Opinione scritta da LuigiDeRosa
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Scommetto cento verdoni che ti ficcherò cinque pa
George Fraser è uno di quegli uomini che passano la vita a sognare, ma in loro non c'è alcuna determinazione o voglia di realizzarli i propri sogni; semplicemente si trastullano con essi, come bambini con i soldatini, salvo poi riporli nel cassetto per andare a letto presto come vuole la mamma. Fraser di professione bancario, perde il posto di lavoro sempre a causa di questa sua congenita ingenua stupidità che l'ha condotto a lasciarsi sedurre dalle scommesse dal gioco d'azzardo. Rimessosi dignitosamente in piedi, riesce a trovare lavoro come piazzista di enciclopedie per bambini porta a porta. La vita trascorre di nuovo serenamente noiosa, fra casalinghe da circuire bonariamente e sogni criminali, già perchè George Fraser ha una sola grande passione l'America dei gangster, nei suoi sogni ad occhi aperti prende a schiaffi Al Capone e minaccia di morte Lucky Luciano, nella camera in affitto dove trascorre buona parte delle sue giornate nasconde una Luger, una vecchia pistola ereditata da uno zio che aveva fatto la guerra : è il suo giocattolo preferito con il quale medita la scalata alle peggiori organizzazioni criminali. La svolta nella vita di Fraser giunge quando il suo datore di lavoro Mr Robinson gli presenta il suo nuovo aiutante Sydney Brant , un ragazzo inquietante già nell'aspetto, infatti una grossa cicatrice gli deturpa il viso dandogli un'espressione eternamente raccapricciante. Syd però è uno sveglio e molto, molto pericoloso, d'improvviso Fraser , sognatore inglese da strapazzo,si trova invischiato in una storia di soprusi,rapine e violenza , di quelle che sognava ad occhi aperti, a trascinarlo nel baratro contribuisce la sorella di Syd,Cora Brant, una di quelle ragazze che fanno girare la testa agli uomini più smaliziati figuriamoci ad uno come Fraser. Questo di Hadley Chase, pseudonimo dello scrittore inglese Renè Brabazon Raymond, è un classico hard boiled, uno di quei capolavori che suggerirei a chi non ha mai letto questo genere letterario o a chi ha voglia di cimentarsi in questo tipo di scrittura.
di Luigi De Rosa
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Per essere liberi bisogna andarsene?
Piero Gobetti è un uomo che a 25 anni ha già fondato una rivista ed una casa editrice,è sposato con Ada dalla quale ha avuto un figlio,è insomma un uomo felice? Probabilmente si, se non fosse per le sue idee antifasciste che nella Torino del 1926 non erano ben accette , ( quella del Ventennio,era un'Italia dove un pensiero indipendente, non allineato non trovava cittadinanza ,ma è pur vero che il fascismo e l'antifascismo rendevano la politica qualcosa di vivo, non come oggi dove non esiste più alcuna differenza tra pensiero di destra e di sinistra),così il giovane editore è costretto a lasciare moglie e figlio per Parigi, città che in quegli anni garantiva agli intellettuali italiani, che non volevano piegarsi alla dittatura, la libertà di parola e di pensiero.Moraldo, invece, l'altro protagonista di questo romanzo, è uno studente universitario, affitta una camera dai Bovis, una vecchia coppia di pensionati, quando viene a Torino per sostenere gli esami, ha un'ammirazione segreta per Gobetti che cerca di conoscere personalmente senza successo. Un giorno, tornato dai Bovis, scopre che alla stazione c'è stato uno scambio di valigie, a lui è capitata quella , scoprirà dopo un annuncio sui giornali, di Carlotta, una giovane fotografa con la quale avrà una liaison intensa che lo condurrà a Parigi. Un romanzo quello di Paolo di Paolo ricco di spunti sull'amore, sugli ideali che dovrebbero muovere l'azione politica, sul senso della vita, su un' Italia lontana da noi solo nelle date. Un romanzo sul coraggio e sulla vigliaccheria, un romanzo sulle emozioni, quelle che ci mandano tanta vita , quelle della giovinezza che se coltivate, durano il sempre delle donne e degli uomini che non dimenticheremo.
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Chi va dicendo in giro che odio il mio lavoro non
Quanti di noi si sono lasciati sedurre dalla poesia e dalla musica di Fabrizio De Andrè? Quanti in quelle parole della magnifica coppia Giuseppe Bentivoglio - Fabrizio De Andrè in momenti particolari della propria vita hanno trovato risposte a dubbi e chetato inquietudini? Non mi meraviglia che l'opera di un grande autore possa rivelarsi catartica, terapeutica, quanti di noi hanno letto riviste scientifiche importanti narrare di pazienti in coma che si risvegliano al suono di una canzone?, la musicoterapia è una modalità di approccio alla persona , non verbale che in questi ultimi anni ha fatto passi da gigante nel campo riabilitativo, educativo, terapeutico di molti disagi. Quello che mi ha invece colpito in questo saggio, è la geniale umanità di De Andrè che ne esce prepotente, la sua capacità di dare parola al disagio mentale che è problema di ordine sociale e culturale prima che clinico. Gabriele Catania racconta la sua scoperta di questa specie di "musicoterapia" che passa attraverso l'ascolto delle canzoni di De Andrè, descrive l'anoressia, l'omosessualità vissuta come colpa, il disagio mentale, il complesso di Telemaco trovando associazioni con le canzoni di Fabrizio illuminanti, penso al Bonbarolo per il contrasto padre figlio, "La morte" per scavare nel disagio di chi ha paura di accettarla,"Un matto (dietro ogni scemo c'è un villaggio)" per analizzare il rapporto che noi cosiddetti sani abbiamo con il disagio mentale.Mi piace chiudere con la ballata che apre questo libro "La ballata dell'amore cieco", De Andrè la scrisse ispirato dalla lettura della poesia di un poeta francese "La Marie des Anges" di Jean Richepin, come nella canzone del poeta genovese si racconta di un uomo che per conquistare una donna è disposto a tutto, quando la donna infine gli chiede il cuore della madre, l'innamorato non batte ciglia, va e uccide sua madre, le strappa il cuore e lo porta alla donna che ama, ma nella poesia di Richepin c'è un epilogo diverso da quello deandreiano, il matricida correndo inciampa , il cuore ancora pulsante della madre nella sterpaglia chiede al figlio "T'es tu fait mal, mon enfant ? Figlio mio, ti sei fatto male ? "
Questa storia paradossale è uno degli esempi migliori per spiegare l'Amore a prescindere, quello che supera tutto , quello che rende impermeabili ad ogni sofferenza gli attori che lo vivono e lo condividono. Un saggio che consiglio a tutti.
Se la cultura non è in grado di incorporare il disagio mentale ogni tentativo di cura è destinato al fallimento.
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Hajime,l'inizio
Abbandonate la speranza di ritrovarvi nelle atmosfere oniriche ed inquietanti di 1Q84, non ci sono assassine con rompighiaccio, nè gostwriter venduti alle trame di editor senza scrupoli , non c'è un Kafka in fuga dai suoi timori edipici, in "ASud del confine a Ovest del sole" c'è la descrizione di una storia d'amore , intrigante,originale,affascinante , citando un noto cantautore potrei sintetizzare la storia con il verso : "Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano" .
Così Hajime all'inizio della storia in un'atmosfera adolescenziale che mi ha ricordato l'altro grande successo di Murakami ,Nerwegian woood ,Tokyo blues, s'innamora di una compagna di classe Shimamoto, una ragazzina dolce e piena di curiosità con la quale condivide l'amore per la musica che ascoltano con un vecchio giradischi, prima ad avvicinarli è la musica classica poi si perdono nelle atmosfere magiche del Jazz, "Pretend you are happy when you are blue it isn’t very hard to do" (Fingere di essere felici quando si è tristi non è poi un grande sforzo)
canta Nat King Cole , questa è la domanda che si fanno tutti quelli che nella vita scelgono l'amore sicuro, ovattato? borghese? Invece di quello che ti squassa l'anima, quello che ti chiede d'investire tutto te stesso e rischiare.Che cos'è l'amore? Quando diventa una scelta hai già perso.
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Oltre ogni ragionevole dubbio
"E' possibile rispondere di tentato omicidio a titolo di colpa?" La risposta esatta a questa domanda , può portarti in Paradiso ,vale a dire a vincere dopo dieci anni , all'ultimo tentativo, il concorso in Magistratura, o condurti all'Inferno, rinunciando per sempre al sogno di una vita; lo sa bene Maurizio Salinaro che è a un passo dal fallimento e grazie ad un colpo di fortuna potrebbe invece riuscire nell'intento; lo sa bene Nicola Morgese che, ad un passo dal baratro, c'è ormai arrivato. Tutti e due si aggrapperanno al Codice Penale in quell'affollata aula magna dell'Hotel Ergife, ma a reggersi e tirarsi su, evitando la rovinosa caduta,sarà , forse, solo uno dei due concorrenti.
Ricordo che uno dei personaggi letterari italiani più famosi, Mattia Pascal , si chiedeva : "Se noi riconosciamo che errare è dell'uomo, non è crudeltà sovrumana la giustizia? " , è questa
crudeltà che Maurizio Salinaro, fugge durante tutta la sua vita di magistrato, quella di fare della Giustizia un'ingiustizia: condannare un innocente. Quando il Pubblico Ministero Maurizio Salinaro si rende conto che in un processo per rapina ha fatto condannare un innocente cerca in tutte le maniere di rimediare a questo terribile errore, a questa crudeltà sovrumana,l'incubo di una vita che sembra essersi materializzato, dunque s'impegna con tutto se stesso per rimediare ma il conto che si troverà a saldare sarà salatissimo. Il romanzo di Francesco Caringella ha "il colore del vetro" come un vetro la sua scrittura, lineare,semplice,"trasparente" analizza la psicologia dei personaggi, riesci a cogliere, leggendolo, tutte le sfumature di incertezza, gioia e dolore che avvolgono l'esistenza di uomini,siano essi giudici o imputati, in cerca d'autore, ma come il vetro , le certezze e le convinzioni di una vita possono sbriciolarsi e diventare vetro tagliente che può ferire anche mortalmente. A mio modesto parere è un buon libro con tutti i difetti del romanzo d'esordio o di chi prima di adesso, scriveva manuali di giurisprudenza, dunque articoli e citazioni vanno bene in questi ultimi non nella narrativa, appesantiscono, di molto positivo ha , al contrario che non imita, per citare un magistrato scrittore a caso come Calingeri:Carofiglio, l'autore cerca una sua personale identità.
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Sindbad il sognatore
"Sono trascorsi trent'anni da quando sono emigrato dall'Ungheria, dove i comunisti avevano preso il potere con la violenza.Non ho lasciato la mia patria perchè temevo che i comunisti non mi avrebbero permesso di scrivere.Sono andato via piuttosto perchè temevo - non senza una buona ragione - che non mi avrebbero permesso di rimanere in silenzio. (E hanno i mezzi per farlo)"
Sàndor Màrai, Salerno 1978
In questo romanzo Màrai racconta una giornata particolare della vita del grande scrittore ungherese Gyula Krùdy che viene ricordato nel romanzo, adoperando lo pseudonimo di Sindbad il marinaio uno dei suoi personaggi più celebri. La descrizione di questa giornata si offre a più interpretazioni, Sindbad è al verde, servono i soldi per saldare le bollette delle luce che la Compagnia elettrica gli ha staccato, deve comprare un abito per il giorno dergli esami alla piccola Zsòka, sua figlia, a ricordarglielo è la moglie, svegliatasi anch'essa di primo mattino. Sindbad rassicura la moglie, ha degli articoli da consegnare a Vàrdali, il redattore del quotidiano Magyar Szabadsàg,un suo caro amico, i soldi dunque li troverà.Quando però lascia la sua casa nel sobborgo di Òbuda, Sindbad sembra perdersi nelle sue fantasticherie, invece di prendere un mezzo pubblico, sceglie una costosa carrozza,buttando via preziosi pengö. Sindbad vive in un mondo di sogni, completamente innamorato della vecchia Ungheria, attraversa Buda e Pest inseguendo ricordi, fantasmi letterari, tornerà a casa con i soldi?
Questo romanzo è un omaggio ad un maestro dimenticato della Letteratura ungherese, quando le tribù magiare lasciarono gli Urali dirette verso Sud, portarono con loro solo archi e frecce, erano alla ricerca di pascoli, parlavano una lingua che non capivano nè gli Slavi nè i Germani, furono gli scrittori e i poeti come Sindbad a trasformare i pascoli in una patria , il magiaro in Letteratura.
Anche noi italiani abbiamo avuto i nostri Sindbad, mi viene in mente Emilio Salgari, narratori straordinari ingiustamente accantonati , uomini sui quali la sfortuna si è accanita. Amara soddisfazione per questi autori che Sindbad o Sandokan siano sopravvissuti a tutto quel dolore che avevano dentro i loro creatori. Uno scrittore non dovrebbe mai essere costretto al silenzio o a scrivere per fame.
di Luigi De Rosa
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Quando un paziente sarà considerato un essere uman
In questo testo di Valerio Evangelisti non c'è il mitico Nostradamus , nè l'inquisitore Nicolas Eymerich, non c'è nessuno dei personaggi che l'hanno reso celebre in quel genere letterario che gli anglosassoni chiamano New weird, ma vi è la descrizione del peggior mostro che si possa incontrare nel mondo reale , nel suo caso "linfoma non Hodgkin di tipo B a grandi cellule aggressivo, è un cancro , torno a leggere dell'Imperatore del Male, maledizione!, come mi sono reso conto leggendo il capolavoro di Mukherjee Siddharta ,non c'è niente da fare, il cancro,purtroppo, ha fatto parte e farà per sempre parte di noi, ci cresce dentro, si nutre di noi, per fortuna oggi si può combattere molte delle sue manifestazioni e spesso con un po di fortuna, allungare la propria vita, qualche rara volta riuscendo a conservare una qualità della vita degna di questo nome. Ho letto questo diario in poco tempo, che cosa mi ha lasciato dentro? Rabbia. Perchè ? Il signor Evangelisti è stato curato a Bologna , dunque in una Regione italiana che è all'avanguardia come qualità dei servizi, se mi fermo a riflettere invece ad altre realtà veramente disastrate, eppure, finita la cura, dopo le chemio, il malato si ritrova da solo, spesso scopre con il tempo, sulla porpria pelle, gli effetti collaterali delle cure; perchè nessuno ti ragguaglia su niente. E' brutto scoprire che non sei più padrone dei tuoi sfinteri, che non riesci a camminare perchè i piedi si bloccano e non riesci ad uscire neanche dalla vasca da bagno salvo scoprire poi che bastava leggere su internet l'opuscolo del National Cancer Institute che consiglia da sempre la doccia a chi ha fatto le chemio.Perchè non li date certi consigli? Ma la domanda vera è: perchè ai malati in generale non si offre questo tipo di assistenza ?, cavolo si tratta di esseri umani non di cavie! Quando un malato si sveglia con un forellino nel petto perchè quando la chemio è frequente l'ago non basta, che vi costa dire al malato,all'ESSERE UMANO, non si preoccupi lei non è diventato un imbuto dove verseremo medicinali secondo protocollo, è ancora un uomo, ha un nome di battesimo, una storia , un avvenire al quale noi tutti teniamo. Vi consiglio di leggere questo libro, fa pensare che è l'attività meno inflazionata di questi tempi.
di Luigi De Rosa
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Sarà mica la volpe a perdere il pelo ma non il vi
Una macchinina rossa ha fra le mani Erlendur,il protagonista di questo giallo, poliziotto di Reykjavìk , che per una breve vacanza ha scelto di ritornare a Bakkasel, il suo paese natale, piccolo centro affacciato su di un fiordo, con l'impetuoso mare del Nord davanti e l'arida brughiera dell'Islanda orientale alle spalle, a confinarlo in un freddo e pacifico isolamento.
L'automobilina l'ha trovata in una tana di volpe, Bòas, vecchio cacciatore,che Erlendur ha incontrato per caso, durante una delle sue passeggiate solitarie nella brughiera. Quel giocattolo risveglia in Erlendur, sopiti ricordi, riapre ferite appena rimarginate; tanti anni prima, durante una tormenta lui, il padre e il fratellino si persero. Il piccolo Bergur,da quel giorno maledetto, non fu più trovato. Bergur quel giocattolo l'aveva con se, quando scomparve. Le volpi, secondo Bòas, come i corvi, spesso portano nella tana oggetti smarriti, a dire il vero, anche se non sono animali necrofagi, conservano anche i resti di animali morti...possibile che...la tana dov'era? Erlendur comincia così un'indagine a ritroso nel tempo,il poliziotto ispeziona dolorosi ricordi nascosti nel suo cuore e nella sua mente, ma durante questo percorso s'imbatte in un'altra strana "scomparizione" quella di un battaglione di soldati inglesi e di una donna del posto Matthildur, avvenuta durante la Seconda Guerra Mondiale. I soldati Inglesi, furono ritrovati tutti dai soccorritori,ma la donna no, eppure era del posto, come fu possibile la sua sparizione? Erlendur comincia queste indagini parallele, per conto suo, ufficialmente è in vacanza,ma non rinuncia a chiedere in giro. I suoi ex compaesani, sembrano voler collaborare alla ricerca della verità, Hrund la sorella maggiore di Matthildur rivela al poliziotto dei forti contrasti che erano sorti fra quest'ultima e il marito Jakob, quando ricevette una lettera dalla terza sorella, Ingunn,trasferitasi anni addietro nella capitale, nella quale,la congiunta, le confessava di aver avuto una relazione ed un figlio da Jakob che, messo alle strette, non avrebbe negato la relazione ma la paternità attribuitagli, sì,definendo Ingunn, una puttana. Dunque Jokob avrebbe avuto più di un motivo per eliminare Matthildur e i sospetti sull'uomo si moltiplicheranno quando Erlendur scoprirà di un tradimento, per ripicca?, consumato fra la donna scomparsa ed Ezra, compagno di lavoro e miglior amico di Jakob. Il problema fondamentale di tutto quest'intrigo di passioni e tradimenti è che eventuali assassini, così come le loro vittime, sono tutti morti da sessant'anni. Dove vanno cercate le prove dei delitti, sempre che delitti si siano commessi a Bakkasel?
Nelle tane delle volpi?
Un giallo intrigante e bello come quelli che scriveva il compianto Stieg Larsson, quando sembra che tutta la vicenda sia stata chiarita, sei piacevolmente costretto a cominciare subito il capitolo successivo perchè lo scrittore ti mette in crisi,ti lancia un nuovo indizio rivelatore di un uteriore intrigo,dunque bisogna seguire le tracce della volpe fin dentro la tana.
di Luigi De Rosa
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Presto, figlia mia, gli ospiti stanno per arrivare
Parvenu = Persona che si è elevata rapidamente a una condizione economica e sociale superiore, senza avere tuttavia acquistato le maniere, lo stile, la cultura (...); questo è quanto in parte leggerete sulla mitica Treccani a proposito di "parvenu" parola francese spesso usata come un insulto da chi,snob, vuole rimarcare anche a parole la differenza di stile e cultura da chi sta insultando, se invece desiderate capire e approfondire la psicologia di un "parvenu" non c'è, credo, in Letteratura, esempio migliore de "Il Ballo" della Nemirovsky. In poche pagine e pochi personaggi , Rosine e Adolf Kampf, la figlia adolescente Antoinette,tanto "argent" e un avvenimento: il ballo, che dovrebbe sancire l'entrata della famiglia nell'alta società parigina, sintetizza tutto quello che sono gli arricchiti, con le loro smanie, paure,insicurezze, meschinità, mediocrità, inconsistenza di fronte alla nobiltà di nascita, quella che non si compra , ma che spesso anche i poveri dimostrano di avere.
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C'è solo la strada su cui puoi contare
"C'è solo la strada su cui puoi contare
la strada è l'unica salvezza.
C'è solo la voglia e il bisogno di uscire
di esporsi nella strada nella piazza.
Perchè il giudizio universale
non passa per le case
in casa non si sentono le trombe
in casa ti allontani dalla vita
dalla lotta,dal dolore,dalle bombe.
Si trascorre la vita a porsi domande alle quali assai di rado è possibile dare risposte esaustive, come ricorda Sandro Luporini a Lorenzo, lo studente milanese che lo intervista per la sua tesi di laurea su Gaber. Leggendo questo saggio diventiamo un po tutti Lorenzo,
seduti in cerchio , fingiamo di stare in spiaggia a Viareggio, magari d'inverno con un tiepido sole a scaldarci e senza la sciatteria dei bagnanti estivi, ascoltiamo un poeta del pennello raccontare di un poeta dell'Incidenza, i primi accordi, il primo incontro con quello che diventerà l'amico e il collega di lavoro della vita, i primi concerti e soprattutto il Teatro. Quando leggiamo "G" riscopriamo anche la storia del nostro paese, quella degli ultimi trent'anni, dal boom economico agli anni di piombo fino alla Seconda Repubblica, come se ne avessimo avuta una degna di chiamarsi Prima ! Lo stile è semplice , la narrazione fluida, il contenuto di questo libro è denso e corposo, come un vino d'annata da centellinare sul palato, per gustarne tutto il "bouquet", direbbe il "sommelier" Andrea Scanzi che di Poeti cantanti se ne intende.
La lettura ti prende , ti coinvolge, ogni tanto ti viene istintivo fermarti, lasciare cadere il segnalibro fra le pagine, googlare la canzone della quale Luporini ti spiega il significato , la ragione , l'idea che c'era dietro, per ascoltarla, interpretata da lui: capelli lunghi, sguardo intenso ,che tradisce una continua irrefrenabile voglia di capire , di conoscere, di condividere un pensiero per sempre "disallineato". Vi dicevo all'inizio del post delle "Domande", quelle con la d maiuscola,che ci poniamo sulla Libertà,sull'Amore, sul Futuro,sulla Pazzia,sull'Impegno sociale, ebbene le risposte il poeta non le può dare, quelle le dobbiamo sudare ognuno di noi per la parte che ci è concessa in questo Teatro chiamato vita , personaggi tutti in cerca di un autore, ma alla fine Loporini e Gaber una risposta la danno, in "C'è solo la strada" , essi rispondono che è "a lottare che non bisogna mai rinunciare", non nelle case , ma nella strada, nelle piazze si aspetta il Giudizio Universale,
in casa, nel proprio orticello ti allontani dalla vita. Dunque "anche per oggi non si vola", ma ci riproveremo domani e domani ancora, "c'è sempre qualche cosa che sfugge/ alla ragione del presente/persino lo sfacelo generale/magari è solo un giusto ammonimento/e non la fine irreversibile e totale./Al termine del mondo per fortuna/le strade sono sempre più di una.
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l'eco di un lacero abbaiare
Durante la guerra , la Seconda, c'era poco da stare allegri, c'era poco da mangiare , c'era poco di tutto e quando ti muoiono il padre e la madre e rimani sola, adolescente indifesa, con tuo fratello più piccolo che soffre di un ritardo mentale, beh, la storia della tua vita è proprio cominciata male: malissimo.
Marco Archetti,scrittore
Per fame finisci a vivere con uno zio, l'unico parente che ti rimane, ubriacone, scansafatiche e libertino che ti costringe a lavorare in una di quelle bettole dove oggi che l'Italia è cresciuta, così si dice?, sono destinate ai Cinesi , e lì , tagli e cuci tutto il santo giorno, anche sotto le bombe, perchè il padrone ti raddoppia la misera paga, se non scappi al rifugio e a casa, se non li porti tu i soldi: non si mangia.
Poi ,un giorno a quel bastardo, viene in mente di portare una delle sue "amiche" d'osteria e soprattutto: carne !
Chi l'ha vista mai, la carne in tempo di guerra?
Il guaio è che dopo averla mangiata scopri che il porco ha ucciso un tedesco e la carne era del corpo di quel disgraziato e tu vomiti pure l'anima, così decidi di fuggire da quell'inferno, ma dove vai?
Alla fine un'amica, amica?, ti spiega che a questo mondo per una donna giovane , nè bella e nè brutta, la soluzione alla fame e alla sete, ci sta, è in mezzo alle gambe , così diventi "Sette Diavoli" come ti chiamava la nonna quendo ti muovevi come un'impossessata. Da qui , dal baratro dove sei caduta, mia cara Egle, se sei brava puoi pure scavarti la fossa e scoprire che si può andare pure più giù dell'Inferno. Povero Maurino! Chissà se si salverà , quel fratellino, l'unica anima innocente di tutta questa storia ? Marco Archetti racconta la miseria della Seconda Guerra Mondiale, se in
"Agnese va morire" di Renata Viganò ci hanno raccontato "la donna coraggio" e
ne "La Ciociara" di Alberto Moravia ," la donna vittima della barbarie", in Sette Diavoli c'è la donna perduta, quella a quale neanche Dio ha voluto dare una seconda chance.
P.S. "l'eco di un lacero abbaiare" è verso di Bruno Galluccio da Verticali;Einaudi,2009
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Presto non ci saranno più api
Michèle è una sceneggiatrice affermata,insieme ad Anna , la sua migliore amica grazie ai soldi fatti, ha fondato la "AV Production" che promuove giovani talenti della cinematografia parigina. Michèle si è separata , dopo una lunga convivenza, da Richard ,il suo ex marito infatti ha sempre sofferto una profonda rivalità lavorativa nei suoi confronti, non ha mai accettato l'idea che lui, che pensava di essere il miglior sceneggiatore di Francia, fosse stato surclassato dalla sua stessa moglie,comunque sia, l'uomo sta provando a rifarsi una vita con Hèlène, molto più giovane di lui, ma anche molto meno interessante di Michèle della quale è ancora innamorato.Michèle, dal canto suo, ha provato a dimenticare Richard con Robert il marito di Anna! Ma si è pentita della carognata fatta alla sua migliore amica e non sa come liberarsi dell'amante che si è invaghito di lei. Irène è invece la vecchia madre di Michèle, una milf che si circonda di toy boy, l'ultimo è Ralf , un energumeno tutto muscoli e niente cervello; la donna ha reagito così alla separazione dal marito, ubriacone e violento che ha passato buona parte della sua vita matrimoniale a picchiare lei e Michèle, prima di finire in carcere per una sordida storia di maltrattamenti a minori. Infine c'è Vincent, il figlio ventiquattrenne di Michèle e Richard, ragazzo scapestrato che lavora come cameriere in un Mc Donald's, ha deciso di sposare una ragazza madre Josie , una poco di buono secondo Michèle, che ha spinto Vincent ad accumulare debiti un po con tutti. In questo caravanserraglio di amicizie tradite, coppie scoppiate e intrecci velenosi e nevrotici,si insinua un nuovo elemento ancora più subdolo e destabilizzante: uno stupratore. Michèle, che abita sola, in una villetta nella zona residenziale della capitale francese, una notte viene assalita in casa da uno sconosciuto che la violenta. La storia però non finisce quella maledetta giornata,infatti nonostante la donna abbia fatto ricorso a polizia, allarmi antifurto in tutta la casa ed ogni tipo di spry anti stupro, l'uomo tornerà a violentarla. Quello che ci consegna Philippe Djian è uno splendido affresco di una borghesia ormai decadente, priva di qualsiasi morale, sposata con l'ipocrisia , l'egoismo e sterili nevrosi, ma anche una vicenda drammatica dai raffinati intrecci psicologici dove la linea di separazione fra vittima e carnefice si assottiglia sempre di più , paurosamente.
di Luigi De Rosa
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Fuggire.Mangiare il tempo,Parlare con gli alberi.
Quella sensazione di inadeguatezza,sapete, ti perseguita e ti fa star male. Come nella favola,ti rendi conto che sei l’anatroccolo nero e non sai che fare,ti tuffi in acqua, “sembri la Luna che tramonta in mare”, ma quell’insolente di Filippo,tuo cugino, non ti sta facendo un complimento,perché la Luna è tonda e bianca, proprio come te,tonda e grassa. Poi per fortuna giunge Nonna Adele, ti tira fuori dall’acqua, da quella melma di pensieri oscuri dove affonda di solito un’adolescente lasciata in balia della vita,perché tuo padre è un soprammobile e tua madre un’egoista anaffettiva, di quelle che “madre” era meglio non fossero mai diventate. Viola la protagonista di questo romanzo, con l’aiuto di Nonna Adele, donna sensibile,intelligente,ironica,completamente “pazza”, viene traghettata attraverso l’infanzia e poi l’adolescenza fin sulle soglie dell’età adulta. Un pò Mary Poppins,nonna Adele, le illustra le gioie che la vita può dare, oltre ai dolori e le delusioni che già ha imparato a conoscere e collezionare, le presenta improbabili santoni: il dottor Farfalla, farmacista e alchimista specializzato in "Mandragole" e intrugli velenosi,la signora Filomena vecchia nobildonna e strega a tempo perso che legge il futuro in vassoi di bottoni. Ma la vita, non è una favola, giunge il tempo che signora Morte, che non è né signora , né misericordiosa viene a prendersi la nonna, così tutto cambia nel mondo di Viola, tutto diventa terribilmente instabile,doloroso, si ricomincia dalla solitudine,visto che padre e madre continuano ad essere assenti, fino a quando, scopri un bauletto, nella stanza di nonna Adele e dentro quello scrigno trovi una lettera che ti svela…
Una storia, quella che ci racconta Claudia Riva, intensa e commovente dove però non mancano momenti di puro divertimento. Claudia Riva è figlia di Massimo Riva,storico chitarrista di Vasco Rossi, nelle sua storiac’è molta di quella poetica che ascoltiamo nella vasta, per fortuna!, discografia del Blasco, permettendomi un paragone,forse, azzardato, questo romanzo mi è piaciuto e mi ha commosso come “Vivere” una delle più belle canzoni che il compianto Massimo Riva compose per Vasco Rossi.
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Alla fine di una storia difficile
Guido Devetta è l'editor di una piccola casa editrice la Gemina, conduce una vita normale , sposato felicemente con Ilaria, insegnante, ha una figlia,Milena, che frequenta l'Università.Una mattina arriva in ufficio un plico che sembra contenere il classico dattiloscritto del solito esordiente, ma non è esattamente così, perchè a scriverlo è stato un amico d'infanzia Sergio Casagrande ,inoltre uno dei protagonisti del romanzo sembra essere proprio lui,Guido Devetta della famiglia dei "Sain", questo il soprannome che ebbero quando,da profughi, si trasferirono a San Quirino piccolo Comune del Friuli-Venezia Giulia.
Guido fin dalla prima pagina è molto combattuto, vorrebbe leggere il manoscritto con distacco professionale per giudicarlo da editor, ma per quanti sforzi faccia, non riesce ad essere obiettivo; le cose che scrive Sergio lo toccano nel profondo.
Il romanzo di Sergio Casagrande s'intitola "Alla fine di un'infanzia felice", ed è diviso in quattro parti: "La faccia di un passante", "L'affare del fieno", "L'intimità", "L'inseguimento".
Ne "La faccia di un passante" Sergio confessa a Guido che, seduto ai tavolini di un bar,durante la pausa caffè ,
visto che lavora presso un 'agenzia pubblicitaria nei dintorni,
lo ha riconosciuto fra i passanti. La sua immagine ha risvegliato in lui vecchi ricordi d'infanzia. Si chiede se il momento di sbandamento,inquietudine e sofferenza interiore che sta vivendo possa essere in qualche modo "curato" recuperando una vecchia amicizia ,finita male. Ne "L'affare del fieno" , infatti Sergio descrive l'infanzia trascorsa a San Quirino ,quando i Sain: padre, madre,figli e zio ,profughi istriani, si trasferirono negli appezzamenti di terra da bonificare della provincia pordenonese. In quel villaggio al confine con i Balcani , Guido e Sergio strinsero una profonda amicizia, ma furono anche testimoni di un tradimento e di una tragedia che ne decretarono la fine. Dopo la descrizione della fine dell'infanzia "felice" Sergio spiazza sia Guido che noi lettori narrando ne "L'intimità", la storia di una sua relazione morbosa con una donna dell'alta società friulana, Lucia, che morirà di un male incurabile che getterà nello sconforto il marito, Giorgio, industriale affermato e uomo posato che, di fronte ai diari e gli sms della moglie che gli testimoniano il tradimento, quasi impazzisce e comincia a perseguitare Sergio,l'amante mai reo confesso .
Che c'entra questa storia con la prima ci chiediamo noi e l'editor Guido Devetta?
Le domande aumentano quando ne "L'inseguimento" ,Guido "Sain" e noi lettori con lui, ci rendiamo conto che Sergio sta spiando l'editor. Continuando a leggere l'ultima parte del manoscritto Guido si rende conto che l'amico, conosce sua moglie,sua figlia, le sue abitudini, addirittura sa dell'amante! Ma che diavolo vuole Sergio da lui? Perchè, lo spia?
Un romanzo , quello di Gian Mario Villalta, intrigante come un giallo,con analisi psicologiche penetranti e riflessioni filosofiche acute, di quelli che meritano più di una lettura.
Certamente ha superato tutte le osservazioni di Guido Devetta meritando la pubblicazione.
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Bazar la Bamba
Romulo il bello, che sembra il gemello dell'attore Tony Curtis, è capace di pianificare rapine in banca e rapimenti ( il sequestro del Bercellona di Messi è mitico!) che il Tom Cruise di "Mission: impossible" es un nerd ! (è un imbranato!) in confronto. Eppure si perde sempre per un dettaglio piccolo e stupido , cosicchè le prigioni catalane lo hanno spesso visto ospite gradito e, in questi hotel a cinque sbarre, ha conosciuto "Jaime Sugranes" un parrucchiere per signore, amico fedele e disastroso investigatore a tempo perso: per fortuna sua e di chi gli sta vicino!
Dunque dopo l'ennesima rapina andata male, Romulo il bello , mette la testa a posto, accetta un normale lavoro da portinaio, la vita per lui però diventa troppo noiosa, nonostante una moglie sexy Lavinia Torrada, un'amante con prole Emilia e la quattordicenne Marigladys detta Formaggino e molti altri personaggi improbabili, decide di accettare un incarico pericoloso ma molto remunerativo propostogli da Alì Aaròn Pistolino di professione terrorista.
Purtroppo per Romulo, ancora una volta la sfortuna lo perseguita e il nostro criminale sparisce nel nulla. Formaggino preoccupata chide aiuto all'unico amico del padre , Jaime il parrucchiere, che a sua volta ricorre a Juli, un africano albino,Moski un'emigrata russa,Flint il dritto (ma dritto perchè?) e un ' intera famiglia cinese i Siau, padre , madre, figlio, nonno...
La povera ispettrice Victoria Arrozales che segue il caso dello scomparso e del terrorista avrà il suo bel daffare visto l'affollamento nel salone del parrucchiere, per lei c'è poco da star allegri.
Un romanzo divertente come "Tre uomini a zonzo" di Jerome,intrigante come "Il centravanti è stato assassinato verso sera" di Montalbàn, colto perchè un catalano che ti cita Pier Paolo Pasolini di Letteratura ne mastica.
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Io ti bamo e tu mi bami?
"E la pasta ce l'ho già… ce l'ho già
E non la devo comprare.
Mmm… quel formaggio francese
Mi sconquassa le spese
Ci dovrò rinunciare.
Uff… c'è la fila alla cassa
E la voglia mi passa(...)
Ma chi è quello lì
Con le cosce come copertoni
Quello lì, quello lì
Vicino al banco dei peperoni (...) così cantava qualche tempo fa Mina , così potrebbero cantare Enrica e Tea, le protagoniste di questo romanzo che s'incontrano ogni giorno fra i banchi di un supermercato "ma chi è quella lì , quella lì?", si chiedono entrambe.
La prima, Enrica, sembra uscita dalla pubblicità del Mulino bianco, tanto è vero che Tea l'ha soprannominata "la signora Cunningham, la bella e rassicurante mammina della famosa serie TV, Happy Days", sembra una donna felice, madre di due splendidi bambini Viola e Gustavo detto "Gu", sposata felicemente da undici anni, si è presa una pausa dal lavoro, dopo che presso la filiale della banca dove lavora è rimasta coinvolta in una rapina , per fortuna senza tragiche conseguenze. Tea Fidelibus, invece è un'attrice di teatro sposata con Riccardo collega di lavoro,il suo di matrimonio comincia a scricchiolare, per fortuna ha da poco raggiunto il successo con una soap opera, così il successo televisivo sembra averle dato una certa tranquillità anche se è pur vero,come sanno i colleghi di lavoro e il marito che Tea, è figlia di un grosso industriale che quando è stato chiamato dalla figlia in difficoltà è sempre stato pronto ad aprire i cordoni della borsa. Le due donne dunque s'incontrano spesso fra gli scaffali del supermercato e spiano l'una la vita dell'altra, senza mai parlarsi, ognuna vorrebbe vivere la vita dell'altra che dall'esterno sembra , come la famosa erba del vicino, più verde,più interessante e più originale.Sarà vero?
Il romanzo accanto al confronto fra queste due tipologie di donne, mette al centro dell'attenzione di noi lettori anche quello psicologico rappresentato dai cosiddetti complessi di Wendy o di Peter Pan. Nella vita ognuno di noi prima o poi è chiamato a fare delle scelte , ma c'è chi queste scelte non le vuole fare e si rifugia sull'isola che non c'è per rimanere eterno Peter Pan, questa considerazione vale sia per gli uomini che per le donne. Ma è anche vero che spesso gli uomini e le donne che decidono di lasciare l'isola per diventare Wendy sentono di non essere pienamente realizzati , e allora? Con questo romanzo, Chiara Gamberale , con uno stile asciutto e dialoghi divertenti ci invita a riflettere su quell'intricatissima condizione della vita degli uomini e delle donne che chiamiamo: l'età adulta.
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La poesia del DNA
Uno scienziato nel suo laboratorio non è soltanto un tecnico, è anche un bambino di fronte a fenomeni naturali che lo impressionano come
un racconto di fate.Dobbiamo avere un mezzo per comunicare questo
sentimento all'esterno, non dobbiamo lasciar credere che ogni progresso scientifico si riduca a macchine o ingranaggi".
Maria Sklodowska,detta Manya, sposata Curie, Premio Nobel per la Fisica e la Chimica.
Non so se avete mai visto le sculture dell'artista australiano Ron Mueck, giganteschi corpi umani che di primo acchito scioccano, ma è questa sorpresa che ti spinge a pensare al tuo corpo in modo completamente diverso,sembra di osservare un nuovo pianeta. Quando ho letto la prima volta le riflessioni di Erri De Luca e Paolo Sassone-Corsi, rispettivamente narratore e biologo,sul corpo umano e su quella straordinaria "profezia" che è il nostro DNA, ho avuto come l'impressione che le parole dello scrittore e dello scienziato fossero le funi di un'arrampicata su quei corpi giganteschi, da lassù la poesia mi illustra il mio corpo come un prodigio ancora
più intrigante, la scienza mi dona la De rovolitionibus copernicana, la capacità dell'outside the box, come dicono gli inglesi, pensare fuori dai dogmi, quella senzazione che portò Alezander Fleming a leggere in quella muffa la penicillina, ma pensare che gli Egizi millenni prima usavano già l'impasto di pane ammuffito per combattere le infezioni , mi fa capire quanto il dogma puo accecare, rimandando a volte per millenni una scoperta. Vi consiglio quest'arrampicata sul corpo umano guidati da Erri De Luca e Paolo Sassone-Corsi, scoprirete che "la scienza e la poesia sono vicine,anzi la stessa cosa.Solo due modi diversi di leggere la Natura". Scoprirete che lassù è esaltante arrivarci insieme (siamo il Contrario di Uno!) , così Emiliana ,scienziata e moglie di Paolo
ci descrive l'arrivo in cima in due come facevano Pierre e Marie Curie,cancella la fatica raddoppia la gioia. Chiudo l'ultima pagina del libro ed ho la sensazione che anche questo testo di De Luca sia come un "Nocciolo d'oliva": questo nocciolo lo tengo in bocca, ne voglio assaporare tutta l'acuta poesia, mi regala intelligenza questo narratore, nel senso latino di "inter ligere", legare insieme: la poesia e la scienza.
di Luigi De Rosa
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E poi la speranza può essere di una noia mortale
"Non che Tony si occupasse di lui, ma vivendogli accanto in qualche modo
lo conteneva e dava forma e funzione alla sua vita; che adesso invece si andava versando scompostamente per il mondo.
Senza Tony era senza guida.E Tony era morto."
Lyle Wyatt è uno scrittore affermato, vive a New York e, ad una mostra d'arte, conosce Robert, un bel ragazzo dai tratti indiani,di professione cameriere ma aspirante pittore. Il vecchio scrittore offre al ragazzo una stanza vuota della sua grande casa da trasformare nel suo studio, visto che il ragazzo gli confessa di non avere abbastanza soldi per potersene permettere uno. Durante il sopralluogo nella camera vuota a casa Wyatt, i due uomini, Lyle e Robert scoprono di piacersi e decidono di trascorrere un weekend in campagna, ospiti di amici di Lyle, Marian e John Kerr, una coppia di ricchi proprietari terrerieri ai quali Lyle è legato da sincera amicizia consolidata da anni di frequentazione dovuta anche al fatto che Lyle era stato il compagno di Tony Kerr, giornalista di grido e fratello di John, morto di AIDS l'anno prima. Laura Ponti è un'amica dei Kerr,ha lasciato Firenze per New York dove ha affittato una casa a poca distanza dalla tenuta degli amici americani, il suo più profondo desiderio è quello di rinsaldare i rapporti con sua figlia Nina, attrice impegnata sul set di un film proprio a New York, con la quale non ha mai avuto un rapporto facile. Nella casa di campagna dei Kerr si riuniscono per un weekend, Laura Ponti fan dello scrittore Lyle Wyatt, John e Marian alle prese con i problemi di salute del piccolo Roland, il loro primogenito ed infine Robert e Lyle alle prese con la loro nascente liaison.
Peter Cameron offre ancora una volta un saggio della sua maestria narrativa,capacità di analisi psicologica dei personaggi e insuperabile sensibilità nel trattare certi argomenti. Come nel precedente best seller "Un giorno questo dolore ti sarà utile" , durante l'alternarsi dei brevi capitoli l'autore ci fa conoscere uno ad uno i personaggi e i trascorsi a volte drammatici che li legano, sembra di assistere alle evoluzioni musicali di un quartetto d'archi , il primo movimento,la sonata, è rappresentato nell'avvicinamento di tutti personaggi a casa Kerr, nel secondo movimento,l'adagio, i protagonisti fanno le rispettive conoscenze, nel terzo movimento,il minuetto con trio, c'è lo scontro tra Marian e Robert, Lyle e Robert,Laura e Lyle,John e Marian, nel quarto e ultimo movimento, il rondò a cinque periodi inneggia all'amore, alla morte, al dolore, alla solitudine e al riscatto. Un romanzo bellissimo, se fosse uno spartito sarebbe opera di Glenn Gould.
di Luigi De Rosa
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Fermate Lucio Elio Seiano
Dopo il successo del precedente romanzo "Il Tribuno" torna in libreria Roberto Fabbri, con una nuova avventura del giovane Vespasiano alle prese con gli intrighi di corte ,Antonia,Tiberio e soprattutto il perfido Seiano e i famigerati barbari, in quest'episodio i Traci.
Vespasiano di stanza a Filippopoli, in Tracia, viene raggiunto dal fratello Sabino, il giovane tribuno riceverà da Antonia in rotta con il pericolosissimo Seiano che di fatto comanda il Senato e decide le sorti dell'Impero, vista la volntaria assenza di Tiberio che preferisce Capri alle insidie dell'Urbe, un incarico molto delicato.Infatti Antonia Minore, la bellissima cognata di Tiberio,già moglie del fratello,Druso Maggiore, morto a soli 29 anni durante la campagna di conquista dei territori germanici, affida ai due fratelli una missione molto pericolosa, devono infatti catturare e riportare a Roma un sacerdote tracico Rotece, che ha assistito ai loschi intrighi di Seiano, diventerà testimone insostituibile per sbugiardare il temibile avversario di fronte all'Imperatore Tiberio. Trifena, regina di Filippopoli offre il suo aiuto e le sue truppe al tribuno Vespasiano per la cattura di Rotece in Mesia, tutti i pezzi della scacchiera, anzi , tutti i pezzi sulle tabulae lusoriae,visto che siamo nell'antica Roma, sono schierati, ora tocca a Seiano rispondere alle mosse dell'odiata Antonia, tutti e due riusciranno a dare "scacco" all'Imperatore di Capri?
Un romanzo per gli amanti di Roma antica, ricco di suspance ,intrighi e avventura.
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Favola ambientalista
E venne il tempo del male, esso invase i vicoli della piccola città affacciata sul mare, lo portarono quegli stessi marinai che avevano fatto la fortuna di quel luogo. La madre prese il figlio dalla culla e fuggì, guadagnando in fretta e furia la campagna dove era fiduciosa che l'aria salubre potesse difendere la sua creatura dall'assalto del male,ma quando sul giaciglio di una capanna rese l'anima a Dio, fu una vecchia strega a portarle via il frutto del suo amore. La strega legò la sua giovane preda ad un albero e ne fece il suo piccolo "cane",il suo piccolo schiavo. Un giorno la megera, recatasi in città in cerca di un'altra creatura da rapire, accompagnata dal suo giovane aiutante, tentò di rapire i neonati di un nobiluomo, approfittando della distrazione della stupida tata che avrebbe dovuto averne cura, ma a quel punto il piccolo "cagnolino "si ribellò alla sua aguzzina e, attirando l'attenzione della gente, fece arrestare la lurida carceriera.
Il piccolo orfano, durante la rissa scatenata dalla gente inviperita contro la rapitrice di bambini, si rifugiò nella vicina Chiesa, qui fu accolto dal parroco che in un primo momento tentò di incatenarlo ad altre colonne , quelle dei rituali,quelle della disciplina religiosa che nel cilicio ha completamente dimenticato che Dio è anche gioia. Venne allora il nobiluomo al quale l'orfano, con il suo tempestivo intervento, aveva salvato i figli e lo liberò da queste nuove catene adottandolo.
Nella nuova casa quel bambino che il prete aveva battezzato Joan Blanco, nonstante il calore umano mai provato prima d'allora, cominciò a trovare ricovero alla sua inquietudine nella vicina foresta , qui fra gli alberi, per un misterioso dono che scoprì di avere, trovò un amico, Utr, un antichissimo albero che iniziò "corteccia rosa" , questo l'appellativo che le piante danno agli uomini, al fantastico mondo delle piante. Qui la favola di Bernardo Notargiacomo continua spedita introducendo i lettori in una poesia verde che non voglio anticiparvi perchè va scoperta e goduta da ognuno di voi, come per l'Alchimista di Coelho, il Gabbiano di Bach, il Delfino di Bambarèn, aprite il libro e siate pronti al viaggio dentro di voi. Vorrei sapere se corteccia rosa ha poi scoperto cosa succederebbe agli uomini se tutti gli alberi smettessero di respirare?
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Dalla fine del Mondo
Sono molti gli interrogativi che in questi giorni assillano la mente dei Cattolici, domande alle quali Paolo Rodari giornalista del quotidiano
Paolo Rodari,giornalista
"La Repubblica" tenta di fornire elementi utili perlomeno per rendere il quadro che si è delineato meno fosco. Perchè Benedetto XVI ha rassegnato le dimissioni e perchè ha deciso di entrare in monastero. Cosa si nasconde nei faldoni che aveva sulla scrivania e che ha ereditato Papa Francesco: dossier sui prelati accusati di abusi sessuali? Gestione "allegra" dello IOR?
Papa Francesco è sacerdote delle villas miserias, era ed è amato in Argentina perchè era ed è visto come un umile prete; da ragazzino ballava il tango con la fidanzata e tifava San Lorenzo, il suo film preferito è "Il pranzo di Babette", ascolta Beethoven, legge la Divina Commedia e Dostoevskij, adora Chagall e la sua Crocefissione Bianca.Riuscirà Jorge Mario Bergoglio a rinnovare la Chiesa. Ai suoi preti ha sempre raccomandato la misericordia,coraggio apostolico e porte aperte a tutti.La cosa peggiore che possa accadere alla Chiesa è quella che Henri de Lubac chiama "mondanità spirituale" vale a dire mettere al centro se stessi. Jorge Mario Bergoglio punta il dito sulla Giustizia Sociale, ad essa si arriva riprendendo il catechismo, i dieci comandamenti e le beatitudini, perchè se si segue Cristo si capisce che "calpestare la dignità di una persona è peccato grave".
Un testo ,questo di Rodari,che con chiarezza e semplicità arriva al nocciolo delle questioni senza perdersi in sterili dietrologie adatto a tutti i lettori.
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Decomposizione di una vita
"Da vive , le persone sono così libere da aver bisogno di un bordo.
Per istinto e per cultura lo identificano con la morte.
E' sempre stato così,è stato così per tutti,e lo è ancora.
Le persone credono che finire di vivere segni un limite...
C'è bisogno di questo muro.
C'è bisogno di sapere che non può essere abbattuto.
Nessuno ha il coraggio di immaginarne l'assenza.
Le letteratura e la religione hanno coperto questo muro di scritte pietose.
La fregatura è quando scopri la verità
Non c'è muro,linea divisoria,bordo,fine."
In questo libro è descritto il suicidio, quello di una giovane donna, studentessa di biologia a pochi esami dalla laurea, Dorotea è il suo nome, almeno questo è il senso che hanno la serie di segni scritti sulla sua lapide nel cimitero di Catania. La ragazza vive,o meglio viveva,( mentre di sotto nel terreno umido gli insetti sarcofagi cominciano a pasteggiare col suo cuore), con la madre di professione fotografa, donna tanto affascinante quanto anaffettiva. Il padre non l'ha mai conosciuto anche se questa figura maschile la fanciulla la cerca,la insegue, disperatamente, lungo tutto l'arco della sua vita di dopo, quella di fantasma. Zia Clara,editore, è la donna più forte di questa inquietante famiglia, dove, in passato si è già consumata una tragedia, il suicidio di zia Lidia ,disgrazia che ha già messo a dura prova i labili equilibri di questa piccola comunità di donne di cui Clara stancamente raccoglie i cocci.Ma intanto loro, dico gli insetti calliforidi, stanno continuando imperterriti a moltiplicarsi nella carne in decomposizione del cadavere di Dorotea. Viola Di Grado fotografa con la penna le mosche "metalliche" che depongono le loro piccole uova bianche negli interstizi della pelle di Dorotea, mentre i bigattini, quei vermi bianchi noti ai pescatori, spazzolano tutto quello che non è osso. Ho trovato molto interessante questo romanzo,scritto benissimo, originale l'avvicendarsi nella narrazione di paragrafi dedicati agli episodi della vita di Dorotea prima e dopo il 23 luglio 2011 , giorno del suicidio, con la descrizione quasi maniacale dei vari stadi di decomposizione del corpo della sfortunata ragazza, sembra un "necroir" un nuovo genere letterario, permettetemi una battuta, la descrizione di un fenomeno necrotico e un noir, si perchè il suicidio, come spiega Emile Durkheim, è un fenomeno sociale non individuale, nel romanzo Dorotea ci descrive tutto il suo mondo, padri assenti, madri nevrotiche ,zie decise, fidanzati egoisti, amici e amiche evanescenti; attraverso la conoscenza di questo universo scopriremo il nome del movente e dell'assassino.
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Libertà di pensiero è libertà di movimento
Per la prima volta sono davanti allo schermo bianco con il cursore che lampeggia e non so che scrivere, che raccontarvi di questo libro?
E' la stessa sensazione che proverei se d'improvviso, davanti a me si materializzasse la figura di un amico, di quelli con i quali hai condiviso le prime partite a calcio rubate al cortile condominiale con la tensione che il rompicoglioni di turno ti bucasse il super santos, le prime ore che poi diventano giorni e infine anni, trascorsi sui banchi di elementari,medie e liceo.Questo amico sta dinanzi a te su di una sedia a rotelle, ha avuto un disgraziatissimo incidente che l'ha reso
tetraplegico e tu lo guardi e non sai che dirgli, anzi ti fai forza(ti fai forza, tu?) e magari fai una battuta stupida per sdrammatizzare mentre dentro pensi :
CAZZO CHE SITUAZIONE DI MERDA !, e lui te le legge tutte in faccia queste parole.
In questa storia di dolore raccontata da Lorenzo Amurri c'è un pensiero subdolo che si infila tra le righe, striscia tra una vocale e una consonante ed è : farla finita, spingersi con quella fottuta carrozzina sul ciglio di un burrone e gettarsi in fondo al pozzo. Poi, proprio in cima al baratro, proprio alla fine della lunga nuotata in apnea , emergi dall'acqua resa viscida dal dolore e scopri che ... non ve lo dico alla fine di quest'apnea che cosa succede , lo dovete scoprire da voi, leggendola.
"EXTRA"
Una cosa però ve la devo raccontare alla fine del libro c'è una piccola favola, descrive l'incontro di un uomo sulla carrozzina con un 'anatra,di quelle dal becco giallo e il piumaggio verde smeraldo che trovate in laghetti improvvisati,magari nella piscina di un ospedale perchè in questo posto le fucilate dei cacciatori non possono raggiungervi; quest'incontro vi rivelerà la bellezza di esistere, nonostante tutto.
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A cosa serve lo zainetto bianco?
Era dai tempi de "L'occhio del Lupo" o "Abbaiare stanca" che non leggevo un Pennac così divertente!
"Ernest e Celestine" sono rispettivamente un orso e un topo, si detestano!
Ernest : che diavolo dici recensore?
Mi scusi ha ragione, si amano.
Celestine : Per tutti i roditori, questo è veramente scemo, ma l'ha letto il libro?
Arutore : Sì ,monsieur , che va dicendo ?
Perdon, volevo dire che questo signor orso e questa medemoiselle Celestine,topolina, per una serie di fortuite circostanze s'incontrano e stringono amicizia.
Ernest: Sì , così va bene.
Celestine: Concordo.
Autore : maintenant c'est bon!
Meno male, dunque in questa favola c'è un mondo di sopra abitato dagli orsi e un mondo di sotto abitato dai topi. I roditori si dividono in squadre : i topi con gli zainetti verdi raccolgono molliche di pane, granelli di zucchero, caramelle etc etc, i topi con gli zainetti rossi : pezzi di stoffa, spilli, chip elettronici etc etc,infine ci sono i topi con gli zainetti bianchi, come Celestine, che rac...
Autore : FERMO!, réviseur cher est fou?
Impazzito io , monsieur Pennac?
Autore : Bene , le proibisco di dire ai lettori il contenuto dello zainetto bianco, andrà a finire che non la compreranno la mia favola!
Oggi è proprio dura, QUESTI FRANCESI !
Dunque Celestine con lo zainetto bianco finisce nel mondo di sopra a casa di due orsi Georges, venditore di dolciumi e Lucienne,dentista, c'è anche Leon , il loro piccolo orsetto. Quando questa allegra famigliola scorge un topolino ai piedi della culla, beh son dolori, scoppia un vero pandemonio, alla fine, Celestine,inseguita da Georges armato di scopa, riesce a salvare la pelle, nascondendosi nel secchio dell'immondizia fuori casa ed è qui che compare Ernest.
Infatti...
Autore : ma che fa?, gli racconta tutta la favola?
Mi scusi monsieur Pennac , cerco di illustrare , abbozzare la trama e i personaggi principali, non va bene neanche questo?
Autore: procéder ainsi, rapidement...
Dicevo, Ernest è un orso, di professione fa il musicista, ma con questa crisi, è rimasto senza soldi e con l'inverno alle porte , cerca provviste nei bidoni dell'immondizia, è messo proprio male!
Dunque nel bidone trova Celestine e mentre sta per farne unsol boccone ...
Ernest : questo il libro non l'ha letto, gli orsi non mangiano i topi !
Celestine : Non sono d'accordo, il grande orso cattivo ,allora, non esiste?
Pennac : Ora basta, mi state rovinando la favola, saranno i lettori a decidere!
Ma io volevo solo aggiungere che...
Pennac : BASTA!
Ma io...
Pennac : BASTA!
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Gaio Mario VS Silla
La Newton & Compton ci ha sempre sorpreso con la sua politica dei prezzi stracciati, ricordo ancora una "Divina Commedia" a mille lire, un libretto rettangolare che entrava nella tasca del cappotto e privavi del cellophane immediatamente perchè non potevi credere che la "Divina" fosse tutta in quell'opuscolo. Oggi ancora una volta la casa editrice romana ci sorprendo offrendo a 0,99 cent, meno del prezzo di un quotidiano, libri di autori classici e contemporanei che certo non risolveranno i problemi economici che attanagliano l'editoria italiana, ma almeno invogliano studenti e lettori normali a comprare e soprattutto a leggere.
Siamo nell'82 a.C. sciami di soldati armati fino ai denti entrano nelle Domus dei Senatori come serpenti nelle tane dei conigli, il sangue scorre a fiumi in quelle case , nessuna vita è risparmiata.
E' stato Gaio Mario a ordinare al suo corpo scelto di schiavi liberati, i Bardiei, dopo aver conquistato Roma, di consumare la sua terribile vendetta, ma non è finita perchè Cinna il maggior alleato del vecchio Console acerrimo nemico di Silla è a sua volta pronto a tradire l'amico per l'unica cosa che conta ed è sempre contata a Roma : il potere.
Se nel triclinium i nobili giocano a "risiko" con la vita degli altri, nei cubicula, schiavi,serve e matrone si lasciano avvincere da battaglie amorose, Crisso, bardieo di Gaio Mario si è innamorato di Giunilla, schiava di Ottavio, magistrato romano ,acerrimo nemico di Gaio Mario, riuscirà a strapparla alle grinfie del suo padrone? , a conquistare la libertà che gli ha promesso Gaio Mario quando l' ha assoldato?,
la risposta gliela darà un oscuro gladiatore a Capua.
Romanzo storico avvincente per gli amanti degli intrighi e della Roma antica.
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Guardate quello che siamo,delle mani inutili
Gilles è un ragazzino che ha scoperto la potenza della parola scritta, legge Balzac, si è fatto conquistare dalla storia di Eugènie Grandet.
Che cos'è la cosa più preziosa al mondo? Gli chiede il giorno più importante della sua vita il maestro Antoine.
E' l'oro!, risponderebbe Papà Grandet.
E per lui?
E per voi?
Albert Chassaing, il padre di Gilles, sopravvissuto alla Seconda Guerra Mondiale ,operaio della Michelin, collezionista di vecchi orologi e contadino mancato, non sa rispondere a questa domanda ma ne cerca a tutti i costi la risposta.
Suzanne, la moglie di Albert , vive unicamente per Henri,il primogenito,partito soldato per la guerra d'Algeria.Aspetta con ansia le lettere dal fronte del figlio perchè è il suo unico amore.
Madeleine Chassaing, la vecchia madre di Albert, non ricorda più nulla, non riconosce più nessuno se non in brevi momenti di lucidità, il figlio. Come molti anziani , la demenza senile rappresenta per lei,una scala per scendere giù nell'infanzia.Madeleine è una vecchia contadina cocciuta ,ha mai amato suo figlio Albert?, la chiamavano "faiseuse d'anges", la fabbricante d'angeli, un eufemismo che hanno i Francesi per indicare il lavoro delle levatrici che praticano l'aborto clandestino.Ora che la malattia l'ha fatta precipitare nell'infanzia farà i conti con gli angeli che ha fabbricato?Liliane, la sorella di Albert,andata sposa giovanissima ad Andre, sembra interessarsi solo alla terra e alla casa di famiglia,la ragazza amata dal fratello Albert come se fosse una figlia riflette sulla somma da ricavare dalla vendita dei beni, dimenticando che la madre è ancora lì, viva, e l'eredità è da dividere con Albert!
Jean-Luc Seigle ci racconta la storia di questa famiglia di operai e contadini alla ricerca ognuno del senso del proprio esistere, il personaggio principale è Albert, un uomo che osserva gli altri con la stessa attenta curiosità che adopera per i meccanismi dei suoi orologi, riuscirà infine a dare anche lui, la sua risposta alla domanda , "che cos'è la cosa più preziosa al mondo?", ma la risposta di Papà Chassaing, non sarà d'oro.
C'è qualcosa di più prezioso dell'amore di un genitore per i propri figli a questo mondo?
di Luigi De Rosa
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La montagne se désole
Presso la stazione sciistica di Champoluc,siamo in Valle d'Aosta, gli addetti alla manutenzione degli impianti sono alle prese con la pista da sistemare per le migliaia di turisti che giungeranno l'indomani,Amedeo Gunelli,giovane precario,sul suo cingolato sta sistemando la neve quando il suo datore di lavoro,Luigi Bionaz, gli comanda di dirigersi più a valle dove pietre e terreno hanno preso pericolosamente il posto della neve. Il ragazzo sceglie ,per dirigersi sul posto, la scorciatoia del Crest, ma mentre scende il cingolato sbanda, ha urtato qualcosa,saranno galline,viste le piume che invadono la pista? Amedeo , si disfa dell'inseparabile canna, e si avvicina a quello che sembra un animale morto al centro del tracciato , poi corre a bordo pista è vomita, quando capisce che le piume sono quelle di una giacca da neve che lui ha incidentalmente fatto a pezzi come il loro proprietario, passandoci sopra con i cingoli.
Il cadavere è quello di un siciliano, Leone Miccichè sposato con Luisa Pec una ragazza del posto con la quale aveva deciso di metter su un famiglia,ad investigare è chiamato il commissario,perdon, il vicequestore Rocco Schiavone, romano de Roma, che è stato trasferito, perdon, sbattuto sulle montagne, perchè la disciplina sta a lui, come l'abbacchio a colazione.
Oltretutto ,lui poliziotto di città con le Clarks incollate ai piedi, si ritrova in un paesino dove tutti sono parenti, i colleghi, fatta qualche debita eccezione, sembrano i cloni di "Agatino Catarella", e il giudice un rompicoglioni. Rocco Schiavone, molto a malincuore, decide di dedicarsi a questo caso che sembra diventare sempre più ingarbugliato man mano che sembra giungere a soluzione.
Il giallo scritto da Manzini ha ritmo, sebbene ricorra a clichè di scuola Camilleri, l'invenzione del poliziotto unpolitically correct e un'ottima trama con un finale per niente scontato lo rende una piacevolissima lettura.
di Luigi De Rosa
(...)La montagne se désole
Parce qu'elle n'entend plus
Le son des sonnailles(...)
da La montagne desolaye di Benin Venance Sarre 1901-1980,poeta valdostano.
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L'accenno indeciso di un fuoco già passato
(...) Ti sottraevi a tutto per lo sfinimento che ti provocava la lotta contro i farmaci, te li sguinzagliavano dentro il corpo perchè facessero razzia dell'intruso,ti mettevano il sangue a ferro e fuoco.Da fuori ne potevi sentire i latrati,la ferocia assassina,Poi sul campo di battaglia lasciavano anche te, vittima collaterale di una guerra in corso tutti i giorni senza tregua,colpito per sbaglio anche l'unico che volevano salvare(...)
Ci sono libri che è difficile raccontare se non rubando all'autore frasi; un recensore si arrende, la sua opera non è necessaria. Raccontare un'amicizia, fra due uomini, il vecchio e il giovane, raccontare la fine del maestro ,trovare parole che possano in qualche modo lenire il dolore o riempire in piccola parte quel vuoto che è il lutto,raccontare la lotta ,la disperazione e il dolore, raccontare la resa ad una malattia che è più grande di noi,un imperatore l'ha definita Mukherjee Siddhartha ,dev'essere impresa non da poco.
Qualche tempo fa leggevo su La Repubblica, Michael Chabon rispondere all'itervistatore : "alla fine la Letteratura non è altro che intrattenimento. Siete proprio sicuri?
Ci sono testi che sono al di qua di quello che Blaise Pascal definiva divertissement ,uno sicuramente è questo di Andrea Bajani, gli altri li scriveva il protagonista del libro, vale la pena riconoscerlo alla fine del libro, dove il vuoto in piccolissima parte è riempito.
P.S. il titolo del post è una frase tratta dal testo di Bajani.
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Ci piove,sapete, in questa città di sole.Ci piove
Mi viene in mente quando da ragazzo ,in libreria,giungeva la nuova copia
della collana "Giallo Mondadori"; la copertina gialla era oro per noi appassionati,mentre la riga rossa sopra il titolo, si trasformava nella linea di partenza dalla quale sprintare nel nuovo efferato delitto per provare a scoprire prima della fine l'inafferrabile assassino. La collana "tracce misteriose gold" curata da Umberto Rollino già nella sua veste grafica mi restituisce così bei ricordi, se poi tra gli autori trovi Maurizio de Giovanni, la soddisfazione è doppia. Questi tre racconti:"L'omicidio Carosino","I vivi e i morti" e Mammarella" che compongono il volume li consiglio a chi non conosce ancora questo giallista Sui generis,dico questo perchè de Giovanni è soprattutto un romanziere completo, il giallo gli sta stretto, come il nodo della cravatta al Commissario Ricciardi, la giacca al brigadiere Maione,l'anello alla Duchessa di Carosino,l'abito talare a don Raffaele Ammaturo,il corpetto a Gilda e le scarpe a Mammarella ma il cuore di Enrica?, no, quello è grande abbastanza come la pazienza di Tata Rosa.
P.S.,
Mi ispirano un profondo senso del dolore , quei legni bruciati a Bagnoli, segnano l'inverno del Commissario e di tutta la città. Lui conosce la condanna del sangue che c'è dietro,la gente è scesa in strada perchè il posto di ognuno è lì, fra gli indignati. "Per mano mia" ha sussurato beffarda la camorra che ancora una volta ha adottato il metodo del coccodrillo. Supereremo l'autunno se saremo uniti,presto verrà la Primavera e poi l'Estate del Commissario.
Ricostruiremo Città della Scienza, noi Napoletani e saremo felici come a Natale, ma intanto Ricciardi, in ginocchio fra quel che resta, ascolta quei fantasmi carbonizzati gridare:"BASTARDI".
di Luigi De Rosa
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Homer Simpson salverà il mondo,o no?
La domanda è : " Esiste un'organizzazione segreta costituita dalle famiglie più potenti del mondo economico-finanziario che è in grado di influenzare le politiche sociali,economiche e militari di tutti gli Stati per raggiungere il proprio fine ultimo,il controllo totale dell'Umanità e ridurla in schiavitù come tanti goyim* ?
Per dare una risposta a questa domanda l'autore di questo saggio ,Adam Kadmon,parte da lontano,anzi dalla notte dei tempi,dalla Civiltà Sumera ,
da Ur Nammu re di Ur,di Akkad e di Sumer che fondò l'Ordine del Serpente che divenne degli Spelndenti,poi Illuminati ,quelli in sintesi che vogliono il potere assoluto per garantire la pace all'Umanità, dall'Ordine del Serpente col tempo si separò un gruppo di adepti che fondò l'Ordine dell'Antico Serpente dei Moriah,questi ultimi aspiravano al controllo del Pianeta per loro fini illeciti. Il 6 febbraio 1748 nasceva a Ingolstadt in Baviera,Johann Adam Weishaupt, orfanello che venne adottato dal Barone Johann Adam Ickstatt, che lo fece studiare dai Gesuiti* dove cominciò ad interessarsi di Filosofia,Teologia per poi arrivare all'Esoterismo, dottrina che studia le leggi che regolano la Metafisica,leggi che gli Occultisti sfruttano a proprio vantaggio per raggiungere scopi non sempre leciti. Weishaupt ,mosso da nobili principi, volle fondare un'organizzazione segreta che chiamò degli Illuminati che aveva origine in quelle radici storiche illustrate ad apertura del post, i cui membri,infiltrati in tutti i Governi del Mondo potessero realizzare il sogno di una pace duratura. A quest'organizzazione ben presto col tempo per una sorta di degenerazione morale di alcune logge massoniche che la componevano si è opposta quella di Moriah.
Il saggio di Kadmon oltre a tutte queste notizie storiche che ho sintetizzato in modo approssimativo,descrive i simboli nascosti di questi massoni che controllerebbero il mondo,per esempio le civette e il triangolo con il famoso occhio (The all seeing eyes) presenti sui dollari, le "strane" operazioni messe in atto dalla potentissima CIA, fino ad un capitolo dedicato ai messaggi in codice che i "ribelli" al complotto tentano di inviare a noi miseri mortali ,sfruttando i mezzi di comunicazione. Divertente e agghiacciante al contempo è la descrizione di un episodio della serie cartoon "The Simpson",andata in onda negli anni Novanta, dove è palese l'avvertimento che l'11 settembre sarebbe accaduto qualcosa di estremamente pericoloso a New York. Ho letto questo testo mosso dalla stessa curiosità che mi spinse a leggere a suo tempo il "Codice Da Vinci", come per il capolavoro di Dan Brown questo scritto mi spinge a pensare a partita doppia: da una parte il contenuto è interessante,la teoria è articolata ma chiara e persuasiva; dall'altra lo
scrittore, mascherato, che partecipa ad una trasmissione TV, "Mystero" su Italia Uno, con lo pesudonimo di "Adam Kadmon" che nella Kabbalah significa: "uomo celestiale", mi sa tanto di marketing ben studiato: "chapeaux!,agli inventori,il testo scalerà le classifiche. Credo che al mondo ci siano davvero famiglie tanto potenti da influenzare le decisioni dei nostri governanti ,credo davvero che i nostri politici non ci raccontino la verità,ma spesso ci contino mezze verità e ancor più spesso: balle! Mi viene in mente il celebre film di Marco Risi "Il muro di gomma" sul caso Ustica, spesso coloro che ci governano, che controllano l'informazione formano un muro di gomma che ci impedisce di conoscere la verità, oggi i loro sistemi sono diventati ancora più sofisticati, penso alla famosa macchina del fango; sta a noi imparare a non gettare la spugna e a cercare con coraggio le verità nascoste, in nome della memoria di chi ha perso la vita per i loro giochetti insulsi.
Questo saggio offre un altro punto di vista rispetto a quello della storia ufficiale ed è sempre bene conoscere invece di ignorare; una celebre frase esoterica mutuata dal capolavoro scespiriano,"Sogno di una notte di mezza estate" dice: " weaving spiders come not here - ragni tessitori, non venite qui", sarebbe a dire che chi è entrato nella loggia massonica è al sicuro, noi invece a quest'illuminati la lampadina la spegneremmo volentieri.
di Luigi De Rosa
* Goyim = bestie,comuni mortali secondo quanto scritto nel Protocollo di Sion.
*Ignazio di Loyola,fondatore della Compagnia di Gesù era un ex appartenente degli "Alumbrados" gruppo religioso condannato per eresia dalla Santa Inquisizione ,Alumbrados vuol dire Illuminati in spagnolo.
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La camera oscura di Don Elemirio
Saturnine è una giovane insegnante presso l'Ècole du Louvre alla ricerca di un alloggio nella caotica e carissima Parigi, lo desidera più confortevole di quello minuscolo che divide con l'affettuosa Corinne,amica di sempre.
Finalmente dopo alcuni tentativi, in un antico e lussuoso palazzo nel VII arrondissement parigino le viene offerto un alloggio più che dignitoso da un illustre quanto inquietante aristocratico spagnolo,Don Elemirio Nibal y Milcar,Grande di Spagna.
Il nobile è affettuosissimo con la ragazza, le mette a disposizione per contratto,40 metri quadri del suo vasto appartamento, con bagno e accesso libero in cucina,ancora: un uomo delle pulizie, Mèlaine e un autista con una magnifica Bentley, ma c'è un divieto ben preciso da rispettare ,sul quale il nobiluomo non transige, mademoiselle Saturnine potrà entrare in tutte le stanze tranne in quella dove,l'ospite spagnolo,appassionato di fotografia,ha realizzato una Camera Oscura.
Saturnine comincia così un'elettrizzante convivenza con don Elemirio che si rivelerà un uomo affabile, ottimo cuoco ed eccellente sarto, anche se il carattere introverso e una certa misantropia di fondo saranno causa di frequenti e salaci battibecchi fra i due. Col passare del tempo però in Saturnine un tarlo si fa sempre più strada nelle sue certezze, infatti quando la ragazza si presentò per l'alloggio, le signore che aspettavano di essere ricevute dal padrone di casa, le avevano rivelato che giravano strane voci sullo spagnolo, si insinuava fosse un seduttore, che avesse avuto otto mogli e che queste donne fossero tutte morte in circostanze misteriose.Saturnine, non trova pace, possibile che quest'ometto così affabile possa essere un assassino? La ragazza pensa e ripensa alla "Camera Oscura"; alla fine il suo ospite ha ammesso di avere avuto otto mogli,ma di fotografie in casa neanche l'ombra! Allora Saturnine si chiede: "chi c'è o cosa c'è, in quella stanza proibita?"
La geniale fantasia di Amèlie Nothomb mi ricorda la poesia surrealista di Andrè Breton, nei suoi personaggi e nelle vicende da lei raccontate sono esaltate le tematiche bretoniane dell'amore,del sogno, della follia ed della liberazione, in modo suggestivo. Non so se avete mai sentito parlare del "cadavre exquisi" ( cadavere squisito) si tratta di una tecnica surrealista in base alla quale in modo del tutto casuale e corale alcuni poeti scrivono uno per uno una parola, ignorando lo scopo finale dei singoli,realizzando così una poesia che è frutto dell'Inconscio,parto delle fantasie e dei sentimenti più genuini privi delle censure alle quali sarebbero sottoposte dalla parte Conscia del nostro Io. Saturnine e don Elemirio scopriranno l'amore quando rinunceranno ai loro pregiudizi,ai preconcetti , a quelle difese mentali, diffidenze psicologiche che mettono distanza fra due esseri umani. Amèlie Nothomb mette insieme una giovane insegnante, un nobile spagnolo paranoico, la cucina francese,l'arte della fotografia e lo champagne ed alla fine, da quest'intruglio trae il suo "cadavre exquisi": una splendida storia d'amore come non ve l'hanno mai raccontata.
di Luigi De Rosa
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Miss,mia cara miss...
Brusuglio è una frazione del Comune lombardo di Cormano, rifugio splendido per i Milanesi che amano la campagna oggi come lo fu nell'Ottocento per Alessandro Manzoni che ebbe qui la sua dimora estiva e come lo è per don Titta ,poeta geniale dal carattere difficile e dal temperamento inquieto, protagonista di questo romanzo. Dunque don Titta nella sua splendida tenuta di Brusuglio ospita la sua numerosissima famiglia,,donna Clara ,matriarca attenta e oppressiva, donna Julie moglie del "Vate" che sembra vivere all'ombra del marito e della suocera senz'altro scopo nella vita che crescere i suoi cinque pargoli :Enrico,Pietro,Giulietta,Matilde e Franceschina, le cui urla e gli interminabili piagnistei sono la colonna sonora di buona parte della giornata.Nelle numerose stanze della dimora vivono oltre ad un'affezionata servitù alcuni amici inseparabili del Titta:Stuart Aaron James Innes, affabile gentiluomo inglese che con l'irascibile Tommaso, provetto poeta,seguono il loro ospite in coraggiose e ardite cospirazioni contro l'oppressore austroungarico.Infine c'è lei, Bianca Pietra, l'altra protagonista della storia , italoinglese, la Miss, come la chiamano tutti in casa, è una pittrice in carriera che don Titta ha assunto per ritrarre tutte le sue creature floreali,infatti oltre alla poesia,don Titta coltiva,è il caso di dire,una passione irrefrenabile per la botanica:innesti,incroci, potature,cimature etc etc sono la sua vita e le sue creazioni come le poesie, desidera immortalarle sulla carta. Bianca è una giovane donna,colta e indipendente, che suscita l'invidia delle donne e la passione negli uomini,ma lei non si cura nè degli uni nè dell'altre, si dedica esclusivamente al suo mestiere con tenacia fino a quando ritraendo Pia, la più piccola e dolce delle serve che la seguono dappertutto per volere dei padroni, scopre una somiglianza che le mette un tarlo in testa che non riuscirà più a eliminare se non quando si ritroverà invischiata in uno..."scandalo!" ,sì dice l'invadente Bernocchi,il più odioso fra gli ospiti del Titta, alla bella pittrice, "l'elleboro nel linguaggio dei fiori vuol dire :"scandalo!"
L'architettura narrativa di questo romanzo mi ha ricordato il romanzo inglese dell'Ottocento,equilibrato nelle espressioni,articolato nella trama e colto nei contenuti, penso alla penna delle sorelle Charlotte ed Emily Brontë, non per niente la Masini è una delle traduttrici migliori che abbiamo in Italia e fu scelta a suo tempo per tradurre il capolaroro di Joenne K.Rowling :Herry Potter.
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Benvenuto Mister Piccolo
Capita a me come credo a molti di voi di avere dei conoscenti che definire logorroici equivale a far loro un complimento. Quando li incontro,sbianco,vorrei essere sordo;cominciano a parlare,a blaterare e non la smettono più e il più delle volte raccontano sempre le stesse cose, gli griderei, fregandomene del Galateo:"basta!,chiudi quella bocca!,mi hai fatto venire il mal d'orecchi!"
Ma,per fortuna, ci sono anche quelli che quando parlano affabulano, sono pochissimi e rarissimi, sanno misurare le parole, mettere qua e là una battuta arguta, raccontare una barzelletta (non quelle insulse che fanno ridere solo Berlusconi e i suoi servi) ma soprattutto esaltano il silenzio quando è il caso.Quando ascolto Francesco Piccolo a teatro o lo leggo mi fa pensare alla seconda tipologia di narratore, con lui , senza piaggeria, mi diverto e mi rilasso.
In questo libro,lo scrittore casertano, racconta della proposta che ebbe qualche tempo fa da un editore, quella di viaggiare in compagnia di altri sei colleghi in giro per il mondo per realizzare reportage sui luoghi visitati da Roma ad Hong Kong, dai villaggi Valtur,glamour e confezionati come un pacchetto di caramelle in un ipermercato a quelli poveri dello Sri Lanka. Fra gli episodi descritti mi piace ricordare quello che apre la narrazione;siamo nella "fantascientifica" Hong Kong e in un ascensore di un albergo super lusso, un dipendente dell'hotel, durante la discesa che li porterà nella hall, lo scambia per Nicolas Cage e non ci sarà verso di spiegare al cinese che Mister Piccolo è in realtà un giornalista italiano. Il ragazzo dell'ascensore rimarrà convinto di essere stato in compagnia della star hollywoodiana nonostante le mille rimostranze dello scrittore.Addirittura a fine corsa , con grande "scuorno" di Piccolo,il cinese tenterà di coinvolgere anche gli altri ospiti dell'albergo nella sua scoperta: Nicolas Cage era con lui, ha tentato di assumere un'altra identità come nel film "Face/off" , ma lui l'ha smascherato! Questo episodio mette in risalto una scoperta "scioccante" che facciamo in Oriente noi Occidentali ,per i Cinesi, come per i Coreani,i Malesi, i Giapponesi etc etc noi , i colonizzatori del Mondo:siamo tutti uguali,non ci distinguono, siamo tutti gialli,perdon, siamo tutti bianchi,abbiamo gli stessi tratti somatici,la stessa postura,parliamo la stessa lingua! In un altro episodio Francesco Piccolo descrive la tappa del viaggio che prevede il soggiorno nel subcontinente indiano. In Sri Lanka, sul bus che li riporta in albergo dopo la visita nella tipica azienda produttrice di Tè,mentre il giornalista è folgorato dal verde brillante del paesaggio,i suoi compagni rimangono basiti e si armano di macchine fotografiche quando, davanti ai loro finestrini, in mezzo ai campi, compare una macchia coloratissima in movimento che stride con tutto quel verde.La "macchia" è costituita delle vesti variopinte delle contadine che, bagnate fradicie, guadagnano la strada di casa. Le donne attirate dai turisti si avvicinano al bus, chiedono money,caramelle e school pen e fin qui niente di strano,niente di nuovo, quello che lascia tutti perplessi, compresi noi lettori è il coro che ad un certo punto si alza in direzione degli ospiti stranieri insieme alle mani stese: "ti, ti, ti, ti,ti" .E' un coro ritmato e sempre più insistente: le giovani contadine destinate ad invecchiare precocemente, che cinque minuti prima erano piegate sui filari di piantine,come faranno tutta la vita, stanno chiedendo,stanno elemosinando agli Occidentali: un po di tè. "Allegro Occidentale" è in sintesi questo ,la descrizione di un viaggio in un altro mondo che non risparmia sorrisi e amarezze a noi che crediamo a torto di conoscere gli altri.
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Che cos'è il piacere se non un dolore straordinari
Una "Sub", che nello slang sadomaso sta per sottomessa, viene ritrovata senza vita nel suo appartamento a Roma,evidentemente il gioco perverso al quale l'aveva iniziata il suo padrone,il suo Dom è andato oltre il limite,praticare lo shibari è un'arte pericolosa. Scoppia lo scandalo,il cadavere rinvenuto è quello di Tania Namari,la moglie di un importante uomo d'affari che,appresa la notizia, trasecola, non riesce a darsi pace; dopo tanti anni di matrimonio il dottor Namari ha scoperto di aver avuto accanto una sconosciuta. Ad aver fatto lo scoop ,grazie alla soffiata di un amico poliziotto è il giornalista Marco Corvino, cresciuto a pane e cronaca nera, il protagonista del nuovo thriller di Massimo Lugli si dedica anima e corpo alla ricerca dell'assassino anche perchè Namari dopo un duro faccia a faccia con il reporter si convince che è l'uomo adatto a riabilitare la memoria di Tania. Comincia così per Corvino una discesa nel mondo ambiguo del BDSM (Bondage dominazione sadomasochistica),sarà Master Scudiscio, un apprezzato professionista di quest'arte a fargli da "Virgilio" in questo mondo lascivo fatto di gironi sempre più inquetanti che culminano negli infernali giochi erotici fatti con bambini.
Marco Magnoletti, idraulico disoccupato con una forte dipendanza dal gioco d'azzardo,divorziato, alla perenne ricerca di soldi da gettare nelle macchinette, è una "Retta", nel gergo malavitoso romano, un incensurato che mette a disposizione un garage,una cantina etc dove nascondere roba che scotta dientro compenso.Gino,Franco e Marcello detto "Bove" sono tre criminali ai quali "la Retta" ha tenuto cocaina che i tre scambieranno con shaboo (er ghiaccio!) altra merda che riceveranno da altri tre "gentiluomini" provenienti dalle Filippine: Antony,Wiston e John, ex militari che fanno parte della potentissima mafia orientale. Durante lo scambio però,i Romani tentano di fregare i "babbuini" e quest'azzardo si rivelerà un grave errore per tutti.
Contemporaneamente il Colonnello dei Carabinieri Leonardo Della Domenica, ha scoperto un traffico di droga proveniente dalle Filippine,ma nonostante i primi cadaveri comincino a colorare di rosso le strade dell'Urbe,prende tempo, perchè lui è deciso ad acciuffare lo "Scudo" in gergo , la mente che sta dietro tutto questo macello.
Massimo Lugli descrive uno "shibari" le cui corde legano Marco Corvino,la Mapya filippina e Inquirenti inquieti in un giallo incanzalnte e intrigante che solo alla fine vi svelerà se c'era un Master o una Slave dietro tutto questo.
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Femminicidio
"Madonna ndihmon femijen tim" è una preghiera in albanese che si può tradurre in italiano: "Madonna proteggi il mio bambino",viene ripetuta senza sosta da una ragazza straniera,costretta a prostituirsi dal suo aguzzino anche se è al settimo mese di gravidanza ,perchè lei serve solo a questo:deve rendere soldi e non è escluso che il bambino che avrà non verrà venduto a qualche coppia sterile,così anche lui renderà soldi! Ma facciamo un passo indietro,Jona,così si chiama la prostituta, viene da una buona famiglia di Tirana,padre avvocato e madre insegnante,lei stessa è laureata. A 21 anni conosce Roslan, un affascinante uomo d'affari, dopo aver frequentato la sua famiglia, come da tradizione mussulmana la chiede in moglie.Prima delle nozze però, Roslan le chiede di accompagnarlo in un viaggio di lavoro a Roma. Giunti in Italia,quello che s'era presentato a tutti come un vero gentleman,come un novello dottor Jekyll si trasforma in Mr Hyde, la picchia selvaggiamente e la violenta più volte fino a quando, piegatane la volontà,la costringe a prostituirsi. Roslan dunque svela il suo vero volto:è un mafioso della peggior specie, Jona scioccata cercherà aiuto,ma nessuno glielo offrirà,ben presto comprenderà che potrà contare solo sulle sue forze e proprio il figlio che metterà al mondo, che il suo aguzzino le aveva concesso di tenere, le darà quella miracolosa forza di volontà che la salverà.
Questa è una delle dieci storie che Stefania Catallo ha ascoltato dalla viva voce di alcune delle tante donne che ogni giorno subiscono violenza ed hanno il coraggio e la fortuna di potersi rivolgere al centro CE.S.P.P.A. "Lino Filipponi"(Centro si supporto psicologico popolare) a Tor Bella Monaca a Roma, dove trovano accoglienza e aiuto.Nel 1992 nel libro "Femicide: The Politics of woman killing" per la prima volta una criminologa,Diana Russell, usò il termine "femminicidio"per individuare una categoria criminologica vera e propria quella che indica la violenza dell'uomo contro la donna "perchè donna". Nel 2012, solo in Italia, sono state assassinate 127 donne, perlopiù da parenti:mariti,amanti respinti,fidanzati gelosi. Nel 2013 la mattanza è proseguita, questi racconti sono il frutto di un ascolto attento,gratuito, amorevole e sincero della sofferenza altrui,leggerli permette di riascoltare questa sofferenza che sciocca e indigna,ma non basta.Mi viene in mente la povera Yara Gambirasio, la tredicenne di Brenbate di Sopra scomparsa e poi ritrovata morta, cercarono per giorni il suo cadavere che era a pochi passi dalla scuola, cercano ancora il suo assassino, il femminicidio è questo.
Non smettere mai di ascoltare la nostra compagna e riconoscerne la sacrosanta alterità , non smettere mai di cercare gli "amabili resti" come scrive Alice Sebold, di quelle Donne alle quali hanno negato la vita "perchè Donne" sono alcuni dei piccoli passi che noi uomini possiamo e dobbiamo fare per diventare Uomini.
di Luigi De Rosa
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Uomini,iguane,conigli e quaquaraqua
Tonino Esposito è tutto tranne che un boss:imbranato e privo di carisma.
Suo padre invece, don Gennaro Esposito, era il boss del rione Sanità,quartiere storico di Napoli, uomo spietato e senza scrupoli, assassinato in un tipico agguato di camorra.Al posto del vecchio boss viene scelto Pietro De Luca detto 'o Terremoto, luogotenente del vecchio e probabilmente fra i mandanti dell'omicidio.La Camorra infatti è spietata,ignorante e feroce, i boss come i leoni della Savana, si battono per il controllo del territorio e come i grossi felini, quando sono ormai vecchi e malati, vengono eliminati senza pietà dai giovani che ne erediteranno il potere e i privilegi.
Tonino "campa" grazie ad un sussidio molto generoso che gli passa il nuovo capo clan, ma il figlio di don Gennaro ha il suo amor proprio,rivendica un ruolo attivo e non parassitario nel clan,che gli viene definitivamente negato quando ,messo per l'ennesima volta alla prova con la gestione di una ditta di pompe funebri, fallisce miseramente.Così o' Terremoto per non ammazzarlo ma toglierselo dai piedi, lo pone "agli arresti domiciliari"; Tonino sarà dunque guardato a vista da due picciotti fedeli a De Luca: Ciruzzo 'o Schiattamuorto e Tatore Mezarecchia che gli impediranno qualsiasi contatto col mondo esterno.Il resto della famiglia Esposito trascorre le giornate come la gente comune, Patrizia,moglie di Tonino, allatta i due gemellini appena nati,Totò e Peppina(povere creature !,che nomi gli hanno dato!); Tina la primogenita che frequenta il prestigioso Liceo "Vittorio Emanuele"è in piena crisi adolescenziale per lo scuorno di aver scoperto di essere figlia di camorrista.Genny ,il secondogenito, "promette bene", frequenta le scuole elementari e rischia già di essere espulso dalla scuola per una truffa ai danni dei professori! Insomma la buonanima del nonno sarebbe fiera di lui.Intanto nel quartiere scoppia l'ennesima guerra di camorra, a Pietro De Luca ammazzano una sorella e nonostante l'intervento di don Francesco ,parroco del rione, l'escalation di morti ammazzati non si arresta,alla fine anche gli Esposito sono costretti a fuggire.Che ne sarà di loro?
Il romanzo di Pino Imperatore si riallaccia a quel genere letterario che ha inaugurato anni fa Luciano De Crescenzo, ma al tipico umorismo partenopeo fa da contraltare una condanna via via più dura verso il malaffare.Mi è piaciuto il contrasto che nella narrazione diventa sempre più eclatante fra la Napoli criminale, fatta di killer e vendette trasversali con l'altra Napoli, quella dell'arte e della cultura, rappresentata da brevi descrizioni di Mergellina, Posillipo, S. Gregorio Armeno,il Cimitero delle Capuzzelle,il Parco Virgiliano, Via Toledo, Piazza Dante,etc etc
Napoli non è solo Gomorra!Questo romanzo narra la storia semplice di una famiglia "speciale" con un linguaggio chiaro e accattivante, può essere letto da adulti e bambini,sia del Nord che del Sud della nostra Penisola.
I lettori si divertiranno e probabilmente rifletteranno su fenomeni sociali molto pericolosi,ed è questo il suo grande merito, non finirà intonso negli scaffali di una libreria come molti trattati di criminologia,trastullo di tuttologi che sanno sempre perchè o percome Napoli e la Camorra sono così o cosà.Il vero successo per un libro che vuole criticare i fenomeni criminali si realizza quando a leggerlo saranno quante più persone. E' l'indignazione della massa che fa paura alla mafia e alla camorra non il grido del singolo che si perde nella folla degli indifferenti.
di Luigi De Rosa
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Il dritto e il rovescio di un crimine
Manuel Vàsquez Montalbàn è uno di quei pochi scrittori al mondo che usa le parole come il lazo di un cowboy,ti aggancia dalla prima battuta e ti trascina nella sua fantasia, non riuscirai più a liberarti dalla corda, arrivato alla fine del libro ne cercherai un altro. Pepe Carvalho,investigatore privato, con il suo fido aiutante Josep Plegamans Betriu detto Biscuter viene assunto da una professoressa argentina ,Dorotea Samuelson, per ritrovare quella che fu l'amante del marito,Rocco Cavalcanti, un'affascinante chica argentina di nome Helga Muchnik ,attrice da tutti conosciuta col nome d'arte,Helga Singer, che aveva lasciato il suo paese in cerca di fortuna in Spagna, presentandosi agli agenti teatrali catalani come l'Emmanuelle argentina.
Mentre Carvalho è alle prese con le bizze di Biscuter e le mezze verità di Dorotea, l'ispettore Lifante, poliziotto o semiologo?, ritrova nei pressi di Plaza Urquinaona,una fermata della metropolitana di Barcellona,il corpo senza vita di una barbona, chiamata "La Palita";la povera donna è stata pugnalata con ferocia più volte al cuore.Celso Cifuentes,poliziotto e"barbonologo", pensa subito ad un "regolamento di conti" fra miserabili, arresta e interroga ,Cayetano, barbone amante della Palita, ma durante l'interrogatorio emerge la vera identità della barbona. Quel corpo di donna obesa,devastato da anni di vita raminga , alcol e prostituzione appartiene a Helga Singer. Pepe Carvalho incontra Lifante, i due uomini sono decisi ad acciuffare l'assassino o gli assassini, all'inizio i loro sospetti si indirizzano proprio su Rocco Cavalcanti, ma quando anche quest'ultimo viene ritrovato morto,con la testa spappolata con una mazza da baseball, mentre strani uomini (servizi segreti argentini?) li seguono come ombre nei loro spostamenti, comprendono che la Palita era molto più di una barbona e molto meno di una grande attrice.Chi ha ucciso la bella di Buenos Aires e perchè?
Si può ancora scoprire la Verità o bisogna accontentarsi di confezionarla?
"Passi la vita come un verme a percorrere il dritto di una foglia desideroso di scoprire cosa c'è dall'altro lato.Cosa c'è? Il rovescio.E come un verme ti trascini per vedere cosa c'è oltre il rovescio.Cosa c'è?Il dritto".
Kazantzakis detto Zorba il Greco.
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Il mondo dei cretini
Leggo nel dizionario etimologico che la parola "cretino" deriva dal provenzale "crètin" che nel dialetto della Gironda diventa "crestin"ovvero : "cristiano!", e tale parola la si adoperava per commiserare i nani o le persone con ritardi mentali o coloro che come i "cristiani" avevano la testa fra le nuvole,poco senso pratico: "poveri cristiani" secondo la cinica considerazione del volgo.
In realtà, come dimostra Monzò in questa raccolta di 19 racconti, i cretini sono stati e spesso sono coloro che questi epiteti dispregiativi li adoperano per farsi beffe del prossimo, che si credono acuti,intelligenti,sagaci fino a quando poi la vita non li pone di fronte alla loro miseria cosicchè anche loro si porranno davanti ad uno specchio e come "François Pignon", celebre personaggio di Francis Veber nella "Cena dei cretini", grideranno a se stessi:"Cretino, cretino, cretino, oh che cretino!"
Quim Monzò,scrittore
Aprire il libro di Monzò e immergersi nella lettura di queste storie è un po come passeggiare sulla Rambla della sua Barcellona, ogni tanto ti fermi a guardare l'artista di strada per capire come diavolo s'è conciato,ti chiedi:
" che personaggio sta interpretando?"
C'è l'uomo uscito di senno che si veste da donna, ci sono degli anziani abbandonati in un ospizio che discutono col figlio di eutanasia e il figlio sembra compiacersene, c'è l'ex viveur che ricorda "lo scannatoio" che divideva con l'amico che il cancro si è portato via,c'è l'uomo che guarda dalla finestra la vita degli altri perdendo completamente di vista la propria,c'è la donna abbandonata che per cancellare ogni traccia dell'ex marito arriva a distruggere l'appartamento che ha diviso con lui e anche se stessa ,c'è lo scrittore perseguitato dall'esordiente che alla fine ne diviene lo zimbello e non manca neanche qualche cinica chicca letteraria, quasi blasfema, che leggiamo nel racconto "Il sangue del mese venturo" dove una Maria pratica e sorprendente risponde picche all'Arcangelo Gabriele: "non se ne parla nemmeno.Questo figlio non lo avrò". C'è tutto lo spirito impudente e sprezzante di Monzò in questi scritti,quello che abbiamo apprezzato nei lavori con Bigas Luna e nel famoso discorso di apertura della Fiera del Libro di Francoforte del 2007, quello che si burla dei veri cretini.
A mia madre
Quando nel 1998 apparve nelle maggiori librerie d'Europa
"Il razzismo spiegato a mia figlia" si rivelò da subito un successo
di vendita e di pubblico, sorprendente anche per Tahar Ben Jelloun.
Perchè? Forse perchè il razzismo è un fenomeno odioso ma che fa parte della nostra natura, lo generano l'ignoranza e la xenofobia, è come un dente
cariato,la causa del male siamo noi stessi e le nostre cattive abitudini alimentari;possiamo strapparlo via, ma se non cambiamo, si ammalerà un altro dente.Tahar Ben Jelloun si dimostrò un ottimo dentista, ci spiegò
le cause maggiori e ci offrì una cura, semplice quanto efficace:la Cultura.
Con la stessa incisiva sobrietà di linguaggio Tahar Ben Jelloun in
"Mia madre,la mia bambina" affronta il problema di una malattia devastante
sia per chi ne è ammalato, sia per i familiari e gli amici del degente: l'Alzheimer.
Il dolore che sparge a piene mani questa malattia sciocca tutta la famiglia
perchè va a colpire soprattutto la memoria, tutto quello che siamo stati e siamo,
ancora più doloroso se a confonderti con tutto il resto del mondo è tua madre,colei che ti ha generato.In questo libro Ben Jelloun racconta la vita di Lalla Fatma, sua madre. Viaggiamo in loro compagnia attraverso un Marocco suggestivo, fatto di tradizioni arcaiche , partiamo dalla piccola Fès , città santa fatta di piccoli mercati e numerose Moschee, dove,Lalla Fatma bambina conobbe le prime gioie e i primi dolori per giungere infine nella caotica Tangeri.Ci confronteremo con costumi antichi e lontani dalla nostra cultura,apprenderemo delle incomprensioni con il marito, con i parenti e dell'amore cieco e risoluto per i figli.Ci accoglierà il suo caldo abbraccio: il profumo di madre,ma ci sveglieremo bruscamente con una donna che non ci riconosce più, che teme di essere derubata e abbandonata dalla serva Keltoum, che puzza di merda e odia i pannoloni.
Non è una favola, è l'Alzhimer, ricordo uno scritto di James Matthew Barrie in "Peter Pan":
"Dio ci ha donato la memoria, così possiamo avere le rose anche a dicembre",questa malattia
le rose le brucia, come una gelata improvvisa,non torneranno più a fiorire.
Da Fuorigrotta con furore
Mariagiovanna Capone e Nico Pirozzi, come da consolidata
tradizione dell'Editore CentoAutori, ci consegnano un saggio chiaro e ben argomentato,
tutte le tesi illustrate sono accompagnate da note bibliografiche e puntuali citazioni
di documenti e fonti che permettono ai lettori di approfondire o eventualmente verificare
le vicende narrate.L'ascesa di una subrettina che dal quartiere napoletano di Fuorigrotta
giunge nell'agone politico che conta e soprattutto riesce a diventare la fidantazata di Silvio Belusconi, di per se non ha molto interesse,quello che conta e che il saggio ci consegna una fotografia della storia politica recente del nostro paese destinata a far riflettere gli addetti ai lavori e noi semplici lettori.Francesca Pascale comincia a muovere i primi passi nella trasmissione trash
Mariagiovanna Capone,giornalista
"Telecafone" condotta dal comico Oscar Di Maio, dopo qualche tempo di calippi e toppini ne avrà abbastanza, perchè la ragazza si dimostrerà sempre tenace ed ambiziosa,così deciderà di tentare la strada della politica militante: il suo mito? Silvio Berlusconi.
Nico Pirozzi e Luigi De Rosa
Con Fulvio Martusciello, politico napoletano di razza, e altre due ragazzine Emanuela e Virna, inventa nell'estate del 2006 lo slogan "Silvio ci manchi" che la farà conoscere al grande pubblico e ,finalmente!, al suo idolo di sempre Silvio Berlusconi. La vicenda Pascale avrà ulteriori sviluppi che comprendono episodi ormai noti della cronaca politica e del costume italiano dei nostri tempi,quali furono gli anatemi di Veronica Lario su La Repubblica all'indirizzo dell'allora marito Silvio Berlusconi,alle incomprensioni con politici del calibro di Nicola Corentino e Giggino Cesaro, ma di questo potrete leggere ampiamente nel testo. La domanda che un lettore medio come me si pone dopo la lettura di questo scritto è : come mai altri paesi ,Inghilterra e Germania su tutti, hanno avuto nelle stanze dei bottoni, Margaret Thatcher e Angela Merkel?, donne senz'altro ambiziose ma che la storia ha consegnato al rango di statiste capaci e preparate, mentre la nostra politica degli ultimi decenni ha partorito il nulla e non perchè in Italia manchino donne capaci, ma perchè c'è qualcosa di profondamente sbagliato nella nostra politica,forse questo è il vero dramma prodotto da quel fenomeno che gli addetti ai lavori chiamano berlusconismo.
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Roma criminale
Se Tommaso Puzzilli,il celebre protagonista di "Una vita violenta",capolavoro pasoliniano, si facesse un giro nella Roma descritta da Massimo Lugli penserebbe alla sua Pietralata come a un parco giochi."Annamo bbene, stavo mejo ar beverino! Roma è proprio diventata na roba da chiodi,Ve sallustio. " penserebbe e direbbe il borgataro inventato da Pasolini.
Massimo Lugli, cronista di nera prima a Paese Sera poi a Repubblica,che ha raggiunto il successo in libreria con gialli come "Il Carezzevole" e "Il guardiano" ci fa da Cicerone nella Roma che per anni da giornalista ha frequentato e raccontato nei suoi articoli. Parodiando una celebre collana editoriale in questo testo sono elencate "le 101 cose da non vedere a Roma,
neanche una volta nella vita se si ha a cuore la propria salute".
Si comincia con l'obitorio, tanto per far capire al lettore che non è una guida turistica
quella che abbiamo tra le mani,poi si passa alla stazione Termini e tutto il suo microcosmo di disperati,Valle Giulia, marchettari e prostituti a gogò,San Vitale e i suoi poliziotti di frontiera,l'Eur con i suoi trans e i viados dalle tette rifatte nelle cliniche improvvisate con i siringoni per cavalli,Tor Bella Monaca:la banda della Magliana, Maurizio Abbatino,Nicolino Selis,Franco Giuseppucci,Marcellone Colafigli e Enrico de Pedis (quello che è stato seppellito nella cappella di una chiesa manco fosse un cardinale),vi dicono niente?
Arriviamo sgommando a Piazza Vittoria nel cuore dell'Esquilino dove sorge la Chinatown romana e a me questo racconto ha fatto subito venire in mente il lontano Settembre 2008, quando gli abitanti di Arese a Milano si svegliarono con i Cinesi che sventolavano il bandierone rosso con le cinque stelle gialle sui cofani delle auto mentre si ribellavano ai nostri tutori della legge. In Italia nel 2006 c'erano 14mila Cinesi residenti ufficiali,certamente in maggioranza persone oneste che hanno portato ricchezza e cultura nel nostro paese, ma non è invenzione giornalistica la mafia cinese,la Triade formata dalle tre famiglie più potenti "il Sole Rosso, il Drago e il Tao, ognuna con la sua sfera di influenza a Parigi come a Roma e di ognuna ,stranamente, non si sa nulla, è come quando negli anni Settanta da noi si parlava di Mafia e i diretti interessati sembravano scendere dalle nuvole: la mafia? che cos'è la mafia?
Lugli chiude il libro alle Pantanelle, raccontando il degrado dei campi Rom, la delinquenza, l'incapacità ad integrarsi e il razzismo strisciante che è sfociato nel fenomeno "naziskin", ma non mancano esempi di rinascita morale e lotta alla droga come Magliana 80, ente non profit che da trent'anni si spende per aiutare :tossicodipendenti, prostitute, detenuti,immigrati, nomadi, giovani in difficoltà.Un reportage questo per le persone che hanno voglia di indagare la parte malata della nostra società e non risolvere il problema ficcando le testa sotto la sabbia come gli struzzi.
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I miei martedì con Sarah,Victor e Dor
Parigi,anno 1906, uno spagnolo di 26 anni dà l'ultima pennellata al quadro che ha appena terminato, sulla tela fanno capolino i corpi di cinque fanciulle ma la prospettiva spaccata, frantumata in volumi incidenti l’uno nell’altro, ce le propone in simultanea sebbene ciascuna viva in una sua dimensione spaziale, lo intitolerà "Les Damoiselles d’Avignon",a detta di molti Pablo Picasso, così si chiamava il ragazzo, con questo quadro manderà in frantumi la concezione classica dello spazio.Berna,anno 1905, un giovane tedesco,di 26 anni, invia alla rivista Annalen der Physik l’articolo sulla Elektrodynamik bewegter Körper in cui assume che la velocità della luce sia costante in qualsiasi sistema di riferimento e che il principio di relatività galileano sia valido per ogni sistema fisico in moto relativo uniforme. L’articolo sull’Elettrodinamica dei corpi in movimento, a detta di molti Fisici,rivoluzionerà la concezione classica del tempo e dello spazio.Quel giovane fisico era Albert Einstein.
In Letteratura c'è un altro tempo ed un altro spazio che completa le grandi scoperte di Pablo e Albert, è il tempo del cuore, delle emozioni , dei sentimenti che solo determinati scrittori sanno cogliere con una poesia o con un romanzo.Ancora una volta Mitch Albom, come fece a suo tempo nel capolavoro "I miei martedì col professore", con un linguaggio semplice e storie fatte di personaggi quasi banali, una ragazza,Sarah, in sovrappeso respinta dal rubacuori della scuola che tenta il suicidio, un ricco imprenditore,Victor, al quale i medici hanno diagnosticato un cancro incurabile che tenta la via della crionica per garantirsi l'immortalità e infine Dor, personaggio biblico, che scala la Torre di Babele per chiedere un po più di tempo a Dio al fine di guarire la moglie morente , riesce a rendere comprensibili anche per il lettore medio categorie concettuali fondamentali nell'esistenz umana quali sono il tempo e lo spazio.Chi la vita ha imparato a misurarla in anni,mesi,giorni,ore,minuti e secondi ha dimenticato che ciò che conta è la qualità del tempo vissuto.Gli animali non hanno orologi, la loro esistenza credete sia meno intensa della nostra?
Forse siamo noi uomini che siamo andati completamente fuori strada,o no?
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La poesia è transfinita
Quando da bambini ci insegnavano il concetto di numero provavamo sensazioni quasi banali, guardare quelle singole mele poste le une vicino alle altre, era intuitivo diventassero due nel paniere.Poi crescendo, ecco la vertigine, la scoperta dei numeri complessi,algebrici,transfiniti!
E' come quando a Capri percorri la strada per Villa Jovis ed alla fine dell'ascesa ti ritrovi davanti al salto di Tiberio, "vertigini verticali" ti regala quella pietra che precipita nell'infinito mare.Vorresti le ali di Icaro per lanciarti nel vuoto, ma è impossibile: impossibile? E la Poesia e la Matematica che cosa sono se non le ali
che Icaro bruciò per giovanile irruenza? Queste sono le emozioni che regalano le poesie di Galluccio, metafore aritmetiche, non a caso la poesia centrale della raccolta è dedicata ad un grande matematico Gerog Cantor, colui che creò la teoria degli insiemi,che ci ha fatto comprendere il concetto di numeri transfiniti che fece tremare la Chiesa, chissà perchè certa Chiesa di fronte a geni come Galilei o Cantor ,trema,mi viene da rispondere con i versi di Caproni:
"(...) So anche che voi non credete
a Dio.Nemmeno io.
Per questo mi sono fatto prete(...)"* .
In "Verticali" le emozioni sono tante come diversi sono i registri e i temi affrontati dal poeta e fisico napoletano, lui stesso dice in un'intervista, la poesia "funziona solo se ti fa perdere la strada", ed è così .
di Luigi De Rosa
esercizio lungimirante
fare calcoli sulle parti
riflettere su rimanenze
addentrarsi tra le parentesi
(sospendendo quel che premeva fuori)
e dire così addio all'eden degli interi
e impariamo che non possiamo sommarci
subito
ma dobbiamo prima denominarci
comunemente
conoscere la minima essenza condivisa
che ci moltiplichi
di Bruno Galluccio da Verticali, "Piano di emersione";Einaudi 2009
Una chiesa rassegnata
corpo di abbandono alla campagna.
Il tempo l'ha allontanata dagli uomini,
soltanto il sole si inginocchia
di fronte a mezzogiorno
depone un bacio sul volto screpolato.
Un uomo rosso in viso passa lì per caso
lascia cadere un cenno di preghiera
ripescata dall'infanzia.
di Bruno Galluccio da Verticali;
dalla sezione "Proiezioni" Einaudi 2009
* da "Lamento del preticello deriso" di Giorgio Caproni;Tutte le poesie,Garzanti 1999.
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Fra preti e regine non mettere il dito
Piergiorgio Sarubbi, Ordinario di Chimica all'Università di Milano, viene ritrovato morto, il corpo riverso nella sterpaglia del Nuovo Policlinico di Napoli. Si tratta di un omicidio o di una disgrazia?, che ci faceva al Nuovo Policlinico se anche moglie e figlio erano all'oscuro del suo viaggio nella metropoli partenopea? Gli inquirenti , come si suol dire,brancolano nel buio.
C'è un giovane giornalista che si occupa di nera per il quotidiano "Prima Pagina" ,Andrea Moussanet, che mandato sul posto dal suo capo redattore, fiuta una pista che parte dall'indagine su di una caratteristica tipica di alcune sostanze di fluidificarsi e diminuire la propria viscosità se sottoposte a lievi oscillazioni meccaniche che i chimici chiamano: tissotropia.
"Vuoi vedere che la tissotropia c'entra qualcosa con la morte di Sarubbi?", questa è la domanda sempre più assillante che frulla nella mente di Moussanet.
Vittorio Del Tufo,giornalista
Napoli, luglio 1389 un cadavere straziato da mille colpi viene ritrovato sull'acciottolato della pedamentina, è quello di Mercurio, un monaco alchimista che aveva un laboratorio su ai Camaldoli. Tira una brutta aria nel Regno di Napoli, i Signori dei Sedili sono divisi, fra il Papa di Roma e il Papa di Avignone, fra Durazzeschi e Angioini, il sangue scorre a fiumi a Napoli, intrighi , assassinii e avvelenamenti sono all'ordine del giorno ,ma cosa lega la morte di un alchimista napoletano vissuto nel Trecento a quella di un chimico milanese vissuto nel Novecento?
Il giallo di Del Tufo si dipana su due binari paralleli in modo avvincente e intrigante, attraversano epoche diverse, il minimo comun denominatore è rappresentato dal sangue ,ma non uno qualsiasi, uno veramente speciale, quello del Santo napoletano per eccellenza: San Gennaro.
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Storia di Lorenzo
(...) Che importa ormai? Sono Alice.E ho deciso di seguire il Bianconiglio
in questo buco di mondo.I Palazzi, fuori,sembrano facce,algide,distanti.
Le finestre tanti piccoli occhi chiusi.Per non vedere.Per dimenticare.
No, non è una favola quella che ha scritto Simona Sparaco. Il suo Bianconiglio non ci trascina in un mondo fantastico, anzi i Brucaliffi ,le Regine e i Gatti del Cheshire che abitano la sua storia sono medici,madri e compagni di vita,inquietanti e freddi i primi, inaffidabili e immature le seconde, apparentemente deludenti e distanti gli ultimi. Luce , la protagonista di questa storia, ci descrive la sofferenza più grande che può provare una madre, quella di perdere il proprio bambino e questo dolore è ancora più indicibile e squassante perchè a decidere della vita e della morte di questo bambino è proprio colei che lo nutre nel ventre suo.Stiamo parlando di un aborto.Ma che cos'è l'aborto? E' succhiare,raschiare, lavare, espellere via dal liquido amniotico,da dentro le tue carni: Wonderland, tutti i sogni che un bambino avrebbe potuto avere o essere.
Se "Lettera ad un bambino mai nato" di Oriana Fallaci ci ha costretti a riflettere su quel bambino che non nascerà, "Nessuno sa di noi" di Simona Sparaco ci trascina dentro questo "mai" ed è sconvolgente questo "mai", un dolore che annichilisce e stordisce per sempre.
Simona Sparaco racconta con delicata incisività il dramma che investe una giovane coppia,Luce giornalista e Pietro imprenditore, che dopo sei anni di tentativi andati a vuoto, credevano di essere vicini ad abbracciare il loro primo ed attesissimo figlio: Lorenzo.
Purtroppo, quando tutto sembrava pronto, culletta e stanzetta con Winnie The Pooh che sorride beato dalle pareti azzurre compresi: "displasia scheletrica!", è la sentenza choc che in una delle ultime ecografie cala, come la lama della ghigliottina, sulle vite di Luce,Pietro e Lorenzo.
Naturalmente la coppia allo choc iniziale reagisce con il più classico tour de force dai vari luminari ed alla fine a Londra, quando tutti i medici ormai concordavano sul fatto che il bambino aveva una grave malformazione la decisione: "aborto terapeutico".
Ho trovato indovinati in questo romanzo, l'uso di alternare i capitoli della storia con le lettere delle lettrici di Luce che permette un confronto con tanti altri punti di vista su quest'argomento così delicato e il personaggio di Pietro, perchè, finalmente nella storia di un dolore femminile ci si accorge anche del dolore maschile, è un po' come quando nelle librerie accanto ai manuali : "Sarò madre" hanno cominciato a far capolino anche i "Sarò padre", perchè il dolore ,in una coppia, appartiene a tutti e due.
di Luigi De Rosa
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il mio micro pugno magico
Chi è Remì Cafuro? E' un bambino di dieci anni di Napoli, vive in un superattico con tutta la famiglia, il nonno Raffaele, detto don Furore, è il boss del rione Vasto, mammasantissima che tutti devono servire e riverire e chi fa le cose storte, finisce incaprettato, massacrato di botte ed esposto nella piazza del mercato ittico del rione come alla gogna, oppure in un pilastro di cemento e si dice ( e questa ve la canto) che verso le parti di Mondragone molti pilastri sulla statale non sono fatti di solo cemento.
Giuseppe Marotta,scrittore
Con don Furore c'è il fratello, zio Geggè, camorrista e viveur con un ristorante in Germania che si chiama "La Camorra" che a Napoli per ordine della Magistratura non potrebbe mettere più piede, ma se ne fotte e continua a starci. Poi c'è nonna Rusinella moglie serva di don Raffaele , Antonio Cafuro è il figlio del boss,mezzacartuccia per sommo dispiacere del padre che ormai è rassegnato ad avere "nu figlio strunz!" Infine c'è lei, Giovanna, moglie di Antonio: la mamma di Remì. All'inizio Giovanna era felice di far parte di questa famiglia di delinquenti perchè era innamorata di Antonio, ma poi le cose cambiarono, troppe mazzate, troppe volte questa ragazza era finita a leccarsi le ferite fisiche e morali abbracciata al suo bambino a causa di Antonio che al padre padrone non sapeva e non voleva ribellarsi,così ,come spesso capita alle donne "sole e maltrattate", la ragazza s'innamorò di Johnny,un giostraio forte e bello che mai e poi mai si sarebbe permesso di "sfracassarla di mazzate".
I due decisero di scappare insieme per rifarsi una vita,ma questa fuga fu l'inizio dell'inferno.
Don Furore, classe '39 che aveva fatto fortuna mazziando i soldati americani durante la guerra,uccidendo senza pietà tutti i rivali nel suo rione, con amici a Palermo e in Parlamento, a una zoccola come quella la doveva ammazzare,ma non poteva. Primo perchè ad ammazzare a quella zoccola ci doveva pensare quella mezzacartuccia di Antonio, il cornuto!; secondo perchè Geggè gli aveva riferito che Johnny era il figlio del Drago, un boss slavo assai potente e ucciderlo avrebbe conportato dichiarare guerra a quegli zingari di...;infine cosa non trascurabile, il contabile del clan, quella che conosceva entrate e uscite di tutto e tutti era Giovanna, dunque: "come si poteva vendicare don Raffaele?"
L'originalità di questo romanzo sta nel fatto che a raccontarvi questa guerra di camorra è un bambino di dieci anni, con tutte le paure e le incertezze dei bambini di quell'età, attaccatissimo alla mamma , sempre pronto a cambattere i grandi con il suo micro-pugno-magico e a "cacarsi sotto" di fronte alle continue scene di violenza alle quali deve assistere. Se Diego De Silva in "Certi bambini" ha raccontato i bambini iniziati alla violenza per conquistarsi un posto nel clan, se Pino Imperatore in "Benvenuti in Casa Esposito" si è fatto gioco di tutti i luoghi comuni legati ai clan mettendo a nudo con l'ironia la loro miseria,Giuseppe Marotta ci offre la descrizione di una ribellione , quella dei bambini che non sono eroi e che se lo diventano è perchè la nobiltà d'animo che hanno dentro è più forte di qualsiasi kalashnikov, perchè i bambini, certi bambini, anche se osservano muti quello che gli accade intorno,non rimarranno fermi mai perchè sanno istintivamente pensare e agire meglio dei grandi.
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I sogni in una tazza di caffè
Landor è un piccolo paesino ungherese al confine con l'Austria
ed è nell'orfanotrofio di questa cittadina che ha vissuto fino al compimento del suo diciottesimo compleanno Imre Tòth, "Imi" per i conoscenti, "figlio di puttana" per i compagni di stanza (sapete i bambini sanno essere cattivi, amano i soprannomi che sottolineano difetti fisici o morali, Imi è bello e intelligente,ma la madre l'ha abbandonato sulla soglia dell'orfanatrofio, nel cesto un biglietto:
" i clienti si lamentano per il suo continuo pianto", da qui i bambini
hanno dedotto il mestiere della mamma di Imi).
Imi,dunque, è il protagonista di questo splendido scritto di Nicola Lecca che a me
ha fatto pensare proprio ad una fiaba , nel senso più alto del termine; sulla globalizzazione,
le grandi Corporation, l'omologazione dei gusti,del pensiero e dei sentimenti.
Imre Tòth a diciottanni lascia l'orfanotrofio,abbandona il suo porto sicuro, fatto di
bambini affamati, ma felici: Barbabàs il piscione,Arpàd l'innamorato di "Barbara Streisand",
Luci il cacciatore di rame e Fàbiàn il suicida.Lascia i caldi abbracci e i floridi seni delle "neni", zie in italiano, le inservienti dell'orfanotrofio: Berta neni,Ada neni,Otti neni e Bianka neni.
Imi sa che fuori dall'orfanotrofio il Mondo può essere infame:Georg,fratello diciottenne di Fàbiàn è finito a fare il prostituto a Budapest.Imi però ha un sogno quello di fare fortuna a Londra, così avendone l'opportunità,riesce a raggiungere la grandiosa capitale inglese.
Nella megalopoli Imi,trova ospitalità presso Lynne, cinquantaduenne insegnante di tango, innamorata della vita, che ogni anno ospita un orfano di Landor.
Con l'aiuto di Lynne, Imi viene assunto presso la filiale di Embankment della più importante catena di caffè del Regno Unito: la Proper Coffee.
Nicola Lecca,scrittore
Imre è strafelice di far parte della Proper Coffee, il ragazzino ungherese ha imparato a memoria il "Manuale del Caffè", il testo sacro redatto dal grande capo in persona, il miliardario Julian Carruthers, guida per ogni dipendente che vuole far parte di questa grande famiglia.
Imi crede ormai che la sua vita sia ad una svolta, sa far benissimo il barista , colleghi e direttore di filiale sembrano amarlo: ha finalmente una famiglia?
In realtà scoprirà che non è tutt'oro quello che luccica, Jordi il collega spagnolo gli farà capire che dietro ogni decisione di una multinazionale c'è sempre un secondo fine che non contempla esattamente la realizzazione del lavoratore. Morgan amico iraniano,commesso di una grossa libreria, gli insegnerà ad andare oltre i "Manuali"; grazie alla sua amicizia farà la conoscenza della scrittrice Premio Nobel della Letteratura Margaret Marshall, sarà l'amicizia fra questa scrittrice schiva e scontrosa che un cancro al viso ha relegato sola in un grande appartamento londinese e questo cocciuto,ingenuo e sognatore orfano ungherese a sconfiggere il colosso del Caffè ed a insegnare qualcosa di prezioso a tutti, anche a noi lettori.
Un romanzo semplice nello stile, acuto nei contenuti, non a caso i saggi filosofici di Nicola Lecca sono stati adottati dal Nexus Instituut di Tilburg e a ventisei anni è stato insignito del Premio Hemingway per la Letteratura.
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L'ultimo sermone del Copto
Nell'ultimo romanzo di Paulo Coelho l'autore dice di aver conosciuto un archeologo, Sir Walter Wilkinson, che nei pressi di Nag Hammadi, in Egitto, gli rivela di aver trovato
un antico manoscritto redatto in tre lingue,risalente al 1307 d.C.Lo scrittore decide così di tradurre e trascrivere fedelmente il testo consegliatogli dallo studioso.
Leggendo il documento faremo la conoscenza di alcuni avvenimenti accaduti a Gerusalemme il 14 luglio del 1099, quando le armate crociate stanno per sferrare l'assalto finale alla Città Santa.
I cittadini Ebrei, Cristiani e Mussulmani di Gerusalemme al riparo delle antiche mura aspettano il tragico epilogo dell'assedio ascoltando le ultime considerazioni di una specie di santone, da tutti
conosciuto come "il Copto".
Definirei questo ultimo romanzo dello scrittore brasiliano, opera di sintesi,
infatti attraverso il lungo sermone del "Copto", Coelho ripropone tutto quello che è il suo pensiero
già ampiamente per la verità illustrato in primo luogo nell'Alchimista poi in "Monte Cinque"," Sulla Sponda del fiume Pedra..."e in "Il Manuale del Guerriero della Luce". Sebbene in alcune interviste lo scrittore abbia criticato il pensiero "New Age", quello che in Sociologia definiamo "nebulosa mistica esoterica", è fuor di dubbio che nei suoi scritti e in questo in particolare, torna ad illustrare l'esigenza di una spiritualità che nasce da un'operazione di sincretismo religioso, fra Ebraismo,Cristianesimo e Islamismo, che rifiuta la mediazione consolidata dei vecchi Sacerdoti invita ad ad un'operazione di conoscenza interiore maieutica, non a caso il Copto pone una serie di domande sul "che cos'è la solitudine?,la bellezza?,il cambiamento?,il sesso?,il destino? Domande alle quali il Copto darà risposte che stimolano l'ascltatore a sua volta a cercare ancora senza fermarsi alle prime semplici soluzioni.
Rimango dell'idea che il più bel romanzo di Coelho è l'Alchimista, questo mi sembra un'inutile ripetizione di concetti già illistrati con una narrazione a tratti anche noiosa.
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l'amore proibito
"Stasera sul tuo sonno m'ero chinato.Innocente
il tuo corpo giaceva sull'umile giaciglio,
e ho visto,come uno che si concentra e legge,
ah! ho visto come sotto il sole tutto è vano!"
Mi vengono in mente questi versi di Paul Verlaine da "Vers pour être calomnié" per descrivere l'amore che lega il protagonista maschile di questo noir,Giulio, uomo d'affari che a causa di un incidente è diventato impotente e la bellissima e inquietante Arianna,sua moglie. I due si sono conosciuti per caso in un cimitero dove Arianna piangeva disperata la morte di Vanni, il suo primo marito. Il sessantenne Giulio offre subito il suo aiuto alla giovane e disorientata vedova.L'uomo si invaghisce a tal punto di Arianna che le propone di comprare da altri uomini quello che lui fisicamente non puo più offrirle.
C'è un patto però che entrambi devono rispettare, agli amplessi deve essere presente Giulio, non per voyeurismo ma per proteggerla, e soprattutto, gli incontri con lo stesso uomo non devono essere più di due. Il manage a trois sembra procedere secondo i piani fino a quando la coppia non s'imbatte in un ragazzino, Mario,liceale conosciuto al mare, che accetta di prostituirsi ma , finisce per innamorarsi di Arianna. La giovane donna sente di provare anche lei qualcosa per il ragazzino, si chiude,come è solita fare quando è incerta sulla decisione da prendere, nel "tuttomio" uno spazio in soffitta che si è costruita all'insaputa di Giulio e lì confida i suoi dubbi ad una bambola:Stefania.
Arianna dunque è pazza? Come reagirà Giulio al suo "tradimento"?
Molto interessante questo romanzo di Andrea Camilleri, lontano dall'ormai collaudato "giallo Montalbano", il personaggio principale, Arianna, si vede che è frutto di lungo e attento studio psicologico che ha portato lo scrittore come racconta nella postfazione a colloqui con detenute che l'hanno aiutato ad affinare l'aspetto psicopatologico del personaggio, così come tra le righe del racconto si sente l'influenza di "Santuario" di William Faulkner dal quale l'autore siciliano dice di aver avuto più di una suggestione per la realizzazione della storia.
"Vers pour être calomnié" di Paul Verlaine l'ho tratta da "La pioggia nel cuore" Bur;
la traduzione è di Luciana Frezza.
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Quante volte ridete insieme?
"Il dolore e la felicità sono fatti soprattutto di cianfrusaglie,paccottiglia,ingombri di soffitta di cui non riusciamo a disfarci anche quando abbiamo smesso definitivamente di usarli ed escludiamo possano tornarci utili."
Sono di Irene,separata, e Nicola,vedovo, questa paccottiglia. I due cercano di dimenticarla quella soffitta dove dolori,incomprensioni e momenti di felicità sono stati accumulati durante gli anni condivisi con i rispettivi partner. Tutti e due i protagosti di questo romanzo breve cercano di costruirsi una nuova vita, ma la vecchia sembra un mantra di ricordi e abitudini che ritorna imperterrito.
Tutti e due frequentano lo stesso bistrot , le loro esistenze si sfiorano senza incontrarsi, si siedono allo stesso tavolino in orari diversi,innamorati dello stesso poster che decora la parete accanto che ritrae Buster Keaton , tutti e due sono serviti da Pavel, attento cameriere ukraino segretamente innamorato di Irene.
Tutti e due sono "favorevoli" alle emozioni. S'incontreranno?
Diego De Silva ha una capacità fuori dal comune di descrivere la psicologia dei personaggi, dopo poche righe sei preso da Nicola,sedotto da Irene,deluso da Licia, emozionato da Walter Chieri.
Le loro domande sono anche le tue e cerchi risposte arrivando senza accorgertene all'ultimo rigo.
di Luigi De Rosa
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