Opinione scritta da Sara S.
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Serie "la cacciatrice di anime" vol. 1
"La cacciatrice di anime" è un romanzo urban fantasy, che mischia al suo interno componenti romance e poliziesche. La protagonista è Charley Davidson, che lavora ufficialmente come detective privata, meno ufficialmente nella squadra di polizia di suo zio, e ufficiosamente è una traghettatrice di anime (detta anche angelo della morte), ovvero, vede i morti, può interagire con loro ed è tramite il suo corpo che possono passare nell'aldilà. Ovviamente poter parlare con i morti (specie se assassinati) offre un vantaggio: chiedere direttamente a loro le cause del decesso e CHI è stato. E' proprio per questa sua capacità che lo zio la rende partecipe dei casi sui quali la polizia sta lavorando ed è grazie a Charley se negli ultimi anni sono stati risolti tutti con successo. Ma le cose non sono così semplici, Charley si deve scontrare con la reticenza di chi la circonda, con le prese in giro di chi la considera una pazza squinternata che parla da sola, e con i soliti pregiudizi a cui vanno incontro le persone "diverse". E a complicare ulteriormente la situazione un'inquietante ombra popola i suoi sogni erotici (ma forse non sono soltanto sogni...) e la polizia sta indagando su un caso particolarmente ostico, con ben tre persone assassinate, ma i quali fantasmi non hanno visto chi è stato ad ucciderli. Spetta a lei scoprire la rete di delinquenza che si cela dietro ai delitti e al tempo stesso cercare di saperne di più sull'ombra, che diventa sempre più nitida, pericolosa, e... bellissima.
Questo romanzo ha una trama molto articolata e complessa. Personalmente, nonostante all'inizio avessi un'idea diversa, ne sono rimasta molto soddisfatta, perché amo le storie con molti intrecci, se questi sono bene elaborati e congegnati. E devo dire che questo romanzo lo è. L'intreccio narrativo è solido e credibile, la storia si sviluppa su molteplici piani, con concatenamenti e rimandi al passato. Non è una lettura propriamente leggera, dato che necessita di una buona dose di attenzione per essere assimilata, ma nel complesso è ben bilanciata, non risulta pesante. A fare da contrasto vi è uno stile di scrittura scorrevole e ironico, che serve a sdrammatizzare e divertire il lettore, ma su di me non ha avuto esito positivo, mi è sembrato poco brillante e distante anni luce dalla mia concezione di ironia. E' questo infatti l'unico difetto che mi sento di evidenziare. A mio avviso il tipo di ironia usato è dilettantesco, le battute invece di farmi sorridere mi hanno fatto chiedere più volte dove fosse... l'ironia. Avete presente quando qualcuno racconta qualcosa di molto divertente e voi non riuscite a capire cosa ci sia da ridere? Ecco, questo è esattamente quello che è capitato a me. Ma non sono del tutto convinta che sia colpa della cattiva ironia dell'autrice, credo piuttosto che si tratti di un caso di lost in traslation. Ho avuto l'impressione che siano stati tradotti letteralmente alcuni termini e alcuni modi di dire che qui in Italia non si usano, e di conseguenza alcune battute risultano poco riuscite. Bisognerebbe leggere il libro in lingua originale per accertarsene.
Ciò nonostante è stata una lettura avvincente, con molta azione e con quanlche scena romance che fortunatamente non prevarica sulla storia. "La cacciatrice di anime" risulta in definitiva qualitativamente superiore alle aspettative e vanta anche di un finale a sorpresa davvero niente male! Le vicende di Charley mi hanno convinta. Aspetto di leggere il seguito, con la speranza di una traduzione che sappia rendere giustizia allo stile dell'autrice.
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sequel di Cime Tempestose?
La pubblicazione di questo libro, annunciato come un sequel paranormal romance di "Cime tempestose", era già in programma dall'estate scorsa e questa attesa prolungata mi ha portata a fantasticare molto sui contenuti della storia. Non riuscivo a immaginare come un'autrice esordiente italiana potesse cimentarsi in un'impresa così ardua (rispolverare i vecchi classici senza cadere in banalità non è semplice neanche per scrittori esperti), ma mi ero fatta l'idea che se una grande casa editrice di cui ho moltissima stima come la Fazi avesse deciso di dare fiducia a questo ambizioso progetto una ragione ci dovesse essere. Dopo aver desiderato questo libro per mesi mi sono quindi apprestata alla lettura con entusiasmo e alte aspettative, e mi duole molto scrivere questa recensione negativa.
Iniziamo dalle relazioni con "Cime tempestose". Ok, molte recensioni che ho letto suggeriscono di apprestarsi alla lettura di "Io sono Heathcliff" a mente aperta e senza fare paragoni con il classico, perché è ovvio che non potrebbe reggere il confronto. Io infatti non mi aspettavo minimamente che reggesse il confronto, ma è logico che è impensabile leggerlo cancellando completamente dalla mente il romanzo della Brontë, per vari motivi: 1) già il titolo mi pare eloquente, 2) i rimandi ai personaggi del classico ci sono, 3) l'autrice stessa definisce il suo libro con un sequel di "Cime tempestose". Non avrebbe proprio senso ignorare queste avvisaglie e leggerlo come un libro qualsiasi partito zero, perché così non è. Infatti credo che sarebbe fuori luogo leggere "Io sono Heathcliff" senza avere mai letto "Cime tempestose", perché, soprattutto a causa dei vari rimandi ai due protagonisti Heathcliff e Cathy, credo che ne uscirebbe una lettura un po' sterile. In definitiva quindi io non mi aspettavo un sequel che rivisitasse il romanzo della Brontë arricchendolo e migliorandolo, ma proprio a causa delle tante relazioni con il classico esplicitamente VOLUTE della stessa autrice mi sarei aspettata un minimo di coerenza in più.
A questo proposito la prima profonda delusione è stata l'ambientazione: desideravo fortemente che la storia fosse interamente ambientata in Inghilterra. Questo secondo me era proprio il minimo accorgimento possibile per dare al romanzo quel tocco di credibilità in più. Invece la storia è ambientata prevalentemente in Italia, a Roma, e soltanto brevemente si riesce a far visita alla magica e suggestiva campagna inglese di Wuthering Heights, luogo che fortunatamente riesce a mantenere intatto il suo fascino anche descritto dalla penna di Desy Giuffrè, e quindi mi chiedo come mai la stonata e banale scelta romana (forse perché l'autrice preferiva una città che conosceva meglio?).
I protagonisti di "Io sono Heathcliff" sono quindi italiani. Elena, che rappresenterebbe una Cathy del futuro, una ragazza ricca e viziata, con genitori assenti e una domestica tutto fare che si occupa di lei come se fosse sua madre. E poi c'è Damian, che rappresenterebbe Heathcliff, un ragazzo pieno di problemi, invischiato pericolosamente nella mala vita a causa di uno zio senza scrupoli che vuole trascinare definitivamente il nipote nel suo mondo. E qui devo dire che gli stereotipi si sprecano. In più non ho mai letto o guardato il film di "Tre metri sopra il cielo" ma da quanto ho capito le due storie si assomigliano molto (scene in motocicletta incluse).
Ma ad entrare in gioco ci sono anche i veri Heathcliff e Cathy, ovvero, i loro fantasmi, che vagano sulla terra per coronare finalmente il loro sogno d'amore e la loro ultima possibilità è di far innamorare i due ragazzi (loro discendenti) e di appropriarsi dei loro corpi. E qui altra nota stonata: i due fantasmi comunicano con i due ragazzi parlando in italiano! Così come in italiano si esprimono pure tutti i personaggi che la famiglia di Elena incontrerà nella loro visita a Wuthering Heights. Queste piccole imprecisioni purtroppo saltano all'occhio del lettore in maniera talmente evidente che diventa difficile riuscire a prendere sul serio il romanzo.
Ma, anche volendo mettere da parte tutte le piccole mancanze, dovute certamente all'ingenuità e alla scusabilissima mancanza di esperienza dell'autrice, la storia (per quanto concerne lo svolgersi dei fatti e lo sviluppo della trama) risulta comunque molto banale, con personaggi caricaturali e senza spessore, dialoghi immaturi e forzati, e scenette al limite del ridicolo (come il tentativo di scippo finito a "tarallucci e vino"). Inoltre più volte ho notato una cattiva distribuzione del tempo dedicato alle scene più importanti. Alcune scene infatti vengono descritte nei minimi particolari, anche se secondarie e non particolarmente interessanti, mentre altre, che avrebbero meritato più spazio, vengono liquidate frettolosamente in poche parole. Per non parlare dei vari "salti di riga" (che nel romanzo corrispondono ad un cambio temporale) che avvengono frequentemente, magari facendo passare anche giorni o settimane, e creando un po' di fastidio nella mente del lettore, che avrebbe preferito una narrazione più lineare.
Neanche il finale è riuscito a risollevare un po' le sorti della storia, anzi, possibilmente è risultato ancora più scialbo, semplicistico e ordinario di come mi sarei mai aspettata :-(
Però... dopo questa lista apparentemente infinita di difetti mi sento anche di affermare che nonostante tutto lo stile di scrittura dell'autrice, intesa come padronanza del linguaggio, non è affatto male, anzi, è sicuramente superiore alla maggior parte di young adult in circolazione. Le descrizioni sono ben riuscite, come anche gli stati d'animo, e l'esposizione dei fatti (che appare scorrevole, chiara, non confusa). I termini usati sono vari e il vocabolario ricco e pertinente. Il mio consiglio all'autrice è assolutamente quello di continuare a scrivere (magari lasciando da parte i classici) e lavorare di più sulla storia e sui suoi personaggi per riuscire a creare un qualcosa di più originale e meno stereotipato.
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La lunga notte
Ambientato a Painters Mill, una cittadina americana nello stato dell'Ohio, dove un terzo della popolazione è amish, "La lunga notte" è un thriller che fin da subito mi ha incuriosita a causa delle originali tematiche trattate. Fino ad ora non avevo infatti mai letto nulla che avesse a che fare con la comunità degli amish e non avevo idea che ci fossero aree in America dove questa popolazione, originaria della Svizzera del sedicesimo secolo, fosse così diffusa. Come ho appreso dalla lettura del libro, gli amish sono una comunità molto chiusa, che parla addirittura un dialetto tutto loro (chiamato "tedesco della Pennsylvania") e hanno delle regole molto rigide che gli hanno permesso in tutti questi secoli di continuare ad esistere senza mescolarsi al resto della popolazione. Gli amish sono fortemente religiosi, lavorano come artigiani, allevatori e agricoltori, rifiutano ogni tipo di comodità della vita moderna (come ad esempio elettricità e automobili) e sono ritenuti personaggi schivi ma estremamente pacifici. Proprio per quest'ultima loro caratteristica è uno shock per tutta Painters Mill scoprire che la famiglia amish dei Plank, composta da marito, moglie, tre figli e due figlie, è stata brutalmente assassinata durante notte. Ma la cosa peggiore è che le due ragazzine prima di morire sono state anche brutalmente torturate. La polizia brancola nel buio. Quasi impossibile immaginare che l'efferato delitto sia stato compiuto da un altro membro della comunità amish, ma è altrettanto noto che gli amish non amino familiarizzare con persone esterne. Chi può aver nutrito per loro così tanto rancore? Possibile che avessero qualche torto in sospeso con qualcuno? Sarà il capo della polizia Kate Burkholder a condurre le indagini ed emotivamente non le sarà affatto facile, dato che è stata lei stessa amish fino a quando in adolescenza ha deciso di uscire dalla comunità. Questo caso risveglierà nella sua mente tantissimi ricordi della sua infanzia, troverà di avere molto (troppo) in comune con Mary (una delle due ragazzine uccise) e dovrà affrontare dolorosamente i suoi fantasmi del passato. Il suo desiderio di scoprire l'assassino si trasformerà per lei quasi in una missione personale e la voglia di vendicare Mary sarà così forte da farla agire in più frangenti con troppa impulsività.
Questo libro è il secondo di una trilogia, che ha appunto per soggetto le famiglie Amish. Io non ho letto il primo (intitolato: "Costretta al silenzio") ma devo dire che "La lunga notte" è una storia autoconclusiva e le allusioni al precedente volume sono poche. Si può quindi tranquillamente leggere questo senza avere letto il precedente, anche se, per come sono fatta io che amo il rigore dell'ordine cronologico, può leggermente dare fastidio; infatti mi sono ripromessa di acquistarlo e leggerlo al più presto.
Sono però davvero contenta di avere seguito l'istinto ed essermi buttata a capofitto nella lettura senza avere indugiato sull'ordine cronologico, perché questa storia mi ha particolarmente appassionata ed è stata anche piuttosto interessante e istruttiva considerate le descrizioni sulla vita degli amish, argomento che prima ignoravo. Dal punto di vista del thriller è un romanzo perfettamente riuscito, perché la storia è intrisa di mistero e il bandolo della matassa sarà particolarmente difficile da sbrogliare. Il lettore potrà fare affidamento su una trama davvero ben costruita, che svelerà a poco a poco nuovi dettagli, mantenendo sempre alta la sua attenzione e posizionando colpi di scena che fanno trasalire. L'autrice scrive bene, ha uno stile scorrevole e mai banale, che non risparmia le scene cruente, le descrizioni shock e un linguaggio piuttosto colorito durante i dialoghi tra poliziotti. Questa caratteristica è abbastanza comune in questo genere di romanzi e, anche se solitamente non amo le parolacce, non ne sono rimasta affatto sorpresa, sarebbe anzi stato stonato il contrario. Ne risulta una lettura estremamente intensa e talmente vivida che l'impressione è quella di assistere ad un film di altissimo livello, con un finale spiazzante ed impossibile da intuire a priori.
"La lunga notte" è in un romanzo avvincente, difficilissimo da abbandonare una volta cominciato. Lo consiglio a tutti coloro che amano i thriller adrenalinici, capaci di inchiodare il respiro e far vivere delle forti emozioni.
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Scadente
Premetto di non avere ancora letto il famosissimo caso editoriale "Il profumo delle foglie di limone" pubblicato sempre per Garzanti un anno fa (anche se è stato scritto cronologicamente dopo a questo). Ma, incuriosita dal successo che questa scrittrice spagnola ha avuto in Italia e nel mondo, mi è capitata l'occasione di leggere questo suo nuovo libro e non me la sono lasciata scappare.
La prima impressione che ho avuto dalle pagine iniziali è stata di indifferenza. L'esordio di questo romanzo non è dei più brillanti e la storia mi è apparsa fin da subito un po' fiacca. La narrazione in terza persona alterna il punto di vista di Julia e quello di Felix, moglie e marito che si apprestano ad intraprendere una vacanza estiva in una località balneare spagnola, in compagnia del loro figlioletto di appena sei mesi, che necessita di cure e attenzioni costanti. Ma la vacanza parte subito male quando, appena raggiunta la meta, Julia si accorge di aver dimenticato a casa il latte per il figlio e così parte di notte alla ricerca di una farmacia aperta, e da lì il destino le giocherà un brutto scherzo (non vi svelerò come) e la allontanerà dal marito e dal figlio per un po', durante un labirintico ed esasperante viaggio nella sua mente, tra ricordi e segreti, mentre il marito dovrà imparare a cavarsela da solo e accudire il figlio.
Sfortunatamente le mie perplessità iniziali sono state confermate e andando avanti con la lettura invece di un miglioramento, ho assistito ad un peggioramento.
Se dovessi dare a questo romanzo un giudizio di una sola parola non avrei dubbi: SCADENTE!
Difficilmente mi è capitata una lettura così poco interessante e monotona. Sono basita dal fatto che questa autrice sia così tanto osannata dal pubblico. O questo libro è un clamoroso buco nell'acqua tradotto in Italia solamente sulla scia del successo de "Il profumo delle foglie di limone" che invece è un capolavoro (prima o poi dovrò leggerlo per verificare) o il metro di giudizio adottato per valutare i così detti "casi editoriali" ed "autori prodigio" è totalmente fuori da ogni logica a me concepibile.
Oltre ad una storia completamente priva di fascino, sgradevole e banale, lo stile di scrittura adottato dall'autrice è quanto di peggio possa immaginare per fare di un libro un PESSIMO libro. La Sanchez utilizza un linguaggio monocorde e incolore. Descrive ogni avvenimento, ogni ambiente, ogni azione svolta dai personaggi, in maniera meticolosa, con un'infinità di dettagli sterili e inutili, come una cronaca asettica e tediosamente ridondante. Il rischio è quello di cadere addormentati. L'impulso è quello di abbandonare la lettura senza troppi ripensamenti. Non trasmette nessuna emozione, nessun sentimento. I suoi personaggi sembrano agire meccanicamente, come lobotomizzati. Non basta descrivere a parole un avvenimento brutto per trasmettere al lettore quella determinata sensazione. Non basta descrivere uno stato d'animo per rendere l'idea di cosa prova un personaggio. La Sanchez mi è sembrata completamente incapace di scrivere un romanzo degno di questo nome. Neanche scrittori esordienti commettono errori così grossolani nello stile narrativo. Libri come questo, se ce ne fossero tanti, mi farebbero seriamente rivalutare il mio amore per la lettura.
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Può un libro salvare la vita?
Avete presente quei libri così carini e leggeri che già dalla primissima pagina ispirano un'immediata simpatia? "Gli ingredienti segreti dell'amore" mi ha subito dato questa impressione, e più andavo avanti con la lettura e più questa mia sensazione si amplificava.
E' una commedia romantica ambientata a Parigi, ma non quel tipo di romanticismo appiccicoso da romanzo rosa. La storia è fresca, leggera, scorrevolissima e non si basa su una trama banale e scontata, nient'affatto!
Al suo interno vi troveremo ben due protagonisti, che a capitoli alternati racconteranno la storia secondo il loro punto di vista, narrato in prima persona. Questo espediente mi è particolarmente piaciuto, così si riesce ad avere una visuale più ampia e più precisa dello svolgersi dei fatti.
E poi il punto di forza del romanzo è la spontanea ironia che caratterizza lo stile di scrittura dell'autore e anche le vicende narrate sono a tratti veramente divertenti, io più di una volta sono scoppiata a ridere e non mi capita spesso.
"Gli ingredienti segreti dell'amore" è una commedia brillante, ambientata nella suggestiva Parigi, che unisce il fascino del mondo dei libri e dell'editoria (argomento caro a tutti gli amanti della lettura) con le atmosfere calde e magiche delle ricette di cucina. Le vicende narrate sono un mix irresistibile di coincidenze, equivoci, scenette esilaranti di frizzante comicità, che intrattengono il lettore in maniera spensierata e piacevole. Non aspettatevi una storia d'amore da mozzare il fiato, con momenti indimenticabili e appassionanti. Ma non pensate nemmeno che sia una storiella scialba, da dimenticare appena voltata l'ultima pagina.
L'autore ha scritto una storia d'evasione deliziosa, incredibilmente riuscita, che mi ha conquistata a tal punto da sentirmi in dovere di promuoverla a pieni voti.
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Ogni goccia di sangue
Grazie ad un incipit da brivido che contiene un paio di pagine del diario di Sienna, una ragazzina autolesionista e problematica, questo libro parte subito ingranando una marcia alta e riesce immediatamente a carpire la piena attenzione del lettore. Come si scoprirà dopo la breve introduzione, non è Sienna ad essere la protagonista del libro, bensì Joseph O'Loughlin, psicologo criminale cinquantenne, separato da poco dalla moglie, padre di due figlie e malato di Parkinson. Sienna è invece la migliore amica di Charlie (figlia quattordicenne di Joseph) e una sera verrà ritrovata sotto shock e coperta del sangue di suo padre, che verrà trovato assassinato nella camera della figlia. L'unica sospettata dell'omicidio è ovviamente Sienna, ma Joseph, che conosce la ragazzina da una vita, decide di collaborare con la polizia di Bristol per saperne di più, dato che è fermamente convinto che non sia stata lei ad uccidere il padre.
Lo stile di scrittura di Robotham è riuscito a conquistarmi in pieno, mi è piaciuto il suo modo di esporre i fatti e descrivere le persone con cui il protagonista si relaziona. In particolare trovo che proprio grazie a questo suo approccio molto introspettivo nella analisi dei personaggi riesca a fornire un'immagine molto vivida e accurata nella mente del lettore. Mi sono però stupita che questo thriller non sia uno di quelli che parte con un ritmo lento, stuzzicando la curiosità in un crescendo per poi accelerare dinnanzi a colpi di scena nella seconda metà del romanzo. Come infatti ho già precisato "Ogni goccia di sangue" parte con un ritmo abbastanza veloce, ma il fatto che mi ha lasciata un po' perplessa è che già dai primi capitoli vengono fatte delle scoperte importanti, che mi hanno indotta a pensare che il mistero dietro al quale ruotava tutta la vicenda sarebbe stato abbastanza facile da intuire (e anche un po' banale). E siccome circa a pagina 50 mi ero fatta un'idea abbastanza precisa del romanzo (che conta più di 500 pagine) potete immaginare che abbia avuto un lampo di delusione al pensiero che buona parte dei colpi di scena erano stati già svelati. Mi sono chiesta cosa ci sarebbe stato scritto nelle 450 pagine rimanenti e ho sperato che la storia avesse ancora tanto da raccontare, angoli bui da esplorare, e che la verità sarebbe stata del tutto diversa da quella ipotizzata inizialmente. In parte questo mio desiderio è stato esaudito, perché la storia si è rivelata effettivamente molto più complessa e ingarbugliata rispetto ai pronostici, e lo stile di scrittura dell'autore non lascia proprio spazio alla noia nonostante sia un romanzo corposo. La vicenda infatti si snoda in più direzioni, seguendo piste diverse, che poi immancabilmente sembrano avere tutte un punto in comune, anche se apparentemente l'impressione è che non vi sia pertinenza. E per scoprire la verità il nostro protagonista dovrà focalizzarsi principalmente su QUALE punto hanno in comune tutti i vari loschi personaggi che ruotano intorno alla vita di Sienna. E la risposta cambierà totalmente le carte in tavola, dando una svolta inaspettata all'indagine e mettendo anche in grave pericolo il protagonista stesso. Ho trovato che il finale sia stato di buon livello, risponde a tutti gli interrogativi posti durante la lettura, ma non totalmente spiazzante o scioccante come piace a me. L'ho trovato soddisfacente ma non mi ha fatto scattare la scintilla. In definitiva ho trovato che "Ogni goccia di sangue" sia un thriller appassionante, con incastri ben riusciti e una solida struttura, ma non eccelso. Secondo il mio personalissimo parere manca qualcosa per farlo spiccare dagli altri buoni thriller in circolazione.
Volevo inoltre porre l'attenzione sul fatto che questo libro sia in realtà il quarto di una serie che vede come protagonista lo psicologo Joseph O'Loughlin. Come si sa tutti i thriller sono autoconclusivi e per capire la storia non vi è bisogno di leggere i romanzi precedenti. Io infatti non li avevo letti e al momento di intraprendere la lettura non ne ero neanche al corrente. Non ho avuto nessuna difficoltà riguardo alla storia narrata, ho però provato un leggero smarrimento davanti al fatto che le dinamiche relazionali tra i personaggi sono tutte già avviate, si capisce che c'erano dei precedenti e per come sono fatta io avrei preferito iniziare partendo dal principio. Intendiamoci, i personaggi sono descritti magnificamente, le caratterizzazioni sono ottime, ma ci sono a volte piccoli rimandi ad aneddoti del passato che stonavano e solo quando ho scoperto che il libro faceva parte di una serie ho capito il perché di questa mia sensazione. Per chi volesse partire cronologicamente con ordine i titoli prima di questo sono: "L'indiziato" (pubblicato con Rizzoli e BUR nel 2004-2005), "Perduta" (pubblicato con Rizzoli e RL nel 2005-2006) e "Il manipolatore" (pubblicato con Fanucci nel 2010).
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I fiumi di Londra
Avevo molte aspettative riguardo a questo libro. Avevo letto in anteprima le prime 20 pagine e ne ero rimasta profondamente colpita. Ed è stato proprio per questo motivo che mi sono decisa ad intrapprendere la lettura completa del romanzo, oltre al fatto che la trama è decisamente originale.
"I fiumi di Londra" è il primo capitolo di una trilogia urban fantasy poliziesca, ambientata nella suggestiva e misteriosa Londra, e già queste caratteristiche sono sufficienti ad attrarre tutti gli amanti della letteratura gotica inglese, perché, nonostante l'ambientazione temporale sia del moderno ventunesimo secolo, si respira un'atmosfera rarefatta e d'altri tempi, che più volte mi ha dato l'idea di immergermi in un romanzo Dickensiano, ma ancora più cupo e con graditissimi elementi sovrannaturali, a metà tra la ghost story e un urban fantasy stregonesco. Il primo capitolo del libro l'ho trovato eccezionale. Non solo la storia parte con un ritmo incalzante e fin da subito il lettore si sente calato perfettamente in questa città affascinante e ricca di segreti ad ogni angolo di strada, anche lo stile di scrittura (in prima persona dal punto di vista del protagonista Peter Grant) risulta molto gradevole e ricco di un simpatico humor inglese.
Ma purtroppo, le caratteristiche positive del romanzo finiscono qui.
Dopo il mio entusiasmo iniziale creatosi della bellissima e suggestiva ambientazione, l'originalità del primo capitolo e lo stile di scrittura a me congeniale, la storia si sviluppa in maniera poco brillante e giunta ad appena metà libro mi sono sentita come svuotata, con l'interesse per gli avvenimenti della storia praticamente spento. Non mi capita spesso che l'interesse per un libro salga a livelli così alti durante il primo capitolo per poi cadere in picchiata con la stessa vertigginosa velocità nei capitoli successivi, anzi, direi che praticamente non mi capita mai. E a causa di ciò posso dire che questo libro si è rivelato per me una vera sorpresa, in tutti i sensi!
"I fiumi di Londra" è una storia con un grandissimo potenziale, ma gestita in maniera errata. Ho avuto l'idea che l'autore si sia fatto carico di un peso troppo grande per le sue capacità. Sarebbe stato ottimo partire da una storia di base poliziesca, con dei brutali omicidi irrisolti sui quali indagare, e a questo aggiungere un mondo sotterraneo di una Londra magica e popolata da esseri sovrannaturali di ogni tipo, fantasmi, stregoni, vampiri e varie divinità degli elementi naturali, e riuscire ad amalgamare tutto questo creando una storia credibile ed appassionante, che mantenga vivo l'interesse del lettore, ma ciò per me non è stato. Lo sviluppo della storia infatti appare per alcuni versi estremamente banale e semplicistico e per altri fastidiosamente caotico. E' una commistione di vicende che si alternano le une alle altre senza alcuna credibilità. La narrazione viene poi spesso interrotta dagli sproloqui del protagonista che ama raccontare aneddoti di Londra e del funzionamento della polizia londinese, sempre mantenendo toni ironici, cosa che inizialmente mi era piaciuta, ci stava bene per introdurre la storia, ma alla lunga mi ha tediata. C'è poi da dire che l'empatia del protagonista sul lettore è latente, con taglio ironico ma distante, non si riesce effettivamente a provare interesse per lui e per ciò che gli capita. Infine, la caratteristica più importante del romanzo sarebbe dovuta essere la componente magica (dato che probabilmente la scelta di questo romanzo avverrà da parte dei lettori più avvezzi al genere), e mi sarebbe piaciuta una narrazione di questo mondo di stregoni e magia più esauriente e approfondita. L'autore sembra invece dare poco peso a tutto ciò, trascurando di fornire le informazioni fondamentali per rendere intrigante l'approccio al mondo magico londinese. Ne esce una descrizione sommaria e generica che personalmente, da appassionata di fantasy e urban fantasy, non mi ha per niente soddisfatta. Forse infatti, più che fantasy questo romanzo sarebbe meglio definirlo surreale, ricco di stramberie, più che di vera magia. Peccato, un'ottima occasione sprecata :-(
PS= Il libro purtroppo conta numerosi refusi. Ho notato anche alcune frasi completamente senza senso. Un esempio? A pagina 147, settima riga: "Osservai il Dissimio e lesley avremmo ulo in azione". Dopo aver letto questa frase sono rimasta completamente scioccata. Ma che significa? Possibile che nessuno si sia accorto di un errore così grossolano? Per fortuna ho avuto modo di leggere molti altri libri editi da questa casa editrice e sono contenta di poter affermare che questo non succede spesso. Anzi, quasi mai. Spero quindi che in futuro venga prestata attenzione a tutte le pubblicazioni, senza tralasciarne nessuna.
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serie Wondrous Strange, vol. 3
Questo terzo ed ultimo episodio della trilogia Wondrous Strange è un vero e proprio concentrato di azione, adrenalina e sorprese di ogni tipo. C'è la presenza di tutti i personaggi fin'ora incontrati, con l'aggiunta di alcuni personaggi nuovi, e appare chiaro fin da subito che durante la lettura i colpi di scena saranno tanti, sia in positivo che in negativo, perché le carte in tavola verranno rimescolate più e più volte. Come storia l'ho trovata davvero molto valida e interessante, un bel fantasy young adult ricco di avventura e romanticismo, con l'accortezza di non risultare mai troppo sentimentale, e le premesse per un'ottima lettura ci sono tutte. Ma, come avevo già riscontrato dalla lettura del libro precedente, ho avuto la sensazione che mancasse quel qualcosa che fa scattare la scintilla. Nonostante in "Tempestuous" abbia trovato un miglioramento sostanziale a livello di trama, mi trovo nuovamente a dover rimarcare la presenza dei difetti che mi avevano fatto storcere il naso durante il libro precedente, ovvero: lo stile di scrittura dell'autrice, che sebbene sia scorrevole, non mi ha convinta. Le descrizioni sono vivide, la padronanza del linguaggio ottima (scene di azione a parte), ma non riesce a trasmettere molto a livello emotivo. E' dalla lettura del primo libro che mi ero accorta ad esempio che le caratterizzazioni dei personaggi erano un po' freddine, ma subito non mi è sembrato un difetto invalicabile e ci ho dato poco peso, perché essendo il primo libro ho pensato che tale mancanza fosse voluta (spesso accade così nelle saghe) e venisse colmata nei volumi successivi. Invece i personaggi hanno continuato a essere poco carismatici anche dopo e non sono riuscita a provare nessun sentimento di empatia nei confronti di nessuno di loro, protagonisti inclusi. Inoltre penso che l'autrice non sia affatto portata nel descrivere scene di azione. Il primo libro della trilogia infatti ne era (a parte sul finale) quasi completamente privo, con il risultato di una lettura gradevole e sempre fluida. Il secondo e terzo libro invece hanno tantissima azione (circa un 50% dell'intero libro) e tali scene mi hanno portata varie volte a perdere il filo. Trovo che le descrizioni di battaglie e scontri siano davvero molto confuse, caotiche, difficili da seguire. Infine il libro manca totalmente di ironia, caratteristica che invece era presente nel primo libro e che avevo apprezzato infinitamente, perché l'autrice ne era particolarmente avvezza (al punto che ero riuscita a farmi qualche sana risata, cosa che difficilmente mi accade). Peccato davvero per questo cambio di stile! Secondo me se tutta la trilogia fosse stata improntata seguendo tale direzione sarebbe stata fantastica, unica, indimenticabile!
"Tempestuous" risulta comunque una storia fantasy di buon livello, con alcuni elementi molto originali, un'ambientazione riuscita, colpi di scena ben piazzati, e un finale soddisfacente. Non manca di difetti, sarebbero bastate delle piccole accortezze in più per renderla migliore.
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- sì
- no
Darklight
260 anni dopo
Se la mia impressione su "Dentro Jenna" era già positiva, la lettura di questo sequel "L'eredità di Jenna" non solo si dimostra totalmente all'altezza delle aspettative, ma incredibilmente le supera! "Dentro Jenna" essendo un romanzo totalmente autoconclusivo non aveva la necessità di un seguito, la storia sembrava essere già del tutto finita e il fatto che l'autrice abbia deciso di proseguire con la serie (decisione che ha preso solo dopo la pubblicazione del primo libro e che quindi non era preventivata) poteva essere rischioso, dato che spesso i seguiti sono sempre un po' deludenti, forzati e hanno poco carattere. Ma basta leggere le primissime pagine di "L'eredità di Jenna" per rendersi conto che non è così. La storia parte subito con slancio e già da subito appare intrigante e ricca di colpi di scena.
"Dentro Jenna" è un romanzo molto introspettivo, esistenziale, che si pone domande di natura etica. "L'eredità di Jenna" invece è un romanzo molto più dinamico e di azione. Le parti di introspezione ci sono anche qui ma sono molto ridotte rispetto al resto del libro. Fin da subito accadono moltissimi avvenimenti in grado di catturare totalmente l'attenzione del lettore e con successo! L'autrice si dimostra bravissima a piazzare colpi di scena a ripetizione. Inoltre uno stile di scrittura fluente e descrizioni fervide aiutano moltissimo a far immedesimare in questo mondo del futuro, dando l'impressione di vivere questa avventura in prima persona. Tutta la prima parte del libro è incredibilmente elettrizzante, rocambolesca ed emozionante come mai mi sarei aspettata. Poi dalla metà in avanti il ritmo narrativo si stabilizza un po' e per alcuni capitoli rallenta anche, in attesa dello sprint finale che nuovamente porterà con sé numerosi colpi di scena, alcuni lieti e altri un po' meno...! "L'eredità di Jenna" è un'avventura meravigliosa e spiazzante che saprà farvi battere forte il cuore. E' altresì una storia intensa di amicizia, odio e amore. Ancora una volta fa riflettere sull'identità personale, sull'importanza della scienza, ma anche sulla sua pericolosità se gestita in maniera sbagliata. Ma nuovamente è arduo stabilire a priori ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, perché le sfumature sono tante ed è facile cadere nei soliti pregiudizi. La mia frase preferita è stata: "I cambiamenti non avvengono da un momento all'altro, sono modellati piano piano dalle persone che non si arrendono".
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Una completa scissione dal mondo
"Le sorelle Soffici" è una favola contemporanea, un viaggio surreale nella fantasiosa mente di Veronica Soffici, protagonista e voce narrante del romanzo. Attraverso un diario scritto da lei il lettore imparerà a calarsi nella realtà quotidiana di questa ragazza di diciassette anni. Veronica Soffici è figlia di un ricco industriale che negli anni ha fatto fortuna con la produzione di marmellate. Ma i tempi sono cambiati, la concorrenza è diventata spietata, il padre ha contratto diversi debiti, e il ricco patrimonio della famiglia Soffici fa gola a molte persone, che vorrebbero appropriarsene e adibire i vasti terreni ad altri utilizzi, assai più remunerativi. Veronica è considerata da tutti come una ritardata, un'eterna bambina che non è in grado di capire e davanti a lei sfilano loschi personaggi mostrando la loro perfida natura e cercando di alimentare i propri interessi intessendo una rete di affari sporchi, maneggi, ricatti e corruzioni. Veronica segue tutto con occhio vigile, ma stravolgendo la realtà con visioni assurde ed allucinanti. Perché lei vive nel suo mondo fatto di fantasia, parla con i libri, vede angeli e scambia corrispondenza con gli autori deceduti dei suoi libri preferiti. Per fortuna che nella sua vita c'è Cecilia, sua sorella, l'unica persona all'interno della grande villa con la quale può parlare. Ma anche lei non è una ragazza normale, anzi, è ancora più vulnerabile di Veronica, perché non riesce a percepire il pericolo e Veronica deve prendersi cura di lei, lo sente come l'unico scopo della sua vita. E alla morte del padre le due sorelle sono in grave pericolo, perché uniche eredi della fortuna di famiglia. Veronica sa che non possono fidarsi di nessuno, perché tutti vogliono fare loro del male, ma al tempo stesso sa anche che non sono in grado di sopravvivere senza l'aiuto di qualcuno. Ciò nonostante continuerà ad opporre resistenza e a tentare di farcela con tutte le sue forze.
La lettura di questo libro è stata piacevole, dinamica e scorrevole. Mi sono ritrovata a prendere il libro in mano alle 18 e, con qualche piccola pausa, l'ho terminato alle 23,30 della stessa giornata. Sono stata conquistata dallo stile di scrittura poetico e fantasioso dell'autore, e mi sono lasciata trasportare completamente in questo mondo di visioni ad occhi aperti e drammatiche verità, dove non si riesce mai a distinguere la linea di demarcazione tra ciò che è concreto e ciò che rappresenta solo una deformazione del reale. E' stato come fluttuare in un universo a me sconosciuto ma capace di donarmi una forte attrattiva. Una sorta di Alice nel paese delle meraviglie, che, al contrario del famoso romanzo di Lewis Carroll, non è basato interamente sul sogno, ma rimane in parte ancorato alle drammatiche vicende di una famiglia vuota e triste. Durante la lettura non mancano anche piccole rivelazioni e colpi di scena, con un finale bellissimo, forse l'unico adatto, molto incisivo, tagliente come un rasoio e dal fastidioso sapore di chiodi di garofano. Mi sarebbe piaciuto perdermi nelle pagine ancora un po' e vivere a fianco di Veronica nel suo mondo dissociato e unico.
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Serie di John Cleaver, vol. 1
Con un linguaggio scorrevole, colloquiale e raccontato in prima persona dal protagonista, "Io non sono un serial killer" è uno di quei romanzi che riesce a conquistare il lettore fin dalle primissime pagine. Il protagonista è John, un ragazzo di quindici anni affetto da problemi psicologici. John è sociopatico (e anche un po' psicopatico, come lui stesso si definisce) ed è attratto morbosamente dalla morte, soprattutto la morte violenta, ad opera dei serial killer. Adora vedere e toccare i cadaveri e questo suo desiderio viene soddisfatto dall'obitorio situato proprio nel seminterrato di casa sua, attività lavorativa di sua madre e sua zia, alla quale lui prende parte di tanto in tanto. Ma la sua perversa passione per la violenza e per la morte non passa inosservata sia tra i compagni di scuola e sia in famiglia, dove la madre di John, molto preoccupata per lui, lo manda settimanalmente da un psicologo. Visto sotto questo punto di vista John potrebbe sembrare un personaggio assolutamente negativo e odioso, ma il bello di questo romanzo invece è che raccontando tutto secondo il suo punto di vista ed entrando nei suoi pensieri più intimi, riesce a renderlo un ragazzino ADORABILE. John descrive tutte le sue sensazioni e tutto ciò che lo circonda con estrema lucidità ed acume. Io personalmente non ho potuto fare a meno di mettermi nei suoi panni e simpatizzare per lui. Descrive la sua passione per la morte e per i serial killer con talmente tanto entusiasmo che rende l'argomento interessante come non mai. La sua mente "malata" è da un certo punto di vista talmente intelligente che, nonostante abbia delle pulsioni omicide, riesce a controllarsi e a darsi delle regole per non essere indotto in tentazione. Perché lui in realtà non vuole diventare un serial killer, sa che è una cosa sbagliata e non vuole diventare una cattiva persona. Solo quando un vero serial killer seminerà panico nella sua piccola cittadina John sarà costretto ad affrontare il "mostro" che sta dentro di lui. E invece di lasciarsi trasportare dall'istinto e seguire la sua bramosia di sangue e violenza compie un scelta decisamente altruistica e controcorrente: dare la caccia al serial killer per mettere la parole fine alla lunga serie di omicidi!
Questo romanzo mi ha entusiasmata tantissimo! L'ho letto tutto d'un fiato durante il weekend e devo dire che le poche volte che ho dovuto metterlo da parte è stata davvero dura. E' uno di quei romanzi che quando lo inizi vorresti leggerlo interamente in una sola volta senza interruzioni. Oltre alla storia originale ed interessante aiuta anche molto lo stile di scrittura che fila liscio come l'olio, con una scorrevolezza sconcertante. Entrare nella mente di John è come incontrare un vecchio amico che conosci da una vita e questo potrà sembrare molto strano data la mente perversa del protagonista, ma invece è proprio così. Fin dalle prime pagine la sensazione è stata quella di conoscere John da sempre! Ci sono anche altri romanzi in cui ho avuto la stessa impressione, ma in realtà sono molto pochi, li posso contare sulle dita di una mano, e quando mi accade ne rimango appagata come non mai!
Sono però rimasta spiazzata quando ho scoperto che questo non è solamente un ottimo thriller (come trama e copertina di avevano indotta a pensare) ma è in realtà un thriller paranormale! Diciamo che questo libro non aveva affatto bisogno di elementi paranormali per arricchirsi e risultare interessante, perché per me lo sarebbe stato in ogni caso, anche senza alcuna paranormalità! Quando sono arrivata a scoprirlo non ne sono stata felicissima, perché ero fermamente convinta che questa storia non ne avesse alcun bisogno e anzi, avevo paura che questa caratteristica lo avrebbe penalizzato e reso poco credibile, soprattutto agli occhi degli amanti dei thriller convenzionali. Secondo me sarebbe stato meglio se in qualche modo questa peculiarità fosse trasparita dalla cover e dalla trama e non fosse totalmente inaspettata. Quando ci si accinge a leggere un libro di Stephen King infatti siamo tutti consapevoli che all'interno della storia ci sarà (quando più e quando meno) delle scene horror e degli elementi paranormali. Qui non lo si poteva sapere.
Io amo il paranormale, amo l'horror, e quindi non ho avuto nessuna difficoltà ad integrarmi in quest'ottica, anche se l'ho scoperto in ritardo. E faccio anche un'altra piccola rivelazione sul genere: il libro in patria è uscito come uno young adult e non mi stupisce affatto, dato che per lo stile di scrittura scorrevole e il protagonista adolescente secondo me sarebbe stato ottimo nella categoria YA, nonostante alcune scene un po' forti e non particolarmente adatte ai minori di 16 anni.
Il ritmo narrativo è intenso fin da subito, ma acquista vigore maggiormente verso la seconda metà del libro dove la tensione aumenta e i colpi di scena inchiodano gli occhi alle pagine. Giunta alla fine ne ero talmente soddisfatta che se avessi avuto tra le mani un altro libro con lo stesso protagonista lo avrei iniziato immediatamente! E sono davvero felice di sapere che infatti questo libro (anche se totalmente autoconclusivo) non sarà l'unico di questa serie ma ce ne saranno altri con il piccolo eroe sociopatico John Cleaver.
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Serie Fever, vol. 2
Ok, dopo avere letto il secondo libro di questa saga lo posso dire: "Fever" è una serie che merita! Misteriosa, avventurosa, originale, non perde carisma dopo il primo libro, anzi! Se il precedente "Il segreto del libro proibito" (non mi abituerò mai a questi titoli lunghissimi... sob!) era un ottimo punto di partenza che svolgeva un po' da introduzione, dove la protagonista doveva ancora capacitarsi degli eventi paranormali che la circondavano e faceva fatica ad entrare in quell'ottica; questo secondo libro, "Il mistero del talismano perduto" (altro titolo macchinoso e lungo che purtroppo non mi piace) riesce non solo a risultare perfettamente all'altezza delle aspettative del lettore, ma riesce a risultare addirittura più interessante, più avvincente e con personaggi più accattivanti. Avevamo già imparato a conoscere la solare e frivola Mac, ma in questo libro la troveremo cambiata: più matura, più consapevole dei pericoli, più determinata a scoprire la verità, più risoluta. A me personalmente questa nuova Mac è piaciuta molto, sono riuscita ad entrare molto in sintonia con il suo personaggio e a simpatizzare per lei, cosa che nel primo libro era avvenuta solo in parte. Poi c'è Gerico, l'ombroso ed enigmatico personaggio del quale anche in questo libro non riusciremo a carpire la sua natura, ma anche se continua a rimanere misterioso, riusciremo comunque a conoscerlo di più, a fidarci, a familiarizzare. Lui e Mac sono sicuramente due personalità molto forti, che si incontrano e scontrano numerose volte e alle quali l'autrice ha saputo infondere il giusto temperamento, al punto che a fine libro è inevitabile sentirne la mancanza. Infine ci sono alcuni nuovi personaggi molto interessanti: in primis Dani (la ragazzina veggente sidhe) e Christian (un ragazzo misterioso che conosceva la sorella di Mac). Di loro non si scoprirà molto all'interno di questo libro, ma si gettano le basi per una conoscenza futura nei prossimi volumi, e ne sono rimasta molto incuriosita. La trama del libro si snoda in maniera intelligente, incanta il lettore pagina dopo pagina, intessendo un'articolata rete di avventura, magia, sangue e orrore, e lasciando alla componente romance davvero poco spazio. Avevo infatti il timore che la tendenza di questo libro fosse rivolta principalmente verso scene d'amore, ma per fortuna non è stato così. Accadono talmente tante cose in queste 300 pagine che la protagonista si troverà impegnata a fare tutt'altro e più volte si assisterà a scontri che lasciano il fiato sospeso. Ma anche se l'inclinazione della storia è rivolta principalmente all'azione e in generale il libro risulta più serio del precedente, niente paura: lo stile di scrittura dell'autrice rimane leggero anche nelle situazioni più tragiche. Con questo non voglio dire che il lettore non riesca a percepirne la tensione, anzi, ma la scorrevolezza del testo e una leggera ironia lo aiuterà ad apprezzare maggiormente la storia e ad arrivare alla libro senza nessuna fatica, con una voglia matta di saperne di più. Attendo con trepidazione il terzo libro!!!!
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Un thriller atipico e a tratti surreale
"Omicidio allo specchio" è un romanzo altamente atipico, con una trama visionaria e fuori dagli schemi del thriller convenzionale. Inizia in maniera placida e pacata per poi sorprendere il lettore pagina dopo pagina. Simon, il protagonista del libro, è un trentenne asociale, con una vita assolutamente vuota e ripetitiva, che consiste semplicemente in uno squallido appartamento in affitto con poca mobilia raffazzonata e un materasso steso per terra e un lavoro tedioso e monotono come impiegato in un ufficio, attività che gli occupa tutte le giornate, sabato incluso. "Tutti i giorni erano uguali e sembravano sovrapporsi all'infinito nel suo passato come una fila di tessere da domino". Ma all'improvviso tutto cambia, quando un uomo misterioso tenta di ucciderlo, senza riuscirci. Simon realizza che il suo aggressore gli assomiglia tantissimo e non ha idea di chi sia e del perché lo volesse morto. La curiosità lo spinge ad andare a fondo al problema, cercando di fingersi lui e appropriandosi della sua vita, dando inizio ad una carambola vorticosa di eventi che si susseguiranno l'uno dopo l'altro fino ad una scoperta che lo lascerà senza fiato.
Personalmente ho trovato che questo libro sia l'esempio di come ci siano sempre campi inesplorati e idee innovative in ogni genere letterario. L'originalità che lo contraddistingue farà certamente storcere il naso a tutti i puristi del thriller psicologico classico, ma io, proprio a causa della sua peculiarità, l'ho trovato molto valido. Lo stile di scrittura è preciso, senza fronzoli, ma molto descrittivo. Ogni azione che il protagonista svolge, ogni persona che incontra, ogni ambiente in cui si trova, viene descritto con meticolosa dovizia di particolari, che però, stranamente, non annoia mai! Ho infatti amato il stile descrittivo dell'autore, l'ho trovato assolutamente adatto per il tipo di romanzo, senza alcuna nota stonata. La curiosità nei confronti delle vicende narrate mi ha accompagnata in crescendo durante tutta la durata del libro, e i vari colpi di scena, piazzati ad hoc e ben bilanciati, mi hanno avvinta ed appassionata. Penso che "Omicidio allo specchio" possa essere definito come un thriller che indaga a fondo nella follia della mente umana, con una struttura narrativa che strizza l'occhio al noir e con degli sprazzi di surreale che rendono la lettura quasi un viaggio allucinante ed onirico. Era da tanto che non leggevo qualcosa di così visionario ma al tempo stesso non totalmente campato in aria, che riesce ad essere in parte credibile. Ryan David Jahn è un autore promettente che terrò d'occhio per le pubblicazioni future, ma a questo punto sono anche curiosa di leggere il suo libro "I buoni vicini", pubblicato in Italia lo scorso anno.
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L'adorazione di Jenna Fox
"Dentro Jenna" è la storia di una ragazza diciassettenne che risvegliatasi dal coma dopo un terribile incidente deve compiere un difficile cammino interiore per ritrovare sé stessa. Non ha ricordi del suo passato e per ricostruire la sua vita dispone di tantissimi filmati che i suoi genitori hanno girato su di lei. E mentre a poco a poco stralci di ricordi iniziano a riaffiorarle nella mente altri interrogativi la turbano: i suoi genitori si comportano in modo strano, come se avessero dei segreti; sua nonna sembra odiarla; non capisce perché si siano trasferiti così distante da dove avevano sempre vissuto; il suo corpo le sembra goffo ed estraneo; ma soprattutto... cosa è successo veramente il giorno dell'incidente? Jenna dovrà mettere alla prova tutto il suo coraggio e la sua astuzia per scoprire finalmente la verità.
Il libro è ambientato in un futuro imprecisato, dove la ricerca scientifica ha fatto moltissimi e incredibili progressi, ma al contrario di quello che si potrebbe immaginare, non appartiene al genere distopico, perché l'ambientazione è poco particolareggiata e durante la lettura non si riesce a scoprire molto di questo mondo del futuro, che, a parte i progressi nel campo della scienza, rimane sempre troppo simile al ventunesimo secondo a cui siamo abituati e non desta particolare stupore. Tutte le attenzioni dell'autrice sono infatti rivolte solo e unicamente a Jenna, protagonista e voce narrante del romanzo. Tramite uno stile di scrittura scorrevole, di forte impatto, composto da frasi corte ma incisive e a sprazzi poetiche, il lettore avrà modo di immedesimarsi totalmente in lei, scoprire i suoi pensieri più reconditi, i suoi dubbi, le sue paure, i suoi desideri e i suoi stati d'animo. Ritengo che "Dentro Jenna" sia un validissimo romanzo young adult introspettivo, di formazione e con elementi fantascientifici, che pone l'attenzione del lettore di fronte alle questioni spinose e controverse della sperimentazione scientifica e fa riflettere più volte sui limiti che la scienza dovrebbe porsi o su quanto sia giusto spingersi oltre per migliorare la vita dell'uomo.
Ho trovato questa lettura particolarmente piacevole e rilassante. Ho amato soprattutto lo stile di scrittura adottato perché, pur trattando tematiche serie ed addentrandosi nei problemi esistenziali della protagonista, riesce a risultare leggero. Inoltre l'argomento trattato è a dir poco originale ed interessante, discostandosi molto dalle tematiche ricorrenti dei romanzi young adult.
Il mio relazionarsi con la protagonista ha avuto invece degli alti e bassi, nel senso che non sempre ho approvato i suoi pensieri e il suo modo di agire, anzi, in alcuni punti mi sono trovata in completo disaccordo con la sua impulsività, mi ha dato l'impressione di una ragazza terribilmente viziata e ingrata di tutto ciò che la circonda, proprio come il classico stereotipo adolescenziale americano. Tra i difetti della storia ho trovato che il "mistero" attorno al quale ruotano i dubbi della protagonista è facilmente intuibile fin da subito e man mano che i tasselli del puzzle iniziano a ricomporsi non mi sono quindi trovata davanti a grandi sorprese. Ma negli ultimi capitoli l'autrice è riuscita a mettere insieme alcuni colpi di scena ben piazzati, con un conseguente finale assolutamente inaspettato che è riuscito a soddisfarmi pienamente. Finale che, ci tengo a precisare, è del tutto AUTOCONCLUSIVO. Nonostante "Dentro Jenna" abbia dei sequel, infatti la storia di Jenna vede il suo completamento all'interno di questo libro, che quindi può essere letto come romanzo singolo, anche senza mettere in previsione la lettura dei libri successivi. Io comunque sono molto curiosa di scoprire di cosa tratterà il seguito, "L'eredità di Jenna", che leggerò prestissimo!
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La morte si veste di bianco
"Trappola bianca" rientra in quella categoria di thriller polizieschi contemporanei ma di stampo classico, con delitti macchinosi e apparentemente inspiegabili che fino alla fine fanno lambicare la mente del lettore.
L'ambientazione a inizio libro è quantomai originale e intrigante. Un tardo pomeriggio invernale, persone che a bordo delle loro auto cercano di fare ritorno a casa o portare a compimento alcune commissioni, una bufera di neve in crescendo. Ad un certo punto c'è una deviazione sulla strada principale e le macchine sono costrette ad immettersi in una strada secondaria e stretta. Ma anche qui ecco l'imprevisto: un albero che cadendo sulla carreggiata sbarra completamente la via alle auto, che sono costrette a rimanere ferme e incolonnate. E mentre la neve aumenta, non rimane altra alternativa che rimanere a bordo con i motori accesi, il riscaldamento in funzione e attendere l'arrivo dei soccorsi, che non si sa quando arriveranno dato che in quella zona i cellulari non hanno ricezione.
L'ispettore Shaw e il tenente Valentine, capitano in loco per una coincidenza, dopo circa tre ore dagli eventi iniziali e, mentre riescono a mettersi in contatto con i soccorsi e incominciano ad accertarsi sullo stato degli automobilisti si accorgono che c'è qualcosa che non va: il conducente del furgorcino primo della fila è stato brutalmente assassinato.
E la cosa più strana è che tra tanti possibili testimoni nessuno ha notato nulla, la neve intorno al veicolo è immacolata, senza impronte. Verrebbe da pensare che la morte sia avvenuta precedentemente, ma come può un morto guidare? Tra questi interrogativi e mille altri i due poliziotti si ritroveranno ad indagare ad un delitto praticamente impossibile e ad altre morti sospette avvenute sempre lo stesso giorno nelle vicinanze. Tutte le persone rimaste bloccate sulla strada durante la tempesta di neve sembrerebbero non avere nessun legame tra loro, ma al tempo stesso tutte destano enormi sospetti e durante le indagini salteranno fuori tantissimi nuovi indizi e concatenamenti.
Questo libro (primo di una serie poliziesca che ha come protagonista l'ispettore Peter Shaw) ha una trama notevolmente criptica, arricchita da innumerevoli personaggi, e trovo che sia adatto a lettori attenti, non frettolosi, che amano i gialli intricati e non si lasciano scoraggiare dalla complessità degli intrecci. Personalmente devo dire che, nonostante ami i thriller, seguire le vicende all'interno di questa storia non è stato semplice. Da lettrice veloce come sono abitualmente, sono stata costretta a rallentare il ritmo di lettura, cercando di leggere quanto più attentamente possibile e rileggendo più volte alcune parti che non ero riuscita a capire. Il delitto alla base è già molto difficile, ma a questo si aggiungono altre morti, alcune accidentali altre colpose e i personaggi aumentano in continuazione creando un senso di smarrimento nel lettore. E' come un enorme puzzle con tante (troppe) tessere mancanti e, tra segreti e bugie la risoluzione arriva poco alla volta, tessera dopo tessera, ma ci sono alcuni passaggi che invece di fare progredire il corso degli eventi sembrano ostacolarlo. Devo ammettere che arrivata alla fine speravo di colmare ogni lacuna, ma nonostante la risoluzione del caso sia stata finalmente esposta, a me è rimasto un enorme punto interrogativo a causa di un pezzo del puzzle che per me non ha coinciso. Sono anche tornata indietro a rileggere ma niente, il dubbio mi è rimasto.
Quindi, nonostante la storia sia stata capace di assorbire completamente il mio interesse per ben cinque giorni, e, nonostante abbia trovato il tutto estremamente originale e interessante, mi rimane un po' di delusione sul finale. Mi piacerebbe molto, se quancun'altro avesse letto il libro o lo leggerà in futuro, avere un confronto di opinioni sul dettaglio che non mi è chiaro, per capire se sono io ad essermi persa qualcosa, o è un errore dell'autore.
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Serie "The Giver" vol. 3
Inizialmente pensavo che questa saga della Lowry, fosse stata così definita solo per il fatto della tematica distopica in comune e che i libri potessero essere letti singolarmente perché non avevano tra loro nessun legame. Per "The Giver" e "Gathering Blue" è infatti così, nessun elemento in comune, né ambientazione, né personaggi, niente di niente. Sono due libri che mi sono piaciuti entrambi moltissimo e che ho letto comunque in ordine temporale di uscita, anche se credevo che non fosse necessario farlo, perché mi aspettavo che la formula si ripetesse ancora nel terzo libro. E invece sono rimasta stupita di constatare che ne "Il Messaggero" le due storie precedenti e apparentemente senza alcun legame si uniscono. L'ambientazione è diversa, un altro nuovo mondo distopico, questa volta un piccolo villaggio dove regna l'altruismo e la generosità, dove si viene accolti senza discriminazioni, dove il sapere e l'istruzione è alla portata di tutti, dove quindi, sembra vigere la piena armonia e serenità.
Il protagonista di questo terzo libro è Matty, vive felice, in maniera modesta, senza che gli manchi nulla ma senza eccessi. All'improvviso però nota che qualcosa sta cambiando, che le persone del villaggio, una volta così cordiali e gentili, stanno diventando diverse. Nascono episodi di astio e intolleranza. Ma perché tutto questo? Come fare per rimediare?
Ancora una volta la Lowry stupisce il lettore con una storia apparentemente semplice, lineare, ma che porta al suo interno significati reconditi, dove la natura selvaggia e ostile che circonda il villaggio si trasforma in una metafora di vita. Ancora una volta l'autrice ci mostra come non esista un vero e proprio modello da seguire per costruire un mondo migliore. Dopo la perfezione asettica e senza sentimenti del mondo di The Giver" e l'imperfezione lampante del mondo ingiusto e violento di "Gathering Blue"; il mondo di "Il Messaggero" dovrebbe rappresentare la vita di mezzo, la formula giusta e ponderata tra il troppo perfetto e il troppo imperfetto, ma anche così sembra non funzionare. Il messaggio che vuole dare l'autrice è che ci sono sempre sfumature di ogni grado e intensità, e che solo le persone nella loro unicità possono fare la differenza.
Un libro splendido, che devono assolutamente leggere tutti coloro che hanno già letto e apprezzato i due precedenti libri, e che solo in questo modo si riuscirà davvero ad entrare in sintonia con questo terzo tassello della saga. Teoricamente la trama del libro è abbastanza semplice e non sembrerebbe che i legami con i libri precedenti siano così tanto vincolanti da non capire il senso del terzo, e infatti è così! Perché, sempre teoricamente, è possibile leggere e capire il libro anche partendo da questo. Ma io consiglio di non farlo, consiglio di leggere tutti e tre i libri in ordine, perché solo così avrete i giusti legami emotivi con la storia e con i personaggi. Voglio inoltre fare una menzione di merito al finale, che questa volta, oltre ad essere come al solito un po' vacuo e a donare un senso di speranza senza avere alcuna certezza, è un vero e proprio pugno nello stomaco. Un pugno nello stomaco che riesce comunque a dare speranza... strano vero? Non vi resta che leggerlo!
PS= ho saputo che questo terzo libro, non sarà più l'ultimo della serie, come sembrava, ma che l'autrice ne sta scrivendo un quarto, ancora inedito. Inutile dire che non vedo l'ora che venga pubblicato!!!!
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La fine del mondo viene di giovedì
"La fine del mondo viene di giovedì" è il primo libro di una serie per ragazzi (per ora duologia), di genere distopico e fantascientifico, che ha come protagonista il quasi tredicenne Thomas Drimm.
Ci troviamo in un imprecisato futuro, in una nazione protetta ed isolata dal resto di un mondo da uno scudo di antimateria, chiamata gli "Stati Unici", dove la popolazione è controllata dal governo tramite dei chip impiantati nel cervello che contengono tutte le informazioni private dell'individuo e tramite i quali è possibile in qualsiasi momento localizzarlo e sapere quello che fa. In questo mondo tutto la cultura e la storia passata è stata cancellata, esiste solo il presente. La religione è stata abolita per fare spazio ad un solo e unico Dio riconosciuto: l'azzardo. Tutta la popolazione ha infatti l'obbligo sociale di venerare questo Dio e di giocare d'azzardo almeno un tot di tempo prefissato a settimana. Le vincite condizionano il successo della vita, secondo il ragionamento che chi vince spesso ha più talento e diventerà una persona importante, mentre chi non vince mai è relegato alla scala sociale più bassa. Thomas Drimm non ha ancora compiuto tredici anni e non è ancora stato chippato. Passa i pomeriggi liberi a giocare con il suo aquilone, ma un giorno quest'ultimo, a causa di una folata improvvisa di vento, colpisce violentemente alla testa un anziano signore che muore sul colpo. Nel tentativo di non essere scoperto Thomas occulta il corpo dell'anziano, per poi scoprire solo alla sera che tale signore si chiama professor Pictone ed è un noto scienziato e che, cosa peggiore, si è reincarnato nel suo orsacchiotto di peluche, che prende vita parlando, muovendosi, e iniziando a ordinargli formule matematiche per portare a compimento il suo ultimo progetto e salvare il mondo. Thomas inizialmente non ne vuole sapere di starlo a sentire e fare ciò che gli chiede di fare, ma poi, un po' per il senso di colpa di averlo ucciso, un po' per aiutare il padre che nel frattempo è stato arrestato dal governo per l'equivoco di essere implicato con la sparizione dello scienziato, è costretto a cedere, a collaborare con le follie del professor Pictone e ad imbarcarsi in una missione più grande di lui.
La lettura del libro si è dimostrata piacevole e scorrevole, anche se, un po' più macchinosa di quello che avrei pensato inizialmente. La storia è raccontata in prima persona dal punto di vista di Thomas, però ci sono alcuni capitoletti in cui Thomas sta sognando, dove il sogno gli permette di fare visita al ministero della sicurezza e dove si assistono ad implicazioni governative e ad aventi un po' strani, a metà tra il reale e l'irreale, che tutt'ora, a libro concluso, non sono riuscita completamente a comprendere.
Come idee iniziali è sicuramente un libro validissimo, adatto a tutti gli amanti del genere distopico, perché ci sono molti riferimenti e descrizioni dettagliate del regime, con alcune analogie ad altri libri dello stesso filone narrativo, soprattutto per quanto riguarda il controllo di ogni aspetto della vita umana e il sistema penale che prevede torture psicologiche basate sulle paure del singolo individuo (e qui mentre leggevo è stato inevitabile il paragone con 1984). L'autore descrive il tutto con un pizzico di ironia. E quando dico "pizzico" intendo un'ironia velata e non, come dicevano certe recensioni, che si sarebbe riso dall'inizio alla fine, perché sinceramente l'umorismo che fa ridere è un'altra cosa. La storia è ben delineata ed interessante, soprattutto nella prima metà. Poi io personalmente ho avvertito un certo calo in cui le vicende narrate non riuscivano a destarmi l'interesse che avrei voluto, forse questo a causa della poca empatia che i personaggi mi hanno trasmesso e che sul finale (dove tutto ha un ritmo più frenetico e meno descrittivo) questo distacco è diventato più marcato. Sapevo già che il libro faceva parte di una serie ma giunta al termine della lettura ho poi scoperto che non è autoconclusivo, finisce in maniera piuttosto aperta, quasi a cliffhanger.
In definitiva una storia carina, con aspetti interessanti, ma non priva di difetti, alla quale mi sento di dare la sufficienza, ma non di più.
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Un romanzo su Charles Dickens
Solitamente non amo le biografie sugli scrittori, non mi interessa particolarmente sapere sulla loro vita, molto meglio leggere i loro romanzi. Ma se lo scrittore in questione è un personaggio eccezionale come Charles Dickens ammetto che la curiosità inizia a prendere spazio allo scetticismo, ma ancora forse non basta. Mi rimarrebbe il timore di ritrovarmi con una lettura asettica e noiosa, dove la vita dell'autore viene snocciolata come un trattato di storia. Questo non è il caso di "Picnic al cimitero e altre stranezze". E' una biografia su Charles Dickens, sì, ma scritta come un romanzo dalla bravissima Marie-Aude Murail, autrice francese che ho già avuto modo di conoscere e il cui stile di scrittura è talmente brioso e leggero da togliere a tempo zero ogni mio indugio iniziale. E sono felice di poter effermare che anche questa volta il mio intuito non ha sbagliato, perché "Picnic al cimitero e altre stranezze" è davvero come se fosse un ROMANZO su Charles Dickens. Come target d'età il libro può essere letto dai ragazzi, lo stile di scrittura è assolutamente adatto divertire e intrattenere i giovani lettori, ma, a mio avviso, questo libro verrà apprezzato ancora di più da tutti gli adulti che hanno già letto e amato buona parte della bibliografia di Dickens, perché durante la narrazione verranno fatti brevi cenni alle sue opere, al periodo e allo stato d'animo in cui sono state concepite. Ma per tutti coloro che non conoscono ancora a fondo i suoi favolosi romanzi niente paura, la Murail è bravissima a creare un vivido ritratto della sua vita. Dall'infanzia, non sempre felice; ai suoi genitori, non proprio esemplari, che hanno lesinato molto sulla sua istruzione; al suo primo impiego, ad appena dodici anni, in una fabbrica di lucido da scarpe, esperienza che lo ha molto segnato psicologicamente; e infine alla sua carriera da scrittore in crescendo, al suo matrimonio, ai suoi figli, ecc... Si viene anche a scoprire che Dickens, nonostante la sua carriera come scrittore sia stata piuttosto piena e movimentata, ha una personalità iperattiva, che lo porta a compiere molte altre attività, per non parlare dei numerosi viaggi... Non vi starò a raccontare tutto per filo e per segno, se la vita di Charles Dickens vi incuriosisce vi consiglio caldamente la lettura del libro, che, oltre ad essere interessante, si rivela essere anche scorrevolissima, piacevole e scritta con la passione di una Murail che a sua volta ama indiscutibilmente questo personaggio, il quale con i suoi romanzi sull'infanzia disagiata, la povertà, il lato oscuro dell'Inghilterra vittoriana e la felicità delle feste in famiglia e del Natale, è destinato a rimanere immortale... proprio come... Babbo Natale stesso!
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I libri di Charles Dickens
Sopdet
Se con Esbat la relazione tra la storia narrata nel libro e la storia del manga da cui è stata presa l'ispirazione era marcata, e consentiva quindi a chi già conosceva il manga di capire maggiormente alcune dinamiche, con Sopdet questo legame diventa più sottile e permette all'autrice di liberare la fantasia nella creazione di un sequel che ha ormai vita propria!
"Sopdet" è un romanzo con tanti strati sovrapposti, sia ambientali che temporali. Anche se si snoda effettivamente in uno spazio di 70 giorni, il presente si unisce al passato creando vari viaggi nel tempo che porteranno la narrazione prima all'anno 1915, poi all'anno 1945, e infine all'anno 1977, ma tutto questo creando un parallelismo con il presente del ventunesimo secolo e alternando presente e passato con grande maestria.
Ancora una volta Lara Manni si dimostra un'autrice di raro talento e fantasia, creando una storia incredibile e unica, ricca di intrecci, dalla trama complessa, multisfaccettata, ma al tempo stesso scorrevole e capace di destare in pieno l'interesse del lettore. Il suo stile di scrittura è estremamente ricercato e poetico, donando a volte la sensazione di un esercizio di stile ben riuscito, degno di un Baricco in pieno rigoglio artistico, tanto per citare un esempio. Non starò qui a farvi un riassuntino del contenuto del libro, in primo luogo perché non amo particolarmente i riassunti, ma soprattutto, perché la trama è talmente particolare, che non sarei proprio da dove iniziare. Secondo me l'unico modo di farsi un'idea sul romanzo è leggerlo!!!
Rispetto al precendente "Esbat" ho trovato "Sopdet" un'opera più matura, soprattutto a livello di scrittura e di concatenamenti della storia, ma, non per questo, a mio avviso migliore. Nonostante le tantissime caratteristiche positive che mi hanno fatto apprezzare il romanzo, "Sopdet" ha una storia parecchio visionaria e complicata, che non sempre è riuscita a convincermi pienamente. Alcuni passaggi li ho trovati forzati, altri confusi, ma soprattutto, la caratteristica che accomuna tutto è il suo essere, a conti fatti, "fuori da ogni logica". Mi è sembrato quasi di compiere un viaggio all'interno di un sogno, dove alcune immagini appaiono vividissime e reali, ma al tempo stesso ci sono situazioni ovattate che non risultano essere pienamente a fuoco. Non sono tanti i libri ad avermi dato simili sensazioni, e quindi per me è particolarmente difficile dargli un giudizio, perché, nonostante questi difetti che ho riscontrato (ma non saprei neanche se chiamarli difetti, dato che Lewis Carroll con i suoi romanzi nonsense è diventato uno dei più grandi scrittori di fantasia del diciannovesimo secolo) "Sopdet" rimane una storia capace di affascinare e lasciare un segno tangibile nel percorso di ogni lettore.
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Serie "Women of the Otherworld" vol. 2
Succede spesso, anzi, quasi sempre, che i sequel delle serie deludano le aspettative rispetto al primo libro. Su "Stolen" (attesissimo secondo libro della serie "Women of the Otherworld" per il quale qui in Italia abbiamo dovuto aspettare ben un anno e mezzo) le mie aspettative erano veramente alte, dato che avevo adorato "Bitten", e il timore che il sequel non sarebbe stato all'altezza c'era. Sono invece contentissima di affermare che "Stolen", non si è rivelato una delusione, tutt'altro!
La trama di "Stolen" è sorprendentemente originale, quasi un cambio totale di registro. L'autrice è stata bravissima e reinventare tutta la storia, mantenendo gli stessi personaggi a cui eravamo ormai affezionati, ma inserendo delle importantissime novità che danno l'impressione di leggere un romanzo diverso, una ventata di aria fresca. Sarebbe stato infatti banale e un po' noioso se la storia fosse stata in linea con la precedente e avesse visto i protagonisti nuovamente alle prese da dispute varie tra licantropi. Invece no, in "Stolen" il pericolo non arriverà più dai nemici del branco, ma da esseri umani comuni. La protagonista Elena credeva che il segreto del suo branco fosse al sicuro e che nessuno sospettasse della loro esistenza. Sarà un duro colpo quando scoprirà che le cose non stanno esattamente così, ma che alcuni umani esaltati hanno costruito una prigione sotterranea per catturare e studiare gli esseri paranormali. Già, perché i licantropi non sono le uniche creature paranormali esistenti, ma ne esistono parecchie. E in questo romanzo impareremo a conoscere streghe, stregoni, vampiri e semidemoni, in una carambola tale che il lettore non avrà davvero modo di annoiarsi. Non starò qui a farvi un riassunto della storia, quella è meglio che la scopriate da soli, preferisco esporvi le mie impressioni generali.
Come al solito trama risulta convincente, molto ben articolata e ben descritta. Tutto appare molto chiaro nella lettura, l'autrice scrive talmente bene che l'idea è quella di guardare un film, ma con il vantaggio di riuscirsi ad immedesimare maggiormente. Nonostante l'ambientazione del romanzo sia per tre quarti all'interno di un complesso carcerario di massima sicurezza, e quindi un ambiente molto chiuso e limitato, di avvenimenti ne accadono moltissimi e le pagine scorrono via l'una dietro l'altra senza il minimo sforzo. Non rimpiangerete ambienti sconfinati in giro per il mondo, in questo romanzo non se ne sente la mancanza! I nuovi personaggi che vengono introdotti sono tutti capaci di destare interesse, sia in positivo che in negativo. Le scene di azione sono moltissime, alcune anche un po' splatter, ma non manca anche qualche pizzico di romance, fortunatamente inserito in modo ben calibrato, da non risultare eccessivo e da non prevaricare sulla trama. Ecco, io sono una che odia quando la storia si compone per la metà di scene di sesso, e per la seconda volta sono felice di appurare che in questa saga non accade così. I punti focali del romanzo sono ben altri! Per me si è rivelata una lettura piacevolissima, scorrevole, avvincente, adrenalinica, intessuta da interessanti rivelazioni e colpi di scena. Per ora è la saga urban fantasy migliore che mi sia capitato di leggere. Spero che verranno pubblicati presto i seguiti, non vedo l'ora!
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Solo il titolo è tutto un programma
"Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve" è un romanzo svedese, dal titolo originale e ammiccante, come pure la simpatica cover. L'autore ha avuto in patria moltissimo successo ed è stato paragonato come stile al famoso (e molto amato anche in Italia) Arto Paasilinna. Quest'ultima affermazione mi aveva resa restia ad affrontare la lettura, perché di Paasilinna ho letto due libri e non li ho trovati adatti ai miei gusti, a causa dello stile di scrittura troppo semplice, quasi infantile (ma nel senso negativo del termine) e con un umorismo che sinceramente non riuscivo a capire.
Ma fin dalle prime pagine di lettura di questo libro sono stata felice di constatare che lo stile di scrittura dell'autore Jonas Jonasson, seppur anch'esso semplice e scorrevole, risulta piacevole e l'umorismo sottile (nonostante l'umorismo svedese sia molto particolare e diverso dal tipo di umorismo che a cui sono abituata) è riuscito a conquistarmi. Non dico che sia un libro che fa sbellicare dalle risate, questo no, però ci sono situazioni e battute capaci di strappare più di un sorriso. Poi come non rimanere affascinati dalla trama alla base del romanzo? Un anziano signore di cento anni che il giorno del suo compleanno decide di scappare dalla casa di riposo. Ha pochi soldi in tasca, porta delle ciabatte ai piedi, non ha nessuna meta, ma un temperamento niente male, che lo porta ben presto ad imbattersi in una misteriosa valigia (che giustamente decide di rubare ad un ragazzo, non si sa mai che contenga un paio di scarpe decenti e degli abiti caldi) e da lì partiranno una serie infinita di coincidenze e incidenti di percorso vari che daranno vita ad una commedia degli equivoci eccezionale, solare ed allegra, un po' umoristica, a tratti surreale, spesso anche grottesca, con intrecci a non finire, che accompagnerà il lettore in una lettura di svago puro, rilassante e gradevolissima. Sono 446 pagine, ma scorrono veloci al tal punto che ho terminato il romanzo in soli due giorni.
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Serie "Blu come gli incubi" vol. 1
"Blu come gli incubi" è il primo libro di una quadrilogia YA di genere thriller. Lo definirei un thriller adolescenziale, il target di lettura ottimale è 14-16 anni, anche se ovviamente lo può apprezzare anche chi ha qualche anno in più. La storia ha un'ambientazione che a me personalmente è piaciuta moltissimo: un collegio privato. Stacey, la protagonista sedicenne del libro, divide la sua stanza con Drea, la sua migliore amica, ed è preda di incubi notturni. Ma non incubi qualsiasi, i suoi sono incubi premonitori. Stacey ha ereditato dalla nonna materna la capacità di esercitare la magia delle candele, sa predire il futuro con le carte e ha percezioni sensitive con le quali non ha ancora preso bene dimestichezza. Quando inizia a fare degli incubi nei quali Drea è in pericolo di morte, Stacey sa che le sue percezioni non sono da prendere alla leggera e temendo per la vita dell'amica decide di coinvolgerla nelle sue scoperte per metterla all'erta del pericolo. Insieme ad Amber, un'altra amica del collegio, cercheranno di scoprire chi è che vuole farle del male e cambiare il futuro prima che sia troppo tardi.
Devo dire che le premesse iniziali di questo libro sono ottime, molto intriganti e originali i capitoli introduttivi della storia, che, accompagnati dall'ambientazione del collegio, rendono ancora più interessante il contesto in cui si svolge. Ho inoltre apprezzato il fatto che l'autrice abbia inserito un'elemento piuttosto insolito e non molto abusato nella letteratura per ragazzi, la magia naturale. Cosa significa? Che in questo libro non ci saranno magie di tipo fantasy, come incantesimi di levitazione, di trasfigurazione o dell'invisibilità. Gli incantesimi che incontreremo, attraverso la mano della protagonista, sarannno incantesimi di origine naturale, avranno a che vedere con pratiche pagane e della wicca, e aiuteranno la protagonista senza però mai esagerare, dandole indizi senza darle certezze. Ora, io non sono un'esperta in queste materie, ne ho sentito parlare ma non ho mai approfondito, quindi ho preso per buono quello che è descritto nel libro senza farmi troppi problemi nel verificare l'autenticità della materia. Può essere che gli esperti di queste pratiche arricceranno il naso, ma c'è da tenere presente che il libro va letto nell'ottica di un romanzo e non di un saggio sulle pratiche esoteriche. Quindi, tenendo ben conto di queste premesse, ho trovato la lettura molto piacevole e anche affascinante. Il mistero si dipana piano per tutta la prima metà del libro e devo dire che ero molto incuriosita di scoprire quello che sarebbe successo, tanto da indurmi a leggere tutto nell'arco di una sola giornata. La scrittura scorre fluida, in prima persona, dal punto di vista della protagonista, e risulta facile identificarsi in lei. Tra l'altro, tra tutti i personaggi è riuscita a destarmi maggiore simpatia, a differenza della migliore amica Drea, che invece ho abbastanza disprezzato a causa dei suoi comportamenti assurdi e infantili, ma nonostante questo ho trovato la storia decisamente buona e meritevole, se non fosse per il finale. Il finale di un libro è sempre una caratteristica molto importante, capace di condizionare il giudizio del lettore, soprattutto se, come in questo caso, si tratta di un libro thriller. Mi è capitato di leggere thriller un po' noiosi e banali, che però con un finale totalmente inaspettato e originale hanno saputo conquistarmi. Con "Blu come gli incubi" accade il contrario. La storia affascina, conquista il lettore, ma poi spegne il suo entusiasmo con un finale debole, non particolarmente originale, che entra in scena senza destare la minima sorpresa. E' stato un peccato, ma sono comunque curiosa di leggere i sequel, nella speranza che i prossimi libri, oltre ad una trama accattivante come questa, siano accompagnati anche da un finale migliore.
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Serie "A.A.A. Vampiri offresi" vol. 1
"Moon Dance" è il primo volume di una serie composta da un totale di 5 libri, di genere urban-fantasy poliziesco e vampiresco adult. Un ibrido niente male e dai contenuti molto originali. La protagonista è Samantha, donna di 37 anni (finalmente niente teenager) sposata e madre di due figli. La sua trasformazione è avvenuta sei anni prima, ad opera di un misterioso vampiro poi scomparso, e da allora la sua vita ha subito un brusco cambiamento, complicandole un bel po' le cose. L'intolleranza al sole l'ha costretta a lasciare un lavoro in polizia che amava, ma a questo ha posto rimedio aprendo un'agenzia investigativa privata dentro casa sua. Il problema grosso è invece la sua famiglia, andare a prendere i bambini a scuola, doverli accudire durante le ore del giorno. Per non parlare del rapporto disastroso con il marito, il quale prova ribrezzo per la nuova condizione di Samantha e teme per l'incolumità dei suoi figli. Tra crisi coniugali e il rischio che le vengano sottratti i bambini, Samantha dovrà anche cavarsela con un nuovo e pericoloso caso investigativo che la porterà a conoscenza di cacciatori di vampiri, improvvisati killer e... altre creature della notte.
La lettura del libro scorre veloce, lo si può leggere tranquillamente in una sola giornata. I capitoli sono piuttosto brevi (3-4 facciate ognuno) e anche il ritmo narrativo si mantiene sulla stessa linea, con frasi corte, molti dialoghi composti da botta e risposta taglienti e sferzate di umorismo. E' un romanzo dinamico, poco impegnativo, con una storia molto carina e sui generis, piacevole da leggere, ma senza troppe pretese.
La storia si dirama in due direzioni, da una parte la vita privata e familiare della protagonista e dall'altra la sua carriera lavorativa che la vedrà fare fronte a un vero e proprio giallo investigativo, che non deluderà gli amanti del mistero. Invece per quanto riguarda la vita familiare di Samantha il libro tocca tematiche importanti e anche drammatiche, mai affrontate in un libro sui vampiri, cosa che rende la storia ancora più interessante e reale. Il romanzo ha quindi tutte le carte in tavola per essere apprezzato e per rientrare tra le mie letture preferite, ma purtroppo così non è stato. Il problema principale che ho riscontrato, il difetto che non mi ha permesso di amarlo come avrei voluto, è che lo stile di scrittura risulta freddo, distaccato nonostante la narrazione in prima persona. L'autore descrive ciò che accade con estrema chiarezza e precisione, ma il suo stile asciutto non mi ha coinvolta nella storia, non mi ha trasmesso emozioni. Ho avuto la sensazione di seguire la vicenda dall'alto, senza mai riuscirmi a identificare nella protagonista o calarmi nell'ambientazione vivendole accanto. Questo non so se sia causato dall'inesperienza dell'autore (che da quanto mi è parso di capire era sceneggiatore prima di iniziare a scrivere) o se sia il suo stile personale. "Moon Dance" rimane una bella storia, che non mi ha convinta pienamente, ma che non è neanche da bocciare. Come voto la sufficienza se la merita, con la speranza di un miglioramento nei prossimi libri della serie.
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Il passato ha un'ombra pericolosa...
Sono rimasta sorpresa dalla lettura di questo libro. Mi aspettavo un thriller di stampo classico, quelli in cui fino all'ultimo ti lasciano con il fiato sospeso con il dubbio di chi sia l'assassino. Ma "L'ombra della verità", come mi sono accorta durante la lettura, non ha per niente uno schema narrativo classico. E' un romanzo che lascia comunque con il fiato sospeso fino alla fine, ma per un motivo diverso. Le pagine iniziali potrebbero far pensare al contrario: un omicidio violento, la polizia che accorre sul luogo del delitto e inizia le indagini. Tutto ordinario quindi, come nella migliore tradizione del giallo investigativo. Ma le somiglianze finiscono qui, perché capitolo dopo capitolo il lettore si accorge che c'è qualcosa che non va, o meglio, ci sono talmente tanti piccoli indizi che con un po' di intuito è facile metterli assieme, e la sensazione è quella di conoscere già l'identità del colpevole. Subito mi sono detta: impossibile, non può essere così facile, ma poi le prove sono così schiaccianti che sembrano non esserci dubbi. E, come se non bastasse, a metà libro la certezza diventa addirittura verità assoluta.
Non pensavo che un giallo in cui si conosce già l'identità dell'assassino potesse essere così interessante, ma invece lo è. Già, perché il romanzo è scritto in terza persona e cambia punto di vista spesso, tanto che il lettore funge così come entità onniscente, mentre i personaggi all'interno del libro sono a conoscenza solo di una parte della verità e starà a loro ricostruire il puzzle. Il lettore seguirà la vicenda con un misto di curiosità e apprensione, sperarando ardentemente che la verità che lui già conosce venga a galla. Sono le dinamiche che legano i personaggi del libro ad essere importanti, tutto ciò che fa da contorno, e questo, oltre ad affascinare sempre di più pagina dopo pagina, induce ad una lettura quasi frenetica, specialmente nella seconda metà del libro, dove il ritmo narrativo diventa più veloce. Si potrebbe pensare che un romanzo in cui il lettore, a differenza dei personaggi, è onniscente, possa creare una sorta di barriera ed estreniarlo dal contesto narrato, come se seguisse la vicenda dall'alto senza coinvolgimenti emotivi. Ma sono contenta di poter affermare che non è così, e che questo libro riesce ad andare a segno anche a livello di coinvolgimento.
"L'ombra della verità" si rivela così un ottimo thriller ad alta tensione, dalla struttura atipica ma efficace, con molti concatenamenti ben riusciti, e ricco di segreti sepolti nel passato che si dipanano senza lasciare falle. L'autrice sfoggia un linguaggio crudo, di stampo maschile ed a tratti scurrile, con l'intento di dare esattamente l'idea dell'ambientazione, in una periferia degradata di Atlanta, dove la violenza è all'ordine del giorno. Sinceramente, nonostante nella postfazione a fine libro l'autrice indichi Atlanta come la città che lei ama di più al mondo e per la quale ha un legame affettivo molto forte, non mi ha fatto venire voglia di visitarla, mi accontenterò di andare lì solo con la mente :-) Ma ho invece tantissima voglia di leggere altri suoi romanzi. "L'ombra della verità", nonostante sia autoconclusivo al 100%, è il primo libro di una serie che ha come protagonista il poliziotto Will Trent. Sicuramente leggerò anche i sequel quando verranno pubblicati.
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Serie Fever, vol. 1
Ho affrontato questo libro piena di entusiasmo e curiosità e ora che ho terminato la lettura posso affermare che "Il segreto del libro proibito", primo episodio di una serie avventurosa e piena di mistero, è riuscito a soddisfare le mie aspettative. Finalmente una trama fuori dai soliti schemi!! Finalmente una storia originale che non porti alla mente nessun dejà-vu.
Protagonista del libro è la ventiduenne MacKayla (chiamata più semplicemente Mac), una ragazza solare, dinamica, perfettamente integrata con il mondo e felice vivere la sua normale, ordinaria, insignificante vita in un paese semisconosciuto della Georgia in cui d'estate il caldo e l'umidità salgono a livelli stratosferici. Oltre alla sua comune esistenza Mac ama profondamente anche la sua famiglia, composta da padre, madre, e sorella Alina di due anni più grande. Ma la sua vita cambia radicalmente quando sua sorella, che si trovava in Irlanda per motivi di studio, viene ritrovata morta assassinata in un vicolo di Dublino. Da qui la disperazione e il dolore faranno presto posto ad una sete di verità e giustizia. Già, perché la polizia dublinese ha già archiviato il caso per mancanza di prove ma Mac vuole, DEVE sapere cosa è successo a sua sorella e chi è il colpevole. Vuole renderle giustizia e agendo d'impulso si ritroverà ben presto a Dublino anche lei alla ricerca di indizi sulla sua morte. Ma ci vorrà poco per accorgersi che Dublino è molto diversa da come immaginava. Le succedono cose strane, ha delle allucinazioni, e di notte la città viene invasa da un'oscurità spaventosa, inquientante e innaturale che sembra assorbire tutto ciò che le passa attraverso. L'incontro con Gerico, librario ricco e affascinante quanto letale, le darà molte risposte alle sue perplessità, ma le aprirà anche gli occhi su di un terribile mondo oscuro che diverterà il peggiore dei suoi incubi. Tra mostruose creature fatate, mitologia celtica e antiche reliquie, la vita felice e colorata di Mac cambierà definitivamente.
Il libro vanta uno stile di scrittura fresco, scorrevole e venato d'ironia, che potrebbe essere associato ad uno di quei piacevoli chick-lit di evasione, e anche la protagonista Mac potrebbe rispondere a tali requisiti, con la differenza che però qui la trama risulta molto più corposa e complessa man mano che la lettura procede, con svolte particolari, interessanti e anche un po' inquietanti, capaci di tenere alta l'attenzione del lettore.
L'ambientazione l'ho trovata seducente, molto dark, oscura e misteriosa come piace a me, ma devo dire grazie anche all'idea dell'autrice di adattare la storia in Irlanda, che come territorio si presta particolarmente bene, soprattutto se a contornare il tutto c'è il fascino celtico delle antiche leggende. Ho apprezzato anche molto il fatto che, almeno in questo primo libro, non ci sono episodi di romance sfrenato, avrei trovato banale se i due personaggi principali si fossero invaghiti all'istante l'uno dell'altra.
Per il momento il libro rimane abbastanza cauto a svelarsi: il lettore riesce ad avere parecchie rivelazioni ai suoi interrogativi, ma gli rimangono anche importanti dubbi. Con questo non voglio dire che "Il segreto del libro proibito" sia un romanzo meramente introduttivo, anzi. Durante la lettura la noia è un sentimento che non compare, i colpi di scena sono tanti, così come le scene di azione e la voglia di saperne sempre di più. Il finale, semi-aperto, potrebbe essere considerato un difetto, ma niente paura: perché il secondo libro di questa serie sarà nelle librerie già il mese dopo all'uscita di questo, quindi l'attesa sarà di una brevità rara! Ringrazio la casa editrice per la velocità di pubblicazione, attenderò il sequel con trepidazione!
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Una sfida tra vendetta e amore
Ambientato tra Venezia, la campagna toscana e il Messico, "La discesa dei luminosi" è un romanzo avventuroso, fantasy-fantascientifico YA che mischia al suo interno lo studio dell'archeologia e della storia dell'antico popolo dei Maya, legandolo a doppio filo con le profezie apocalittiche del 21 Dicembre 2012.
Jude, protagonista maschile del romanzo, è un abitante del pianeta Aurora sceso sulla terra per compiere una missione per conto del padre, che, con ottime ragioni, odia il pianeta terra e vuole la sua distruzione. Il figlio è incaricato di trovare l'antico codice dei Maya (unico strumento in grado si salvare l'umanità) e distruggerlo, in modo da far avverare la profezia. Ma Jude non sa che anche Danielle, sua sorella, è scesa sulla terra, con un obiettivo diverso dal suo. Lei è risoluta a trovare del buono nell'umanità e a voler godere appieno di tutte le gioie che il pianeta terra ha da offrirle. Le loro vite scorreranno parallele, per poi incontrarsi, scontrarsi e nuovamente dividersi, in una carambola di coincidenze e colpi di scena di ogni tipo.
Inutile dire che nulla andrà come preventivamente progettato, perché, mentre Jude nella sua ricerca al codice farà degli incontri interessanti che lo porteranno a cambiare i suoi sentimenti nei confronti degli umani (prima su tutti Viola, una ragazza che poco alla volta riuscirà a penetrare nella dura corazza del suo cuore), Danielle, come per ironia della sorte, verrà invece profondamente delusa dalla sua esperienza umana, al punto di provare un odio talmente intenso da voler portare a compimento lei stessa la missione per conto di suo padre. Ma ben presto, sia Jude che Danielle scopriranno che non sono affatto i soli a cercare disperatamente il codice, e le cose si complicheranno ulteriormente.
Ho trovato la lettura di questo romanzo particolarmente piacevole e scorrevole. Lo stile di scrittura è semplice, formato da periodi brevi ed essenziali, che riescono comunque a descrivere bene tutto ciò che serve ai fini della storia, in maniera efficace e senza inutili divagazioni che, a mio parere, avrebbero soltanto appesantito la lettura. La narrazione in terza persona alterna ad ogni capitolo il punto di vista dei due personaggi principali (Jude e Danielle), donando al lettore una visione completa di tutto ciò che accade, e anche questa è una qualità che ho molto apprezzato. Inoltre la storia, seppure YA, secondo me riesce a distinguersi nettamente dalla massa. Per prima cosa l'età dei personaggi è più matura, 20-23 anni se non erro, e rispetto ai soliti protagonisti sedicenni si nota una certa maturità delle azioni in più. Poi, come tematica è sicuramente molto originale e non ho notato punti in comune con altri romanzi dello stesso genere, a parte la "questione amorosa", che, comunque, viene affrontata in maniera non troppo diretta e non prevarica sulle vicende narrate, se non nelle ultimissime pagine. Il romanzo ha quindi, a mio parere, moltissimi punti a suo favore, ma non mancano i difetti. Diciamo che in definitiva come storia l'ho trovata interessante, con delle ottime idee di base e uno stile di scrittura piacevole, ma sono rimasta un po' delusa per come si è sviluppata. Ho infatti apprezzato maggiormente la prima parte, rispetto alla seconda. Nella seconda metà del libro, quando le vicende dei due protagonisti iniziano ad avere punti d'incontro, si creano moltissimi intrecci e moltissime coincidenze, che io personalmente ho trovato eccessivamente forzate ed improbabili. Stessa cosa per quanto riguarda le relazioni che intercorrono tra i personaggi, dove la mia sensazione è stata quella di avere davanti delle soluzioni troppo artefatte e create a tavolino. Per tutta la prima parte il romanzo mi aveva appassionata, ma quando il ritmo degli avvenimenti ha iniziato ad accelerare, ho trovato i risvolti della storia eccessivamente semplicistici, e, di conseguenza, il mio interesse è iniziato a scemare. Giunta alla lettura degli ultimi capitoli avevo già intuito come sarebbe andata a finire e quindi non ho avuto grosse sorprese, però ho comunque apprezzato il fatto che siano stati lasciati aperti alcuni spiragli che potrebbero in un futuro (se ci sarà un seguito) cambiare le carte in tavola.
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Esasperante!
Ho intrappreso la lettura di questo libro armata delle migliori intenzioni. L'autore mi sembrava quasi una garanzia. Eugenides non è un autore seriale, uno di quelli che sforna un libro o più all'anno, no. Lui in un ventennio ne ha pubblicati 3, incluso questo. Un autore che dedica così tanto tempo alla creazione delle sue opere mi fa ben sperare che tali opere siano frutto di un lavoro accurato, di studi e/o ricerche approfondite e migliori rispetto a chi per contratto deve scrivere con le ore contate per riuscire a pubblicare nei tempi imposti dal mercato editoriale. Devo ammettere che attendevo con ansia di leggere questo suo terzo libro. Se la lettura di "Le vergini suicide" mi aveva convinta a metà, ma era indiscutibilmente un buon libro e dalla tematica originale (e non a caso ne hanno pure tratto un film), la lettura di "Middlesex" mi aveva convinta totalmente. Anche qui storia originalissima ma sviluppata e narrata meglio del precedente romanzo. Con "La trama del matrimonio" mi aspettavo quasi i fuochi d'artificio. Ma, ahimé, più che fuoco d'artificio, si è rivelato un fuoco di paglia. La trama del libro mi ispirava moltissimo, e, in particolare, ero rimasta folgorata da questa frase recata sulla quarta di copertina: "Con intelligenza, ironia e straordinario calore, Eugenides riprende la grande tradizione letteraria ottocentesca legata al tema del matrimonio e la riscrive completamente alla luce dell'oggi". Ora che ho terminato il libro posso affermare con assoluta certezza che nel romanzo non c'è nulla di ciò che promette quella frase! Nulla di nulla, zero assoluto! Sembra incredibile, ma sia titolo del libro e sia i richiami alla tematica del matrimonio sono totalmente fuorvianti, perché il libro narra del matrimonio non più di un 5%, nulla di tutto ciò è ripreso dalla tradizione letteraria ottocentesca, e inoltre, di acuta ironia neanche l'ombra.
La storia si svolge nell'arco di un anno circa, dal momento in cui la protagonista si laurea, all'anno dopo. Ma in questo frangente ci sono dei continui ritorni al passato, soprattutto al periodo del college, tanto che più di una volta ho avuto il dubbio che avessi sbagliato libro e che sotto la sovracopertina fosse nascosto uno di quei superinflazionati libri adolescenziali sui festini alcolici delle confraternite collegiali, in cui sesso e linguaggio sboccato padroneggia alla grande. A causa di tutte queste reminescenze la storia sembra non avanzare mai! Per centinaia di pagine rimane ferma ancorata allo stesso punto da cui è partita. E lo stile di scrittura non aiuta a mandarla giù. Descrizioni lunghissime quanto inutili occupano intere facciate. Per non parlare delle continue divagazioni su qualsiasi tematica passi per la testa all'autore. Sembra quasi che l'unico scopo del libro fosse raggiungere le 500 pagine. In che modo? Non ha importanza, basta scrivere di qualsiasi cosa, sproloquiare su saggi di autori sconosciuti (ci saranno almeno 30 pagine sullo studio della teologia!), filosofeggiare su alcuni concetti da intelletualodi post rivoluzione studentesca. E, ovviamente, nel mezzo buttarci dentro qualche storiella di sesso assurda. Sono stata tentata più e più volte di abbandonare la lettura, perché sembrava non portare da nessuna parte. La storia principale non decollava mai. A pagina 300 mi sono chiesta se una storia principale ESISTESSE sul serio o la mia era solo una vana speranza. Bisogna arrivare a pagina 330 per ritrovare un minimo senso logico, e da lì, anche se con un po' di fatica, la storia inizia ad avere un minimo senso. Ma non aspettatevi grandi cose. Lo stile scrittura rimane di una lentezza esasperante. Le frasi brevi e coincise in questo libro ve le potete scordare, la frase più corta conta almeno 10 righe. Se poi avete la sfortuna di imbattervi in una parentesi potreste rimanere bloccati per altre 10 righe. E, purtroppo, il testo è disseminato di parentesi manco fosse un campo minato.
Alla fine ce l'ho fatta a terminare la lettura, ormai me l'ero imposto, anche perché altrimenti come facevo a scrivere una recensione su un romanzo che ho letto solo parzialmente? Bisogna conoscere per intero prima di giudicare. E ora che l'ho fatto posso permettermi di criticare spietatamente questo romanzo, la cui storia, in definitiva, può sì considerarsi piuttosto originale (anche se il termine "strampalata" calza meglio), ma, oltre ad non mantenere assolutamente le promesse che si prefiggono titolo e sinossi, poteva tranquillamente essere raccontata in 100 pagine. Inutile dire che ne sono rimasta delusissima, "La trama del matrimonio" è un romanzo eccessivamente prolisso, esasperatamente divagante e a tratti di cattivo gusto. Da un autore come Eugenides non me l'aspettavo proprio.
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Tra manga, fan-fiction e fantasy-horror
"Esbat" non nasce come romanzo, ma come fan-fiction del manga ed anime InuYasha. La prima pubblicazione avvenne sul web, a puntate, in vari siti italiani di fan-fiction e solo successivamente si trasformò in un vero e proprio romanzo cartaceo. Questi presupposti mi incuriosivano, ma ne avevo sempre rimandata la lettura perché io sono totalmente profana del mondo dei manga. Non ne ho mai letto neanche uno e, in particolare di InuYasha, non ne sapevo neppure l'esistenza, nonostante documentandomi sulla rete appare chiaro che è uno dei manga più famosi e amati. Quindi il mio dilemma era: affrontare questa lettura oppure no? L'idea mi ronzava nella mente già da tempo, ma mi sono decisa soltanto adesso che "Sopdet" (secondo libro della serie) è già stato pubblicato e "Tanit" (terzo ed ultimo) verrà pubblicato a Febbraio 2012.
Ma passiamo alla mia opinione su "Esbat". Come immaginavo il mio primo approccio con il libro non è stato facile, lo sbalzo in questo mondo di manga a me sconosciuto è avvenuto in maniera troppo veloce, i personaggi e le dinamiche della storia sono state introdotte in maniera superficiale, dato che l'autrice dava per scontato che fossero già chiari nella mente del lettore. Sì, certamente questo libro per chi già conosce il manga è l'ideale, mentre per me le questioni che lo riguardano sono state quanto mai confuse e ammetto che le lacune che avevo all'inizio me le sono tirate dietro per tutta la durata della lettura, senza mai riuscire a colmarle, tanto che alcuni passaggi rimangono tutt'ora un mistero. Ma non mi sono scoraggiata. Perché "Esbat" fortunatamente non è solo una rielaborazione del manga, ma al suo interno si snodano tante storie, tutte legate a quella principale, ma totalmente inedite ed ambientate principalmente nel nostro mondo, non in quello del manga. Diciamo che quindi per chi come me è partito svantaggiato da assoluto profano non riuscirà ad assimilare un 10% della storia, ma un 90% invece sì.
Il romanzo si snoda partendo dalla protagonista, l'autrice del manga chiamata Sensei, una donna di mezza età ricchissima e solitaria, ormai giunta ai capitoli finali della sua fortunata serie e ormai convinta di potersi finalmente godere i frutti del suo lavoro ritirandosi dalla scena. Ma uno dei suoi personaggi, (un demone bellissimo e cattivo che durante la stesura del manga ha reso di anno in anno più mansueto e amabile, tanto che il pubblico lo adora) entrerà in contatto con lei nel mondo reale, mettendola davanti ad una verità che mai avrebbe immaginato. Ovvero: che il manga non è frutto della sua fantasia, ma di un mondo parallelo che davvero esiste e che lei con la stesura dei suoi racconti riesce a pilotare contro la volontà dei suoi personaggi. Il demone è furioso, perché la sua mente è maligna ma le sue azioni non rispondono alla sua volontà e vuole assolutamente che la Sensei cambi il finale del manga e gli dia nuovamente la libertà di essere il demone malvagio che vuole essere. La Sensei rimane totalmente ammaliata e innamorata del suo personaggio, tanto che il demone, capendo il suo potere su di lei le concede una notte d'amore per convincerla a cambiare la storia. Questo gesto servirà a far uscire completamente di testa la Sensei, che da quel giorno in avanti, sarà ossessionata dal desiderio di reincontrarlo e farà qualsiasi cosa pur di riaverlo con lei, anche se inizialmente non ha idea di come fare a riportarlo nel suo mondo. Da questo punto la storia prenderà diverse direzioni. Da una parte ci sarà la follia della Sensei e i suoi tentativi di reincontrare il demone. Dall'altra parte ci saranno degli scorci sulla vita di alcuni fan del manga, che rimarranno di stucco quando scopriranno che le nuove puntate del loro manga preferito prendono una svolta totalmente diversa da quello che si aspettavano e speravano. Tra sconcerto, delusione, rabbia, cercheranno in tutti modi di lamentarsi ed esprimere il loro malcontento e alcuni di loro avranno la sfortuna di incrociare la loro vita con quella della ormai matta Sensei con un risultato che vi lascerà senza fiato.
Nonostante la mia confusione per alcune scene questa storia è stata capace di tenermi incollata alle pagine, l'ho letta in maniera quasi "frenetica" dalla curiosità che avevo di scoprire come sarebbero andate le cose. Ne sono rimasta totalmente affascinata. Anche se lo spunto di partenza non è stato frutto della fantasia dell'autrice, ma è partita da un mondo fantastico e da personaggi già esistenti, reputo "Esbat" un romanzo del tutto originale, con interessanti sviluppi. La trama è ottimamente congegnata, con numerosi cambi di punto di vista e concatenamenti. La scrittura mi è piaciuta molto, è dinamica, veloce, formata da periodi brevi. Una lettura sicuramente diversa da quelle a cui ero abituata. Non posso darle il massimo dei voti, in quanto la confusione che mi hanno arrecato alcune scene che non ho capito non mi hanno dato la possibilità di godere appieno della bellezza della storia, ma 4 stelle se le merita tutte!
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Giallo giudiziario, thriller, introspettivo!
Uscito in anteprima mondiale in Italia (negli USA sarà infatti pubblicato quasi un mese dopo), "In difesa di Jacob" viene definito dalla critica come l'evento dell'anno del genere giallo giudiziario, e l'autore (non molto famoso, con sole 2 pubblicazioni all'attivo, oltre a questa) viene paragonato ad autori del calibro di John Grisham e Scott Turow.
Io non sono affatto fan dei gialli giudiziari, diciamo che quando alla tv ci sono film con scene all'interno dei tribunali giro velocemente canale perché ho sempre avuto l'idea che fossero noiosi e, per questo motivo, non mi sono neanche mai avvicinata alla letteratura di questo genere, anche se i famosi Grisham e Turow li conosco per la loro indiscutibile fama e successo mondiale da loro riscosso. Quando ho scoperto che "In difesa di Jacob" faceva parte di questo filone narrativo e non, come avevo immaginato, del genere thriller a me più congeniale, ho avuto qualche piccola perplessità, accantonata immediatamente una volta iniziata la lettura.
"In difesa di Jacob" è un libro che appassiona e che si merita assolutamente tutte le lodi scritte sulla quarta di copertina. Parla di una famiglia americana normalissima, composta da marito, moglie e figlio quattordicenne Jacob, e che abita in un piccolo sobborgo periferico che nella mente appare come il solito paese in stile "Wisteria Lane" che siamo abituati a vedere in tutti i telefim, con casette a schiera e dall'aspetto perfetto ed impeccabile, un riflesso che la borghesia Americana vuole dare di sé. Il protagonista è Andy, il padre di Jacob, che in prima persona narra ciò che accadde alla sua famiglia. Lui era il vice procuratore distrettuale della sua contea, a lui si rivolgevano tutti i crimini svolti nella sua area di competenza. E quando un giorno si presentò il caso di un ragazzo accoltellato ed ucciso nelle vicinanze di casa sua e alla scuola che frequentava il figlio, non ci pensa due volte a prendere il caso per sé. Crede che sia suo dovere fare luce sull'assassinio del ragazzo, perché questa giovane morte lo riempie di apprensione e prima viene trovato il colpevole e meglio è. Anche suo figlio ha l'età del ragazzo ucciso e il pensiero che avrebbe potuto esserci lui al suo posto lo intimorisce. Ma forse lui non è la persona adatta a portare avanti il caso, è troppo coinvolto emotivamente, e non gli passa neppure per la testa che l'assassino possa celarsi in uno dei compagni di scuola. E quando la polizia insiste per interrogare i ragazzi viene alla luce un'altra pista da seguire. Che forse Jacob, il figlio tanto desiderato e che ha allevato e cresciuto con amore per 14 anni, può essere implicato in prima persona nell'omicidio. Andy è sgomento, cade assolutamente dalle nuvole, e non può credere a una cosa del genere. Il caso gli viene tolto, come anche il lavoro, per i suoi superiori finché non si chiarisce quasta faccenda non è più affidabile. La moglie è distrutta, anche lei vuole cercare a tutti i costi di salvare suo figlio dall'accusa di omicidio, ma, mentre Andy si dice assolutamente sicuro dell'innocenza del figlio, lei è invece più obiettiva e nella sua mente affiorano dei ricordi sul lato oscuro del carattere del figlio che non le danno pace.
Questo è un romanzo complesso, multisfaccettato. All'inizio parte come un thriller, per poi virare verso il giallo giudiziario, ma non solo. In questo romanzo ad essere veramente protagoniste sono le dinamiche familiari, un'introspezione accurata all'interno di una famiglia annientata dal dolore, che tenta disperatamente di salvare un figlio, nonostante le prove sembrino condannarlo. E che ruolo ha l'amato figlio in tutto questo? L'enigmatico ragazzo che dichiara solamente di non essere colpevole ma che in realtà non fa nulla per dimostrarlo realmente? Taciturno, cinico, dall'aria cupa.... ma non è il ritratto del 95% degli adolescenti? Non è normale che a quell'età i figli desiderino la loro privacy e facciano delle cose di nascosto? Con una più attenta analisi i genitori di Jacob verrano a conoscenza di fatti sul suo conto che avevano sempre ignorato. Fatti non molto belli, è vero, ma che non possono bastare a definirlo un assassino. O forse sì?
Non mi aspettavo davvero di leggere un libro che descrivesse così bene lo sgretolarsi dall'interno di una famiglia felice. L'autore scrive benissimo, e credo che il paragone con Grishman non sia affatto azzardato. La storia è incalzante, le descrizioni vivide, l'introspezione accurata. Anche i capitoli ambientati in aula di tribunale, per me i più ostici perché vengono descritte le prassi giudiziarie, scorrono bene, strano ma vero: non mi hanno annoiata! Sono in totale ben 540 pagine, ma le ho lette velocemente, senza fatica. Più avanzavo con la lettura più avevo voglia di continuare a leggere. E anche quando la storia sembra giunta al capolinea e il lettore è ormai convinto che tutto si concluderà presto, non vengono risparmiati colpi di scena imprevedibili che accompagnano fino all'ultimissima frase dell'ultimissima pagina.
Questo libro per me è stata una vera rivelazione: dovrò assolutamente rivalutare il genere dei gialli giudiziari, perché questo è riuscito a convincermi pienamente!
E se è riuscito ad appassionare me, che non avendo figli non sono a conoscenza del sentimento che lega un genitore alla propria prole, ma posso solo cercare di immedesimarmi, cosa ne penserà chi è già genitore? Se avete dei figli leggetelo! William Landay vi aprirà il mondo su una girandola di emozioni contrastanti sul rapporto genitore-figlio che non potrà lasciarvi indifferenti.
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Conta le stelle
Danimarca, 1943. Sono passati quattro anni dall'inizio della seconda guerra mondiale e la vita di Annemarie (10 anni) procede con la solita routine tra casa e scuola. Ma, anche se è ancora una bambina, percepisce i cambiamenti che ci sono stati negli ultimi anni. Il suo paese è stato invaso dai tedeschi nel 1940 e da quel giorno sono cambiate tante cose. Il cibo scarseggia (non si ricorda neanche più quand'era l'ultima volta che ha mangiato del semplice burro, per non parlare dei cupcake con la glassa rosa adorati dalla sua sorella minore!), i vestiti sono sempre più irreperibili, la sera tutte le case devono tirare le pesanti tende nere alle finestre perché è vietato far filtrare anche il più piccolo bagliore delle candele. Ma la cosa che la disturba di più sono i soldati tedeschi di guardia in tutti gli angoli della città, che un giorno, mentre torna da scuola in compagnia della sorellina e della sua migliore amica e vicina di casa Ellen, la fermano e le fanno un sacco di domande. Fino ad allora non aveva mai avuto paura, ma adesso sì. E come se non bastasse, pochi giorni dopo iniziano le persecuzioni degli ebrei. Annemarie sarà costretta ad abbandonare per sempre l'innocenza dell'infanzia, per addentrarsi nelle pericolose dinamiche della resistenza danese. Perché la famiglia della sua migliore amica è di origine ebraica e lei sente il dovere di aiutarla in qualsiasi modo pur di salvarle la vita e nasconderla alle truppe tedesche.
"Conta le stelle" è un romanzo intenso e doloroso sull'abbandono dell'infanzia e sulla scoperta del coraggio e dei valori come l'amicizia e il senso civico.
In sole 130 pagine, l'autrice è capace di dare uno scorcio della Danimarca del 1943 talmente reale e vivido da calare completamente il lettore nella vicenda narrata e donargli delle fortissime emozioni. La scrittura è semplice e scorrevole, adatta ai ragazzi, ma l'intreccio della storia è talmente interessante e ben costruito che sono sicura che anche gli adulti se ne innamoraranno.
La storia, come ha specificato la stessa autrice in una postfazione a fine libro, è frutto della fantasia, ma si basa su eventi veri, anche se con personaggi romanzati. Nonostante abbia già letto diversi libri che raccontano della seconda guerra mondiale e della persecuzione degli ebrei non ne avevo ancora letto uno ambientato in Danimarca ed è stato molto interessante! Inoltre ho trovato in questo libro delle informazioni nuove, delle quali non ero ancora a conoscenza e per me si è quindi rivelata, oltre che una lettura piacevole, anche istruttiva.
Non ho dubbi: Lois Lowry è una garanzia! Scrive talmente bene da far provare al lettore esattamente tutti i sentimenti che prova la protagonista. Ansia, dubbi, paure, tristezza, speranza: nulla vi verrà risparmiato durante la lettura del libro. Io nelle ultime pagine avevo il cuore in subbuglio! Peccato solo che la storia è breve e offre solo un assaggio di pochi giorni nella vita di Annemarie, mi sarebbe davvero piaciuto che fosse durato di più.
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"La bambina che salvava i libri" Markus Zusak
Women of the Otherworld, vol. 1
In "Bitten" troviamo come protagonista Elena, un donna licantropo che tenta di vivere una vita normale, abita in un appartamento nel centro di Toronto (Canada), ha un lavoro che la gratifica, e convive con un fidanzato umano e assolutamente ignaro della sua doppia natura. Non è facile per lei tenere a bada le sue trasformazioni, e a volte le capita di dover "scappare di casa" nel cuore della notte per andare a dare sfogo ai suoi istinti di lupo. Ma, nonostante la sua vita sia un tantino più complicata del normale, si sente appagata ed è convinta che sia quello lo stile di vita giusto per lei. Le cose si complicheranno quando Jeremy, capo del suo branco, avrà bisogno di lei ed Elena sarà costretta a tornare con il suo gruppo di licantropi, gruppo al quale aveva deciso di non voler più appartenere. Da qui il romanzo si farà sempre più avvincente ed interessante. Elena dovrà affrontare i suoi problemi esistenziali, il suo senso di non appartenenza al suo gruppo, il riaffiorare di un vecchio sentimento per il suo ex fidanzato e al tempo stesso sarà minacciata da pericoli esterni di grande portata. Dei misteriosi killer dalla doppia natura e mai conosciuti prima si stanno infatti aggirando per i boschi e stanno mietendo vittime. Sarà l'inizio di un incubo senza fine e senza esclusione di colpi.
Era da tempo che non leggevo un urban fantasy così appassionante! "Bitten" è un romanzo bellissimo e straordinariamente sviluppato, che mischia al suo interno una buona dose di thriller, azione e un pizzico di pungente commedia. Non manca anche una piccola dose di romance, che ha però il pregio di non prevaricare assolutamente sulla trama. Essendo a tutti gli effetti un romanzo Adult, ci sono anche alcune scene di sesso, non troppe e non troppo particolareggiate, che di troppo hanno solamente un abuso eccessivo del termine "orgasmo". Questo è l'unico e il solo difetto che mi sento di perpetrare ai danni della storia, perché tutto il resto l'ho trovato assolutamente PERFETTO!
Kelley Armstrong è un'autrice che sa il fatto suo. Scrive bene, è capace di appassionare il lettore con una trama molto articolata e molto ben sviluppata. Le descrizioni di ambienti, personaggi e azioni, sono ottime. Le scene appaiono tutte molto vivide nella mente del lettore, non creando mai spiacevoli situazioni di confusione. In molti urban fantasy mi è infatti capitato spesso di riscontrare che le descrizioni diventino deboli quando si tratta di passare alle scene di azione, con il risultato che i momenti di tensione vengono liquidati alla svelta per passare alla storia d'amore. NON è questo il caso di "Bitten"! Qui le scene d'azione ci sono e sono tante e, cosa importante, sono molto avvincenti! L'autrice inoltre descrive talmente bene le sensazioni della protagonista quando si trasforma in un lupo che sembra proprio di viverle sulla propria pelle. Una romanzo che personalmente ho trovato qualitativamente superiore ai moltissimi urban-fantasy sul mercato, capace di intrattenere piacevolmente, emozionare e creare picchi di tensione. Dopo aver girato l'ultima pagina sono stata pervasa da un senso di soddisfazione per l'ottima lettura intrapresa.
"Bitten. La notte dei lupi" è il primo libro della lunghissima saga "Women Of The Otherworld", che conta ben 13 libri. Una serie che, dopo la lettura di Bitten, mi sento assolutamente di consigliare. Unica perplessità sono i lunghi tempi di pubblicazione in Italia. "Stolen" infatti, secondo libro della serie, è stato pubblicato a Gennaio 2012 dopo un anno e mezzo dalla pubblicazione del primo e mi è sembrata un'attesa un po' eccessiva, considerando che negli USA sono stati già pubblicati tutti tranne il tredicesimo. Confido quindi nella casa editrice Fazi per avere dei tempi di pubblicazione più veloci: questa è una serie che merita moltissimo, sarebbe un vero peccato altrimenti. Ma c'è da dire anche una cosa: nonostante "Bitten" faccia parte di una serie non ha assolutamente un finale a cliffhanger come spesso succede. Questo è sicuramente un punto a favore. Non so gli altri volumi, ma per quanto riguarda "Bitten" posso affermare che è una storia autoconclusiva e può quindi essere letta nell'ottica del romanzo singolo senza pensare agli innumerevoli seguiti.
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Datemi un pregiudizio e solleverò il mondo.
Devo fare una premessa: Marquez è un autore che di solito non mi è molto congeniale. Negli anni passati ho avuto l'occasione di leggere i suoi due libri più famosi e più osannati dalla critica, ovvero "Cent'anni di solitudine" e "L'amore ai tempi del colera", e, nonostante riconosca che è uno scrittore di talento con uno stile molto efficace e particolare, a me quei due libri non erano piaciuti molto, li avevo liquidati con una sufficienza stiracchiata e li avevo dimenticati in fretta.
Le storie narrate mi prendevano solo all'inizio e poi, forse per le troppe descrizioni e le troppe divagazioni che l'autore è solito a fare, la mia attenzione e il mio interesse andavano scemando, facendomi proseguire la lettura un po' per inerzia.
Ma in "Cronaca di una morte annunciata" secondo me Marquez riesce a dare il meglio di sé stesso! Trovo che il romanzo breve gli sia molto affine e senza troppe divagazioni è riuscito a tenermi incollata alle pagine fino alla fine. In realtà questo romanzo non dovrebbe elargire molta suspense dato che fin da subito il lettore sa cosa succederà al protagonista. Infatti la primissima riga del libro recita così: "Il giorno che l'avrebbero ucciso, Santiago Nasar si alzò alle 5,30 del mattino per andare ad aspettare il bastimento con cui arriva il vescovo." Quindi Santiago Nasar morirà, non è un mistero! Anche la trama sulla quarta di copertina lo spiffera candidamente.
Allora cos'ha questa storia di tanto interessante da ammaliare il lettore se in pratica si ha la certezza di come andrà a finire?
Marquez ci offre una precisa e interessante ricostruzione dei fatti, sia per quanto riguarda gli ultimi momenti di vita del protagonista, e sia, andando a ritroso nel tempo, per quanto riguarda la storia che si cela dietro a questa "morte annunciata".
Trovo davvero incredibile il fatto che l'autore sia riuscito a tessere intorno a questo avvenimento una storia così appassionante, ricca di incastri, equivoci, fatalità, e la sua abilità è ancora maggiore se viene considerato il fatto che non ha potuto giocare sull'elemento sorpresa. Con vivide descrizioni e una narrazione serrata "Cronaca di una morte annunciata" è un libro da leggere tutto d'un fiato. Nelle ultime pagine si percepisce una tensione talmente alta che (strano ma vero) sarà capace di farvi trattenere il respiro.
Anche se per i miei gusti è stato un po' troppo trucido e cruento, tanto che mi ha fatto venire il maldistomaco, lo considero un ottimo libro, ma mai e poi mai lo potrò definire piacevole.
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Cercando il blu
Nonostante sia stato collocato all'interno della trilogia "The Giver", appare subito evidente che "Gathering Blue" non ha nulla in comune con il precedente libro, a parte la tematica distopica.
"Gathering Blue" si può quindi definire un romanzo singolo e autoconclusivo a tutti gli effetti, con altri personaggi e altra ambientazione rispetto a "The Giver".
Ci troviamo in un mondo del futuro, ma talmente arretrato che sembra di fare un tuffo nel passato. Dopo sanguinose guerre e devastazioni gli esseri umani si sono ritrovati a cominciare praticamente da zero, senza alcuna tecnologia e con conoscenze molto limitate, che si presume siano state perse durante gli anni apocalittici. Questa non è una società apparentemente perfetta e giusta come quella di Jonas, qua vige platealmente la legge del più forte e le prepotenze e ingiustizie sono all'ordine del giorno.
Kira, protagonista femminile di questa storia, è storpia ad una gamba fin dalla nascita e, come tutte le persone che hanno difetti fisici, sarebbe stata abbandonata a morire se non fosse stato per la tenacia di sua madre nel volerla proteggere a tutti i costi. Crescendo ha sviluppato una particolare dote nel ricamo, un'attività molto importante per il fabbisogno del villaggio, dato che le vesti sono tutte molto semplici e monocromatiche. Dopo la misteriosa morte della madre, Kira, viene quindi reclutata dal palazzo del consiglio del suo villaggio al fine di svolgere l'attività di ricamatrice e dovrà imparare anche a tingere i fili utilizzando fiori e altri rimedi naturali, arte che stava per estinguersi e che comunque ha parecchie lacune dato che nessuno sembra essere in grado di riprodurre il colore blu. "Gathering blue" (che tradotto sarebbe: "Raccogliere il blu") parla quindi dell'avventura di Kira nell'arte del ricamo e della tintura, ma non solo.
Già, perché, anche questo, come il mondo di Jonas in "The Giver", nasconde molti segreti che la protagonista dovrà scoprire a poco a poco con l'aiuto di due fidati amici, e la realtà sarà molto diversa da quello che immaginava...
Con una scrittura fresca e scorrevole, Lois Lowry ci porta in un nuovo mondo distopico tutto da esplorare, tra nuove leggi, nuovi modi di vivere, e antiche paure sempre in agguato. E' una storia che appassiona e coinvolge, oltre a creare moltissimi spunti interessanti di riflessione come sempre questa autrice è capace di fare. Divorato in soli due giorni, l'ho trovata una lettura davvero piacevole e che mi ha accompagnata fino all'ultima pagina in un crescendo di curiosità e speranza. Tema importantissimo di questo libro è infatti la speranza, la speranza di riuscire a trovare il colore del cielo, la speranza di riuscire a cambiare le cose per creare un mondo migliore. Il finale risulterà nuovamente semi-aperto, ma avrà un significato totalmente diverso da quello del libro "The Giver", e adesso sono proprio curiosissima di leggere il prossimo capitolo di questa trilogia distopica, che uscirà a Febbrario 2012. Chissà in quale nuovo mondo verremo catapultati questa volta?
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Darling Jim
"Darling Jim" è un romanzo davvero particolare, ne sono rimasta magneticamente attratta fin dalle primissime pagine e leggerlo mi ha dato l'impressione di cadere in un vortice turbinoso tra la favola e la realtà. Scritto da un autore danese, ma interamente ambientato in un Irlanda carica di fascino e leggende, il romanzo prende spunto da un cruento fatto di cronaca per poi tessergli attorno una ricostruzione dei fatti che ha dell'incredibile. Una donna ha tenuto incatenete in casa le sue due nipoti fino alla morte, e lei stessa è strata ritrovata morta, probabilmente per mano di una delle due che si era ribellata nonostante fosse in fin di vita. La polizia ha già archiviato il caso, ma improvvisamente un giovane postino trova nella cassetta delle lettere da buttare al macero una busta con all'interno il diario di una delle due ragazze morte. E' così che inizia questo misterioso romanzo. E l'elemento davvero particolare (e che personalmente ho apprezzato tantissimo) è che non vi sono investigatori e poliziotti ad indagare sulla strana tragedia familiare, ma un semplice e comune ragazzo che ritrovandosi tra le mani questo diario, decide di scoprire per conto proprio come si sono svolti i fatti.
La storia che scoprirà sarà talmente strana e al tempo stesso appassionante che spinto dalla curiosità farà di tutto per riuscire a mettere assieme i tasselli necessari che porteranno alla verità. E non sarà assolutamente un percorso facile, perché man mano che alcuni particolari verranno alla luce moltissimi altri staranno sepolti nell'ombra e ben nascosti. E, come anticipano subito le primissime parole del diario ritrovato, non è l'odio ad aver innescato tutta la triste vicenda con un violento epilogo, ma bensì l'amore. L'amore per un uomo carismatico e misterioso senza però conoscerlo veramente. Perché, come narrano le leggende irlandesi, ci sono nelle foreste tantissimi pericoli in agguato, uomini-lupo pronti ad azzannare la loro preda, uomini-lupo che giunti davanti a una bellissima donna hanno un solo quesito dinnanzi a loro: l'ameranno o la uccideranno?
Sempre in bilico tra realtà e fantasia questo romanzo mischia al suo interno le classiche caratteristiche dei thriller e dei noir, arricchite poi da una importante componente gotica che aumenta esponenzialmente la sua carica attrattiva sul lettore, facendogli più volte venire il dubbio che all'interno del romanzo ci siano alcuni elementi paranormali. Ma è davvero così, oppure è la realtà a superare la fantasia? Potrete scoprirlo solo leggendolo!
Intenso, ricco di avvenimenti concatenati tra loro, suspence e mistero, "Darling Jim" è stato un libro capace di appassionarmi, convolgermi e sedurmi, come solo il "male" è capace di fare. La trama è molto ben congeniata e nulla sembra essere come appare. Fino alla fine rimarranno misteri irrisolti, che indurranno il lettore a non staccare gli occhi dalle pagine. Lo reputo davvero un ottimo romanzo, uno dei più interessanti letti negli ultimi anni. Ma vi ho trovato un difetto abbastanza sostanziale nello stile di scrittura che purtroppo mi induce a dare un voto di un punto più basso di quello che si sarebbe meritato.
Infatti, nonostante il libro alterni pagine di diario scritte da persone diverse, parti in terza persona e parti in prima persona, lo stile di scrittura sembra essere sempre lo stesso, non si differenzia, anche quando si leggono le pagine del diario non rende bene l'idea di leggere un diario, scritto nella fretta, quasi sul punto di morte, ma sembra di leggere una narrazione assolutamente ordinaria, calma, precisa, ricca di particolari che anche divagano piacevolmente dal punto focale... e la storia da questo punto di vista rimane quindi poco credibile.
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Strega d'aprile
Fin dalle prime pagine di lettura appare evidente che "Strega d'aprile" è un romanzo di livello superiore, adatto ai lettori più esigenti. La storia è complessa e multisfaccettata. Le protagoniste sono quattro donne che non hanno legami di sangue, che forse non si sarebbero mai conosciute se il fato non le avesse fatte incontrare. Hanno in comune un'infanzia dolorosa che le ha inaspettatamente connesse tra loro creando un complicato legame affettivo e facendole diventare "sorelle". Ed è attorno alla loro vita che ruota tutto il romanzo, donando al lettore una storia carica di tensioni emotive e ricchi percorsi nei meandri della mente umana, tra drammi esistenziali, scomodi ricordi, invidie, amore e odio. Sono 500 pagine davvero intense, che ricoprono al presente uno spazio temporale di soli due giorni, due giorni in cui tutte e quattro le protagoniste saranno costrette dopo decenni a confrontarsi tra loro, ad andare indietro nel tempo per ricostruire la loro infanzia e dare una risposta alle domande in sospeso che hanno ottenebrato la loro vita fino da adulte.
Tra brevi e fugaci scorci di presente, e lunghe immersioni in uno scomodo passato, questo romanzo aggiunge un ulteriore elemento per rendere interessante la lettura: un curioso e tenue riflesso paranormale.
L'elemento paranormale, come da titolo, infatti c'è, ma non si amalgama completamente in tutta la storia. Caratterizza solo alcuni capitoli, gettando qua e là piccole sferzate di magia, senza mai prevaricare sulla tematica dei rapporti sociali che è e rimane la tematica fondamentale del libro. La "strega d'aprile" è una figura molto particolare e originale, della quale non avevo mai letto nulla in passato. Si tratta della capacità di librarsi con la mente dentro le menti altrui, umane o animali, appropriandosi del loro corpo per un periodo limitato avendo il pieno controllo di azioni e movimenti. Una delle quattro protagoniste possiede questa attitudine e se ne servirà in più occasioni, anche se non senza subirne le conseguenze.
Devo dire che la lettura di questo romanzo si è presentata piuttosto impegnativa, mi ha tenuto compagnia per una intera settimana. La trama è complessa, con parecchi concatenamenti, e per essere affrontata ha bisogno di piena tranquillità e concentrazione; non è proprio un libro da poter leggere alla spiaggia o sul treno affollato di gente! Ma fortunatamente io adoro leggere in completo relax staccando la spina con il resto del mondo e non è stato un problema. Come storia l'ho trovata molto interessante e originale e lo stile di scrittura maturo ed esaustivo dell'autrice mi ha completamente conquistata. Ne sono proprio rimasta soddisfatta, è una lettura che mi sento caldamente di consigliare. Unico piccolo neo è il finale un po' criptico e semi-aperto, del quale mi sarebbe piaciuto che gli fosse dedicata qualche pagina di spiegazione in più.
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The tomorrow series, vol.1
Primo di una serie di ben sette episodi, "Il domani che verrà" è un libro per ragazzi, scritto negli anni '90 e approdato qui in Italia solo a Settembre 2011, in previsione della trasposizione cinematografica.
Narra di un gruppo di amici adolescenti che, di ritorno da un campeggio nel selvaggio territorio australiano, trovano le loro case tristemente abbandonate e scoprono che la loro città è stata invasa da ignoti guerriglieri stranieri che hanno preso in ostaggio quasi tutta la popolazione. Da quel momento in poi dovranno rimboccarsi le maniche e acuire l'ingegno per cercare di contrastare l'invasione e sopravvivere.
La lettura di questo libro è stata molto piacevole e scorrevole. La storia è di carattere avventuroso, ed è adattissima ad un pubblico giovane, amante della natura e della vita all'aria aperta. Al suo interno ho potuto riscontrare molti pregi, ma anche alcuni difetti. Personalmente sono rimasta particolarmente coinvolta durante tutta la parte iniziale fino alla metà. Mi sono completamente immedesimata nella protagonista Ellie, e con lei ho percepito l'emozione di iniziare un'avventura ignota in compagnia di miei coetanei. Ho colto un impellente senso di libertà e successivamente l'adrenalina del pericolo e l'apprensione di dover contare solo sulle proprie forze. Man mano che proseguivo la lettura sentivo come la tensione crescere dentro di me, arrivando all'apice verso circa la metà del libro. Successivamente invece le mie sensazioni nei confronti della storia si sono un pochino raffreddate. Non perché siano mancati i momenti elettrizzanti. Anzi, è proprio nella seconda parte del libro che si assiste maggiormente a scene di azione, tensione e panico, però mi sono sentita meno immedesimata nei personaggi. Li ho sentiti meno reali. Gli otto ragazzi protagonisti fin da subito danno l'idea di essere ragazzi in gamba, abbastanza abituati, chi più chi meno, alla vita di campagna e a cavarsela nelle situazioni più disparate. Ma personalmente sono rimasta un po' incredula davanti a certi strattagemmi da loro inventati per contrastare le forze nemiche, ho avvertito qualche esagerazione di troppo. D'altronde sono ragazzi cresciuti in famiglie tranquille e per nulla preparati a degli eventi del genere, e il fatto che riescano ad incassare l'effetto sorpresa e ad organizzarsi in poco tempo mi è apparsa una forzatura.
A parte questo difetto, che probabilmente non darà fastidio ai lettori più giovani, "Il domani che verrà" risulta comunque un'ottimo libro per ragazzi, dove l'azione e l'avventura si amalgamano con le qualità del romanzo di formazione e ne risulta una storia che oltre ad intrattenere è capace di fornire insegnamenti profondi sulla vita, sulla caducità dei beni materiali e sull'importanza di valori fondamentali come l'amore e l'amicizia.
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Una storia che lascia il segno
Strano come un romanzo così breve (in realtà, se si toglie introduzione e biografia dell'autrice, sono appena 112 pagine) riesca a trasmettere così tanto. Ethan Frome è un concentrato di emozioni, di speranze, di illusioni e di ricerca della felicità. Le descrizioni degli ambienti sono talmente vividi e suggestivi che sembra essere lì, in quella fattoria dispersa nella desolata campagna americana, in quell'inverno gelido che tinge tutto di bianco e pare non finire mai. Tutto ciò che scaturisce dalla penna dell'autrice riesce a esercitare nel lettore un fascino eccezionale, anche il senso di povertà e gli spifferi di freddo che si percepiscono ad ogni pagina. Sono rimasta talmente colpita e rapita dall'evolversi di questa storia che l'ho letta tutta in un giorno, ignara e sempre più curiosa di scoprire come sarebbe andata a finire, le ultime pagine sono state un'incredibile sorpresa, una stilettata al cuore. Ethan Frome è un romanzo che non lascia indifferenti, leggerlo è come ricevere una dura lezione di vita sulla caducità dei sogni, sull'infrangersi della gioia, sullo scontrarsi crudelmente con una realtà che mai e poi mai avremmo voluto affrontare, ma che invece è l'unica e sola possibilità di esistenza. Acuto, emozionante, drammatico e a tratti perfidamente grottesco, è un libro assolutamente da leggere!
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Un piccolo gioiello della letteratura per ragazzi
Scritto con leggerezza e ironia, "Nodi al pettine" è uno di quei romanzi scorrevoli e piacevoli, ma che sanno fare breccia nel lettore. Louis, il ragazzo quattordicenne protagonista della storia, è un ragazzo come tanti, svogliato a livello scolastico, confuso sul suo futuro, non ha ancora mai avuto un'idea su quello che vorrebbe fare "da grande" e si affida passivamente alle decisioni altrui. Suo padre, autoritario e arrogante, è sicuro di sapere cosa è meglio per lui e ha già pianificato tutto con precisone e sua madre sembra sempre assecondarlo. A sconvolgere quel tranquillo e noioso menage familiare entrerà in gioco uno stage di una settimana che la scuola di Louis impone a tutti i suoi studenti. La scelta è libera, ma Louis, a differenza di molti suoi compagni, non ha la minima idea di dove vorrebbe andare, e, ancora una volta lascia che sia qualcun altro a scegliere per conto suo. Questa volta è sua nonna che gli propone il salone di acconciature che frequenta. Tra lo scetticismo generale Louis acconsente e, con sua grande sorpresa, si accorgerà che non è poi tanto male. Al salone farà amicizia con i personaggi più disparati, dalla svogliata e sempre in ritardo apprendista Garance, alla bella ma triste Clare, al simpatico e gay parrucchiere Fifi, all'ingombrante e bonaria proprietaria Maitié. Finito lo stage Louis non vorrebbe più abbandonare il salone e i suoi nuovi amici, ma sarà proprio a quel punto che arriveranno divertenti equivoci, pregiudizi, litigi e... veri e gravissimi guai!!!
Sono rimasta davvero molto soddisfatta dalla lettura di questo libro. Oltre agli innumerevoli momenti piacevoli e scanzonati che conpongono la storia, e, oltre ai simpatici e vari personaggi che vi si incontrano, l'ho trovata molto più edificante e profonda di quanto possa sembrare apparentemente. L'autrice riesce ad affrontare con delicatezza e arguzia argomenti importanti come i pregiudizi verso alcuni mestieri considerati poco stimabili, le critiche verso chi affronta scelte poco convenzionali al proprio ceto sociale o al proprio orientamente sessuale, la violenza domestica, lo stalking e la perdita di un parente caro. Il tutto senza apparire assolutamente moralista, saccente o pesante.
Nonostante sia un libro piuttosto breve vi è all'interno un'intero microcosmo di emozioni e situazioni interessanti a tal punto da risultare appagante e completo. Cosa che invece certi romanzi di oltre 500 pagine non riescono ad ottenere. Mi ha appassionata all'istante e non ce l'ho fatta a metterlo da parte fino a quando non lo avevo terminato. Una lettura breve ma talmente incisiva da rimanere nel cuore a lungo.
Unico difetto, lo devo dire, è il capitolo finale dell'epilogo, quattro pagine di cui avrei volentieri fatto a meno. Lì infatti si percepiscono un po' di banalità. E' come se non fosse stato scritto dalla stessa mano geniale dell'autrice, ma da qualcun altro che voleva tirare brevemente e asetticamente tutte le somme della storia con precisione chirurgica. Come lettrice adulta avrei preferito un finale meno assoluto, che lasciava sognare per il futuro. Ma può essere che i lettori più giovani riescano ad apprezzarlo meglio di me.
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Per tutti coloro che amano sentirsi un po' special
"Campione in gonnella" è un libro per ragazzi simpaticissimo, che mostra come alcune piccole scelte personali possano fare le differenza davanti agli occhi degli altri e dare adito a spiacevoli pettegolezzi.
Il protagonista di questo libro si chiama Dennis e, anche se ha parecchi interessi in comune ai suoi coetanei, tipo giocare a calcio, o prendere le cotte per delle ragazze, in parte si sente anche un po' speciale. Gli piace guardare i vestiti e sfogliare le riviste di moda e in cuor suo sente che è una cosa che deve tenere nascosta. Ma l'amicizia con una ragazza della sua scuola lo porterà a confidarsi e a uscire allo scoperto. Ma non tutti saranno comprensivi con lui, anzi, dovrà subire parecchie ingiustizie, maldicenze e pregiudizi.
Non aspettatevi che in questo libro si parli di omosessualità, perché non è affatto questa la tematica della storia, ma dimostra come alcune scelte personali possano far facilmente propendere il giudizio collettivo verso una direzione univoca. E saranno soprattutto i personaggi adulti quelli che daranno il cattivo esempio (come al solito del resto) e saranno pronti a puntare subito il dito, mentre i coetanei di Dennis, soprattutto gli amici veri, non vedranno la diversità come un difetto, perchè, cito testualmente una frase del libro: "non credi che sarebbe una lagna, se fossimo tutti uguali?".
Un libro assolutamente delizioso, che alterna scene di svago e divertimento, con altre spassose e da ridere, e altre ancora più serie che offrono ottimi spunti di riflessione. Il tutto con un linguaggio scorrevolissimo, adatto a giovani lettori, ma che ha tanto da insegnare anche ai grandi. Il volume è corredato dalle illustrazioni del mitico Quentin Blake (lo stesso disegnatore associato spesso a Roal Dahl). A tal proposito volevo anche segnalare che l'autore di questo libro, David Walliams, giunto alla seconda pubblicazione in Italia, è stato paragonato dalla critica allo stile di Roal Dahl. Sicuramente da tenere d'occhio!!!!
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serie Wondrous Strange, vol. 2
Premessa: "Wondrous Strange", il primo libro della trilogia, mi era piaciuto tantissimo!!! Adesso, a poche settimane di distanza, mi sono apprestata alla lettura del secondo episodio, "Darklight", e devo ammettere che le aspettative erano alte. Forse, se il mio entusiasmo per il primo libro fosse stato minore, avrei trovato in questo sequel un degno successore. Ma proprio per il fatto che il primo libro lo avevo trovato così bello, la lettura di questo sequel mi ha delusa, non l'ho trovato all'altezza.
"Darklight" è un romanzo di transizione, al suo interno non sono riuscita a trovare l'originalità, la freschezza e la simpatia del romanzo precedente. Caratteristiche vincenti di "Wondrous Strange" erano appunto alcune scene divertenti atte a stemperare la tensione in una storia che era sì interessante e innovativa, ma parecchio ricca di sotterfugi, imbrogli, segreti e pericolosi scontri corpo a corpo. Con una trama così ricca di avvenimenti trovo che siano indispensabili alcuni capitoli più rilassati e per rendere la storia piacevole e bilanciata. In "Darklight" questo bilanciamento non c'è. Ovvero, la trama è ricca di sotterfugi, imbrogli e segreti proprio come la precedente, ma manca totalmente di scene di svago, e la piacevolezza della lettura viene a mancare. C'è tanta azione, TROPPA, a mio avviso. Ci sono talmente tante scene di battaglie che ho rischiato varie volte di cedere alla noia e perdere il filo. Alcune descrizioni di scontri corpo a corpo mi sono apparse confuse, caotiche, difficili da seguire. Inoltre, l'originalità della storia che tanto avevo apprezzato nel precendente libro ora mi è apparsa forzata. L'autrice sembra voler mettere in tavola carte sempre nuove nel tentativo di sorprendere il lettore, ottenendo, nel mio caso, l'effetto contrario. Io penso che sia normale per un sequel perdere un po' dell'originalità iniziale. Quando decido di affrontare la lettura di una saga lo metto già in conto e non me ne rammarico. Ma qui ho invece avvertito un tentativo di aggiungere a tutti i costi elementi nuovi non pertinenti, forzando l'andamento naturale della storia.
Nonostante tutto ciò, se siete tra i lettori che in Wondrous Strange si sono affezionati particolarmente ai protagonisti della serie, troverete in questo secondo capitolo un romanzo di transizione che, date le tante sorprese e colpi di scena al suo interno, vi terrà sulle spine e vi farà desiderare il libro finale. Infatti le questioni irrisolte sono davvero tante, il finale è aperto e neanche tanto lieto. Anch'io sono tra i curiosi che vogliono sapere come si evolveranno le cose tra Kelley e Sonny e spero in un terzo ed ultimo romanzo che mi chiarisca le idee e che mi risollevi dalla delusione attuale.
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Le brave ragazze rischiano di andare all'inferno
Se volete leggere un thriller che vi terrà sulle spine fino all'ultimo, ultimissimo momento, vi dico già che questo libro farà al caso vostro. Io prima di affrontarne la lettura ne ero molto incuriosita a causa del titolo. Adoro i romanzi ambientati nei college e mi ero già ricreata nella mente un'idea tutta mia di come sarebbe stata la trama di questo libro. Inutile dire che la mia idea era del tutto sbagliata e che inizialmente ne sono rimasta un po' delusa. La storia comincia infatti in maniera non troppo originale. Io avrei preferito che l'ambientazione fosse stata tutta all'interno del college e che i fatti narrati si svolgessero con ordine, mi sarebbe piaciuto addentrarmi a poco a poco nelle dinamiche del istituto scolastico e solo successivamente provare brividi di paura al pensiero di un misterioso assassino che vi si aggirava. Invece il libro inizia in stadio avanzato, con gli omicidi già avvenuti e la polizia che indaga. Insomma, sembra uno dei classici thriller di indagini con la polizia protagonista. Proseguendo con la lettura però mi ci sono appassionata, perché il caso è particolarmente intricato, e vi è di mezzo una ragazza trovata sul luogo del delitto e totalmente traumatizzata che potrebbe far prendere all'indagine una nuova svolta. E qui entrerà in scena anche la figura più importante di tutto il libro: lo psicologo a cui è affidata la ragazza, il cui compito è quello di riuscire a farla parlare per scoprire come sono andate le cose. Nonostante il disappunto iniziale sono stata contenta di scoprire che la storia è orientata verso il thriller psicologico, genere che io preferisco nettamente al thriller classico.
Per ovvie ragioni non vi svelo nulla di più sulla trama, però sappiate che nel complesso è stato un romanzo che mi ha molto colpita, una lettura interessante, a tratti parecchio inquietante e con delle scene che mi sono rimaste particolarmente impresse per la loro crudezza. Se siete impressionabili vi consiglio di starne lontano, a meno di non voler passare qualche notte in bianco a rivivere le azioni più cruente. Io durante la lettura non mi sono impressionata però ammetto che stanotte ho sognato una di quelle scene e, svegliatami di soprassalto, non sono più riuscita a riaddormentarmi.
Lo stile di scrittura dell'autrice è parecchio incisivo, capace di fare immaginare con estrema precisione al lettore tutto ciò che accade, sembra quasi di vedere un film. La narrazione però non scorre per niente con ordine cronologico, ci sono moltissimi flashback, ricordi e repentini ritorni al presente. Questa caratteristica non lo rende molto fluido, specialmente nelle prime cento pagine, quando ancora non si è presa confidenza con la storia e i suoi personaggi, alcuni passaggi rimangono poco chiari. Io ho dovuto più volte tornare indietro a leggere alcune pagine per riuscire a capire tutto correttamente, ma poi, dopo che sono entrata in sintonia con i ritmi narrativi, tutto è risultato più semplice. I tasselli del puzzle dell'intricato mistero che si cela all'interno del romanzo andranno al loro posto soltanto nell'ultimo capitolo, ma prima di arrivare a leggerlo il lettore sarà messo a dura prova da una quantità incessante di nozioni, colpi di scena, sorprese di tutti i tipi che saranno pronte e smentire tutto ciò che ormai sembrava appurato. Più volte nella mia mente ho formulato frasi del tipo "Ma dai, vuoi vedere che la soluzione è così semplice?" oppure, "Ma no, non può essere così, e se invece fosse l'esatto contrario?". Più volte sono arrivata ad etichettare la soluzione come semplice, scontata, per poi dovermi sempre ricredere. Il finale, anche se non ha appianato completamente tutti i dubbi che mi ero creata, mi ha lasciata letteralmente senza fiato. Forse non un capolavoro, ma agli amanti del genere lo consiglio caldamente.
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Non permettere che la vita sia più veloce di te.
Scritto a quattro mani da due autori italiani, "Picabo Swayne" è un romanzo distopico young adult da non perdere per tutti gli amanti del genere e che non ha nulla di che invidiare ai romanzi d'oltreoceano.
L'ambientazione è in un imprecisato futuro, nella grigia e fatiscente città di Coldbay, circondata da rifiuti tossici e governata da un regime tirannico e totalitarista che controlla ogni aspetto della vita dei suoi abitanti.
Picabo, la protagonista sedicenne di questa storia, è ormai abituata a vivere a Coldbay, non ha mai immaginato nulla di diverso. Inoltre nel suo mondo è consentito solamente pensare al presente e tutto ciò che riguarda il passato è stato distrutto. Però, quando sua mamma sparisce nel nulla (come del resto succede a tutti gli abitanti di Coldbay superata una certa età) e lei è costretta ad entrare nel programma di procreazione (obbligatorio per tutte le ragazze al compimento del sedicesimo anno) capisce che vivere così non è ciò che vuole e dentro di lei si accende la scintilla della ribellione. Grazie a una straordinaria, nonché vietatissima, macchina fotografica in grado di vedere indietro nel tempo, capisce che un passato diverso esiste, e la speranza per un futuro migliore la porterà lottare contro lo stile di vita imposto dal governo.
La lettura del romanzo è stata piacevole ed entusiasmante. Lo stile di scrittura è molto scorrevole e gli aspetti di questo nuovo mondo dallo scenario distopico e post apocalittico sono ben descritti, riuscendo a sanare ogni dubbio che si presenta nella mente del lettore man mano che la storia prosegue. Trovo infatti che sia difficile ricreare un mondo diverso da quello in cui siamo abituati a vivere senza creare confusione. Ci sono infatti moltissimi ambienti, usanze, leggi, stili di vita, che differiscono totalmente da ciò che noi abbiamo appreso come "normalità". Ma gli autori sono stati molto bravi a fornire spiegazioni precise e semplici per ogni cosa. Ne risulta uno scenario del tutto credibile e tridimensionale, nel quale il lettore si può facilmente immedesimare. La storia poi l'ho trovata interessante ed è riuscita ad calamitare la mia attenzione fin da subito. Gli avvenimenti si susseguono in maniera uniforme e non mancano le scene di azione. Anche se la maggior parte di esse si manifestano nelle ultime 100 pagine, ho trovato che la divisione dei punti focali del romanzo non siano poi così nette come spesso avviene nella maggioranza dei libri. Siamo infatti di fronte ad un romanzo ben bilanciato, che ha l'enorme pregio di non creare punti "morti" nella narrazione. Dopo aver terminato la lettura ho avuto un presentimento (ma potrei anche sbagliarmi) di un seguito, perché alcune questioni rimangono in sospeso. E siccome sono rimasta soddisfatta da questo libro mi auguro proprio che sia così.
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Un mondo perfetto...
Il mondo di Jonas è un mondo perfetto. Un mondo dove tutto è pianificato in ogni minimo dettaglio e ogni abitante è parte integrante della società e ha un ruolo ben preciso. Non esistono ingiustizie, non esistono diversità, non esite povertà, non esiste violenza, non esistono guerre, non esistono carestie. Un mondo asettico, pulito, ordinato, sicuro, scandito da ritmi regolari, con regole ben precise che tutti seguono fin dalla nascita. Jonas pensava che il suo mondo fosse l'unico mondo possibile, non riusciva ad immaginare nulla di diverso, nulla che potesse essere meglio di così. Ma non si può creare un mondo così perfetto senza scendere a compromessi. Jonas non sospettava niente, ma quando ebbe la consapevolezza di ciò che realmente era il suo mondo, scoprì che tutta quella perfezione era solo una facciata esteriore. Il suo mondo non era affatto perfetto, metteva i brividi. Era il peggior incubo in cui potesse capitare. E tutto cambiò...!
Sono rimasta totalmente ammaliata e rapita dalla lettura di questo piccolo libro. Non bisogna mai valutare un libro dalla sua dimensione. Perché "The Giver" è come un piccolo scrigno prezioso che contiene l'universo intero. Una storia breve, ma talmente intensa che mi è difficile esprimere esattamente tutte le emozioni e le riflessioni che mi ha donato. E' infatti proprio il caso di dire che "The Giver" è un libro che fa riflettere!!! Fa riflettere sulla vita e sul mondo in cui viviamo. Penso sia normale a volte pensare che vorremmo vivere in un mondo migliore. Pensate ad esempio alla situazione mondiale attuale: il tasso di disoccupazione è alle stelle, la popolazione è sempre più povera, le guerre sono uno spettro che non vogliono andare via, il clima è pericolosamente instabile e le ingiustizie e le violenze sono all'ordine del giorno. Eppure, la lettura di questo libro mi ha fatto capire che un mondo imperfetto può essere più desiderabile di un mondo monocromatico che ti priva del libero arbitrio. La libertà è un valore troppo prezioso per essere sacrificato e nonostante tutti gli orrori di un mondo imperfetto preferisco la possibilità di scelta. Altrimenti non è vera vita.
"The Giver" è un libro meraviglioso, una favola un po' inquietante ma piacevolissima da leggere e assolutamente priva di fastidiosi risvolti moralistici! Grazie allo stile di scrittura semplice e scorrevole lo possono leggere pure i bambini, ma per i contenuti profondi che ha, io dico che è perfetto per gli adulti. Al suo interno si possono trovare piccole analogie con famosissimi romanzi distopici, pur mantenendo completamente inalterata la sua forte personalità e originalità. Non siamo infatti davanti a una scopiazzatura di opere maggiori, ma ad un romanzo con una storia inedita a tutti gli effetti, che è stato già tradotto in tantissime nazioni e che, tra ovazioni e tentativi di censura, è già diventato un classico per ragazzi. E dopo avere avuto il piacere di leggerlo non ne sono per niente stupita.
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Trilogia Cuore d'Inchiostro, vol. 1
Amate i libri? Amate la loro consistenza fisica tra le mani? Amate il suono del frusciare delle pagine? Amate l'odore di carta stampata? Amate contornarvi dalla loro presenza a tal punto che non sapete più dove metterli, ne avete sempre pronta una pila sul vostro comodino e li accatastate un po' ovunque, rischiando di inciaparvi quando camminate per casa? Bene, se la risposta è sì, questo è il libro giusto. Perché i protagonisti di questo romanzo amano i libri proprio come voi. La piccola Meggie se ne porta sempre dietro una scorta ovunque vada e non riesce quasi ad addormentarsi se non ne ha uno sotto il cuscino. Suo padre Mo è un rilegatore, è capace di riparare i vecchi esemplari, anche quelli più malridotti, e rivestirli di un nuovo abito. Inoltre ha l'abitudine, quando si appresta alla lettura, di accarezzarne sempre la copertina prima di aprirli, come fossero una scatola contenente gioielli. La zia Elinor invece ama talmente tanto i libri che possiede una villa enorme le cui pareti di tutte le stanze (corridoi inclusi) sono interamente tappezzate di librerie, dal pavimento al soffitto. I libri sono i suoi migliori amici da sempre, a tal punto che non sente il bisogno di altra compagnia! Ma il padre di Meggie custodisce un segreto, è capace di portare in vita i personaggi dei libri leggendo le storie a voce alta, e molti anni prima ha fatto uscire dal libro "Cuore d'inchiostro" una risma di personaggi cattivi che ora gli danno la caccia perché vogliono sfruttare il suo potere. Meggie non ne sapeva nulla... finché non se li ritroveranno alle calcagna pronti a rapirli ed è allora che inizierà la loro grande e pericolosa avventura.
Devo ammettere che prima di leggere questa storia non ero minimamente a conoscenza della sua trama e non avevo mai neanche guardato il film che ne hanno tratto, per cui per me è stata una totale sorpresa. Mi piace lo stile di scrittura della Funke, semplice e lineare, e ancora di più mi piace l'argomento che tratta. Non c'è niente di meglio, per chi come me ama circondarsi di libri, di una storia che li contiene al suo interno. Una sorta di matrioska libraria... che a me piace definire come: libro nel libro.
E' stata una lettura piacevole, avvincente e ricca di colpi di scena. E in più ci sono tantissime frasi sul mondo dei libri che mi sono appuntata perché molto carine:
Un esempio?
"Quando ti porti dietro un libro avviene qualcosa di straordinario: le sue pagine raccoglieranno i tuoi ricordi. E un giorno ti basterà risfogliarle per tornare col pensiero al luogo dove le hai lette per la prima volta."
oppure:
"Il mondo era davvero spaventoso, crudele, spietato, tenebroso come un brutto sogno. Non era posto da viverci. I libri erano l'unica realtà dove esistessero la compassione, il conforto, la felicità... e l'amore. I libri amavano tutti coloro che li aprivano, offrivano protezione e amicizia senza pretendere nulla in cambio. Non ti abbandonavano mai, nemmeno quando li maltrattavi."
In generale il libro mi è piaciuto molto devo però ammettere che al suo interno vi ho trovato alcune carenze, e mi sento di perpetrare alcune critiche sulla storia e soprattutto sulla sua ambientazione. Sono rimasta un po' delusa nello scoprire che nonostante fosse un libro fantasy l'ambientazione non sia in un mondo fantastico ma in un contesto assolutamente reale e neanche tanto suggestivo. L'ho trovata un'ambientazione brutta :-(
Ripeto, io non conoscevo la storia prima di iniziare la lettura, però una piccola idea me l'ero fatta e mi ero immaginata uno scenario fantastico degno dei migliori libri fantasy. In questo le mie aspettative sono state deluse in pieno. L'elemento fantasy che caratterizza la storia è il fatto che siano i personaggi di un libro fantasy ad uscire dalle pagine ritrovandosi nel mondo reale. Forse io avrei preferito il contrario, e cioè che fossero i protagonisti a ritrovarsi nel mondo fantastico all'interno del libro.
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serie di Daniel Vartanian, vol. 1
"Muori per me", si piazza sicuramente tra i migliori thriller che ho letto negli utlimi anni. La trama è molto complessa, (ma al tempo stesso facile da leggere grazie alla scorrevolezza che le conferisce l'autrice) ben sviluppata e ADRENALINICA. Già, perché il ritmo di questo romanzo è serrato, ricco di colpi di scena e dona dei batticuori lungo quasi tutta la durata del libro e non soltanto sul finale come è caratteristica della maggior parte dei thriller. Anche per questo motivo però è una lettura che non è adatta a tutti, specialmente a chi è molto impressionabile. Non che all'interno della storia ci siano esplicite situazioni particolarmente cruente, in quei punti per fortuna la violenza viene tagliata, ma basta solo immaginarle certe cose per non riuscire a dormire la notte. Sì, perché il serial killer di questo libro è davvero uno psicopatico da Oscar, talmente crudele, perverso e dannatamente lucido che l'idea che al mondo possano esistere persone così mi fa ancora tremare. Difficilmente sono riuscita a provare per il "cattivo" di un libro lo stesso odio che ho provato per lui. Ma queste sensazioni, provate in un contesto di un libro thriller sono fortunatamente positive e me l'hanno fatto apprezzare di più. Come ho trovato positivissimo il fatto che il libro (nonostante sia scritto in terza persona) sia inframezzato da molti capitoli che riportano il punto di vista di molte persone, assassino incluso. E' stata una esperienza di lettura interessante che mi ha tenuta incollata alle pagine molto di più di quello che avrei fatto per un libro scritto diversamente. Nonostante la complessità della storia e il numero notevole di pagine (ben 570) sono infatti riuscita a finire il libro in tre giorni. Sono però spiacente di non riuscire a dare il massimo dei voti che si sarebbe meritato, e questo è a causa della componente romance c'è al suo interno. Io non amo molto il romance, soprattutto nei thriller, e in questo ho trovato poco credibile l'innamoramento istantaneo dei 2 protagonisti principali e la loro successiva love story. Penso che se mi capitasse nella vita reale di avere a che fare (anche lontanamente) con pazzo maniaco come quello che c'è nel libro, innamorarmi e copulare sarebbero gli ultimi dei miei pensieri! Comunque, a parte questo aspetto che mi ha un po' infastidita, il romanzo è ottimo e merita parecchio! E, cosa importante, è totalmente AUTOCONCLUSIVO (nonostante sia appena uscito il sequel che non vedo l'ora di leggere). Quindi se non siete amanti delle trilogie, niente paura, potete anche leggere solo questo senza il timore di dover per forza acquistare i volumi successivi.
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Un romanzo breve, minimale
Un libro molto breve, lo si legge in un paio d'ore al massimo, che mi ha lasciato molti dubbi. E' stato descritto come un grande successo, un libro che ha destato clamore e capace di rappresentare le inquietudini e il senso di solitudine delle nuove generazioni giapponesi, ma, a mio parere, a parte qualche frase carina qua è là, non ha uno stile di scrittura abbastanza profondo per riuscirci. La sensazione che mi ha trasmesso è quella di estrema freddezza e indifferenza. Ho però trovato molto interessante la descrizione (anche se solo accennata) della vita all'interno dei palazzi di Tokyo, dove centinaia di famiglie vi alloggiano senza quasi mai incontrarsi. Ma forse era proprio questa la sensazione che doveva scaturire dalla lettura. Di vuoto e indifferenza come la vita di tutte quelle persone, che tirano avanti senza chiedersi nemmeno il perché. E in tal caso è un libro che va a segno.
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Un po' banale...
E' la storia di tre sorelle, raccontata in prima persona e alternando i vari capitoli con POV diversi. In realtà non è una storia lineare ma piuttosto una raccolta di annedoti della loro vita, con qualche ritorno al presente di tanto in tanto. A causa di ciò, come stile narrativo non mi ha convinta. Ho trovato un po' noioso e confusionario il ricorso a tutti questi aneddoti che non sono sorretti da un filo logico ben preciso. Le tre sorelle protagoniste poi, sono dei personaggi troppo stereotipati, troppo studiate a tavolino dall'autrice con il fine di renderle completamente agli antipodi le une dalle altre. C'è infatti Cristina, la bella sorella minore, che vive allo sbando, tra sesso, alcol, droghe e notti dentro ai locali notturni. Rosa, l'intellettuale sorella di mezzo, che ha una solida carriera e dedica tutta la sua vita al lavoro. E infine Ana, la sorella maggiore, che sposatasi in giovane età è l'emblema della perfetta casalinga che vive per la casa e per la famiglia. Ma ognuna di loro, per ovvie ragioni, conduce uno stile di vita talmente estremo che, chi per un verso e chi per l'altro, non riesce a trovare la serenità e come argomento devo ammettere che non l'ho trovato dei più originali. Tuttavia ho trovato alcuni capitoli decisamente carini e ci sono anche delle frasi molto profonde che mi hanno colpita positivamente e che mi inducono a lasciare un voto di un punto più alto di quello che avrei dato se tenessi conto solo delle caratteristiche di storia, personaggi e stile narrativo.
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Il protettorato del parasole, vol. 2
In questo secondo episodio della serie "Il protettorato del parasole", Alexia, ormai adattata alla sua nuova vita coniugale con il licantropo Lord Maccon, dovrebbe poter tirare un sospiro di sollievo per aver scampato di rimanere per sempre zitella come tutti credevano e dovrebbe starsene tranquilla e felice ad assaporarsi questa sua nuova condizione di donna sposata... niente di più sbagliato! Una strana malattia sta contagiando tutti gli esseri soprannaturali d'Inghilterra e li sta trasformando (orrore!!) in comuni esseri mortali. Tutti si mobilitano per scoprire la causa di questa terribile disgrazia e cercare di sventarla. Alexia non è da meno, e, cercando di risalire al colpevole del contagio, corre alla ricerca del fuggevole marito, con al seguito una comitiva male assortita, che suo malgrado è costretta a portarsi dietro in un lungo viaggio in dirigibile. Inutile dire che se ne vedranno davvero delle belle!!!!
Ho trovato questo secondo episodio della serie spassoso come non mai! Lo stile di scrittura dell'autrice risulta ironico e acuto, senza nessun calo rispetto al libro precedente. Spesso accade che i sequel appaiono forzati e meno brillanti del primo libro, ma questo, sono lieta di constatare, non è il caso di "Changeless".
Ne consegue una storia molto originale, capace di catturare l'attenzione del lettore e di divertirlo genuinamente grazie ad alcune situazioni cariche di umorismo inglese al limite del grottesco, che sono riuscite a strapparmi qualche sorriso e anche qualche sana risata. E' inoltre davvero impossibile non rimanere entusiasti dei personaggi che compongono il libro. Oltre all'eccentricissimo Lord Akeldama e all'amante di orrendi cappellini Miss Hisselpenny (già ampiamente conosciuti nel primo libro, ma che si avrà modo di approfondire ulteriormente) in questo nuovo episodio verrà dato più spazio al buffo clavigero dai capelli rossi Tunstell; all'opportunista sorellastra di Alexia, Felicity Loontwill; e ci saranno alcune succosissime new entries, come la misteriosa (e assolutamente scandalosa) Madame Lefoux; la bis bis bis bis... nipote di Lord Maccon, Lady Kingair; e il singolare Maggiore Channing Channing dei Channing di Chesterfield (solo il nome è un programma!).
Quindi, oltre all'interessante mistero di fondo da scoprire, questo romanzo è capace di intrattenere il lettore in maniera eccezionale tra situazioni divertenti, piccole stranezze, segreti da intuire, colpi di scena, svenimenti e attentati alla vita di Alexia di varia natura. Come se non fosse abbastanza, l'ambientazione vittoriana, tra bellissimi abiti e tazze di té, saprà deliziare tutte le lettrici romantiche; mentre i chiari riferimenti steampunk, tra dirigibili e strani marchingegni a vapore, accontenteranno i lettori con esigenze letterarie più particolori. Tutte queste caratteristiche mischiate assieme danno vita ad un romanzo unico che sa incontrare i gusti più disparati.
Se avete letto e amato "Soulless", vi consiglio caldamente di proseguire la lettura della serie.
Da parte mia non vedo l'ora che uscirà il terzo libro "Blameless", perché le ultime pagine di "Changeless" sono terminate in modo... come dire... un po' brusco, e vorrei tanto scoprire se il piccolo equivoco finale verrà chiarito. Non vi svelo nulla, ma sappiate che giunti alla fine agognerete il prossimo libro pure voi ;-)
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uno zombie innamorato
"Warm Bodies" è un libro sugli zombie decisamente atipico. Qui, la figura degli zombie è completamente diversa da come siamo soliti immaginare e da come siamo stati abituati a recepire grazie ai libri e ai film che trattano l'argomento. E forse, per riuscire ad entrare in sintonia con la storia, lo scoglio più duro da superare è proprio quello di liberare la mente da tutte le nozioni su di loro fin'ora apprese e ricominciare da zero senza pregiudizi e preconcetti. Perché R, il protagonista di questa storia, è un ragazzo zombie capace di pensare e incredibilmente capace anche di provare sentimenti. All'inizio ne sono rimasta spiazata e mi sono detta "Ma come!?!? Non è così che sono gli zombie". Ma poi, ripensandoci, perché non dovrebbe essere possibile? Perché è facile credere che i vampiri abbiano sentimenti e gli zombie no? Pure i vampiri sono morti, eppure ormai nell'immaginario collettivo si è sviluppata la convinzione che loro possono pensare e amare proprio come noi. E allora, con qualche piccolo sforzo, ecco che sono riuscita a immergermi totalmente in questo romanzo.
La storia è ben scritta, ci sono paragrafi introspettivi ma anche parecchia azione che mi ha regalato momenti di pathos intenso e non mi ha dato mai occasione di annoiarmi. Il protagonista l'ho trovato adorabile. Simpatico, ingenuo, sembra quasi fragile e indifeso (anche se in realtà non lo è) e verrebbe voglia di accarezzarlo come un cucciolo :-) E' attraverso i suoi pensieri che la storia prende vita ed è attraverso di lui che si fa la conoscenza ravvicinata con gli altri zombie e si impara a conoscere il loro mondo. Che dire... è stata un'esperienza singolare e... molto interessante! E mi è piaciuta anche molto l'ambientazione del romanzo: uno scenario grigio e post apocalittico, dove tutte le città appaiono semi-distrutte e dove gli umani per sopravvivere devo arrangiarsi ad abitare negli stadi (trasformati in vere e proprie mini città), uniche strutture che offrono protezione e riparo. Data la storia originale e dato lo scenario catastrofico, non sono per niente sorpresa che ne stiano traendo un film! Le 270 pagine del libro scorrono veloci (io le ho terminate in soli due giorni) e arrivati alla fine ne avrei volute di più. Chissà, magari nei prossimi anni uscirà un seguito? Io lo spero perché mi sono affezionata al personaggio di R e poi sono curiosa di saperne di più sulle situazioni rimaste in sospeso. Il finale infatti è stata la parte che mi ha soddisfatta di meno. L'ho trovato troppo idealista e astratto, con tanti buoni propositi, tante buone intenzioni, ma troppa poca sostanza. Peccato, perché la storia in generale mi è piaciuta molto!
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serie Wondrous Strange, vol. 1
Ispirato alla commedia di Shakespeare Sogno di una notte di mezza estate, "Wondrous Strange" è il primo capitolo di una trilogia fantasy fatata. Ci tengo a precisare che non è assolutamente una rivisitazione di tale commedia, ma si ispira ad essa in quanto ci sono alcuni dei personaggi più importanti, affiancati da altri inediti. Ma la storia è completamente diversa. In questo primo libro della trilogia, Kelley, la protagonista diciasettenne della serie, per inseguire il suo sogno di diventare attrice, si ritroverà a New York a recitare la famosa commedia di Shakespeare (Sogno di una notte di mezza estate, appunto) completamente ignara del fatto che tale commedia è ispirata ad un mondo fatato e a dei personaggi realmente esistenti. Farà causalmente la conoscenza di Sonny, un umano rapito da bambino dal mondo fatato e che ora, insieme ad altri tredici, assume il ruolo di Giano, ovvero guardiano del varco che fa da tramite tra il regno fatato e quello degli uomini. E con lui inizierà una grandissima avventura che la porterà a conoscenza di segreti inimmaginabili che le cambieranno la vita.
Sono rimasta davvero soddisfatta dalla lettura di questo romanzo. La scrittura è piacevolmente scorrevole, la trama è interessante, originale e, in alcuni punti, anche parecchio divertente (la scena del cavallo mi ha fatto fare un mucchio di risate!!!). In più, lo sviluppo della storia è tutt'altro che banale, perché, oltre agli innumerevoli colpi di scena, fino alla fine non si riesce a capire cosa succederà. Adoro le storie fatate e questa è una storia che non delude. Nonostante sia ambientata quasi interamente a New York, lo scenario risulta affascinante, magico, e dato il parallelismo con il mondo fatato mi sento di poter affermare che come genere rientra pienamente nel fantasy. Sono talmente entusiasta dal mondo ricreato che mi sarebbe piaciuto saperne di più. A tale proposito, immagino che questo primo libro, funge un po' da mezzo preludio e che nei due successivi se ne vedranno delle belle! Non vedo l'ora di leggerli! Anche perché sono curiosissima di poter approfondire gli innumerevoli personaggi misteriosi che sono stati introdotti. Comunque come inizio saga non è niente male, anzi, lo promuovo a pieni voti!!!!
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