Opinione scritta da phoebe1976

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    02 Settembre, 2011
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Ma Forrest Gump era svedese?

Allan Karlsson sta per compiere 100 anni, ma il giorno del suo compleanno invece di festeggiare con gli altri abitanti della casa di riposo in cui si è rinchiuso, decide di saltare dalla fienstra in ciabatte e scappare. Così, senza nessuna premeditazione e con l’atleticità concessagli dalla sua veneranda età, inizia a vivere di nuovo mille avventure incontrando nuovi amici, organizzazioni criminali sgangherate che lo vogliono morto, una valigia con 50 milioni di corone e un elefante. Ah, oltre ad essere inseguito dalla polizia.
Ripercorriamo così in flashback anche la sua vita, che lo ha portato sempre per casualità ha incontrare i grandi del ventesimo secolo, a fare grandi scoperte e a vivere mille avventure.

Quasi fosse un Forrest Gump cinico ed ubriacone, Allan attrraversa decenni indenne, dagli USA all’Iran passando per l’Himalaya, trattando con malcelato disprezzo politica, religione e sentimenti umani vari e sfruttando la sua innata faccia tosta unita ad una buona dose di fortuna.
Mi è piaciuto? No. O meglio, non lo so.
Ma di certo è troppo lungo (mi capita spesso, ultimamente) e prolisso, a tratti inconcludente e noioso.
Mi aspettavo meglio.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    29 Agosto, 2011
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Cuba, rum e fame. E sesso

Nel 1996 andai a Cuba. Un po' per caso, un po' per volontà, con amici veri mi avventurai in quel che credevo il miracolo comunista.
Tornai cambiata, trasformata nell'animo e più conscia del valore assoluto della libertà.
Pedro Juan Gutierrez mi ha ricordato l'odore delle notti cubane coi suoi racconti, la miseria esposta e non sofferta come status. I bambini che ti chiedono una caramella o una biro.
La fame. I negozi vuoti.
L'esposizione del corpo come modo di vivere.
Una serie di racconti crudi, violenti, fortemente realisti.
Era Cuba negli anni Novanta.
E' Cuba.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    12 Agosto, 2011
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Se cado, mi vorrete ancora bene?

E' la domanda che si pone la bellissima Bliss Rampike, sei anni, pattinatrice su ghiaccio e bambina prodigio della classica famiglia americana, nonché protagonista del libro "Sorella, mio unico amore" di Joyce Carol Oates. Un libro che fotografa la follia della perfetta famiglia americana in modo spietato, e adorabile al tempo stesso.
Voce narrante della storia è il fratello maggiore di Bliss Rampike, Skyler. È lui, bambino problematico a causa della sempre maggiore attenzione dedicata alla sorella prodigio, quasi sempre imbottito di psicofarmaci, che ci racconta la propria infanzia, la vita in famiglia prima e dopo l’avvento di “Edna Louise” (il nome della sorellina prima che venisse ri-battezzata “Bliss”) quando lui aveva tre anni, l’attenzione mediatica e il riconoscimento sociale conseguenti ai successi sportivi della figlia, fino alla maledetta notte dell’omicidio e oltre, quando la psiche del ragazzo si sgretola inesorabilmente, perde i capelli che poi ricrescono color metallo, all’età di dieci anni. Fino all’epilogo.
Prendendo spunto da un fatto di cronaca realmente avvenuto, l’autrice scava fino alle fondamenta della nostra società, oltre l’apparenza e il perbenismo, oltre i lustrini ed il cerone. Agghiacciante e tremendo come un coltello infilato nel petto, il libro (leggermente troppo lungo secondo i miei gusti) non lascia scampo e salvezza a nessuno.

Non ci sono buoni né cattivi, né tra gli adulti né tra i bambini.
Implacabile.
Terribile.
Da leggere.

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... i libri che spaccano in due la crosta falsa della società americana, da B.E. Ellis a Palahniuk, passando per A.H. Homes
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    29 Luglio, 2011
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Caro Mario, ti scrivo...

… perché sai, io a leggere il tuo libro c’ho messo un sacco e non è proprio da me. Dico, c’ho messo quasi un mese ed è davvero molto.
Perché? Mah, non lo so. Eppure la storia della vita di Roger Casement mi interessava, e molto.
Anche il modo in cui è scritta, sotto forma di diario con salti temporali ben delineati e con l’io narrante sempre presente.
Bello, sì.
Ma allora? Perché questo libro mi è risultato così indigesto?
Forse c’entra la traduzione, così poco scorrevole e machiavellica (Ma dico io, si traduce così un premio Nobel??? Ma due spicci in più spenderli pareva brutto???), oltre che errata in certe proposizioni.
Ma non è solo questo.
Mi è sembrato che in questo libro mancasse il cuore. Non quello sdolcinato, per intendersi, ma quello palpitante degli eroi d’Irlanda. Possibile che tutto scivoli addosso a Sir Casement? Possibile che il suo solo obiettivo sia giustificarsi e che non abbia “peccati” umani (a parte l’omosessualità, ai tempi vero reato. Consumato o meno questo non si sa).
In ogni caso, sig. Vargas, magari riprovo con un altro libro.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    29 Luglio, 2011
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La dolce eresia dell'Amore

Io ho i miei limiti.
Uno di questi è di non avere mezze misure quando si parla di Elif Shafak: semplicemente la adoro.
Perché parla diretta al mio cuore, con le parole che potrei usare io. Ha il dono di avere un filo diretto con i miei pensieri, con i miei sentimenti e le mie necessità.
E accade sempre, anche quando scegli di parlare dell’Amore per il tramite del sufismo e della sua storia.
E on è solo perché sono fissata con la Turchia, no.
Io lei la adoro proprio.
In questo libro si racconta la storia di Ella, casalinga disperata del Massachussets dalla vita solo apparentemente perfetta, e della sua crescita interiore traitre la presa di consapevolezza che l’Amore (sì, con la A maiuscola) esiste e ci aspetta. Come lo scopre? Banalmente, attraverso La dolce eresia, un libro che deve valutare per il suo nuovo lavoro. Più che lavoro un hobby, avuto per grazia ricevuta dal marito dentista (e traditore) di successo. E se la realtà superasse e si intrecciasse saldamente al libro?

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...gli altri libri di Elif Shafak e chi ama la Turchia.
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    29 Luglio, 2011
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Le promesse non si mantengono tutte

Inizio col dire che io l'Avv. Malinconico lo adoro.
E' proprio il classico avvocato che sarei diventato io, se solo non avessi avuto lo strainimento di dire BASTA quando mi son resa conto che non era la mia attitudine.
ddio, non proprio uguale. ma vicino. Di certo più vicino degli avvocati dipinti da Baccomo.
Ma veniamo a questo libro.
Riprendendo le modalità di "Non avevo capito niente", il secondo capitolo delle avventure del nostro malinconico perde il leggero disincanto che tanto avevo amato nel primo libro.
Ridonda, si perde, cerca l'ampatia.
Mi sono scoperta a pensare: "Mancao ancora TUTTE queste pagine???" e questo non è mai sintomo di grande valore letterario.
questo il negativo. Perchè c'è anche del buono in questo libro, e ce n'è anche parecchio.
Prima di tutto, alcuni personaggi azzeccatissimi come la suocera (che beve ed è malata di cancro) Assunta detta Ass. E poi la mitica Mary Stracqualurso, una vera icona dei nostri tempi.
E poi i pensieri vaganti del nostro, così simili ai miei da essere imbarazzanti.
Insomma, leggetelo che male non vi fa.

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"Non avevo capito niente" ed ha amato l'Avv. Malinconico
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    29 Luglio, 2011
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Ma vedi un poco la Madonna...

Vincenzo Malinconico è un avvocato semi disoccupato, semi divorziato, semi felice, incapace di prendere qualsiasi decisione fosse anche solo inerente ai quattro salti in padella che popolano il suo frigo.
Ma soprattutto è un grandioso filosofo autodidatta, uno che mentre vive pensa, si distrae, insegue un'idea, chiacchiera, riprende, si perde, si ritrova, in un baluginante tango di chiacchiere.
Divertente, autoironico e fuori dagli schemi, refrigerante come una doccia gelata in estate, mi ha fatto ricordare del perché ho deciso di non fare l’avvocato dopo la laurea.
Assolutamente da leggere.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    30 Giugno, 2011
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Una donna non può essere troppo elegante

Per scrivere una recensione su questo libro sono necessarie delle premesse doverose:
1) Io adoro Jane Austen e leggerla è sempre rilassante e rassicurante come una tisana davanti al fuoco in inverno.
2) Ho odiato Fanny Price, la protagonista di Mansfield Park, dal primo momento in cui è apparsa in scena
3) Al mondo non c’è abbastanza Jane Austen, ce ne dovrebbe essere molta di più

Detto ciò, la satira pungente di Mansfield Park non annoia mai, la Austen si diletta nel prendere sott’occhio modi, maniere e manierismi della sua epoca con una prosa al vetriolo che non fa prigionieri. Dietro le belle maniere e l'educazione infatti, si nasconde l'ipocrisia dei sentimenti, la convenienza spiccia e l'utilitarismo.
In questo romanzo ho incontrato alcuni tra i personaggi più sgradevoli della letteratura, come ad esempio zia Norris, alla fine giustamente ricompensata per la sua cattiveria.
Ma la stessa Fanny, buona fino al parossismo, non può ispirare la simpatia e l'empatia di una Elisabeth o di una Emma. No, troppo buona e pia, gentile e remissiva come la moprale vorrebbero che sia. E anche se alla fine le sue "qualità" sono ricompensate con l'amore del cugino prediletto, non c'è pathos in lei.
Molto meglio Miss Crawford!

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... Jane Austen e le sorelle Bronte
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    30 Giugno, 2011
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Non c'è niente da dire o fare...

...Madeleine Wickham non mi piace quando non scrive sotto pseudonimo. Ok, si tratta di un libro del 2001, ma in questo libro non c'è nessuna tracca di Sophie Kinsella, nemmeno un abbozzo.
Dov'è l'ironia, il paradosso, l'intreccio delle parti, la verve che la contraddistinguono e la rendono la regina della chick lit?
Questo libro arriva addirittura ad essere noioso e un filo moralista, si leggono le pagine attendendo un colpo di scena che non arriva mai.
Inoltre la Spagna è trattata con spocchia, come un paese del terzo mondo ed i suoi abitanti visti come contadini assetati di sesso. Mah...
Da non consigliare, assolutamente...

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...tutta la Kinsella. Ma attenzione, si può rimanere delusi.
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    30 Giugno, 2011
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Più Strabiliante Spettacolo del Mondo dei Fratelli

Si fa un gran parlare del film tratto da questo libro, forse (forse?) perché il protagonista è Robert-Twilight-Pattinson e tutte le bimbeminkia sono in fervente e osannante attesa.
Visto il gran vociare che se ne fa ed il titolo curioso, ho deciso di leggerlo mettendolo davanti ad altri tomi già in lista d’attesa.
Ed eccomi catapultata negli Stati Uniti della Grande epressione e del proibizionismo, all’epoca dei circhi che viaggiavano di città in città sulle rotaie della ferrovia, quando un elefante era ancora una meraviglia incredibile mai immaginata e Jacob era giovane ed innamorato della bella e occupata (con lo psicopatico August) Marlene.
Un libro gradevole, interessante, non troppo zuccheroso. Ma senza grandi slanci, senza colpi di scena o grandi meraviglie.
Insomma, carino, ma mi aspettavo meglio.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    30 Giugno, 2011
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Zucchero ghiacciato

Avete mai comprato un libro esclusivamente a causa del suo titolo? Io, per la gioia degli esperti di marketing, sì.
Spesso, anche.
E a volte c'ho indovinato, nel senso che poi la curiosità mi ha fatto scoprire scrittori e storie che altrimenti non avrei incontrato sulla mia strada di lettrice.
Oppure questa mia curiosità mi ha delusa.
In questo caso, sono vere entrambe le cose.
La storia di "Il freddo modifica la traiettoria dei pesci" è intrigante e piacevole, ma troppo buonista. La storia, ambientata a Montreal durante una eccezionale pioggia di ghiaccio, racconta dell'intreccio che il disastro naturale casa tra le vite di vicini di casa sconosciuti fino a quel momento.
Ma già dal primo quarto di libro è chiaro che la catastrofe climatica cambierà in positivo la vita di tutti: di chi si sente solo, di chi ha bisogno di cambiare per evolvere, di chi vuol fare outing ma non sa come.
E io per tutto il libro ho atteso un serial killer con la motosega che facesse scempio di un paio di condomini a caso (preferibilmente il ragazzino voce narrante oppure sua madre) e animasse un po' questo zucchero.
Ma non è mai arrivato.
Peccato.

In sintesi: buonista. Troppo.

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...i libri con l'happy ending
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    30 Giugno, 2011
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Tutto il resto è noia

Avevo grosse aspettative su questo libro. Non so perché, forse solo per le entusiastiche descrizioni che mi era capitato di leggere in rete.
E in effetti il libro parte bene, tanto che faccio fuori metà libro in poche ore. Poi mi sono arenata.
Posso dirlo che questo libro è noioso? E' noioso.
Si perde nel nulla, divaga, perde l'ironia. Specie nella parte in cui Agata non parla dei suoi avi, ma di sé.
Noia, noia, noia.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    30 Giugno, 2011
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L'ombra di Montalbano

Divorato in una sera, con questo libro Camilleri mi ridà una flebile speranza in merito al destino del commissario più famoso d'Italia. Potrà Montalbano risorgere dalle proprie ceneri come la Fenice, tornando ad essere l'ironico poliziotto del tempo che fu?
Oppure cederà il passo alla vecchiaia ed alle camurrie di donne?
Camilleri, mi raccomando.

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...tutto Camilleri (e soprattutto Montalbano) minuto per minuto.
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    30 Giugno, 2011
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L'arte del copia/incolla fa miracoli... a volte!

L’Atlante di smeraldo, acclamato fantasy che dovrebbe secondo gli editori essere il nuovo Harry Potter, ed è stato quindi con un velo di scetticismo che mi ci sono avvicinata.
Scetticismo confermato dalla realtà.

La storia è abbastanza classica.
Kate ha solo quattro anni, suo fratello Michael due e la piccola Emma è ancora in fasce. Anche se sono così piccoli questi tre fratelli dovranno dire addio proprio la notte di Natale ai loro genitori ma la madre promette a Kate che andrà tutto bene e che un giorno potranno finalmente riabbracciarsi.
Anno dopo anno i tre fratelli crescono e cambiano orfanatrofio con la stessa sconcertante progressione. Kate è la maggiore e giudiziosa, Micheal lo speculativo innamorato dei nani e Emma, odiosa e prepotente (ma anche adorabile) come solo le minori possono essere.
Un giorno arrivano a Cambridge Falls. Questo posto però non è affatto come gli altri orfanotrofi in cui hanno vissuto. Cambridge Falls è una casa immensa ricca di torri e sotterranei e densa di segreti e di misteri. In questa casa non ci sono bambini e sono davvero molti gli strani oggetti che popolano le vaste sale dell’intero edificio. Anche il direttore, il dottor Pym, è un personaggio alquanto strano. Un giorno i bambini scoprono l’esistenza di un libro davvero misterioso, le cui pagine sono completamente bianche.
E da qui si dipana la storia.

John Stephens, sceneggiatore di professione, ha dichiarato di aver sottratto quattro ore al sonno per tre anni per scrivere questo libro. Ecco, anche solo per questo, il libro in questione merita di essere letto. Perché, diciamocelo, è chiaramente quello che dovrei fare io e solo per questo il libro meritava una chance.

Il libro si lascia leggere agevolmente, ma per i lettori abituali del genere odora di già visto. Kate non è Harry Potter né tantomeno Lyra, non crea empatia col lettore nemmeno con la lacrimosa storia della madre. Il dottor Pym si candida a nuovo Albus Silente ma con risultati poco soddisfacenti, anzi tutto odora di già visto e sentito.
Anche gli Strillatori assomigliano troppo ai personaggi di Tolkien.
Tutto il libro sembra un copia/incolla di altri testi più famosi, come il compito di un ragazzino delle medie. E se è vero che ogni opera nuova deve qualcosa alle precedenti, c’è comunque un limite allo scopiazzamento!!!

Cercate una bella storia fantastica la leggere? Allora leggete la trilogia di Pullman Queste oscure materie. molto meglio, senza paragoni.


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...tutto il fantasy che trova in giro (ma con Harry Potter questo libro non c'entra proprio nulla)
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Gialli, Thriller, Horror
 
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    03 Mag, 2011
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La vecchiaia dell'Alligatore

Nel corso degli anni Carlotto ci ha regalato noir godibili e divertenti, spesso parossistici, ma dotati di personaggi e situazioni interessanti ed intriganti, a cui non si può non voler bene. Max la memoria, Beniamino Rossini e poi lui, l'Alligatore, il detective senza licenza, l'emarginato per sua volontà, l'ombra nera di Carlotto stesso.
Ma ahimè, anche i personaggi invecchiano, chi più chi meno. E stavolta tocca a loro, percossi negli affetti più cari, tartassati, soli.
Ma non si poteva evitare?

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...tutti i libri dell'Alligatore, sperando che questo sia l'ultimo (per rispettarne la memoria, più che altro)
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Racconti
 
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    03 Mag, 2011
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L'ovvio, ma non troppo

Durante la lettura di questo libro in alcuni punti viene spontaneo pensare ”Questo libro potevo scriverlo anch’io”. Che poi è quello che dice mio padre davanti all’arte moderna, senza però esser mai stato in grando di partorire un oggetto anche solo simile.
Però a farlo sembrava facile.
E così questo piccolo libro di Francesco Piccolo che elenca tutti (o quasi) i suoi momenti di trascurabile felicità. Piccoli istanti, magari sciocchi, che rendono la vita degna di essere vissuta.
Un prontuario di veloci e piacevoli momenti condivisibili.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    03 Mag, 2011
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Un caffè al Bar Lume

Il giallo all’italiana va di moda, specie se racchiuso in una tipicità regionale “simpatica” e macchiettistica, che sia romana o siciliana poco conta.
Ma tra tutti i nuovi autori italiani, spunta all’improvviso LUI.
Marco Malvaldi incanta con questo romanzo breve (o racconto lungo, a vostra scelta) , piccolo delizioso affresco dell’immaginaria città di Pineta, località balneare sonnolenta appoggiata sul litorale toscano, suppergiù verso Livorno.
Un piccolo giallo, ma con grandi personaggi. E che fa venire voglia di serialità.
Unico peccato (veniale): la brevità.

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...a chi è un po' stufo di Montalbano e cerca aria fresca
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    03 Mag, 2011
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Augury Becky!

Leggendo le prime 40 pagine del libro non si può far a meno di pensare che Becky sia una perfetta idiota. Per le cose che fa, che dice ma anche solo che pensa. Sia che si conosca la saga dall’inizio o che si cominci con questo libro (ma c’è qualcuno che comincia da qui? Non so, curiosità femminile…) il primo pensiero è che Becky sia una perfetta imbecille, odiosa e frivola. Ha un marito che non si merita, spende e spande in barba alla crisi e alle carte di credito in rosso ed ora è pure incinta. Povero figlio, vien da pensare.
Ma la bravura della Kinsella è proprio questa, di rendere la protagonista svitata del romanzo così credibile e adorabile nel corso delle pagine che non si può far a meno di cambiare giudizio su di lei.
Perché alla fine Becky è tutte le donne. Becky sono io, e non si può far a meno di amarla.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    03 Mag, 2011
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L'Italia siamo noi. Ma anche no.

Cosa sappiamo davvero delle persone che decidono di venire nel nostro paese alla ricerca di una vita migliore?
Cosa sappiamo delle loro vite, della loro cultura, delle tradizioni e delle loro intenzioni?
Dei loro sogni, delle paure, delle enormi complicazioni che porta lo scontro tra culture. E non solo da un lato, ma da entrambi.
Nulla.
Nulla, non sappiamo nulla. E nemmeno ci proviamo perché troppo presi dallo stereotipo immigrato/ladro/estremista islamico.
In questo libro Amara Lakhous ci racconta una storia come tante, ma forse anche no. Ma la storia è solo un pretesto, una umanizzazione doverosa ma che dovrebbe essere così automatica nell’essere umano da non essere necessaria.
Ma in questi giorni di sbarco e di leghisti fanfalocchi che presto inizieranno a pretendere anche la purezza della razza lo è più che mai.



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...non solo il precedente (io, per esempio, no), ma soprattutto a chi è curioso e vuole capire il mondo intorno a sè.
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    03 Mag, 2011
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La Jane Austen del 2011? Ma la Kinsella

Che la Kinsella sia brava a scrivere nonostante il genere "leggero" e senza impegno, ormai l'ho ripetuto allo sfinimento. Però passatemelo, perché una che scrive sei libri (o sette? Ho perso il conto) parlando sempre di una ragazzetta affetta da shopping compulsivo ed un po' svitata e ancora al sesto libro è capace di causarvi attacchi di ridarola così violenti da svegliare il vostro compagno che dorme accanto a voi... bèh, tanto di cappello!
Quindi, forse, mi viene da pensare che la lunga serialità non stanca, se sorretta da un talento e da un'ironia davvero senza pari.
Attendo impaziente il prossimo!

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Consigliato a chi ha letto...
...tutta la saga di Becky, a chi si sente pronta a diventare mamma ma ha paura e anche a chi vuole solo ridere un po'.
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    04 Aprile, 2011
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Ammaniti e l'editoria moderna

Che dire, Ammaniti è sempre lui: lo stesso stile graffiante, la stessa capacità di creare empatia e coinvolgimento nel lettore sin dalle prime righe di un romanzo.
Perfino in questo libro, che più di un romanzo breve si può definire un racconto lungo e che si legge agevolmente in non più di mezz'ora.
Operazione commerciale? Non stento a crederlo. Ed anche per questo anche s eil libercolo mi è molto piaciuto, ma non mi sento di loradlo più di tanto.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    04 Aprile, 2011
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Pochi deboli indizi

Andrea Camilleri e Salvo Montalbano non si toccano, siamo tutti d'accordo. Però, forse, quando un personaggio è così amato, così conosciuto e universalmente apprezzato ad un certo punto si dovrebbe trovare il coraggio di ucciderlo (metaforicamente parlando) senza lascialo invecchiare, inacidire e indurire.
Sarò io, sarà la vecchiaia, sarà 'sto buco nell'azoto, ma Montalbano mi lascia sempre l'amaro in bocca ultimamente.

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...tutta la serie, perché Montalbano non si tocca!
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    04 Aprile, 2011
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Capolavoro!

Devo esser sincera: ho comprato questo libro per via della copertina. Mi ha intrigato il disegno, che poi ho scoperto essere un bozzetto dello stesso Dino Buzzati, che richiamava senza requie il tormento e l’angoscia che può dare l’amore. Così l’ho iniziato, senza aspettative e con la paura, anzi, di trovarmi davanti un polpettone.
E invece no. Il romanzo di Buzzati descrive senza pudori e senza requie l’universo di Antonio, libero professionista ancora giovane ma solo, sprofondato nel suo mondo comodo e tranquillo. Finché non incontra Adelaide della Laide, giovanissima prostituta avvezza più alle bugie ed ai castelli di carta che all’amore. Bella ma non bellissima, dotata dell’insostenibile leggerezza del capriccio della giovinezza, laide trascinerà con (fredda?) noncuranza Antonio in un vortice di angoscia/gelosia/attaccamento viscerale che non aveva mai provato prima, anzi di cui aveva riso trovandolo trasposto in libri e film.
Intenso ritratto di un uomo come tanti pennellato con una scrittura fluida, incredibilmente priva di punteggiatura e viva, pulsante, splendida.
Assolutamente da leggere e consigliare.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    04 Aprile, 2011
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L'uomo, la Terra ed il futuro che ci meritiamo

"Finché l'uomo non sparirà dal pianeta, farà di tutto, e ce la metterà tutta, per farsi male e per star male. Poi si estinguerà. Ma sarà colpa sua. L'uomo sarà l'unico essere vivente ad autoestinguersi per imbecillità"

Faccio una doverosa premessa: la mia è una famiglia di origine contadina, che va molto fiera del suo passato e delle tradizioni. Quindi non posso non trovarmi d’accordo in molti passi di questo libro, in cui Mauro Corona espone in un storia (di fantasia?) ciò che accadrebbe se all’improvviso petrolio, gas e carbone si esaurissero alle porte dell’inverno.
Ovviamente lui immagina il caos, la morte di metà almeno della popolazione terrestre ed un ritorno al rurale che conduca l’uomo a tornare un buon selvaggio attaccato alla natura. Nel romanzo i canoni si rovesciano, i deboli sono forti ed i potenti non sanno fare nulla con le mani.
Ma poi tutto ricomincia come in una ruota che gira.
Perché l’uomo è così, è nel suo DNA.
Nel libro ci sono spunti interessanti e carini (vedi la presenza del nostro PdC in veste di sanguisuga in bicicletta), ma la scrittura di Corona è troppo supponente e certa delle proprie idee. Dà la colpa del nostro attuale degrado alla tecnologia, al troppo sapere e sembra che da essi non possa derivare niente di buono, proprio niente. E mi pare francamente esagerato, mi pare una visione miope come quella del maestro di yoga di mia madre che non vuol comprare il frigorifero.

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...già altri libri di Corona
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    04 Aprile, 2011
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Rubini e diamanti

Ho letto questo libro per curiosità, attratta dal nastro in copertina che ne annunciava le 600.000 copie vendute i un soffio e certa di trovare tra le pagine della Gier un simil-Twilight melenso e noioso.
Invece il romanzo è motlo carinoe divertente!! Sono rimasta molto colpita, perché in genere la scritture cd. young adult non solo non fa per me, ma è anche fuori target per me.
la protagonista è Gwen, ragazzina sedicenne imbranata tanto quanto la Bella Swan di Twilight, ma dotata di autoironia e molto molto divertente.
Lei, incappata in un destino "epico" praticamente per caso sarà in grado di riuscire nel suo difficile compito? E' portatrice di un fantomatico gene che la fa viaggiare nel tempo, ma fino al suo primo salto tutti credevano che toccasse alla gnocca di turno, la cugina Charlotte. E invece...
Gwen si trova così suo malgrado ad affrontare mille avventure insieme all'altro porattore del gene, Gideon, che si rivela prima simpatico come l'herpes, poi invece...
Insomma, mi ha conquistato nonostante non sia proprio originalissimo, per la simpatia.
Che si può volere di più? Ah, sì, lo so: IL SEGUITO, SUBITOOOOOOO!

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Twilight e tutta la serie vampiresca e l'ha trovata noiosa
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    24 Marzo, 2011
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L'inestinguibile brillio di Zia Mame

Su questo libro è stato scritto tutto ed il contrario di tutto: noioso, brillante, frivolo, vuoto, divertente.
In realtà secondo la mia modesta opinione è un piccolo gioiello di gaia lievità. Chi non vorrebbe una zia come zia Mame? Una meravigliosa affabulatrice, un pifferaio magico vestito all'ultima moda? Chi non vorrebbe essere Patrick bambino immerso nel suo circo?
Il libro si lascia leggere, è innegabile. La sua forza è l'attraversare gli anni con spietata leggerezza d'intenti, come una farfalla che batte le ali.
Divertente e poliedrico.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    24 Marzo, 2011
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Padre e figlia

Benedetta aveva solo tre anni quando le portarono via il padre in un attentato terroristico sotto casa. Aveva solo tre anni e i suoi ricordi sono pochi e confusi. Per inseguire il ricordo si suo padre, Benedetta inizia un viaggio complicato fatto di ritagli di giornale, testimonianze e album di famiglia.
Il padre di Benedetta è Walter Tobagi, giornalista icona degli anni settanta, ucciso nel 1980 dalla Brigata XXVII marzo, gruppo semisconosciuto di lotta armata.
Impossibile per me non sentirmi vicina a Benedetta nella ricerca e scoperta di quegli anni, in cui io (che ho un anno più di lei) ero troppo piccola per capire proprio come lei.
Le contestualizzazioni e lo studio delle bande armate degli anni di piombo possono risultare indigeste e noiose, ma sono comunque la scoperta d un mondo ignoto.
Impossibile non vedere le foto di suo padre senza pensare al mio (che ha solo un anno più di Tobagi) con le basette nelle foto in bianco e nero.
Io ho avuto la fortuna di avere mio padre accanto, lei no.
Ed infatti i momenti più belli del libro sono quelli in cui Benedetta parla del suo rapporto familiare con il padre. Come il toccante momento in cui trova una registrazione sua, del fratello Luca e del padre in un giorno di festa.
Da leggere per capire e ricordare.

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Romanzi
 
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    24 Marzo, 2011
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Amiche per sempre

Se si cerca una lettura scacciapensieri e che regali buonumore, non c'è niente di meglio di Madeleine Wickham (aka Sophie Kinsella) in una sera piovosa di marzo.
E poco importa se le situazioni sono poco reali, se la trama non è poi così originale e divertente. Non ci si può non far trasportare dalla sua scrittura frizzante.
Tuttavia, le mie amiche sono molto molto meglio di quelle del libro!

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... Sophioe Kinsella
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    24 Marzo, 2011
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Ioe Elif

Ho sempre amato Elif per il suo modo di scrivere e di rendere sempre partecipe della storia il lettore. Poi adoro Istanbul, quindi ha semrpe avuto una marcia in più per me.
Questo libro però mi ha letteralmente avvolta. Sarà che all'inizio della storia ha 35 anni come me, sarà che ha esattamente i miei stessi dubbi e perplessità sulla maternità, i miei stessi desideri, le mie stesse paure.
Mi ci sono gettata, ritrovata, animata per le lotte con le diverse parti di sé stessa (bella l'idea delle Pollicine, chissà quante ne ho io dentro di me) e appassionata per le bellissime citazioni di scrittrici a me care (ma anche sconosciute e da scoprire).
Un libro intenso, che tocca vari nervi scoperti dell'animo femminile: dal senso di inadeguatezza generico delle donne, all'obbligo della maternità, alla depressione post partum.
Consigliato a tutte le donne, ma anche agli uomini curiosi.

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...non solo il famoso "La bastarda di Istanbul", perché può esser fuorviante. Consigliato a chi over trenta si fa delle domande sulla vita.
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Gialli, Thriller, Horror
 
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    16 Marzo, 2011
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Montalbano vs Camilleri

Che succede quando uno scrittore si autocita nel romanzo?
Non solo, cita anche eprsonaggi ed interpreti che, uscendo dalr omanzo, diventano fiction televisiva?
Ninete, rimane il solito Montalbano, solo invecchiato, scimunito (forse), ingrassato (anche), ma senmpre sarcastico e inventivo.
Abile teatrante e risolutore, palleggia sempre nel suo rpporto con Livia, ormai(troppo?) stanca epr chiedere di più.
Ma quanti libri restano a Salvo?

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...perchè Montalbano è sempre Montalbano.
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Romanzi
 
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    16 Marzo, 2011
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Un'occasione persa

Agevolato dal successo clamoroso avuto in patria nonché dalla vittoria del premio Nadal, arriva in Italia questo romanzo, preceduto dal battage pubblicitario che solo il passaparola mediatico può dare.
Spagna, Costa Blanca. Sandra è una ragazza poco più che ventenne ed è incinta di un uomo che non ama. Sola, a fine estate, decide di trovare rifugio nella casa che sua sorella affitta per le vacanze.
Fino al giorno in cui non incontra occhi comprensivi e gentili: si tratta di Fredrik e Karin Christensen, una coppia di amabili vecchietti che si prendono cura di lei come i nonni che non ha mai avuto. Ma non tutto ciò che luccica è oro.
Poi c'è Julian, vecchietto pieno di acciacchi e ricordi (ma anche di rimorsi) scampato al campo di concentramento di Mathausen, che in viaggio da Buenos Aires sulle tracce di un vecchio amico da giorni segue i loro movimenti passo dopo passo. Già, perché i vecchietti amabili sono ex nazisti e Julian gli dà la caccia. E Sandra?
Questo in sintesi la storia, narrata a due voci da Julian e Sandra. I presupposti per un romanzo interessante sembrano esserci tutti, ma non è così.
La narrazione è veloce e godibile, ma i personaggi non convincono. La storia non ha pathos, non stringe il cuore, non fa innamorare dei suoi personaggi. Sia Julian che Sandra sembrano piccoli stereotipi di un mondo fatto di figurine di carta, senza spessore. Non riescono a creare empatia nel lettore e Alberto, l’unico personaggio che crea curiosità, è appena abbozzato. I nazisti poi son personaggi da operetta, sincopati e incartapecoriti nella loro vecchiaia dorata e pacifica, ma senza futuro e prospettiva. un po' come Julian che ha già rinunciato a tutto e che vede questo viaggio come il viaggio dell'elefante verso la morte.
Peccato, poteva essere diverso.

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...se cercate un libro da ombrellone.
Romanzi
 
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    16 Marzo, 2011
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L'estenuante mania per il verbo scritto

Non paga del primo capitolo delle avventure epistolari di Emmi & Leo, mi sono buttata allegramente anche sul secondo. Che, come tutti i sequel, raramente raggiunge le aspettative dell’inizio della “saga”.
Ma tant’è, ce l’avevo a portata di mano e mi son detta che provare poteva non essere sbagliato.
Il libro, così come il suo precedente, si legge agevolmente in una sera d’insonnia (proprio com’è successo a me). E già questo, si deve esser chiari, non so se sia un vantaggio o uno svantaggio. Cosa può lasciare un libro così easy? Niente, direte voi, se non piacevole intrattenimento letterario. Eh no, invece, no.
Perché i dialoghi di Emmi & Leo alla lunga (ma anche alla breve) diventano estenuanti. Così ansiosi e allo stesso tempo capaci di trasferire dentro di me un fastidio tale da farmi tornare alla memoria inutili fiumi di mail scambiate con i miei ex. Che se sono ex, giust’appunto, un perché c’è.
Detto ciò, il libro si trascina per oltre 140 pagine fino all’inevitabile happy end.
Che noia, che barba, che noia

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    16 Marzo, 2011
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Amore epistolare ai tempi di internet

Una mail inviata all’indirizzo sbagliato fa nascere una tenera e divertente amicizia tra Emmi, sposata e madre di due figli non suo, e Leo, professore alle prese con l’ennesima delusione sentimentale. I due non si conoscono, non parlano (quasi) mai della loro vita vera, ma si scrivono centinaia di mail che formano lo scorrere incessante del libro.
Dall’iniziale ironia e distacco, la loro amicizia si evolve tra fiumi di parole e diversi incontri mancati.
Come potrà evolvere la loro amicizia, che è già quasi amore?
Le ho mai raccontato del vento del Nord nasce da un’idea originale e lo stile di scrittura è divertente e piacevole, ideale per la sala d’attesa di un dottore o un viaggio in treno o aereo. Ma tanto l’idea è graziosa, così è sviluppata male. Alla fine risulta un brodo allungato troppo, reso insipido dall’inseguimento di un cliché e dall’assenza di pathos nella storia. Inoltre Emmi è una delle donne più odiose che la carta stampata abbia creato: perfettina, saccente e mielosa. E anche irritante. Sembra me a dirla tutta. Odiosa, odiosa, odiosa!
Decisamente poteva venir meglio.

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...a chi crede ancora nell'amore ingenuo e legge spesso chick-lit
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    02 Marzo, 2011
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Anche Musso può scivolare...

Io adoro Guillaume Musso.
Leggere i suoi libri è sempre una zaffata rosa in un mondo buio, li attendo con trepidazione anche se spesso possono essere scambiati per simil-Harmony dai profani.
Ma io l’ho sempre difeso, consigliando anche i suoi libri spesso confusi con new age e corsi di pensiero yogi.
Ma questo libro mi ha lasciato u po’ delusa, nonostante l’aspettativa.
Le prime centocinquanta pagine Musso tenta la strada del romanzo d’azione, ambientando la storia in un contesto da Arsenio Lupin/Zenigada. L’espediente narrativo tuttavia non funziona molto. Le pagine sembrano scritte da un ragazzino, la scrittura è troppo forzata e prima di pathos. Manca proprio tutto, le basi della scrittura, tanto che nel mentre mi son chiesta se la sbornia per Musso mi stesse passando o questo fosse solo un libro un po’ maldestro.
Poi, a metà libro, Musso cambia registro tornando a parlare di sentimenti e battendo strade conosciute. Ed ecco che riguadagna improvvisamente il terreno perduto, nonostante il finale non proprio realistico.
Un libro diviso, provvisorio, a metà. Lui ha scritto di meglio, molto di meglio.

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...gli altri libri di Musso, ma solo per completezza dell'opera. Gli altri libri sono molto molto meglio.
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Romanzi
 
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    02 Marzo, 2011
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Piacevoli scoperte

Avevo lasciato questo libro parcheggiato nella mia libreria per circa due anni. Perché? Non lo so, un motivo vero non c’è. Nella mia mente mi ero figurata David Grossman come uno scrittore noioso, di quelli che ti fanno il pippone per tutte le cose, che filosofeggia nel vuoto.
Non so da dove avessi derivato questa convinzione, ma fattostà che il libro in questione è finito a prender polvere. Finché David Grossman non è comparso da Fazio a presentare il suo nuovo libro, una favola per bambini. E mi son detta: “Ma perché no?”
E infatti è stato amore a prima vista, anzi a prima pagina.
Dopo un 2011 iniziato a fasi alterne per quel che riguarda la “fortuna” nelle letture, ecco che mi compare questo gioiellino.
Grossman racconta la storia di due adolescenti, Tamar e Assaf, che non si conoscono (ancora), ma legati come unico denominatore da una cagna, Dinka. Sia Tamar che Assaf, come tutti gli adolescenti non si sentono speciali, non si sentono parte del “gruppo” e soffrono la solitudine del non essere omologati. E come tutti gli adolescenti hanno l’ingenuità di poter salvare il mondo, o almeno di cambiarlo un po’ raddrizzando le storture nei riguardi di chi amiamo.
Ed è per questo che Tamar si infila in una terribile situazione di degrado pur di salvare Shay, il suo unico fratello tossicodipendente e finito in una rete di sfruttatori.
E per questo Assaf decideà di correre insieme a lei.
Bello, vero e commovente.

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...a tutti gli amanti del bel leggere che cercano una emozione viva da condividere
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Gialli, Thriller, Horror
 
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    02 Marzo, 2011
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Racconti raccolti per strada

Faletti si cimenta coi racconti, abbandonando per un attimo il romanzo giallo a cui ci ha abituati negli anni.
Ma scrivere racconti non è meno difficile, né meno complesso architettare un modo per non annoiare il lettore. Anzi, in un arco di tempo e lettere più breve, il lettore deve innamorarsi di un personaggio, della storia, della sua psicologia e sentirsi coinvolto quanto e come in un racconto lungo. Complicato, sì.
E Faletti, ahimè, ci delude un poco.
I suoi racconti non sono brutti, non sono scritti male. Ma non sono nemmeno originali, né affascinanti. Mancano di un guizzo, di un qualcosa che li renda completi e, perché no, dotati di un messaggio che ce li faccia ricordare nel tempo.
Un vero peccato.

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...Io uccido e gli altri Faletti, ed è convinto che il romanzo giallo sia questo qui.
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Romanzi
 
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    24 Gennaio, 2011
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Dell'amore, dei lupi e della tardo adolescenzialit

Ho iniziato questo libro per noia e anche per curiosità. Costava poco, era lì sullo scaffale della libreria, sembrava romantico, ne avevo bisogno, l’ho preso.
così ho iniziato ad appassionarmi ad una storia surreale, anche sciocca volendo, sicuramente tardo adolescenziale. Che stia involvendo o invecchiando poco importa, sta di fatto che mi è piaciuta.
Shiver parla di una storia d’amore, una dolce ossessione che accompagna i due protagonisti sin da quando erano bambini: Grace, un’umana, e Sam, un licantropo. Grace conosce Sam soltanto nella sua forma di lupo e nonostante i due vivano in mondi completamente diversi, sin dal loro primo incontro anni prima, si è stabilito un forte legame.
Lo so, non vi fate venire un attacco di ridarella. Un licantropo, proprio come Twilight. Eppure è diverso.
La loro prima di essere una storia d’amore è la storia di una ossessione. Si guardano dalla finestra, lui lupo con gli occhi gialli, lei ragazzina dalla famiglia complicata scampata ad un attacco del branco da bambina.
Affascinati, legati per la vita. Condannati dal freddo dell’inverno a stare divisi. Perché proprio il freddo tramuto Sam in lupo ed ogni volta per lui è più difficile restare umano.
Qui siamo fuori dalla scrittura da terza elementare della Meyer, dal suo bigottismo, dalla sua morale mormona sul peccato.
I ragazzi protagonisti se la devono cavare da soli, i genitori sono assenti, non capiscono e se capiscono tentano di uccidere il mostro che alberga nel loro prezioso pargolo. L’amore non risolve, non sana la paura e l’oppressione e la cattiveria è vera al di là dell’essere licantropi.
Per riassumere, una lettura certamente leggera, ma divertente ed appassionante che vi farà passare delle ore piacevoli.
Che si può volere di più?

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Twilight e affini ed ha pensato che fosse oltremodo scemo
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    24 Gennaio, 2011
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L'Italia contadina che non c'è più

Mi sono avvicinata a questo libro forse un po’ tardi, dopo aver visto Pennacchi intervistato da Piroso a “Niente di personale” ed averlo trovato semplicemente grandioso.
Nonostante il ritardo, le aspettative che vi avevo riversato non sono state tradite.
Pennacchi racconta la storia dei suoi bisnonni e nonni, mezzadri veneti dalle incerte vicende politiche e di vita, costretti ad emigrare via dalla loro terra per scampare alla fame ed a padroni esosi. Si evdono regalare per il loro esser fascisti un bel podere nell’Agro Pontino. Luogo nuovo, terra promessa bonificata dal Fascio solo per loro devoti. Ma non è che sarà tutto oro quel che luccica in Italia. Come al solito.
L’occhio disincantato di Antonio Pennacchi disegna con mano esperta ed ironia distaccata personaggi e epoche che non ci sono più. E Pennacchi, insieme ad una pagina che si tende a sorvolare della storia itlaina, racconta l'attualità in parallelismi a volte buffi, ma più spesso azzeccati.
"Quelli che girano le salsicce alla festa della Lega oggi, eran gli stessi che le giravan prima alle feste dell'Unità. E prima ancora nelle case del Fascio" afferma parlando dei veneti, suoi cugini alla lontana.
"La fame in Italia non l'ha portata il fascismo, ce l'avevamo già!". E questo fa riflettere sulla volontàe lealtà politica del popolo italiano, sempre pronto a tirar dalla parte del vento.

Sono sincera, non ho potuto far a meno di innamorarmi un po’ di questo libro. Come non far correre il pensiero ai miei pomeriggi di bambina passati accanto alla stufa mentre mia nonna raccontava le avevnture della sua famiglia mezzadra?
Luoghi diversi, stessa vita. Stessi problemi, stesse lotte e stesso spirito contadino.
L'amore per le bestie, il rispetto per la terra e l'accanimento verso un mondo che è difficile da vivere in ogni singolo istante.
La rassegnazione che si fa forza di vivere.
Una forza che l’Italia dovrebbe avere il coraggio di far rispuntare dentro di sé.
Per ulteriori informazioni sul mio pensiero: http://phoebe.splinder.com/post/23640030/vieni-via-con-me-lettera-aperta-a-fabio-e-roberto#23640030

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    24 Gennaio, 2011
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L.A. Confidential in salsa pulp (servita a parte)

Sesso, droga, tradimenti, sangue e morte. Gli ingredienti per un thriller ci sono tutti. Ma si è mai visto Ellis scrivere un thriller? E infatti questo non lo è.
E cos'è allora?
Denuncia sociale dello stile di vita vuoto e lussurioso di Hollywood? No.
Grido disperato sulla vacuità del nostro tempo? No.
Violenta satira sui costumi americani? No.
Enigmatico esercizio di stile e livore? Sì.

Ed il problema sta tutto qui.

PS. Nota feticista: trovo che la copertina sia bellissima e senza di essa non mi sarei nemmeno avvicinata al romanzo.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    12 Gennaio, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Se vi venisse voglia di passare per Beyoglu...

...non dimenticate di passare al club. Vi accoglierà Audrey Hepburn vestita di tutto punto con in mano un Virgin Mary e pronta ad allietare la vostra serata. Ma attenzione, non sono d'oro tutti gli strass che luccicano. Specialmente in una megalopoli come Istanbul dove esiste tutto ed il suo contrario nel raggio di un chilometro. E così i travestiti passeggiano accanto alle donne col burqua, i ricatti e gli omicidi sono pane quotidiano e vivere essendo sé stessi è difficile un po' per tutti. A maggior ragione se si è diversi dalla normalità acquisita, e questo vale non solo per il mondo islamico.
I personaggi del libro sfiorano tutti il macchiettistico, ma non cadono mai né nel volgare, né nel ridicolo. Ci sono le ragazze siliconate, quelle un po' "allegre", ma anche il politico conservatore dell'HEDEF e una strana mafia dei ricatti che sembra uscita da un cartone animato della Warner, tanto che sul completo avrebbero potuto aver agilmente scritto ACME.
E poi i frequentatori del club, più o meno mercenari, più o meno goderecci ed in pace con loro stessi.
Un mondo equivoco, divertente e a tratti pericoloso. Ma alla fine, pericoloso per chi?

Bel noir islamico, divertente ed avvincente. Il libro, pieno di dettagli ironici ed accurati, coinvolge il lettore e lo appassiona.

Nota a margine.
Una cosa c'è da dire: io adoro Istanbul e leggerei anche le sue pagine gialle per intero. Questo solo per farvi capire il metro del mio giudizio, ovviamente...

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    12 Gennaio, 2011
Top 100 Opinionisti  -  

Se esistono le parole per dirlo, è possibile

Inizio la mia recensione con una nota feticista: la carta adoperata da Fandango per questa edizione è semplicemente meravigliosa ed è stato un piacere leggere questo libro.
Detto ciò, entro direttamente nel merito affermando che io adoro Sandro Veronesi e la sua scrittura per immagini. L'ho adorata nell'arcinoto Caos Calmo, ma anche nel meno noto Gli sfiorati. Come mancare allora l'appuntamento col suo nuovo romanzo?
E XY prometteva bene, niente da dire: storia interessante, i sicuro thriller. E poi introspezione, personaggi border line e tormentati. Peccato che si passi tutto il tempo a domandarsi: ma dove vuole andare a parare questo?
E la risposta, ahimè, non è affatto all'altezza dell'aspettativa, anzi scivola via nel più surreale dei dialoghi.
Bah, mah, non so...

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    12 Gennaio, 2011
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L'insostenibile pesantezza della scrittura inglese

Lo sapevo. Lo sapevo. Ma nonostante ne fossi pienamente consapevole, l'ho fatto lo stesso: ho comprato questo libro.
Eppure avrei dovuto esser ben conscia del fatto che più un libro è osannato, più il marcio rischia di annidiarsi in ogni pagina.
Ora, sono melodrammatica lo so. Ma questo libro è lungo 487 pagine, non 100 e non molte sono state piacevoli.
Inoltre il fatto che fosse caldamente consigliato da due loschi figuri come Nick Hornby e Jonathan Coe (che tranne rari sprazzi non mi son mai piaciuti granché) avrebbe dovuto illuminarmi.
Ma niente.
Em & Dex e Dex & Em
Per circa 350 pagine i due protagonisti, amici che hanno fatto sesso annotatevelo a margine, si inseguono incapaci di rivelarsi reciprocamente i propri sentimenti. Lei è la secchiona insicura e leggermente odiosa che sogna di fare la scrittrice ed incappa sempre in relazioni sbagliate (vi ricorda qualcuno? Me per esempio, per dire). Lui è il classico cazzone di buona famiglia, pigro e svogliato, incapace di combinare qualcosa di buono ma con un cuore grande così.
Si inseguiranno fastidiosamente per tutto il libro finché lei, come in un libro di Hornby, prenderà la questione in mano e la risolverà come ci si aspettava da pagina 12.
Happy end?
Questo romanzo insegue ostinatamente la morte del lieto fine per tutto il romanzo. La banalità della storia renderebbe ovvio l'happy end, ma lui no. No. Decide che no, non ci può essere, come se fosse una svolta originale. E invece no, l'happy end (Musso insegna) potrebbe essere bellissimo ed originale se si avessero idee sufficienti per imbastirlo. Ovviamente Nicholls non ce l'ha e l'irritazione per una fine autocommiserativa non ha aiutato la salita delle stelline in questa recensione.
I maschi? Pfui!
Se questo libro fosse stato scritto da una donna sarebbe stato tacciato di maschilismo sfrenato. Invece l'autore è un uomo e quindi niente. Resta il fatto che TUTTI i personaggi maschili di questo romanzo sono dei perfetti idioti, bamboccioni quando va bene, arroganti e villani se va male. Possibile che le donne siano sempre vittime (in)consapevoli e mai orride virago?
Possibile che in tutto il Regno Unito non ci sia un uomo savio e intelligente?
Conclusione
Dopo tutta questa prosopopea concludo dicendo che io ad Em & Dex un po' mi ci sono affezionata, altrimenti di stelline ne avrei date due. Sì, gli ho voluto bene a questi due sciocchi ragazzi.
Ma non lo dite a nessuno.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    15 Ottobre, 2010
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Crossover giallo

Divertente librettino estivo in cui Grazia Negro incontra Salvo Montalbano per un'indagine (e di striscio arriva anche quel figo di Coliandro) fatta di servizi segreti e pesci rossi.
La storia non è un granché, né particolarmente intricata, né coinvolgente. La sua unica particolarità è l'essere scritta tramite lettere, giornali e documenti vari, come un puzzle.
In più, il libro è davvero davvero troppo corto, non basta nemmeno per un pomeriggio in piscina a prendere il sole.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    15 Ottobre, 2010
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Great expectations

Avevo grandi aspettative per questo libro. Michela Murgia mi sta simpatica, mi ci identifico pure.
Ma questo libro, non mi ha convinta.
Raccontando un mondo che non c'è (quasi) più, la Murgia ci porta in Sardegna alla scoperta di antiche tradizioni e sentimenti sempre presenti.
Maria, la protagonista, è una ragazzina forte e fragile, che diventa figlia dell'anima di una strana donna, con uno strano destino.

Il libro, sia chiaro, mi è piaciuto. Ma francamente credevo meglio.
Credevo di trovare qualcosa che invece non c'è

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    15 Ottobre, 2010
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Sumo e Zen

Piccola favola/novella di Eric-Emmanuel Schmitt che si candida a diventare velocemente uno dei miei scrittori preferiti. Dopo il bellissimo "Ulisse da Baghdad" mi sono incuriosita alla sua produzione letteraria e ho acquistato anche questo piccolissimo libro. Ambientato in Giappone, racconta la storia di un ragazzo di strada con semplicità e poche parole.
Con il suo stile in prima persona, Schmitt ci racconta una favola morale che lascia il lettore sereno con sè stesso.
Certo, € 9 per 100 pagine non è che sia il massimo...

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    15 Ottobre, 2010
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Ogni clandestino è Ulisse a modo suo

Se quando andate in libreria volete comprare un libro che certamente vi piacerà, andate sul sicuro e scegliete Eric-Emmanuel Schmitt.
Così è successo a me con questo bel libro, metafora dei nostri tempi. Saad vive in Iraq ed il suo nome ha due significati: in arabo vuol dire Speranza, in inglese Triste. A quale dei suoi due destini andrà incontro?
Per scappare alla fame ed alla miseria ed alla morte, fugge dalla sua patria natia e diventa clandestino, attraversando il mondo per giungere alla sua meta: Londra. Saad/Ulisse incontra lungo il cammino diversi personaggi: Nausicaa, le Sirene, il Ciclope, e molti altri. Ma mai smette di cercare la sua Itaca.
Bella e struggente metafora, commuove ma non annoia mai.
Da leggere.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    15 Ottobre, 2010
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La piuma e l'acciaio

Parto da una mera costatazione estetica: adoro i libri rilegati nel modo in cui lo è Acciaio. La copertina di cartone, sì, ma il dorso ricoperto di stoffa alla vecchia maniera. Brava Rizzoli, tutti i libri (che costano uno sproposito) dovrebbero essere rilegati così. Esauriti i dettagli che fanno di me una feticista del libro, veniamo alle mie brevi considerazioni.
Esistono molti tipi di libri, tutti ugualmente degni di nota nel loro genere. Libri drammatici, dove i sentimenti vengono esplorati e scavati. Libri pulp con una violenza gratuita e parossistica. Libri di denuncia sociale, importanti e “fastidiosi”, che rimangono sotto la pelle. Libri leggeri e rosa, chick lit viene definita etichettando le donne come leggere, ideale in periodi tetri o sotto l’ombrellone.
Tutti generi meritevoli, sì.
Ma se provate a frullarli in un unico, prolisso libro verrà fuori un cocktail poco appetibile: Acciaio, appunto.
Non che la Avallone scriva male, il libro si fa leggere e scorre veloce, ma è talmente farcito di stereotipi da far venire la nausea e, in certi passi, talmente vicino al moccismo da far alzare il sopracciglio.
L’idea iniziale è buona, i casermoni di Via Stalingrado e l’acciaieria che si staglia su tutto sembravano un perfetto scenario. Invece le due protagoniste, Anna e Francesca, sono due figurine di cartapesta e l’ossessione della Avallone nel renderle belle bellissime ribadendo mille e mille volte ancora il concetto le rende odiose mascherine di una storia di burattini.
I personaggi sono tutti un po’ irreali: troppi dettagli, troppe sfumature assurde. Francesca ed Anna vengono raccontate senza spessore, come se l'essere belle le rendesse immuni dai sentimenti (e dire che, in linea teorica, avrebebro di che preoccuparsi). Un mondo di adolescenti visto da adolescenti? No, mi sembra visto dall'esterno, anzi da Lisa la ragazzina brutta e sfigata (in lei si riconosce forse l'autrice?) che le vede agitarsi come perfette bambole di pezza.
Di certo un’occasione sprecata.
Si poteva fare meglio.

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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    15 Ottobre, 2010
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Leggere Confidenze a Forks

I libri della Meyer mi fanno sempre pensare alle estati di quando ero meno che adolescente.
In vacanza al mare mia madre comprava sempre “Confidenze” da leggere sotto l’ombrellone ed io, onnivora da sempre, finivo per divorare tutte quelle storie melense di amori contrastati tra un bagno e una granita.
“Eclipse” mi ha dato la stessa impressione melensa e stereotipata, così cristallina nella scrittura da risultare agile e ovvia come un libro per bambini.
Bella è la ragazza più pedante, scialba, odiosa e noiosa che si possa incontrare in una scuola superiore. Il perchè se la litighino due bonazzi rifiniti come il vampiro ed il licantropo (ma ancora non si vedono i due leocorni) è un mistero per iniziati.
Il sesso? La seduzione? La naturale crisi ormonale dell'adolescenza? Ci sono, ma vengono descritti in una maniera così edulcorata da farmi vomitare. I romanzi d'appendice della Invernizzo in confronto erano libri erotici. La Meyer è mormona e anti sesso prematrimoniale? No? DAVVERO??? Chi l'avrebbe mai detto... Che barba, che noia, che barba. Se sento parlare ancora delle labbra fredde di Edward e della sua pelle gelata vomito lo giuro.
Detto questo, il libro nonostante tutto si fa leggere fino in fondo con il pathos del peggior Harmony, nonostante abbia avuto in un paio di occasioni (la festa indiana, ad esempio, o l'assurdo dialogo tra Edward e Bella sull'andare all'inferno o in paradiso.) la voglia di buttarlo dalla finestra.
Resta sempre da ammirare la Meyer (o chi epr lei) per aver tirato fuori un fenomeno mediatico senza pari da questa storiella che, diciamocelo, è una scemenza senza fine.

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...i libri di Moccia, di Fabio Volo e sogna di essere quell'odiosa di Bella
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    15 Ottobre, 2010
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Ma quand’è che i Volturi si decidono a fare una st

Ecco cosa mi sono chiesta per 687 pagine. Perché questo libro, prima di tutto, è una noia mortale.
Fondato su assurdità così palesi da poter essere notate anche da femmine in tempesta ormonale, il libro si dipana ben oltre il massimo consentito dalla Convenzione di Ginevra trascinando il povero lettore neurone munito in un fiume di scempiaggini.
Diviso in tre libri (!) Breaking dawn inizia col matrimonio del bell’Edward e della complessatissima Bella. Matrimonio fortemente voluto da lui, ricordiamolo, vampiro d’altri tempi e d’altra pasta. Niente sesso (e vampirizzazione) se la nostra unione non è benedetta da Dio!
Eccerto, come no? Chi è più cristiano dei vampiri? Logico! Improvvisamente, dopo il matrimonio, il sesso diventa possibile. Ma come, l’avete menata per tre libri e 4 anni ‘sta cosa dell’amore platonico e della possibilità che durante l’amplesso Bella diventi lo spuntino di mezzanotte dell’amore suo ed ora… via, si tromba? Ma come è possibile? Ahhh! Dimenticavo! Il-sacro-vincolo-del-matrimonio!!!!!!!
Vogliamo parlare poi della prima notte di nozze? La Meyer la fa descrivere così a Bella:
”Ed Edward mi trascinò con dolcezza verso acque più profonde”.
Fine, stop, risveglio mattutino. Ma come?????? Milioni di bimbeminkia con la bava alla bocca rimaste così, di sasso. Almeno la descrizione del gelido membro se la meritavano, che crudeltà!
Ovviamente poi le rimane subito incinta anche se è impossibile (ma lei è Bella), tiene il bambino anche se tutti le dicono che rischia la vita (ma lei è bella e la Meyer chiaramente antiabortista). Ancora più ovviamente lei scampa al parto e diventa una vampira supergnocca (almeno la finirà di scassare con tutti i suoi complessi e deliri!), ma lo diventa senza passare dallo stato di sanguinaria neonata (perché lei è Bella) , nonché mamma di una prodigiosa creatura. La creatura non è solo bellissima ed intelligentissima, è anche unica. Quindi merita un nome unico Reneesme. Ecco, preferirei non commentare.
Ma la pupa è anche oggetto dell’imprimting di Jacob, che smette di essere innamorato di Bella e si lancia in questo rapporto incestuoso con la figlia di lei. Così abbiamo accasato tutti, olè.
E vissero felici e contenti?
No, perché arrivano i Volturi e…
No, non ve lo dico. Perché se io son dovuta arrivare a pagine 687 sperando in un bagno di sangue riparatore di tutte ‘ste cazzate dovete farlo anche voi.
Sappiate una cosa: almeno è finita.

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... i libri di Moccia e tutta la trilogia lanciando urletti entusiasti
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phoebe1976 Opinione inserita da phoebe1976    29 Luglio, 2010
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Dewey Readmore Books

Partiamo da una doverosa premessa: se non amate i libri ed i gatti questo libro è off limits per voi. Non solo non lo amerete mai, ma non riuscirete nemmeno a finirlo, stroncati da una variegata infinità di minuzie gattesche.
Se però gatti e libri fanno parte del vostro quotidiano, questo libro vi conquisterà portandovi con tenerezza nella città di Spencer, nell’Iowa fatto di campi di mais e gente “di una volta”. E’ la storia di una città, di una biblioteca e della sua direttrice. Nonché del gatto che li salvò tutti.

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