Opinione scritta da cosimociraci

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Gialli, Thriller, Horror
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    28 Aprile, 2017
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Un giallo tinto di rosa

Dopo tanti romanzi in cui il protagonista principale è uomo, Grisham prova la carta della protagonista con donna molto attraente, e si lascia prendere la mano introducendo una antagonista, anch'essa donna, "il giudice più corrotto della storia dell'America".

Un giallo tinto di rosa. Proprio in merito al giudice corrotto, è interessante il titolo originale "The Whistler" che dovrebbe significare "Il fischio"; ciò che l'autore intende è il richiamo all'attenzione sulla corruzione.

Le trame di John Grisham, sono sempre rigorose e credibili, in modo particolare questo romanzo ma questa caratteristica è un arma a doppio taglio. Non essendo per niente articolato nella trama, il romanzo perde di tensione e ci guadagna in prevedibilità.

Sono concorde con chi vede personaggi troppo stereotipati che unite alla trama lineare rendono la lettura piatta e un po' monotona.

Sicuramente per chi è attratto dalla parte giuridico legale, avrà trovato nel "L'informatore" una delle massime espressioni del sistema giuridico americano, molto complesso e affascinante ma chi cerca un romanzo giallo dovrà rivolgersi al Grisham de "L'avvocato canaglia".

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Romanzi
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    18 Aprile, 2017
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E a mordere fu?

Prima d'ora avevo solo letto "La ruga del cretino" che mi ha incuriosito ma non mi ha rapito molto. Con poco entusiasmo mi sono avvicinato a questo romanzo le cui recensioni sono molto positive.

Una buona lettura, leggera. L'autore è riuscito a rappresentare l'atmosfera tipica dei piccoli luoghi di provincia in maniera molto efficace. Lo stile mi ricorda quello di un Cervantes trasportato in tempi moderni, a mio avviso più adatto ad un genere narrativo popolare o saggista che ad un giallo. E' inevitabile per me il confronto con i miei giallisti preferiti e la differenza si vede.

Tuttavia la storia è sviluppata in maniera armonica, molto piacevole il tono narrativo e alla caratterizzazione di personaggi differenti.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    11 Aprile, 2017
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Long Gone

Come sempre più spesso accade, il titolo in italiano, a mio avviso, è più indicato dell'originale Long Gone.

La storia parte molto lentamente. All'inizio mi sono domandato spesso quando sarebbe accaduto qualcosa. A circa un quarto di libro conosco l'aspetto esteriore della protagonista che fino a quel momento non sapevo come immaginare. L'autrice quindi se prende con calma. Verso la metà la storia assume un tratto interessante. L'impronta è sicuramente quella di un thriller psicologico. Alafair Burke ha intessuto una storia molto complessa e avvincente intorno ad Alice Humphrey, una donna incastrata per un omicidio che non ha commesso. La sotto trama tuttavia non è avvincente e non si è creata la suspense che speravo. Un vero peccato perché ci si affeziona subito alla protagonista e dalla trama principale poteva nascere qualcosa di meglio.

Un picco di stile nel finale che gli ha fatto guadagnare la terza stella in "piacevolezza". Un buon finale va sempre premiato.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    06 Aprile, 2017
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Meet Complainant

Ho letto molti romanzi di Cornwell/Scarpetta, dal lontano '98 con Causa di morte.
Mi stupisce ancora come l'autrice non trascuri mai i suoi personaggi dando la possibilità a chiunque di avvicinarsi ai suoi libri per la prima volta. Naturalmente un personaggio ricco di sfaccettature come Key Scarpetta, è impensabile riassumerlo in un unico libro.
La Cornwell non dimentica mai di spiegare le vari fasi dell'indagine, i termini medici ed il gergo poliziesco. Il lettore non si sentirà mai perso. E purtroppo qui finiscono le note positive.

Per chi non la conoscesse ancora Key Scarpetta è spezzante, perfezionista e pignola, con gli altri e soprattutto con se stessa. Difficile poter risultare simpatica, lei super coroner e detective (ex direttrice dell'istituto di medicina legale della Virginia, direttrice del National Forensic Academy di Hollywood), il marito super profiler dell'FBI, la nipote super genio informatico del MIT e dell'FBI. Un po' improbabile direi.
Molto gira intorno al perfezionismo a cui tendono i suoi protagonisti e di come soffrano l'incapacità di chi collabora con loro. Irritabili se qualcuno esce fuori dagli schemi anche se loro sono i primi a farlo.
Key e Benton (il marito) quando sostituiscono il cappello dei coniugi con quello rispettivamente di coroner e profiler spesso si ostacolano a vicenda e non si sopportano, come se la sgarbatezza fosse sinonimo di professionalità.
L'autrice prova ad approfondire Key mostrando altri aspetti che la umanizzano compresa una velata fragilità e la sua lotta interiore per non mostrarla.

Nonostante lo stile dell'autrice in genere non mi delude mai, trovo una certa costante nei contenuti che cominciano a stancare e ad appesantire la lettura.
In quest'ultimo romanzo la Cornwell sfrutta anche un vecchio antagonista come se non riuscisse ad inventare nulla di nuovo o non riuscisse a far evolvere i propri personaggi.

Mentre, come dicevo prima, un lettore che si avvicina per la prima volta a Key Scarpetta, scoprirà un personaggio straordinario, l'incapacità o la mancata volontà di una evoluzione non consente anche ai suoi lettori affezionati, di continuare a scoprirla. Purtroppo tutto si arena e questo comincio a considerarlo un grave difetto che perpetua nelle sue storie.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    03 Aprile, 2017
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Un vero incubo

Ottimo lavoro per Sharon Bolton che ha offerto un thriller vecchio stile. Come spesso scrivo, sono alla ricerca di stili o trame particolarmente originali perché col tempo tanti romanzi tendono a convergere verso lo stesso modo in cui si arriva ai colpi di scena svelando quel poco che serve per mantenere viva l'attenzione ma senza, tuttavia, risultare geniali. Incubi di morte non offre nulla di particolarmente geniale ma quello che offre lo fa in grande stile.
Ho provato la stessa sensazione che provo nel vedere un bel film che ho già visto ma che rivedo con piacere gustandomi ogni singola scena. Naturalmente in questo caso non conoscevo il finale, anche se –mi ripeto- non mi aspettavo ormai particolari colpi di scena, ma ho gustato la storia accattivante pagina dopo pagina.
Peccato per alcuni passaggi un po' "telefonati", quindi prevedibili, ai quali l'autrice britannica avrebbe potuto dedicare più attenzione.

Raramente accade che la traduzione italiana del titolo sia più indicata dell'originale, ma in questo caso ho trovato la parola "incubi" particolarmente indicata considerando i sogni che mi hanno accompagnato in queste notti.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    31 Marzo, 2017
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Si muore una volta sola

Quando per anni si leggono, quasi esclusivamente libri gialli, le trame e gli stili tendono ad assomigliarsi. Per questo motivo ho il mio olimpo dove promuovo i romanzi con lo stile più originale (October list docet).

Devo dire che questo romanzo merita molto. E' strutturato su tre livelli, i ricordi di Clotilde da adulta, il diario di Clotilde adolescente ed il lettore misterioso. Non vi nego che la trama già è intrigante e questo stile aggiunge maggiore interesse al tutto. E' sconcertante come l'autore abbia sfruttato la stessa persona, Clotilde, per creare due personaggi (lei da adulta e lei da adolescente) totalmente diversi. Inoltre le loro storie non si incontrano mai proprio perché rappresentano il prima ed il dopo, e questo rende tutto più eccitante.

La lettura scorre velocemente e tutti i personaggi (tranne Clotilde che ha un ritmo a se) si scoprono un po' per volta lasciando spesso qualche carattere in sospeso, che non disturba anzi è da stimolo a proseguire.
Non ho mai creduto ai fantasmi e nel paranormale in generale, ma non vi nego che Michel Bussi mi ha messo in difficoltà più e più volte.

La Corsica fisicamente appartiene all'Italia meridionale e da meridionale comprendo in maniera profonda il significato che noi diamo alla "famiglia", al "rispetto" e all'"onore". Purtroppo questo spesso viene confuso con atteggiamenti loschi, delinquenziali o addirittura mafiosi. Potrei scrivere molto su quello che davvero s'intende e nonostante l'autore giochi con queste parole utilizzano la loro eccezione negativa, almeno a lui va il merito di farlo in maniera egregia.

Il miglior thriller che abbia letto quest'anno grazie a questo stile avvolgente che ci immerge in una Corsica inquietante che riecheggia di dubbi e paure come una risata sardonica che riverbera tutt'attorno.

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Avventura
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    29 Marzo, 2017
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Monotono

Questo thriller si muove attraverso un tableau di luoghi esotici, di petrolio, sale di rappresentanza in grattacieli ed uffici legali di Houston, passa per il Texas fino alle umili baracche dell'Angola.
Forse l'intento finale dell'autore era quello di mostrare come ci sono gli squali sulla terra assetati di sangue per l'odore di denaro al pari di quelli delle acque al largo della costa d'Africa.

Purtroppo credo che abbia fallito nell'intento.
Le descrizioni dettagliate su attrezzature di difesa elencate come una brochure aziendale, l'avventurarsi nel mondo dell'alta finanza, l'industria petrolifera, e oligarchie russe si intrecciano in modo grossolano nella trama, rendendola così dolorosamente altalenante e facendomi sentire ripetutamente tirato fuori della narrazione.
Per esempio Nastja sarebbe potuto essere un personaggio molto più interessante, se fosse stato sviluppato meglio. Ancora adesso vorrei conoscere più nel dettaglio il suo carattere.

Sinceramente non avevo letto nulla di Wilbur Smith, solo recensioni positive, dei suoi romanzi in genere, che mi hanno spinto a leggere questo libro. Proprio su questo romanzo molti fans di Smith, però, hanno condiviso l'opinione comune che probabilmente dietro questi passaggi prevedibili ed in altri inutilmente volgari, non ci fosse la mano dell'autore, bensì di un ghost writer.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    17 Marzo, 2017
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Vivere è il nostro primo insegnamento

Ho trovato molto indovinato il paragone tra la nave e la scuola. Di come navigare significhi vivere, il che non è limitato al solo studio ma al rapportarsi con ogni componente del micro-cosmo scolastico.

L'autrice dimostra come sia possibili naufragare e come arroganza, bigottismo e l'ignoranza degli adulti possano spingere i ragazzi da provetti marinai a pirati, assumendo sempre più il ruolo di bulli o di vittime. Non solo gli alunni ma anche alcuni insegnanti sono vittime. I tempi sono cambiati e con esso gli insegnamenti e chi non si adegua annega buttato giù dal ponte.

Il romanzo è affrontato con la delicatezza a cui l'autrice ci ha abituato, anche se nella parte centrale la trama si arena un po', come se la Harris faticasse a svilupparla nel passare alla fase successiva del racconto.

L'argomento dell'omosessualità è ancora molto delicato da affrontare appieno senza il rischio di cadere nell'equivoco o nell'offesa. I tempi passano ed i problemi si spostano: bianchi, neri, ricchi, poveri, ladri, furbetti, omofobici, omosessuali. Se l'impegno che mette l'uomo ad etichettarsi, fosse orientato al comprendersi a vicenda, forse avremmo una nave più grande in cui c'è spazio per tutti.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    10 Marzo, 2017
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La tana del coniglio

Un senso d'inquietudine ha accompagnato la lettura sin dalla prima pagina. Gli autori sono stati abili a svelare i dettagli quel tanto da tenere l'interesse sempre alto e non scivolare in una storia scontata. La trama originale unita ad una narrazione efficace consentono una lettura piacevole e scorrevole.

È interessante vede come gli autori abbiano ambientato il romanzo non dimenticando alcuni argomenti più frivoli come posso essere gli spettacoli televisivi con gli chef famosi. Questo rende tutto più vero e più vicino al lettore.

Molto importanti sono anche i contenuti drammatici a corredo. L'alcolismo di Rex, dapprima sottovalutato per poi essere affrontato seriamente - come qualsiasi altra malattia grave - , e l'omosessualità del figlio che non è condivisa dal padre ma che infine accetta i sentimenti che si sono sviluppati nel ragazzo.

Un buon lavoro per chi cerca un thriller che non si riduca ai soli omicidi e alle sole sparatorie.

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Romanzi
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    27 Febbraio, 2017
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illusione rimasta impressa nel teatro dell’immagin

Ammiro molto che ogni volume del Cimitero dei Libri Dimenticati è una storia a se ma che fa parte di una più grande.

Strutturalmente, la storia ha lo stesso tocco sorprendente di Zafón. Il Labirinto elude il realismo magico dell'Ombra del Vento ed il Gioco dell'Angelo affrontandolo da un punto di vista più terreno nel classico stile di investigatori.

Sono proprio gli investigatori i personaggi principali. Prima fra tutte sicuramente Alicia Gris. Una donna molto forte e determinata con un passato che l'ha segnata nel cuore e nel fisico. I dialoghi agili e spiritosi, con il suo compagno di ventura Vargas, e brevi capitoli hanno fatto si che leggessi le loro pagine con fluidità sorprendente.
Altro personaggio, Fermin resta sempre il mio preferito. Mi piacciono le sue perle di saggezza e non mi stanca mai. Avrei preferito che fosse addirittura più protagonista, così come suggeriva la parte iniziale del libro, che tra l'altro ha un ritmo totalmente diverso dal proseguio.

Verso metà romanzo, inspiegabilmente, ci sono numerosi passaggi inutili. Certo le descrizioni dei palazzi abbandonati e il tocco gotico di una Barcellona decadente è piacevole ma il troppo stroppia specie se svia l'attenzione dall'indagine principale.

Il romanzo affonda le radici nei precedenti capitoli della saga, ma proporre una trama già intricata, come rami di nocciolo. Credo che Zafón se ne randa conto perché sfrutta il meccanismo dei flashback, attraverso documenti o confessioni, che servono a districarsi nel dedalo di informazioni che emergono apparentemente a caso. Mi chiedo se tutto questo era indispensabile.
Come l'ha definito lo stesso Zafón " questo ciclo è un puzzle che ha sparso i propri tasselli nei quattro libri".

Nel finale il ritmo cambia. Tutto è semplice, lineare ma scorre sorprendentemente veloce.

Quando ho terminato la lettura ho avuto quasi l'impressione che l'autore non abbia scritto ancora tutto.

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Romanzi storici
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    07 Febbraio, 2017
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Un'eredità non raccolta

Tutto il racconto è molto duro e non manca di descrizioni crude, a volte agghiaccianti, come le pratiche di aborto o le decapitazioni con relativa impalatura. D'altronde ci troviamo in pieno basso medioevo e con l'inquisizione spagnola.

Mi fa sorridere quando la scaramanzia si fonde con la credenza religiosa, così come avviene quando un prete benedice una nave perché contaminata da piccolo Hugo che porta sfortuna, oppure come alcuni marinai immaginano che le onde del mare siano provocate dai caduti durante le traversate.
Di contro fa molto pensare la relazione tra Cristiani ed Ebrei e di come la differenza religiosa si tramutasse, nel modo più naturale ed accettato, in una differenza sociale.

Il momento storico è ricco di eventi, l'autore ci viene in soccorso introducendo, di tanto in tanto, delle lunghe descrizioni cronologiche degli eventi più significativi.

Il personaggio principale, Hugo, è molto interessante. Grazie alla scaltrezza riesce quasi a tener botta alla sfortuna ed alla avversità imposte dalla sua condizione sociale. A dirla tutta un po' più di cinismo e determinazione non avrebbero guastato, sia nella gestione degli schiavi, sia nella scelta della moglie - se ogni mondo è paese, lo è anche ogni epoca.

Il lato sociale e l'affinità con il mondo moderno sono le caratteristiche che più ho apprezzato di questo romanzo. Il rapporto con la Chiesa, l'odio fra le religioni, lo schiavismo (che oggi esiste in forme diverse), la violenza sulle donne, il disprezzo su chi appartiene a classi sociali differenti. Tutto questo se chiudo il libro lo vedo ancora oggi.

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Classici
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    30 Gennaio, 2017
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Io sono don Chisciotte

Nel romanzo di Gary Jennings, "Il sangue dell'azteco", uno dei personaggi principali prova un profondo odio per Miguel de Cervantes in quanto, secondo lui, le vicende di don Chisciotte sono in realtà la caricatura della propria vita. Incuriosito da tutto questo ho provato a leggere il famoso romanzo cavalleresco.

La lettura non è stata delle più semplici. Il linguaggio aulico aggiunto al fatto che Don Chisciotte di per se fa discorsi contorti, non mi hanno consentito una lettura scorrevole, almeno all'inizio.
D'altronde lo stesso Miguel de Cervantes nell'introduzione dice
"?Fate anche in modo che leggendo la vostra storia, il malinconico s’inclini al riso, il gaio lo sia ancor di più, l’ignorante non s’arrabbi, ..." quindi non mi arrabbio.

Superato il problema della lettura che è migliorata man mano, posso ritenermi abbastanza soddisfatto di un romanzo che unisce il divertimento alla drammaticità degli eventi del cavaliere errante che di "cavaliere" conserva l'ardore e il coraggio ma dell' "errante" purtroppo solo i pensieri.

Ma chi è Don Chisciotte se non un uomo che sogna ad occhi aperti. Certo la sua sciagura sta proprio nell'impossibilità di distinguere la realtà dalla fantasia, ma a veder bene anche Sancho Panza accetta di fare da scudiero credendo nella ricompensa di governatore di un'isola.
Un po' invidio Don Chisciotte che riesce a vivere i suoi sogni diventano protagonista della sua vita invece che spettatore, come spesso accade, di chi, come me, sogna ad occhi aperti vedendo un bel film o magari leggendo un buon romanzo cavalleresco.

Tante altre storie centrali, sinceramente le ho trovate un po' noiose. Una tra tutte quella di Camilla e Anselmo che poco aggiunge alle vicende di Don Chisciotte.

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Romanzi storici
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    17 Gennaio, 2017
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Don Chisciotte

Come nei precedenti romanzi, l'autore narra la storia di un azteco errante, un meticcio in realtà, che come i suoi predecessori viaggia per l'attuale Messico ma più degli altri intraprende un percorso interiore lottando tra lo scetticismo, sulle usanze indios inculcatogli dall'istruzione cattolica/occidentale, e le proprie origini. Infatti a differenza dei precedenti capitoli, in questo Cristobal viene cresciuto da Cattolico apprendendo l'arte e la cultura occidentale e successivamente si avvicina alla cultura della sua terra natia, quella azteca. Un percorso a ritroso rispetto ai suoi antenati che solo in tarda età hanno cercato di comprendere la cultura e le usanze occidentali.

Come dice l'autore stesso per bocca di Cristobal "Come don Chisciotte... sono stato destinato dalla nascita ad avere un ruolo che mi rende diverso da tutti gli altri uomini", anche se nei primi romanzi, che raccontano la storia dei suoi antenati, c'è più avventura che in questo. Infatti il giovane Cristobal ovvero Cristo il Bastardo, solo verso la fine diventa protagonista attivo della sua vita.

Qui è possibile apprendere meglio la storia dell'impero Spagnolo in quegli anni ma attenzione perché spesso i racconti vanno dalla storia alla legenda e sta al lettore approfondire.

E' il penultimo romanzo di una splendida tetralogia durata 26 anni ed è il primo ad essere pubblicato postumo la morte dell'autore.

Leggerò sicuramente l'ultimo episodio "La furia dell'azteco" anche se non ho ben chiaro il romanzo, anch'esso postumo, "Fuoco azteco" se fa parte della serie e se, ai tempi, volle essere solo una manovra commerciale.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    10 Gennaio, 2017
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Omicidi di brughiera

Prima di cominciare vorrei manifestare la difficoltà iniziale nella lettura, dovuta a nomi e termini islandesi che ho faticato a leggere. Primo fra tutti, per esempio "Erano andati a caccia sulla Eyvindarstaðaheiði" e poi ancora "Tuttavia, la Eyvindarstaðaheiði era ancora poco percorribile". Ho rinunciato velocemente a leggerlo accontentandomi di sapere che è una brughiera utilizzata per la pastorizia durante il periodo estivo (Wikipedia docet). Anche i nomi, soprattutto Mensalder ed Erlendur sembrano saltati fuori da un romanzo di Tolkien, all'inizio mi hanno distratto molto portando la mia mente altrove.

Un buon giallo rurale ambientato in Islanda verso fine anni Settanta, che presenta due indagini molto diverse l'una dall'altra. La prima relativa ad una ragazza scomparsa molti anni prima, ed un'altra relativa ad un omicidio attuale di un uomo trovato morto nei pressi di una centrale geotermica.

Il romanzo è un po' parco, essenziale, quasi privo di suspense; ma le indagini, specialmente quella sulla ragazza scomparsa, sono molto intense ed interessanti.
I personaggi sono ben caratterizzati, soprattutto Erlendur al quale l'autore dedica un interesse particolare.

Secondo me non è difficile capire com'è politicamente schierato Indridason, visto che gli americani non ne escono fuori bene e per il rotto della cuffia. L'autore descrive bene la diffidenza tra gli americani militari, d'istanza presso l'avamposto Nato durante la Guerra Fredda, e gli islandesi, rimarcando non solo le ostilità nei confronti degli autoctoni, ma anche la discriminazione razziale che gli americani hanno nei confronti dei loro stessi compatrioti.

E' il primo romanzo che leggo di Arnaldur Indridason ma anche il secondo prequel dedicato alla gioventù dell’ispettore Erlendur e non escludo di leggere anche gli altri.

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Romanzi storici
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    03 Gennaio, 2017
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Di padre in figlio

Secondo episodio della tetralogia dell'azteco, almeno presumibilmente visto che dopo il decesso dell'autore è stato pubblicato "Fuoco azteco".
Come il primo episodio, anche questo sfrutta lo stesso tipo di narrazione. Mediante lettere che vengono dettate o lette il protagonista racconta la sua intera vita ed i suoi punti di vista.
I racconti sono legati dal vincolo di sangue. In particolare in questo secondo racconto il protagonista è Tenamàxtli, figlio di Mixtli – protagonista del primo.

La trama entusiasmante è ricca di azione. L'autore infarcisce il racconto di termini aztechi in un primo momento incomprensibili ma che ritornano spesso, quindi ci si abitua, rendendo tutto più reale.

Il racconto, o meglio il viaggio di Tenamàxtli è strutturato come l'Odissea. Lui che percorre in lungo ed in largo l'"Unico mondo" alla ricerca di seguaci che lo accompagnino nella rivolta contro i bianchi spagnoli. C'è stato solo un momento nel quale la narrazione non mi è piaciuta perché sempre più il giovane Tenamàxtli imita le avventure del più noto Ulisse. Infatti l'azteco, naufraga proprio sull'isola delle donne. Non ho potuto fare a meno di pensare al naufragio su Eea e alla sua bella Circe.

Come nel primo romanzo Jennings rimarca le angherie subite dagli indios da parte dei Cattolici.
"Perché la sia pur minima traccia di sangue non bianco, evidente o meno che sia, fa di chi la possiede un essere inferiore."
Roba da far volar via il solideo del buon Francesco.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    22 Dicembre, 2016
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Un classico

Ho voluto terminare l'anno con un classico per evitare delusioni dell'ultimo momento.

Tutto come mi aspettavo. Lo stile ruvido del vernacolo, il carattere scontroso ma riflessivo del commissario, il birrazzo Catarella, il perspicace Fazio che, anche in questo episodio le sue intuizioni sono fonte di confronto con Montalbano.
In generale tutti i personaggi sono cresciuti, pian piano, col passare degli episodi e degli eventi che li segnano.
La lettura scorre lentamente nella prima parte, ricca di drammaticità per gli episodi relativi agli sbarchi – purtroppo sempre attuali sin dai primi anni '90. Eppure, con la stessa clandestinità, si cela un mistero che sfoca nella violenza del delitto della bella Elena.
L'affinità che Camilleri ha voluto dare tra il gatto e Montalbano è lampante. Così come il primo, zampata dopo zampata, gioca con il gomitolo, così il secondo tenta – seppur con infinite difficoltà - di districare il filo di una storia i cui dettagli sono molto sfocati.

Premio per la fotografia a Camilleri che riesce sempre a creare delle immagini nitide e reali da non aver necessità della corrispettiva controparte televisiva.

Chissà se il prossimo anno Camilleri tenterà di far smettere di fumare a Montalbano.
Saluto questo anno ricco di belle letture con la certezza che i nostri giallisti italiani ci offriranno un 2017 da brividi.

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Romanzi
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    20 Dicembre, 2016
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Cotiche e cotenne

Sono stato fortunato a leggere questo libro proprio sotto il periodo natalizio. E' proprio in questo periodo che Di Mare fa nuovamente visita a Bauci.
E' sorprendente vedere come, in così poche pagine, l'autore concentri un libro di ricette, un manuale d'amore e una storia di vita quotidiana.

Ne ho approfittato per suggerire di approfondire il discorso "cucina molecolare" che personalmente avevo solo sentito in alcune occasioni. Mi ha stupito e impressionato.
Anch'io sono stato vittima più di una volta dei reality sulla cucina e nonostante non sia affatto un cuoco, amo cucinare sin da quando, da piccolo, aiutavo mia madre a posizionare le melanzane fritte per la parmigiana (o parmiggiana come direbbe Salentino D.O.C.). Questo racconto mi ha trasportato immediatamente a quei tempi dove la vita era più lenta e riflessiva. Infatti, nonostante sia un libro per niente impegnativo, non è privo di riflessioni anche profonde sulla vita e sul sentimento.

Ho apprezzato Franco di Mare in "Il caffè dei miracoli" e continua a divertirmi e sorprendermi sempre in modo differente.

Bauci esiste forse solo nella fantasia dell'autore (anche di Italo Calvino ne "Le città invisibili") o forse esiste davvero ed colorata e profumata e proprio vicino al Duomo c'è un ristorante dove fanno la parmigiana sempre allo stesso modo, da tre generazioni.

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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    18 Dicembre, 2016
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Gente per bene, gente per male

Se dovessi pensare ad una colonna sonora per questo romanzo, sceglierei sicuramente "Gente per bene gente per male" di Mogol e Battisti. In questa canzone, come nel romanzo di Recami, i ruoli "per bene" e "per male" sono volutamente ed ironicamente invertiti. Il romanzo mi ha stupito molto. L' avvio è lento e poetico. Non si può che provare tenerezza per Consonni i cui sentimenti si risvegliano da un lungo letargo. Poco dopo la metà della lettura il ritmo s'inverte e si scopre un romanzo di droga, sesso ed omicidi. È stato choccante vedere gli stessi personaggi catapultarsi in una realtà tanto distante ed inverosimile da poter essere realmente accaduta.
È sconcertante come Recami riesca a creare nella mente dei suoi personaggi dei paradossi che cadono nel ridicolo nonostante la drammaticità dei fatti. Ognuno ha la sua storia, ognuno il suo punto di vista e come ogni buona commedia Pirandelliana solo l'abilità dell'autore riesce a tenere tutto insieme.
Un romanzo difficile da interpretare. Un romanzo soprattutto d'amore e di coraggio.

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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    16 Dicembre, 2016
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Mai fidarsi degli uomini

Romanzo dalla trama interessante in cui vittime sono sia uomini sia animali. Le autrici propongono sin da subito un omicidio in cui la vittima in qualche modo è anche carnefice. Questo nuova forma l'ho trovata molto interessante. Anche Morgan, protagonista femminile del romanzo, si accorge a sua volta di essere stata ingannata dall'uomo che ama e che giace esangue ai suoi piedi.
Un giallo dal ritmo altalenante. Parte subito forte con il primo omicidio e con tutti i dubbi ed il mistero che si crea intorno. Inspiegabilmente verso metà romanzo il ritmo cala vertiginosamente quasi come se le autrici volessero immedesimare il lettore nello stesso stato d'animo di Morgan che annaspa in cerca di informazioni su Bennett.
Quando riprende il ritmo, il finale scivola via come se le autrici avessero voglia di concludere. Immagino che questi cambi repentini siano dovuti alla scrittura a quattro mani

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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    10 Dicembre, 2016
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Tutto qui?

Don Winslow - London Underground. Le indagini
Dopo aver letto China Girl, capitolo successivo della serie Neal Carey, posso dichiarare senza ombra di dubbio che questo romanzo, o forse la serie intera, rappresenta una piccola delusione.
Romanzo molto lento e quasi privo di suspense, solo un po' di azione nel finale non è sufficiente a renderlo degno di nota. È abbastanza interessante vedere le origini di Neal. Il materiale è buono ma non è stato sfruttato a dovere.
Finora "Il Cartello" è il romanzo migliore di Don Winslow.

ATTENZIONE SPOILER: Senza voler svelare alcun finale, è sufficiente dire che, esattamente come il capitolo successivo, anche in questo caso Neal è stato incaricato di contattare una ragazza della quale si innamora fino a scoprire che qualcuno, della sua stessa agenzia, lo ostacola. Spero vivamente che io detto "Non c'è due senza tre" non si applichi in questo caso.

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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    06 Dicembre, 2016
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Wulf: Il lupo

Il superstite, Phobia, Incubo. Sono questi i tre romanzi di Wulf Dorn che ho letto e devo ammettere che non sono mai stato deluso.
Il titolo originale è "La notte appartiene ai lupi" ma un titolo diverso da "Incubo" non rende giustizia a questo romanzo.

La delicatezza con la quale l'autore mostra le debolezze psicologiche del giovane Simon, contrastano fortemente con le sue paure creando una tensione palpabile. La lotta interiore di Simon, contro le proprie paure, hanno creato in me uno stato d'animo di protezione nei confronti del ragazzo al quale mi sono affezionato sin da subito.

Non c'è nulla che non mi sia piaciuto del romanzo, che paragono – con l'intento di fare un complimento - a quelli di Sebastian Fitzek. I personaggi sono abilmente descritti e nulla, soprattutto ciò che non viene detto, è lasciato al caso. Non è semplice, infatti, descrivere un personaggio adolescente facendo emergere tutti quei lati che lo rendono malinconico, scontroso e nemico del mondo intero. Thriller psicologico sarebbe riduttivo considerando l'introspezione e la poesia espressa che lo colloca tra i romanzi migliori della mia classifica personale.

5 stelle per il romanzo che mi ha prvocato 5 millimetri di pelle d'oca per un finale scioccante.

"Veramente Simon non è qui. Loro hanno lasciato solamente il suo corpo."
"Loro chi? A chi ti riferisci?"
"Davvero non sai dove si trova adesso tuo fratello?"
"Dimmelo tu."
"E' nel bosco. Lo sanno tutti. Lo hanno preso i lupi."

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Romanzi
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    05 Dicembre, 2016
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Non c'è due senza tre

Come per i primi due romanzi, il lettore viene nuovamente riportato nella piccola libreria di casa Sempere dove tutto ha avuto inizio.

Da un'intervista, apparsa sul quotidiano spagnolo Abc, Zafón definisce il romanzo:
"Più agile e leggero de Il gioco dell'angelo, il volume più oscuro e difficile dei quattro, El prisionero del cielo permette di reinterpretare i due libri precedenti della serie. Le cose che i lettori hanno trovato confuse o ambigue ne Il gioco dell'angelo - il significato, ma anche il modo in cui si conclude - vengono chiarite."

Come non essere d'accordo. Dal momento che il personaggio è David Martin - Il narratore di Il gioco dell'angelo - dovrebbe essere chiaro che la familiarità con entrambi i capitoli precedenti della tetralogia.
Nonostante la grande prosa, che ci si aspetta da un romanzo Zafón, l'unico neo che ho notato è che Il prigioniero del cielo è il meno autosufficiente dei romanzi.

La narrazione ritmica di Zafòn, col suo linguaggio realistico a volte crudo ma sempre molto efficace, riesce a farmi leggere centinaia di pagine quasi d’un fiato. Non stanca l'aggiunta di dettagli poiché non distolgono l'attenzione dagli intrighi che spesso si avvicinano alla verità e poi improvvisamente danno un calcio verso l’ennesimo nodo da sciogliere.

Il prigioniero del cielo è più breve rispetto agli episodi precedenti della serie ed è anche tematicamente diversa introducendo più politica e riducendo al gioco continuo tra presente e passato dei primi due libri. Il romanzo presenta una trama molto dialogata e veloce, con un finale che suona proprio come un "To be continued...".

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Fantasy
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    02 Dicembre, 2016
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Il cerchio si chiude

La sensazione di libro strappato si ripresenta anche con questo terzo, ed ultimo, romanzo della serie. Ricordo bene il secondo romanzo ma non a memoria ogni singola battuta, ogni singola descrizione che si lega alla perfezione con la prima riga della prima pagina del primo capitolo del terzo romanzo. Questa sensazione, mi ripeto, di libro strappato mi ha infastidito subito. Un altro aspetto che, sin dal primo libro, mi ha fatto storcere il naso è proprio questa somiglianza, forse la noto soltanto io, con i personaggi Marvel – in particolare i mutanti, compresi gli esperimenti fatti su di essi. Naturalmente non mi riferisco ai film ma ai personaggi originali di Stan Lee e Jack Kirby dei primi anni 60 e poiché spesso cerco l'originalità nei romanzi, l'ho considerato un punto po' negativo.
Detto questo, lo stile coinvolgente dell'autore mi ha fatto dimenticare quei punti negativi. Il suo mondo magico, e l'avventura che ne segue mi hanno catturato fino alla fine.

A mente fredda ho immaginato che, Ransom Riggs, abbia proposto dei personaggi che, come Harry Potter per quelli Joanne Rowling, intraprendono un percorso di crescita col passare dei libri.
Immagino Jacob, adolescente svogliato che trascorreva fin troppo tempo con i video giochi, crescere fino a diventare un ragazzo che, di fronte ai Vacui (le sue paure) riesce ad affrontarli e piegarli al proprio servizio. D'altronde Mark Twain diceva che "Il coraggio è resistenza alla paura e dominio della paura, ma non assenza di paura", che penso calzi a pennello. Anche Miss Peregrine – che nella mia mente prendeva forma come una Mary Poppins dark - da brava "mamma chioccia" protegge i suoi bambini Speciali (ma quale figlio non lo è per la propria madre) sotto una teca (addirittura temporale a dimostrazione che per le mamma i figli sono sempre piccoli). Già dal primo capitolo è Miss Peregrine che ha bisogno dei suoi bambini, così come un genitore anziano ha bisogno che i propri figli l'accudiscano come ha fatto lui in passato con loro (purtroppo questo accade di rado).

Un buon romanzo che colma ogni lacuna del primo romanzo, a dimostrazione che l'autore non ha lasciato nulla al caso. Una trilogia, che nel complesso mi è piaciuta, mi ha trascinato in un mondo fanciullesco da un lato, oscuro dall'altro. Ammiro la fantasia dell'autore, mi piace il mondo fantastico che ha immaginato ed ho apprezzato molto la descrizione delle battaglie, molto coinvolgenti. Il finale a sorpresa mi ha spiazzato.

Adesso sono pronto per vedere il film.

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Romanzi
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    29 Novembre, 2016
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La dannazione dei libri

Dopo l'ineccepibile L'ombra del vento, romanzo di apertura della tetralogia Il Cimitero dei Libri Dimenticati, Zafón propone un altro romanzo in cui i libri, per un motivo o per un altro, portano alla dannazione.

Martín, infatti, cresce e diventa scrittore che pubblica i suoi scritti sotto uno pseudonimo. La condanna di Martín è proprio quella di votarsi anima e corpo ai suoi romanzi tanto da privarsi di amici e salute e del proprio nome. La dannazione continua e si accentua al primo tentativo di emergere proprio come David Martín, collezionando un fiasco clamoroso. Se la trama sin'ora era interessante, forse per l'astuto Zafón era appena sufficiente in quanto teneva in serbo una grossa carta da giocare. L'enigmatico editore francese Andreas Corelli propone a Martín di scrivere un testo sacro. Adesso chi mi conosce sa che le mie letture preferite sono i thriller ed ciò che è sacro, l'abinamento dei due generi vince quasi sempre a mani basse – motivo per il quale consiglio la lettura di Vaticanum. Il manoscritto segreto di Jose Rodrigues dos Santos (2011).
In questo caso Zafón vince la partita lasciandomi ancora a bocca aperta. Il primo romanzo mi ha catturato di più ed è quello che mi ha spinto a conoscere meglio l'autore. Non potevo pretendere, ma ci speravo, che anche questo fosse da 10 e lode.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    28 Novembre, 2016
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Il capolavoro di Zafon

E' il primo libro di questo autore che ho letto e parto col dire che dopo di questo sono andato a caccia dei suoi romanzi. In attesa di regalarmi per Natale l'ultimo suo, si spera, capolavoro.
Leggere il libro mi ha immedesimato sin dal principio al giovane Daniel Sempere che si ritrova per le mani il misterioso romanzo, L'ombra del vento, appupnto. Questa ricorsione mi ha incuriosito sin dalle prime pagine.

Diversamente da quanto si possa aspettare il romanzo non è intricato ma solo intrigante. Le indagini, che lo stesso Daniel intraprende, sono ben descritte e facili da seguire.
Nonostante la lettura del romanzo si scorrevole l'autore lo fregia di metafore e similitudini quasi ad ogni pagina gettando un velo di liricità all'intera lettura.

L'ombra del vento si apre nel 1945 a Barcellona sotto il regime di Franco. Da come l'autore descrive il regime si percepisce il suo orientamento politico.
Non appena si inizia a leggere, si percepisce una forte sensazione di oscurità, di un tempo in cui la vita e le cose sono difficili per il basso ceto.
Durante la lettura, ci si sente come se si stesse vagando per le strade fredde di Barcellona, con la sensazione che qualcosa salterà fuori da un momento all'altro. Si può sentire il nervosismo, l'umidità, la preoccupazione e l'angoscia.

Questo libro non è adatto solo ad appassionati del genere thriller ma contiene anche una storia d'amore, tra Julián Carax e Penélope che deve nascondersi nelle ombre di problemi molto più grandi, dando vita ad una storia tra le più cupe e tristi che abbia letto.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    25 Novembre, 2016
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Gli insoliti sospetti

Forse il miglior thriller che abbia letto quest'anno, sicuramente il più angosciante.

La trama è ben sviluppata e curata fino ai più piccoli particolari. Niente è a caso ed i colpi di scena sono studiati per essere efficaci ma credibili (spesso mi è accaduto di leggere romanzi con colpi di scena risolutori ma che non si reggevano in piedi). I personaggi sono vivi e le loro emozioni mi sono state trasmesse con violenza. Spesso dopo la fine di un capitolo mi fermavo col cuore palpitante per l'eccitazione. Angoscia e rabbia mi hanno accompagnato fino alla quasi conclusione del romanzo.

Mikel Santiago è stato padrone delle tensione ed ha giocato con me, come se io stesso fossi Bert, portandomi tra l'Inghilterra, la Francia e l'Italia azzerando le distanze d'un fiato.
Eppure è tutto così semplice sin dall'inizio. L'autore fa intuire subito chi sono i buoni e chi i cattivi, ma paradossalmente tutto diventa difficile, irragiungibile.

Ottimo lavoro.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    18 Novembre, 2016
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Chiaroscuro e tenebrismo

Da profano di storia dell'arte mi sto affezionando alla figura di Caravaggio, infatti è passato meno di un anno da quando ho letto "Il quadro segreto di Caravaggio" di Francesco Fioretti, che analizza molto bene Caravaggio dal punto di vista artistico.
La vita rocambolesca di Caravaggio si presta bene al genere thriller.

Il romanzo ha un buon ritmo ma non abbastanza veloce, infatti in alcuni punti alcuni dialoghi sembrano inutilmente ripetitivi e smorzano la regolarità della dinamica.
Gli omicidi sono un po' macabri com'è giusto che sia per gli amanti del genere.
Alex Connor è maestro nel nascondere gli indizi ed ogni tentativo di provare a risolvere il caso, prima che l'autore lo decida, è futile. E' sufficiente lasciarsi trasportare dalla lettura ed attendere il naturale avvicendarsi degli eventi.

Dal punto di vista dei contenuti non lo considererei proprio un thriller storico in quanto è quasi esclusivamente ambientato ai giorni nostri a meno di qualche riferimento sporadico a Caravaggio. Tra l'altro l'artista non è approfondito adeguatamente ne come ambientazione storica ne artistica.
Concordo con il dissidio comune ad accostare il romanzo al Codice da Vinci e Il nome della rosa. Ogni romanzo è a se e preferisco lasciare al marketing questo tipo di considerazioni.

In generale in ogni lettura, tra romanzo e lettore, si crea una certa alchimia che può rendere la lettura piacevole, meno piacevole e magica se l'autore riesce a scaraventarci nel suo mondo.

In questo caso non c'è stata alcuna magia.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    14 Novembre, 2016
Top 50 Opinionisti  -  

Colpo su colpo

Introduzione decisamente accattivante. Sin da subito l'autore spinge il lettore a domandarsi come Neal abbia potuto innamorarsi subito della ragazza cinese e se riuscirà nel suo compito di riportare in patria il marito. Nonostante il genere rosa non sia il mio preferito, questo dettaglio amoroso rende la storia più interessante. I primi capitoli procedono con un buon ritmo incalzante e la storia si delinea lasciando alcune lacune misteriose.
C'è qualcosa però che mi indispettisce nei primi colpi di scena. Credo che sia proprio il genere "spionaggio" che consente all'autore di buttar giù tutte le deduzioni, che nel frattempo mi ero costruito nella mia mente, con una grossa menzogna. Dove ci sono le spie ci sono bugie e menzogne che spesso mettono in discussione tutto quello che accade rendendo i colpi di scena del tutto inattesi ma secondo me discutibili.
Questo genere narrativo un po' mi disturba e purtroppo fino all'ultimo si procede in questo modo.

In generale il romanzo non è male ma non mi ha entusiasmato come immaginavo.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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4.8
Stile 
 
5.0
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    09 Novembre, 2016
Top 50 Opinionisti  -  

Tra la vita e la morte

Non avevo letto nulla di Peter James e sono contento di aver cominciato dal primo romanzo della serie "Roy Grace".
Il romanzo mi è sembrato ben strutturato con la trama molto originale e sviluppata con dovizia.
L'ansia che l'autore crea aumenta pagina dopo pagina. La sensazione è proprio quella che Michael, protagonista suo malgrado di un macabro scherzo, prova rinchiuso nella bara.
Procedere con una lettura veloce è quasi una necessità, come se la vita del protagonista dipendesse da questo.

Il finale non è scontato ma in generale avrei fosse diverso. Ho avuto la sensazione che l'autore volesse concludere velocemente. Nonostante questo considero questo un ottimo romanzo che mi ha provocato forti e piacevoli sensazioni.

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Religione e spiritualità
 
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4.2
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    03 Novembre, 2016
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Credo quindi Sono

Come al solito i libri di Odifreddi sono o bianchi o neri. Inevitabilmente anche questo libro o si odia o si apprezza.
Al di la della simpatia o antipatia personale che si può nutrire per Piergiorgio Odifreddi, non si può riconoscere il suo ruolo importante di saggista logico/matematico. Fa parte dell'UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) come Margherita Hack e Danilo Mainardi. Come ateo e come logico ha analizzato il Vecchio e il Nuovo Testamento dal punto di vista scientifico, mostrando le falle e le incongruenze che essi mostrano. Questi vuoti e queste incongruenze hanno ispirato non solo saggisti ma anche scrittori di vario genere letterario.

Anch'io sono ateo (anche se capisco la necessità dell'uomo di Credere) ma non nego che se fossi stato Cattolico mi sarei risentito, non tanto per le argomentazioni in quanto tali che ormai sono molte ai più, ma per il tono espresso – come per esempio l'etimologia comune tra la parola "cretini" e "cristiani"-. Detto questo continuo ad apprezzare I lavori di Odifreddi che seguo da quando leggevo le sue belle biografie sui personaggi a cui sono affezionato (come Von Neumann).

Naturalmente la risposta dei Cattolici non si è fatta aspettare.
Per I curiosi suggerisco l'articolo del Timone (quotidiano Cattolico) del 2007 n°63.
Per gli amanti dei romanzi storici, invece, suggerisco "Il manoscritto segreto - Vaticanum" di Jose Rodrigues dos Santos del 2011.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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1.8
Stile 
 
2.0
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1.0
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    26 Ottobre, 2016
Top 50 Opinionisti  -  

Thriller slow motion

Romanzo molto interessante dal punto di vista dell'idea ma non su come è stata sviluppata la trama.
Sono d'accordo con @Pelizzari sull'esubero di personaggi che si intrecciano in maniera disordinata.

Lo stile mi ha un po' spiazzato. Tutti i personaggi sono ben caratterizzati ma il ritmo è molto lento. Se questo da un lato mi ha dato la sensazione di partecipare attivamente alla risoluzione del caso, di contro il ritmo diventa talmente blando da desiderare la conclusione del libro poco dopo la metà.

Sicuramente non ho trovato sin da subito affinità con il suo stile, un vero peccato perché di solito gli autori scandinavi (cito Jo Nesbø e Camilla Läckberg) offrono tra le mie letture preferite.

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Romanzi
 
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2.8
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3.0
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    26 Ottobre, 2016
Top 50 Opinionisti  -  

Cannibali Sessuali

La parte iniziale del romanzo è molto ricco di introspezione ma c'è un abuso di metafore che spesso sfociano in vere e proprie disquisizioni filosofiche di cui non si sentiva bisogno. Successivamente l'autore prende un buon ritmo che resta tale fino alla fine del romanzo. Inizialmente ho avuto una forte sensazione di dejavu poiché ho letto per prima Gli occhi del buio – sempre con Smoky ma più recente rispetto al L'Ombra– e la presentazione dei personaggi principali è davvero molto simile. Questa caratteristica non mi ha disturbato poiché può essere l'incipit con il quale cominciano le avventure di Smoky. Quello che non ho apprezzato è che anche in questo caso è il serial killer a chiedere esplicitamente che sia proprio Smoky ad occuparsi del caso.

Sostanzialmente un buon thriller, crudo tanto quanto basta ad avermi fatto sentire a disagio in alcune immagini particolarmente cruente. Tutti i personaggi sono ben caratterizzati. Forse anche troppo poiché, se questo romanzo ha un grosso difetto, è proprio che il "cattivo" si intuisce prima della metà del libro. Almeno l'autore è molto bravo a portarci alla conclusione in modo convincente. Il personaggio principale, Smoky, parte come stereotipo del poliziotto perfetto ma che ha subito un grosso trauma dovuto ad un suo errore. Questo rende il tutto più umano quindi più drammatico.

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Romanzi storici
 
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4.0
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    07 Ottobre, 2016
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Tirone libero

Ultimo della trilogia su Cicerone, Dictator rappresenta il culmine dei 12 anni di studi che Harris ha dovuto compiere per l'intera trilogia. Come nei romanzi precedenti è sin dall'inizio l'autore mette in chiaro la finzione del romanzo dove le fonti storiche non sono esaurienti. Tuttavia la bravuta dell'autore sta nell'assottigliare il confine proprio tra storia e finzione. Tre anni dal primo al secondo romanzo, sei tra il secondo e quest'uiltmo. E' evidente la stanchezza dell'autore che in alcuni punti affronta gli argomenti in modo molto frettoloso. Naturalmente una trattazione storica ancora più appronfondita avrebbe meritato una eptalogia, ma forse non era questa l'intenzione di Harris.

Come nei precedenti, è Tirone ad accompagnarci in questa biografia. Come Virgilio accompagnò Dante nell'Inferno e nel purgatorio, anch'egli ci accompagna attraverso le vicende che lo vedono prima schiavo - di Cicerone – poi libero.

Ho preferito i precedenti poiché mi hanno appassionato molto le sue battaglie in tribunale contro Verre (Imperium) e Catilina (Conspirata). In quest'ultimo un Cicerone sempre meno combattivo lascia spazio alla sua parte più filosofa che darà sfogo agli scritti di retorica che ormai sono curioso di leggere (o almeno a provarci).

Un degno finale di una trilogia che mi ha appassionato molto. Ho riscoperto il piacere di un periodo storico emozionante reso terrificante della verifiche ed interrogazioni dei professori di turno; per questo motivo eleggo Robert Harris come migliore professore di storia.

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Fantasy
 
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3.3
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    03 Ottobre, 2016
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Harry Potter 8. La fine?

Ho letto opinioni molto negative in rete, non sono in questa sede. Tanti lettori hanno pensato che fosse un romanzo rimanendo delusi dal fatto che il libro contenesse la sceneggiatura. Quando ho saputo dell'uscita del nuovo libro su Harry Potter mi era sembrato chiaro che la formula di pubblicazione sarebbe stata proprio quella della sceneggiatura teatrale, quindi non ho avuto alcuna brutta sorpresa nel leggerlo. Per chi come me ha letto altre opere teatrali non potrà che apprezzare il tentativo che gli autori hanno fatto per avvicinare il pubblico ad un genere – il teatro – forse ai più sconosciuto. C'è d'aggiungere che questa formula consente una lettura più veloce che si conclude in un pomeriggio.

Parlando della trama cercherò di non fare spoiler, tuttavia risulta difficile parlarne senza accennare, anche superficialmente, al contenuto.

Naturalmente è fortemente consigliato la lettura dei romanzi precedenti (o almeno la visione dei film) poiché molti personaggi sono poco caratterizzati e tante vicende sono considerate implicite.

Il romanzo non propone delle nuove storie, questo potrebbe implicare una nuova serie ex-novo che potrebbe trasformare il romanzo in una serie infinita – immaginiamo per esempio se dovesse in futuro uscire un racconto sulle fantomatiche vicende del figlio di Albus Severus e via dicendo nei secoli. Piuttosto mi sembra che la storia sia una specie di omaggio ai trascorsi, aggiungendo un "What if" molto interessante che probabilmente potrebbe essere ulteriormente sviluppato.

In breve sono soddisfatto della libro che, anche se non necessario, aggiunge pepe ad una storia che sembrava conclusa.

Sono d'accordo con piero70 che sarebbe bello un prequel (un po' meno sullo spinoff). Chi non vorrebbe leggere le vicende di Salazar Serpeverde?

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Consigliato a chi ha letto...
Solo agli amanti della serie
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Gialli, Thriller, Horror
 
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3.0
Stile 
 
3.0
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    30 Settembre, 2016
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Un angelo di nome Juan

Come spesso accade provo sentimenti contrastanti per questo romanzo. La parte iniziale, basata soprattutto sulle elucubrazioni mentali di Smoky Barrett mi ha attratto molto. Queste infatti emergono più in primo piano rispetto alla trama che funge da sfondo. I personaggi sono ben studiati e l'interesse cresce fino a creare, forse troppe, aspettative.
La parte centrale è altalenante. Sono dell'opinione che è possibile scrivere una trama intrigante senza che questa sia necessariamente intricata. Sicuramente non è facile tenere in ballo tanti episodi ma troppi personaggi con troppe brevi storie che si intersecano non mi hanno dato alcun valore aggiunto ma hanno fatto scemare l'interesse per una lettura che perdeva man mano di ritmo. Tuttavia c'è un rilancio nel finale dove l'ordito si dipana e giunge ad una conclusione piacevole.

Voto medio dovuto anche ad un'idea iniziale che non mi ha molto stupito.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    23 Settembre, 2016
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Sangue di innocenti

Un rapimento di una ragazza adolescente sconvolge un piccolo centro comasco leghista. La grettezza dei cittadini li spinge a dividere le famiglie "bene" - ricche e settentrionali – da tutte le altre – povere e meridionali.
A seguire le indagini da un lato troviamo una task di polizia e carabinieri, dall'altra due ragazzi adolescenti esperti del posto. La storia ci riporta in un ambiente in cui le lucide scarpe dei ricchi, camminano nel torbido delle loro orrende azioni. I due ragazzi, amici da sempre, diventano rivali di un amore acerbo e sconosciuto e si avvicinano a una realtà che non dovrebbe neanche esistere nei loro incubi più bui.

Antonio Invernici ci presenta un romanzo che di per se non ha un'idea iniziale convincente. Il rapimento infatti è un tema trito e ritrito. Nel leggere il romanzo mi sono reso conto che l'autore non ne ha avuto bisogno. Lo stile mi ha travolto sin da subito portandomi dalle vette alte del romanticismo fino agli abissi più imperscrutabili della violenza. L'autore infatti non si risparmia i particolari più macabri ed agghiaccianti che tanto piacciono ai noi lettori di thriller. Non sono presenti grossi colpi di scena, tuttavia Invernici mostra le sue carte pian piano come un abile giocatore di poker tenendo costante la tensione.

Ottimo lavoro di un autore a me inedito.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    19 Settembre, 2016
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Vendetta dal passato

Sempre più spesso preferisco romanzi thriller con personaggi femminili come protagoniste. Un bravo autore riesce a tirar fuori un mix di debolezza, tenacia, intelligenza ed emotività che negli stereotipi maschili spesso manca.
Secondo me Gruber ha fatto un ottimo lavoro, affidando a Sabine Nemez un caso irrisolvibile ai più. Anche gli altri personaggi sono ben caratterizzati, Maarten Sneijder – mentore di Sabine - è un personaggio straordinario con il suo pessimo carattere ma l'intuito degno dei più noti detective a cui Doyle e Christie ci hanno abituato.

L'autore, nelle descrizioni medico legali ricorda molto Patricia Cornwell, infatti Gruber è in grado di spiegare in maniera semplice e dettagliata i passaggi medici altrimenti incomprensibili soffermandosi però sui dettagli più cruenti che piacciono tanto a noi lettori di thriller.
Ho notato che un po' tutte le recensioni rimarchino i tatuaggi tratti dall’Inferno di Dante sulla schiena delle bambine, purtroppo i riferimenti a Dante rimangono tutto sommato superficiali.
Sinceramente è il primo romanzo che leggo di Andreas Gruber e sono molto soddisfatto. La trama è spesso la cosa più complicata, anche un buon autore che sa scrivere bene può rischiare di cadere in un tema già visto. In questo caso è proprio la trama che mi ha stupito, l'intreccio originale e per niente banale che pian piano si dipana diventando ovvio e scioccante.

D'altronde quando il mio mito Sebastian Fitzek scrive "Lo stile è veloce, la trama avvincente e piena di colpi di scena imprevedibili" penso che non ci sia nulla da aggiungere.

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Donato Carrisi, Jeffery Deaver, Kathy Reichs, Sebastian Fitzek, Patricia Cornwell
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Fantasy
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    09 Settembre, 2016
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Un romanzo Speciale

Questa seconda avventura comincia esattamente dove è finita la precedente. Non solo per questo, è fortemente consigliata la lettura del primo libro che introduce i tutti personaggi maggiori.
A differenza del primo, in cui metà del libro era dedicato ad introdurre la storia e tutti i personaggi, questo secondo volume è pura azione.
La lettura scorre incredibilmente. Ogni frase ed ogni dettaglio rendono vivo questo romanzo che non perde mai di ritmo. Un perfetto mix di azione, umorismo, horror, e anche il romanticismo facendo si che il lettore abbia solo guadagnare nella lettura.

Le fotografie in Hollow City sono altrettanto bizzarri e stravaganti come quelle nel primo libro. Ognuna di queste sembra raccontare una storia a sé stante e fornisce un inquietante senso di fisicità al romanzo e fa si che l'esperienza sia straordinaria. Hollow City è incredibilmente veloce, con una storia interessante che i fan della signora Peregrine assolutamente ameranno. Con abbondanza di colpi di scena inaspettati, Hollow City è francamente uno dei migliori sequel che ho letto fino ad oggi e supera il suo predecessore.

Chissà se Ransom Riggs, questo scrittore Speciale, sta pensando di scrivere il libro di fiabe sui bambini speciali come la Rowling ha scritto "Le fiabe di Beda il Bardo".

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Gialli, Thriller, Horror
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    31 Agosto, 2016
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Dispensa di stora dell'econimia

In passato ho letto dello stesso autore "Il codice 632" e "Vaticanum. Il manoscritto segreto".
In entrambi i casi ho apprezzato molto lo stile che intreccia storia e romanzo giallo, intreccio che è migliorato nel tempo – reputo Vaticanum migliore del Codice 632. Lo stesso non può essere detto per "Il tribunale degli Eretici".
Nonostante sia molto attuale ed interessante, il lato storico-economico e troppo abbondante e poco si amalgama al giallo. Addirittura si potrebbero estrapolare due libri, un thriller appena interessante ed una dispensa di divulgazione di economia.
Non sono molto afferrato sull'argomento e l'ho trovato molto istruttivo. Senza dubbio la formula del dialogo – botta e risposta – aiuta meglio a capire il contesto e le cause che hanno portato al controllo economico dell'Occidente.

Lo stile adottato, con le continue e prolisse interruzioni del giallo, mi riempie di opinioni contrastanti rendendo molto difficile - e contraddittorio - il mio giudizio finale.

Potrei concludere sconsigliandolo gli amanti del giallo nel senso più puro del termine ma consiglio la lettura per chi vuole avere un'infarinatura (ed un'opinione) su come è crollata l'economia partendo dal 1920 fino ad oggi.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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2.5
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    19 Agosto, 2016
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Exploit Internet of Things

Romanzo dall'inizio molto interessante. La trama delle due indagini che s'incrociano non è una novità ma è sempre intrigante. Lo sviluppo della storia non mi ha convinto molto. All'inizio ho sperato che la trama si sviluppasse sulla tragedia vissuta da Amelia Sachs nel tentativo di salvare la prima vittima dell'omicidio, invece la storia ha preso un'altra piega. Ottima la caratterizzazione del serial killer e pregevole l'idea che le vittime fossero causate da un killer fanatico della tecnologia. A differenza dei noti romanzi di Asimov, in questo caso le macchine sono solo il mezzo, ma è interessante vedere come gli exploit e Internet delle cose siano ben argomentati.
Tuttavia, la parte dell'indagine è molto statica. In parte dovuto all'elencazione dei cavilli burocratici che spiegano a chi e come appellarsi a fronte di un danno dovuto a un malfunzionamento, ma in generale, dopo una partenza eccitante e piena di azione, tutto è arricchito da troppe sotto trame che raffreddano la lettura. Ho avuto la sensazione che Jeffery Deaver, che stimo moltissimo, abbia perso di colpo la verve per ritrovarla solo nel finale.
Per fortuna l'esperienza dell'autore ci consente di godere del romanzo senza aver letto gli altri della serie Lincoln Rhyme, poiché il rapporto tra i due protagonisti è ben tratteggiato ma il giudizio totale per me non è sufficiente.

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Fantasy
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    11 Agosto, 2016
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E' se fosse tutto nella nostra mente?

Quando ho visto in TV la pubblicità sull'ultimo lavoro del visionario Tim Burton, non ho potuto fare a meno di leggere il romanzo (mai vedere prima il film e dopo leggere il libro).

Lo stile mi ha catturato sin da subito. La trama e scorrevole e accattivante. I colpi di scena ben misurati. Queste genere fantasy si avvicina più al romanzo nero inteso come gotico. L'autore infatti non si esime dal descrivere case diroccate, sotterranei, ambienti cupi e tenebrosi e non manca una certa unione fra storia d'amore e di terrore. Il tutto accompagnato da immagini inquietanti che credo siano state proprio la fonte di ispirazione del romanzo. Propriamente non è un romanzo adatto a chi apprezza più il fantasy dei primi "Harry Potter".

La prima metà del romanzo è sicuramente la parte più piacevole, i personaggi da scoprire sono molto interessanti e la storia si delinea man mano lasciando assaporare il gusto dell'ignoto. Nella seconda metà del romanzo i giochi sono fatti, pochi dettagli da aggiungere e solo azione fino alla fine.

Naturalmente, non faccio spoiler nel dirlo poiché i tre romanzi della serie hanno già un paio d'anni, per sapere coma va a finire dovrò leggere i successivi episodi.

Sono un po' di anni che vanno di moda i romanzi in cui sono presenti due realtà parallele tra persone normali e diverse, tuttavia, questo mi ha toccato particolarmente proprio perché gli "speciali" sono bambini, anche se la genialità dell'autore li rende a suo modo dei vecchi. Questo profondo messaggio sulle diversità è suggerito, dall'autore stesso, dall'ambientazione storica. Se solo pensiamo ai nazzisti e gli ebrei rietti, ma il concetto può essere esteso alle lotte razziali di Martin Luther King (anche se i ragazzi si difendono più come Malcolm X) e purtroppo a tanti altri esempi e a tante altre epoche.

Sicuramente consigliato a chi ama la lettura in genere.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    08 Agosto, 2016
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Assenzio alla Francese

Al brillante tossicologo Caleb Maddox viene proposto, dal suo amico capo medico legale di San Francisco Henry Newcomb, di esaminare un corpo che è stato ripescato dalla baia. Henry è preoccupato perché nel suo laboratorio manca qualcosa e da li a poco ci saranno altri sei annegamenti e vuole che Caleb dia un'occhiata.
Caleb accoglie questa distrazione. Ha appena rotto con la sua ragazza Bridget infatti Caleb è introdotto nella scena un po' ammaccato e sanguinante sulla fronte dopo una lite. Lui sa che ha bisogno di andare avanti con il suo lavoro dove studia gli effetti fisiologici del dolore e i marcatori chimici che l'organismo rilascia dietro di se. Occupandosi della richiesta di Henry, fa una scoperta sconvolgente. Prima che l'uomo morisse ha attraversato una fase di dolore più acuta di quanto un essere umano possa sopportare. Tre ore, forse di più, di totale e insopportabile agonia.
Caleb viene a sapere che l'uomo è stato visto l'ultima volta al bar, dove egli stesso stava bevendo, dopo la fuga dalla casa che divideva con Bridget. Il bar è lo stesso dove incontra una donna, Emmeline, che guarda "come se fosse uscita da un film muto". Caleb diventa ossessionato da lei e dopo quella notte la cerca in ogni bar della città.

Gli omicidi non sono l'unico mistero da risolvere. Qual è stata la causa della lite tra Caleb e la sua ragazza? Chi è esattamente Emmeline, e perché Caleb è immediatamente così determinato a trovarla?

Ci sono tutte le premesse per un bel thriller noir in stile anni quaranta. Jonathan Moore, l'autore, offre un piacevole contrasto tra il paesaggio onirico della città di notte da un lato e le raccapriccianti scene dei corpi ripescati dopo giorni dall'altro.
L'atmosfera cupa ci accompagna per le fredde e nebbiose strade di San Francisco in una sorta di trance alimentata da alcol.
Gli omicidi sembrano coinvolgere veleni e prodotti chimici. Qui si nota la ricerca approfondita che ha condotto Moore, che sembra essersi soffermato maggiormente sugli aspetti tecnici approfondendo poco, forse volutamente, il personaggio principale.

Il torpore che avvolge il lettore, forse dovuto all'assenzio di cui il personaggio principale abusa, rende bene l'idea dello stato d'animo di Caleb e fino alla fine, ho nutrito forti dubbi sul finale apparentemente scontato.

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Romanzi
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    04 Agosto, 2016
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Giovanni 20, 17

Andrea Camilleri in questo racconto (romanzo sarebbe dir troppo) mi ha davvero stupito.

Tutto è basato sul dialogo, sul discorso diretto. Se si escludono le lettere, anch'esse dirette, non esiste una narrazione di base. Eppure alla fine del racconto non sembra mancare nulla, la bravura dell'autore e la magia della lettura riempiono i vuoti in maniera naturale poiché è il lettore stesso il collante. Quanti autori, oltre Camilleri, avrebbero osato tanto? Questo lo considero il punto di forza per un racconto la cui trama non è proprio accattivante.

La figura di Laura, con le sue debolezze e le sue crisi, è ben decritta. Su diversi altri siti ho letto recensioni di donne che la rappresentavano con un carattere "sensibile" e "particolare". Diciamo che man mano che leggevo le lettere dei suoi amanti, mi venivano in mente ben altre (e censurabili) parole, in questa sede mi limiterò a dire che è una donna molto complicata.

Il commissario Maurizi, personificazione meno irruente di Montalbano, ha trovato subito la mia simpatia per la discrezione e l'eleganza con cui conduce l'indagine fatta sostanzialmente attraverso il puro accostamento di conversazioni e lettere, portando l'indagine più verso la persona, che su un delitto vero e proprio. Il finale è un po' scontato o meglio si delinea man mano senza colpi di scena. Forse in questo caso non è un grande difetto per chi, come me, crede che l'importante non è la destinazione ma il viaggio.

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Racconti
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    02 Agosto, 2016
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SI odia o si ama

Cinque racconti brevi che non pretendono di essere dei gialli in piena regola ma che presentano brevemente il commissario - pardon, vicequestore - Schiavone in alcune delle innumerevoli sfaccettature. Tuttavia Manzini non tralascia nulla, ogni racconto è ben studiato anche se lontano da essere definito noir. Potrei dire che è un'ottima lettura estiva, poco impegnativa che consente di avvicinarsi al genere giallo senza immergersi immediatamente in intrighi e rompicapo irrisolvibili.

Il personaggio è eccentrico, si odia o si ama. Forse Manzini l'ha disegnato pieno di debolezze, troppo umano e troppo vicino alla realtà per poter essere apprezzato da tutti. Arrogante, scontroso, non è un esempio di onestà e correttezza ma risolve le proprie indagini con sottili osservazioni e pronto a chiudere un occhio se il furfante di turno è solo un povero disgraziato.

D'altronde come ha dichiarato lo stesso autore in un'intervista
"Io non volevo avvicinare Rocco alla gente, Rocco non è un esempio di tutore dell’ordine, semplicemente volevo raccontare un uomo con un passato quasi-criminale entrato in polizia, con delle zone oscure della sua vita e del suo carattere, un tutore dell’ordine sui generis che però conserva un cuore e un’umanità a volte sorprendente e commovente"

L'ambientazione romana, infine, dona sempre un fascino in più.

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Alessia Gazzola - Una lunga estate crudele
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... e perché no, i romanzi di Gianrico Carofiglio
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Romanzi
 
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    29 Luglio, 2016
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Alla ricerca della felicità

Pascale è alla ricerca della felicità. Non è un'ossessione ma bensì una riflessione che si concede di tanto in tanto. Il romanzo racconta curiose vicende di lui e della sua compagnia di amici, ognuno a modo loro di successo ma ognuno sicuramente non completamente felice. Ad ogni evento l'autore si concede un'osservazione filosofica e nonostante "non amo i libri che pensano di essere più intelligenti di me" (Cit. Marvel), ho apprezzato molto la naturalezza con la quale gli argomenti vengono trattati. Che sia ben chiaro, non sono vere e proprie disquisizioni filosofiche ma una spolverata di idee, di nozioni, di considerazioni estemporanee che accompagnano le vicende, dapprima sobrie e divertenti, fino a concludersi con vicende cupe e drammatiche.

Forse è proprio questo che mi è piaciuto di più, il contrasto tra la gli eventi narrativi che peggiorano man mano che la ricerca verso la felicità procede.

C'è una parte che non mi è ben chiara "Quando siamo messi di fronte a un bivio ci chiediamo, a seconda delle convenienze, se è meglio essere deontologici o consequenzialisti". Ora mi domando, ma se ce lo chiediamo, non siamo già consequenzialisti?

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Romanzi storici
 
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3.0
cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    26 Luglio, 2016
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Maggiore ritmo ma non basta

Fino a metà racconto ho pensato ad una delusione poiché non aggiungeva nulla nella storia, negli intrighi sostanzialmente era un po' piatto. Per fortuna si tratta solo di partenza lenta perché da metà libro il ritmo migliora di molto e la storia diventa un po' più eccitante.

La narrazione in generale è molto semplice e per niente impegnativa, questo non è di mio gradimento però sono sicuro che può essere un'ottima lettura per ragazzi appassionati del periodo egizio.

Setna emerge come personaggio, è più maturo e più diciso. Sekhet dimostra il solito carattere forte, non è una grande novità. Il personaggio migliore resta per me il Vecchio con il suo cane ed il suo asino, sono un terzetto imprevedibile e piacevole.

Non so se leggerò anche il quarto volume perché sinceramente tutti e quattro potrebbero essere racchiusi massimo in due volumi, non di più. Infatti come gli altri lascia l'amaro in bocca di un romanzo che non finisce in attesa del prossimo volume.

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Romanzi storici
 
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2.8
Stile 
 
3.0
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2.0
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    21 Luglio, 2016
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Cospirazioni fra le piramidi

Primo di una serie di quattro libri. Potrebbero scriverne una infinità di romanzi poiché Ramesse II sembra che abbia avuto un centinaio di figli. Questo romanzo potrei dire che è solo introduttivo ed è difficile da giudicare. Essendo molto breve da un accenno a quella che sarà la trama che si intravede solo verso la fine. Un po' di avventura, una breve storia d'amore fanno da cornice a questo episodio in cui fa capolino stregoneria e malefici del Nuovo Regno. Adoro l'ambientazione egiziana e nonostante la trama fin'ora blanda, il romanzo offre una lettura piacevole e poco impegnativa.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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2.8
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2.0
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3.0
cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    14 Luglio, 2016
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Un romanzo a metà

Su internet ho letto le pubblicità promozionali che descrivevano il romanzo come "Avvincente come Jo Nesbø ed emozionante come Camilla Läckberg". Per puro caso sono due dei miei autori preferiti per questo genere.
A mio parere il paragone è molto azzardato perché Eric Rickstad è ben lontano dallo stile narrativo dei due. Tuttavia la trama è originale e intrigante ma lo stile un po' lento e macchinoso non mi ha coinvolto del tutto. Mi è piaciuta la particolare attenzione che l'autore ha avuto nei confronti di Frank Rath, personaggio principale, poiché è stato ben caratterizzato e va oltre lo stereotipo dell'investigatore dal fisico perfetto, anzi lui, spesso afflitto da dolori ai quali ripensa di tanto in tanto, e tutto ciò mi è sembrato molto realistico. C'è da dire che il passato tormentato di Frank, che ritorna a galla e i colpi di scena molto forzati, sono un film già visto – anzi un libro già letto – mi ha dato l'idea che l'autore non abbia trovato nulla di più originale.
Questi contrasti dati da una buona idea principale e uno stile incerto fanno perdere quel pathos che ci si aspetta in questi romanzi.

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Gialli, Thriller, Horror
 
Voto medio 
 
3.0
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3.0
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    04 Luglio, 2016
Top 50 Opinionisti  -  

La donna perfetta

Questo romanzo mi ha suscitato dei sentimenti un po' altalenanti per questo motivo preferisco esprimere un opinione per argomento.

PERSONAGGI
I personaggi, anche quelli minori, sono tutti ben delineati.
Se li ripercorro trovo Bianca, pubblico ministero che cerca di conciliare il lavoro con la famiglia. Le responsabilità e i ritmi che il lavoro comporta – spesso a causa di una società maschilista che le lascia poco spazio - non le consentono di occuparsi del marito e del figlio che, per giorni interi, deve stare dai nonni al mare a Ostia. Accade inoltre che lei omette di dire al marito, che per un paio di giorni starà in ferie poiché preferisce stare per conto proprio a riordinare le idee.
Dall'altra parte abbiamo il marito, psicologo e consulente matrimoniale che non si accorge che proprio la relazione con la moglie è sempre più precaria. Certo non è facile vedere i propri panni sporchi con lo stesso distacco che ogni professionista ha al lavoro, ma sembra che Nanni faccia tutto per peggiorare la situazione, proprio lui che vive di omissioni e bugie.
Vi chiederete perché questo accanimento nei confronti del personaggio maschile visto che anche la moglie è ben distante dalla perfezione. Dov'è allora la perfezione della donna? La perfezione sta proprio nel provare a essere perfetta, nel cercare di portare avanti un lavoro difficile consapevole che ogni sera passata in questura è una cena in meno preparata al figlio. È perfetta perché ne soffre e fa di tutto affinché questi episodi siano il minor numero possibile. Mi domando se una donna perfetta possa essere anche una moglie perfetta con un marito così.
Un altro personaggio femminile importante è Nicole. Lei subisce abusi psicologi e fisici dal marito, stimato professore universitario - Victor Bonocore -, che la obbliga a pratiche sessuali denigranti. Nonostante tutto c'è della forza in questa donna che ogni giorno butta giù tanti bocconi amari.

TRAMA
La lettura scorrevole e mai noiosa. La trama però è molto sbilanciata. Normalmente in un giallo ci sia aspetta che, previa un'introduzione dei personaggi, ci sia il fatto centrale che man mano viene sviluppato. Nel romanzo per la prima metà del libro non si capisce dove Costantini voglia andare a parare. Solo verso la metà si capisce dov'è il giallo e da quel momento prende un ritmo troppo precipitoso. Mi ha dato la sensazioni che le due parti siano state sviluppate separatamente e poi forzatamente collegate.

NARRAZIONE
La narrazione è spesso in prima persona man mano che si passa da un personaggio all'altro ma ogni tanto passa in terza persona come voce fuori campo e questo secondo me si armonizza poco con tutto il resto.

MORALE
L'autore ci pone di fronte ad un problema morale. È meglio rispondere alla violenza con la violenza o è più facile ricorrere alle autorità? Ma è poi così facile esporre le proprie debolezze?

CONSIDERAZIONI FUORI CONTESTO
Non so se questo luogo è il più adatto per alcune considerazioni personali che esulano dal romanzo di per se, ma ritengo che i libri, come tutte le donne d'arte, siano una rappresentazione dalla nostra società. Purtroppo lo sono solo per la parte migliore. Proprio mentre leggevo degli abusi di cui Nicole era vittima, sono inorridito nel vedere le notizie di violenze e femminicidi che purtroppo sempre più spesso affollano i TG. Colpa di uomini che appartengono alla parte meno nobile della società. Uomini con un ego più grosso del proprio cervello e che non li rende affatto peggiori delle donne, come si potrebbe pensare, ma li pone su un livello talmente inferiore a da potergli affatto considerare esseri umani e quindi ad essere paragonati.
Quello che vorrei fare e solo dedicare questo libro, inteso come forma d'arte, a tutte le donne.

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Gialli, Thriller, Horror
 
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4.0
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cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    27 Giugno, 2016
Top 50 Opinionisti  -  

Il silenzio dei colpevoli

Enrico Mancini, commissario, profiler specializzato a Quantico in Virginia in crimini seriali nel suo passato è stato spettatore di un killer invisibile e spietato che pone fine alla sua vita coniugale ammazzando la moglie. Da quel momento non riesce più a posare lo sguardo sui corpi delle vittime.
Una donna viene ritrovata cadavere nei pressi del colonnato della basilica di San Paolo.
Il caso viene affidato al commissario Mancini ma per la prima volta decide di rifiutare un’indagine ma che è costretto a portare avanti.

Una serie di efferati omicidi, dislocati nelle zone periferiche di Roma (come il Gazometro e il Mattatoio) mette in subbuglio una capitale dark come mai si è vista finora. L'autore infatti coglie le ombre che gli storici monumenti proiettano distanti anni luce da come noi turisti, io per primo, siamo abituati a vedere.

È un thriller molto duro, senza mezzi termini che mi ha lasciato l'amaro in bocca. Solo in alcuni punti centrali la lettura è un po' impastata e fatica a scorrere, per il resto ho trovato l'opera di Zilahy Mirko pregevole. Nel finale, il numero di vittime e la colpa che il killer attribuisce loro mi ha fatto credere che l'autore volesse concludere il romanzo allo stesso modo di un noto film (che non cito per non fare spoiler) ma per fortuna il finale è ben diverso.

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