ancora non si è pronti per iniziare una nuova storia d'amore significa solo che bisogna aspettare e prendersi il tempo necessario. Perché farsi traghettare, trainare, spingere o tirare: è così bello camminare in base al proprio ritmo e godersi tutto quello che c'è attorno.
Il romanzo non mi è piaciuto tantissimo: troppi riferimenti al lusso e ai privilegi di cui godono i protagonisti. Forse ad alcuni piace sognare leggendo di vestiti e bar esclusivi, a me invece piacciono i libri dove succede qualcosa. A onor del vero bisogna dire che qualcosa succede e che il romanzo ha una propria storia, ma secondo me è sepolta sotto una montagna di dettagli non sempre necessari, come una facciata gradevole nascosta da una rigogliosa edera.
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Chi vuole incastrare Cormoran Strike?
Terzo episodio della serie dedicata all'investigatore privato Cormoran Strike e alla sua collaboratrice Robin. Dire che la fantasia dell'autrice ancora regge bene e che nonostante siamo arrivati al terzo episodio ancora non si notano i segni di stanchezza e di noia che speso si trovano negli scrittori seriali. Mi sono piaciuti di più gli altri due libri ,che ho trovato più frizzanti, nuovi e che mi hanno incuriosito di più. Direi che mi piaceva molto di più il Cormoron vecchio orso invece che questa versione da cucciolo innamorato perennemente preoccupato che la sua Robin corra dei pericoli. Del resto lei ci mette del suo continuando a ricevere pacchetti con dei pezzi di cadavere. Anche la Robin delle precedenti puntate mi era piaciuta molto di più:. Continua a essere intuitiva, coraggiosa e pine di grinta, ma il tutto è appannato dalle sue vicende personali e da dubbi sui suoi sentimenti sul capo che appannano la sua figura e la sua personalità. Comunque una bella storia, anche se un po' lunga con indagini ben congeniate, molti cambi di rotta che tengono l'attenzione del lettore fino alla ben ben piantata sull'obiettivo.
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Finalmente un libro intrigante
Che dire? Un bel libro, non una riga più lungo di quello che dovrebbe essere. Una storia di base semplice e raccontata in modo chiaro lineare, asciutto, senza eccedere in dettagli inutili e capaci di distrarre il lettore. allo stesso tempo si tratta di un racconto che intriga, incuriosisce, spinge il lettore a chiedersi dove si andrà a finire. Tutto quello, e niente di più di quello che dovrebbe esserci in un buon romanzo. La storia è quella di una storia di tradimenti che si consumano in una camera azzurra. Una donna fatale, voluttuosa a cui è difficile resistere e un uomo che crede di avere il controllo e invece non sa in che cosa è andato a cacciarsi.
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Parte bene, poi si ammoscia
Le prime pagine di questo libro mi hanno subito catturato. Una sorta di manuale di istruzioni per giovani killer. Il protagonista ci racconta di fare parte di una specie di agenzia interinale che come facciata invia stagisti presso i più importanti studi di professionisti. In realtà si tratta di sicari che fingendosi giovani impiegati si devono aggirare in quell'ambiente, avvicinare la vittima e trovare il modo più pulito possibile per farlo fuori. Di volta in volta dovranno far apparire il decesso come un incidente, oppure appiopparlo a qualcun altro. Il killer ci racconta, poi la sua ultima missione. Ecco da qui il libro ha cambiato decisamente registro diventando qualcosa d'altro. forse piacerà a chi sia appassionato di azione. e per azione intendo un mix fatto da incursioni in stile mafioso, mischiate a assalti degni di Rambo con tanto di interventi di taglia e cuci sulla propria pelle. Direi che esagerato sai il temine che rende meglio la secondo parte di questo libro. Forse un po' meno sarebbe stato sufficiente a renderlo un volume di gradevole compagnia fino all'ultima pagina.
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Il velluto sotto l'acciaio
La cosa che mi è rimasta più impressa di questo libro è una Thatcher adolescente che a chi le dice di essere stata fortunata a vincere il primo premio in una competizione scolastica risponde "Non sono stata fortunata, me lo sono meritato. Credo che questa frase sintetizzi buona parte del libro. ci racconta di una donna che ha degli obiettivi e mette tutta sè stessa nell'impegno di raggiungerli. Gli obiettivi cambiano, si spostano più in altro o più lontano, non tornano mai indietro. E' una donna che non cerca mai scorciatoie: usa tutto che le è stato messo a disposizione in termini di intelligenza, fascino, tenacia e intraprendenza. Dietro, ben nascosta, c'è la parte privata della vita della lady di ferro, ambigua e spesso ambivalente. Una donna che piange per i soldati britannici caduti in operazioni militari, ma che non si scompone e non cede di un millimetro di fronte a uno sciopero dei minatori che si protrae per oltre un anno. Saranno loro a dover calare il capo.
Ho trovato questa biografia gradevole, interessante e ricca di riferimenti storici e politici. Trovo però che lo stile di scrittura un po' apatico non sempre faccia onore a una donna che indubbiamente è stata molto più frizzante di questo volume che ha certamente la completezza e il rigore del romanzo storico, ma secondo me non è stato in grado di trasmettere la percezione che il vasto pubblico aveva della signora Thatcher durante il periodo in cui è stata primo ministro inglese: di qualcuno che si contendeva con i grandi del pianeta le redini del mondo.
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Non è un giallo, ma un bel romanzo
Ho l'impressione che alla signora George non piacciano poi così tanto i gialli. Ha sempre avuto la tendenza, che a me piace, a dilungarsi molto sui personaggi, raccontandoci i retroscena anche di quelli secondari. Direi che con questo romanzo ha fatto un notevole passo avanti, relegando il delitto ai margini. Un omicidio c'è. anzi ce ne è anche un tentativo, ma arriva nel romanzo dopo oltre cento pagine. A quel punto il lettore è già coinvolto nelle vicende sia personali sia in quelle degli altri comprimari. il delitto diventa quasi un pretesto per raccontarci tutt'altra storia. Quindi niente a che vedere con il giallo classico, con sangue cadaveri e chi più ne ha più ne metta. Più una indagine psicologia dentro la tranquilla follia di un paese di campagna. E di follia in questo romanzo ce n'è da vendere. però l'autrice è talmente abile da renderci esporci tutto in modo chiaro e da dargli una sua assurda logica. Dire non un romanzo per chi si aspetta un giallo con tanto di tensione, ma un libro gradevole da leggere, ben scritto e originale.
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Storia folle per un libro folle
Ho trovato questi libro follo. Una ex casa alloggio per studenti, alcun dei quali sono in vario modo ossessionati dal sonno e dal dormire, diventa una clinica del sonno. a gesti5ral è uno di quelli ex studenti, convinto che il dormire sia una perdita di tempo che come una malattia viene debellata. I suoi crudeli esperimenti, fatti anche su se stesso sono volti proprio a liberare l'umanità da quel flagello. Attorno a lui chi ha paura di dormire, che non ci riesce, chi per amore si trasforma in qualcos'altro. Insomma un piccolo mondo triste solo e in cerca di soluzioni. Ho trovato interessante la storia, ben costruita con le informazioni dosate poco alla volta e degli intrecci azzardati, ma comunque efficaci e intriganti. Mi sembra, però che in alcune pagine regni il caos, con troppo di tutto: troppe informazioni, troppe emozioni, troppi personaggi. Un abbondanza di quelle pesanti che distraggono il lettore complicando , lasciandolo a divagare in stradine secondarie che lo allontanano dalla trama principale.
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Una questione di corna
In questo divertente romanzo Vitali fa quello che sa fare meglio: essere Vitali. La sua per così dire vitalità , in modo brillante, e simpatico ci racconta un altro episodio di quello che succede in quel di Bellano. In piena epoca fascista, i bellanesi faticano a essere costretti dentro le regole e gli schemi del regime, così anche un semplice fatto di corna è capace di diventare un caso da meritare l'attenzione di tutti i carabinieri che occupano la locale caserma. Attorno alla vicenda di un uomo misterioso che si aggira in mutande nottempo, e non sarà l'unico a rimanere senza pantaloni, in senso sia letterale che figurato, tutta la varia umanità che popola la cittadina sul lago di Como. Un romanzo a lettura plurima a seconda del piano a cui si decide di fermarsi nel leggerlo. Simpatico e divertente per chi ha voglia di farsi qualche sorriso senza impegno, sarcastico e critico per chi vuole scavare un po' più a fondo e infine capace di strappare belle risate sonore per chi ama cogliere il lato ironico della vita.
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Demoni in agguato
In questo libro ci vengono riproposti due racconti, uno di King e uno di Hawtorn che hanno come tema i demoni: quelli che troviamo quando ci addentriamo nel fitto dei boschi e quelli capaci di tormentarci per tutta la vita se non li affrontiamo e non li sconfiggiamo. In entrambi i casi, pur tenendo conto delle differenze stilistiche sono racconti, si tratta di un modo di scrivere pulito, efficace e coinvolgente. Ottimo modo di parlare in modo diverso di demoni, diavoli, che forse esistono veramente e che forse esistono solo nella nostra testa. King ci racconta di un bambino che fa un incontro con un uomo vestito di nero, che lascia dietro di sé solo una macchia di erba ingiallita, ma che per tutta la vita gli lascerà il dubbio di essere proprio lì, dietro l'angolo ad attenderlo. Hawtorn torna nella città di Salem tanto cara ai cacciatori di streghe e ci racconta l'esperienza di un giovane che forse vede, o forse sogna quello che veramente sta dietro tutte quelle brave persone con cui condivide i banchi della chiesa, le giornate lavorative e i momenti di svago.
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Barbara non molla
Ian, un uomo di chiesa viene trovato impiccato alla maniglia di un armadio nel locale dove è stato chiuso in attesa che la polizia venga a prelevarlo. L'accusa, che non gli era ancora stata comunicata è quella di pedofilia. Bene, caso aperto e chiuso. Ma il padre non ci sta, conoscendo quali pedine muovere fa intervenire New Scotland Yard che si presenta nei panni stazzonati di Barbara Havers e in quelli stirati e inamidati dell'ispettore Lynley. Il gioco è quello che la George già ci ha presentato parecchie volte: due personaggi talmente diversi da diventare complementari che con calma, affidandosi all'intuizione, ma anche al ragionamento e alla tenacia portano sempre a casa il risultato. Una squadra vincente che si lascia spesso lusingare dalla voglia di fare qualche strappo e a volte, degli enormi squarci nelle rigide regole della polizia inglese. Tutto a fin di bene e in perfetta buona fede, ma più che sufficiente per dare ottime opportunità a chi li vorrebbe allontanare. In questo romanzo in particolare la George ha molta cura oltre che per le indagini anche per tutto il contesto in cui si svolgono. I personaggi principali sono alcune famiglie con genitori ingombranti che non sono stati capaci di fare i conti co i fantasmi del loro passato e che inconsciamente li ripropongono più e più volte ai figli. Dinamiche tra loro diverse, ma che danno gli stessi tristi risultati. Ottima la caratterizzazione dei personaggi sia dal punto di vista fisico che dell'indagine psicologica. Ben bilanciata la distribuzione qua e là di qualche fatto divertente che alleggerisce la tensione senza distogliere l'attenzione dai fatti principali.
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Paura a Copenaghen
Questa è un'indagine della sezione Q: una squadra che si occupa dei casi freddi in quel di Copenaghen, Non si tratta però di un caso consueto: sì a un certo punto compare un caso vecchio di qualche anno, che pare possa essere vagamente assimilabile a uno più recente. Però sembra che in città ci del fermento, e che molte siano le persone che vengono assalite mentre passeggiano in città. Chi viene atterrato con un manganello, o qualcosa di simile, che investito da un auto, chi accoltellato. All'apparenza i legami sono pochi, in realtà tutto è intrecciato senza far parte dello stesso disegno criminoso. Tanto per complicare ancora di più le cose Rose una componente della sezione Q ha un crollo psicotico. I suoi colleghi vogliono andare a fondo alla accenda, capire che cosa le è successo da giovane, che l'ha così sconvolta da indurla a rifugiarsi nei meandri più profondi della sua mente. La trama come si vede è molto complessa, ma l'autore è stato capace di renderla semplice e lineare. Ogni pezzo viene messo al suo posto creando un insieme credibile e omogeneo . Lo stile di scrittura è chiaro, privo di eccessi fastidiosi o di inutili insistenze su particolare macabri. I componenti della squadra non sono super eroi, ma persone normali che non sgomitano per attirarsi le simpatie o le antipatie del lettore. Nel complesso l'ho trovata un lettura gradevole con la giusta dose tensione e capace non solo di creare aspettative, ma anche di soddisfarle.
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L'allieva supera il maestro
Per chi è abituato al medico legale sullo stile di Patricia Cornwell questo romanzo fatica a essere considerato un giallo. Certo ci sono tutti gli elementi che dovrebbe avere un thriller: un omicidio, qualcuno che fa le indagini. un medico legale impiccione che va ben al di là delle sue competenze e infine l'esito positivo delle indagini In questo caso però tutto è piuttosto casereccio: intanto Alice Allevi nonostante sia dotata di intuizione e sia preparata è goffa, distratta, pasticciona. Poi le indagini, che pur sono descritte con cura e anche abbastanza credibili, nonostante qualche scivolone nel colpo di fortuna, che comunque c'è sempre in questi romanzi. E infine qualche accenno alla vita privata della protagonista: amori, eccetera. Qui però la vita privata di Alice pervade completamente tutta la sua esistenza, anche quella professionale. Un fastidioso romanticismo pervade come un profumo dolciastro tutte le pagine del libro, che non ha caso ha una copertina rosa antico. Tutto è smorzato e attutito quasi come se fosse avvolto in nuvole di tulle. anche i sentimenti più forti perdono di intensità e sono in grado di produrre solo rumori ovattati e di riflettere solo colori pastello. questo non è esattamente quello che mi aspetto da un giallo, ma va comunque bene se si cerca una lettura distensiva.
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Giustizia per Jessica
Questo romanzo ci racconta una delle indagini di Erika Foster. la morte di una bambina di 7 anni rinvenuta per caso nel lago formatosi in una cava abbandonata. Una indagine che vuole con forza che le sia assegnata, nonostante non rientrerebbe nelle sue competenze. Si tratta di un vecchio caso archiviato come rapimento visto che della bimba non si erano più rinvenute tracce, e del quale era stato accusato un pedofilo della zona. in realtà le indagini porteranno a dei risultati ben più inquietanti. Nel complesso posso die che il romanzo sia abbastanza gradevole, ma di ceto non un capolavoro. Molto intricata la trama, sia per numero di comprimari che compaiono sulla scena sia per le tate ipotesi investigative fatte e poi scartate. L'autore è comunque abile nel tenere sempre ben salde le fila della trama e nel guidar il lettore senza difficoltà attraverso ogni passaggio. Un po' faticosa da seguire Erika Foster coi suoi drammi familiari, il suo voler fare per forza la supereroina che non ha bisogno di nessuno salvo riuscire poi a ferire che nonostante tutto le vuole bene e irritare, a ragione, i suoi superiori.
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