Opinione scritta da GLICINE
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COSA TI MANCA PER ESSERE FELICE?
E’ un periodo della mia vita che amo e cerco testimonianze, persone, anime belle; ed è alla luce di questo mio desiderio, che ho acquistato questo libro autobiografico della Atzori.
Per chi non la conosce, non la definisco disabile, in quanto, lei stessa odia questo termine, che vuole descrivere cos’è una persona, ma rischia di diventare una gabbia dove la persona stessa si ritrova rinchiusa: “ se proprio devo usare un’etichetta, cerco di premettere la parola persona….. Siamo tutti diversi, e meno male, altrimenti vivremmo in un mondo di formiche”.
Lei è semplicemente Simona!
“ Bellissimo trasformare quello che per altri è un limite in un punto di forza. Spesso i limiti non sono reali. Ce li poniamo noi, o ce li pongono gli altri e noi,semplicemente, lasciamo germogliare e crescere le idee di noi che ci trasmettono.”
Simona è una donna solare, positiva,è una ballerina, è una pittrice, tutto quello che ha conquistato è grazie alla tenacia, alla perseveranza, al desiderio di dimostrare a sé stessa e agli altri che non ci sono limiti, tutto è possibile, e da qui anche la risposta alla domanda, che è poi anche il titolo del libro: Cosa ti manca per essere felice?
Simona è nata senza arti superiori, ma piuttosto che definirla una persona a cui manca qualcosa, preferisco descriverla come una persona ricca di tutto, al punto che il fatto che non abbia le braccia, diventa un NON problema, perché Simona è molto altro, perché Simona forse non sarebbe Simona se avesse avuto gli arti superiori.
Al termine della lettura la riflessione che personalmente ho fatto è che, ringrazio Dio che al mondo ci siano persone come Simona, ringrazio Dio che i suoi genitori abbiano deciso di amarla incondizionatamente, garantendo la sua venuta al mondo e la sua crescita serena.
“Le sue braccia sono rimaste in Cielo,ma nessuno ha fatto tragedie”.
Davanti alla grandezza di questa donna, non possono non fare capolino, tutte le nostre piccole o grandi insoddisfazioni, tutti i problemucci che ingigantiamo alcune volte e sentirci un tantino inadeguati, e arrivare a vergognarci magari anche un pochino….
Dirò di più, leggendo le riflessioni, i pensieri, la vita di Simona, mi sono sentita avvolta da un caldo, gioioso, forte e amichevole abbraccio, perché Simona riesce a compiere prodigi…
Nella parte centrale del libro, vi sono anche una carrellata di fotografie che documentano alcuni dipinti dell’autrice e alcuni incontri e manifestazioni particolarmente toccanti descritte nei capitoli del libro.
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AVETE PRESENTE STEVEN SEAGAL?
Libro di 173 pagine che si legge in poche ore. E’ una responsabilità recensire un libro scelto tra i titoli messi a disposizione della Redazione, soprattutto se l’analisi che ne viene fatta non è da cinque stelline…
L’autore è al suo primo libro, è un maestro di karate, ex componente della Nazionale italinana, gestisce una scuola di Arti Marziali a Venezia.
Veniamo all’analisi degli aspetti positivi, il libro è scritto bene, la storia non si ha difficoltà a seguirla, particolari le riflessioni e descrizioni che si basano sull’addestramento delle Arti Marziali, che gli amanti del genere possono trovare sicuramente interessanti.
Non difficoltoso risulta seguire anche i vari cambi temporali che ripercorrono il passato ed il presente dei tre personaggi principali:
Duncan Moss, bell’uomo, abilissimo nelle Arti Marziali e nell’uso di qualsiasi tipo di arma, di professione “killer a pagamento”, con un infanzia difficoltosa ed una crescita segnata dai duri allenamenti quotidiani..
Richard Kirwan, la vittima designata, anche lui bell’uomo brizzolato, con un passato nei berretti verdi in missione in Afghanistan, magnate residente in Sudafrica, con alla base delle sue proprietà e beni, traffici del tutto illeciti;
Sarah, bellissima donna stile “Barbie”, intelligente, laureata, nipote del facoltoso Kirwan, espertissima nelle Arti Marziali anche lei….
Veniamo agli aspetti che io ho considerato negativi, una descrizione dei luoghi ridotta all’osso, di questo me ne dispiace, visto che le ambientazioni passano dal Sudafrica, a Venezia, all’India… I personaggi sono a mio avviso degli stereotipi ( la storia d'amore è d'obbligo!) e, le motivazioni che spingono i tre personaggi a compiere determinate scelte, anche importanti, non vengono analizzate e descritte, così che il lettore si pone un grande numero di domande sul perché ed il per come di una determinata scelta…
Non ho assolutamente ritenuto gradevole, l’accenno al fatto che il comportamento di Moss nello svolgimento del suo “lavoro” sia in qualche modo indirizzato da un demone che abita la sua anima, richiamo che personalmente tralascerei in pieno…, infine la copertina è veramente brutta, la sovrapposizione delle due immagini, lupo e uomo danno come risultato una figura quasi diabolica (che sia voluta?), come anche il prezzo di 15 euro mi sembrano veramente un’esagerazione.
Mi ritrovo a considerare che l’idea di fondo sia vincente, ma non sviluppata in tutta la sua potenzialità.
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- sì
- no
PENSACI TU!
In realtà il titolo non è il libro, in quanto alla lettera, sono riservate le ultime due pagine della lettura.
Il libro è un atto di fede, di speranza, di amore verso il prossimo e verso Dio.
E’ un cammino di conversione che attraverso la sofferenza porta con sé la serenità e la gioia dell’abbraccio di Cristo.
Antonio Socci è un giornalista che ha al suo attivo diversi libri che trattano i temi del cattolicesimo e della fede, ed anche riguardanti grandi persone che hanno segnato il nostro tempo.
Riporto la frase scritta nella copertina interna:
“ Perché il mondo ha tanta paura della sofferenza? Perché ha così bisogno di chiudere una ferita? Forse perché sconvolge la vita, le nostre visioni,i nostri progetti. La sofferenza chiede amore, tanto amore, e non è facile amare così”.
In questo libro viene toccato il percorso di vita dell’autore stesso; nel 2009 la figlia Caterina entra in coma in seguito ad un’ inspiegabile arresto cardiaco….
La testimonianza di Socci non è un semplice riportare date e avvenimenti legati a questa immane tragedia che ha colpito lui ed i suoi cari, ma un’insieme di riflessioni, citazioni, pensieri, lettere ricevute, accadimenti avvenuti da quel giorno che testimoniano il percorso di fede affrontato da lui e dalla sua famiglia.
“Dio non è venuto a spiegare la sofferenza.E’ venuto a riempirla della sua presenza”. ( Paul Claudel).
Leggendo mi sono commossa,ho trovato luce e conforto attraverso le parole di Socci, è una testimonianza che aiuta a comprendere, che permette di trovare l’unica risposta a molte domande che nel corso della vita ognuno di noi si pone. La risposta è solo una CRISTO!
Dobbiamo affidarci a Lui, dire semplicemente una parola: il nostro Sì!
Dall’Apocalisse: “Ecco Io sto alla porta e busso, se qualcuno ascolta la mia voce ad apre la porta, io entrerò da lui, cenerò con lui ed egli con Me”.
Non sono parole vane, non sono concetti astratti, basta semplicemente provare a dire quel semplice sì…. Vi riporto brevemente la mia esperienza: 40 anni, tumore al seno dopo la prima mammografia, un figlio di 10 anni… Ho detto il mio sì! Credetemi il percorso dell’intervento, chemioterapia e radioterapia non è una passeggiata, lo ammetto, ma l’ho fatto con il sorriso, ho continuato a lavorare ad occuparmi della mia famiglia, a scherzare e ridere di ciò che mi stava accadendo, non perché sono stata forte, ma perché sono stata accompagnata e portata in braccio se necessario….
Leggete questo libro, in un mondo che sempre di più nega la grandezza di Cristo e guarda ai cristiani come persone di serie “B”, vi chiedo solo di non chiudere i vostri occhi e le vostre orecchie, ma di provare ad ascoltare, solo così troverete risposte alle domande del vostro cuore…
Grazie a Socci per la forza di andare controcorrente e per la volontà di condividere un percorso di vita così intimo e personale.
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Per chi decidesse di leggere il libro meditate la preghiera di Padre Dolindo Ruotolo a pagina 45..
- BICA - IN PORTOGHESE CAFFE' MOLTO RISTRETTO!
Esordio letterario per questo autore tedesco, che ama i sapori e gli odori del Portogallo, ne ama la lingua, anche se non la parla.
Durante un breve soggiorno a Lisbona, Mesa, ha avuto l’ispirazione per scrivere il suo romanzo, non per nulla la protagonista è Bianca, cameriera ai piani in un albergo in Germania, di origine portoghese, soprannominata Bica dalla madre in quanto è alta 1 metro e 49, e Bica in portoghese significa “caffè molto ristretto”!
Cosa dire di questo libro…. Il modo di scrivere e di dare corpo ai personaggi è molto particolare, a tratti surreale, il risultato è un romanzo alquanto originale, piacevole, intriso di nostalgia e tristezza, forse caratteristica del popolo portoghese.
Il personaggio di spicco è quelli di Bica, che è anche voce narrante.
Giovane donna cresciuta senza un padre, ha subito le scelte della madre per tutta la vita, inerenti all’ennesimo surrogato di padre con cui si ritrova a convivere, per poi da un giorno all’altro fuggire e ricominciare la vita in un altro luogo, con un altro compagno della mamma….
Giovane donna in cerca dell’amore, quello vero, che pensa di trovare tra le braccia del borghese del posto, sposato, che ovviamente non ha nessun desiderio di lasciare la moglie per Bica.
Da qui, la mia riflessione sul sapore dolce e amaro del libro, la dolcezza dell’animo di Bianca si scontra con l’amaro della vita, che le riserva altre brutte sorprese, tra cui la grave malattia della madre e la morte.
Bica si scontrerà con questa dura realtà, con il fatto di essere sola, di avere molte domande ancora alle quali non ha risposta… La sua “fibra” è forte la giovane non si lascia sopraffare dagli eventi, ma alla fine arriverà a dominarli, in modo sorprendente ed originale.
Bica diventerà una donna consapevole di sé stessa, della propria forza del mondo che la circonda e delle persone che la amano.
Leggo quindi un percorso di riscatto anche sociale, di non arrendersi a determinati “clichè”…
La cameriera di umili origini, non è uno stereotipo di persona poco colta, obbligata a scendere a compromessi, senza sensibilità e iniziativa, rassegnata a vivere apaticamente la propria condizione familiare e sentimentale.
Il personaggio di Bica, non può nel lettore non ispirare tenerezza, anche se a momenti si rimane confusi dai ragionamenti ed azioni della giovane, ma proprio questa è l’originalità della storia…
Originale l’autore anche nel momento in cui presenta un nuovo personaggio , specificandone l’altezza e le preferenze riguardo al tipo di caffè che gusta…
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AMICIZIA TRA DONNE
Romanzo d’evasione che parla di donne e dell’amicizia che le lega.
Argomento d’attualità in moltissimi romanzi ultimamente, anche tra quelli letti dalla sottoscritta, questo, lo ritengo decisamente carino; non troppo superficiale, neppure ricco di battute di cattivo gusto o descrizioni altrettanto superflue. La scrittrice non è alla sua prima “fatica”.
Mi ha incuriosito acquistare il libro in quanto la Higgins è laureata in Chimica, quindi volevo toccare con mano come una mente analitica e “scientifica”, si potesse barcamenare con sentimenti, creatività e fantasia.
Devo dire che il risultato è discreto, tanto da consigliarne, la lettura, la scrittura è semplice; il filo conduttore della storia è il testamento dell’amica Rachel, che in modi differenti coinvolge le amiche Kate , Sarah e Jo, ovviamente tutte diversissime sia nell’aspetto che caratterialmente.
Se pur la vicenda tocca dei “luoghi comuni” abbastanza sfruttati, come le caratteristiche fisiche, morali e comportamentali delle protagoniste diametralmente opposte, e la vita che conducono non perfettamente felice e soddisfacente, la ritengo una lettura di svago piacevole.
Ah! Dimenticavo il lieto fine è d’obbligo!
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HOPE...
Libro d’esordio per Chevy Stevens, libro che ha avuto un grande successo editoriale, che ha diviso indubbiamente i lettori, tra chi ha trovato la storia originale ed emozionante e chi invece l’ha trovata piatta e poco avvincente.
L’autrice, bella ed affascinante ha un passato di agente immobiliare, e proprio questa è la professione che svolge Annie, la protagonista di “scomparsa”.
Il titolo fa già presagire il destino che può aspettare la protagonista, ed infatti è proprio ciò che accade….
Provate a pensare…. Entrate nei panni della protagonista, avete un immobile da far vedere attraverso un iniziativa definita “open House”, chiunque fosse interessato nella giornata, si può liberamente fermare e voi siete lì, disponibili ad illustrare l’unità abitativa.
Nessun accordo, appuntamento stipulato in precedenza, nessun nominativo, indirizzo, recapito telefonico segnato in agenda, nessuna possibilità di “controllo” degli eventuali avventori…
E’ così che compare il vostro aggressore, proprio mentre state per andarvene, pregustando la serata da passare in compagnia del fidanzato…
ZAC!! In un battito di ciglia la vita che avete conosciuto fino in quel momento, cambia improvvisamente, Non sapete dove siete, in balia di chi, venite picchiate, violentate, obbligate a rispettare insulse regole legate alle solite attività quotidiane, dai pasti, ai bisogni fisiologici, alla possibilità di esprimere anche solo un minimo desiderio, dolore, disperazione………
Ma Annie non si arrende, sfido chiunque a mantenere anche solo un barlume di sanità mentale…. La nostra “eroina” è una grande figura femminile, trasmette forza, ingegno, intelligenza, e speranza….
La storia viene raccontata dalla viva voce della protagonista, durante le sedute dalla psicoterapeuta, quindi si alternano capitoli inerenti al passato e capitoli legati al presente. Facilmente intuibile che Annie non è deceduta in seguito al rapimento, ma cosa ha vissuto Annie nei mesi di prigionia? Come vive Annie il presente? Come è cambiata?
La scrittura è fluida ed avvincente, l’epilogo originale ed inimmaginabile.
Io faccio parte della schiera di lettori che hanno apprezzato in toto questo romanzo di esordio, nel mio caso, il personaggio principale è e rimane Annie, l’attenzione del lettore è totalmente legata e soggiogata da ciò che passa per la testa di Annie e dagli innumerevoli risvolti psicologici che un evento del genere produce nella pische della persona.
Brava l’autrice a focalizzare l’attenzione su questo unico personaggio, descrivendo i personaggi secondari solo in funzione della vicenda “Annie”, quindi non troveremo descrizioni approfondite delle vite personali di altri figure. Questo per alcuni risulta in punto debole del libro, a mio parere invece è il suo punto di forza.
Consiglio in particolar modo alle mie QLettrici la lettura di questo libro, Annie vi rimarrà nel cuore… ma anche l'universo maschile se ha voglia può cimentarsi nella lettura... (ci mancherebbe!!)
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KOLARICH = CERVELLO, CUORE, TENACIA, GIUSTIZIA
Ellis, l’autore, è un brillante avvocato che grazie ai successi ottenuti è entrato a far parte anche del Consiglio di stato dell’Illinois.
La professione dello scrittore,ha sicuramente dato grande contributo nella stesura del legal-thriller, non per nulla il personaggio principale è un giovane avvocato, Jason Kolarich, brillante ed audace nelle aule di tribunale, vive una grande tragedia nella sfera personale. L’avvocato ha perso tragicamente la moglie e la figlioletta in seguito ad un’incidente stradale, del quale si sente personalmente responsabile….
In questo delicato e triste periodo della propria vita, Jason si ritrova ingaggiato dall’amico di infanzia Sammy Cutler, accusato di aver ucciso un noto pedofilo, quest’ultimo, presumibilmente, ha rapito ed ucciso la sorellina dello stesso.
Chissà perché, un improbabile signor Smith, si offre di pagare le spese processuali, chiedendo semplicemente di ottenere la non condanna per l’imputato.
Jason, accettando la difesa di Sammy si ritrova anche a fare i conti con il passato, e, chi si aspetta di poter manovrare come una marionetta il giovane legale, ha sbagliato di grosso.
Kolarich pur di vederci chiaro, metterà in pericolo la propria vita e non solo.
Personaggio positivo, umano, con principi legati alla giustizia profondi e radicati.
"La morte di un bambino è sempre qualcosa di cui non si riesce a darsi ragione.Ma l'assassinio di un bambino è qualcosa di talmente raccapricciante che nessuna reazione, nemmeno la rabbia, sembra appropriata. Di fronte ad un bambino ucciso ci si può soltanto disperare.....".
La scrittura è avvincente, dialoghi e pensieri di Jason si susseguono a ritmo serrato, il lettore rimane sempre al passo delle indagini e della parte “oscura” che vuole gestire il processo in altro modo.
I colpi di scena non mancano, la fine è molto originale, partendo dal presupposto che la costruzione della storia si basa su personaggi che definirei “classici” per un legal-thriller.
Un plauso quindi all’autore per essere riuscito a cogliere comunque il lettore di sorpresa.
" Trecento l'ora mi sembra una tariffa accettabile. Per quanto lei sia molto giovane per un caso come questo".
Risposi: "Mozart componeva sinfonie a sei anni".
Siete quindi invitati a fare la conoscenza di Jason Kolarich, se mai dovessi avere bisogno di un legale chiederei di lui.....!
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TROPPA "CARNE AL FUOCO"
Appena ho iniziato la lettura, la sensazione provata era un misto di stupore e soddisfazione, il pensiero, man mano che le pagine si susseguivano era: “ Bene, un autore italiano che scrive un thriller senza il classico logo “Made in Italy”.
Un libro insomma, che avrebbe potuto competere con colleghi oltre-oceano.
L’ entusiasmo iniziale si è un po’ smorzato man mano che la lettura procedeva.
Carrisi ha indubbiamente buone doti riferibili alla descrizione dei personaggi, come tipologia dei crimini e descrizione delle tecniche investigative; questo libro però è davvero troppo pieno di eventi, difficilmente sviluppabili anche per i più “esperti” del genere.
Sei bambine scomparse nel corso degli anni, delle quali, cinque vengono ritrovate dove il killer vuole ora collocarle.
Tante storie parallele importanti:
- Il criminologo abbandonato dalla moglie, con un figlio piccolo ed una “macchia indelebile” inerente ad un precedente caso gestito male (ma poi sarà proprio così?);
- Mila, specialista assunta per ritrovare l’ultima bambina, presumibilmente ancora in vita,perché nessuno come lei, è in grado di entrare nella mente del killer ed interpretare gli indizi (anche meglio del criminologo? Pare proprio di sì!)
- Sarah Rosa, agente specializzata nell’informatica, che stabilisce subito un cattivo rapporto con Mila, che nasconde un grandissimo segreto legato al caso in questione (del quale non preannuncio nulla)
E poi c’è il serial killer, spietato, che non rallenta il ritmo delle sue “messe in scena” e sembra essere sempre un passo avanti agli agenti investigativi.
E ancora, chi è il detenuto RK-357/9?
Tutti i personaggi sono strettamente legati ed intrecciati agli eventi del - qui e ora –
Man mano che scorrono le pagine, il ritmo diventa sempre più serrato ed incalzante, perdendo di profondità e completezza.
E poi…. Una cosa che mi ha dato particolarmente fastidio è il continuo domandarmi: “ Ma dove siamo?
Più volte, nel corso della lettura, ho pensato di soffrire di una sorta di amnesia inerente ai luoghi, ma proprio non vengono indicati, se non con qualche iniziale sparsa qua e là all’inizio dei capitoli, solo qualche accenno al clima rigido, ma non c’è molto altro… Personalmente amo poter localizzare correttamente i vari personaggi e sapere dove “mi sto trovando”, cosa impossibile da fare in questo libro.
E ancora il serial killer, rimane comunque sviluppato in maniera embrionale.
Per non parlare del “suggeritore” e non dico altro.
Insomma un buon thriller, forse un po’ di presunzione di poter pensare di gestire tanta “carne al fuoco” in modo eccellente.
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SCAPPANDO DA STALIN......
Libro che “cuce” una vicenda di fantasia, in un contesto storico ben preciso, affiancando a personaggi inventati, persone e fatti realmente vissute ed accaduti. L’intreccio tra la storia russa e americana a cavallo della seconda guerra mondiale, ben si sposa con parti di fantasia.
L’autore è ebreo, nato in Polonia, si trasferisce per qualche anno in Russia, per poi stabilirsi definitivamente in Francia negli anni ’50; è un’intellettuale di fama internazionale, che ha dedicato molto allo studio e alla scrittura inerente alle vicissitudini del popolo ebreo.
La vicenda si snoda su due piani temporali differenti.
Inizialmente il lettore si trova a Washington nel 1950, più precisamente, ad assistere alla 147sima udienza della Commissione per le attività anti-americane, nella quale Maria Apron, insegnante di recitazione c/o l’Actors Studio di New York, viene accusata di essere una spia comunista, in possesso di un documento di identità falso, appartenuto ad un agente dell’ Office of Strategic Service ( Organo di raccolta informazioni sulle attività di spionaggio dell’URSS dal 1947),infiltrato a Mosca, di cui non si hanno più notizie, dopo l’ultimo contatto avvenuto nell’estate del 1944, rispondente al nome di Michael David Apron.
In quegli anni in America, imperversava una vera a propria caccia alle streghe, queste ultime erano impersonate dai comunisti. Il buon americano per essere tale, doveva anche essere un vero anti-comunista, ed ecco che anche tra nomi noti di Hollywood si era venuta a creare una vera e propria “lista nera”.
Il nome della persona che veniva vergato sopra tale lista, poteva dimenticarsi di lavorare e doveva fuggire con tutta la famiglia.
Ma torniamo alla storia. Chi è Maria Apron? Una donna bella ed affascinante, molto forte ed intelligente, con due occhi blu molto espressivi, brava attrice indubbiamente. Durante l’interrogatorio comincia a raccontare la propria storia, ecco l’alternanza temporale di cui accennavo precedentemente.
Maria inizia la narrazione dal lontano 1932, quando si è ritrovata costretta a fuggire, dopo aver passato una serata di festa nella lussuosa residenza di Stalin, a cui è seguita una nottata tra le braccia del dittatore.
All’udienza viene autorizzato ad assistere il giornalista Allen Koenigsman, i suoi dubbi, i suoi interrogativi, sono anche i nostri. Chi è in realtà Maria Apron? Le vicende che narra sono reali?
Dalle prime battute il lettore si ritrova coinvolto a pieno titolo nella storia. Il desiderio è sapere cosa ha da raccontare Maria, cosa può dire per convincere la Commissione della propria innocenza.
E così, si attraversano eventi storici realmente accaduti in modo naturale e fluido, lo stile di scrittura è chiaro, articolato, ma nello stesso tempo comprensibile. Risulta estremamente agevole per il lettore, seguire i cambi temporali, il sovrapporsi di personaggi e luoghi, che ripercorre la stessa Maria narrando la propria vicenda. Si potrà così vivere tra tanti orrori della guerra anche una dolce e grande storia d’amore.
354 pagine che si leggono in un soffio. Interessantissimo trovare in Appendice alcune pagine riassuntive che dettagliano “personaggi e fatti reali” presenti nella storia, con una breve descrizione, oltre ad uno schema altrettanto dettagliato relativo a “riferimenti storici e culturali”.
Insomma, Halter si premura di dare al lettore non particolarmente ferrato sulle vicende storiche menzionate, una sorta di bussola, che permetta di orientarsi tra le pagine in modo più che buono.
Ringrazio la Redazione che mi ha permesso di leggere questo libro.
Inoltre, ho avuto la possibilità di rivalutare la Casa Editrice Newton Compton, della quale,i romanzi letti in precedenza mi avevano parecchio deluso.
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LA FORZA DI UNA MADRE
Alt! fermi tutti! Prima di inziare a scrivere la recensione vera e propria, devo specificare che il libro racconta sì una storia di fantasia, ma con l’autrice che raccoglie a piene mani dal suo vissuto. Il tema trattato è quello della nascita di un bambino affetto da Sindrome di Asperger.
Kathy Lette ha un figlio poco più che ventenne affetto da tale sindrome, ed in una recente intervista dichiara testualmente:
“Le persone con la sindrome di Asperger possono non dare un contributo in termini convenzionali, ma ciò non significa che siano individui di minor valore e spetta a noi aiutarli a «sbocciare», iniziando con lo sradicare il preconcetto che esclude coloro che hanno una disabilità dalle normali attività della vita quotidiana. Non amo i termini «normale» e «anormale» Preferisco «abituale» e «straordinario». E questi bambini straordinari hanno così tanto da offrire, che è un atto criminale dilapidare i loro innumerevoli talenti. Spero che il mio romanzo sia d’aiuto nel de-stigmatizzare la condizione di chi soffre della sindrome di Asperger promuovendo nel contempo tolleranza, comprensione e accettazione. E che offra un po’ di buffa consolazione e un necessario senso di appartenenza a quelle migliaia di genitori che lottano per crescere dei bambini speciali. Perché tentare di farcela da soli produce lo stesso risultato del voler affrontare Lord Voldemort con un coltello da burro.”
Fortunatamente l’autrice è felicemente sposata con un marito presente e amorevole. Ciò non accade alla protagonista Lucy, che viene abbandonata dal marito proprio quando al figlio Merlin di 3 anni, viene diagnosticato l’ autismo, che più avanti verrà definito tramite la Sindrome di Asperger.
La storia si snoda in modo piacevole ed ironico, la protagonista è una grande donna, a mio avviso, non si lascia distruggere dalla scoperta della disabilità del figlio, non si lascia distruggere dall’abbandono del marito, non si lascia distruggere dall’indifferenza ed in alcuni casi crudeltà della società, non si lascia distruggere dall’inadeguatezza dei servizi scolastici, ma cresce Merlin con amore e tenerezza, solo come una vera madre coraggio sa fare.
Provate a pensare a Lucy….. Cosa fareste nei suoi panni? La risposta non è così semplice, non possono esistere giudizi di sorta sull’atteggiamento più corretto, giusto, socialmente accettabile da tenere…..
La mia risposta personale è: “non lo so!”
Lucy va avanti per la sua strada, infila la corazza dell’ironia portata all’estremo pur di non lasciarsi sopraffare dal mare di difficoltà piccole e grandi che caratterizzano le sue giornate. Arriva persino a cercare alacremente un compagno che possa garantire a Merlin la presenza di una figura paterna di riferimento, questo desiderio è tanto più forte, quanto più crudeli diventano gli atti di bullismo a cui va incontro il suo amato figlio, ma tutti i probabili compagni, all’incontro con Merlin, scappano a gambe levate.
Tutti tranne un personaggio al quale, a prima vista, non gli si potrebbero dare 100lire….
Bravissima l’autrice a tratteggiare i personaggi, che appaiono reali, non caricaturali. Bello il personaggio di Lucy sviluppato in modo pieno e concreto, con tutta la forza, le fragilità, i desideri, le frustrazioni, le contraddizioni,che solo un essere umano vero e proprio può avere in sé.
Solo chi ha vissuto realmente alcune particolari situazioni, si assume a tutti gli effetti la responsabilità di scriverne in modo così diretto e vivido. Ho apprezzato questo tipo di scrittura, ho apprezzato l’uscire da schemi preconfezionati che vogliono la madre di un bambino disabile immolata sull’altare del martirio, “socialmente corretto”, ho adorato invece Lucy, che ama incondizionatamente suo figlio, ma non si annienta totalmente per seguirlo.
Che dire di Merlin! La sincerità fatta persona, senza filtri, e la bontà stessa fatta persona, incapace di ferire volontariamente, i bigliettini che lascia a sua mamma sono pieni di amore e sentimento.
La vicenda non è così scontata, scritta in modo scorrevole e mai pesante. Gli anni passano, e ci ritroviamo davanti un Merlin giovane ragazzo, ed una Lucy cha a sua volta ha imparato qualcosa di importante su sé stessa.
Consiglio vivamente la lettura di questo libro, seguendo il consiglio dell’autrice stessa, di aprire il nostro cuore e la nostra mente ad accettare la diversità come possibilità di crescita ed arricchimento personale.
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DOPPIAMENTE MOSTRO
Lette le recensioni dei “colleghi”, devo ammettere che il mio commento non sarà così entusiasta.
Il libro alterna capitoli che trattano la “seconda vita di Furio Guerri, il mostro”; e la “prima vita di Furio Guerri,agente di vendita delle Industrie Grafiche Aggradi.
Ma chi è Furio Guerri? Un uomo fisicamente gradevole, sposato con Domini Elisa, con la quale ha una figlia, Caterina.
E’ un uomo invidiato, per la moglie che ha scelto di sposare (con uno stratagemma gretto e meschino), la più bella della classe, quella con “la terza di reggiseno e senza brufoli”, quella che tutti hanno sognato di portare a letto, ma solo tu, Furio, ci sei riuscito, e godi guardando i tuoi vecchi compagni, fisicamente sfioriti, con mogli altrettanto trasandate, che vi guardano con gli occhi velati di rimpianto, ma tu no, tu sorridi sempre, perché sei un Rappresentante, e questo devi fare, anche se quello che devi vendere è “aria fritta”, anche se le persone con le quali entri in contatto per lavoro, non le sopporti.
Furio Guerri è il trionfo dell’esteriorità, oltre alla bella moglie, ha una bella villetta, ha una macchina sportiva che, mi verrebbe da dire, considera più dei suoi affetti.
La figlia Caterina poi, è molto meglio viziarla all’inverosimile, comprandole tutto ciò che desidera, e quelle poche volte che si ritrova solo con lei, fa trasgredire tutte quelle regole che Elisa cerca, faticosamente di far rispettare.
Furio Guerri sta fuori casa tutto il giorno, Il narciso Furio Guerri è innamorato di sé stesso e si aspetta che tutti si comportino come desidera. Furio Guerri è già un mostro, a mio avviso, ma lo smalto con il quale è ricoperto, comincia a sgretolarsi lentamente, nel momento in cui comincia a rendersi conto che la situazione familiare e professionale comincia a sfuggirgli di mano…. Pian piano, all’inizio velatamente, il “mostro” Furio Guerri comincia a mostrarsi per ciò che è realmente… fino all’epilogo forse non del tutto sorprendente.
Il Furio Guerri del dopo, non è molto diverso del Furio Guerri del prima, strumentalizza persone per raggiungere i propri scopi, mente spudoratamente, cela la sua vera identità.
Mi dispiace, non riesco a trovare del buono in Furio Guerri, anzi, devo correggere ciò che ho scritto nella prima riga, non è il libro che non mi ha soddisfatto, in quanto la scrittura è incalzante e mai noiosa, è proprio il Guerri che non mi piace, mi ha procurato un fastidio quasi fisico, non c’è redenzione per uno come lui….
Complimenti quindi a Simi, che ha saputo rendere spaventosamente vero e reale un “mostro” come Furio Guerri.
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TANTO AMORE E AMICIZIA FRA DONNE!
Terminata la lettura della “serie” di romanzi della Allen.Molto godibile anche questo libro.
Gli ingredienti sono sempre i medesimi, amore, riscatto, magia, tutti dosati, nel corso della vicenda, in maniera attenta e precisa così da non stancare il lettore.
Forse, tra tutti quelli letti, questo libro, che risulta essere anche il più recente, narra una storia più articolata e ricca di avvenimenti e personaggi, con un delizioso “cameo” dedicato alla protagonista de: “Il profumo del pane alla lavanda”, che in questo romanzo si occuperà di un importante catering, in occasione dei 75 anni della fondazione del “Circolo femminile” di Walls of Water.
L’amicizia e la solidarietà tra donne sono le colonne portanti, è lo scopo della fondazione del Circolo da parte delle nonne delle protagoniste femminili, Paxton e Wella.
“Questo circolo venne fondato per aiutarsi a vicenda. Nel senso di essere unite. Non per allontanarci o competere fra noi.”
Altro tema affrontato con delicatezza dalla Allen è l’accettazione della diversità, l’accettazione dell’altro per quello che è, con tutti i pregi ed anche tutti i difetti che contraddistinguono il suo essere.
“Sono cresciuto senza appartenere a qualcosa, né a scuola, né a casa…. All’improvviso mi si apriva una porta, la porta dell’accettazione…… Quelli erano i miei amici, mi avevano salvato,e in un certo senso li amavo. La ragione per cui ero diventato uno di loro,era che avevo bisogno di appartenere a qualcosa e loro mi avevano accolto.”
Questo riferimento “sfumato” al giovane ragazzo che si unisce al “branco”, in questo caso è riportato solo nell’accezione positiva, ma pone anche molti spunti di riflessione per noi adulti, ORA. Accogliamo la diversità dei nostri ragazzi, diversità intesa come diversità di opinioni, desideri,ambizioni, come un dono ed una ricchezza, non come motivo di chiusura, ne faremo adulti sereni e consapevoli del proprio essere.
Da qualunque lettura, anche, apparentemente la più leggera, si possono trarre spunti di riflessione personale, su temi di grande attualità ed importanza.
Mi sento di tracciare solo un piccolo neo, che vedo come nota dissonante nella storia, si tratta della presenza di un omicidio che rimarrà senza punizione del colpevole, ma forse così deve anche essere, lascio a voi colleghe lettrici, la possibilità di esprimere opinioni per questo piccolissimo particolare della vicenda.
Seguite la vita di Wella e Paxton, scoprite le loro radici, le loro famiglie, i loro amori, e non dimenticatevi della MAGIA!
Buona lettura!!
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CASUALITA'
Siamo nel Galles. Una giovane coppia,sta viaggiando in auto. Vanessa e Matthew decidono di fare una sosta in prossimità di uno spiazzo antistante una zona boscosa, per permettere al cane di passeggiare brevemente, ma proprio in seguito al battibecco, Vanessa rimane a fianco dell’auto, ed è il marito ad inoltrarsi nella boscaglia con il cane. Al suo ritorno, la moglie è letteralmente scomparsa, i documenti, i soldi, la borsa, sono ancora all’interno dell’auto.
Matthew, per i successivi tre anni, continuerà ad arrovellarsi ponendosi sempre le stesse domande: Dove può essere finita? Cosa può essere successo? Vanessa è ancora in vita?
In realtà il lettore sa quello che succede a Vanessa; Ryan, giovane poco di buono, indebitato con un malavitoso, rapisce la giovane donna, pensando di ottenere denaro, chiedendo un riscatto per il suo rilascio. Rinchiude la donna in una cassa con del cibo e dell’acqua, all’interno di una grotta sperduta, con l’intenzione di tornare a controllare dopo qualche giorno, ma…..
Non svelo altro. Ovviamente, le cose non andranno lisce come l’olio, il lettore si ritrova a leggere la storia a distanza di 3 anni continuando a porsi la stessa domanda di Matthew: “Vanessa ora, che fine ha fatto?”
Intanto la vita continua, gli amici cercheranno di stare vicino all’uomo, cercheranno di fargli conoscere persone, donne con cui “consolarsi”, nel senso più buono del termine.
La storia così si arricchisce di personaggi e di situazioni anche da brivido.
La vicenda, quindi, non è solo incentrata sul rapimento di Vanessa, ma è ben più articolata.
Il lettore segue la vita di Ryan e Matthew, e non solo. Il filo della tensione se pur non altissima tiene comunque viva l’attenzione del lettore. La scrittura è semplice, i vari cambi di prospettiva si alternano con capitoli non estremamente lunghi, le vicende di ogni personaggio sono ben delineate.
Il fatto che personalmente, ha colpito maggiormente, e che l’autrice ha saputo rendere al meglio, è la CASUALITA’. Ebbene sì! Le sensazioni spiacevoli e di maggiore tensione, che la lettura ha fatto nascere, riguardano proprio il significato racchiuso in quest’unica parola.
Vanessa è stata rapita per una semplice casualità, come il successivo problema di Ryan avviene per una pura e semplice casualità, il fatto che la coppia Alexia e Ken (amici di Matthew), abbiano una vita professionale così sfortunata, è sempre per un’insieme di fattori che potrei definire casualità.
Terrorizzante è il fatto, che nella tranquilla routine di una coppia, si possa inserire la tragedia, la violenza, la morte, per un’insieme di fattori “sfortunati” avvenuti appunto, per casualità.
Se casualmente, vi imbattete in questo libro della Link, vi consiglio di leggerlo… Anche solo per sapere cosa ne è stato della povera Vanessa…. Di sicuro non vi annoierà!
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SPRAZZI DI VITA TRA TORTE E DOLCEZZE VARIE
Sono al terzo libro della Allen… Eh già! ho deciso di deliziarmi definitivamente con le letture scaturite dalla fervida immaginazione dell’autrice….. Ho deciso di soccombere definitivamente, in seguito ad un’overdose di dolcezza.
Quelle della Allen sono storie senza particolari pretese, semplicemente, la loro essenza riguarda i buoni sentimenti, il riscatto della persona ed un pizzico di magia.
Questi libri curiosamente, trasportano il lettore in un mondo parallelo dove tutto è possibile, ed anche la stramberia più insulsa, nel contesto diventa un dato di fatto che appartiene al quotidiano dei personaggi.
Julia prepara deliziosi dolci sempre con la finestra aperta, per fare in modo che l’aroma sprigionato faccia da richiamo per quella figlia avuta a 15anni e mai conosciuta.
Sawyer, appartiene ad una famiglia, che si trasmette di generazione in generazione, un dono assai particolare. Nessuno di loro esce la sera, perché mai? Mi chiederete…. No, no nulla a che fare con il mito dell’uomo lupo, più semplicemente si materializza, intorno al loro corpo un’aura luminescente, che trasmette calore…
Nonno Vance è un gigante di 2 metri e 40, molto silenzioso e schivo.
Emily 17enne appena rimasta orfana, arriva a Mullaby nel Nord Carolina a casa di nonno Vance, e piano piano, scopre quel passato che la mamma le ha sempre taciuto…
Questi sono una parte dei personaggi che popolano questa storia.
Non tutto è perfetto insomma, il passato di alcuni non brilla per bontà e altruismo, ma l’autrice riserva un destino fatto di riscatto e felicità, in quanto non è mai troppo tardi per fare pace con le tragedie del passato….
Lo stile della Allen è facilmente riconoscibile, la scrittura è semplice, ben tratteggiati i personaggi e le ambientazioni….
Carina l’idea di inserire in fondo al libro brevi frasi che ripercorrono i vari mesi dell’anno, durante le fasi di luna piena.
Che dire una graziosa lettura all’insegna dei buoni sentimenti, un solo consiglio.. Attenzione alla possibilità di andare in iperglicemia……
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PICCOLI "ADULTI" E GRANDI "BAMBINI"!!
Primo libro che esce in Italia, anche se l’autrice irlandese ha scritto diversi altri romanzi; pensate, ha iniziato a scrivere a 34 anni, è una donna sposata con tre figli, l’idea di scrivere questo romanzo è nata, dopo che un amico le ha raccontato che la propria prozia aveva avuto un figlio in età molto giovane, il fatto è stato taciuto ed è rimasto un segreto fino alla morte della donna. Questo è il seme che ha germogliato ed ha dato come frutto: “Amore e altri casi di emergenza”. La frase che può riassumere il “succo” del romanzo potrebbe essere: Un incidente stradale, muore una donna, una donna vive, e le vite di due famiglie non saranno mai più le stesse.
La storia è scritta a due voci, partendo da due punti di vista completamente diversi.
Kat Kavanagh donna adulta di 40 anni, scrittrice di professione che si cela sotto lo pseudonimo di Killian Kobain, sopravvive all’incidente stradale che viene descritto nelle primissime pagine del libro.
Milo McIntyre, bambino di quasi dieci anni, figlio della donna che muore nello stesso incidente.
Non mi dilungo sulla trama, se non per dire che i personaggi sono ben tratteggiati, se pur in modo semplice, come semplice potrebbe apparire la quotidianità di ciascuno di noi.
La cosa che mi ha più colpito del libro, non è tanto l’intreccio della storia in sé, che risulta in ogni caso piacevole e godibile,ma quello che ad un certo punto mi è arrivato nella mente e nel cuore.
Il bambino Milo, appare più maturo e saggio dell’adulta Kat!
La disparità tra il linguaggio estremamente semplice, e tante caratteristiche che appartengono solo ad un bambino di dieci anni, e la maturità di certe riflessioni ed azioni del ragazzino stesso, vanno decisamente a cozzare, contro un linguaggio più articolato, che descrive azioni e comportamenti, di una immaturità in certi punti addirittura fastidiosa, del personaggio Kat.
Allora ci si ritrova a fare il tifo per Milo, per la sorella Faith, ma alla fine anche per Kat, per suo fratello Ed, affetto da Sindrome di Down e per l’ex fidanzato Thomas.
Visto che non si tratta di una Commedia drammatica, il lieto fine bisogna aspettarselo, sono 443 pagine che sanno di “buono”, la sensazione che il libro mi ha lasciato è positiva e dolce.
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LA PAURA DELLA DIVERSITA'
Shirin e Giacomo vivono in Francia, si incontrano ed è amore.
Giacomo Musso è italiano originario di un paesino di poche anime del Nord Italia, Shirin è di origine Iraniana.
Tutto sembra andare per il meglio per la giovane coppia, che decide di trasferirsi nel paese di origine di Giacomo, nella casa di famiglia. I lavori di ripristino e rinnovamento dei locali, il nuovo lavoro di maestro elementare di Giacomo, con una classe mista di bambini dalla prima alla quarta, la gestione della statistica delle vendite per la filiale italiana della ditta per cui lavora Shirin, riempiono di fatto le giornate dei due giovani sposi. L’ingresso di Shirin nel Coro tradizionale di canzoni dialettali dove ha sempre cantato Giacomo, assume per la giovane un significato immenso. La donna si sente totalmente ed incondizionatamente accettata dalla comunità locale, e vive serena ed entusiasta nel nuovo paese.
“Troppo bello per essere vero” direte voi, ahimè sì! La favola deve avere per forza anche i personaggi “cattivi”, che si chiamino “uomo nero” o “strega”, non importa; sta di fatto che l’allontanamento di Shirin dal coro, in seguito a espressa richiesta del Sindaco leghista di un paese vicino, che accetta l’intervento del gruppo solo se viene rispettata questa clausola, è la scintilla che fa divampare il fuoco dell’intolleranza e dell’odio reciproco.
Di colpo la giovane capisce che la sua non è mai stata effettiva e completa integrazione, ma semplice accettazione di una situazione in nome delle origini e conoscenze del marito.
Non svelo altri particolari della trama, se non il fatto che la storia viene narrata attraverso una specie di “memoriale” che il marito Giacomo scrive dal carcere, sulla base di diverse fotografie che parlano della storia con Shirin. La donna è morta.
La trama ti avviluppa nelle sue spire, la scrittura è fluida e ricca, i personaggi sono posti in essere con un solo scopo: parlare di razzismo, di odio,di mancanza di dialogo tra le varie etnie.
La riflessione è d’obbligo a questo punto.
Non sono d’accordo con l’idea dell’autore: “l’ateismo è la sola religione di pace”.
Come condivido invece ciò che pensa in altri momenti: “L’odio non si controlla;l’odio rompe gli argini e dilaga, si alimenta di se stesso e travolge tutto.Chi semina il vento (da qui il titolo del libro), raccoglie tempesta.”
La soluzione non rientra nella globalizzazione intesa come spoglio delle proprie tradizioni di popolo, per un omologazione impossibile ed ingiusta. La soluzione rientra in una sola, preziosa, meravigliosa parola, che anche nel nostro piccolo spesso disattendiamo. Il rispetto.
Rispetto delle tradizioni e credenze, rispetto delle regole che ogni luogo determina per un vivere civile e tolleranza reciproca che alla fine può portare solo ad una grande cosa: l’arricchimento della nostra anima.
Spesso l’uomo preferisce rimanere “povero”, ed arroccato su convinzioni che basano il loro esistere sul nulla.
Bravo l'autore infine a trattare una problematica così attuale e così dilagante. Anche personalmente mi sono ritrovata "sbeffeggiata" come Giacomo, credendo che l'Iran da sempre avesse una cultura retrograda, quando in realtà così non è....
Ringrazio tantissimo Gracy che gentilmente mi ha prestato il libro.
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GURNEY, LA VITA DI CAMPAGNA NON FA PER TE!
Un thriller soddisfacente da molti punti di vista…
Il personaggio di David Gurney, ex detective della Omicidi di New York è veramente “gustoso”, letteralmente parlando. Arguto, competente, forte, con una mente strutturata per stanare gli esecutori di delitti che sembrano insolubili, maniacale nello studio degli indizi, nel momento in cui comincia un’ indagine, come un mastino, non molla assolutamente l’osso finchè non è stato spolpato e ridotto in briciole.
L’ex detective non è solo acume e intelligenza e perseveranza,è anche un uomo molto innamorato della moglie Madeleine, che è una donna dolce, calma, ma anch’ella dotata di una capacità di leggere l’animo umano come pochi, soprattutto quello di David stesso. La donna sogna una vita tranquilla, immersa nella natura, dedicandosi alla coltivazione della terra, alla lettura, alle lunghe passeggiate nel verde, e desidererebbe tanto che il proprio desiderio, diventasse anche quello del marito ora in pensione.
Ma Gurney ha una natura che non si può cancellare, ha una passione innata per la cattura dei criminali, ed è quello che riesce a fare al meglio.
Viene così contattato dalla madre della vittima di un omicidio,che chiede se, in forma privata, il brillante Gurney prenda in mano tutto l’aspetto legato alla scoperta di nuove piste ed indizi, visto che, sono settimane che tale fronte, non produce nessun tipo di evoluzione.
Subito la tipologia del delitto, una sposa decapitata il giorno delle nozze, solletica la mente e l’ego di David che si butta a capofitto nel caso….
La storia è particolarmente articolata, i personaggi sono molti, e diverse sono le strade investigative e le location create da Verdon. Il lettore si trova incollato alle pagine fin dalle prime righe, si entra nella mente del detective Gurney e si formulano ipotesi con lui, si soffre con lui, si studia il caso con lui, seguendo le varie piste che si presentano, così diverse tra loro, eppure dovranno portare tutte ad un comune denominatore… L’assassino.
La scrittura è ricca, l’autore è bravo a creare momenti di tensione,ma anche momenti in cui c’è spazio per battute e sorriso, certi passaggi soprattutto iniziali sono veramente spassosi, l’assassino si scopre solo alla fine (e non è così scontato…).
Questo libro se dovessi immaginarlo in altra veste, sarebbe uno di quei puzzle in bianco e nero, di almeno 5000 pezzi, che bisogna assemblare senza avere l’immagine di riferimento…. Non si capisce nulla fino a più della metà del lavoro, ma quando si è arrivati alla fine che grande soddisfazione!
Consigliatissimo agli amanti del genere
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LA COPERTINA "SPACCA" IL ROMANZO UN PO' MENO...
La mia recensione inizia con una semplice domanda: riuscirò mai a scegliere i libri non seguendo solo l’istinto e le impressioni generate da copertina e titolo? E mi rispondo addirittura che no! Probabilmente sarà impossibile frenare questa mia “mania”… Bellissima la copertina, un primo piano di viso dolcissimo ai miei occhi, truccati come piace a me, il colore dei capelli che mi ricorda quello che avevo fatto tanti anni fa, quando ero più giovane e mi divertivo a fare qualche sfilata di moda a livello provinciale; e dei fiori a fare da contorno (… e qui ci sta il mio grande desiderio di primavera); ma veniamo al libro, non ho riconosciuto subito l’autrice, ma quando ho iniziato la lettura tutto è andato al proprio posto, e mi sono resa conto di leggere la continuazione de “La quinta costellazione del cuore”.
Questa volta il gruppo di 5 donne (Eva,Kiki,Judith,Caroline,Estelle) si ritrova alle prese con il consueto viaggio annuale, l’idea viene proposta al gruppo da Eva, che caldamente consiglia di visitare il castello di Achenkirch, situato nella valle dell’Altmùhl. Il castello è stato trasformato in albergo dove viene praticata una dieta molto particolare basata sul digiuno, o quasi! Durante il soggiorno vengono consigliate escursioni o attività di purificazione interiore, non solo dal punto di vista fisico (e vi lascio immaginare cosa possa includere questa pratica…), ma anche dal punto di vista psicologico, non esistono radio, televisione, computer, ed i cellulari è consigliato che stiano rigorosamente spenti.
Cosa ha spinto Eva a consigliare un posto così “particolare”? nessuna delle amiche sa che l’idea è partita da un indizio trovato tra le cose della madre, ricoverata in Ospedale in seguito ad una rovinosa caduta, che menziona proprio quella zona ed il gestore dell’albergo…. Eva deve scoprire chi è suo padre, questo segreto gelosamente custodito dalla madre Regine, ha segnato la crescita della donna, al punto da non poter più accettare di non sapere…
Vedo che l’autrice ha seguito il mio precedente consiglio…!!!( Scherzo!) Quello di lasciar perdere i pellegrinaggi spirituali, per qualcosa di più “laico”… E quindi non posso dire di aver provato il medesimo disappunto nel leggere certi passaggi, certo che non ritengo sia una lettura di particolare spessore letterario, se pur come genere sia un romanzo di evasione.
La scrittura è fluida e scorrevole, resta la mia impressione precedente confermata, riguardo ad una superficiale analisi dei vari personaggi, caratteristica forse del tipo di lavoro che svolge l’autrice stessa, quello di sceneggiatrice di film…. I personaggi risultano appena abbozzati così l’attore stesso può imprimere personalità e caratterizzazione.
Per una lettura senza pretese sotto l’ombrellone va benissimo, lo scritto non rimarrà impresso a caratteri di fuoco nella vostra mente o nel vostro cuore.
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MA QUANTO SEI BRAVO CROSS!
Libro letto in poche ore…. Ancora Alex Cross, detective e profiler, ancora un thriller con un ritmo incalzante.
Cross si ritrova ad indagare sulla morte della nipote Caroline, giovane ragazza entrata nel mondo delle escort di alto bordo, ritrovata cadavere a bordo di un auto di un pregiudicato, maciullata da un macchinario per tranciare il legname.
Le immagini sono forti, come forte è l’impatto emotivo del personaggio di Cross, che non è solo un abile detective, ma è anche un uomo dedito agli affetti e alla famiglia.
Durante l’indagine anche la cara nonna Nana, sostegno, e un po’ “voce della coscienza” di Alex, verrà ricoverata con un serio scompenso cardiocircolatorio, e il geniale detective si ritroverà a dividersi tra l’indagine stessa e le notti passate al capezzale di Nana.
Un personaggio tratteggiato con sensibilità, non il classico super-uomo, solo muscoli e lavoro con una vita personale inesistente, ma un uomo, con un anima bella, con due figli che lo adorano, ed una compagna da sposare…
L’indagine porterà Alex nei recessi reconditi del vizio e della violenza, uomini facoltosi senza scrupoli, conducono tranquillamente una doppia vita fatta di eccessi e sesso; tra tutti “spicca” (per modo di dire…), colui che si cela sotto lo pseudonimo di “Zeus”, che alla fine delle sue performance deviate, ci fa sempre “scappare il morto”…
Pian piano il brillante detective, scioglie i nodi che serrano l’intricato intreccio della matassa, ma mai avrebbe pensato di arrivare ad un’epilogo così inimmaginabile!
La scrittura è veloce e fluida, il libro verte sul personaggio Alex Cross, il lettore vede attraverso i suoi occhi, personaggi secondari e scene del crimine.
Consigliato agli amanti del genere.
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BENTORNATA KAY!
Nel corso degli anni ho letto tutto della Cornwell, mi è sempre piaciuto il personaggio di Kay Scarpetta e le vicende ad esso correlate.
Una nuova indagine rimette sul campo, la stessa Scarpetta, il marito Benton Wesley, l’investigatore Pete Marino e la nipote Lucy, tutti coinvolti in modi e tempi differenti nella soluzione di tre diversi casi di omicidio di donne, apparentemente senza punti di contatto tra loro..
Non mi dilungherei particolarmente su parti della trama, che, per chi ama questo genere di letture, si svolgono sempre secondo lo schema: ritrovamento del/dei corpo/i, autopsia, indagine e soluzione, ma sulle impressioni e commenti del lettore.
Riconosco lo stile di scrittura della Cornwell, sempre ricco di particolari, che descrive minuziosamente azioni, tecniche di indagine, ma anche vicissitudini e stati d’animo degli stessi personaggi. Sempre molto attenta alla costruzione della storia, basando il suo scrivere su ricerche approfondite legate ai temi trattati (e questo mi piace molto!).
Non è un libro con un autore che scrive, ma si capisce che non sa di cosa scrive…. (quanti ne girano ultimamente?!)
Avere di nuovo a che fare con Scarpetta e C. è come ritrovare “vecchi amici”, che non vengono tratteggiati dall’autrice sempre seguendo i medesimi clichè in ogni libro, ma vanno incontro ad evoluzioni caratteriali e comportamentali, non sempre positive,ma proprio per questo più realistiche.
Abbiamo così una Kay Scarpetta in piena crisi di mezza età, che prova attrazione per un giovane anatomo-patologo assunto da poco, che sembra cerchi una confidenza diversa da quella professionale; la grande dottoressa proietta sul marito le proprie frustrazioni e debolezze, manifestando gelosia nei confronti di una giovane collaboratrice di Benton stesso.
Abbiamo Marino che cerca conforto alla propria solitudine attraverso conoscenze instaurate per via telematica, non disdegnando talora qualche bicchierino di troppo…
C’è la nipote Lucy che riallaccia i rapporti con un passato amore, ma che non confida nulla a zia Kay fino all’epilogo.
Personalmente il libro mi ha conquistata più per le evoluzioni dei “soliti” personaggi che per la vicenda in sé, che assume un ruolo di secondo piano, con un omicida del tutto inesistente.
Quindi meno colpi di scena da parte dei “cattivi” e più curiosità nei confronti dei nostri cari vecchi amici, hanno reso la lettura piacevole e sicuramente scorrevole.
Mi viene proprio da dire: “Bentornata Kay” mi piaci sempre tanto!!
Buona lettura
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IL SEGRETO NELL'OROLOGIO....
Primo libro pubblicato in Italia di Pam Jenoff, che ha alle spalle un’importante bagaglio di studi e lavorativo (Ad Es: nel 1996 ha lavorato c/o il Consolato americano a Cracovia, occupandosi dei rapporti tra popolo polacco ed ebreo, nei tempi della Seconda guerra mondiale, ed Olocausto).
Questo libro raccoglie spunti veritieri e credibili, dal vissuto stesso dell’autrice, e della propria esperienza, per questo la storia risulta credibile e ben costruita, se pur non entri in maniera molto specifica nelle dinamiche belliche, di deportazione, o nei campi di detenzione.
Lo scritto si sviluppa su tre piani temporali, il 2009 con ambientazione Filadelfia, i primi del Novecento con ambientazione in Europa centrale e gli anni intorno al 1940 sempre tra Germania e Polonia.
La parte più articolata e ricca di personaggi è quella relativa al passato.
Nel presente, Charlotte, avvocato d’ufficio a Filadelfia, donna single dedita al suo lavoro, delusa anni prima da Brian anch’egli avvocato che a lei ha preferito Danielle, attuale moglie in attesa di un figlio, viene improvvisamente ed inaspettatamente travolta dal passato. Nel suo ufficio si presenta Brian in persona, chiedendole il grande favore di aiutarlo ad orchestrare la difesa di Roger Dykmans, anziano tedesco, imprigionato ed accusato di aver tradito il fratello e di aver così fatto uccidere lo stesso e molti ebrei.
L’anziano respinge ogni accusa, ma non proferisce parola in merito al produrre prove che portino al suo rilascio. In questa corsa contro il tempo Charlotte ritrova anche il fratello di Brian…..
Perché mai Roger non vuole parlare? Che significato particolare ha, nella storia di Roger, l’antico orologio detto dei quattrocento giorni (perché necessita di essere caricato solo ogni quattrocento giorni..), forgiato a mano e preziosissimo?
La lettura è gradevole, in primo piano viene posta la vita dei personaggi sia del passato che del presente… Curioso che verso la fine ci sia un piccolo cammeo che fa riferimento al Lago di Como.. (la mia terra…)
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MA SIAMO MATTI?
Che sensazioni mi ha lasciato questo libro al termine della lettura? Un vago senso di nausea…. Nessun’altra sensazione. Non mi sono piacevolmente intrattenuta con una bella storia romantica, né con un thriller mozzafiato, non ho deciso di acculturarmi con saggi o biografie, credevo di aver acquistato un romanzo, pensando ad una storia che vertesse su un paradossale equivoco (ho letto solo i commenti in copertina..), invece mi sono ritrovata per le mani 369 pagine di cattivo gusto…
La protagonista ha perso la nonna, e, ne sente immensamente la mancanza (niente di nuovo, mi sembra…), il suo ragazzo, brillante programmatore, decide di creare un file ad ok…
Immaginate quindi di perdere una persona cara, ed immaginate una società chiamata “ritrovarsi”, che mediante un programma appositamente studiato; ponga in essere un file personalizzato.
Il codesto file, è strutturato in seguito all’elaborazione e raccolta di tutte le mail e video-chiamate eseguite in vita dal defunto, così da permettere, un dialogo ed un incontro video con il caro estinto, da eseguire in qualsiasi momento, con mille possibili interazioni tanto più materiale, il programmatore ha a disposizione.
E non è tutto! Il caro estinto stesso può video chiamare quando crede…
Il tutto ovviamente pagato a caro prezzo nel vero senso della parola.
L’argomento è comunque trattato con una superficialità estrema, capiterà di leggere di vedove che insultano in video-chat i mariti scomparsi, segreti portati nella tomba che vengono sbandierati ai quattro venti, reparti di oncologia pediatrica dove i genitori obbligano i figli, malati gravemente, a rendersi protagonisti di video messaggi, che potranno guardare dopo la morte dei piccoli…. Insomma, davanti ai miei occhi prende forma un corto-metraggio da brivido.
Non mi soffermo sui personaggi del libro (anche la traduzione italiana lascia a desiderare…)e sulla trama, come non mi dilungo sul dire che i dialoghi sono veramente di poco spessore , ma sulle mie riflessioni personali (che non pretendo siano valide per tutti!) legate alla sola idea di “inventare” una storia del genere.
La riflessione,iniziale, voglio porla principalmente su di un piano sociologico, l’uomo d’oggi è chiaramente terrificato dalla morte, non la vive più come un evento che fa parte della vita stessa, vuole dominare e controllare la propria morte e quella altrui..
Non c’è posto per la morte nella nostra società, chi è colpito da un lutto deve velocemente tornare ad essere “produttivo”, ed in termini psicologici, l’allungamento della vita fa sì, che per i figli, vivere il distacco dai propri genitori sia una cosa quasi innaturale,impensabile.
Questo è il risultato del progresso? Forse sì, mi basta pensare a piccole comunità che vivono ancora in modo “primitivo”, che accettano la morte come faceva anche la nostra cultura un tempo..
Un altro spunto di riflessione può essere che, per alcuni aspetti, si preferisce la finzione, alla realtà; donne e uomini che decidono di apparire eternamente giovani, sia nel fisico che nel comportamento…, l’affermazione perentoria del proprio IO, con poco spazio per il NOI.
Così si recitano dei copioni.. Yuppie! Come siamo tutti giovani, belli, felici e contenti…Con queste premesse la morte non può esistere, è brutta, sporca, fa stare male….
La nostra società industrializzata sta perdendo i colpi, a scapito dei sentimenti, della semplicità delle cose, della semplicità delle relazioni (a volte ci vuole molto poco…), in cambio della solitudine.
Ed ora concedetemi due parole da cattolica quale sono…. L’uomo desidera porsi sempre di più al di sopra di Dio, l’uomo desidera annullare l’aspetto sacro e spirituale della morte, e cancellarne il grande significato, che non è altro che risorgere a nuova vita, al cospetto di Dio che è quello per cui siamo stati creati….
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ANZIANI DA NON SOTTOVALUTARE..... UCCIDONO!
Secondo libro della coppia, madre e figlia, secondo scritto che non mi ha soddisfatta pienamente.
Le motivazioni che avevo specificato dopo la lettura del primo romanzo,sono comunque differenti rispetto a quelle che ho da riportare per “Il passato uccide”. Sono all’incirca 350 pagine di libro, ma, a mio parere, la storia si sarebbe potuta concludere un centinaio di pagine prima, senza che la trama potesse subire particolari alterazioni; in alcuni punti mi ha decisamente annoiata.
Argomento delicato e ostico, hanno scelto di trattare, le autrici, riguardante il nazismo e gli ebrei sopravvissuti ai campi di sterminio.
In alcuni punti mi ha ricordato “il profumo delle foglie di limone”, se pur la vicenda sia comunque differente.
La città è sempre Minneapolis, come sono sempre Leo Magozzi e Gino Rolseth i detective che indagano, coadiuvati dai cinque informatici, presenti nel romanzo precedente come protagonisti.
Morey Gilbert, anziano gestore di un vivaio, apprezzatissimo e stimatissimo cittadino, con all’attivo molti gesti di solidarietà e bontà nei confronti del prossimo, viene trovato cadavere all’interno del vivaio stesso, ucciso da un colpo di arma da fuoco alla testa. Le indagini da subito vertono sull’interrogare tutti i componenti della famiglia, Lily, anziana moglie, che ha spostato il cadavere lavato e pulito, prima dell’arrivo delle Forze dell’Ordine, Jack Gilbert, il figlio, che non parla da molto tempo con i genitori, di professione avvocato, molto spesso ubriaco, il cognato Marty Pullman, depresso con intenzioni suicide dopo la morte della moglie.
Le autrici ripetono più volte le stesse argomentazioni, legate ai comportamenti di questi personaggi, questa per me è stata una delle cose noiose…
Successivamente vengono rinvenuti cadavere un anziana donna ed un uomo, sempre nello stesso quartiere, che hanno dei punti in comune con il primo omicidio, e cioè, si tratta di ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento.
Altro strano omicidio, a distanza di poco, riguarda sempre un anziano colpito da un arma da fuoco ad un braccio, ma immobilizzato ancora vivo sui binari ferroviari deceduto in seguito ad un infarto.
Se pur l’argomento dell’antisemitismo caratterizza la vicenda, non viene espresso molto riguardo all’argomento ed al vissuto delle vittime, già il titolo svela “il succo” della vicenda, quindi nessuna caccia al serial killer di turno.
L’aspetto che ho apprezzato, riguarda proprio la definizione Buono-Cattivo; Vittima-Carnefice. Spesso le linee di demarcazione non sono così nette e ciò che appare buono al 100% ad una visione superficiale, forse non lo è in pieno. Per chi studia psicologia penso che sia una riflessione molto semplice da fare, infatti viene insegnato che spesso chi è stato “vittima” per molto tempo ed ha subito violenze e traumi inenarrabili, può con il tempo e se ne ha la possibilità, trasformarsi anch’egli in “carnefice”, in nome di una giustizia fittizia, del tipo occhio per occhio…
In questa storia gli eventi portano proprio a questo….. vi auguro buona lettura. Il romanzo per me rimane discreto
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ATTENTE AL MELO DELLE SORELLE WAVERLEY!
Ho voluto “ incontrare” di nuovo la Allen leggendo questo romanzo e l’ho ritrovata tra le pagine, riconosco il suo stile di scrittura molto godibile, l’alternanza tra quotidiano, routine (come potrebbe essere quella di molte di noi..) e magia, e tante donne come personaggi chiave del romanzo.
Non è una saga familiare, non è un fantasy, ma io trovo questi libri i classici”scacciapensieri”, che al termine della lettura lasciano il sorriso sul volto e dolci sensazioni, li paragonerei a multicolori farfalle che volano delicatamente tra i fori.
Leggendo sono entrata in una dimensione onirica, dove tutto diventa possibile,anche la stranezza più assurda. Ecco, mi sento di dire che questa è la caratteristica principale dell’autrice.
Una storia di donne dicevo, due sorelle, Claire Waverley, la più grande, matura e razionale vive nella casa di famiglia e gestisce un catering molto originale, abbinando alle ricette tradizionali fiori ed erbe del suo giardino, che hanno qualità molto particolari, è una donna solitaria e chiusa, ma non antipatica;Sydney invece,è la più giovane e la più scapestrata, quella che apparentemente segue le orme materne dell’abbandono e del nomadismo, in realtà ritorna dopo parecchi anni , nella casa di famiglia con una figlia, Bay, e decide di fermarsi stabilmente (perchè mai?).
E come non menzionare la zia Evanelle, arzilla vecchietta, che compare da chiunque in paese, alle ore più disparate, seguendo l’irresistibile impulso di dover consegnare assolutamente oggetti di ogni genere, che puntualmente si rivelano indispensabili nelle ore o nei giorni a seguire.
E come non menzionare il magico albero di mele del giardino? Che lancia le sue mele vicino alle persone che desidera, mangino i suoi frutti…. Ma attenzione! La regola della famiglia Waverley è quella di non mangiare assolutamente le mele del loro albero…….. E perché mai?
Sia i personaggi principali che secondari sono ben sviluppati, lettura non impegnativa, ma particolare…. Continuerò a leggere romanzi della Allen sicuramente.
La consiglio a tutte le mie amiche che desiderano sognare un pochino e respirare una boccata di aria fresca…
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E TU, QUANTI SEGRETI NASCONDI?
Thriller che mi ha pienamente soddisfatta, scrittura avvincente, ritmi serrati con alternanza veloce tra situazioni e personaggi. La Gardiner è ben salda e sicura al volante del “bolide” da lei creato.
Jo Beckett è il personaggio femminile protagonista, psichiatra forense, viene chiamata direttamente sul luogo di un tragico incidente stradale, tanto drammatico, quanto singolare, che sembra abbia strane correlazioni con altre morti violente avvenute a distanza di pochi giorni.
Un auto di grossa cilindrata, a folle velocità, con alla guida il vice procuratore federale Callie Harding e la sua collaboratrice, sfonda il guard-rail e precipita sulla corsia sottostante, nessun segno di frenata, il veicolo risulta essere in ottimo stato, il fondo stradale non sdrucciolevole,tutto indica che l’incidente sia un evento volutamente procurato dalla conducente dell’auto.
Callie muore, la collaboratrice è gravemente ferita. Cosa deve fare sul luogo dell’incidente Jo Beckett, specializzata nello stilare autopsie psicologiche (che idea geniale!)?
Cambio di prospettiva, il lettore fa la conoscenza di un Circolo molto particolare….
“Sei stata molto cattiva. Benvenuta nel Dirty Secrets Club.”
A chi può venire in mente di istiture una tale associazione? L’idea di partenza consiste nel mettere a conoscenza del titolare del Club un segreto che custodisci in fondo al tuo animo, che risulti talmente grave a te stesso, da non poterlo confessare a nessuno, così da ottenere una sorta di liberazione e conseguente espiazione. Il prezzo da pagare risulta essere molto alto a chi accede al Club…
Quali sono i tasselli che legano i tragici eventi a questo Club? Le morti sono effettivamente suicidi o qualcuno induce le vittime a compiere il tragico gesto finale?
Bella anche la storia personale della Beckett, vedova, dopo la morte violenta del marito avvenuta con ella stessa presente, questa parte della storia ha reso il personaggio della psichiatra forense ai miei occhi umana, sensibile e coraggiosa come pochi altri personaggi a me cari.
Che dire….Siete curiosi di spiare dal buco della serratura cosa combinano i soci del Club? Siete cuoriosi di arrivare a risolvere l’elaborato enigma che si trova a gestire la polizia di San Francisco?
Avete voglia di salire sulle montagne russe con Jo? Oppure di capire come si concerta un’ autopsia psicologica?
Allora si parte….Tutti in carrozza!
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GUSTOSISSIMA CARAMELLA CON IL RIPIENO!
Copertina davvero irresistibile per me…. Buonissime le caramelle di zucchero, le liquirizie,le gommose mmmm! Questo libro mi ha letteralmente chiamata.
Carinissima anche l’idea di titolare ogni capitolo con il nome di un dolce (amaretto morbido, panna montata etc.)
“Come succede con i migliori dolcetti, quando cominci a leggere questo incantevole libro non riesci più a smettere” (Booklist) Care amiche è successo proprio così.
Commedia un po’ surreale nella quale le donne sono le protagoniste indiscusse, la loro forza, la loro capacità di amare, di comprendere le situazioni, di aiutare chi ha bisogno.
Josey figlia unica di una benestante famiglia, ora 27enne, da bambina una vera peste, ora rinuncia a vivere un proprio quotidiano in favore dell’accontentare e di “obbedire” all’anziana madre, convinta che così facendo la madre stessa, riesca a perdonarle l’infanzia turbolenta, giovane solitaria che nasconde un segreto…. Uno stanzino ricavato nel guardaroba ricolmo di ogni dolcetto, caramella o merendina…
Della Lee, ragazza sbandata, con un passato di piccoli furti e taccheggio, vittima del “bullo” di turno dal quale scappa per nascondersi, indovinate dove? Ma nel guardaroba di Josey..!!
Chloe, allevata dai nonni, ora rimasta da sola gestisce il negozio di famiglia fidanzatissima con Jake, bellissimo e gentile avvocato.
La storia deliziosa davvero, si svolge narrando l’intreccio delle vite di queste tre donne, che si conosceranno e matureranno insieme.
Non pensate che abbia già svelato gran parte dalla trama, troverete anche un po’ di magia, qualcosa legato all’aspetto spirituale e tanto dolce,pulito,sincero amore.
Me le immagino già queste tre donne in un bel film:
Josey interpretata dalla prorompente Jennifer Lopez, che da timida e sottomessa ragazza, sboccerà pian piano dimostrando un coraggio ed un altruismo esemplari.
Della Lee, una spumeggiante Cameron Diaz!
Chloe un’elegante e fresca Julia Roberts.
Scrittura fresca, frizzante come una buona caramella con il ripieno, buona da subito, ma quanto si scioglie la parte esterna, racchiude un cuore ancora più gustoso. Provatela anche voi, non ne resterete deluse.
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IL "GUSTO" DELLA TORTURA
Primo libro che leggo di Blunt, romanziere e sceneggiatore, non di recente uscita (2001).
Quasi 400 pagine che si leggono speditamente. Ad un’analisi superficiale, lo scheletro della vicenda sembra sia comune alla maggioranza dei libri del genere; in realtà la storia si sviluppa su più fronti e non è così scontata, ci sono particolari tratti di alcuni personaggi che definirei finezze…
Siamo ad Algonquin Bay nell’Ontario, freddo polare, tutto è ricoperto da neve e ghiaccio, su un piccolo isolotto nel bacino di un lago ghiacciato viene rinvenuto il cadavere di una ragazzina, Katie Pine, scomparsa da tempo, congelato e barbaramente mutilato.
I “buoni” sono rappresentati da una coppia di Investigatori particolare; lui John Cardinal, bravo nel suo lavoro, sposato con Catherine spesso ricoverata in cliniche per curare la grave sindrome depressiva che la affligge, ha una figlia al college negli Stati Uniti.
Lei, Lise Delorme, bella e giovane agente in forze alle Indagini Speciali, affidata ora a Cardinal per investigare in merito a questo brutale delitto.
Come mai proprio ora viene affiancata a Cardinal una figura delle Indagini Speciali? Forse sta indagando su di lui sotto copertura? Cosa potrà mai nascondere John Cardinal?
Nel frattempo viene rinvenuto in una casa abbandonata il cadavere di un altro ragazzino anch’esso orrendamente mutilato. Nel piccolo centro di Algonquin Bay possibile che si aggiri indisturbato un serial killer?
Altro filone della storia che corre parallelamente alle indagini è il serial killer stesso, alle prese con la terza potenziale vittima. Viene descritta la casualità dell’incontro, la decisione improvvisa di porre in essere il rapimento e la prigionia del giovane….
La vicenda è ben descritta, come le ambientazioni, i personaggi sia principali che secondari si muovono con padronanza sulle varie scene, l’unica pecca, a mio parere, risulta essere che non vengono sondate profondamente le caratteristiche psicologiche del carnefice, il suo vissuto, tutto quello che ha portato Fraser ad essere l’assassino disturbato che è…… Ma siamo proprio sicuri che sia solo lui il carnefice? Siamo proprio sicuri che la storia sia tutta qui?
Blunt si è rivelato un discreto scrittore ed un ottimo sceneggiatore a mio avviso.
Buona lettura!
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IL MARE HA SCELTO KAREN
Immaginate…. Un giorno invernale, una spiaggia deserta, una passeggiata in compagnia del vostro cane e, inaspettatamente, trovate, arenata nella sabbia della riva, una bottiglia molto particolare con all’interno un rotolo di fogli chiuso da un nastro celeste.
Che emozione! Che curiosità! Che voglia di scoprire quale particolare messaggio sia impresso su quei fogli, chi lo abbia scritto, per quale strano motivo abbia lasciato traccia di sé in questo modo… Quale scopo nasconde l’affidare al mare un messaggio, il desiderio che venga ritrovato? Il pensiero che così facendo il mare si “prenda cura” di te e custodisca i tuoi segreti? Un alleggerire l’anima da qualche inconfessabile segreto?
Quante domande… e la fantasia e le emozioni cominciano a percorrere sentieri di ogni genere a briglia sciolta. Se poi prendiamo coscienza che si tratta di una storia realmente accaduta, ecco che tutta una serie di interrogativi sul destino di ognuno, fanno capolino al limite del vostro razionale… Si tratta di pura e semplice casualità? Oppure quella bottiglia e quel messaggio era destinato ad arrivare proprio a te Karen, che ti sei presa talmente a cuore il fatto, da attivare una ricerca lunga e faticosa durata ben sette anni….
La donna che ha ritrovato la bottiglia, sulla spiaggia di Warden Bay nel Kent è Sioux, che aprendo la lettera conservata al suo interno, decide di contattare la sua amica Karen, in quanto lo scritto è in lingua francese e solo Karen può tradurre e comprendere il significato delle tante parole vergate su quei fogli…
Il libro per i suoi ¾ descrive questi sette lunghi anni di ricerche… I viaggi di Karen in Francia, i molteplici tentativi, spesso andati a vuoto, sul tentare di rintracciare l’autrice, Eh sì! La lettera è stata scritta da una donna.
La lettura è fluida, l’attenzione del lettore è tenuta alta dalla curiosità di sapere dove porterà la ricerca, quindi anche io vi lascio semplicemente sulla spiaggia di Warden Bay e… buona ricerca!
Se cercate in internet troverete alcune foto dell’autrice in riva al mare con in mano la bottiglia, ditemi non siete curiosi anche voi?
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MA PER PIACERE!!
Non so cosa mi aspettassi da questo libro, un minimo di confronto con le “mie” affezionate Temperance Brennan e Kay Scarpetta, mi si è affacciato alla mente… Ma ho dovuto subito deporre il pensiero, in quanto Alice Allevi da questo punto di vista non regge il paragone con nessuna delle due (anche se è pur vero che è ancora una specializzanda).
La parte predominante del libro interessa la storia personale della protagonista, non tanto il “fatto” su cui il medico Legale deve tirare le proprie conclusioni.
La scrittura è leggera, nessuna tecnica o rilievo che interessa la professione della Allevi è spiegato in modo esaustivo….
In questo primo libro la protagonista non mi ha entusiasmata in modo particolare, dal punto di vista lavorativo mi sembra un tantino menefreghista, davanti al rischio di dover ripetere l’anno cosa si impegna a fare? Nulla! Anzi se possibile combina altri pasticci che la fanno mettere ulteriormente in cattiva luce…
Però fortuna delle fortune, con chi si ritrova ad uscire del tutto casualmente? Con il classico figlio del capo, bello come un Dio, intelligente, tenero, rispettoso, che alla fine cosa farà mai? Ma certo, intercede per lei con il padre, ma non parliamo di raccomandazione però!!!!
Non arrendiamoci! Sotto questo velo di mediocrità la protagonista, risolverà anche il caso…. Ma guarda!
Questa è una storia tutta italiana, con un autrice appunto italiana, speriamo solo che il libro non sia autobiografico….
Alla luce degli scarsi risultati e dei guai combinati, gli stessi fatti compiuti dalle nostre protagoniste oltre oceano, avrebbero sortito ben altri risultati….
Romanzetto da leggere senza impegno, che non mi ha entusiasmata. Per chi ama il genere ed ha alle spalle altre letture, a mio parere non può ritenersi soddisfatto del libro della Gazzola, a meno che non lo prenda come storia quasi-comica….
A parte le mie considerazioni sulla trama, la scrittura è scorrevole, fluida e semplice.
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QUALCHE NOTA STONATA ALLA FINE....
E’ un romanzo pubblicato qualche anno fa, potrebbe di diritto entrare però nel genere “Thriller”..
P.J Tracy è uno pseudonimo sotto cui si cela l’idendità di “madre e figlia”, la prima scriveva da tempo, per la figlia questo libro rappresenta l’esordio.
Al termine della lettura ,dopo che mi sono soffermata sulle note dell’autore, ho realizzato che effettivamente non poteva che essere così, mi spiego:
la trama alterna crimini compiuti in due Stati differenti…
La prima nel Wisconsin, e riguarda l’uccisione di un’anziana coppia di coniugi all’interno di una Chiesa, sulla quale indagano lo Sceriffo Michael Halloran e l’agente Bonar, usciti insieme dall’Accademia, fianco a fianco da molti anni nel combattere il crimine.
La seconda nel Minnesota, più precisamente a Minneapolis dove il detective Magozzi e Rolseth indagano sull’omicidio di un ragazzo mentre faceva Jogging e successivamente sull’uccisione di una giovane ragazza legato ad un monumento funerario a formadi angelo nel cimitero cittadino.
L’assassino sembra che stia imitando le scene di un nuovo violento videogame, non ancora sul mercato, che ha avuto una parziale divulgazione per raccogliere le prime impressioni. I creatori sono cinque giovani (2 donne e 3 uomini), tra i primi sospettati , con un passato a cui è difficile risalire…….
Chi compie i delitti? E perché?
I personaggi sono tanti, ma risultano ben caratterizzati e facilmente distinguibili, anche la storia è avvincente e scorrevole, come lettrice, ho apprezzato la simpatia ma anche le capacità dei vari investigatori, come ho facilmente imparato a distinguere le caratteristiche singolari dei 5 informatici.
Riconosco che sia comunque: “Tanta Roba!!!” E questo per me è anche il grosso difetto del libro… La trama così ricca, che le due autrici hanno intessuto, verso la fine ha irrimediabilmente perso dei fili preziosi, lasciando imperfezioni che non rendono il libro pienamente godibile.
La caratterizzazione dell’assassino alla fine si perde, le motivazioni che hanno portato all’epilogo vengono liquidate e semplificate in poche battute, mi è restata una sensazione di “incompletezza” che non mia ha lasciata totalmente soddisfatta, e sempre a mio parere, dipende proprio dal fatto che le “quattro mani” non hanno orchestrato il tutto alla perfezione, qualche nota stonata rimane…
Se ci sarà la possibilità, sono propensa a leggere comunque altro della singolare coppia…
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ALEX: VITTIMA E CARNEFICE
L’autore pone in essere un thriller veramente originale. I cambi repentini di prospettiva e scenario sono diversi ed eclatanti. Il lettore ne viene stupito.
Come dice il titolo stesso, ALEX è il nome della protagonista, giovane trentenne, carina sexy, single, indipendente. Un giorno come un altro la donna, viene rapita in strada, a poche decine di metri dalla sua abitazione. Un uomo corpulento la picchia e la trascina selvaggiamente a bordo di un furgone.
Alex viene imprigionata all’interno di una cassa con delle caratteristiche molto particolari. La struttura è composta da assi di legno assemblate in modo che vi sia una minima distanza tra le stesse. La ragazza non può stare in posizione eretta né seduta, né sdraiata. L’unica posizione che può assumere è quella rannicchiata. Alex passa le sue giornate raggomitolata, nuda, in questo “strumento di tortura” sollevato da terra, con a disposizione solo crocchette per animali e poca acqua, attorniata dai topi.
Piange, soffre,grida in preda al terrore e non smette di chiedere al proprio aguzzino perché l’abbia rapita.
L’unica frase che viene ripetuta dall’uomo è: “ Voglio vederti morire!”
A questo punto mi sono ritrovata totalmente soggiogata, dalla figura di questa donna sofferente che attende una morte orribile.
E INVECE NO!!
Non intendo svelare troppo sulla trama, ma la vittima, arriva a diventare ella stessa carnefice, prima di rientrare nel ruolo di vittima.
Mi è molto piaciuto anche tutto il gruppo investigativo che inizia le indagini, spicca la figura del comandante della Polizia Camille Verhoeven, uomo arguto, iroso, insofferente nei confronti di chi non prende seriamente in considerazione le sue opinioni, questo caratteraccio è sicuramente aiutato dall’avere un’altezza ben al di sotto della media ed un passato tragico.
La scrittura è scorrevole ed avvincente,libro che non annoia, che non dà indicazioni al lettore di intuire l’evolversi della vicenda, l’unico neo che sottolineo è che a quanto pare questo libro è il secondo di una trilogia, ma mi sembra di aver capito che per l’Italia è la prima uscita.
PREFERISCO IL CANTANTE ALLO SCRITTORE
Si legge velocemente. Dovessi dare un voto come a scuola, mi orienterei verso un sei meno, meno!
Giorgio Sala, attore di successo, sposato e separato con due giovani figli, viene ritrovato riverso sul tavolo con una pistola in mano ed un foro alla tempia… E’ la sua voce che dà corpo alla storia e da subito è chiaro che lui non è proprio il tipo che si suicida… Allora chi è stato? La sera di Natale a tavola c’era tutta la sua famiglia e una coppia di amici….
La cosa che mi è piaciuta è la descrizione del personaggio Giorgio Sala e le varie dinamiche familiari…
Ciò che proprio non ho gradito, riguarda l’inverosimilità della narrazione, e qui gioca un pochino anche la mia sfera professionale… Sarà mai possibile che un poveretto colpito alla tempia da distanza ravvicinata da un proiettile, in primis se la possa cavare, ma ammesso e non concesso questo, l’altro aspetto che mi lascia dubbi, verte sul fatto che, qualche mese dopo l’evento, il malcapitato, possa tornare tranquillamente a casa con tutte le funzioni cerebrali conservate ed una rapidità di recupero fisico inaudita, senza particolari terapie di supporto e rieducative? Bisognerebbe gridare al miracolo!
Comunque, avete ragione, chiudo occhi e orecchie e faccio finta di nulla riguardo all’aspetto prettamente sanitario, ma in un ambito familiare come quello descritto, nel quale tutti (o quasi), nutrono rancore verso Giorgio Sala, trovare la ex domestica, che ora ricopre il ruolo di perfetta “infermiera”, anche nelle vesti di furbissima e capace investigatrice, mi sembra davvero troppo!
E’ un romanzo o un libro di pura fantascienza?
Ripeto, non è un libro scritto male, alcuni passaggi riguardanti l’analisi psicologica dei personaggi non mi sono dispiaciuti, ma la storia in sé non ha ossatura; troppi particolari di pura fantasia, non sono frutto di ricerche o analisi da parte dell’autore, mi vengono in mente decine di scrittori che trasferiscono su carta innumerevoli vicende tutte rese credibili e godibili, mi rendo conto di aver pronunciato la parola magica: SCRITTORI! Ad ognuno il proprio mestiere quindi! Caro Ruggeri, come tu tieni a precisare nelle interviste, il tuo lavoro è la musica…..
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TUTTO QUI?
Nonostante l’autrice abbia al suo attivo molti libri di successo tra cui “Turista per caso”, quest’ultimo scritto non mi ha per nulla convinta.
Come lettrice sono rimasta semplice spettatrice di una vicenda alquanto surreale, sia come personaggi che come svolgimento.
La voce narrante è quella di Aaron, trentacinquenne, uomo alto, viso interessante, lievemente balbuziente ed affetto da un’importante zoppia ed un arto superiore offeso, gestisce la casa editrice di famiglia insieme alla sorella, specializzata nello sviluppare e produrre tutta una serie di piccoli manuali, con informazioni abbastanza intuitive e di buon senso, definiti, “guida pratica” a…. (Guida pratica alla nutrizione, alla dichiarazione dei redditi, al parto,etc.); da questa peculiarità probabilmente il titolo del libro in Italiano, “guida pratica agli addii”.
Aaron è sposato con Dorothy, medico, di origine sud americana, di qualche anno più matura, fisicamente tarchiata e sgraziata, per nulla espansiva ed affettuosa, negata per “l’economia domestica”, di poche parole, brusca ed anche trasandata.
L’unico pensiero che leggendo mi sono permessa di formulare, nel pensare alla coppia in questione, riguarda solo il fatto che le due grandi solitudini con tutti i complessi di uno e dell’altra, si siano incontrate ed annullate a vicenda, lasciando comunque un ‘ampia zona “grigia”, non verbalizzata da parte di entrambi, nella quale gravitano comunque incomprensioni e “cose che non vanno”…
Il lutto è il tema centrale su cui verte tutta la vicenda.
Lutto avvenuto in modo improvviso, prematuro e tragico, in quanto, una quercia si abbatte sulla porzione di casa dove si trovava Dorothy uccidendola.
Nulla filtra in modo particolare dalle pagine del libro, né il dolore, la rabbia, l’impotenza, derivanti da questa prematura morte, solo la noia che trascina il lettore nel seguire Aaron che attraversa la tragedia come un robot, tutti sembrano comparse che senza arte né parte si aggirano sulla scena, fin al momento della “grande rivelazione”.
Aaron comincia ad avere visioni della moglie che conversa con lui notificandogli, in alcuni momenti, qualche atteggiamento, assunto fin da poco prima delle nozze che non aveva gradito….
La fine non è da tragedia, ma da commedia a lieto fine; terminato il libro mi sono ritrovata a chiedermi:”Tutto qui?”
Nessun personaggio né principale, né secondario, ha attirato le mie simpatie. La storia resta sospesa all’interno di una bolla di “irrealtà” che non me la fa proprio digerire.
La scrittura è estremamente semplice.
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VITA:MARGOT-DONNA. MORTE: RUTH ANGELO CUSTODE!
Lettura deliziosamente piacevole!
E’ un libro di fantasia che va a toccare direttamente e delicatamente la sfera spirituale.
Non è comunque una lettura che a mio avviso possa apprezzare solo un credente, a mio parere può risultare estremamente gradevole a tutti.
Il messaggio racchiuso tra queste pagine è inerente alla VITA , nel senso più ampio del termine: ciò che racchiude in sé di unico ed irripetibile,sempre degna di essere vissuta con la consapevolezza della sua preziosità.
La scrittrice di origine irlandese, dal gennaio 2011 si è dedicata a tempo pieno a coltivare questa sua grande passione che ha da sempre,dopo aver dato le dimissioni all’Università di Northumbria (nord Inghilterra) dove teneva un corso di scrittura creativa. Vive in Inghilterra con il marito ed i quattro figli, ed ha l’abitudine di appuntare spesso nell’arco della giornata , spunti di riflessione, intuizioni, parole, che può sviluppare in seguito, così da non perdere traccia di nulla.
Ma veniamo al libro…. Margot 40anni muore improvvisamente, sola. La sua vita è un susseguirsi di eventi tragici, errori gravi, infelicità. Alla sua anima smarrita, viene dato un compito: tornerà sulla terra nelle vesti di angelo custode, dovendo attenersi scrupolosamente a seguire quattro importanti regole:
Ripercorrerà la propria vita avendo delle situazioni una visione completa;
Dovrà proteggere sé stessa umana in molte occasioni;
Dovrà tenere traccia di tutto ciò che accade;
E dovrà amare fortemente ed intensamente Margot.
E cosi l’angelo Ruth, torna sulla terra per vegliare su sè stessa. Impossibile non soffrire con la piccola Margot maltrattata fin dalla tenera età, ed altrettanto impossibile non identificarsi in Ruth che protegge la piccola, la veglia,la consola, la ama…. La piccola cresce e… Lascio ai miei compagni di viaggio salire su questo treno per scoprire dove porterà la storia.
La scrittura è avvincente,scorrevole, tutti gli eventi si svolgono secondo un’esatta e precisa cronologia, impossibile perdersi quindi. Vi auguro Buon Viaggio!
Ne consiglio vivamente la lettura.
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INIEZIONE DI AUTOSTIMA
E’ la prima volta che mi capita di commentare un libro , del quale ho conosciuto personalmente l’autore.
Boccaccio si è fatto conoscere dal punto di vista letterario per la pubblicazione nel 2006 del libro “Usa le parole giuste”, inerente all’imparare a comunicare, non solo verbalmente.
La sedia vuota è il suo primo romanzo, la storia in sé, se letta solo dal punto di vista del romanzo, inteso come capacità di descrivere luoghi, situazioni, numero e complessità dei personaggi,dinamismo delle vicende narrate, descrizioni di epoche storiche, assetti politici o altro, si potrebbe anche dire che a prima vista è una storia piuttosto semplice, con un solo personaggio principale, David, che racconta la propria vita, dall’infanzia all’età adulta. Il linguaggio è semplice e fluido.
Il commento che desidero scrivere, riguarda i concetti espressi all’interno del libro, perché è questa la parte più interessante, non le azioni o le vicende, ma i concetti. In realtà l’autore vuole trasmettere fortemente a chi legge un “imparare a vivere”, e un prendere coscienza di sé stessi e del mondo intorno a noi in modo più completo e consapevole, dove l’aspetto dell’unicità della persona e l’aspetto spirituale sono messI in primo piano.
Cito testualmente: “la felicità è un modo di vivere, di viaggiare nella nostra esistenza, non è la meta della nostra vita. Non esiste una strada che porta alla felicità: la strada è la felicità.”
Quindi è ovvio a questo punto dirvi che prima del romanzo, nella mente e nel cuore dell’autore hanno preso forma queste convinzioni e questo inno alla vita vissuta con consapevolezza e pienezza, il ribadire la forza che ogni persona racchiude in sé, il fatto di affermare che siamo eterni, che il tempo, così come lo “misuriamo” non esiste etc; ci permettere di conoscere pagina dopo pagina l’autore stesso, ed il suo desiderio di trasmettere dei messaggi, più che raccontare una bella storia.
Mi sento di affermare che l’obiettivo è stato raggiunto, non per niente lo stesso Boccaccio tiene seminari sulla comunicazione personale in Italia e all’Estero.
Se volete un’iniezione di autostima, un respiro ampio e fresco leggete questo libro.
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COLORI ED ODORI DELLA PROVENZA
Ho terminato da poco la lettura di questo romanzo, ciò che mi ha lasciato è principalmente una percezione di odori, colori dei luoghi e profumi descritti.
Molto di ciò che è inserito nella storia è autobiografico, come la casa antica in Provenza, realmente di proprietà della scrittrice, la percezioni di alcuni odori e profumi caratteristici del luogo e all’interno della casa stessa, sono descritti così bene, in quanto sono frutto di un’esperienza sensoriale reale, percepita ed elaborata dalla Lawrenson; l’idea di un profumiere cieco,Marthe Lincel, è venuta dalla verifica che su confezioni di una marca di prodotti di bellezza della zona, vi siano iscrizioni in braille.
La scrittura è ricca di particolari, invitante e fantasiosa. Ma veniamo alla trama…
La giovane Eve, casualmente incontra Dom, di diversi anni più maturo, ed è da subito amore; con lui, lascia tutto e si trasferisce nel Sud della Francia, dove la coppia acquista una vecchia villa abbandonata da anni.
La storia si articola su due piani temporali, il presente legato ad Eve e Dom, non scevro di mistero; ed il passato, in cui viene ripercorsa la storia dei vecchi proprietari della casa, anche questo molto particolareggiato e stravagante.
La storia è un misto tra un romanzo d’amore, blando thriller,stranezze legate alla presenza di probabili “spiriti” che abitano la dimora, il tutto sapientemente orchestrato.
L’autrice, in un’intervista rilasciata in occasione dell’uscita del libro, afferma che ha voluto trasmettere la magia e bellezza dei luoghi, oltre che la freschezza, la gioventù, l’inesperienza del personaggio femminile di Eve,che durante l’articolarsi della storia compie un percorso di maturazione ed asserzione di sé evidente.
Da questo punto di vista, ritengo che gli obiettivi della scrittrice siano stati sviluppati completamente.
Consiglio la lettura a chi ha voglia di passeggiare come me, in interminabili campi di lavanda e piante da frutto riempiendo occhi e naso di immagini e fragranze uniche. Buona lettura!
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UN LUPO TRAVESTITO DA AGNELLO!
E’ la storia di una relazione, dalla sua nascita al suo epilogo.
L’autrice dipinge personaggi credibili, la scrittura è fluida, molto attenta e particolareggiata, leggendo si evince la maturità della Coleman, che ha posto in essere un romanzo dalle tinte forti che tratta un argomento definibile “TABU’” per la gran parte di noi.
Siamo nel Maryland, Judy McFarland, quarantatre anni, maestra d’asilo in una scuola “steineriana”, della quale ha convintamente sposato i principi (o forse non del tutto….), coniugata, due figli, il minore dei quali è un adolescente 16enne e Zach Patterson, studente, amico e compagno di classe del figlio di Judy, nella stessa Scuola dove lavora la donna. Cosa avranno mai in comune i due?
Inizialmente il personaggio di Judy appare solare, positivo, una buona insegnante, per la quale il bene dei minori è al primo posto, ed è a questo punto che l’autrice prende per mano il lettore e lo accompagna alla scoperta di molti lati oscuri della protagonista, risalenti sia all’infanzia ed all’età adulta (i capitoli si alternano narrando passato e presente di Judy). Ritengo bravissima l’autrice a presentare un personaggio credibile, positivo, che crea iniziale empatia con il lettore, per poi cambiare totalmente prospettiva, lasciando il “povero” lettore totalmente interdetto, che si ritrova a domandarsi: “Ma come è possibile che una così brava persona, possa essere una molestatrice?”
Judy è una donna sentimentalmente insoddisfatta, il marito è assorbito totalmente dal lavoro, tra i due non c’è dialogo, condivisione, scambio, niente tenerezza, niente affetto, niente sesso, solo molti segreti; una coppia arrivata al capolinea, con due vite che scorrono su binari paralleli, che ormai non hanno più punti in comune.
Zach è il tipico sedicenne, trasferitosi con la famiglia da poco, con molta nostalgia degli amici e del luogo che ha dovuto lasciare, non ha ancora stabilito rapporti saldi con i coetanei….
I due si ritrovano a stretto contatto, dovendo collaborare per l’esecuzione di una casa di legno per i piccoli, da vendere al “mercatino” organizzato dalla scuola per raccogliere fondi.
Tengo a precisare che non si tratta di una storia d’amore, l'amore non c'entra proprio per nulla,ed a questo punto, personalmente, del tutto ingiustificabile, ma una storia di violenza, con un epilogo per certi aspetti non immaginabile….
Consiglio il libro a chi ha voglia di immergersi in una lettura forte, non tanto per il linguaggio usato dall’autrice, che è corretto, senza essere volgare o esplicito in modo sgradevole, ma per il coraggio dimostrato nell’affrontare un tema così delicato in modo esemplare, scrittrice dotata di bravura, ha mantenuto alta l’attenzione del lettore come una funambola esperta senza perdere mai “l’equilibrio” su questa insidiosa fune!
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SOLA CONTRO TUTTI
volete una lettura che vi faccia provare angoscia e tensione emotiva dalla prima all'ultima pagina? Allora questo thriller fa al caso vostro...
Piacevolmente stupita, apprendo si tratta di un esordio letterario per la Haynes, proprio per questo definisco molto buona la lettura, se anche lo scrittore migliora con la pratica, allora mi aspetto grandi cose da questa autrice.Scrittura avvincente , la trama mantiene viva la tensione e il desiderio del lettore di seguire la vita di Chaterine, la protagonista.
il libro alterna episodi ambientati nel presente della donna ad episodi risalenti a qualche anno prima, che ci fanno conoscere una donna diversa.
Posso dire che l'autrice ben tratteggia la Chaty "di prima": ragazza di 24 anni indipendente economicamente, che abita da sola, vive spensierata ed in modo libertino la propria quotidianità, attorniata da qualche amica di vecchia data e molte conoscenze maschili superficiali, con le quali piace flirtare e avere avventure senza significato.
La chaty "del durante": relativa all’incontro della protagonista con Lee, attraente ed interessante esponente dell’universo maschile, galante, gentile, molto misterioso sul proprio passato e sulla propria professione, del quale si innamora, pensando di avere incontrato l’uomo per la vita.
La chaty “del dopo”: donna totalmente diversa sia nell’aspetto fisico che caratterialmente, affetta da un disturbo ossessivo-compulsivo comparso in seguito ad un trauma di una violenza inaudita.
Impossibile per me donna, non identificarmi nella figura della protagonista, non soffrire per e con lei, durante le ripetute violenze psicologiche e fisiche subite.
Impossibile non domandarmi perchè Chaty ad oggi è così, e scoprire l’orrore pian piano con l’avvicendarsi della trama.
Fino a verificare che Chaty, non è al sicuro, non basta che sia stata abbandonata dalle amiche, considerata una bugiarda, violata in ogni modo, il suo aggressore è di nuovo in libertà, e la donna sa, fin nel profondo della sua anima che ancora la parola fine all’orrore non è possibile metterla.....
Vi ripeto ottimo esordio, agli amanti del genere non può mancare la lettura di questo thriller psicologico.
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DUE CULTURE SI INCONTRANO
Questo libro non conquista durante la lettura, non ti fa venire l’istinto di non desiderare più lasciarlo, è un libro difficile, non banale, non scontato, che traccia uno spaccato di come è il mondo oggi, mettendo due culture a confronto (la nostra ne esce sconfitta su tutta la linea, a mio parere).
Siamo in Svizzera, come tale è l’autore, non nuovo a scrivere romanzi che trattano azioni criminali e muovono critiche al sistema; Maravan è il personaggio principale,originario dello Sri Lanka, appartenente alla popolazione tamil, il suo sogno è quello di fare il cuoco, grazie agli insegnamenti ed alla passione trasmessa dalla sua prozia fin da bambino, ma, in realtà opera coma lavapiatti in un rinomato ristorante di Zurigo, ha un carattere mite, sul lavoro è sempre disponibile ad eseguire svariati compiti, è gentile, devoto alla sua religione, molto legato alle sue origini ed ai suoi familiari rimasti in patria ed alle prese con una lotta tra etnie differenti e persone al potere.
L’unica dipendente del locale che lo saluta cordialmente è la cameriera Andrea.
Maravan è un personaggio positivo, amabile, ma purtroppo viene licenziato.
Per avere la possibilità di continuare ad inviare denaro ai suoi cari, si ritrova costretto a scendere a dei compromessi con i propri principi ed il proprio credo, inizia così insieme ad Andrea (anch’ella rimasta senza lavoro), a cucinare per persone facoltose piatti molto particolari… Maravan rivisita alcune ricette della prozia utilizzando spezie ed alimenti afrodisiaci, la nuova attività viene chiamata “Love Food”.
Giochi di potere, sesso, attività legate al contrabbando di armi, molto viene definito e stabilito durante queste particolari cene….
Maravan si ritrova a porsi molte domande relative a ciò che viene a sapere….. E scopre che molte decisioni definite da persone per le quali ha cucinato, andranno ad influenzare la vita e le azioni di persone nella sua terra d’origine…
Uno scontro tra due culture, quella europea basata principalmente sul “ fare denaro”, sul sesso senza amore, sulla prevaricazione sui più deboli e la cultura di Maravan, ancora legata ai valori della famiglia, della religione del comportamento eticamente corretto con il prossimo e dell’amore….
Piccola chicca riguarda il fatto che al termine del romanzo ci sono tutte le ricette della “Love Food”, rivisitate in modo che sia possibile eseguirle anche nelle nostre abitazioni….
Buona lettura!
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SPIRITUALITA' E SIMBOLISMO
Romanzo molto bello, scritto in modo fluido, interessante, non ripetitivo, non noioso, se pur da un certo punto in poi, il protagonista sia un ragazzo, ed una tigre del Bengala.
Pi è un giovane indiano,vissuto a contatto degli animali da sempre, in quanto il padre gestisce uno zoo.
Pi è un ragazzo molto particolare, profondo, con una spiritualità importante, ricca per la sua età ed una grande fede.
Pi è forte, ottimista, molto intelligente.
Pi si ritrova nel mezzo dell’oceano a bordo di una scialuppa di salvataggio, in compagnia di diversi animali selvatici, in seguito al naufragio della nave sulla quale viaggiava con la famiglia, per cominciare una nuova vita in Canada.
Mi ha conquistato la profondità di certe riflessioni dell’autore, il grande simbolismo legato al romanzo.
Una tigre, significato allegorico di forza, coraggio, incarna il concetto di giustizia, una iena, rappresentante i bassi istinti, una zebra, che rappresenta l’integrazione degli opposti all’interno di noi stessi; Pi rappresentante del genere umano, giovane, di animo nobile, intelligente con un cuore puro.
Questa storia è un inno alla forza caratteriale, alla fede, all’ingegno della nostra mente, è un inno alla natura, alla sua bellezza, quanto alla sua capacità distruttiva, è un inno al “ credo” inteso come presa di coscienza che esiste un Dio a cui l’uomo sente l’intimo bisogno di rivolgersi, nel quale trova conforto e senso.
Cito testualmente:” quando hai sofferto molto, ogni ulteriore dolore è insopportabile e allo stesso tempo irrilevante. La mia vita è come uno di quei dipinti con il memento mori: accanto a me c’è sempre un teschio sogghignante che mi ricorda la follia delle ambizioni umane.”
Romanzo molto originale, ne consiglio vivamente la lettura. Personalmente ne sono rimasta soddisfatta, penso che andrò a vedere anche la trasposizione cinematografica, attualmente nelle sale.
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STRATEGIE DELL'ACCUSA E DELLA DIFESA
Leggere questo libro, per me, è stato come rivedere vecchi amici che da tempo non sentivo e riprendere il dialogo da dove lo si era lasciato….
Ragazzi, mi piace proprio molto il modo di scrivere di Connelly, sempre preciso, sempre ricco di particolari, sempre abile,non ne rimango mai delusa.
In questo nuovissimo thriller, incontro nuovamente l’avvocato difensore Haller, questa volta nelle vesti di Procuratore della Contea di Los Angeles, alle prese con un nuovo processo per omicidio, avvenuto ben 25anni prima, per il quale, era stato incolpato e quindi imprigionato, Jason Jessap, ora in attesa di nuovo giudizio, grazie alle moderne tecniche della Scientifica che hanno permesso di stabilire l’appartenenza di tracce di Dna sul vestito della vittima, una ragazzina 12enne.
Haller si avvale dell’aiuto della ex moglie, Maggie, in aula, e della consulenza del detective Harry Bosch (personaggio storico di Connelly), per quanto riguarda le indagini sui testimoni e sullo stesso Jessap.
Il libro è incentrato in larga parte, su tutto quello che accade nell’aula di tribunale dove si svolge il nuovo processo al presunto omicida e, parallelamente, segue passo,passo ,i vari spostamenti ed indagini che compie il detective Bosch.
L’attenzione del lettore rimane alta, non ho trovato punti noiosi, se pur alcuni aspetti sono più volte ribaditi, ci si ritrova anche in un punto, in cui il lettore viene totalmente spiazzato e quindi si rimane piacevolmente stupiti dalla sorpresa che riserva la vicenda.
L’unica critica che mi sento di muovere riguarda proprio il personaggio “negativo” del libro , che rimane, non so dire se volutamente, un po’ in ombra rispetto alle imputazioni che gli sono mosse ed alla figura del suo avvocato difensore Royce.
Non credo sia una “svista” dell’autore, ritengo Connelly troppo attento ed abile, sono più propensa a pensare sia una strategia voluta e studiata, in quanto si arriva ad una fine che, a mio parere non è una fine assoluta… Non oso sbilanciarmi maggiormente , per non svelare particolari che rovinerebbero il piacere della lettura a prossimi “colleghi”.
E’ un thriller un po’ anomalo, non aspettatevi scene crude o raccapriccianti, non ne troverete, mi ha comunque conquistata e lasciata con una grossa curiosità di sapere cosa il mago Connelly, tirerà fuori dal cappello la prossima storia….
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L'OMBRA DI UN UOMO
Questo libro è immorale, sporco, volgare, questo libro parla di sesso , senza censure, questo libro è un concentrato di dolore ed illusione, questo libro vi investe con la violenza di un treno in corsa, lasciandovi doloranti e sfiniti, questo libro se pur difficile è da leggere….
Lei , Ellie, 20 anni, carina , intelligente con una vita da scoprire ed inventare.
Lui, Monsieur, 46 anni, affermato chirurgo plastico, sposato con figli.
Cosa può portare una storia tra i due?
Non è la differenza di età a scandalizzare, nemmeno il fatto che lui sia sposato alla fine, personalmente ciò che mi ha scandalizzato è l’assoluta, totale amoralità del “caro” Monsieur , egoista, servo del proprio narcisismo sconfinato e dei suoi istinti più biechi, non riesco nemmeno a definirlo uomo…
Per rispondere alla domanda, questa storia porta solo dolore, tanto e troppo dolore, che segna a vita Ellie.
La parte iniziale del libro è quella della conoscenza, della sfida, dello scambiarsi messaggi quasi per gioco.
Lei ,che nella sua immaturità, lusingata da tante attenzioni, osa sempre di più, fino all’incontro atteso allo spasimo, credendo, in cuor suo di avere la situazione in pugno.
Lui, che sta al gioco, pregustando la resa.
Ho pensato ad un certo punto di interrompere la lettura, a tratti infastidita da questo linguaggio osceno e volgare, come se l’autrice intavolasse un vero e proprio “braccio di ferro” con il lettore, sfidandolo in continuazione: “Vediamo se anche tu mi butti via, pensando che sono una poco di buono o se provi ad andare oltre..”
Ho scelto di andare oltre, ma sono stata assalita da una grande tristezza, vedendo questa giovane che ha vissuto di illusione per mesi, che si è svenduta in più occasioni per far sparire il pensiero di lui, il desiderio di lui.
Cito testualmente: “….Mi basta scorgere quegli occhi così diversi dai miei, per rendermi conto che per tanti versi, io e Monsieur, siamo fatti della stessa pasta.”
No Ellie, ti sbagli di grosso! Ecco la tua presunzione, ecco l’errore grossolano che hai commesso. Tu sei stata la preda, tu ti sei scottata con il fuoco…
Che dire di questo gentiluomo senza scrupoli? Grande egoista, irresponsabile, narciso incapace di amore se non per sé stesso, che si nutre come una sanguisuga delle attenzioni e dell’idolatria della giovane Ellie?
Prego! Accomodatevi a toccare con mano il girone dantesco in cui Monsieur fa sprofondare l’autrice, perché di un’autobiografia si tratta….
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AH! l'AMOUR.....
Primo libro che leggo di questa autrice, magari qualcuno la conosce già grazie alla famosa trilogia: “Gli occhi gialli dei coccodrilli”, “Il valzer lento delle tartarughe”, “Gli scoiattoli di Central Park”.
La prima domanda che mi viene da porre è: tu che mi leggi, credi nel colpo di fulmine?
Io non penso di crederci particolarmente o convintamente, quindi, quando all’inizio del romanzo ho “assistito” al colpo di fulmine avvenuto tra Angelina e Mann, sono rimasta ancora per diverse pagine scettica, pensando tra me e me che avrei letto il solito libro di narrativa rosa, con dialoghi e scene già viste in mille altre creazioni.
Beh! Mi sono dovuta ricredere, la storia in generale non è banale, come non è banale il vissuto dei due protagonisti.
Angelina cresciuta senza il papà, vive un’esperienza difficile durante l’adolescenza ( esperienza diversa da ciò che si può immaginare comunemente, un plauso all’autrice), che segnerà il suo futuro atteggiamento e comportamento nell’ambito sentimentale.
Mann, trovato, nel vero senso della parola, a vagabondare vestito solo di stracci per la strada, viene cresciuto da una facoltosa famiglia che passava per caso in auto sulla stessa via. Mi complimento con l’autrice anche per la definizione della personalità di Mann ed il rapportarsi dello stesso con la madre “adottiva” ed il fratellastro.
Cosa succederà dopo l’incontro casuale di queste due anime? Lascio il gusto della scoperta al lettore incuriosito…
Stile di scrittura molto particolare, in certi punti incanta, ricco di aggettivi; il concetto viene presentato in più modi contemporaneamente, come una deliziosa pietanza che si trattiene sul palato per coglierne tutte le sfumature.
L’autrice alterna inoltre prosa a parti di poesie, dialoghi ed introspezione dei personaggi si susseguono a ritmo serrato. Cuore pulsante del libro è, a mio avviso la citazione iniziale tratta da Cime Tempestose di E.Bronte.
Molte espressioni inerenti al comune pensare e sentire le condivido pienamente, anche per questo la lettura mi ha convinta, penso che leggerò altro di questa autrice francese.
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VERSO LA FINE HO SCORTO IL SOLITO DEAVER!
L’argomento “stalker” mi perseguita.
Questa volta è Deaver che si cimenta con questa connotazione malata della personalità e….. strano, ma vero, non mi ha lasciata senza parole come accade di solito, per l’originalità e l’accuratezza delle sue storie.
Kayleigh Towne, giovane e famosa cantante country, la classica ragazza della porta accanto, bella sicuramente, ma anche dolce, corretta e pulita, viene perseguitata dal giovane e corpulento Edwin Sharp.
Il molestatore è informatissimo sulla vita di Kayleigh, scrive su parecchi siti e blog di musica di lei, oltre che inviare parecchie mail al sito ufficiale della cantante,fino ad arrivare a trasferirsi nel luogo dove ella risiede.
Edwin riesce a reperire indirizzo e numeri telefonici della ragazza, così da porre in essere veri e propri appostamenti ed inseguimenti; così ,alla morte violenta del giovane road manager Bobby, avvenuta durante l’allestimento e la preparazione di un nuovo concerto della cantante, i sospetti cadono immediatamente sullo stalker.
Ad investigare, oltre alla Polizia locale,si ritrova l’agente del California Boreau of Investigation ed esperta di cinesica Kathryn Dance, amica della cantante, in vacanza nella zona, per promuovere ed ascoltare gruppi locali quasi sconosciuti, per i quali si preoccupa di registrare pezzi da inserire nella rete.
Attenzione ora! Sulla copertina è riportata la frase: “Kathryn Dance e Lincoln Rhyme di nuovo insieme”. Non mi è servito altro per acquistare il libro, oltre al nome dell’autore, ebbene, per avere il piacere di incontrare ancora Rhyme ed Amelia, si deve arrivare alla pagina 346, ed aggiungerei faticosamente ( mai capitato leggendo Deaver). L’autore si dilunga in spiegazioni tecniche sulla strumentazione di registrazione, sui vari autori country che hanno avuto successo, senza far entrare il lettore violentemente sulle scene del crimine o nella mente del colpevole, come è abituato solitamente a fare.
Si entra in punta di piedi nel mondo di Kayleigh ed in quello del suo stalker, si legge, quasi annoiati, degli appostamenti di lui, della vita di lei, dei suoi familiari e collaboratori, con continui cambi di prospettiva…
Ora le indagini portano a credere che l’autore del delitto sia Sharp, ora lo stesso viene totalmente scagionato, fino all’arrivo di Rhyme, che in 60 pagine circa fornisce gli strumenti per risolvere il caso. O forse non è proprio così scontato?
Per me il libro inizia alla pagina 346, prima del tal punto, mi è sembrato di scorgere “l’ombra” di uno dei miei autori preferiti (per riprendere parte del titolo…).
Lascio ai lettori la possibilità di confermare o confutare la mia opinione….
Deaver rimane un ottimo scrittore, traspare comunque la sua abilità e competenza nell’orchestrare storie articolate, ma questa, ha leggermente intaccato il suo smalto…
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UN RAGAZZO CHE DIVENTA UOMO
Ragazzi, ho letto proprio un bel romanzo…. Esordio letterario per questa autrice islandese,bella donna con una fluente chioma di capelli mogano e un paio di occhioni verdi, diretti e risoluti. Mi è da subito simpatica, e comprendo anche come mai, la lettura ha catturato da subito la mia attenzione.
Il libro narra una parte di vita del ventiduenne Lobbi, islandese, che decide di lasciare la terra natia per recarsi in un Monastero antico del Nord Europa, ad occuparsi di far rifiorire (nel vero senso della parola), un altrettanto antichissimo roseto con una varietà e quantità ingente di fiori rari, nella fattispecie rose; portando con sé delle talee di una rosa ad otto petali non comune.
Questa passione l’ha coltivata fin da bambino, trasmessa ed incentivata dalla madre deceduta da poco in seguito ad un incidente automobilistico.
Lobbi è anche diventato padre da poco, la bimba, Flora Sol, è nata dopo una serata particolare, nella quale Lobbi si ritrova ad avere un rapporto sessuale con l’amica di un amico….., i due non si frequentano più da quella sera, e Lobbi ha visto la bimba nascere e pochi incontri fuggevoli fino al saluto definitivo, avvenuto in occasione del viaggio che il giovane decide di percorrere.
La scrittura è fluida, semplice, ammantata di spiritualità e simbolismo. L’autrice vuole scardinare il modello maschile corrente che ci viene propinato dal cinema o dalla pubblicità e oserei dire anche il modello femminile; la Olafsottir sostiene che il suo romanzo sia un inno alla sensibilità maschile; caratterizzando un personaggio con sentimenti complessi ed articolati, che si pone domande sulla vita e sulla morte, che condurrà un percorso di maturazione e conoscenza di sé, presentato in maniera dolce e lieve. Sempre l’autrice sostiene che il compito di uno scrittore sia anche quello di rovesciare i clichè, ed in questo libro ci riesce alla perfezione, dando credibilità al contesto e alla vicenda.
Il libro è tutto da scoprire;la fine può essere intuibile, anche se non si compie esattamente come la si immagina, l’atmosfera che l’autrice è in grado di creare è magica ed anche i personaggi secondari sono molto ben caratterizzati ed originali.
Un respiro puro, uno sguardo ad una vita semplice che "sa di buono".
Davanti agli occhi mi si è materializzato un acquerello che mi ha lasciata soddisfatta.
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TEMA NOIR TRATTATO CON UNA PENNELLATA DI ROSA
Autore noto ai più, per i celebri romanzi: “Ti ho mai parlato del vento del Nord”, e “La settima onda”, questa volta sorprende per un inattesa trama.
Lo stile di scrittura di Glattauer è riconoscibile, propone la storia arricchita di una serie serratissima di dialoghi “botta e risposta”, anche ripetuti, che danno una connotazione ironica e leggera al contesto, anche nel caso la storia non sia (come in questo caso) delle più romantiche.
Il tema trattato è quello inerente agli stalker; la storia inizia narrando l’incontro tra Judith e Hannes Bergtaler, avvenuta casualmente (o forse no…), all’interno di un supermercato dove lui, colpisce il tallone di lei con il carrello, e da qui nascerà una storia all’insegna di incontri sempre più serrati e dimostrazioni d’amore opprimenti e ossessive.
Faccio i complimenti all’autore, in quanto riesce a mantenere una narrazione da “commedia” e non da thriller, fino ad un epilogo davvero ben strutturato.
La lettura è veloce e scorrevole, le nemmeno 200 pagine si leggono in breve tempo, si comprende chiaramente il sentimento di inadeguatezza che prova Judith, verso sé stessa e nei confronti di familiari ed amici, che apprezzano enormemente questo compagno super innamorato, ed invece ella stessa, passato l’entusiasmo iniziale, comincia a percepirlo come violenza ed invasione.
Lascio al lettore il gusto della scoperta delle varie situazioni che l’autore pone in essere. Con questo libro l’autore mi ha stupita piacevolmente.
Consiglio la lettura a chi vuole toccare questo argomento così portato alla ribalta da diversi scrittori di thriller, in un modo più leggero, ma pur sempre ben tratteggiato e reso reale.
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CHE FATICA ARRIVARE ALLA FINE!!
Pensavo di aver acquistato un romanzo che raccontasse la vita, le gesta, le vicende delle donne della famiglia Gilly, considerate delle streghe; in realtà ben poco c’è nel romanzo che riporti a questo fatto, a parte presunti poteri contenuti nel sale, raccolto appunto nella salina di famiglia.
La storia è ambientata nel paesino di Prospect a Cape Cod; Joanna e Claire sono le due sorelle Gilly, la vicenda narra la loro vita dall’infanzia fino alla vecchiaia, fisicamente e caratterialmente diverse, la vita riserverà poche gioie e molti dolori , mi verrebbe da dire, ad entrambe le sorelle….
La scrittura è semplice, non pretenziosa, ma l’autrice in alcuni punti, prevede che venga narrata la stessa parte della storia dal punto di vista di ogni personaggio coinvolto, così da svelare sì, al lettore, visioni diverse della stessa vicenda, ma in questo modo la Baker cade spesso nella ripetitività. In più occasioni dopo poche pagine ho interrotto la lettura, proprio per il calo dell’attenzione dovuto al fatto che mi sembrava rileggere all’infinito lo stesso fatto. Non posso dire che alla fine non si abbia chiara la routine quotidiana che coinvolge Joanna nella gestione della salina e quella di Claire come moglie del bel Turner, esponente della famiglia più agiata del paese.
Non mancano nel contempo intrighi, sotterfugi, vendette,tradimenti, ai quali sembra che la giustizia, non solo divina, non debba in alcun modo provvedere..
L’egoismo che traspare dalle azioni delle sorelle Gilly non mi ha per nulla entusiasmata, il clima che ho respirato leggendo questo romanzo è opprimente e deprimente, lo spessore morale di tutti i personaggi principali e secondari è flebile come la fiammella di una candela. Se dovessi definire il romanzo cromaticamente sarebbe una miriade di sfumature di grigi e marroni, nei quali spicca, in maniera del tutto inquietante, il rosso acceso della chioma fluente di Claire.
Ipoteticamente parlando, non userei mai il sale delle sorelle Gilly, ma questo fatto potrebbe riservarmi forse, una serie infinita di sfortune……
Consiglio comunque la lettura in quanto mi piacerebbe sapere cosa pensate voi di questo libro.
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PROTAGONISTA FUORI DAGLI SCHEMI
Siamo in Inghilterra, la vicenda si svolge tra Londra e Cotswolds, un piccolo paesino immerso nella campagna inglese dove ho fatto la conoscenza di “un’eroina” del tutto particolare. Agatha Raisin donna di mezza età, single senza figli, alquanto rotondetta, capelli scuri, occhietti scuri “da orso”, abbigliamento alquanto costoso, ma tipicamente inglese, decide di chiudere l’agenzia di PR della quale è titolare in Londra e si trasferisce in campagna.
Agatha ha un carattere molto forte e deciso “senza peli sulla lingua”, permettetemi di usare questa definizione nota a tutti, che indica esattamente la caratteristica della persona, ha un’indole comunque molto dolce e buona mi verrebbe da dire.
La storia è incentrata sul racconto delle giornate di Agatha alle prese con la nuova vita ed i nuovi vicini di casa, con il passaggio drastico da una vita incentrata sul lavoro in una grande città come Londra , ad una vita nella più totale libertà, ma anche solitudine.
Vi rammento che il libro è un giallo, quindi vi troverete a seguire le particolari indagini in seguito alla morte di un abitante di Cotswolds, appena dopo il trasferimento di Agatha. Lascio a voi scoprire l’eventuale coinvolgimento della donna su cosa si basa.
La scrittura è fluida e piacevole, ci sono addirittura passaggi spassosi e divertenti, quasi comici. Un giallo alla portata di tutti, senza grandi colpi di scena, che consiglio, in quanto è una lettura non impegnativa, facile e veloce. Mi sono innamorata di questa burbera e anche poco fine donna, di sicuro verranno pubblicate altre letture con la Raisin come protagonista e non me le lascerò scappare.
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ALLA RICERCA DI PATRICK
Tove Alsterdal è un’autrice svedese e questo è il suo primo libro. Mi trovano d’accordo (per una volta almeno!!!) i commenti riportati in copertina, che la definiscono una scrittrice all’altezza dei migliori colleghi americani.
Leggendo non ho minimamente la sensazione e percezione di trovarmi fra le mani un libro di un autore del Nord Europa.
Thriller anomalo, mi verrebbe da dire, e, proprio per questo, “gemma rara” nel panorama attuale del genere.
La storia è forte, come forti sono i personaggi. Parliamo di barconi di clandestini, di persone vendute e sfruttate come schiavi; riporto testualmente: “ Nel 1880 uno schiavo trasportato via nave in America attraverso l’Atlantico, costava mille dollari. Al cambio attuale, tale cifra si aggirerebbe sui trentottomila dollari, il che significa, che oggi si potrebbero acquistare quattromila schiavi per la stessa somma con cui si comprava un solo schiavo più di un secolo fa, in un’epoca considerata tra le più buie della storia dell’umanità.”
Parliamo di un giornalista americano freelance, Patrick Cornwall, che insegue caparbiamente il sogno di conquistare il Premio Pulitzer, che vuole a qualsiasi costo smascherare i potenti che tirano le fila di questi traffici umani del tutto disumanizzanti, crudeli e meschini.
Parliamo anche di sua moglie Alena, di professione scenografa, che non riuscendo più a mettersi in contatto con il marito, in Europa per seguire tracce ed indizi utili per il grosso scoop che intende scrivere, parte per cercare lo stesso, dopo aver ricevuto una voluminosa busta contenente foto, nomi, luoghi, di importante interesse per l’articolo, inviatele da Patrick.
Ci si ritrova a seguire da vicino il percorso e gli incontri che segneranno il cammino ed il cuore di questa figura femminile forte e coraggiosa che in nome dell’amore per il suo uomo sfida il mondo intero, fino ad un epilogo davvero impensabile che lascia l’amaro in bocca e fa riflettere.
Ben definite anche tutte le figure secondarie presenti, la storia inizia lentamente, l’autrice si prende tutto il tempo per “apparecchiare” la scena, poi comincia ad aumentare il ritmo di eventi e dinamiche comportamentali. La storia è credibile e regge in modo ottimo fino alla fine.
Consiglio la lettura a chi ama il genere thriller , ma anche a chi è sensibile a temi sociali.
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INDAGINE STILE "COLD CASE"
Premetto che non è un thriller, ma un romanzo poliziesco, quindi non ci sono descrizioni che portano la mente ad immagini shock, semai immagini che accompagnano passo, passo un’indagine.
Siamo in Svezia a Vasteras, vicino a Stoccolma, faccio la conoscenza di Elina Wiik, detective della squadra omicidi,donna forte,competente, in un ambiente di uomini, donna molto valida sul lavoro,ma molto in crisi dal punto di vista personale; il periodo “nero” che la Wiik sta passando,si riflette anche nell’ambito professionale, con una perdita di interesse e apatia che portano la detective a compiere il lavoro di routine come un’automa.
Il desiderio di investigare e rimettersi in gioco, viene risvegliato da un caso di omicidio irrisolto avvenuto 25anni prima, di una giovane donna,Ilva, e la scomparsa della figlia di pochi mesi della stessa.
Elina studia a fondo tutto il materiale raccolto a suo tempo, alla ricerca di eventuali errori o sviste che possano indirizzarla verso l’identificazione del colpevole (il fatto di essere una donna con una visione delle cose differente, rispetto a quella degli investigatori di un tempo, può mettere in luce particolari non considerati);ma si trova a dover far fronte ad una vera e propria lotta contro il tempo, Elina ha solo un mese prima che il delitto cada in prescrizione,inoltre deve fare i conti con lotte di potere interne al suo ufficio, che causano intralci all’indagine.
Capitoli relativi al lavoro investigativo della Wiik, si alternano a capitoli che narrano la vita che contemporaneamente, la giovane Kari Solbakken conduce.
L’autore è bravo nel tirare le fila della storia, la vicenda è scorrevole e si legge piacevolmente.
L’unica accortezza che mi sento di segnalare per il lettore, è quella di non dimenticare che l’autore è svedese, idem la vicenda ed i suoi personaggi, la cultura di appartenenza struttura e delinea comportamenti ed atteggiamenti che possiamo considerare non perfettamente in linea con il nostro comune modo di pensare. Detto ciò vi auguro buona lettura consigliando agli amanti del genere poliziesco,non troppo “hard”, questo libro.
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