Opinione scritta da violetta89
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Il passato non ti molla mai
Fra tutti i libri della Morton questo è decisamente quello che mi è piaciuto meno, anche se resta comunque un buon romanzo.
La vicenda ruota tutta intorno al Milderhust Castle, dimora del famoso scrittore Raymond Blythe e delle sue tre figlie: due gemelle e una bimba più piccola. Tutti i membri della famiglia hanno qualche paturnia: chi soffre di ansie varie, chi ha momenti di buio totale, chi non riesce a lasciare il castello e chi è proprio pazzo. Tutto ciò nasce da alcune vicende capitate all'interno della famiglia e del castello, e che hanno segnato tutti in maniera indelebile. Si tratta di episodi molto tragici, i cui traumi si ripercuoteranno anche a distanza di anni. Oltre a tutto ciò ci mette lo zampino anche il destino, e tutto andrà a rotoli.
Si tratta di una trama molto complicata da spiegare in quanto è molto intrecciata e piena di sfaccettature, mi è piaciuto molto inoltre che alcune cose siano state solo accennate o lasciate all'intuito del lettore, senza essere spiegate apertamente. Forse però proprio la complessità della storia e la ricchezza di particolari, ha fatto sì che in alcuni punti il romanzo risultasse un po' pesante e un po' lento. La parte finale soprattutto mi è sembrata un po' ingarbugliata tra la finta confessione, l'aggiunta seguente di ulteriori dettagli, i dubbi successivi e infine il finale vero e proprio: avrei preferito qualcosa di più lineare.
Avendo letto diversi libri della Morton, posso dire che l'elemento comune in tutte le trame è il destino che con inconvenienti o coincidenze, piomba nelle vite dei protagonisti fino a rovinarle completamente. Sono libri che lasciano sempre un pochino l'amaro in bocca per come vanno le cose, pieni di rimpianti e rimorsi "e se invece...", fa molto riflettere su quanto si può fare tutti i progetti del mondo, ma la vita ci mette un secondo a rovinarteli.
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forza Cesare!
Spinta dalle buone recensioni, ho letto questo libro, l'ho trovato molto carino ma secondo me manca qualcosa.
La figura di Cesare è preponderante, tutti noi ci siamo affezionati a questo vecchietto burbero e pieno di difetti, ma che nonostante tutto cerca sempre di fare la cosa giusta. Nel libro vengono affrontati vari temi: la violenza domestica, i tradimenti, l'omosessualità del figlio, ma tutto ciò viene sempre letto con un po' di ironia che non guasta mai, ma che anzi aiuta a rendere il tutto meno pesante.
Il risultato finale è carino, ma ripeto secondo me manca un qualcosa, forse un po' di mordente, che gli faccia fare il salto di qualità.
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banale!
Avendo sentito parlare del film, ho deciso di leggere prima il libro: francamente l'ho trovato banale e per niente originale. Non so perché ma mi ha ricordato molto i film di Ozpetek, insomma sa molto di deja vu.
Il libro è pieno di stereotipi: la sposa, ragazza perfetta ma insicura, lo sposo, bruttino ma pieno di soldi, la sorella di lei, giovane e svampita, il fratello di lui, gay ovviamente non dichiarato, per finire coi genitori: la madre della sposa e il padre dello sposo, che si sono amati in gioventù e ancora si amano di nascosto. Che dire? Un gran guazzabuglio di storie trite e ritrite che finisce con un bel "e vissero felici e contenti" giusto per non scontentare nessuno.
Fortuna che almeno il libro è scorrevole e si arriva facilmente in fondo. No, credo proprio che il film non lo guarderò, mi è bastato questo!
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sempre più mistery
Non c'è nulla da fare la Morton non ne sbaglia una! Mi piace molto lei come autrice, sia per il suo modo molto particolareggiato di scrivere, che per le trame mai banali, a questo giro penso che si sia superata.
Come in tutti i suoi libri anche qui troviamo un parallelismo fra il 1933, anno in cui in una grande famiglia felice, che viveva in una grande casa sul lago, scompare il piccolo Theo senza essere più ritrovato; e il 2003 quando Sadie, poliziotta con non pochi problemi personali e lavorativi, viene a conoscenza della storia e vuole sapere la verità.
Come in tutti i romanzi della Morton, i personaggi sono molto caratterizzati, così come i luoghi e le descrizioni storiche. L'intreccio è curato alla perfezione, con un tocco più mistery del solito, 500 e passa pagine che volano in un attimo senza che te ne accorga. E alla fine separarsi da Sadie o Alice o Eleanor, è molto dura... Non perdetevelo!
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La farina di migliore qualità
Mi è stato prestato questo libro da un amico, inizialmente ero reticente nell'incominciare a leggerlo: temevo che fosse solo una mattonata, invece mi sono totalmente ricreduta. Al di là di tutte le informazioni che ti fornisce, ti porta a fare molte riflessioni interessanti.
Ovviamente non si tratta di un mondo che ignoravo completamente: basta sfogliare un giornale o vedere la tv per venire a conoscenza di alcune notizie di questi traffici, però non avevo assolutamente un quadro così completo. Ho avuto modo di approfondire la storia della cocaina, delle famiglie che la gestiscono, dei traffici illeciti che ci sono dietro, di omicidi e di uomini spietati che non guardano in faccia a nessuno. Ma soprattutto ho visto quello che già immaginavo, quando si tratta di criminalità, che siano italiani, russi, sudamericani, tutto il mondo è paese, sono guidati solo dalla sete di potere e di denaro.
Alla fine questo libro mi ha lasciato un grande senso di impotenza: tutti gli sforzi che stanno facendo tutte le polizie di tutto il mondo, servono a qualcosa? O si tratta di un mondo talmente grande e radicato, per cui ogni lotta diventa inutile? Io ho paura che la risposta sia la seconda, e in quel caso temo che arriverà un momento in cui si lascerà perdere rendendosi conto che è tutto inutile e sarà la definitiva vittoria di questi traffici e della criminalità.
Infine una considerazione per la figura di Saviano il quale, grazie alla sua scrittura fluida e chiara, mi ha messo a conoscenza di un mondo che in parte ignoravo: fa nomi e cognomi, date, luoghi, dà indicazioni precise che ci fanno capire che lui davvero ci ha messo l'anima in questa lotta. E per me, pensare che persone così che per fare la cosa giusta, si trovano a vivere o meglio a non-vivere sempre sotto scorta, sempre con la paura del chissà cosa potrebbe succedere, mi fa salire una grande amarezza. Lo fanno perché pensano che sia giusto combattere pur sapendo tutte le difficoltà cui vanno incontro, non so quanti di noi sarebbero disposti a rinunciare alla loro vita in nome degli ideali, io per prima non so se ne sarei capace. Per cui a queste persone va tutta la mia stima e il mio immenso grazie per quello che fanno.
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Non sbaglia un colpo!
Non posso credere di aver già finito di leggere questo libro... E ora quanto dovrò aspettare per il prossimo?
Queste sono le prime parole che ho pensato appena ho finito di divorare "La via del male". Non c'è nulla da fare, la scrittura della Rowling si riconosce di lontano: il suo stile fluido, la sua bravura nell'alternare elementi macabri a studi introspettivi, insomma la sua forza nel tenerti incollato fino all'ultima pagina. E anche questa volta non delude, anche se devo ammettere che fra i tre di Galbraith questo al momento è quello che mi è piaciuto un pochino meno: pur essendo un ottimo libro, concordo con chi ha detto che manca un qualcosa, un po' di suspense forse. Resta comunque un ottimo thriller da leggere trattenendo il fiato fino all'ultima riga.
Robin e Cormoran sono ormai entrati nei nostri cuori: lui coi suoi modi di fare molto rudi, che però nascondono un gran cuore, lei con la sua forza e determinazione che celano una grande fragilità interiore (e qui scopriamo anche perché). Vengono descritti e caratterizzati così bene, che ormai ci sembra che siano vecchi amici che conosciamo da sempre, ed anche questo è un punto a favore dell’autrice.
Il thriller, così come i due precedenti, non è strutturato su elementi scientifici e tecnologia, ma è un giallo alla vecchia maniera, basato su indizi, su parole dette qua e là che poi sta al lettore rimetter insieme, un giallo alla Agatha Christie insomma.
Anche secondo me il finale è un po’ troppo frettoloso, avrei gradito qualche spiegazione in più, soprattutto visto anche la trama del libro. Lo consiglio comunque, e rimango in fremente attesa del prossimo!
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mi mancano Lizzy e Darcy!
Ovviamente una super appassionata di Orgoglio e Pregiudizio come me, non poteva perdersi un eventuale sequel del suo libro preferito. Altrettanto ovviamente ero consapevole del fatto che non sarebbe mai stato all'altezza dell'originale e infatti così è stato.
E' un buon libro, si vede che l'autrice si è data da fare per ricreare al meglio l'atmosfera e i luoghi dell'epoca, però non è colpa sua se questa Elizabeth e questo Darcy non hanno quel brio, quel feeling e quell'arguzia di dialoghi che hanno nell'originale: di Jane Austen ce n'è una sola.
La storia è carina, è un libro che si legge bene, scorrevole e con una trama interessante anche se a tratti scialba: alcune situazioni vengono poco approfondite, ad esempio per quanto riguarda Wickam. E soprattutto il suo difetto peggiore è che è impossibile non fare paragoni con l'originale.
Resta un libro carino ma sicuramente non all'altezza dell'altro.
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guardiamo la vita con ironia
Ho sentito molto parlare di questo libro tanto che non ho potuto non leggerlo. E' una trama molto originale e carina, la cosa che mi ha colpito di più è che non è il classico libro sul tradimento: storie di corna, moralismi e sesso, anzi! E' una storia raccontata in modo ironico e sarcastico, che invece che far vedere il lato sordido, mette in luce i lati positivi e soprattutto il fatto che nonostante tutto e tutti, stiamo parlando di una storia d'amore.
Non fraintendetemi: non è un libro che punta a giustificare i tradimenti, o a dire che è cosa buona e giusta: tant'è che troviamo la figura del padre che fa un po' la voce della ragione (pur comportandosi lui molto peggio del figlio), però lo fa appunto sempre in maniera leggera. Sicuramente è una storia che ti offre un punto di vista diverso dal solito e tutt'altro che banale.
La cosa che sicuramente ho apprezzato di più è lo stile in cui è scritto il libro, ironico, divertente, riesce sempre a strapparti un sorriso. Al contrario non ho apprezzato alcune parti del libro che mi sono sembrate divagazioni un po' inutili o riflessioni un po' ridondanti. Merita sicuramente leggerlo!
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Non male, ma si può fare di più!
Ecco un libro a cui facevo la caccia da tempo, finalmente ho avuto modo di leggerlo e devo dire che non sono rimasta delusa ma neanche molto entusiasta.
E' un thriller prettamente al femminile, raccontato tramite le voci di Megan, la vittima, Anna, la nuova moglie di Tom, e Rachel, la ex moglie nonché vera protagonista del romanzo. Rachel è una donna che ha avuto delle grosse delusioni dalla vita, per fuggire alle quali si è rifugiata nell'alcolismo: la sua vita è distrutta, matrimonio in pezzi, ha perso il lavoro ma soprattutto ha perso se stessa dato che non riesce più a mettersi in piedi. E' un po' una anti eroina così autodistruttiva com'è, tuttavia è anche il personaggio a mio parere più simpatico e più riuscito.
E' difficile poter raccontare per bene la trama senza fare troppo spoiler, dico solo che secondo me è un thriller che si legge bene, magari non è particolarmente impegnativo o con un intreccio impossibile, ma offre un interessante punto di vista diverso dal solito. Adesso sono curiosa di vedere come sarà il film.
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c'è fame in te, Clark!
Premessa prima di iniziare: assolutamente niente a che vedere con "Io prima di te".
Bisogna scordarsi di tutte le emozioni provate e le lacrime versate con l'altro libro, capire che sì, stiamo sempre parlando di Lou, ma è una storia completamente diversa. Tutti noi abbiamo fantasticato su come sarebbe stata la sua vita "dopo", avrebbe girato il mondo come le aveva suggerito lui? Avrebbe imparato a prendere le occasioni al volo? Adesso possiamo scoprire che 18 mesi dopo la morte di Will, Lou ancora soffre. Finge di essere andata avanti, si è comprata casa, ha trovato un lavoro, ma in realtà è ancora bloccata nel suo dolore che non le permette di vivere davvero.
La sua vita è piatta e totalmente senza senso, finché non compaiono due figure nuove e completamente inaspettate: la figlia sedicenne di Will, un'adolescente problematica che piomba nella sua vita fino a stravolgerla, e Sam, un paramedico che piano piano farà breccia nel cuore di Lou.
Il libro racconta dunque la nuova vita di Lou, le nuove responsabilità a cui va incontro, il suo tornare piano piano a vivere, ovviamente è completamente diverso dal precedente ma è anche giusto così. Non avrei potuto sopportare di leggere una brutta copia di un libro che ho molto amato.
I personaggi che già conoscevamo, sono cresciuti, sono andati avanti, è sicuramente una storia meno sentimentale dell'altra, ma anche qui riesce a trasmetterci emozioni: la difficoltà di tornare a vivere, di convivere coi ricordi, l'accettare che le cose sono cambiate e non si può farci nulla.
Se proprio devo fare una critica, devo dire che nel finale diventa un po' scontato e smielato, però nell'insieme consiglio la lettura.
E ancora adesso sono qui a fare il tifo per Lou: ce la farà, troverà il suo posto nel mondo e finalmente potrà VIVERE.
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La vita a Brooklyn nei primi del '900
Ho scoperto questo libro su consiglio del circolo di lettura. Devo dire che in un primo momento non mi ha entusiasmato, anzi l'ho trovato un po' noioso. Poi invece piano piano sono entrata nel vivo del racconto, o meglio sono entrata nella vita di questa famiglia e mi sono appassionata alle loro vicissitudini.
La storia ruota intorno alla famiglia Nolan, in particolare alla figlia Francie, ragazzina molto intelligente ma anche molto solitaria. Ci sono poi il fratello Neeley, la madre Katie una donna forte ma anche un po' rude, e infine il padre Johnny un uomo molto sensibile e allegro, a cui Francie è molto legata pur sapendo che lui è un ubriacone.
La famiglia ha origini irlandesi ma i bambini, così come anche i genitori, sono nati e cresciuti a Brooklyn e qui c'è tutto il loro mondo: inoltre questo per loro è motivo d'orgoglio in quanto possono dire di essere in tutto e per tutto americani. Purtroppo per loro dovranno fare i conti con la miseria, la povertà, l'ubriachezza del padre: ma tutto ciò li aiuterà a crescere più forti e a sapersela cavare nella vita.
Il libro non racconta niente di particolare, ma proprio il fatto di descrivere in modo così attento e profondo la vita di tutti i giorni lo rende un libro speciale, infatti quello che traspare è un racconto molto realistico con dei personaggi che sembrano davvero persone che potresti conoscere. La scrittura è semplice, senza troppi fronzoli, magari un po' prolissa in certe parti ma non risparmia alcune stoccate di ironia che fanno sorridere.
Alla fine mi è dispiaciuto salutare questi "amici", in particolare Francie per la quale non possiamo che fare il tifo e augurarle il meglio che la vita possa offrirle!
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Segreti dell'aristocrazia inglese
Tutto ruota intorno alla famiglia Hartford e in particolare al legame che c'è fra i tre fratelli: David, Emmeline e Hannah.
La storia è raccontata dal punto di vista di Grace, che appena quattordicenne, inizia a prestare servizio presso Riverton Manor, fino a diventare col passare degli anni cameriera personale di Hannah. Adesso Grace è molto anziana, ha vissuto una vita piena e soddisfacente e sente il bisogno di liberarsi la coscienza e raccontare la sua vita a Riverton Manor e in particolare ciò che successe realmente quella fatidica notte, quando il poeta R.S. Hunter decise di togliersi la vita durante una festa alla villa proprio davanti alle due sorelle.
Come tutti i libri della Morton, la parte storica è raccontata con grande minuzia di dettagli, i personaggi sono così ben delineati da sembrare persone vere, ma soprattutto la trama è così ben strutturata da tenerti incollata fino all'ultima pagina. I segreti, i sensi di colpa, il non detto si trovano dalla prima all'ultima pagina.
Ho cercato in tutti i modi di protrarre la lettura, così da rimandare il momento in cui avrei finito il libro: accettare di dovermi separare da questi personaggi, da questa storia non è stato facile. Brava Kate Morton, non vedo l'ora di leggere altri suoi libri!
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a volte l'amore finisce e basta
Questo libro per me ha avuto due facce: una che mi ha colpito e che ho molto apprezzato, un'altra invece che non mi ha convinto molto, ma nell'insieme è un libro che consiglierei di leggere.
Francesca è una donna che vive per il suo lavoro, fare la editor è la sua passione nonostante un capo che la sfrutta e che non la stima come dovrebbe. A casa l'aspetta Edoardo, il suo fidanzato da 6 anni, un uomo dolce e sensibile, che non la contraddice mai e vuole compiacerla sempre, insomma un uomo perfetto. Forse troppo perfetto, tanto che Francesca si sente soffocare da questa relazione che non le dà più nessuna emozione: lei vuole molto bene ad Edoardo ma come ad un amico. Allo stesso tempo il fatto di aver avuto un'infanzia travagliata a causa dei problemi depressivi della madre, la spinge a voler rimanere con Edoardo che è comunque una persona solida, un pilastro a cui potrà sempre appoggiarsi nei momenti del bisogno.
Così mentre Francesca è in questo impasse della sua vita, succede che Il suo capo le affida un compito molto arduo: accompagnare uno scrittore tanto famoso quanto capriccioso, nella scrittura di un romanzo per puntare a vincere il premio Strega, in gioco c'è la sua promozione finalmente. E da questo momento in poi la monotona e piatta vita di Francesca verrà sconvolta completamente...
Mi è piaciuta molto la parte in cui viene descritta la vita di Francesca: lo stress per il lavoro, la monotonia, i problemi in famiglia e col fidanzato, insomma la vita di molti di noi, ma anche la parte dedicata ai suoi dubbi sul futuro di coppia: Francesca sa di non essere felice così, però nello stesso tempo ha paura di perdere quello che ha e rimanere sola, e così invece che affrontare i problemi, fa sì che questi si accumulino fino a che alla fine non scoppia. La scrittrice riesce a tratteggiare questa parte in modo molto delicato ma allo stesso tempo realistico, non si può non provare empatia per Francesca. Ho apprezzato molto anche il fatto che il romanzo non si soffermi solo su questo tema ma ne affronti anche altri molto attuali: la depressione della madre, lo stalking subito dall'amica per esempio.
Quello che invece non mi ha convinto sono alcuni episodi che sono stati messi lì solo a servizio della trama, ma che a mio avviso minano la credibilità del romanzo: ad esempio il viaggio a Parigi, il matrimonio lampo dell'amico, giusto per citarne un paio, fanno molto commedia rosa americana, ma per come è impostato il resto del libro se ne poteva fare a meno.
Concludendo è sicuramente un libro che consiglio, perché comunque affronta temi importanti ma lo fa in modo leggero, probabilmente proprio per lo stile di scrittura della Bosco: ironico e simpatico, e soprattutto perché è realistico in quanto crea personaggi e situazioni in cui tutti ci possiamo riconoscere.
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Che ansia!
Mi dispiace dover dissentire dalle precedenti opinioni ma questo libro non mi ha convinta per niente. Generalmente i thriller psicologici mi piacciono, ma in questo caso oltre ad un forte senso di ansia e inquietudine, non mi ha trasmesso altro.
La trama ruota attorno a questa famiglia distrutta dopo aver perso una figlia, trauma che ha sconvolto tutti ma in particolare l'altra figlia, gemella della deceduta. La bambina inizia ad avere delle crisi di identità, si identifica nella sorellina morta tanto che alla fine manda in crisi anche i genitori: quale gemella è morta? Quale è sopravvissuta?
Come se non bastasse, la famiglia lascia Londra per un'isola sperduta delle Ebridi, dove non c'è niente a parte tanto vento e maltempo. E qui si consuma l'ennesimo dramma...
Ho trovato la trama poco convincente in alcuni punti, che sono poi quelli fondamentali attorno a cui ruota la storia: davvero i genitori non sanno quale bambina sia quella morta? E soprattutto: era davvero necessario andare a stare in un posto così isolato e spettrale? Dalle pagine del libro traspare tanta ansia e inquietudine, forse troppa, tant'è che a parte questo, il libro non mi ha lasciato nient'altro. I personaggi stessi mi hanno lasciato un po' perplessa, la madre in particolare mi è sembrata sin da subito un po' pazza.
Decisamente tra me e questo libro non è scoccata la scintilla, spero di ricredermi in futuro su questo autore.
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Rieccoci in un'aula giudiziaria
Riecco Mickey Haller, fratellastro di Harry Bosch e noto avvocato difensore di LA. A differenza del fratello che è un buono che si batte per la giustizia, Haller è però un personaggio più ambiguo, è disposto a difendere anche i personaggi più loschi, e non gli importa che siano anche la peggior feccia, gli importa solo di essere più furbo e più bravo, così da tirarli fuori dal carcere. Proprio questo suo atteggiamento non gli fa godere di molte amicizie e simpatie, anche sua figlia e la sua ex moglie si sono definitivamente allontanate da lui. Haller si trova quindi in questo momento un po' difficile della vita, dove si trova ad affrontare e a dover fare i conti con il suo personale dio della colpa.
Proprio mentre si trova in questa situazione personale precaria, ecco che gli capita un caso di un ragazzo accusato di omicidio che pare davvero innocente, che sia la sua occasione di riscatto? A intricare ulteriormente le cose, si scopre che la vittima è una sua vecchia cliente, una prostituta con problemi di droga. Nel dimostrare l'innocenza del suo cliente, Haller scoprirà un vero e proprio vaso di pandora, si va a ritrovare un vecchio caso e a coinvolgere personaggi al di sopra di ogni sospetto, e più si avvicinerà alla verità, più metterà a rischio la sua vita e quella di chi gli sta accanto.
Si tratta di un vero e proprio legal drama, ambientato nelle aule di un tribunale tra strategie, trucchetti e testimonianze varie. La trama parte un po' in sordina, ma poi diventa sempre più interessante e intrigante. Sarò ripetitiva lo so, ma Connelly è una certezza, con lui non si sbaglia.
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Lui voleva ucciderti, ma tu non lo farai
Tutti noi siamo rimasti colpiti dalla incredibile e triste storia di Alessia e Livia, le due gemelline portate via dal padre, il quale non si sa bene cosa abbia fatto di loro prima di farsi investire da un treno in Puglia. Quello che in particolare mi ha sempre colpito di questo caso è la freddezza e allo stesso tempo la crudeltà di cui quest'uomo è stato capace per organizzare una cosa simile. Va bene essere psicorigido, maniacale, avere evidentemente qualche turba mentale, ma come si può arrivare a tanto solo per far del male del male alla persona che ti ha lasciato? Certo, non sarebbe il primo purtroppo che uccide i propri figli, ma lui è stato capace di fare di più: ha condannato questa donna a dover sopravvivere non solo con l'assenza delle figlie, ma anche con il non sapere che fine hanno fatto davvero. E ha fatto tutto ciò con una incredibile freddezza e attenzione, anche se leggendo queste pagine ci rendiamo conto che forse qualche traccia poteva anche esserci, ma le indagini non sono state molto approfondite da parte delle autorità svizzere.
Non voglio essere ipocrita, ma mi sono sempre chiesta: come farà questa donna ad andare avanti? Si ucciderà anche lei? Ho letto con piacere queste pagine che parlano di lei, del suo coraggio e della forza che ha trovato per continuare a vivere, della grande umanità che mostra nonostante tutto, ma anche della rabbia che traspare da alcuni passaggi (soprattutto quelli relativi alle indagini), rabbia che ovviamente ha trasmesso anche a me che leggevo.
Mi ha anche stupito come riesca a parlare di Mathias, l'uomo che le ha letteralmente distrutto la vita, in modo anche piuttosto distaccato, senza vomitargli addosso tutto l'odio che si meriterebbe. Parla poco di Alessia e Livia, almeno direttamente, ma la loro presenza si percepisce in ogni pagina del libro così come loro sono sempre presenti in ogni giorno della vita della madre, la quale è comunque piuttosto realistica sulla sorte delle bambine, ma ha comunque la speranza che chissà...
E' un libro delicato, che dice tanto senza mai passare il limite, cosa c'è di più difficile di sopravvivere all'assenza?
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Se amate il buio oltre la siepe, non leggetelo!
Pur avendo sentito di opinioni negative riguardo questo libro, ho voluto comunque provare a leggerlo: non avrei dovuto farlo!
Tutto quello che avevo amato ne "il buio oltre la siepe": la bontà e la forza dei sentimenti dei due bambini, il profondo senso di giustizia di Atticus, il grande rispetto che lega le persone della famiglia e che traspare anche verso gli altri è molto forte, in questo seguito non si ritrova niente di tutto ciò ed è una cosa che mi ha completamente deluso. I personaggi hanno perso i loro ideali, sono stati travolti dalle circostanze e dagli eventi della vita, il che li ha resi più meschini e cinici, orientati a voler trovare il loro tornaconto a tutti i costi anche mettendo da parte loro stessi e ciò in cui prima credevano.
L'unica che non è cambiata è Scout che infatti, tornata a casa dopo un periodo trascorso a New York, non riconosce più nessuno dei suoi cari né la città in cui vive, e ciò toccherà il culmine con una brutta litigata col padre.
Quello che vorrei fare ora è far finta di non aver letto questo libro, fare un reset totale, cosa che non sarà difficile visto e considerato che non mi ha lasciato nulla. Voglio ricordare Scout, Jem e soprattutto Atticus combattivi, buoni e giusti, così come lo sono nel Buio oltre la siepe e pensare che anche in un eventuale prosieguo della storia siano rimasti sempre così.
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ELOGIO DELLA PAZZIA E DEI MEDIA
Rispetto a quello a cui ci aveva abituato Carrisi fino a questo momento, storie molto cruente e anche un po' macabre con serial killer disturbati, qui sembra invece affrontare una trama più concreta e reale.
Siamo in un paesino di poche anime rinchiuso su una montagna dimenticata da tutti, dove tutto ruota intorno alla confraternita e alla miniera, ecco che un giorno una ragazzina di 16 anni scompare nel nulla. Cosa è successo ad Anna Lou? E' una ragazzina modello, ancora molto infantile, n quel paesino dove tutti sanno tutto, com'è possibile che nessuno si sia accorto del suo rapimento? E' così che viene mandato a indagare Vogel, un agente di tutto rispetto (a parte quell'ultimo caso che lo perseguita) ma che usa dei metodi alquanto dubbi. Trovare il colpevole passa per lui in secondo piano, al primo posto ci sono i media: come un vero e proprio regista, Vogel sa come sfruttarli al meglio, come catturare l'attenzione del pubblico, come e quando piazzare dei colpi di scena studiati a tavolino e lo scopo finale è quello di mitizzare la propria figura.
Ed è qui che nel lettore sorge un dubbio spontaneo: l'agente Vogel così preso da questo vortice dei media, sarebbe pronto anche a falsificare le prove e a sacrificare un innocente pur di realizzare i suoi scopi ed ottenere uno share più alto in tv? Il professore accusato del rapimento, è davvero il mostro che si vuole fare credere o è solo una vittima di questo circo mediatico studiato ad arte?
L'argomento trattato è sicuramente molto attuale: questa spettacolarizzazione del crimine, la morbosità del pubblico nel voler conoscere anche i più piccoli dettagli, e l'accanimento che ne consegue sono ormai pane quotidiano di molti talk show e contenitori pomeridiani. Presentatori e "giornalisti" che speculano sulle morti e sul dolore altrui, presunti colpevoli che vengono messi alla gogna mediatica, e se proprio quest'ultimi che ci vengono spacciati per carnefici e mostri fossero realmente innocenti? Si tratta comunque di vite rovinate sia le loro che delle loro famiglie e tutti noi in fondo dovremmo sentirci un po' colpevoli di questo.
Oltre al forte potere dei media, quello che colpisce è anche l'alone di pazzia che circonda i vari personaggi: Vogel appare come un personaggio molto discutibile e strano, il vero colpevole ci stranisce per il movente assurdo, ma colpiscono anche i segreti di altri personaggi secondari e assolutamente fuori da ogni sospetto.
Molto originale il finale, come originale è tutto il punto di vista da cui è raccontato il libro. Bravo Carrisi, hai fatto ancora centro!
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Tutti hanno dei segreti
Leggere questo thriller all'inizio ti spiazza: il libro è raccontato secondo più punti di vista e in un primo momento queste sembrano tutte storie scollegate fra loro. C'è Molly, giornalista ex avvocato, che esce da una grande depressione dovuta alla perdita della figlia non ancora nata, Sandy, una ragazzina intelligente e sveglia che vive nei quartieri popolari con una madre problematica e infine Barbara, una donna che vuole mantenere stoicamente la facciata di essere una madre perfetta in una famiglia perfetta e fa di tutto per nascondere i problemi. Le tre donne abitano a Ridgedale, cittadina tranquilla dove non succede mai nulla, così tutti si sentono coinvolti quando un giorno viene ritrovato il corpo di una neonata morta, o meglio uccisa e proprio Molly viene incaricata di seguire il caso, cosa che non si rivelerà facile per lei dato il suo recente passato. Ed è così che quelle storie che in un primo momento parevano slegate fra loro, piano piano iniziano a legarsi, con lo scorrere delle pagine tutti i nodi vengono al pettine e le bugie di tutti verranno scoperte...
Il filo conduttore di questo libro sono le bugie, tutti mentono, tutti hanno dei segreti, chi piccoli chi grandi, segreti che la gente si tiene dentro a volte anche per anni, ma che alla fine vengono fuori prepotentemente con la forza del senso di colpa. Ma c'è anche tanta ipocrisia, la necessità di voler mostrare a tutti i costi che va tutto bene, che si è perfetti ed invece, come sempre in questi casi, è proprio lì che si celano i segreti peggiori.
L'autrice, che già mi aveva molto colpito con "La verità di Amelia", è da tenere d'occhio: sa scrivere thriller intriganti ma mai banali, con trame originali che sanno come tenerti col fiato sospeso.
Le bugie degli altri è un libro tormentato e inquietante, ma è proprio questa complessità dell'intreccio con le varie storie che si susseguono, che cattura il lettore pagina dopo pagina fino a voler scovare tutte le bugie e scoprire finalmente quale verità si cela nascosta fra le mura di case perfette di una tranquilla cittadina americana. Una verità che ovviamente è sorprendente e sconvolgente allo stesso tempo, ma che ha il potere di liberare le coscienze di molti.
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Un romanzo fresco e giovanile!
Premetto che di solito non è il mio genere di libri preferito, ma ho ricevuto questo libro dalla Newton Compton, mi son detta "leggiamolo!" e devo dire che ne sono rimasta sorpresa.
Il libro è assolutamente ben scritto, non è il classico rosa, ma un romanzo che tocca tanti argomenti anche profondi e ti aiuta a riflettere su certe cose. La cosa che mi ha colpito di più è l modo con cui sono descritti i personaggi, in particolare Mia, li fa sembrare così reali con le loro debolezze e i loro errori, tanto che ti sembra di conoscerli da sempre.
E' una storia semplice, fresca e giovanile ma allo stesso tempo profonda, vi consiglio di leggerla. Io invece spero di leggere presto altro di questa autrice!
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tu non la conosci nemmeno un po'
Questa è la storia di una famiglia perfetta: i genitori, entrambi medici affermati, tre figli modello, un cane, insomma la tipica famiglia del Mulino Bianco. Non fosse che una sera, dopo una recita scolastica, la figlia quindicenne non torna a casa e da questo momento ogni certezza inizia a sgretolarsi.
Questa terribile situazione che vive la famiglia fa venire fuori tutti i segreti, tutti gli altarini, tutte le bugie che hanno costruito la facciata della famiglia perfetta vengono scoperte fuori piano piano fino ad arrivare a distruggere l'intera famiglia.
Il dramma peggiore è vissuto dalla madre, la quale si rende conto di non conoscere per niente i suoi figli, in particolare la ragazza, tanto da arrivare a colpevolizzarsi per il fatto di fare un lavoro impegnativo. "Se fossi stata una madre più presente, Naomi sarebbe ancora qui?" Questo dilemma interiore la porterà a rimettere in discussione tutta la sua vita, a non volere arrendersi davanti a niente, vuole riportare la sua bambina a casa.
Più che le indagini proseguono, più sembra che l'allontanamento della ragazza sia volontario, questo da una parte "calma" in parte la donna, ma dall'altra la fa sentire ancora peggio come madre, una madre così superficiale da non essersi accorta di nulla.
Il finale come in tutti i thriller che si rispetti, rimette tutto in gioco, ti fa tenere il fiato sospeso fino all'ultimo per poi sorprenderti in pieno. Senza fare spoiler, dico solo che mi sarebbe piaciuto che descrivesse il perché di una tale drastica scelta.
Il ritmo è incalzante, i personaggi si scoprono piano piano col proseguire della narrazione, la cosa che mi ha colpito di più sono le emozioni (e in certi punti anche la mancanza di esse) che ti fa vivere in modo angosciante la storia. Da leggere, non vi deluderà.
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Particolare
E' il primo libro che leggo di Sepulveda, per cui non conosco il suo stile né il suo modo di scrivere. Diciamo che in generale questo non è decisamente il mio genere: preferisco i libri belli corposi, dove una storia viene articolata e descritta dall'inizio alla fine, dove i personaggi assumono una personalità. Tuttavia questo libro non mi è dispiaciuto: è particolare sia nella trama che nello sviluppo della stessa. Si legge in poche ore data la brevità, tanto che lo definirei quasi un racconto lungo e in quanto tale ovviamente assume caratteristiche diverse da quelle di un libro. Il punto forte è appunto la particolarità della trama, questa storia che non ti aspetti ma che alla fine riesce comunque a strapparti un sorriso amaro.
Se avete un paio di ore libere, dategli una lettura: non saranno due ore perse.
Che confusione!
Pensavo di essere io a non averci inteso nulla perché magari non avevo letto il libro con sufficiente attenzione, invece leggendo altre recensioni qua sotto mi rendo conto che è un mal comune, e questo vuol dire solo una cosa: è un problema del libro!
Come ha già detto qualcuno la quarta di copertina inganna: sembrava che fosse chissà che thriller avvincente, e invece è un guazzabuglio di storie mezze abbozzate, cose non dette e lasciate all'immaginazione del lettore, nulla di lineare e concreto (a meno che non si legga nella mente dello scrittore).
I personaggi sono al limite del grottesco: va bene raccontare delle miserie della vita, ma così francamente mi pare troppo. Ogni pagina mette sempre più allegria...
Consiglio: se potete evitatelo!
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non mi ha colpito!
Sarà che ho avuto poco tempo per i libri, diamo la colpa al fatto che ho dovuto leggerlo a pezzi e bocconi, ma questo romanzo non mi ha trasmesso granché.
La trama avrebbe potuto essere piú interessante, secondo me viene dato poco spazio a questi "ricordi", è tutto molto incentrato su Mel e i suoi dubbi, il tutto inframezzato da lunghe e (noiose) descrizioni. Per renderlo davvero interessante si sarebbe dovuto dare più spazio alla vita di Pearl, e a quello che lei aveva potuto lasciare in quella casa e in quei luoghi.
Oltre a una trama prevedibile e piatta, neanche i personaggi mi hanno lasciato il segno: poco profondi e stereotipati.
Insomma sono arrivata in fondo perché non è mia abitudine non finire i libri, spero sempre in qualcosa che mi faccia cambiare opinione ma devo dire che in questo caso la mia idea è stata soltanto confermata in negativo.
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Amelia si è suicidata davvero?
Un bellissimo thriller psicologico che indaga sui problemi che affliggono gli adolescenti di oggi e sul rapporto madre-figlia. Kate, una donna in carriera che ha cresciuto da sola la sua unica figlia quindicenne Amelia, è sconvolta dallo scoprire che la figlia sembra essersi suicidata lanciandosi dal tetto della scuola dopo essere stata scoperta a copiare un compito. A Kate crolla il mondo addosso, non crede all'idea del suicidio, e questa sua convinzione viene rafforzata sempre più quando inizia a ricevere messaggi anonimi che le dicono che Amelia non si è buttata. La donna affianca il detective nelle indagini e scopre cose che neanche immaginava sulla vita della figlia, e più va avanti più si le sembra di non conoscerla veramente. E' stata una cattiva madre? Se fosse stata più presente Amelia sarebbe ancora con lei? Ma soprattutto: Amelia era davvero così sconvolta da buttarsi o le cose sono andate diversamente?
Il libro è molto scorrevole, alterna capitoli dal punto di vista della madre, dove possiamo seguire le sue ricerche nel voler trovare la verità, e altri raccontati in prima persona da Amelia, dove invece seguiamo la sua vita prima di quel giorno. Inoltre si trova anche parti di conversazioni via chat o sms, o post su Facebook, il che rende il libro molto attuale ma anche più realistico, Amelia sembra infatti una ragazza che tutti noi potremmo conoscere.
E' una storia che mi ha colpito molto: si descrive in maniera molto realistica quanto possa essere grave il problema del bullismo, come sia facile per una persona più debole diventare oggetto di mira del gruppo, e come questo possa riuscire in maniera fine e ossessiva a distruggere una persona, a farla sentire una nullità, fino forse anche a spingerla a gesti estremi.
Colpisce anche Kate, non possiamo non immedesimarsi in lei, nel dolore che prova ma anche nei sensi di colpa che prova: quanti di noi a volte si fanno assorbire fin troppo dal lavoro? E se facendo così la nostra vita ci sfuggisse di mano?
E' un libro che va letto sia per la storia avvincente e ben strutturata, ma anche per i temi importanti che affronta e per il modo in cui lo fa. Spero di leggere presto un altro libro di questa scrittrice.
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Mi aspettavo di più!
Premessa: Selvaggia Lucarelli mi piace molto, la seguo sempre sui social e la ritengo una persona molto sagace, capace di passare in un attimo dallo scrivere un pezzo dissacrante, a trattare un argomento molto più serio con grande sensibilità.
Ecco perché probabilmente avevo aspettative molto alte su questo libro: mi piace il suo modo di scrivere, mi piace come tratta i temi, il gioco è fatto! Invece sono rimasta in parte delusa.
La trama è molto autobiografica: Viola alias Selvaggia, è un'opinionista famosa e con una certa fama di "mettere in riga" gli uomini, vive con suo figlio Orlando, che rappresenta realmente il figlio della scrittrice, un bimbo molto sensibile e per certi versi molto diverso caratterialmente dalla madre. Leggendo il libro vediamo le difficoltà di Viola di vivere una vita da madre single, lavoratrice, non molto fortunata con gli uomini e che deve convivere col personaggio che di lei appare in tv. Viola uscirà con uomini molto particolari, che rispecchiano in gran parte i difetti di molti uomini oggi, le capiteranno momenti esilaranti, per non parlare degli interventi che fa in tv nella trasmissione di una certa Giusy Speranza (Barbara D'Urso vi dice niente?), queste sono le parti migliori del libro, tutto il resto secondo me fatica un po' a decollare.
Per quanto riguarda lo stile di scrittura è il suo: molto sarcastico, ironico, e infatti troviamo appunto sketch ed episodi davvero molto divertenti, il tutto però è inframezzato da parti descrittive o riflessive molto lunghe e anche un po' pesanti, sono sincera. A mio parere, è come se avesse voluto fare un libro leggero e divertente ma allo stesso tempo in qualche modo "profondo" per sottolineare i difetti della società di oggi e delle difficoltà che lei incontra, ma il risultato non è dei migliori. Diciamo che se avesse tagliato un po', e scritto lo stesso romanzo con la metà delle pagine, probabilmente sarebbe stato meglio!
Si può fare meglio
Alla domanda se questo libro mi è piaciuto, la risposta giusta sarebbe nì. L'idea di fondo secondo me è molto buona e originale, ma non mi è piaciuto come poi è stato sviluppato il tema.
Lisa è una donna oberata dal lavoro, dalla famiglia e dai problemi economici, la sua vita non è assolutamente perfetta ma lei fa quel che può, finché un giorno succede l'impensabile: la figlia della sua migliore amica, una donna perfetta, scompare nel nulla proprio mentre dovrebbe essere sotto la sua custodia. E' l'inizio di un incubo e Lisa per alleviare i suoi sensi di colpa, promette che farà di tutto per ritrovarla. Fin qui ci siamo, la trama sembra interessante, i primi capitoli scorrono bene. Poi però il libro invece che concentrarsi su questo punto, si concentra su Lisa e la sua vita, lei che si barcamena tra il lavoro e i problemi familiari, lei che fa scelte molto discutibili giustificandosi con "scusa, ma ero ubriaca", sempre lei che si imbatte per caso in indizi e diventa la protagonista principale anche in altri episodi: il fatto del cane, il tentato suicidio dell'amica. Per quanto riguarda il resto della famiglia: il marito è molto presente, anche se non mi ha lasciato il segno anche perché secondo me ha reazioni poco realistiche (specialmente in un momento particolare, ma non voglio fare spoiler); i figli maschi vengono a malapena accennati ogni tanto, la figlia femmina, per cui mi sarei aspettata una presenza maggiore dato che era la migliore amica della ragazzina scomparsa, compare giusto in un paio di capitoli mentre sarebbe stato interessante vedere più da vicino la sua reazione in tutta questa vicenda.
Per quanto riguarda il finale, a un certo punto del libro l'autrice mette ben in evidenza degli indizi macroscopici, a quel punto indovinare come va a finire non è difficile, ma in questo modo ti rovina anche la sorpresa.
In conclusione secondo me l'autrice ha perso di vista il punto focale del libro, si è concentrata su Lisa ma un tema così intrigante poteva dare spunti più interessanti e venire fuori una storia più articolata. A mio parere ha perso un'occasione!
La potenza del gruppo
Maledetta primavera per me è stata una sorpresa, un romanzo che mi ha conquistata per la freschezza della storia e il modo in cui era scritta. Io non sarò come voi è il secondo romanzo di Cammilli e per certi versi ha molte somiglianze col primo: lo stile è lo stesso, e a me francamente piace questo continuo saltare da un punto di vista all'altro, ma ci sono molte somiglianze anche nei personaggi. Caterina è Carlotta di Maledetta primavera, bella e invidiata da tutti, in Osvaldo ho visto molto Fabrizio Montagner, un personaggio sfigato, sognatore ma in fondo molto buono, e poi c'è Fabio anche lui per certi versi ricorda Fabrizio.
La storia si svolge in un paesino di provincia, dove vivono degli adolescenti annoiati che per passare il tempo finiscono a drogarsi e a fare molte altre scelte discutibili come gettare i sassi dal cavalcavia, anche se molti di loro non condividono queste cose, le fanno lo stesso per non passare da sfigati, per sentirsi accettati "dal gruppo", e soprattutto perché chi dice NO dovrà subire una dura lezione. In questo contesto vive Fabio con i suoi amici, lui è un normale diciassettenne che vive tutti i tormenti dell'adolescenza, è un ragazzo buono che però si fa troppo trascinare dagli altri, ed è profondamente innamorato di Caterina, una ragazza ricca e bellissima della zona,che invece è una ragazza indipendente che sa tenere testa agli altri. In parallelo seguiamo anche la storia di Osvaldo, fratello di Caterina il quale ritorna a Lido di Magra dopo essersene andato molti anni prima a causa di una delusione amorosa (proprio con la sorella di Fabio!). Osvaldo è un ragazzo sfigato, gliene capitano di tutti i colori, ma in questa storia cupa secondo me rappresenta un po' il lato buono della medaglia, una persona genuina, che si è sempre comportata bene con gli altri e che prima o poi avrà la sua rivincita dalla vita.
Cammilli riesce a descrivere in modo molto crudo e brutale come dei ragazzi normali possano dal nulla diventare bestie, come sia facile sbagliare ma allo stesso tempo molto difficile rimediare ai propri errori, ma soprattutto come la forza di un gruppo possa esplodere violentemente e senza limiti contro i più deboli. Questa storia è però soprattutto un inno al coraggio di chi non si è chinato al volere del gruppo, di chi ha saputo dire NO pur rischiando la propria vita. Il finale lascia letteralmente di stucco.
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alla ricerca delle proprie radici
Il giorno del suo 21° compleanno, a Nell viene rivelato che la sua famiglia l'aveva adottata dopo averla trovata tutta sola sulla banchina di un porto australiano appena scesa da un transatlantico proveniente dall'Inghilterra, aveva con sé solo un libro di fiabe particolari. In quel momento a Nell cade il mondo addosso, non sa più chi è davvero e l'unico obiettivo della sua vita sarà scoprire la verità. Ci arriverà molto vicina e sarà anche vicina a trasferirsi nel suo paese d'origine per sempre, senonché un giorno si ritroverà a dover accudire sua nipote e tutti i piani salteranno. Molti anni dopo sarà proprio sua nipote, assolutamente ignara del passato della nonna, a mettersi a indagare dopo essere venuta in possesso di un'eredità inaspettata e e scoprirà i segreti che per anni sono stati taciuti e la verità sulle proprie origini.
Il libro è molto bello, la trama è complessa e come piace fare all'autrice è articolata in tre momenti diversi: i primi del 1900 quando sono avvenuti i fatti, 1975 quando Nell inizia a indagare e 2005 quando la nipote scoprirà la verità. Questo metodo coi capitoli alternati magari può sembrare un po' difficile da seguire, in realtà aiuta molto di più a capire come siano andate realmente le cose e a seguire i progressi delle ricerche. La storia è raccontata secondo vari punti di vista, Nell, sua nipote, Eliza Makepeace l'autrice delle fiabe, e questo a mio parere dà modo di conoscere meglio e a fondo i personaggi, si possono sapere i loro pensieri e perché hanno compiuto certe azioni.
Il libro in alcuni punti può risultare un po' prolisso, ma ha sicuramente una trama che prende parecchio, dei personaggi ben delineati e ti mette così tanta curiosità che te stesso non vedi l'ora di sapere la verità.
Quello che mi sento di dire è che quando ci mette lo zampino il destino, nessuno gli può scampare!
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IL DRAMMA DI TANTE PERSONE
La storia, raccontata a due voci quella del padre e quella della figlia, racconta un dramma che ahimè oggi è sempre più comune a tanti genitori e tanti figli: coppie miste in cui il genitore straniero porta via i figli nel proprio paese, impedendo all'altro genitore di vederli, di crescerli, di avere loro notizie, tanto che in molti casi purtroppo se ne perdono le tracce. E' un tema di cui se ne sente parlare sempre più spesso.
Tramite il racconto del padre si viene a conoscenza dell'incredulità da lui provata quando si rende conto che la ex moglie ha portato la bimba con sé in Danimarca, proviamo la stessa impotenza che ha provato lui passando da un tribunale ad un altro, da un assistente sociale ad un altro, ogni volta ritrovandosi con un pugno di mosche in mano e un profondo senso di ingiustizia. In fondo lui chiedeva solo di fare il padre, di crescere la sua amata bimba. Si tratta di un diritto sacrosanto che gli viene negato dalla madre, che con la sua decisione egoista e scellerata, strumentalizza la bimba, negandole a sua volta il diritto di essere figlia.
Dalla parte di Margherita invece leggiamo lo smarrimento che prova quando dopo anni si trova a dover andare a vivere con un uomo che per lei non è un padre, ma soltanto un estraneo che non sa nulla di lei e che la porta a vivere in un paese che lei non ricorda, ma proviamo anche la stessa sofferenza che prova lei nell'aver perso il suo unico punto di riferimento, sua madre.
E' un libro che fa riflettere su una situazione in cui nessuno di noi si vorrebbe mai trovare, il senso di ingiustizia e di impotenza ti fanno davvero innervosire e non vorresti mai provare lo stesso "vuoto nel cuore" che hanno queste madri e padri.
Allo stesso tempo però è anche un libro che ti fa toccare con mano quanto sia dura e difficile in quei rari casi in cui avviene il ricongiungimento, perché a quel punto si tratta di fatto di due estranei che si trovano a vivere insieme, gli anni sono passati, non si può recuperare il tempo perduto e questa nuova vita nonostante il grande desiderio di viverla, presenta molte incognite. Possiamo solo immaginare quali sconvolgimenti interiori possa causare una situazione del genere, soprattutto nei bambini che si vedono strappare alle loro vite e ai loro affetti senza capire perché.
Per quanto riguarda il libro in sé per sé, non mi è piaciuto il finale, ma in generale l'ho comunque apprezzato perché mi ha dato modo di approfondire questo argomento anche sotto certi aspetti che non avevo mai considerato.
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un salto nella Amsterdam del 1686
Ho letto questo libro su richiesta della mia bibliotecaria di fiducia, la quale dopo alcuni commenti negativi da parte di altri lettori, voleva sentire anche un altro parere. Così l'ho iniziato più per fare un piacere a lei che per altro, ma devo dire che si è rivelato una vera sorpresa!
Il libro racconta la storia di Petronella, una diciottenne di campagna, che dopo il declino della propria famiglia, si trova a dover sposare un mercante di Amsterdam. L'arrivo nella sua nuova casa non è dei più calorosi: il marito non c'è proprio, la cognata è fredda e austera, la cameriera sembra che si prenda gioco di lei e poi udite udite, in quella casa vive anche un uomo con la pelle color dell'ebano!
Col passare dei giorni però Nella inizia ad adattarsi, fa amicizia con la cameriera e con l'uomo, piano piano riesce anche ad andare d'accordo con la cognata, ed ha modo di conoscere anche il marito, un uomo affascinante che la tratta come una sua pari, coinvolgendola in conversazioni interessanti ma nulla più. Il marito poi le fa anche un dono molto particolare e prezioso: la miniatura della loro casa. Nella annoiata, contatta il miniaturista per avere altri pezzi da inserire nella casa, ed entra così in un vortice che la risucchierà totalmente: il miniaturista infatti le invia pezzi e personaggi che lei non ha richiesto, oltretutto questi personaggi presentano particolari e caratteristiche che solo chi vive la sua vita molto da vicino potrebbe conoscere, in alcuni casi sembra persino che riesca a predire il futuro. Chi è dunque costui? Come fa a sapere certe cose? Nella ne è assolutamente ossessionata, finché però la vita reale prende il sopravvento: ella verrà a conoscenza dei segreti del marito e della cognata, segreti che potrebbero distruggere la loro tranquilla vita in una città ed un'epoca così bacchettona.
Quando poi il marito sarà accusato ingiustamente e la cognata non potrà intervenire, spetterà a Nella farsi avanti e combattere per la sua famiglia, sostituirsi alle vesti del marito e cercare di risolvere i loro problemi.
Come ho detto, ho letto questo libro quasi controvoglia inizialmente, ma poi la vita di Nella e della sua famiglia mi ha totalmente assorbito e devo dire che lo consiglio assolutamente, perché secondo me vale la pena di leggerlo.
Ci si immerge in un'epoca diversa, un'epoca dove persino mangiare lo zucchero era considerato peccato, un'epoca in cui contano molto più le apparenze e il buon nome che altro. Nella è un personaggio molto realistico: la vediamo passare dalla ingenuità iniziale al tirare fuori le unghie quando le cose si mettono male, il marito è un uomo profondo, la cognata dopo i primi momenti, si impara a conoscerla e capirla, ma anche gli altri personaggi sono ben inseriti e realistici, insomma rendono molto l'idea di quella che doveva essere la vita a quei tempi.
Secondo me, i pareri negativi raccolti dalla mia bibliotecaria sono dovuti al fatto che ancora la mentalità su certi argomenti è molto ristretta, non sono stati capaci di guardare oltre e vedere che in realtà è un ottimo libro che racconta una storia amara ma molto sentita.
Se proprio devo trovargli un difetto: la scrittura al tempo presente, non amo molto leggere libri scritti così, però ecco passate le prime pagine ci si fa l'abitudine.
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la moyes, una bella scoperta
Generalmente non mi piacciono molto i libri incentrati sulle storie d'amore, tuttavia questo è il secondo libro della Moyes che leggo e devo dire che per lei sono disposta a fare un'eccezione.
Jess è una giovane donna con due figli (uno nemmeno suo, ma considerato tale) che si trova a barcamenarsi fra mille lavoretti per far quadrare i conti e garantirgli un tetto sulla testa, come se ciò non bastasse il ragazzo è spesso vittima di bullismo e anche la bimba, seppur sia un genio in matematica, viene spesso presa in giro. Tuttavia Jess non si lascia mai abbattere e più le cose vanno male. più lei cerca di guardare la vita con ottimismo. Ed è un informatico londinese, la sua impresa sta avendo molto successo e lui ha tutto ciò che vuole: soldi, case, auto, donne... Proprio una leggerezza con una di esse, lo metterà nei guai, tanto da ritrovarsi a rischiare di perdere tutto, amicizie comprese. Lui per scappare dai problemi della città, si rifugia nella casa al mare dove lei è la sua donna delle pulizie, così si conoscono.
Per una serie di accadimenti vari, Ed, Jess, i figli e il cane di lei, si ritrovano ad attraversare il paese per portare la bambina a partecipare all'Olimpiade della Matematica, unica occasione che ha per poter frequentare un'esclusiva scuola privata adatta per le sue capacità. Ovviamente il viaggio sarà pieno di una serie di imprevisti che li metteranno a dura prova, li faranno litigare e poi avvicinare, e poi quando tutto sembra andare nel migliore dei modi ecco che succede qualcosa che fa crollare anche l'incrollabile ottimismo di Jess....
Come ho detto non sono una grande amante delle storie d'amore, per cui quello che mi è piaciuto di questo libro non è tanto la trama, ma i personaggi stessi. Ed ci fa un po' pena nella sua ingenuità, ma allo stesso tempo si ha modo di apprezzarne la generosità e il gran cuore, i due ragazzi sono straordinari perchè nonostante tutte le difficoltà in mezzo alle quali sono cresciuti, non sono ragazzi allo sbando, sono invece molto sensibili e premurosi, e poi c'è Jess: non si può non fare il tifo per lei dopo aver visto come si danna l'anima per non far mancare nulla ai suoi figli. L'alchimia che si viene a creare fra questi personaggi, che sembrano quasi persone reali da come sono ben descritti, è il collante del libro, ci si emoziona, ci si affeziona a loro e ci si trova a sperare che una volta tanto le cose gli possano andar bene.
Il messaggio del libro è che anche quando sembra che non possa andare peggio di così, non ci si abbattere e si deve guardare sempre il bicchiere mezzo pieno, nella vita ci sono tante difficoltà e cose brutte, ma quando si è circondati dall'affetto dei nostri cari è più facile affrontare tutto.
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Biancaneve
Dopo "La caduta", romanzo in cui Connelly raccontava le trame politiche che manovrano le persone per ottenere sempre il loro tornaconto, con "La scatola nera" ritroviamo Bosch dedito a un'indagine molto intrigante.
Si tratta di un caso che lo aveva colpito particolarmente: nel lontano 1992 durante la sommossa che colpì Los Angeles per il caso Rodney King, Bosch fu chiamato sulla scena del crimine dove trovò il corpo di una giovane giornalista straniera freddata con un colpo di pistola come una vera e propria esecuzione. Purtroppo l'eccezionalità degli eventi, la violenza che si scatenava ad ogni angolo e le continue chiamate da parte della centrale, fecero sì che Bosch a malincuore potesse dedicarle solo qualche minuto utile appena per raccogliere pochissimi indizi, prima di dover passare alla scena del crimine successiva.
Venti anni dopo Bosch lavora all'unità dei Crimini Irrisolti, a seguito di nuovi controlli viene fuori che il proiettile usato per uccidere la ragazza appartiene ad un'arma che ha ucciso ancora negli anni seguenti. Così nonostante la contrarietà dei superiori che non vogliono che prosegua le indagini perché si trattava di una ragazza bianca, Biancaneve appunto, e nonostante il suo superiore cerchi di mettergli i bastoni fra le ruote denunciandolo persino agli Affari Interni, il detective Bosch non si ferma davanti a nulla e continua a indagare. Quella che sembrava una morte conseguente ai disordini che flagellavano la città in quei giorni, si rivela ben altro, partendo dalla ricerca dell'arma si ritrova a scavare nei meandri della prima Guerra del Golfo e nei crimini di guerra commessi in quel periodo. Riuscirà Bosch ad avere giustizia per Biancaneve?
Col passare dei libri, Bosch è sempre lo stesso acuto investigatore, testardo, dedito al lavoro e anche un po' sprezzante delle regole e del pericolo, ma la sua sete di giustizia non può che coinvolgerci e farci sentire che stia facendo la cosa giusta, soprattutto in nome delle vittime. Vediamo anche come la figlia Maddie stia crescendo e maturando, sembra che voglia seguire le orme del padre, forse presto leggeremo di una detective Bosch.
I libri di Connelly non hanno bisogno di presentazioni, sono ottimi thriller, intricati, spesso dal finale un po' amaro, come sempre li divoro in pochissimi giorni. Cosa si può volere di più?
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Come trattare in maniera leggera un tema serio
Romanzo un po' diverso dai soliti della Kinsella (anche di quelli scritti come Madeleine Wickam) ma che non mi è affatto dispiaciuto!
A differenza degli altri libri, in questo caso la protagonista è Audrey una ragazzina di 14 anni, che è stata vittima di bullismo a scuola e che ne ha pagato le conseguenze cadendo in depressione e chiudendosi in se stessa. Con lo scorrere delle pagine si segue così il percorso di Audrey, i progressi che fa, ma anche i regressi da un certo punto di vista, sempre circondata dalla sua simpatica famiglia e da una persona speciale che le fa battere il cuore.
La Kinsella ci fa vedere in modo leggero e divertente quali possono essere i gravi effetti del bullismo su una persona fragile e indifesa, e di come sia dura lottare per uscirne fuori. Lo stile è il suo ironico e divertente, il che aiuta a simpatizzare ancora di più con Audrey. Si legge velocemente, ma sono d'accordo con gli altri che scrivono che il finale è un po' frettoloso, forse un pochino tirato via, ma resta comunque un buon libro.
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Le racconterò la storia di due gemelle...
Questo libro mi è stato consigliato da un'amica, in un primo momento non mi aveva preso per niente, stavo infatti per mandarle un messaggio del tipo "ma che libri pallosi mi consigli?" quando poi sono entrate nel vivo della storia e ho cambiato opinione.
Sono d'accordo con chi dice che la scrittura sia un po' prolissa, forse proprio questo in un primo momento mi aveva scoraggiato, però tutto sommato ha una bellissima storia che ti coinvolge. Margaret Lea è una biografa che viene ingaggiata da una delle scrittrici più famose d'Inghilterra perché racconti la ssua VERA storia, la donna negli anni aveva sempre fornito racconti inventati. Veniamo così portati indietro nel tempo con una serie di flashback che pian piano ti permettono di capire un pezzettino alla volta come stanno le cose. Questa famiglia ha una storia degna di Beautiful eheh battute a parte, la storia è veramente intricata e probabilmente neanche con la più fervida immaginazione uno poteva immaginarsi simili intrecci, ad ogni modo è interessante la maniera in cui si viene a conoscenza via via delle cose, ed è proprio questo che ti tiene incollato fino alla fine.
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Una storia "malata"
Dopo aver letto "L'amore bugiardo" e "Nei luoghi oscuri", non potevo farmi mancare quest'altro libro della Flynn, che ormai è diventata una delle mie scrittrici di thriller preferite. Sinceramente però rispetto agli altri due suoi libri, questo mi è piaciuto meno.
Si tratta la storia di Camille, giornalista di Chicago, che viene rispedita alla sua cittadina di origine per seguire la storia di un presunto serial killer: due bambine sono state trovate morte e sono stati strappati loro tutti i denti. Per Camille si tratterà però soprattutto di un viaggio interiore, ritornare dalla famiglia con cui ha praticamente tagliato tutti i ponti e dove conoscerà per la prima volta la strana sorellastra Amma, dalla madre Adora con cui è legata da un rapporto di odio amore ma soprattutto si tratta di un viaggio alla riscoperta di tutte le sofferenze che l'hanno colpita quando era ragazzina. Infatti Camille ha vissuto un'adolescenza travagliata segnata dalla morte della sorellina, dall'anaffettività della madre, tutte cose che l'hanno portata a ferirsi: oltre a darsi a comportamenti sregolati, lei ama tagliarsi o meglio "incidere parole sulla sua pelle", ne è totalmente ricoperta.
A differenza degli altri due libri che hanno storie piuttosto intrecciate, in questo caso la storia si concentra sin da subito sulla madre e la sorella di Camille, si tratta di personaggi ben delineati anche se un po' inquietanti: la madre è fissata col vedere le figlie stare male per poter prendersi cura di loro, la sorellina tredicenne ma molto molto sveglia, gode dallo stare al centro dell'attenzione di tutti. Saranno proprio questi tratti delle loro personalità a rovinarle.
Camille si troverà ancora una volta a fare i conti con la sua famiglia e chissà come ne uscirà questa volta....
Ancora una volta la Flynn si riconferma scrittrice dai tratti molto forti, tuttavia rispetto agli altri due libri ho trovato la trama un po' meno intricata, ciò non toglie che sia un ottimo thriller!
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E poi arrivò anche Cesare Lombroso
Ho appena finito di leggere questo libro di Vitali e Picozzi, ma sinceramente non ne sono rimasta molto entusiasta.
In questo libro si intrecciano molte storie, vi sono tanti protagonisti diversi ma anche molti temi diversi, si va dalla famiglia che fa di tutto per rimanere a servizio del rettore, alla storia di una medium, giusto per citarne un paio. Solo che con capitoli così brevi, 3 pagine massimo, e questa continua alternanza di storie, io ho durato fatica a stargli dietro, specialmente all'inizio. Insomma non ha una trama molto lineare, lo stesso filo logico di questi omicidi viene trattato ogni tanto e con alcune storie sembra non avere alcun legame.
La parte iniziale del libro secondo me scorre poco, meglio in quella finale, ma nel complesso questo libro non mi è piaciuto molto. Personalmente poi mi aspettavo, vista la collaborazione di Picozzi, che la parte relativa agli omicidi fosse un tema più centrale e che magari si trattasse di un qualche tipo di omicidio particolare da necessitare appunto una consulenza specifica. Così non è stato. La stessa presenza di Lombroso, non mi ha colpito particolarmente, alla fine per il "ruolo" che svolge, poteva essere inserito come personaggio uno studioso/ispettore qualunque e non sarebbe cambiato molto.
Direi che non è assolutamente il tipico giallo da leggere sotto l'ombrellone, se potete portatevi qualcos'altro!
Stavolta ben due casi per Harry Bosch
Ad Harry Bosch e al suo partner è appena stato assegnato un caso, una ragazza stuprata e uccisa 20 anni prima di cui però sono state scoperte nuove prove, quando il figlio del suo acerrimo nemico ed ex capo della polizia Irving viene trovato morto: si è buttato da quella camera di hotel o è stato spinto giù? Irving chiede che ad indagare sull'accaduto sia proprio Bosch, perchè sa quanto sia integerrimo nel suo lavoro e che non si farà influenzare da niente. Per Bosch "Tutti contano e non conta nessuno" è il suo motto, ecco perchè vuole dedicare la stessa attenzione ai due casi, nonostante le pressioni di Irving.
Alla fine Bosch riuscirà a scoprire la verità in entrambi i casi, ma aprirà un vaso di Pandora che travolgerà anche lui...
Come al solito un ottimo libro, ben scritto, probabilmente in questo caso più che sulle indagini, Connelly si focalizza più sulla politica che muove le fila, vuole farci vedere come in ogni caso, ci siano sempre intrecciati gli interessi politici e anche colui che vuole fare il suo lavoro per bene, deve in qualche modo scenderci a patti. Il finale è un po' amaro, non una novità con Connelly.
Bosch è una certezza, mi conquista sempre, ora poi che grazie alla figlia, riesce a tirare il suo lato umano, mi piace ancora di più.
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Ognuno ha i suoi luoghi oscuri
Dopo aver letto "L'amore bugiardo", ho deciso di leggere altro della stessa scrittrice, e mi sono imbattuta in questo thriller, che mi è piaciuto molto più dell'altro!
Anche in questo libro come nell'altro, i capitoli si alternano, solo che mentre nell'altro si alternavano fra la voce di lui e quella di lei, in questo caso si alternano fra passato e presente.
La scrittrice ci porta in un contesto familiare a dir poco disagiato: una madre rimasta sola con un figlio adolescente e tre bambine da crescere, pochi soldi, problemi a non finire: il figlio frequenta pessime compagnie, rischiano di perdere la casa. La madre fa il possibile per mandare avanti la baracca, finché una serie di false accuse manderanno in frantumi anche questo fragile equilibrio.
Un giorno la madre e due sorelline vengono trovate assassinate, la bambina più piccola è sopravvissuta ma è confusa, non si sa bene cosa sia successo in quella casa, si pensa a messe sataniche e sacrifici al diavolo, tanto che alla fine accuseranno il figlio maggiore che non fa nulla per difendersi, e in tribunale persino la bambina testimonierà contro di lui. Ma come sono andate veramente le cose?
Alcuni anni dopo Libby è cresciuta, la storia tragica della famiglia l'ha segnata per sempre sia fisicamente che mentalmente, un giorno viene avvicinata da un gruppetto di "fanatici" che vogliono far riaprire il caso perché sono convinti dell'innocenza di suo fratello, e l'accusano di aver mentito a suo tempo quando aveva testimoniato contro di lui. E' a questo punto che Libby è costretta a fare i conti col suo passato, a scavare "nei luoghi oscuri" della memoria per arrivare a conoscere la verità: è sicura di quello che aveva visto? o qualcuno glielo aveva inculcato? Ma soprattutto cosa è successo davvero quella notte?
Comincia così per Libby un viaggio alla cittadina d'origine per indagare personalmente e saperne di più, ma soprattutto comincia per lei un viaggio interiore fra ricordi frammentati e cose troppo dolorose per la sua memoria. Il fatto che i capitoli siano scritti alternati ci dà modo di seguire in parallelo le indagini di Libby e i fatti raccontati su cosa successe realmente quel giorno.
Il finale lascia a bocca aperta, si può dire che le cose non sono mai come sembrano. Libby finalmente si è liberata dei suoi luoghi oscuri.
Adesso non vedo l'ora di leggere "sulla pelle" altro thriller della Flynn, se il buongiorno si vede dal mattino, sono convinta che mi piacerà come questi altri due.
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Hic est diabolus
Rispetto a capolavori come "il suggeritore" o "il tribunale delle anime", questo libro non è sicuramente all'altezza, ma resta comunque un ottimo thriller ambientato in una Roma oscura e forse anche un po' mistica.
La trama è come al solito molto complessa, si svolge attorno ad un serial killer imprendibile che terrorizza la città con omicidi molto cruenti e brutali, ritroviamo personaggi già conosciuti come l'agente Vega e Marcus, magari chi non ha letto il libro precedente può trovarsi un po' spiazzato. Per chi invece li conosce già, può cercare di capirli un po' meglio, anche se non sono pienamente delineati, questa è una caratteristica che ho ritrovato in tutti i libri di Carrisi.
E' un thriller molto psicologico, ci sono cose che ti lasciano un po' perplesso ed altre piuttosto sconvolgenti. A mio modesto parere, Carrisi è probabilmente il migliore scrittore di thriller in Italia, i suoi libri sono una garanzia. Il finale poi ti spiazza un po', ti lascia un dubbio e una grande curiosità per il prossimo libro: chi sarà questo maestro?
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alla fine una lacrimuccia è scesa anche a me!
Dopo aver letto diversi gialli, volevo qualcosa di diverso e ho trovato per caso questo libro e direi che è stata un'ottima scelta.
La storia parte un po' in sordina con la descrizione delle difficoltà economiche della famiglia di Lou e la sua difficoltà nel trovare lavoro, tanto da spingerla ad accettare un lavoro che non avrebbe mai pensato di fare: assistente ad un disabile. Inizialmente questo sembra essere uno scalino troppo arduo per lei: Will è scorbutico e intrattabile, lei resta solo per il buono stipendio. Poi piano piano iniziano a diventare amici e noi con lei iniziamo a entrare nel mondo di Will, iniziamo a conoscere un po' come era pieno di vita prima dell'incidente e come ora sia legato a quella sedia e abbia costantemente bisogno di una persona per fare anche le minime cose indispensabili. Lou si dà da fare per fargli riapprezzare la gioia di vivere, ma forse l'anima di Will è troppo compromessa....
E' un libro che affronta in maniera delicata e sensibile un tema scottante come quello dell'eutanasia, e lo fa senza dare un'indicazione precisa se sia moralmente giusto o sbagliato, riporta tutte le opinioni dei vari protagonisti, diverse contrastanti, e alla fine quello che secondo me dice forte e chiaro è che non sta a noi decidere per gli altri, quello che per noi può essere inaccettabile per altri può essere l'unica via di fuga. Ognuno deve essere libero di decidere per se stesso, perché solo chi si trova in determinate situazioni può capire come ci si senta davvero, chi le vive da fuori non può capire, e compito dei familiari è quello di sostenere e dare amore a prescindere da come la pensino. Questo messaggio che il libro vuole trasmettere l'ho trovato semplice e allo stesso tempo profondo, purtroppo alcuni non vogliono capire e non vogliono accettare, ma sono sicura che se leggessero questo libro probabilmente comprendere qualcosa in più.
La trama ti coinvolge, ti prende, non è una semplice e banale storia d'amore, è amore che si intreccia alla morte e allo stesso tempo alla vita. Alla fine mi sono commossa, penso che quello di Lou sia stato un atto d'amore come se ne vedono pochi oggigiorno. E devo dire la verità, ora che ho appena finito il libro, Lou e Will mi mancano già.
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anche meglio del primo, da non perdere!
Lo ammetto, io ho appena finito questo e già sto fremendo nell'attesa del prossimo libro con Cormoran Strike! Mi sono già appassionata a questo personaggio e alla sua assistente Robin, che abbiamo imparato a conoscere nel primo libro, il richiamo del cuculo, e che qui approfondiamo un po' di più, sappiamo maggiori dettagli sulle loro vite anche se alcuni particolari ancora rimangono da scoprire (perché Robin ha lasciato l'università? E Charlotte si rifarà ancora viva?). Un po' come nella saga di Harry Potter, i personaggi principali sembrano così reali che ti sembra di parlare di alcuni tuoi cari amici.
Per quanto riguarda la trama l'ho trovata sicuramente più impegnativa dell'altro, c'è di mezzo un manoscritto che questo scrittore un po' sopra le righe ha scritto per colpire alcune persone, si tratta di un'allegoria grottesca e per certi versi raccapricciante, per poi scomparire nel nulla. Cormoran viene incaricato di ritrovarlo, in realtà scoprirà che è stato ucciso, e per trovare il vero colpevole dovrà essere in grado di "decifrare" questo manoscritto, capire chi sono i vari personaggi e le accuse mosse nei loro confronti, chi non voleva che certe informazioni diventassero di dominio pubblico? chi voleva chiudergli la bocca per sempre? A complicare la situazione c'è il fatto che lo scrittore è stato ucciso esattamente come descritto nel libro, il quale però era ancora inedito...
La cosa che ho apprezzato di più in questo romanzo, a parte lo stile inconfondibile della Rowling, è stata la sua capacità di riuscire a creare un giallo classico, senza che gravitasse tutto intorno alla scientifica e ai mezzi tecnologici, ma che la soluzione si potesse trovare soltanto parlando coi sospetti, lavorare con le celluline grigie, come direbbe il caro Poirot, e arrivare così a capire solo a livello psicologico il vero colpevole. Un altro omaggio alla grande Agatha Christie, si ritrova alla fine dove tutti i sospettati si ritrovano nella stessa stanza, sebbene non richiamati dall'investigatore, e lì tutti i nodi verranno al pettine.
Avevo intuito chi fosse il colpevole perché c'era un particolare che mi aveva colpito, anche se poi ho scoperto di averlo interpretato in maniera sbagliata, ma mi ha portato comunque sulla strada giusta. Ad ogni modo scoprire cosa c'è dietro che l'ha portato a tanto, è stato comunque inaspettato.
Se volete leggere un giallo alla Christie, per niente scontato e sorprendente questo è il libro che fa per voi!
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ma chi ho sposato?
Ho trovato questo libro particolare, un po' diverso dal solito thriller. Mi è piaciuto molto lo stile di scrivere i capitoli alternati, uno da parte di lui che è ambientato nel presente con la scoperta della scomparsa della moglie e via via l'evolversi delle indagini e delle situazioni che lo mettono sempre più in una brutta posizione, e uno dalla parte di lei, che invece comincia a narrare dal passato, dal primo incontro all'innamorarsi, il matrimonio e la crisi, fino ad arrivare ad un punto in cui c'è la svolta e i capitoli iniziano a raccontare una storia parallela e inaspettata.
La narrazione a volte è un po' troppo prolissa e certe parti potrebbero essere un po' tagliate, ma nell'insieme l'ho trovato un buon libro, una storia un po' inusuale ma allo stesso tempo intrigante. Lo scopo di fondo del libro secondo me è quello di indagare l'evolversi, e il distruggersi, della relazione tra due persone, come a volte il grande amore non basti a tenere unite due persone... o forse si? Il finale lascia un po' l'amaro in bocca e forse riporta alla mente il detto "tra moglie e marito non mettere il dito", solo loro sanno davvero cosa c'è dentro il loro matrimonio.
Allo stesso tempo penso anche che questo libro voglia sottolineare la pazzia a cui la gente paranoica può arrivare, anche aiutata dal mondo in cui viviamo per certi versi. Ci vuole anche dire quanto sia forte il potere dei media da oscurare tutto il resto, bastano un paio di indizi a sfavore, il dito dei media puntato contro di te e sei già condannato.
In conclusione lo consiglio, l'ho trovato ben architettato e ripeto una storia un po' diversa dal solito che non delude. A chi interessasse anche l'omonimo film è ben fatto, la sceneggiatura se non sbaglio è della stessa autrice, per cui la trama si può dire molto fedele con alcuni tagli necessari ma senza stravolgimenti.
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Stavolta non ci siamo...
Ho letto vari libri di Vichi con protagonista il commissario Bordelli e li ho sempre apprezzati, ma stavolta non ci siamo proprio, ho durato fatica ad arrivare in fondo, ed alla fine ce l'ho fatta solo perché ho saltato varie pagine (sì, lo ammetto ma non ne potevo più!).
La trama del giallo è veramente insulsa, non sa proprio di niente, avevo capito chi fosse l'assassino sin da subito, non perché io sia un genio, ma perché è veramente banale e non si capisce perché invece lui non ci arrivi, mah.
Oltre a questo ciò che ha contribuito a rendere il libero veramente NOIOSO è il fatto che ogni volta che va/torna da lavoro, per non parlare di ogni sera a cena con l'amico, finisca a ripercorrere il suo passato: la guerra, la madre, le donne, ecc. Va bene che il libro si chiama "fantasmi del passato", però può essere una cosa carina e interessante da leggere 4-5 volte in tutto il libro ma non ogni singolo capitolo, a quel punto diventa insopportabile. Per concludere mi è rimasto veramente indigesto questo libro.
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j.k., Finalmente!!
Faccio mea culpa, poiché inizialmente non sapevo che, anche se sotto pseudonimo, J.K. Rowling avesse scritto un altro libro, ma appena l'ho scoperto, sono corsa ai ripari e l'ho letto tutto d'un fiato!
E' un giallo molto intrigante che parte piano e via via aumenta il ritmo con il passare delle indagini e la scoperta di nuovi tasselli fino a compilare il puzzle finale, ovviamente inaspettato e spiazzante. Si indaga nell'ambito della moda e delle famiglie ricche di Londra, dove si intrecciano intrighi familiari, scoop scandalistici e un mondo finto e ipocrita. Insomma ne vuoi sapere sempre di più e non fai altro che divorare pagine per saziare la tua curiosità.
Il protagonista, l'investigatore privato Cormoran Strike, mi ha ispirato sin da subito simpatia anche se la sua storia e il perché del suo carattere ombroso, non si sa subito ma si scopre poco a poco con lo scorrere delle pagine. Ho trovato molte somiglianze tra lui ed Harry Potter, entrambi anche se per motivi diversi, solitari ed esclusi dagli altri, allo stesso tempo noti e conosciuti a tutti, per ragioni di cui entrambi farebbero volentieri a meno. Avendo adorato Harry, non poteva che essere lo stesso con Cormoran.
Assolutamente un libro che consiglio se volete leggere un buon giallo, ben costruito e ben scritto. Io sento già la mancanza di Cormoran e della sua segretaria Robin, non vedo l'ora di leggere "il baco da seta"!
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una piacevole sorpresa
Ho voluto provare a leggere questo libro visto che ne avevo sentito parlare molto, ma non avevo grandi aspettative. Invece mi sono dovuta ricredere, l'ho trovato molto carino, scorrevole, mi è piaciuto.
Si parte da questa grande amicizia tra queste due ragazze, Ginevra e Carlotta, entrambe bellissime, corteggiatissime, ma si tratta di un'amicizia che nasconde dei lati oscuri. Infatti soprattutto da parte di Ginevra, c'è questa forte invidia, gelosia che la porterà a fare delle azioni terribili. Accanto si intrecciano storie di altri personaggi che sono in vario modo legati tra loro, le loro vite verranno sconvolte da un fatto di cronaca nera. Il finale è in parte inaspettato, diciamo che avevo intuito chi fosse il responsabile, ma non il motivo. E poi quel messaggio nell'ultima pagina "TTT88" fa venire voglia di sapere come prosegue!!
Per il resto, altro elemento che mi è piaciuto molto è l'analisi a tratti molto cinica della nostra vita oggigiorno, tutto che ruota intorno ai soldi, all'apparire, gente che per un commento su Facebook dà di matto.... Possono sembrare cose assurde, ma è la realtà che ci circonda, e l'autore è bravissimo a raccontarla, tanto da farci sentire un po' "ridicoli" quando leggiamo da un punto di vista esterno, dei comportamenti in cui magari ci ritroviamo.
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Malvaldi si legge sempre volentieri
Mi piace molto Malvaldi e devo dire che, a parte "argento vivo" libro che secondo me non sapeva di niente, adoro tutti i suoi libri a cominciare dai nonnini del Bar Lume sia quando si cimenta in altre trame.
Anche in questo caso ci si ritrova a indagare su un delitto, ma quello che piace dei suoi libri non è tanto l'ansia di scoprire il colpevole (spesso le trame sono molto semplici) ma quanto il contesto, l'ambientazione, che sono sempre particolari e spassose. Questo libro non fa eccezione, il delitto si consuma in un paesino sperduto dove abitano in due gatti, il suo modo di raccontare, sempre sul filo dell'ironia, e la caratterizzazione dei personaggi sono unici.
Lo consiglio a chi vuole godersi qualche momento piacevole, staccando un po' la spina
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lo Sconsiglio vivamente!
Premetto che è il primo che ho letto della Allende, e quindi non so se questo è un po' il suo stile o se questo le è venuto particolarmente male.
Ho scelto questo libro perché dalla trama sembrava un thriller e mi attirava, in realtà non è affatto un thriller ed è di una noia mortale, tanto che ho durato fatica a finirlo. Praticamente tutto ruota intorno a questa ragazzina Amanda e a sua madre Indiana, due personaggi per certi versi un po' sopra le righe, e si intrecciano con le storie dei loro amici e parenti. Sullo sfondo (ma parecchio sullo sfondo) ogni tanto compare qualche delitto, di solito sono solo appena accennati e non si capisce quale sia il filo logico di questi omicidi, in quanto il 90% della trama è incentrato su altro.
A volte mi sembra non abbia neanche un filo logico, insomma una grande delusione.
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sembra quasi un libro di dan brown!
Rispetto alla "biblioteca dei morti", questo secondo libro ha più la struttura del thriller con Will Piper che calandosi un po' nei panni di Robert Langdon, vola in Inghilterra alla ricerca dei segreti che circondano la biblioteca... E che segreti!
Personalmente sebbene la trama sia molto inverosimile (Calvino, Nostradamus e Shakespeare tutti in un solo colpo) ho comunque preferito questo libro all'altro, il ritmo è più incalzante, certi momenti ti tiene col fiato sospeso e invoglia di più a voler saperne di più.
E il finale con la rivelazione della Biblioteca a tutto il mondo.... E adesso cosa succederà?
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il nostro destino è già scritto
Se ci si aspettava di leggere il classico thriller con il detective che insegue l'assassino, questo libro non è assolutamente quello che vorremmo. O meglio all'inizio lo sembra, ma poi la storia prende un'altra piega allontanandosi dal thriller puro, con la scoperta della Biblioteca e di tutta la storia che l'avvolge.
Sicuramente non sarà uno dei miei libri preferiti, però tutto sommato non è male.
Più che altro quello che ti rimane dopo aver finito il libro è: se fosse tutto vero? se una biblioteca del genere esistesse, allora è vero che il nostro destino è già scritto?
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