Opinione scritta da MATIK
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La ragazza delle camelie.
"Per Alphonsine fu il momento decisivo del suo arrivo nella metropoli: la prima occasione in cui ebbe una prova tangibile dei lussi che la sua bellezza poteva comprare."
"La ragazza delle camelie" è la vera storia di Alphonsine Plessis (in arte Marie Duplessis), la donna che ha inspirato Alexandre Dumas figlio nel famosissimo romanzo "La signora delle camelie", in questa biografia troviamo continui richiami della vita reale di questa donna che si trovano nell'opera del famoso scrittore, perché anche lui l'aveva frequentata e ne era rimasto totalmente affascinato e ammaliato, come tantissimi altri personaggi vissuti a quell'epoca (nella Parigi tra il 1830 e il 1848), una donna forte, carismatica, focosa ed a tratti cinica.
Questa ragazza è morta all'età di 23 anni, ma è vissuta nell'eternità, la sua vita ha inspirato l'opera di Verdi "La traviata", il romanzo sopra citato, è stata impersonata da Eleonora Duse, da Greta Garbo e da famose ballerine di danza classica, è rimasta viva per sempre come tantissimi personaggi (Marilyn Monroe, Kurt Kobein, Jim Morrison, Amy Winhouse ecc.), belli e dannati, che hanno vissuto la vita senza regole, al massimo, cogliendo l'attimo, un antesignana del mito.
"Voglio che sulla mia bara mettiate un lucchetto molto debole; -implorò Marie-. E' questo ciò che m'importa di più."
Un libro interessante perché non si sofferma solo sul personaggio, ma racconta un'epoca, quella della Parigi, dove i dandy imperversavano per le vie, dove la scoperta del piacere, del bel vestire, del bell'apparire iniziava a incunearsi nella mentalità di uomini e donne, era importante partecipare ai balli, alle prime teatrali e frequentare i cafè alla moda, per Marie Duplessis, di immane bellezza, fu facile introdursi nel demi-monde, diventando una Lorette così ricercata da uomini importanti che la volevano al suo fianco, per esibirla e per poi poterne apprezzare l'enorme piacere che lei dava!
"...l'uomo, allo stato di natura, nasce virtuoso; il vizio deriva dalla vita nella società mondane, esposta alle artefatte pressioni urbane."
Marie aveva uno stile di vita dai costi elevatissimi, doveva sempre trovare un protettore capace di sostenere tali spese, per frequentare i circoli alla moda: leggeva libri classici, imparava le buone maniere ed a suonare il piano, conversava misurando e scegliendo le parole e faceva sfoggio della sua delicata ed incantevole bellezza, lei che proveniva dalla povertà e dalla miseria di un piccolo paesino della Normandia, era riuscita a conquistare Parigi, ma sapeva benissimo che tutto quello che aveva poteva sparire in un batter d'ali, quando la sua bellezza sarebbe sfiorita, a quel punto nessuno si ricorderà più di lei, tutto sarà perso, per questo motivo viveva con sfrenatezza, dissolutezza e libertà, era cosciente che non poteva aspirare mai ad avere una famiglia ed un marito dell'alta borghesia, il suo ruolo era e doveva essere quello della "lorette", non sarebbe mai stata la donna con la quale costruire una vita stabile.
"Noi ragazze perdute saremo biasimate in eterno. Ogni porta onesta mi è sbarrata; le convenzioni sociali sono spietate. Riabilitazione? Mai! Perdono umano? Figurarsi! Conosco gli uomini troppo bene sotto questo aspetto per nutrire la benché minima illusione."
Un libro da leggere per chi ama le biografie ben fatte e per chi vuol calarsi in una Parigi degli inizi dell'ottocento!
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Storia del nuovo cognome. (Secondo volume)
"Provai piacere per quel NOI ma mi infastidì il brusco passaggio all'IO: IO ho sempre sbagliato tutto. NOI, avrei voluto correggere, SEMPRE NOI, ma non lo feci."
Continua la storia di Lila e Lenù, il loro rapporto di amicizia, ma anche di rivalità, di amore che a volte rasenta l'odio, di dipendenza dalla quale però sempre più spesso si sente la necessità di allontanarsi e di vivere un'esistenza indipendente l'una dall'altra.
La Elena Ferrante è riuscita anche con il secondo volume a catturare l'attenzione del lettore, che ancora ed ancora, legge pagina dopo pagina, senza stancarsi, il trascorrere della vita di Lila e Lenù.
La prima è una donna ormai sposata, che si accorge da subito di aver commesso un gravissimo errore, la vita con Stefano è difficile, si passa continuamente dai momenti di calma apparente fino a scontri furibondi che si concludono con le mazzate, è passata dalla povertà del rione, alla donna che ha tutto: ricca, la casa nuova, i più bei vestiti e padrona delle attività del marito, ma tristemente infelice ed incompleta.
"Non mi piace più quello che ho fatto e quello che sto facendo."
La seconda continua la carriera "scolastica" tra alti e bassi, sempre più consapevole della sua capacità di non accettarsi, in contrasto con la facilità di piacere a tutti, perché lei è la brava ragazza studiosa e diligente, non si impone mai e riesce a nascondere e camuffare i propri reali sentimenti, soffre profondamente per la passione che travolgerà Nino, suo amore da sempre e Lila.
"Capii all'improvviso perché non avevo avuto Nino, perché lo aveva avuto Lila. Non ero capace di affidarmi a sentimenti veri. Non sapevo farmi trascinare oltre i limiti. Non possedevo quella potenza emotiva che aveva spinto Lila a fare tutto per godersi quella giornata e quella nottata. Restavo indietro, in attesa. Lei invece si prendeva le cose, le voleva davvero, se ne appassionava, giocava a tutto o niente, e non temeva il disprezzo, lo scherno, gli sputi, le mazzate. Lei insomma s'era meritata Nino perché riteneva che amarlo significasse provare ad averlo, non sperare che lui la volesse."
"Storia del nuovo cognome" è un genere di libro, che a me piace molto, perché non si sofferma solo al racconto dei fatti della vita delle due protagoniste contornate da amore, tradimento, sofferenza, rivalità, gelosia ecc., ma entra nell'animo femminile, l'autrice cerca di raccontare le mille sfaccettature dei sentimenti, dell'emozioni e delle passioni che si provano ogni giorno affrontando la quotidianità, nel libro troviamo il continuo oscillare tra il carattere forte e distruttivo di Lila e quello accomodante e complesso di Lenù, questo ce lo rende affascinante, irresistibile e ammaliante.
"La mia vita mi spinge a immaginarmi come sarebbe stata la sua se le fosse toccato ciò che è toccato a me, che uso avrebbe fatto della mia fortuna. E la sua vita si affaccia di continuo nella mia, nelle parole che ho pronunciato, dentro le quali c'è spesso un'eco delle sue, in quel gesto determinato che è un riadattamento di un suo gesto, in quel mio di MENO che è tale per un suo di PIU', in quel mio di PIU' che è la forzatura di un suo di MENO senza contare ciò che non ha mai detto ma mi ha lasciato intuire, ciò che non sapevo e che poi ho letto nei suoi quaderni. Così il racconto dei fatti deve fare i conti con filtri, rimandi, verità parziali, mezze bugie: ne viene una estenuante misurazione del tempo passato tutta fondata sul metro incerto delle parole."
E adesso non mi resta che leggere il terzo volume....per sapere nuove verità sull'amicizia che lega Lila e Lenù!
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La casa della Moschea.
"Voi resterete fino a quando tutti saranno partiti e tutti saranno arrivati."
I libri spesso vengono letti perché subiscono un grande lancio da parte delle case editrici o per il cosiddetto passaparola e spesso restiamo delusi, questo racconto di Kader Abdolah per niente popolare, è una perla rara, la storia è una di quelle che ti restano in mente per un bel po', ci racconta usi e costumi di un popolo molto lontano dal nostro, ci avvicina ad una terra, quella iraniana, troppo spesso teatro di guerre e lotte religiose.
Chi sono: l'imam, gli ayatollah, i talebani? Chi è stato per questo popolo Komeini? Che ruolo hanno e come pensano le donne costrette da millenni ad indossare il chador? Quanto sono distanti da noi donne occidentali che ci crediamo rispetto a loro libere e moderne? Questo libro ci risponde a tutte queste domande ed ad altre ancora, per questo è una lettura interessante e suggestiva.
"La casa della moschea" ci racconta la vita della famiglia di Aga Jan, responsabile della moschea di Senjan e mercante di tappeti del bazar, ripercorriamo insieme agli abitanti di questa casa, un bel pezzo di storia, all'inizio l'Iran è sotto il governo dello Scià, un uomo considerato da molti il burattino degli americani, Komeini è in esilio, ma il suo spirito vive con forza nel corpo dei giovani imam che cercano in ogni occasione e con ogni mezzo di rovesciare chi comanda.
La rivoluzione serpeggia per le strade di tutto il paese, alla fine lo Scià è costretto a fuggire ed a chiedere asilo in Francia, Komeini torna al potere ed instaura un vero e proprio governo del terrore, qualsiasi persona legata al vecchio potere deve essere uccisa o incarcerata, deve essere creato un nuovo stato islamico nel nome del Dio Allah.
"L'America farà di tutto per rovesciarci. Voglio che ciò che resta del regime venga spazzato via. Elimina chiunque si opponga alla rivoluzione! Se è tuo padre, elimina tuo padre! Se è tuo fratello, elimina tuo fratello! Elimina qualsiasi ostacolo all'affermazione dell'Islam! Tu sarai il mio emissario, ma l'unico a cui devi rendere conto è Allah! Dimostra a tutti che la rivoluzione è irreversibile. Comincia adesso! Subito!"
E' l'avvento di un periodo di terrore e di difficoltà. La rivoluzione porta a galla il lato peggiore delle persone. Non ci si può fidare di nessuno, neppure del proprio fratello o sorella, della propria madre o del padre, perché come la storia ci insegna la malvagità e il tradimento fanno parte purtroppo dell'animo umano.
Gli iraniani sono chiamati da Komeini a combattere una guerra lunga e sanguinosa, che si svolge al confine, con gli iracheni di Saddam Hussein,
Molti saranno i morti e tanto il tempo che dovrà passare prima che la pace si affacci di nuovo nella "casa", tanti i cambiamenti: qualcuno fuggirà, altri torneranno, ed altri ancora non ci saranno perché uccisi durante la rivoluzione di loro, si sentirà la mancanza ed il dolore aleggerà tra quelle mura, solo un uomo Aga Jan ci sarà sempre, una figura meravigliosa che nonostante tutti gli eventi rimane fedele alle proprie tradizioni ed alla propria religione.
"La storia della casa della moschea è lungi dall'essere conclusa, ma è come la vita: ognuno deve pur scendere da qualche parte. C'è una frase che ritorna sempre alla fine degli antichi racconti persiani: -La nostra storia è finita, ma il corvo è lungi dall'aver raggiunto il suo nido."
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Memorie di Adriano.
"Humanitas, Felicitas, Libertas."
Una grande e complessa opera questa della Marguerite Yourcenar sulla vita di Adriano, imperatore dell'antica Roma.
Ricostruzione che è un mix di saggio, poema e memorie, un lavoro svolto con estrema cura dall'autrice che ha impiegato anni per fare un'opera di enorme prestigio, va letto con attenzione, a volte ho fatto fatica tanti erano i concetti elencati e gli argomenti trattati perché complessi e variegati.
Adriano scrive una lettera aperta al giovane Marco Aurelio, dove racconta la sua vita senza veli alcuni, analizzando la sua opera politica, il suo amore per la bellezza, le sue debolezze, i suoi valori, il rapporto verso Antinoo, l'attrazione per la Grecia e verso tutti i suoi miti e la necessaria adorazione per gli dei che devono proteggere la sua missione: quella di far splendere Roma e tutto il suo impero.
Adriano un imperatore speciale, avanti per quei tempi, che è cosciente che prima o poi l'impero tramonterà, ma lui è chiamato ad agire nel miglior modo possibile, affinché il suo operato venga ricordato per la sua cortesia che è indispensabile, la sua deferenza, la sua compiacenza, la sua fermezza, la sua versatilità, la sua moralità, per creare un impero vastissimo dove i suoi sudditi siano trattati con Umanità, Felicità e Libertà.
"...l'essenziale è che l'uomo, giunto comunque al potere, in seguito abbia dimostrato che meritava di esercitarlo."
Delicato, fragile e poetico l'amore che Adriano prova per Antinoo, un giovane bellissimo che conosce durante le sue campagne in Asia, un fanciullo timido, ma anche ribelle, che non è mai completamente felice, nonostante tutta l'immensa passione che Adriano gli riversa, alla fine muore, suicidandosi e provocandogli un dolore inaccettabile, dal quale non si riprenderà mai più.
"...aveva dovuto credersi amato ben poco per non sentire che perderlo sarebbe stato per me il peggiore dei mali."
Un capolavoro, questo libro, che amplia i confini della cultura, della filosofia, della storia, un'opera necessaria al nostro bagaglio letterario.
"Thahit sua quenque voluptas (ognuno è attratto da ciò che gli piace): ciascuno la sua china; ciascuno il suo fine, la sua ambizione se si vuole, il gusto più segreto, l'ideale più aperto."
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Chimaira.
"Quando i pochi che possono parlare vogliono essi stessi dimenticare, dopo un po' tutto torna normale. E' come se non fosse successo nulla."
In molti mi hanno consigliato di leggere Valerio Massimo Manfredi perché i suoi libri sono appassionanti e la scrittura fluente, sono andata come mio solito in biblioteca ed ho scelto questo testo per farmi una mia opinione personale.
Devo dire che per me è stata una delusione, in molti tratti il racconto mi ha richiamato alla memoria il libro del grande Arthur Conan Doyle Il cane dei Baskerville (un classico della letteratura inglese, brillante e accattivante, il primo della serie del grande investigatore Sherlock Holmes), mi è sembrato come una brutta copia dell'originale, in entrambi è presente un animale terribile che terrorizza e uccide ed un mistero da risolvere, la differenza è che in Chimaira scopriamo anche un'antica storia etrusca da ricomporre grazie al ritrovamento in una tomba di frammenti bronzei che l'archeologo Fabrizio Castellani con arguzia e bravura riporterà alla luce e la collegherà ai fatti orribili che accadono nella Volterra di oggi.
Per i miei gusti la storia è troppo irrazionale e fantastica, ho sperato fino all'ultima pagina che il finale avesse un senso logico e reale, ma purtroppo non è stato così quindi la lettura mi ha lasciata delusa e insoddisfatta.
"Anche la morte uccide. Ma non può essere uccisa. Tu non hai idea di che cos'è. Noi l'abbiamo avuto di fronte per alcuni interminabili secondi a una distanza di due metri. Io non ho mai visto niente del genere in tutta la mia vita e sono certo che non esiste al mondo alcun animale di quella specie. E' un mostro, ti dico...una chimera."
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La Vergine azzurra.
"Hai mai provato a guardare le cose con i miei occhi? Sei sempre così carino e riesci ad andare d'accordo con tutti, ma sempre a modo tuo. Fai sempre in modo che gli altri vedano la cose dal tuo punto di vista."
Il libro ci racconta due storie parallele:
la prima ha per protagonista Isabelle, una ragazza dai capelli rossi, che vive nella Francia del 1600 e che per l'attrazione verso colui che diventerà suo marito si converte da cattolica al calvinismo, senza riuscire mai a dimenticare la protezione e la preghiera verso la Santissima Vergine, non si sente mai completamente accettata dagli abitanti del suo villaggio a causa del colore dei suoi capelli, viene spesso associata ad una strega, il marito ben presto la maltratta e soffrirà per la perdita di sua figlia Marie;
la seconda ha per protagonista Elle, ai giorni nostri, che si trasferisce dall'America in Francia, per il lavoro del marito, rinuncia momentaneamente alla sua professione di ostetrica e si trova catapultata in una realtà piccola, dove le malelingue sono all'ordine del giorno, ben presto si renderà conto di non amare suo marito e di essere attratta da Jean-Paul il bibliotecario che l'aiuta nella spasmodica ricerca delle origini della sua famiglia.
Due donne vittime degli uomini, delle chiacchiere della gente e che annullano i loro sogni per vivere un'esistenza tranquilla e senza tante aspettative.
Questo romanzo è il primo scritto dalla Tracy Chevalier, non ha la forza dei successivi, come il capolavoro La ragazza con l'orecchino di perle o La Dama con l'unicorno, ma si nota già la sua grande capacità di ricreare atmosfere di epoche lontane con un tratto di penna delicato, poetico e raffinato.
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La strada di Smrine.
"....vorrei sommessamente ricordare un Romanzo è un'opera di un cantastorie innamorato: non indaga la Storia, ma amorosamente racconta le verosimili storie dei suoi personaggi."
Secondo capitolo della storia personale della scrittrice sulla vita della sua famiglia e del suo popolo, quello armeno.
Dopo la Masseria delle Allodole, dove grazie a Ismene, Isacco e Nazim i bambini dello zio Sempad sono riusciti a salvarsi dalla deportazione nel deserto e sono saliti su una nave diretta verso l'Italia per raggiungere lo zio Yerwant, noto dottore ricco che vive vicino a Venezia, che li accoglierà secondo me, non con il dovuto amore, ma come un atto di dovere verso un fratello ucciso con crudeltà e in maniera inspiegabile, è pesante accudire chi ti ricorda costantemente un'atto che terrorizza perché potrebbe accadere di nuovo.
I pochi rimasti hanno la piena consapevolezza che niente tornerà ad esser come prima, chi riuscirà a sopravvivere, avrà la paura di dover subire nuovi soprusi e angherie, perché sa di essere un intralcio per quelli che non ti vogliono.
La nuova missione intrapresa da Ismene, Isacco e Nazim, questa volta è quella di aiutare i piccoli bambini armeni rimasti orfani che vengono condotti a Smirne, per cercare di ricostruire una nuova vita, ma ben presto anche qui la precaria pace verrà interrotta, ormai quel paese non accetta più il popolo armeno, che sarà costretto a cercar fortuna in altri lontani lidi, è necessario abbandonare la Patria natia, soffia un vento di fuoco che ben presto si abbatterà sulla splendida città e i tre piccoli eroi saranno costretti tra mille stratagemmi ancora una volta a portare in salvo i pochi rimasti, pur sacrificando sé stessi.
"Ora voi sprofondate nel fuoco di Smirne, Ismene, dolce sorella, Isacco, fratello, e con voi sprofondi Nazim l'astuto, il mendicante dai molti raggiri. Sprofondate nel gorgo, travolti dal Male, oscuro e occhiuto compagno delle menti degli uomini. Le vostre anime leggere sospinte da un vento che non dà tregua volteggiano, come farfalle perdute scendendo giù nell'abisso. Ma ecco l'angelo ardente sguaina la spada luminosa dalla punta accecante e vi riprende ad uno ad uno dal vuoto turbine, portandovi Altrove, ai Prati Eterni, verdeggianti."
La strada di Smirne è il successivo capitolo di un libro che ho trovato interessante e bellissimo, questa volta però ho fatto più fatica a catturare il dolore che la scrittrice ha nuovamente voluto raccontarci, avrei voluto trovare più amore e più compassione verso i piccoli armeni giunti in Italia, vivere i loro pensieri, i timori e le speranze con le quali affrontavano la nuova avventura, invece, tutto è stato raccontato in maniera asciutta e frettolosa.
Dopo la Masseria delle Allodole ero già cosciente che il popolo armeno ha dovuto subire nel corso della sua storia mille difficoltà ed ho trovato noioso e un po' ripetitivo leggere di nuovo gli stessi concetti, non vorrei sembrare insensibile, il dolore non si cancella e non si dimentica, ma non è necessario ripeterlo in maniera insistente.
"Mai gli armeni sembrano stanchi dei racconti di morte e sopravvivenza, mai ne hanno abbastanza del ripetuto orrore: è come se la pena condivisa apparisse più sopportabile quando diventa un racconto, il mito che si costruisce di un popolo martire, che nell'epopea dei suoi morti trova riscatto. E il lutto inesplicabile del singolo diventa universale compianto."
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Il muro invisibile.
"Non so cosa le passasse per la mente. Doveva essere molto confusa, dibattuta tra la rigidità della fede e la voce del sangue che le gridava dentro."
"Harry, non so dirti quanto sia felice oggi, e come tutto mi sembri bello e giusto. Ma credo che a te, invece, tutto appaia strano e incomprensibile. Ed è naturale, per un ragazzo come te, che viene dalla nostra strada, dove tutti da una parte si ritengono diversi da quelli dell'altra. Ci hanno fatto crescere così, non è vero? E così ero convinto anch'io, quando avevo la tua età. E invece è tutto sbagliato. Non è così per niente. Non siamo molto diversi uno dall'altro, anzi, nella realtà, non siamo diversi affatto. Siamo tutti essere umani, con gli stessi bisogni, gli stessi desideri, gli stessi sentimenti. E' una bugia quella che non ci vuole uguali. E' qualcosa che hanno escogitato per farci combattere l'uno contro l'altro invece che contro di loro, quelli che ci sottomettono e che si arricchiscono col nostro lavoro, gli stessi che ci mandano alla guerra, quando la logica li mette in contrasto. Lo scoprirai un giorno, loro ti chiameranno per andare alla guerra al posto loro, ne puoi essere certo, perché in futuro ci saranno molte altre guerre. Ci sono passato anch'io in una guerra, e ho visto come gli uomini vengono uccisi e feriti e mutilati, e devo aver ucciso anch'io qualcuno, e ogni volta che ci penso sto male. Perché ci combattevamo l'uno contro l'altro, invece di rivoltarsi contro quelli che ci avevano mandato alla guerra. Eh, ma sono astuti questi capitalisti. E' difficile batterli al loro gioco. Ci hanno imbrogliato con parole come patriottismo, e dovere, e onore, e ci hanno diviso in classi sociali e in religioni, così che ognuno pensa di essere migliore dell'altro. Ma tutto questo cambierà, Harry. Credimi, tutto cambierà. La gente diventerà più accorta. Il cervello umano tende a svilupparsi. Un giorno tutti saranno così evoluti da vedere e capire la verità, e non si comporteranno più come un branco di pecore. Allora, quel muro che separa i due lati della nostra strada crollerà, proprio come le mura di Gerico. Forse, io e Lily, oggi, abbiamo dato una piccola spallata. Ma un giorno sentirai risuonare una tromba e tutto svanirà. Oh, sì, Harry, avremo un mondo migliore."
Questo brano racchiude esattamente l'essenza e la bellezza di questo libro. Lo scrittore, Harry, ci racconta la sua storia, lui nato nei sobborghi di Londra, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, in una strada dove da un lato vivono famiglie ebree e dall'altra famiglie cristiane, la strada è divisa da un muro invisibile, la religione divide gli uomini e le donne, ai bambini viene insegnato fin da piccoli a non mischiarsi gli uni con gli altri, Lily, la sorella di Harry, ebrea, si innamora di Arthur, cristiano ed insieme, ribellandosi a tutto e tutti si sposano, cercando di abbattere con la forza dell'amore quei pregiudizi e preconcetti radicati da secoli e secoli.
Il libro è anche un dolcissimo, delicato e meraviglioso omaggio alla madre dello scrittore, una donna forte che ha lottato per i suoi figli, ogni giorno per farli crescere e studiare, era difficile vivere in tutta quella povertà, ma lei trasmetteva loro tutto l'amore di cui era capace.
Un bellissimo libro da leggere assolutamente, Harry, cerca di far capire al lettore quanto possano allontanarci le credenze, le religioni e i pregiudizi,il brano sopra riportato si conclude con la speranza di un mondo migliore, ma purtroppo ancora oggi le distanze che separano le varie razze e i vari popoli sono elevatissime e sotto gli occhi di tutti noi. Avremo mai un mondo migliore? Si dice che la Speranza è l'ultima a morire....continuiamo a sperare allora!
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I cigni di Leonardo.
"Il cigno sa quando è la sua ora,sa che tutte le cose di questo mondo non sono che un dono effimero.Questo fatto ineluttabile sfugge solo agli esseri umani.Non appena il povero mortale è sicuro del suo potere e del suo successo,viene distrutto da forze più grandi di lui."
Un bellissimo libro, che ricostruisce la vita di due sorelle che hanno fatto la storia del Rinascimento, Isabella e Beatrice D'Este, la prima signora di Mantova sposata a Francesco Gonzaga, la seconda signora di Milano sposata a Ludovico il Moro, entrambe sfruttando l'enorme fascino, l'eccezionale intelligenza e furbizia, riusciranno ad incantare ed affascinare uomini importanti dai quali riceveranno appoggio per la sicurezza dei loro ducati.
Il libro ci racconta dell'amore e dell'invidia che le due sorelle hanno una nei confronti dell'altra, Isabella in particolare pensa che Beatrice abbia avuto molta più fortuna di lei nell'essere andata in sposa al grande Ludovico, ma poi con lo scorrere delle vicende che sono costrette ad affrontare, dovrà ricredersi, Beatrice morirà presto a 21 anni, lascerà un segno profondo nella storia pur vivendo così poco e non sarà costretta a subire il tradimento che colpirà Ludovico anche da chi fino a poco prima aveva giurato eterna fedeltà nei suoi confronti.
"Beatrice, Beatrice, non è che non ti amassi. Tu eri come i cigni del tuo laghetto -nati goffi e brutti-, ma che poi crescendo diventano belli, portano la magia nel mondo e cantano nell'ora della morte. Creatura mitica, che poteva non amarti, sulla terra o al di sopra di essa? E' solo che per tanto tempo ho pensato che tu avessi rubato il mio destino...Invece, non lo sapevamo, ma me lo stavi preservando..."
Isabella è bella e affascinante, molto intelligente, legge libri ed ama circondarsi di splendide collezioni dei grandi artisti dell'epoca, Beatrice è una bravissima cavallerizza, è spericolata, piccola e non aggraziata, ma caparbia e testarda, con ostinazione ed amore riuscirà a conquistare Ludovico il Moro e tutta la sua corte, la prima agisce usando la mente la seconda ascoltando il suo cuore.
"Alcune donne non sanno stare al mondo, -dichiara Isabella-. Per altre è un istinto, come nutrirsi per un animale. Per quanto all'inizio di possa disgustare, conquisteremo re Luigi e ci vestiremo di gigli, finché non cambierà di nuovo la moda. Speravo che mia sorella fosse una come noi, ma credo proprio che alla fine abbia ceduto alla debolezza del suo cuore."
Alla corte del Moro, presta i suoi servizi il grande Leonardo da Vinci, altro fondamentale personaggio presente in questo libro, ripercorreremo la creazione di alcune tra le sue più importanti opere (La dama con l'ermellino, La vergine in grotta, L'ultima cena fino al misterioso quadro della Gioconda), leggeremo alcuni pensieri estratti dal suo taccuino, un uomo che non era solo un artista, ma anche un filosofo, un costruttore e un esperto di anatomia, che cercava costantemente l'anima, l'essenza, il mistero e la seduzione, tutto quello che poi racchiudeva nelle sue splendide opere.
Isabella donna che capisce quanto è importante l'opera svolta da questi grandi uomini/artisti cercherà di farsi immortalare in un quadro, sa che può aver fatto tanto nella sua vita, ma è necessario per rimanere nella storia farsi ritrarre in un quadro del grande Leonardo.
Un libro interessante nel quale ritroviamo grandi personaggi storici, ci sembrerà di vivere in quei palazzi e in quelle corti, dove continuamente si stringevano alleanze, si stabilivano tradimenti e si sognavano nuovi territori da conquistare, per diventare signori incontrastati, uomini avidi di potere, superbi e arroganti, donne astute, intelligenti che apprezzavano l'arte, la letteratura e la poesia del grande Rinascimento.
Il mio consiglio è di leggere questo libro una bel romanzo, con un'ottima ricostruzione storica.
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La masseria delle allodole.
"C'è un momento nella vita di ogni donna armena, in cui la responsabilità della famiglia cade sulle sue spalle. Noi moriremo, per evitare questo peso alle nostre perle, alle nostre rose di maggio: e infatti moriamo:"
Un libro bellissimo e tristissimo, una vera testimonianza storica, quella della deportazione ed uccisione di massa del popolo armeno nel 1915 mentre nel mondo si iniziava a combattere la prima guerra mondiale.
La scrittrice Antonia Arslan racconta in maniera diretta, chiara e tagliente la storia della sua famiglia, dei suoi avi che morirono per mano degli ittihadisti che volevano eliminare la razza armena dal mondo e che ordinarono di fare un lavoro pulito e sistematico: prima uccidere gli uomini, poi deportare bambini, donne e vecchi fino nel deserto di Des-es-zor, sperando che la maggior parte morisse durante la traversata a causa degli stenti, delle privazioni, degli attacchi da parte dei predoni curdi, se fosse rimasto vivo ancora qualcuno là avrebbero trovato comunque la loro fine.
"Ancora per questa volta: Sempad e i suoi avranno sepoltura cristiana. A tutti gli altri armeni che perderanno la vita in quei mesi funesti, trucidati, morti di sete e di fame lungo le strade anatoliche, con scherno coerente sarà negato anche ogni funebre rito. O meglio: non ce ne sarà bisogno. Un singolo morto era prima un essere che respirava, era vivo, e la sua spoglia è un cadavere che può essere onorato: centomila morti sono un mucchio di carne in putrefazione, un cumulo di letame, più nulla del nulla, un'immonda realtà negativa di cui disfarsi."
Il libro ci racconta anche del dolore di coloro che sono rimasti perchè scappati dall'Anatolia in cerca di fortuna e di ricchezza e che non hanno più una Patria alla quale far di nuovo ritorno, il dolore di chi ha perso gli odori, i sapori, le usanze ed i costumi, la sua gente ed i suoi cari, la gioia, la consolazione e la nostalgia per il loro Paese di Origine.
Magnifico il ricordo delle donne armene: madri che hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia perchè pur soffrendo atrocemente, hanno lottato ed usato qualsiasi espediente per cercare di salvare i loro figli unica salvezza affinché un'intera etnia non rischiasse di scomparire.
Un libro che ci porta a riflettere, a pensare, doloroso, drammatico e triste, a 100 anni da quei fatti drammatici, dove alcuni uomini decisero le sorti di un'intera etnia, quella armena, spesso affermiamo che la storia si ripete ed è purtroppo vero, basta aspettare la seconda guerra mondiale dove furono gli ebrei a dover subire la stessa identica sorte. La deportazione armena purtroppo è stata ricordata meno di quella degli ebrei, ma entrambe sono un atto terribile, crudele ed inspiegabile: perché si sono uomini che possono decidere il destino e la vita di altri uomini? Perché è necessario trovare folle da sacrificare per godere poi del loro sangue? Domande alle quali è difficile rispondere, perché non è capibile l'odio ed il desiderio che porta a dover uccidere persone uguali a noi, ma con tradizioni, religioni ed costumi diversi.
"Qui si incide un bubbone, hanno spiegato gli ittihadisti, senza rancori personali, per far guarire il corpo ammalato della nazione, per fare pulizia. E a coloro che opereranno bene, molto sarà perdonato, e dato il libero godimento da questa impura sottorazza di preti e di trafficanti."
Consiglio vivamente a chiunque di leggerlo per non dimenticare fin dove può portare la crudeltà umana.
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La bara d'argento.
"Di peccatori in buona fede è pieno il mondo, ma i penitenti in buona fede sono rarissimi."
"La bara d'argento" è un giallo ambientato nel medioevo, colui che indaga e che scopre il colpevole è frate Cadfiel, un frate un po' sopra le righe, un uomo che ha conosciuto la vita facendo il marinaio, ma che in età matura ha deciso di trovare la tranquillità tra le mura di un convento.
"Cadfeal, egli non trovava niente di strano nel suo variegato curriculum: non s'era dimenticato niente e non si pentiva di nulla di ciò che aveva fatto. Non vedeva contraddizione tra le delizie che gli avevano dato la lotta e l'avventura, e il piacere altrettanto acuto che adesso gli dava la tranquillità. Condita con il sale di qualche affare in cui andare a ficcare il naso, perché il cibo gli piaceva piccante, come una nave tranquilla, che si godeva il riposo nel porto."
Questo è il primo della serie di racconti dove il monaco Cadfeal è chiamato ad investigare: il priore Robert insieme ad alcuni suoi confratelli parte per il Galles per andare a recuperare le ossa di Santa Winifred, affinché siano condotte nel loro monastero, in un'adeguata teca per essere adorate e pregate. Nel villaggio dove c'è la tomba della Santa troveranno però non proprio un'ottima accoglienza, il signore più potente del posto, Rhisiart si oppone, condizionando l'intero villaggio.
Colui che ostacola la missione dei frati, viene trovato ucciso in una piccola radura del bosco e Cadfeal inizia con astuzia, abilità ed accurata attenzione a raccogliere informazioni, indizi e moventi per capire chi nella piccola comunità dice la verità o la menzogna, al fine di scoprire chi ha commesso il misfatto.
Un giallo semplice, che intrattiene il lettore senza colpire ed attrarre eccessivamente il suo interesse, io mi ci sono immersa perché mi piacciono le ambientazioni storiche, in questo caso quelle medievali, la scrittrice è stata brava a ritrasmettere la chiusura mentale e l'ingenuità nei rapporti con la religione (fede e miracoli) e il conseguente condizionamento sul popolo credulone e pauroso, in contrasto netto con il personaggio di Cadfeal, avanti rispetto a quei tempi, con una mente aperta e che non si lascia influenzare da niente.
"Amico mio, non basta stare in un'abbazia per essere santo! E si può essere santo anche se non si sta in un'abbazia. Cenci, tonache o vesti sontuose, sotto siamo fatti tutti alla stessa maniera."
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Il cuore di tutte le cose.
"Niente è più essenziale della dignità ragazze mie, e il tempo dimostrerà chi ne è dotato."
Il libro racconta la storia di Alma Wittacker, di famiglia molto ricca, riceve un'istruzione eccezionale, fin da piccola non gioca con altri bambini, ma si rapporta con le persone grandi: scienziati e scopritori, soprattutto sul mondo della botanica, con i quali lei si intrattiene alle belle cene organizzate dal padre. Alma ha una mente brillante e perspicace, cresce con la voglia di dover sempre dare un perché alle cose ed una spiegazione logica a ciò che le gravita attorno, il padre è diventato ricco sfruttando la sua ostinazione, cocciutaggine, scaltrezza e furbizia, la mamma è di origini olandesi, severa, distaccata, intransigente e per niente amorevole, la bambina cresce in una bellissima casa di Filadelfia, con uno splendido giardino ricco di tantissime specie di piante portate a crescere lì da tutte le parti del mondo, lei non è nata per divertirsi e giocare, ma per studiare, imparare, scoprire e sperimentare, viaggia nella tenuta a cavallo del suo piccolo pony con a tracolla il suo kit da esploratrice. Tanto la sua intelligenza è eccezionale e straordinaria, quanto il suo aspetto fisico è inadeguato, il viso per niente grazioso ed il fisico non è aggraziato, troppo alta e robusta, un donnone che incute paura agli uomini anche per il troppo sapere.
Il libro è un percorso di vita, quello di Alma, di una donna di scienza, capace con la sua intelligenza di scoprire le teorie sulla specie umana, dopo aver vissuto per più di cinquantanni in America affronterà un viaggio che la porterà fino a Tahiti per scoprire la verità sul suo breve matrimonio con Ambrose Pike, ha bisogno di capire perché l'amore è sempre rifuggito da lei, concluderà la sua vita in Olanda, dalla famiglia di sua mamma, con la consapevolezza di aver vissuto per la conoscenza ed il sapere.
"Mi considero davvero fortunata. Lo sono, perché ho avuto la possibilità di trascorrere la vita intera a studiare il mondo. E facendo questo non mi sono mai sentita insignificante. Questa vita è un mistero, sì, e spesso una dura prova, ma se uno può scoprire qualcosa ha sempre il dovere di farlo, perché credo che la conoscenza sia il più prezioso dei nostri beni."
Leggendo "Il cuore di tutte le cose" comprendiamo che la vita è in tutto ciò che ci circonda, nella natura che rispecchia la stessa vita dell'uomo, chi riesce a sconfiggere le calamità che si presentano ogni giorno del nostro percorso, chi non resiste e non lotta per la sopravvivenza, è un codardo e rifiuta il grande patto della vita, questo è il grande insegnamento che ci lascia la protagonista di questo originalissimo libro.
"Chi non è attrezzato a sopportare la lotta per la sopravvivenza forse non avrebbe nemmeno dovuto iniziare a vivere. Il solo delitto imperdonabile consiste nell'interrompere l'esperimento della propria vita prima del suo termine naturale. E' una debolezza e un peccato, perché tale esperimento si interrompe, in ogni caso, molto presto: tanto vale quindi avere coraggio e la curiosità di resistere in battaglia, fino all'inevitabile sconfitta finale. Non affrontare la lotta per la sopravvivenza è un atto di codardia. Significa rifiutare il grande patto della vita."
"Il vincitore è tale sono finché non smette di vincere."
Elizabeth Gilbert è bravissima, ha una scrittura fluente, scorrevole e brillante e riesce a catturare l'attenzione del lettore anche in un libro con continui richiami al mondo della scienza e della botanica.
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La rilegatrice dei libri proibiti.
"Padronanza di sé. Ripensai a San Bartolomeo e al libro della nostra vita. La libera scelta comporta non poche responsabilità: dobbiamo scrivere la nostra storia con mano ferma."
Il libro racconta la storia di Dora Damage, moglie del rilegatore Peter, un uomo in pessime condizioni di salute a causa dei reumatismi, hanno una figlia Lucinda, che soffre di crisi epilettiche, la Legatoria soffre dei problemi di salute del padrone, ha poche commissioni e il marito, all'insaputa della moglie, ha contratto un debito con uno strozzino.
La situazione per Dora non è delle migliori ed è costretta per il bene della famiglia, ad assumere il controllo della Legatoria, lei figlia e moglie di un rilegatore, non è del tutto sprovvista dell'arte necessaria, anzi grazie ad intuito e femminilità darà un tocco eccezionale alle sue opere, usando anche materiali alternativi come stoffe, piccoli oggetti decorativi e ai suoi delicati, splendidi ed originali disegni, che adatta e varia a seconda del contenuto dei libri stessi.
Piano piano si fa apprezzare da una cerchia di signori molto in vista, che la assumono sotto lo stretto controllo di Diprose, un uomo viscido, infido, cattivo e bugiardo, il suo lavoro assume contorni non del tutto leciti, perchè i libri ai quali è costretta a lavorare, sono opere di dubbia decenza morale per l'epoca, alcuni sono di carattere medico-scientifico ed altri di carattere pornografico, ma la donna contro il suo modo di pensare è costretta comunque a far quei lavori per il necessario sostentamento della sua famiglia.
"Anche se era difficile parlare di normalità nel mio mondo, un mondo dominato da potenti signori che mi avevano regalato un abito da lutto troppo elegante per me, ben sapendo che avrei dovuto riprendere subito il lavoro, un mondo popolato di ipocriti come i miei vicini che volevano vedermi recitare la parte della vedovella, pur sapendo che ero sempre stata io a portare i calzoni! Quando si trattava del -gentil sesso- l'importanza era, come al solito, salvare le apparenze: per le strade sarei stata una donna in gramaglie, ma al riparo delle mura domestiche avrei dovuto lavorare come un uomo."
Questo libro tratta molti argomenti ed i personaggi che ne fanno parte hanno ognuno uno scopo per far risaltare ancor di più quello che rappresentano:
Dora, è una donna dal carattere volitivo, che non si scoraggia, diventa padrona del proprio destino, si destreggia tra uomini ricchi ed equivoci, senza mai perdere la dignità e con grande personalità affronta pericoli e difficoltà dalle quali non può sfuggire, incontra il grande amore della sua vita e lo vive senza remore e recriminazioni (emancipazione);
Din, il nero che casualmente si trova a lavorare nella legatoria, ci racconta della schiavitù sofferta in America, un uomo intelligente, che sa leggere e scrivere, che cerca la libertà ed il riscatto per il suo popolo che soffre ancora nelle piantagioni, coraggioso, onesto, che segue un ideale che vuole realizzare a costo della propria vita e del vero amore (schiavitù/libertà);
Jocelyn Knigthley, il ricco medico che gira il mondo per scoprire nuove tecniche curative, equivoco, affascinante e pericoloso, che nasconde un segreto che gli fa compiere un'azione scellerata solo per salvare le apparenze nei confronti della società e dei suoi amici che operano in una confraternita e che sono tutti ossessionati da manie perverse (potere e vizi);
signora Eales, la vicina di casa di Dora, pettegola, curiosa, che ama la morte ed è felice del dolore degli altri, che condiziona le altre donne del quartiere insinuando cattiverie sull'integrità morale della rilegatrice perchè troppo diversa da loro, forte e caparbia, che non si piega alle regole di una società vecchia e chiusa (invidia e ottusità);
Silvya Knigthley, moglie del ricco medico, che improvvisamente, con un bimbo appena nato, viene lasciata, nessuno l'aiuta, tranne Dora, è costretta a scoprire che fuori dalla sua splendida casa c'è povertà, freddo e pericoli, all'inizio è una donna frivola e sciocca, ma di fronte ai problemi matura diventando risoluta e determinata, cresce con amore il figlio senza ritornare nel mondo ovattato e finto che ha lasciato, crea un rapporto speciale con la donna e la figlia che l'hanno aiutata nel momento peggiore della sua vita e l'hanno accolta nella loro misera casa (amicizia).
Concludendo questo è stato per me, un libro dalla storia originale, che consiglio perché fa riflettere e pensare, da coraggio e forza alle donne che non si vogliono arrendere mai.
"Soffri e ti rafforzi: il bene si pasce del dolore, sovente giova all'inferno un amore liquore."
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La regina scalza.
"Tu sei una Vega, non te lo scordare mai."
Ho letto tutti e due i romanzi precedenti di questo bravissimo scrittore, quindi quando ho preso il libro in biblioteca sapevo già a cosa andavo incontro, tante pagine da leggere ed una storia nella quale i protagonisti affrontano tantissime difficoltà e mille dolori, in questo caso per raggiungere
la libertà e non perdere l'orgoglio di un popolo, quello gitano.
"Noi gitani siamo sempre stati liberi. Tutti i re e i principi in ogni angolo del mondo hanno tentato di piegarci, senza riuscirci. Niente e nessuno ci lega. Il rischio non ci fa paura, ce ne infischiamo delle leggi e dei decreti. E' questo che chiunque si consideri un vero gitano ha sempre sostenuto e difeso."
Partendo da un fatto storico, la grande retata dei gitani avvenuta nel 1749, ordinata dal re allo scopo di voler eliminare quel popolo dalle terre spagnole, ma che risultò un totale fallimento, con la sofferenza solo di alcuni, quelli che si erano stabilizzati in un luogo e svolgevano un'attività, chi viveva spostandosi in continuazione, continuaò a esercitare il contrabbando ed a vivere di furtarelli, nel puro stile zingaresco.
Ai gitani possiamo attribuire la creazione dell'arte del flamenco, grazie alle loro danze sensuali e affascinanti ed ai loro canti tristi e gioiosi allo stesso tempo, capaci di raccontare in maniera così eccezionale uno stato di vita, con il sapore della loro passione, libertà e orgoglio.
La storia, racconta la rivalità tra due famiglie gitane: quella dei Garcia che accetta le tradizioni e i compromessi con i payos (spagnoli cristiani) e quella dei Vega, con il loro capofamiglia Melchor, la figlia Ana e la bellissima nipote Milagros, che non si sottomettono a nessuno e che vogliono vivere secondo i principi del loro popolo: libertà e orgoglio. Un ruolo importante lo riveste anche Caridad, una ex-schiava delle piantagioni di tabacco a Cuba, diventata donna libera in territorio spagnolo, all'inizio terrorizzata e incapace di farsi valere, piano piano acquisterà sicurezza, coraggio e personalità.
Nel libro di Falcones, la figura della donna viene rappresentata come un essere che subisce tanto dolore e sofferenza, l'esser belle è una virtù che può causare lussuria negli uomini, che pensano di poter abusare del corpo con troppa facilità, essendo troppo deboli ed incapaci a difendersi dalle loro continue aggressioni, però, al termine del libro c'è la rivincita del sesso femminile, grazie ad Ana, forte e caparbia che in carcere lotta per ogni sua compagna, al momento del bisogno tutte accorreranno, da ogni angolo della Spagna, per aiutarla, nessuna si è dimenticata di ciò che lei ha fatto per loro, quanto ha combattuto e lottato per le ingiustizie subite.
"Fra Joaquin, noi donne siamo venute al mondo per partorire dolore, per lavorare e per subire le perversioni degli uomini. Voi reagite, lottate e combattete davanti a un'ingiustizia. Se vi va bene, diventate il maschio vincitore; se perdete, invece, ve la prendete con i più deboli, e così vi illudete di essere forti comunque, e fate della rivalsa il vostro unico obiettivo. Noi dobbiamo tacere e obbedire, è sempre stato così. Alla fine ho imparato la lezione, e il prezzo che ho pagato è stata la mia gioventù. Non mi sento più neanche in grado di lottare per mia figlia senza l'appoggio di un uomo. Si, ve ne sono grata, ma è la verità. Noi possiamo solo lottare per dimenticare i nostri dolori e le nostre sofferenze, per superarli, mai per vendicarli. Possiamo aggrapparci alla speranza, per piccola che sia, e nel frattempo, solo di tanto in tanto, provare a sentirci di nuovo donne."
Consiglio questo libro a chi vuol conoscere un popolo quello dei gitani, troppo spesso offeso e denigrato.
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L'ultima fuggitiva
"Sei troppo ingenua Honor Bright. Pensi davvero che i tuoi amici quaccheri credano nell'uguaglianza? E' facile dire che siamo tutti uguali agli occhi di Dio, ma fra il dire e il fare c'è di mezzo il mare."
Honor Bright parte dall'Inghilterra alla volta dell'America, fugge dalla vergogna di essere stata lasciata dal proprio fidanzato per un'altra donna, cerca un posto nel mondo, dove vivere serenamente e con semplicità, un posto dove possa sentirsi a suo agio e secondo i propri principi da quacchera.
Arriva in America, una terra dai grandi paesaggi, dove sia la natura che gli animali, le stagioni e le case e il cibo sono totalmente diverse dall'Inghilterra, ma ciò che fa la diversità tra uno stato e l'altro, è che nella sua patria natale il concetto di libertà come uomini è una realtà affondata nelle radici, qui si ritrova ad affrontare la piaga della schiavitù, uomini, donne e bambini neri che cercano di fuggire al loro triste destino, per lei e per la sua religione è inconcepibile, siamo tutti uguali di fronte a Dio, quindi inizia ad aiutare quel popolo , per quello che le è possibile.
"Era partita con un nitido convincimento maturato nel silenzio della meditazione: le persone sono tutte uguali agli occhi del Signore, e nessuno può rendere schiavo il suo fratello. La schiavitù meritava, dunque, di essere abolita. Ma quella in Inghilterra le era parsa una semplice verità, in Ohio veniva intaccata da motivi economici, vicende personali e pregiudizi radicati, persino fra gli Amici. Honor ripensò alla panca dei neri che aveva visto all'assemblea di Philadelphia, al moto di indignazione che aveva suscitato in lei. Sei sicura che ti sentiresti a tuo agio, su domandò, accanto a una donna di colore? Honor aiutava i neri, ma in fondo non li conosceva. A parte la signora Reed, con i fiori sempre freschi sul cappello, lo stufato piccante, la trapunta....Erano dettagli come quelli a dar corpo a una persona. Quando un ideale, per quanto fulgido, discendeva nella vita di tutti i giorni, finiva per offuscarsi e perdere forza."
Honor è una donna che non crede solo che tutti gli uomini sono uguali, quindi la schiavitù è ingiusta e orribile, lei è un essere pensante, sa quello che è giusto e sbagliato, vuole essere libera di fare ciò in cui crede esser giusto e quando viene ostacolata è capace di chiudersi in un silenzio di protesta, è ostinata, caparbia, cocciuta, decisa e leale ed alla fine troverà la sua strada, senza piegarsi a niente ed a nessuno.
La Chevalier è una delle mie scrittrici preferite, non mi delude mai, in questo libro raffigura un bellissimo ritratto di donna Honor, un esempio da seguire, ci racconta anche dell'America agli arbori della sua civiltà, dove la schiavitù era dilagante e le famiglie cercavano il posto ideale dove affondare le radici per le loro future generazioni, ci aiuta a capire questo popolo che oggi è diventato potente e si crede capace ed in dovere di dettar leggi al resto del mondo.
"Vedi, Honor, l'America è un paese giovane, vogliamo guardare avanti, non indietro. Noi non piangiamo sulle disgrazie, voltiamo pagina. Viene giudicato meschino qui, chi indugia troppo a lungo nella mestizia."
"Gli Americani, in genere amavano fare le cose a modo loro e poco si curavano dell'altrui giudizio: fieri della loro individualità, non perdevano occasione di esibirla."
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Il gioco di Ripper.
"Indiana sosteneva che non esisteva -ciò che è bene- e -ciò che è male-, la cattiveria è una distorsione della bontà naturale, un'espressione dell'anima malata."
"Il gioco di Ripper" è la storia che non ti aspetti, io credevo di trovare un romanzo che racconta di rapporti tra madre e figlia, invece ho scoperto un thriller dove si deve scoprire colui che commette una serie di omicidi nella frenetica San Francisco, chi è lo psicopatico e perchè Indiana la mamma di Amanda viene rapita, lei adorabile, ingenua e carismatica, si trova coinvolta in un fatto così lontano dalla realtà in cui vive?
Ottima idea e fulcro della storia è anche "il gioco di Ripper", un gioco di ruolo dove Amanda con il nonno ed insieme ad alcuni suoi amici sparsi per il mondo, legati tutti dalle loro difficoltà (il paraplegico, l'anoressica, la gitana furba, il colonnello in pensione, il ragazzo che soffre di agorafobia e la sensitiva), che si ritrovano in rete per scoprire e capire in che modo agisce lo psicopatico che commette tutti gli omicidi ed il gioco si farà terribile quando verrà rapita la mamma Indiana!
Isabel Allende è una grande scrittrice, perchè non solo ci racconta una storia, avvincente e appassionante, ma riesce benissimo a caratterizzare ogni personaggio che troviamo all'interno del racconto, dai protagonisti fino a quelli minori, ognuno ha una sua peculiarità troviamo: Indiana bella, dolce, ingenua, leale, capace di trovare il buono dentro ogni persona, Amanda la figlia schiva, intelligente, brillante, emarginata dai suoi coetanei, che si sente in costante dovere di dover proteggere la madre, Blake il nonno tenero, affettuoso, protettivo, che ama incondizionatamente figlia e nipote, per la quale ha sempre fatto da padre, Bob Martin l'ex marito di Indiana e padre di Amanda, l'eterno dongiovanni, irresponsabile nella vita e scrupoloso ed attento nel suo lavoro di agente di polizia, Ryan Miller l'ex soldato di guerra che ha combattuto in Iraq dove vi ha perso anche l'uso della gamba affiancato sempre dal suo fedele cane Attila, forte fisicamente e debole interiormente, perchè la sua anima è piena di conflitti dovuti a ciò che ha subito da soldato, Alan Keller l'amante di Indiana molto più vecchio di lei, che scialacqua i propri soldi in investimenti sbagliati, aristocratico e snob, Danny d'Angelo cameriere di giorno e drag queen di notte.
Un grande affresco di personaggi che incorniciano una grande commedia umana dove vengono esplorati anche gli angoli più bui e dolorosi dell'animo umano.
"Il male è incarnato da un criminale che sfida la Giustizia, ne esce vinto, riceve la sua punizione e il bene trionfa, così tutti sono contenti. Hai capito?"
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La biblioteca dei morti.
"OLO....oltre l'orizzonte!"
Un libro che riesce ad appassionare il lettore, perchè la storia si dipana su più spazi temporali, l'anno 700 sull'isola di Wight in pieno medioevo, nel 1947 alla fine della seconda guerra mondiale e nel 2009 a New York dove alcune persone ricevono una cartolina che annuncia la loro morte che immancabilmente avverrà, toccherà a Will Piper un'agente dell'FBI capire cosa sta succedendo, rilevante per la storia sarà anche l'Area 51 vicino a Las Vegas, conosciuta come l'area segreta UFO.
All'inizio il saltar continuo da una storia all'altra, potrà risultare strano e complicato, con lo scorrere delle pagine tutto farà capo ad una vicenda che affascina ed appassiona, la "biblioteca dei morti", l'elemento collante di tutto il libro.
Glenn Cooper ci ha confezionato un racconto particolare, che mi ha ricordato a tratti le storie di un altro scrittore, Dan Brown, durante la lettura ci si trova a voler conoscere il perchè degli eventi, le pagine scorrono per questo lo definirei un buon testo, non ottimo ed indimenticabile, ma buono.
All'interno del libro troviamo due personaggi fondamentali: Will è un uomo affascinante, un casanova incallito, con il problema dell'alcool, ironico e sprezzante, che sa far bene il proprio mestiere, ma che per il modo di agire a rovinato la carriera, Mark/Peter un cervellone in informatica, debole, insicuro, bruttino, che cerca sempre un riscatto alla vita anonima che conduce, loro saranno gli opposti che si incontrano e che faranno la storia.
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Il sentiero dei profumi.
"Il profumo è il sentiero. Percorrerlo significa trovare la propria anima."
Un libro che racconta una storia, una belle storia, con protagonista Elena, una donna che la vita l'ha fatta soffrire più di una volta, ma che grazie al dono che ha, quello di avere "naso" (percepire forte i profumi), che all'inizio lei si rifiuta di accettare, di credere quanto questo sia importante, con il susseguirsi degli eventi che la coinvolgeranno, diventerà più forte, indipendente e capirà grazie ai profumi di aver trovato la sua strada e la sua anima.
"Voleva e basta, perchè non avrebbe rinunciato al sapore di quelle poche decisioni che aveva preso da sola."
Elena ha alle spalle un passato difficile, non ha mai conosciuto il padre, la madre si è rifatta una vita con Maurice, un uomo che non l'ha mai accettata come sua figlia, anzi l'ha sempre considerata un peso ed un ostacolo al rapporto con Susanne. Si è presto ritrovata a dover vivere a Firenze, con sua nonna, una donna che vive per la sua arte di profumiera, perchè è una tradizione di famiglia da secoli e secoli, e si prefigge lo scopo di voler far imparare la sua arte, ad ogni costo, a sua nipote perchè tutto il loro sapere non venga smarrito, senza mai trattare con dolcezza e tenerezza Elena che ne avrebbe avuto tanto tanto bisogno. Elena è insicura, ha dubbi sulle scelte che fa e quando scopre il tradimento del suo futuro marito, tutto le crolla addosso, deve ricostruire la sua vita, lo fa trasferendosi a Parigi e utilizzando l'arte dei profumi.
"No. Terribile è pensare che qualcuno ti vorrà bene solo se tu ti comporterai come vuole lui. Terribile è anche essere così dannatamente insicura da non capire quanto si valga davvero. Lasciarsi ricattare da chi non possiede altri mezzi che piegare gli altri per riuscire ad avere uno straccio di rapporto. Quello è terribile, Elena. E' il mondo perverso che un buon numero di persone usa sottomettere bambini e adulti. Se fai così non ti voglio più bene...il concetto alla fine è questo. Guardati, Elena, tu sei bella, dentro e fuori. Non lasciarti manovrare dalla tua vulnerabilità."
Il libro è scritto in maniera semplice e scorrevole, si entra dentro un mondo quello dei profumi, che grazie al loro potere sono in grado di risvegliare dentro di noi sensazioni remote, ma che hanno segnato momenti importanti della nostra vita. Il personaggio di Elena a volte mi è risultato un po' ridondante, ma comunque rappresenta una donna che ha sofferto e che con grande coraggio e forza riesce a costruirsi una nuova realtà dove c'è amore, sicurezza e certezze.
"Il tempo segna le nostre vite, ogni cosa. Il tempo cambia tutto."
Io adoro Parigi, leggendo pagina dopo pagina, sembrava di essere trasportati in quella meravigliosa città, grazie alle belle descrizioni della scrittrice, anche questo mi ha fatto apprezzare "Il sentiero dei profumi"!
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Il richiamo del cuculo.
"Felicità perfetta non esiste."
Un buonissimo giallo per la nostra J.K.Rowling che usa lo pseudonimo di Robert Galbraith, una modella precipita dal balcone di casa sua, dopo le indagini del caso viene dichiarata morte per suicidio. Il fratello della vittima ingaggia un investigatore privato Cormoran Strike, perchè non accetta l'idea che sua sorella cosí bella, famosa e ricca abbia deciso di voler porre fine alla propria vita. Cormoran insieme alla sua brillante assistente Robin inizia a ricostruire le ultime ore di vita della modella Lula Landry, scopriranno un mondo, quello della moda, apparentemente dorato e perfetto, costellato da arrivisti, falsi, bugiardi e approfittatori. Ci sará il colpo di scena finale, quando verrá scoperto l'assassino che non ci si aspetta.
La J.K.Rowling ha confezionato per noi un buon giallo, pagina dopo pagina vogliamo scoprire: chi é che mente e chi é che dice la veritá, chi é il buono e chi é il cattivo, chi ha amato e chi ha odiato la protagonista fino ad ucciderla e per quale motivo: i soldi, un tradimento, un ricatto ecc.; un libro che si legge bene perchè il modo di scrivere é impeccabile, la storia divertente ed intrigante.
I personaggi sono ben descritti e delineati, ho amato l'investigatore Cormoran Strike, eroe dell'esercito in Afghanistan, in congedo per la perdita parziale di una gamba a causa dello scoppio di una bomba, in un agguato, un uomo intelligente, astuto, capace di saper far parlare la gente che interroga, plasmandosi con l'interlocutore che si trova davanti. Simpatica e interessante anche la sua assistente Robin, capace di capire al volo quello che é necessario fare per il bene dell'indagine e del suo capo.
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Il treno dell'ultima notte.
"Sembrava che lui mi fissasse....col suo sguardo dilatato e immenso che avvolgeva, condannava, esecrava tutto l'universo. Mi sembrò di sentire quel grido sussurrato: Che orrore! Che orrore!."
E' la storia di Amara che va in cerca, nell'immediato dopo guerra, del suo amico d'infanzia Emanuele Orestain, il bambino che tanto lei ha amato nella sua Firenze, da piccoli giocavano, andavano in bici, erano ghiotti delle buonissime ciliegie, ma un giorno del 1939, i genitori del piccolo decidono di rientrare a Vienna, loro ricchi ebrei, famiglia importante non temevano l'avanzare delle idee di Hitler e del nazismo, stupidamente pensavano di essere indenni dall'orrore che quotidianamente colpiva gente delle loro origini. Emanuele tiene informata Amara, tramite lettera prima e poi lascerà un piccolo quaderno/diario, all'interno di una crepa in un muro nel ghetto di Lodz, dove racconta tutte quello che gli succede fino alla deportazione, dove si perdono le sue tracce.
Amara parte da qui, percorre l'Europa, durante la guerra fredda, alla ricerca del suo caro amato amico perchè è convinta che lui sia vivo, alla fine lo troverà, completamente cambiato dall'ORRORE che ha vissuto. "Ombra mai sazia di splendide apparenze, di realtà spaventose:ombra più cupa che non le ombre di notte". (Conrad)
Questo libro è un viaggio terribile, che ripercorre con cruda realtà tutto il male delle persecuzioni fatte da Hitler e dai suoi uomini. Quanto male hanno causato al popolo ebreo, uomini e donne ai quali veniva tolta la loro dignità, erano un numero e subivano ogni tipo di atrocità, crudeltà e perversione. Tutte le idee di un pazzo, Hitler, che inneggiava ad una razza perfetta, pura, che eliminava "una specie parassita", avevano reso cieco ed esaltato il popolo tedesco che a fine guerra deve aver provato una grande vergogna, disagio e turbamento, terribile deve esser stato scoprire ciò che avveniva nei campi di concentramento.
"...una fila di donne nude, dalle carni bianche, come appare la pelle quando viene spogliata dei vestiti, d'inverno. Una nudità così non l'ho mai veduta. Una nudità che, nel suo rivelarsi ultimo, arreso, si fa lieve, trasparente e muta. Le teste sono incassate nelle spalle, i petti incurvati in avanti, le mani a coprire i sessi. Sono i dannati che si avviano, senza ribellarsi, verso l'estrema condanna, pur sapendo di essere innocenti. C'è un marchio che li inchioda al loro destino di martiri. Sono colpevoli di vivere, di essere se stessi. Anche se non hanno ascoltato il serpente, se non hanno morsicato la mela della tentazione, sono lì a subire l'umiliazione del rifiuto divino. Per sempre, dicono, quei corpi curvi, per sempre. Ma perchè?"
Un racconto complesso che tratta temi forti, tristi e intolleranti, un pezzo della nostra storia che non va dimenticata, ci umilia ed avviliste, l'Olocausto costituisce un evento fondamentale per comprendere sia la civiltà occidentale che l'evoluzione degli stati nazionali, la moderna società burocratica e, naturalmente, la natura umana. L'Olocausto altro non fu che l'assassinio premeditato di milioni di civili innocenti. Un libro che porta a pensare ed a riflettere, bello e tristissimo allo stesso tempo.
"Il futuro si apre davanti a lei come un fiore precoce che ha sentito il primo raggio di sole, ma potrebbe rimanere congelato sul ramo. Perché la primavera non è ancora arrivata e quel raggio di sole l'ha ingannata."
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La dama e l'unicorno.
"Gli arazzi sono molto diversi dai dipinti", ho esordito. "Uno che non ci ha mai lavorato non può capirlo. Spesso un pittore pensa che basti semplicemente ingrandire e tessere le figura che ha dipinto, lasciandole così come sono. Ma guardare un arazzo non è come guardare un quadro. Il dipinto di solito è più piccolo, così lo sguardo riesce ad abbracciarlo tutto in una volta. Non ci si deve avvicinare troppo, basta rimanere a un paio di passi di distanza, come se ci si trovasse davanti a un prete o a un insegnante. All'arazzo, invece, ci si avvicina come a un amico. Se ne vede solo una parte per volta, e non necessariamente quella più importante. Ecco perché nessuna delle figure deve risaltare troppo, ma integrarsi in modo armonico in un insieme piacevole alla vista, ovunque vadano a posarsi gli occhi dell'osservatore."
Anche questa volta Tracy Chevalier non mi ha deluso, è ufficiale, questi libri sono i miei preferiti, quelli dove c'è una buona ricostruzione storica, che mi riportano indietro nel tempo, pagina dopo pagina sono trascinata nella Parigi e nella Bruxelles del 1400.
Come nella "Ragazza con l'orecchino di perla" dove partendo da un famosissimo quadro, la scrittrice ha intessuto una magnifica storia, qui ha fatto altrettanto partendo dalla "Dama con l'unicorno" facente parte del ciclo di cinque arazzi fiamminghi ha permeato una buona storia di fantasia.
Il personaggio principale Nicolas des Innocents che viene assoldato dal ricco Jean Le Viste per creare dei magnifici arazzi, per decorare e arricchire il suo splendido salone delle feste, il pittore gran donnaiolo userà come soggetto la seduzione di un unicorno da parte di una dama. La storia si dipana tra Parigi e Bruxelles, dove c'è la bottega del tessitore Georges, della moglie Christine e della figlia cieca Alienor e racconta dell'amore impossibile da coronare tra lo stesso pittore e la figlia di Le Viste, Claude.
Per me è un buon romanzo, la lettura è stata piacevole ed intrigante, ma l'ho trovata meno incisiva dello splendido libro della "Ragazza con l'orecchino di perla", non ho apprezzato il personaggio di Nicolas des Innocents, il grande seduttore, che vuol far sesso con qualsiasi donna che le capiti a tiro e che nessuna di loro sa resistergli, ne è venuto fuori un uomo troppo esagerato ed esibizionista, mentre ho amato la figura di Alionor una ragazza forte e battagliera che non si scoraggia neppur per la sua cecità.
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Maledetta primavera.
"La verità ce l'hai davanti agli occhi...."
Un libro deludente, scritto in maniera elementare, dove i protagonisti sono sosia di personaggi di cui sono pieni i rotocalchi (lo sciatore, il calciatore, la bella ballerina ecc.). Una storia banale che è un mix di tutto quello che quotidianamente vediamo nei notiziari tutte le sere. Ci sono due ragazze Ginevra e Carlotta, bellissime, una bionda e una mora, che sono amiche inseparabili, c'è Fabrizio ragazzo che non conclude niente negli studi, ormai quarantenne, un sex symbol ormai al tramonto, ci sono un calciatore e uno sciatore che ogni sera passano da una festa all'altra, hanno mille donne e sono sempre scontenti della loro vita, c'è la ballerina che una sera subisce un'aggressione che le sfregia il volto e la chiude in un eterno silenzio, c'è un colpevole al quale è necessario dare un volto ed un perchè a ciò che ha fatto, Leggi la trama e vedi il grande successo di pubblico riscosso, pensi di avere fra le mano un buon libro, ti ritrovi con una pessima scelta e ti rammarichi di aver perso del tempo!
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La psichiatra
"A volte si riesce a ingannare se stessi tanto a lungo da credere perfino alle proprie invenzioni."
Ellen è una psichiatra molto brava, un giorno presso la clinica dove lavora, arriva una donna molto maltrattata e con il terrore negli occhi, ha paura dell'Uomo Nero, lui verrà a prenderla e le farà ancora molto male e se non starà attenta anche Ellen subirà la stessa sorte.
Questo è l'inizio del libro, un bel thriller psicologico, che mi ha coinvolto molto, le pagine sono scorse velocemente e decisamente mi ha catturato, lo consiglio agli amanti del genere!
Ho sofferto con e per Ellen, pagina dopo pagina abbiamo scoperto la verità, segreti lontani volutamente nascosti, sapremo chi è l'Uomo Nero, che tanto orrore e dolore ha causato e capiremo quanto è fragile la personalità umana.
"Chi ha paura dell'Uomo Nero?
Nessuno!
E se arriva?
Allora corriamo via!"
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Una moglie affidabile.
"Cose del genere succedono."
"Era solo una storia su come il freddo pungente ti entra nelle ossa e non ti lascia mai solo, su come i ricordi ti entrano nel cuore e non ti lasciano mai solo, sul dolore e l'amarezza di ciò che ti accade quando sei piccolo e indifeso, eppure sai che quello che ti sta succedendo è male, sui segreti sul male che non sai a chi confidare, sulla vita che vivi in segreto, conoscendo il tuo dolore e quello degli altri ma incapace di fare qualcosa di diverso da ciò che stai già facendo, e una storia sulla fine a cui tutto giunge."
"Era la storia di persone che non scelgono la vita piuttosto che la morte, e quando lo fanno è ormai troppo tardi per riconoscere la differenza, persone per le quali la bontà è solo un ricordo, abbandonata come un giocattolo di un bambino in una stanzetta polverosa; persone che vedono molte cose, ne ricordano solo poche e ne imparano ancora meno, persone che si feriscono a vicenda, che mandano in rovina la loro esistenza e poi distruggono quella di chi li circonda, che non possono essere aiutate o sollevate dall'amore, la gentilezza, la fortuna o il fascino, che dimenticano la bontà, come sentirla e come metterla in pratica, e come possa salvare anche la vita peggiore e distorta dalla disperazione. Era solo una storia di disperazione."
Il romanzo si svolge durante un freddissimo e ghiacciato inverno nel Winsconsin, Ralph tramite un annuncio cerca moglie, una moglie affidabile, dal treno scende Catherine, una donna che non è ciò che sembra, nasconde tutto un mondo complicato, difficile e sofferto, sotto la superficie dei suoi abiti semplici e dismessi, e allo stesso modo anche l'uomo che la sta aspettando alla stazione, signorile, elegante e altero, ha un bagaglio di vita travagliato e pieno di segreti che non ha mai confessato ad anima vita, entrambi hanno perso l'innocenza, la bontà, la fiducia verso tutto e tutti, sono soli, amareggiati, si sentono colpevoli e causa di tutti i loro mali, tra loro si frapporrà una terza persona, un giovane, annoiato, insensibile, egoista, legato ad entrambi che sarà il filo conduttore di una storia, una storia di disperazione.
Un libro che racconta di quanto il dolore possa insinuarsi dentro di noi, come il freddo pungente che ti entra nelle ossa, puoi cercare di scaldarti con il fuoco della passione e del sesso, con il calore di una bottiglia di brandy o di vino, stordirti con la droga, ma il senso di dolore e di rabbia persiste, niente da sollievo o liberazione, sei costretto a non vivere, ma a sopravvivere, una storia dai toni gotici, che a tratti mi è risultata pesante, per il senso di distruzione e di devastazione dell'animo dei tre personaggi protagonisti, meno male che nell'ultima pagina troviamo uno spiraglio alla vita e alla rinascita.
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In una rete di fiori di loto.
"I draghi generano draghi, le fenici generano fenici e le talpe generano figli bravi a scavare buche."
Due ragazzi, uno di origine americana e uno di origine cinese, vengono ritrovati morti, uno in Cina e l'altro su una nave carica di immigrati illegali cinesi attraccata al porto di Los Angeles, Hulan Liu ed il procuratore David Stark sono chiamati ad investigare su questo caso che coinvolge due potenze politiche la Cina e gli Usa.
Una storia che non ci porterà solo a scoprire chi è il colpevole degli omicidi, la scrittrice ci farà scoprire un mondo lontano da noi quello della Cina, dove un popolo intero ha subito la legge imposta da Mao, una politica comunista, dove chi infrangeva le regole dettate dal generale, subiva immediata condanna e trovava la morte, un popolo continuamente spiato, senza libertà d'azione, un paese povero e arretrato, comandato solo da pochi: ricchi divenuti tali molto spesso con inganni, azioni illegali e traffici illeciti.
"Mao diceva che dovevamo estirpare i quattro principi tradizionali: idee, cultura, usanze, abitudini, e fu come se la città fosse investita da un uragano. Il popolo decise, che ai semafori, il rosso indicava avanti e il verde stop, e si vedevano incidenti ad ogni angolo di strada. Per secoli le donne cinesi erano state orgogliose della lunghezza dei loro capelli, e ora invece le Guardie Rosse imperversano per le strade, fermando le passanti a caso per tagliare loro i capelli. Decisero di cambiare nome a tutto, strade, persone, scuole, ristoranti, battezzandoli con nomi che contenevano sempre la parola hong, rosso."
In questa realtà i nostri eroi dovranno dipanare il filo della verità, che porterà ad un colpevole inatteso, non mancherà neppure la storia d'amore e avremo la conferma che chi ha già potere e ricchezza non si accontenta mai e ne vuole ancora e sempre di più, calpestando tutto e tutti pur di ottenere ancora più gloria e onore, infrangendo ogni legge e regola e persino uccidendo.
"Il nostro condottiero supremo (Mao) insegna che essere ricchi significa essere gloriosi."
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Il seggio vacante.
"La vecchia città è ancora la stessa, quando scendo dal treno...."
Faccio una premessa, io non ho ancora letto nessun libro della saga di Harry Potter, questo è la mia prima esperienza con la grande scrittrice J.K.Rowling, ho visto tutti i film, ma so anche che i film non sono la stessa cosa rispetto ai libri, mi sono ripromessa che tra le mie prossime letture il maghetto ci sarà e mi trascinerà in una splendida avventura!
Posso certamente dire che leggere questo libro è stato molto, molto affascinante, la Rowling scrive veramente bene, ma non c'è bisogno che questo lo debba dire io, mi ha colpito la bravura di come riesce a far prender vita ai vari personaggi, non solo dal punto di vista fisico, ma anche e soprattutto di quello caratteriale, c'è l'insoddisfatto, il debole, l'ambizioso, il codardo, il disonesto, l'arrivista ecc., c'è chi vive per la sete di potere e che schiaccia senza remore i più deboli che giudica non persone che vivono e soffrono, ma come un peso e un'onta per la splendida e perfetta cittadina di Pagford e dalla quale è necessario allontanarli.
Pagford è una cittadina nella quale i loro abitanti sguazzano costantemente nel pettegolezzo, ci sono alleanze e schieramenti, c'è chi vuole il potere e chi il bene e l'aiuto per i meno fortunati, ma tutti, tutti quanti sono accomunati dalla stessa paura quella che l'altro venga a sapere i piccoli e i grandi segreti che si celano nel vissuto di ogni persona o famiglia, è tutto questo che mi ha fatto trovare eccellente e brillante il libro, che me lo fatto amare, io che abito in un piccolo paesino, ho scorto tante somiglianze e affinità con la storia, con il modo di comportarsi e di agire dei vari personaggi rispetto alla realtà che mi circonda.
"Shirley sentiva un'affinità segreta e speciale con il Fantasma. Lui aveva scelto il suo sito per smascherare l'ipocrisia degli avversari simile a quello del naturalista che costruisce un habitat in cui le specie rare si degnano di fare il nido. Ma c'era di più. Shirley fremeva di ammirazione, di fronte alla rabbia del Fantasma, alla sua crudeltà, alla sua audacia. Si chiedeva chi potesse essere e immaginava un uomo forte e tenebroso alle sue spalle e di Howard o al loro fianco, che aspira loro la strada tra avversari che si accasciavano falciati dalle loro stesse orrende verità."
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Misery.
"La sua ammiratrice numero uno."
Stephen King questa volta non ci spaventa con creature o mostri strani e terribili....ma è Annie Wilkes la terribile Annie Wilkes che tormenterà i nostri tranquilli sogni!
Uno scrittore di successo, conosciuto dal grande pubblico, per la serie di Misery, sbanda durante una tempesta di neve, in uno sperduto posto del Colorado, viene aiutato da Annie che lo porta a casa sua, ha le gambe completamente fratturate, lei lo droga pesantemente per togliergli gli atroci dolori, lei sa come fare è un'ex infermiera, cacciata dal suo lavoro perchè incriminata e poi assolta per mancanza di prove, per aver ucciso molteplici persone e altrettanti bambini appena nati (lei doveva farlo per metter fine alla loro vita, non devono soffrire il mondo è crudele e pieno di sofferenze da affrontare, lei mette fine a tutto questo, lei è la buona Annie, la buona, cara, dolce Annie!).
L'uomo che ha salvato è Paul Sheldon, il suo scrittore preferito, lei è la sua ammiratrice numero uno, è appena stato pubblicato l'ultimo libro della serie "Il figlio di Misery" dove Misery dando alla luce il figlio morirà, quando Annie scopre il destino della sua eroina decide che deve salvare Paul, è assolutamente necessario per scrivere un nuovo libro della serie "Misery non deve morire" in una maniera reale lei deve tornare a vivere!
"Non so se Dio deciderà di condannarti o salvarti, Paulie, ma una cosa so per certo, se non trovi un sistema per riportare in vita Misery, un sistema che lei possa accettare, ti ucciderà".
In un crescendo di violenze e brutalità, grazie ad Annie la pazza,
che parla con un linguaggio buffo, che ha continui sbalzi di umore, che ha una lucidità e furbizia che lascia allibiti, grazie a Paul uno scrittore che vuole vivere, costretto a letto, riflette, ragiona e combatte contro la sua carceriera con la sua arte perchè finchè il suo libro non terminerà, lei non lo ucciderà, il racconto di King mi ha affascinato, avvinto e magnetizzato, non mi riusciva posarlo, dovevo sapere se il malcapitato si salvava, cosa avrebbe escogitato la pazza e se sarebbe riuscita a scamparla anche questa volta restando impunita!
Un grande classico del genere che un giorno tutti dovrebbero leggere, eccezionale la maestria con cui King ci descrive le sensazioni, i dolori, i pensieri che attraversano la mente dei due protagonisti!
"Perchè Annie decideva un intervento, andava fino in fondo. Annie non si lasciava dissuadere dalle suppliche. Annie non si lasciava dissuadere dalle grida. Annie aveva il coraggio delle sue convinzioni."
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La metà di niente.
"Piano, piano. Ogni giorno ha la sua pena. Quanto basta per arrivare a sera."
Una mattina, mentre Rose sta preparando la colazione il marito Ben, improvvisamente, le annuncia che il loro matrimonio è finito, lui la lascia, senza spiegazioni e chiudendosi la porta alle spalle.
La vita di Rose le crolla addosso, ha tre figli a cui accudire, non lavora ed era certa che tutto questo non le sarebbe mai accaduto, dopo un fortissimo schock iniziale, raccoglie tutte le sue forze, aiutata dalle sue amiche, cerca di ricostruire piano piano una normalità per la sua famiglia così fortemente colpita nell'animo, un dolore profondo quello dell'abbandono, provato dai figli e per lei un senso di sconfitta e di grande responsabilità per non aver ancora accanto a sé un marito che la ama.
La Catherine Dunne ci racconta di una separazione vista con le sensazioni, le emozioni, i turbamenti di una donna: la sorpresa e lo smarrimento prima, il dolore poi ed infine l'accettazione di un nuovo stato quello di libertà.
Un grande lavoro quello della scrittrice che in modo incalzante ci racconta come l'abbandono di un marito, traditore ed irresponsabile, può causare su una donna/madre e su i loro tre figli la perdita di una vita che è sempre trascorsa su binari ben delineati di colpo viene stravolta, non ci sono più certezze e verità, tutto un mondo è da ricostruire, con fatica, orgoglio, coraggio e con grande forza d'animo.
Rose passerà momenti terribili, ma nonostante tutto troverà dentro si sé una forza che non avrebbe mai creduto di avere e ricostruirà un'ambiente per la sua famiglia dove vivere il più serenamente possibile, cosciente che nulla sarà più uguale a prima e che quello in cui credeva si è infranto miseramente una mattina mentre stava preparando la colazione.
"...ho detto che gli uomini e le donne sono come tanti traghetti. Esternamente sono molto simili, nel punto di partenza e nella destinazione. La tragedia è che mentre uno è ancora impegnato nel tragitto di andata l'altro ha appena iniziato quello di ritorno."
Un libro da leggere, oggi più che mai, ci parla di un matrimonio dove una donna e un uomo vivevano insieme, ma con sensazioni completamente diverse, Rose ci credeva ancora con tutta sé stessa, amava il marito e viveva per la famiglia, Ben non sopportava più niente, amava un'altra donna, voleva essere di nuovo libero e senza più figli ad intralciare, Rose aveva accanto a sé "la metà di niente".
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October list.
Dopo letture più complesse e più corpose in due giorni ho letto questa storia incalzante di Deaver.
Un romanzo da sotto l'ombrellone, come si ama definirli, che non richiede tanto sforzo o concentrazione, ma che comunque appassiona, perchè si deve sapere la verità, cos'è che muove tutta la storia, chi è il traditore, chi è il cattivo e chi sta dalla parte del buono, perchè tutto non è come sembra all'inizio, tutto si capovolge in questo racconto a maggior ragione, basti pensare che l'autore ha fatto una "genialata" i capitoli ed il tempo non scorrono come devono scorrere, ma all'incontrario, si parte dall'ultimo capitolo per arrivare al primo e lo spazio temporale di tre giorni va dalla domenica al venerdì prima, quando tutto ha inizio.....e che inizio con il colpo di scena finale!
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Chiara di Assisi (Elogio alla disobbedienza).
Dov'è povertà e letizia, ivi non è cupidigia nè avarizia."
Una lettura diversa per me, questa, non il solito romanzo o biografia, comunque si è rivelata una piacevole scoperta, Dacia Maraini ha fatto un'analisi accurata e attenta del personaggio di Chiara di Assisi cercando non solo di raccontarci il suo modo di vivere, in un'epoca lontanissima da noi, nel Medioevo circa nel 1200, ma anche di capire i pensieri e le dottrine che la muovevavano a vivere un'esistenza fatta di assoluta povertà, di dolore fisico e di amore incondizionato verso le sue simili (le consorelle di San Damiano) e Dio, seguendo le orme del suo amico San Francesco.
Una lettura che ci porta a riflettere e che è interessante anche se Chiara ha vissuto una vita tanto diversa dalle nostre e in un mondo e in un'epoca così lontana, impariamo e scopriamo cosa la portava a scegliere di chiudersi dentro ad un monastero, costretta a non vedere mai la luce del sole, sembra incredibile, ma per lei quella era libertà, aveva preferito ciò, piuttosto che un amore imposto dalla famiglia, un'esistenza scelta da altri senza avere diritto di replica.
"Una libertà non dettata da enigmi e vendette, ma da una fedeltà ancora più profonda alle proprie scelte religiose. Padrona di sé, autonoma nell'elaborazione di un pensiero proprio, rivendicatrice di una libertà se non sociale, cosa impossibile per quei tempi, per lo meno psichica e mentale."
Altra scelta difficile da accettare oggi è quella di vivere in estrema povertà e che per Chiara e Francesco era la base fondamentale della loro professione di fede, rinunciare a tutto, sopravvivere solo di elemosina li rendeva profondamente felici, questa verità dovrebbe far riflettere molte persone oggi che vivono solo seguendo un Dio, non quello dei cieli, ma quello del denaro, che non porta libertà, ma solo schiavitù e disuguaglianza, mentre loro avrebbero voluto vedere gli uomini come creature tutte uguali, un concetto eccellente e stupefacente, difficilmente realizzabile, ma molto molto avanti per quei tempi.
"Chiara certamente non aveva inteso proporre il suo amore per la povertà in questi termini, ma le parole, come in tutte le parole dei grandi, si possono trovare verità valide per tutti i tempi. Esistono verità talmente rivoluzionarie che possono funzionare anche oggi, come stimolo a bandire ogni forma di proprietà meccanica e irrispettosa, carnale e amorosa. E questo costituirebbe una originale medicina per i mali di questi tempi di nevrosi del possesso e del consumo."
Un libro interessante, che affronta tante tematiche, che ci portano a riflettere, pensare, rivalorizzare ed ammirare questi uomini e donne che hanno vissuto nel nome di Dio e che hanno lasciato un segno nella storia.
"La sua fiducia in Cristo era tale che riusciva a comunicarla a chiunque le si avvicinasse. E fiducia e speranza, sono contagiose e possono sollevare da qualsiasi pena."
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Katherine.
"Non ha mai detto che non saremmo stati afflitti da tempeste, travagli e afflizioni, ma ha promessa :-Non vi lascerete sconfiggere!-"
Un bellissimo romanzo storico, non c'è dubbio io adoro questo genere!
Una grande ricostruzione della vita di Katherine, dell'amore profondo di questa donna per John di Gaunt, figlio del re Edoardo III nell'Inghilterra del 1300, periodo di grandi cambiamenti, dove i servi della gleba cercavano di ribellarsi e di ottenere la libertà e condizioni di vita migliori.
La Anya Seton ha fatto un buonissimo lavoro, ha ricreato un grande affresco dell'Inghilterra di quel periodo: gli usi e i costumi, le differenze di classe, la condizione di vita delle donne ritenute oggetti senza pensiero, magnifiche descrizioni della campagna inglese e una ricostruzione storica e politica attenta e scrupolosa.
Affascinante ed esaltante il personaggio di Katherine che in un'epoca piena di tabù, riesce ad imporsi, ad amare e a farsi amare incondizionatamente dal suo uomo, nonostante tutto e tutti, con grande semplicità, eleganza e saggezza, alla fine si sposerà, lei di umili origini con un principe, i suoi quattro figli, nati da un amore adulterino, verrano legittimati, una grande vittoria, impensabile per quei tempi.
"Io so bene quanto valgo;
ciò che provo e ciò che penso
me lo bevo da me solo."
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La breve favolosa vita di Oscar Wao.
"Così è la vita. Tutta la felicità che riesci a mettere insieme viene spazzata via come se niente fosse. Se volete la mia opinione, non credo che esistano le maledizioni. La vita, da sola, basta e avanza."
Questo libro racconta la storia di Oscar Wao, ma anche quella della madre Belì e del nonno Abelard, ambientato nella Repubblica Dominicana sotto la dittatura di Trujillo.
Oscar è un ragazzo che ama tutte le donne, ma le donne non amano affatto lui a causa dei suoi chili eccessivi e del suo linguaggio ricercato e complicato che prende spunto dalla sua passione per i fumetti, libri e film fantasy, lui è un ragazzo nerd, che vive da escluso, rigettato dalla società, la cui famiglia è stata colpita da un orribile FUKU'(sfiga), ogni componente della sua famiglia, mamma e nonno, vivranno grandi passioni, ma alla fine la morte arriverà.
Un libro dalla scrittura veloce, serrata, diviso in capitoli, dove vengono raccontate le storie di Oscar, della madre Belì, della sorella Lola, del fidanzato della sorella Yunior, del nonno Abelard e della sua famiglia, peccato per i continui richiami al fantasy, per chi non è appassionato come me in fondo al libro c'è il glossario, ci sono varie appendici in fondo alle pagine durante il racconto per richiami storici sui vari crimini e misfatti del dittatore Trujillo e il linguaggio a tratti per i miei gusti è stato veramente troppo scurrile.
Un libro comunque che non mi è dispiaciuto perchè in fondo racconta che la vita (fukù o no), non è mai troppo semplice, soprattutto se vissuta in regime di dittature e da emarginati, ma alla fine l'autore inneggia alla vita che va vissuta sempre e comunque fino alla fine.
In definitiva La meravigliosa vita di Oscar Wao sorprende e diverte, mi sono immaginata di godermelo all’ombra del banano e sorseggiando rum, indossando un costume anni '50 con in testa un grande cappello di paglia.
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L'uomo al balcone.
Questo racconto mi ha lasciato molto sorpresa, perchè purtroppo racconta qualcosa di agghiacciante e che purtroppo, troppo spesso, fa parte della cronaca nera, delle nostre città.
Un uomo al balcone guarda giocare delle bambine in un parco, loro ignare saranno le prescelte, quelle che violenterà e ucciderà, non c'è spiegazione, non si comprende quello che scatta nella mente di questi uomini perversi, scellerati e depravati.
Questa volta per Martin Beck e per i suoi colleghi, la corsa è contro il tempo, prima che accada di nuovo, devono scoprire chi è il killer che colpisce nel parco e che strappa la vita a delle bambine innocenti.
"Non esisteva più una vita privata, niente tempo libero, nessun spazio per pensieri che esulassero dal lavoro e dalle responsabilità. Finchè l'assassino era libero e finchè c'era luce, finchè c'era un parco e finchè un bambino poteva andarci a giocare, allora, fino a quel momento, esisteva solo una cosa, l'indagine."
Con il fiato sospeso ho seguito questa caccia all'uomo, ho tifato per questi poliziotti, che lottano e non mollano, anche se hanno pochi elementi sanno che è estremamente necessario trovare lo psicopatico che terrorizza la città.
Ho letto tre racconti e sono rimasta piacevolmente sorpresa, ho apprezzato molto questi autori che hanno lanciato un genere, il giallo scandinavo, agli inizi degli anni sessanta e che ultimamente ha riscosso tanto successo, con nuovi autori che non possono non essersi inspirati a Maj Sjöwall e Per Wahlöö.
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L'uomo che andò in fumo.
"In questo formicaio c'è il signor CHI, abitante in via DOVE?"
Un giornalista andato a Budapest per lavoro scompare nel nulla, Martin Beck è costretto ad interrompere le sue vacanze per cercare di ricostruire ciò che realmente è successo a quest'uomo.
Il nostro poliziotto, anche questa volta ci stupirà, riuscirà con la sua caparbietà e perseveranza a scoprire la verità, l'uomo sembra scomparso nel nulla, senza lasciare nessuna traccia, in un paese diffidente e misterioso, grazie ad un unico elemento che sembra del tutto insignificante, la valigia lasciata dal giornalista all'hotel, si arriverà a capo dell'enigma.
Secondo racconto della serie, con la stessa classe che ho già trovato nel primo, mi sono appassionata anche a questo, Martin Beck ci insegna che bisogna cercare con insistenza nei pochi elementi che fanno capo all'indagine, è necessario avere spirito di osservazione e non credere mai a quello che vediamo al primo colpo d'occhio. Acuto, burbero e testardo sono i tre assi nella manica di questo ottimo poliziotto!
"Martin Beck, il detective nato, l'ottimo osservatore, sempre impegnato ad annotare particolari insensati da archiviare per uso futuro. Al punto da non potersi fare venire idee strane in testa: non c'era posto per loro con tutto l'affollamento che c'è lì dentro."
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Roseanna.
Una donna viene ritrovata in una chiusa di un fiume, tanti battelli percorrono quel corso e proprio da uno di quelli è stata gettata, prima di esser stata stuprata. La polizia parte dal niente, non si sa chi sia la donna, nessuno si ricorda di lei e nessuno ha dichiarato la sua scomparsa. Si scopre che è una turista americana, Roseanna, una bibliotecaria solitaria che voleva vedere le bellezze prima dei paesi nordici e poi dell'Europa, ma la sua vita le è stata tolta da uno psicopatico al quale Martin Beck ed i suoi collaboratori dovranno dare un volto.
Un bellissimo giallo. Impeccabile, affascinate e coinvolgente la ricostruzione dell'indagine che ci porta alla scoperta del colpevole, nonostante sia stato scritto agli inizi degli anni 60, è molto attuale, particolare anche il personaggio di Martin Beck: è un uomo reale, che si ammala, al quale fa male lo stomaco, ligio al dovere e per questo spesso è assente in famiglia e trascura la moglie, è un detective molto bravo a far parlare la gente e in questa storia è ossessionato dal dover scovare un uomo che è capace di far così tanto male ad una donna!
"Martin Beck ricorda che possiede tre delle principali virtù che un poliziotto può avere, pensò. Sei testardo e razionale. E assolutamente calmo. Non ti lasci disorientare e ti impegni nelle indagini in modo professionale, qualsiasi cosa riguardino. Parole come abominio, atrocità, bestialità, appartengono ai giornali e non al tuo modo di pensare. Gli assassini sono uomini assolutamente comuni, soltanto più sfortunati ed emarginati di altri."
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Le ragazze di Shanghai.
"Tutto torna sempre da dove è partito."
Il libro racconta la storia di due sorelle che vivono a Shanghai, fanno parte della borghesia, quindi tutto per loro è semplice hanno dei bei vestiti, hanno la servitù, sono bellissime e fanno le modelle, stanno fuori di notte nei locali ballando e bevendo champagne, poi un giorno tutto cambia, il padre ha perso un'ingente somma al gioco, si ritroveranno improvvisamente povere e vendute a due fratelli in moglie, scapperanno dalla loro città che tanto amano e dopo mille peripezie raggiungeranno l'America, tutte e due sono diverse, una ha subito un'enorme sofferenza che la condizionerà per sempre, l'altra è
maturata ed è diventata donna. Nonostante tutto: gelosie, tradimenti, rivalità, dolori e gioie loro saranno sempre sorelle, l'affetto e l'amore che le lega non cambierà mai, anzi si rafforzerà.
"Nonostante tutto ciò che di brutto è stato fatto e detto, May è mia sorella. I genitori muoiono, le figlie crescono e si sposano, invece una sorella è per sempre. Lei è l'unica persona rimasta al mondo con cui condivido i ricordi d'infanzia, dei genitori, di Shanghai, di battaglie e di dolori, ma anche vittorie e di momenti felici. Mia sorella è l'unica persona che mi conosce davvero, come io conosco lei. L'ultima cosa che mi dice, prima di separarci è:-Neppure quando avremo i capelli bianchi verrà meno l'affetto che ci unisce.-"
Quando sono arrivata all'ultima pagina, avrei voluto ancora ed ancora leggere della vita di Pearl e May, è un libro splendido, l'autrice ha fatto una grande ricostruzione storica della vita della Cina dagli inizi degli anni trenta fino alla venuta della repubblica comunista con Mao, ci racconta usi e costumi di questo popolo, il ruolo che ricoprivano le donne all'interno della società, dell'America che emarginava e disprezzava questo popolo costretto a fuggire dalla loro terra a causa della guerra con i giapponesi prima, per la Prima guerra mondiale e dell'avvento dei comunisti poi, gente costretta a vivere in aree delimitate solo per loro (China City e New Chinatown) perchè non si dovevano mischiare con i bianchi americani, una razza considerata inferiore a tutte le altre e all'ultimo gradino della società.
"C'è gente che in voi potrebbe vedere solo due ragazze di razza gialla e ideologia rossa...Ne abbiamo parlato in classe con l'insegnante. Dice che a causa del nostro aspetto certe persone potrebbero vedere in noi il nemico, anche se siamo cittadini americani. "
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Una vita diversa.
"Il mondo è diviso in modo sbagliato e crudele.".
Questo romanzo ci porta nell'Irlanda di fine 800 e inizi del 900, grandi cambiamenti ci sono in atto: rivolte prima sommesse e poi eclatanti per le strade e all'interno delle case, la morte della regina Vittoria, lotte religiose i cattolici da una parte e gli anglicani dall'altra, povertà dilagante e ricche famiglie in decadenza che non vogliono vedere che tanta gente intorno a loro soffre e pate la fame.
La Catherine Dunne ci racconta la vita di cinque donne, cinque donne che vivranno la loro vita in maniera totalmente diversa una dall'altra in un mondo che sta cambiando radicamente.
Tre sorelle Hannah, May e Eleonor, provenienti da una famiglia benestante, decaduta dopo lo scandalo provocato dal padre, e due sorelle Mary e Cecilia che vivono nei bassifondi di Dublino, presto orfane e costrette a lavorare fin da piccolissime, ognuna a loro modo cercherà di cambiare il loro destino, chi con successo chi senza risultato, chi con felicità, chi con profondo dolore e scoprendo troppo presto la morte, chi approfittando dei cambiamenti del mondo cercando indipendenza e coraggio e chi rimarrà impigliata nella rete di un'esistenza piatta e uguale a quella che le circostanze della società richiede.
Un bel libro per chi ama leggere storie di donne che soffrano, amano, odiano, gioiscono, lottano per cambiare il loro destino che sembra scritto già alla loro nascita.
"Quant'era facile, pensò, e imprudente, suggellare la propria vita con un'unica parola, un solo istante che avrebbe potuto decretare il successo o la disfatta."
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Ragazze di campagna.
Un romanzo che quando uscì nel lontano 1960, nell'Irlanda bigotta e cattolicissima, creò molto scalpore, oggi non è niente di rivoluzionario, sono due ragazze che vogliono vivere semplicemente libere da tabù e costrizioni la loro adolescenza, i loro primi amori e la loro sessualità.
Sono due ragazze completamente diverse: una Baba, scaltra, esuberante e sfrontata che spesso ridicolizza e offende Caithleen, intelligente e dolce che soffre per la morte improvvisa della madre, l'unica che le ha dato amore, odia profondamente il padre violento e gran bevitore, sempre pieno di debiti, che si è fatto portar via tutto (casa, terreni e bestiame) dalle banche, innamorata di un uomo molto molto più vecchio di lei e sposato.
Un giorno vincono una borsa di studio in un convento di suore, dove vigono regole rigidissime alle quali non riescono ad adattarsi, fuggono, vanno a Dublino a cercare fortuna e convinte di conquistare il mondo.
Amaro e triste, incisivo come solo alcune giovani opere sanno essere, “Ragazze di campagna” è un romanzo toccante e ironico, il ritratto di un'epoca in fermento, di grandi cambiamenti e tragiche contraddizioni.
"Credo che fu in quel momento che iniziò quella fase della nostra vita che potremmo intitolare -due sciocche ragazze di campagna alla conquista della grande città-. La gente ci fissava e poi guardava subito dall'altra parte, come se fossimo state nude o qualcosa del genere. Ma a noi non importava. Eravamo giovani e belle, o almeno eravamo convinte di esserlo."
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Il ballo.
«Vorrei morire; Dio fa' che io muoia... Dio mio, Madonnina, perché mi ha fatta nascere tra loro? Puniteli, vi prego... Puniteli una volta e poi muoio in pace...»
Nonostante la brevità, anche questa volta Iréne, riesce a farci capire quanto soffre chi non viene amato, la sofferenza acuta, profonda, agghiacciante di chi viene rifiutato dalla propria madre, che pensa solo al bene di sé stessa, ad eccellere e spiccare all'interno della società che la circonda, senza curarsi delle persone che le stanno accanto: figlia e marito.
"Nessuno le voleva bene, non una sola anima al mondo... Ma non si rendevano conto, ciechi, idioti, che lei era mille volte più intelligente, più splendida, più profonda di tutte queste persone che osavano crescerla, educarla, istruirla... Dei volgari parvenu, ignoranti... Ah! Come aveva riso di loro tutta la sera, senza che se ne accorgessero, ovviamente... Poteva piangere o ridere sotto i loro occhi, non si sarebbero degnati di vedere niente... Una figlia di quattordici anni, una ragazzina, qualcosa di spregevole e basso come un cane... Con quale diritto la mandavano a dormire, la punivano, la insultavano? "Ah! Vorrei che morissero".
Antoinette, la figlia non amata, questa volta assaporerà dolcemente e crudelmente la sua vendetta nei confronti della madre, per tutta la sua adolescenza è stata messa nell'ombra ed in occasione del grande evento, "il ballo", si prenderà la sua rivincita, e, vedrà per la prima volta la madre sconfitta, debole e umiliata, come lo è stata lei per tanti anni.
"Era l'attimo, l'istante impercettibile in cui si incrociavano "sul cammino della vita": una stava per spiccare il volo, l'altra per sprofondare nell'ombra. Ma non lo sapevano. Eppure Antoinette ripeté piano: «Povera mamma...»"
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La principessa di ghiaccio.
La donna bionda sembra la “Bella addormentata nel bosco” nella sua bara di cristallo.
Un buon romanzo giallo, ambientato in Svezia, una donna bellissima, come una principessa delle favole, bionda e affascinante, viene ritrovata morta, con i polsi tagliati e adagiata nella vasca da bagno, la caldaia è rotta e sul suo corpo splendido si è formato uno strato di ghiaccio, è Alexandra una donna che è sempre stata avvolta da un alone di magia ed allo stesso tempo di mistero, all'inizio si pensa al suicidio poi si capirà che è stata assassinata.
Erica scrittrice e ex amica di infanzia della vittima viene coinvolta nella storia ed indagherà insieme al poliziotto Patrik, che diventerà per lei, durante il corso delle indagini, un uomo molto importante dal punto di vista sentimentale, piano piano riusciranno a ricostruire la verità e come un puzzle, ogni pezzo andrà al suo posto, con un colpo di scena finale l'assassino è colui che non ti aspetti.
Non è un libro ai livelli della saga di Stieg Larsson, ma è comunque una lettura svelta e piacevolissima, la scrittrice analizza molti modi di essere donna, moglie e madre, ci fa capire che non ci si deve nascondere dietro a silenzi e grandi segreti, facendoci anche comprare con i soldi e l'agiatezza, evitando le chiacchiere della gente perchè questo comporta grande dolore per chi ha subito l'abuso, la persona resterà segnata per sempre e sarà costretta a vivere nella menzogna e nell'infelicità costante.
I personaggi sono ben distinti tra buoni e cattivi, delineati con ricchezza e precisione di particolari, altri sono sfuggenti o caricaturali come il commissario Mellberg.
Belle anche le ambientazioni nordiche, dove il buio prevale insieme al freddo, paesaggi immacolati, sotto una coltre di neve e inalterati dallo strato di ghiaccio.
"...Erica era convinta che una piccola comunità come quella fosse anche più pericoloso. Odio, invidia, avidità, vendetta...ogni sentimento veniva nascosto sotto un grande coperchio imposto dalla domanda -cosa dirà la gente?-. Tutto il male, la meschinità e la cattiveria avevano modo di fermentare tranquillamente sotto una superficie che doveva essere costantemente tirata a lucido."
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Hamburger e miracoli sulle rive di Shell Beach.
"Finora, non ho mai sentito parlare di un solo fatto della vita che mi piaccia."
Questo libro è il diario di una ragazzina di nome Daisy Fay Harper che vive nello stato del Mississipi intorno agli anni '50, dove il razzismo dilagava, i bianchi vivevano separati dai neri che erano costretti solo a fare lavori umili e sottomessi.
Con tratti ironici, taglienti e graffianti Daisy ci racconta la sua vita con un padre alcolizzato, la madre che alla fine scappa perchè non ce la fa più a stare con un uomo che rovina tutto ciò che costruisce e che dopo poco tempo lascia un vuoto incolmabile nella vita della ragazza perchè muore di cancro, ha un'amica Pickle che ha un padre prete battista che la punisce spesso picchiandola, ha il migliore amico di suo padre Jimmy Snow che è compagno di bevute che si prende cura di lei e le vuole un gran bene, c'è l'eterna rivale Kay Bob Benson dove Daisy fallisce lei puntualmente eccelle e poi ci sono tanti tanti altri personaggi che costellano le sue storie quotidiane, mai ovvi, particolari, stravaganti e originali.
Daisy è una che non si abbatte mai, vuole un infinito bene a suo padre nonostante tutto, non si fa alcun problema e si rapporta molto anche con persone di colore, ne combina di ogni genere e mi ha fatto ridere di gran gusto la volta in cui è in riva al mare con la sua amica a prendere il sole, arriva il fratello dell'amica con un mulo e la sfida a cavalcarlo, lei accetta ci monta sopra e inizia a gironzolare con il mulo che ad un certo punto viene punto da un'ape si imbizzarrisce, lei non riesce a domarlo, il sopra del costume le si stacca e cavalca per tutto il villaggio in desabillè!
E' un libro ironico, semplice, divertente, ma allo stesso tempo anche toccante perchè nonostante Daisy spesso sia messa davanti al dolore, lei non si lamenta e non si arrende mai, con il sorriso sulle labbra va avanti cercando di vedere i lati positivi in quel poco che ha (è meglio mio padre che beve come una spugna, ma che non mi ha mai sfiorato, che un padre prete che ti picchia selvaggemente) e questo è il grande insegnamento che ci dà.
La vita ci può offrire veramente poco, ma quel poco ci deve bastare per cercare di vivere il più serenamente possibile, perchè se non accetti questo principio, puoi commettere errori e sbagli che ti faranno affrontare il tutto in modo ancora peggiore e insoddisfacente.
"Se la gente ti parla alle spalle, vuol dire che stai camminando due passi avanti!."
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L'allieva.
"Nel mondo del possibile è plausibile una miriade di cose".
Questo romanzo ha ben poche sfumature gialle e molte rosa, è un'ottima lettura da "sotto l'ombrellone"!
Alessia Gazzola ha una scrittura molto semplice e ha creato un personaggio quello di Alice, la classica ragazza svampita, che non fa altro che combinar guai a causa della sua sbadataggine, sempre con problemi di lavoro ed eternamente attratta da uomini sbagliati, affascinanti, ma allergici a costruire storie d'amore durature e serie.
Un racconto che spesso è divertente, ma dal quale non dobbiamo aver grandi aspettative, non troveremo un giallo che ci lascia con il fiato sospeso o che ci intriga per sapere chi ha commesso l'omicidio, perchè è troppo spesso inframezzato dal personaggio di Alice e dalle sue quotidiane disavventure con superiori, amici e amorosi, per me è stata una lettura semplice e piuttosto banale!
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Sophie la grande.
"Quando la felicità di qualcuno che si ama è in gioco, non si può dire di non essere responsabili-ribattè con semplicità Sophy-bisogna cercare di essere di aiuto."
Ogni tanto mi piace immergermi in queste letture...storie che mi catapultano in una vita passata mi portano in un luogo dove non ci sono macchine, ma ci si sposta con calessi e carrozze, le donne sono vestite con grandi abiti con corsetti stretti che mettono in evidenza bellissimi décolleté, gli uomini sono pronti ad eventuali duelli per difendere l'onore della loro famiglia o delle loro amate, si fanno grandi balli e si conversa davanti a un grande camino con un bicchiere di cherry in mano!
In questo racconto troviamo Sophy, Sophy la Grande, una ragazza diversa dalle altre sue coetanee, ama l'avventura, è intraprendente, testarda e audace, suo padre deve recarsi in Sud America e per un po' di tempo viene accolta in casa della zia Lizzie dove porterà grande scompiglio e subbuglio. Sophy ama combinare il corso delle vite amorose delle persone che la circondano, con astuzia, stratagemmi e furbizia riesce a ottonere i suoi scopi!
La Heyer è una magnifica scrittrice che caratterizza molto bene i personaggi, descrive perfettamente gli ambienti e alcuni passaggi del racconto sono molto divertenti, è bello poter immergersi nell'Inghilterra vittoriana quando la scrittura è così piacevole e gradevole.
"Questo-affermò severamente Sophy-è quanto dice chi è troppo pigro o troppo timoroso per cercare di aiutare gli altri. Io ho molti difetti, ma non sono pigra e non sono timorosa, anche se questa non è una virtù, perché, come dice mio padre, sono nata priva di nervi e sensibilità. Non ne sono certa, poiché ancora non so bene che cosa farò, ma potrò aver bisogno del vostro aiuto Charles per far rompere questa sciocca promessa di matrimonio. "
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Di Ilde ce n'è una sola.
Tanto prima o poi la verità viene a galla...
Un giorno afoso di luglio, un ragazzino va al fiume ed all'improvviso vede una bella farfalla, la insegue con grande curiosità, alla fine scopre che non si tratta affatto di un insetto dai mille colori, ma di una carta d'identità senza fotografia la consegna in famiglia e da qui si dipana la piccola storia ricca di malintesi, equivoci e bugie tipica della penna di Andrea Vitali, questa volta un po' spento ed insipido rispetto ad altri suoi romanzi dove ci ha abituato a personaggi più marcati ed a vicende molto divertenti, ironiche e sarcastiche.
E' un libro che mi ha lasciata insoddisfatta e delusa.
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Vita di Pi.
"Non morirò. Mi rifiuto. Supererò quest'incubo. Vincerò la sfida, per quanto grande essa sia. Se fino a questo momento sono sopravvissuto per miracolo, adesso trasformerò il miracolo in abitudine. Tutti i giorni si compirà l'incredibile.Lotterò con tutte le mie forze. Sì, finchè Dio è con me non morirò. Amen."
Ho letto questo libro dopo aver visto il film altrettanto splendido, la storia ci viene raccontata in maniera magistrale è poesia, misticismo e bellezza pura, mi ha colpito in maniera profonda e mi è rimasta dentro nell'anima.
La storia è quella di un ragazzino Pi Patel che si ritrova naufrago, in mezzo al Pacifico, su una piccola scialuppa insieme ad una tigre del Bengala Richard Parker, pagina dopo pagina scopriamo che i due, l'uomo e l'animale, non potranno fare a meno l'uno dell'altro, tra loro si instaura un rapporto "speciale" di dipendenza, rispetto e servitù, un forte legame che aiuta entrambi a lottare, con grande caparbietà e ingegno Pi riesce a creare una simbiosi particolare con la tigre che li porta alla salvezza.
"Richard Parker è rimasto con me. Non non l'ho mai dimenticato. Posso dire che mi manca? Sì, mi manca. Lo vedo ancora nei miei sogni. Il più delle volte sono incubi, ma incubi colorati d'amore. Com'è strano il cuore umano. Ancora non riesco a capire come abbia potuto abbandonarmi, senza dirmi addio, senza mai voltarsi a guardarmi. Il dolore è come un'ascia che fa a fette il mio cuore."
La storia commuove, emoziona e appassiona, forse non è del tutto reale, ma ci fa capire quanto sia importante credere sia in noi stessi che in qualcosa che è al di sopra delle nostre comprensioni, bisogna lottare contro la paura e il terrore che spesso si annidano dentro di noi, con caparbietà e tenacia la vita va vissuta, sempre e comunque.
"Il principio fondamentale dell'esistenza è ciò che chiamiamo amore. Non sempre si esprime in modo chiaro, diretto e immediato, eppure è ineluttabile."
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L'inverno del mondo.
"Se morirò lottando per un paese democratico contro una crudele dittatura militare, la mia vita non sarà andata sprecata. "
Un libro storico, da cornice alle storie dei protagonisti tutti i fatti salienti che vanno dagli anni trenta fino al 1946: l'avvento di Hitler e del fascismo, la guerra con tutti i suoi orrori (morte, campi di concentramento, stupri, uccisioni di massa e di persone deboli o affette da malettia che venivano considerate un vero e proprio peso per la società, la persecuzione agli ebrei e agli omosessuali ecc.), la costruzione della bomba atomica, le lotte di potere tra Stati Uniti e Russia, l'attacco di Peal Harbur e lo sbarco in Normandia, l'Inghilterra che non cedette mai all'avvento delle tirannie e delle dittature presenti in tutto il resto dell'Europa.
Storie di uomini e di donne coraggiose, di spie e di agenti segreti, di politici e strateghi che cercarono di combattere e di salvare un mondo alla deriva, dove orrore, morte, tragedie, soprusi, angherie, prevaricazioni, strapoteri, tirannie e ingiustizie facevano da contorno alle loro vite, con la loro forza e temerarietà volevano che tutto tornasse alla normalità e che i loro futuri figli potessero di nuovo vivere in un mondo sereno, pacifico e tranquillo.
Un buon romanzo, anche se Follett non raggiunge mai i livelli ottenuti nei Pilastri della terra, un libro che si legge bene, scorrevole, con tanti personaggi che intracciano le loro vite e le loro storie, a volte non molto credibili, ma bisogna tener di conto che è pur sempre un componimento narrativo che deve coinvolgere e appassionare il lettore.
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Jezabel.
"L'avaro non pensa ad altro che al suo oro, l'ambizioso agli onori: al pari di loro Gladys era totalmente posseduta dal desiderio di piacere e dall'ossessione dell'età."
Gladys una donna ossessionata dalla sua bellezza e dal suo voler restare giovane, una donna che ripudia l'amore verso chi ha il suo stesso sangue (la figlia prima, il nipote poi), vivrà una vita fatta di niente, alla continua ricerca di piacere e di conquistare gli uomini e di rendere insignificanti le sue rivali, il suo mondo sarà fatto di balli e feste dove l'oggetto del desiderio dovrà essere solo e soltanto lei.
Un libro forte, che per certi versi mi ha disgustato, ho odiato questa donna e mi sono chiesta più volte: come si può amare talmente se stessi e rinnegare con tanta facilità la figlia ed il nipote, arrivare all'omicidio e farsi condannare per non svelare al mondo che lei, la donna più bella e desiderata, è vecchia?
Irène Némirovsky non mi delude mai, anche questa volta è riuscita a sorprendermi, ha trattato un argomento attuale visto che viviamo in un mondo effimero dove tutto ruota intorno alla continua ricerca del bello, del perfetto, dell'eccelso, ogni giorno vediamo in tv volti trasformati e alterati per cercare di nascondere che il tempo passa per tutti, mi ha fatto riflettere e mi ha terrorizzato pensare che possano esistere donne come Gladys pronte a tutto pur di restare belle.
"Che delizia vedere un uomo ai propri piedi...Che cosa c'era di più bello al mondo di quel nascente potere femminile? Era proprio questo che stava aspettando, che presagiva da tanti giorni...Il piacere, il ballo, il successo....non erano niente, impallidivano davanti a quella sensazione intensa, a quella sorta di fitta interiore che provava."
"Lei amava proprio questo, e proprio questo la eccitava: provare costantemente a se stessa il suo dominio sugli uomini."
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Riti di morte.
"Pensai che il male non è altro che una materia fatta di follia, di ignoranza, di miseria morale, di dolore accumulato, di povertà ereditata, durezza, vuoto interiore."
La particolarità di questo libro giallo, secondo me, non sta solo nella curiosità di scoprire chi è il colpevole e di sapere come si sono realmente svolti i fatti, ma di riuscire ad amare un personaggio quello di Petra Delicado, una donna insofferrente come dice lei, una che "si trova sempre in un marasma d'insoddisfazione. Rovina sempre il meglio che ha, non domina gli elementi profondi della sua personalità", una non convenzionale, decisa nelle scelte, che cerca di emergere in una realtà dove l'elemento principale è il sesso maschile, è lei che deve far accettare e comprendere le sue idee e i suoi ragionamenti.
Molto divertente il rapporto tra lei e il suo viceispettore Garzon, all'inizio difficile, distante, lui è uno abituato ad accettare tutto quello che gli capita intorno, lei è ribelle e intransigente, lo scontro è all'ordine del giorno, poi piano piano i due si capiranno, si accetteranno e tra loro nascerà una strana amicizia.
Un giallo che ho amato perchè particolari sono i personaggi che la Gimenez-Bartlett riesce così bene a caratterizzare, anche l'ambiente e le classi sociali sono ben esposte, questo libro di sicuro sarà certamente l'inizio di una lunga serie, visto che l'autrice ne ha scritti molti altri con l'ispettrice Petra Delicado!
"Dostoevsky pensava che la compassione fosse l'unica salvezza dell'essere umano, ma ovviamente non parlava specificamente della donna."
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Mare al mattino.
"La nonna disse chi ti risarcisce di quello che ti hanno rubato? Avevamo uliveti e amici. Avevamo una storia." "Suo padre diceva che Angelina era rimasta un'esule. Una persona che aspetta di ripartire."
Con la sua scrittura asciutta, diretta ed essenziale Margarat Mazzantini ci racconta di tutte quelle persone che vengono strappate alla vita di tutti i giorni, alle loro tradizioni e cultura perchè nel loro paese il "dittatore" di turno fa scoppiare una guerra e ben presto si vedono costretti a fuggire per cercare un mondo migliore che li accolga.
Ci racconta del dolore che provano, del non sentirsi più parte di una realtà, di un mondo, si sentono incompleti, vivono di ricordi e di profumi che ormai non ritroveranno più, soffrono e vivono sospesi a quell'attimo in cui tutto è andato perso, il mondo per loro si è fermato al giorno della loro fuga.
Sperano di trovare pace e un po' di fortuna nel paese che li accoglierà, per poter un giorno rivedere la loro terra nella quale cercheranno ciò che hanno lasciato, ma non sarà così il tempo passa e tutto cambia sia i luoghi che le persone.
Purtroppo c'è anche chi non raggiungerà mai la terra della speranza e che soccomberà in quel mare nero, così grande, immenso che è bello per chi lo vede per la prima volta, ma che sa essere così impetuoso, violento e crudele da divorarti in un attimo, soprattutto se affrontato con barconi di fortuna, vecchi e sfasciati.
Un libro che affronta un tema attualissimo visto ciò che accade ogni giorno a Lampedusa, che ci porta a riflettere e che mi ha fatto provare dolore, tristezza e angoscia.
"Angelina sa cosa vuol dire ricominciare. Voltarsi e non vedere più niente, solo mare. Le tue radici inghiottite dal mare, senza alcuna ragione accettabile. Angelina ha imparato a convivere con l'irragionevolezza umana. La sola immagine di quel dittatore (Gheddafi) col turbante e gli occhiali da sole la rendeva aliena, strana."
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Quando cadono gli angeli
"E' molto strano che una figlia con una madre che non la degna di uno sguardo venga su così bene, mentre mia figlia, che riceve tutte le attenzioni di questo mondo, è sempre scostante e presuntuosa."
Questo libro racconta la storia d'amicizia di due ragazzine, Maude e Lavinia, che si sono conosciute al cimitero perchè hanno le loro tombe di famiglia vicine. Una appartiene ad una famiglia abbiente, ha una madre frivola e poco presente, non ha né fratelli né sorelle, una nonna insopportabile ed un padre con il quale condivide l'amore per le costellazioni e i pianeti (Maude). L'altra appartiene ad una famiglia borghese, ha una madre apprensiva e ansiosa, ha una sorellina Ivy May ed un padre molto molto accondiscendente, che conta poco o nulla nelle decisioni che contano (Lavinia). Simon diventerà a sua volta l'amico comune di entrambe le ragazzine con le quali nel corso della storia condividerà complicità e segreti.
Il racconto si svolge a Londra nell'età edoardiana, l'autrice del libro come sappiamo è bravissima nel ricreare atmosfere e ambienti storici, tocca molti argomenti: il movimento delle suffragette, il primo tentativo da parte della donna di affermarsi all'interno di una società chiusa e ottusa, il problema della cremazione considerato un atto grave da accettare in quanto peccato a fini religiosi, l'aborto, la scelta di liberarsi di bambini indesiderati perché compromettenti all'interno della famiglia o perché non si è in grado di sfamarli e di molto altro ancora.
Un libro con una storia complessa, scritto in maniera ottima da una delle mie autrici preferite che non mi delude mai.
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