Opinione scritta da Emilio Berra TO

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    06 Marzo, 2022
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"Inabili alla morte"

La Cripta dei Cappuccini, a Vienna, è il luogo di sepoltura dei sovrani asburgici. Il titolo del libro quindi risulta fortemente emblematico. Siamo introdotti infatti nella Vienna imperiale, ma all'apice della decadenza, con la sua 'gioventù bruciata', rampolli della società privilegiata di "scettica leggerezza" e "arrogante dissipazione", portatori inconsapevoli, per pigrizia, dell'imminente rovina.
L'Io-narrante è un Trotta imparentato con la famiglia dell'"eroe di Solferino" . Un romanzo dunque quasi in continuità di "La marcia di Radetzsky" dello stesso J. Roth.

"Era di moda allora, poco prima della grande guerra, una beffarda arroganza, una fatua professione di cosiddetto 'decadentismo' , di stanchezza immensa, mezzo simulata, e di noia senza motivo" . Gente insomma che ballava sul Titanic mentre affondava.. "La morte incrociava già le sue mani ossute sopra i calici dai quali" bevevano.
Erano giovani venuti su troppo viziati nella Vienna incessantemente nutrita dai paesi della Corona", e anche della guerra non sapevano nulla, così infarciti da quello che chiamavano 'senso dell'onore' col "fratello suo, il rischio".

Si tratta di un romanzo molto bello, una delle perle della letteratura mitteleuropea. Un libro di allarmante attualità, benché in un contesto assai diverso dal nostro.
Un percorso verso la consapevolezza ; triste risveglio in cui i reduci stessi si sentono "una generazione votata alla morte, che la morte aveva sdegnato" .


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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    27 Febbraio, 2022
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Il mito asburgico

Libro pubblicato nel '32, rientra sicuramente fra i capolavori della letteratura. Gioiello della narrativa mitteleuropea, possiamo definirlo testo-cardine sulla caduta del mito asburgico. Opera emblematica per il rispecchiamento delle sorti dell'Impero di Francesco Giuseppe in una famiglia particolare, nello spazio di tre generazioni.
Ai vecchi tempi, i concerti importanti cominciavano con la Marcia di Radetzky, presto diventata simbolo musicale di un'epoca gloriosa.

"I Trotta erano un casato di recente nobiltà. Il loro progenitore aveva ricevuto il titolo dopo la battaglia di Solferino. (...) Il destino l'aveva prescelto ad autore di un gesto straordinario".
Per i Trotta la via segnata divenne la carriera militare, cosicché il figlio dell'eroe di Solferino fa capire al proprio rampollo di non aver altra scelta per il futuro : "Tu sei il nipote dell'eroe di Solferino. Ricordatelo", tanto che in breve viene nominato sottotenente al decimo Ulani : "La gratitudine di Francesco Giuseppe aveva buona memoria e il suo favore lunghe braccia".

Il ragazzo non è affatto tagliato per quella vita: rientrare in caserma e sentirsi prigioniero diventano un tutt'uno. Il mito dell'eroe di Solferino intanto ingigantisce per il nipote : "Non senti anche tu come si viva dei morti?"; "Io vivo di mio nonno", dice il giovane Trotta.
Il mondo intanto pareva cambiare. Nell'esercito ancora non si percepiva "il roteare dei grandi mulini che già cominciavano a macinare la grande guerra". Ma il dilagare delle bevande alcoliche ad alta gradazione e il diffondersi del gioco d'azzardo nell'ambiente militare sono tristi segnali della mancanza di senso, sintomi della decadenza.
Solo l'Imperatore, sempre più vecchio e decrepito, pur consapevole del vuoto intorno, in bellissime pagine sembra recitare con formale dignità il proprio ruolo e tenere alto il senso del decoro.

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    07 Febbraio, 2022
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Utopie

Magnifico affresco di colori e arte in un confortevole angolo della rigogliosa campagna inglese tra la Belle Epoque e la fine della Grande Guerra.
Al centro, una famiglia piuttosto particolare di artisti e intellettuali della borghesia libertaria che ha scelto di vivere quasi 'fuori della Storia' , pur se immersa nella frequentazione di persone più o meno affini .
Olive, celebre scrittrice di fiabe, vive col marito, la propria sorella e i sette figli. Hanno le loro convinzioni "su come il mondo dovrebbe andare" e "apparivano come una di quelle famiglie aperte e piacevolmente complicate". Organizzano feste e spettacoli , musiche e danze. Vi convenivano amici anch'essi artisti e intellettuali, gente di idee anarchiche, donne propense all'emancipazione, idealisti di ogni sorta, "socialisti di porcellana", così chiamati da Dostoevskij per la loro concezione del socialismo utopico secondo "una piacevole e fragile veduta dipinta su una tazza da tè".

Per certi aspetti però "niente era ciò che sembrava" e alcuni figli "temevano di scoprire cose che preferivano non sapere".
Trascorrono gli anni, i bambini si avviano a diventare adulti, e alcuni segreti cominciano a svelarsi. Le utopie e le scelte di vita dei genitori quali ripercussioni avranno sul formarsi dei loro caratteri, sulla loro esistenza stessa ?
La Storia non si arresta, e incombono gli 'anni di piombo '.

Antonia Byatt, grande scrittrice autrice di questo capolavoro letterario, è anche una studiosa dei miti nordici ed evidentemente appassionata estimatrice dell'arte Liberty.
Le pagine del romanzo pertanto traboccano felicemente di colori ben assortiti, di sinuose figure dipinte su vasellame di pregio.
La scrittura è di sfolgorante bellezza.

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a chi ama la bellezza colorata
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    21 Gennaio, 2022
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Il passato davanti a sé

Il libro riporta una lunga intervista alla grande scrittrice francese nella riposante dimora sull'isola di Mount Desert, all'estremo nord della costa atlantica statunitense.
Marguerite Yourcenar è già una donna anziana di sterminata cultura e pacata saggezza, nel suo equilibrio interiore tra razionalità, componente emotiva e dimensione spirituale.

Libera da mode culturali e ideologie, conformismi e anticonformismi, è riuscita a essere se stessa al livello più alto. Afferma : "Ho sempre diffidato molto dell'attualità, in letteratura, in arte, nella vita. (...) Spesso non è che lo strato più superficiale delle cose".
Lei amava la profondità e guardava con interesse la Storia, il Passato: "Quando si ama la vita si ama il passato perché esso è il presente qual è sopravvissuto nella memoria umana".
Vuole rimanere in tutta umiltà coi piedi per terra: "Il contatto stretto col reale è qualcosa che mi sembra assolutamente essenziale, quasi misticamente essenziale". Ovviamente senza alcun cedimento al materialismo; anzi, dice: "La mia educazione religiosa si è fermata molto presto ma sono contenta di averla avuta, perché è una via di accesso all'invisibile, o al 'profondo' ".
La dimensione in cui vive è 'cosmica' : l'amore per ogni creatura conduce il suo impegno in ambito ecologico e alla difesa degli animali. Il bisogno di sentirsi in armonia con il Tutto la pervade.
Non ci sorprende sapere che per la propria celebrazione funebre abbia scelto, fra le letture, anche il Cantico delle Creature di San Francesco.

Un libro da leggere, rileggere, rileggere ...

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opere di M. Yourcenar
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    28 Novembre, 2021
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Tramonto in grande stile

Possiamo considerare "La casa grigia" di H. Bang quasi la continuazione del bellissimo "La casa bianca", o meglio un testo speculare a esso ; ambientato nella splendida dimora di campagna quest'ultimo, nell'abitazione di città l'altro.

Il celebre autore danese è l'astro del Decadentismo nordico.
Il Decadentismo di Bang si contraddistingue per la scrittura lieve, di una levità profonda; una scrittura di grande fascino e gradevolezza.
L'atmosfera dei suoi romanzi ricorda quella che spesso avvolge i personaggi di Cechov.
La rappresentazione della crisi, che ammanta la società facoltosa dell'epoca, è indagata da H. Bang in quella 'zona grigia' del non detto e del rimosso.
Qui i protagonisti parlano con squisita raffinatezza delle piccole banalità del quotidiano, quasi a voler sfuggire al senso di vuoto e di inesorabile decadenza che li pervade : "ogni tanto si parla per nascondere i pensieri" ; "parliamo di una cosa e pensiamo a un'altra".

Almeno parzialmente autobiografico, grande spazio è riservato ai nonni paterni, veri protagonisti di questa società al crepuscolo; anziani che paiono voler fermare il tempo, consapevoli in fondo dell'ormai estrema fragilità del loro mondo. La realtà onirica sembra talvolta l'ultimo rifugio : la vecchia signora, "quando dormiva, (...) si credeva sempre tornata ai balli di un tempo e danzava con gentiluomini che da anni erano morti" .
Eh sì, allora la percezione del tramonto veniva almeno vissuta con grande stile!

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letteratura nordica ; Decadentismo
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    15 Novembre, 2021
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Paul

Un libro della piena maturità dello scrittore.
E' la storia di un'amicizia maschile tra chi racconta e Paul, appunto il nipote del celebre filosofo Wittgenstein.
Un testo molto bello che, procedendo, coinvolge sempre più il lettore.
La musica appassiona entrambi. Una vena di follia li accomuna.

Paul passò da una grande ricchezza a una dignitosa povertà. Della propria famiglia, "aveva sempre detto che era una famiglia nemica dell'arte e dello spirito, e soffocata dai suoi stessi milioni". Lui e lo zio famoso erano pertanto guardati con imbarazzo.
Il narratore prova parecchia ammirazione per l'amico : "in tutta la mia vita non avevo mai conosciuto un essere umano che possedesse un'acuta capacità di osservazione o una più grande ricchezza intellettuale" .
"Quando sentivo che in me tutto era morto o quasi, una visita a Paul era sempre bastata per ridare vita (...) al mio pensiero musicale" . "L'unica differenza tra Paul e me è che Paul si è lasciato 'completamente' dominare dalla sua pazzia (...), io non mi sono mai lasciato dominare completamente dalla mia pazzia, peraltro non meno grande della sua" .

L'Io-narrante, con sguardo leale e impietoso soprattutto verso se stesso, continua a soffermarsi anche su di sé, con franchezza e senza autogiustificazioni; anzi rappresentandosi con inusuale severità.

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    17 Ottobre, 2021
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Una specie di incubo

Una donna ricorda "la storia dell'ultimo giorno in cui Lagos venne per l'ultima volta a trovarmi e mi spogliò di tutti i miei beni" .
E' da due decenni che non si vedono; ora lei ha 45 anni, lui oltre 50.
I due si amavano, ma finì che lui invece sposò la sorella.

Di quest'uomo emerge un ritratto assai inquietante : "una spiccata tendenza alle fantasticherie più strampalate, il bisogno (...) di snocciolare una frottola dopo l'altra"; "si rallegrava e si disprezzava sempre con il massimo impegno, ma in realtà non sentiva mai nulla" ; inoltre, un grande approfittatore, un teatrale pagliaccio, un incredibile truffatore. Un caso clinico?

Inspiegabilmente, "gli amori infelici non finiscono mai".
La scrittura è bella, ma questo è l'unico elemento positivo che vi ho trovato.
Marai è fra i miei autori preferiti, ma di questa lettura ho avvertito essenzialmente un senso di sgradevolezza.
La cupezza del ritmo da tragedia greca non raggiunge di quest'ultima l'emblema simbolico conferito dalla classicità.
Il progressivo scostarsi dalla realtà plausibile fa sì che la narrazione diventi sempre meno convincente. Personaggi e situazioni mi son parsi inverosimili e artificiosi.
A questo punto mi aspettavo il colpo di genio finale. Invece, niente.

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    05 Settembre, 2021
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La separazione

"In ogni grande separazione vi è un germe di follia" (Goethe).

Un libro particolarmente bello e interessante, un testo raro e di leggibilità sorprendente, anche tra le opere di Lalla Romano, le cui pagine giungono spesso a livelli d'eccellenza.
Piero, figlio della narratrice, e la moglie si separano. E c'è Emiliano, il bambino della coppia. "Lei è misteriosa. (...) Piero è segreto" . Il bambino "si era appoggiato al muro e mi era apparso desolato".
"Emiliano aveva intuito quello che stava per succedere" tra i genitori : "aveva preso la mano di entrambi e se le era premute sulla faccia". "Fu un gesto definitivo, e non sarà mai cancellato" .
Poi tornò allegro, ma una volta disse: " 'Non lo faccio più' . Dove l'aveva imparato? Mi sembrò che avesse perso l'innocenza" .
Sua madre "mi assicurò più volte che i loro scontri non avvenivano mai in presenza di Emiliano. (...) in loro l'amore per Emiliano era anche rispetto" .

Poi lei si stabilì in una villa nobiliare della sua famiglia, con un altro uomo, e col bambino.
I rapporti fra nonni e nipotino rimangono comunque abbastanza costanti e spesso sono fonte di stupore. "Il nonno spiega: -C'era la guerra civile- . E lui, molto serio: -La guerra può essere 'civile'?"

Nelle vicende raccontate c'è anche un delitto. La narratrice si chiede se le tragedie abbiano segni premonitori. In letteratura sì, ma si comprendono solo alla fine dell'opera. anche nella vita ce ne accorgiamo sempre 'dopo' .

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    29 Agosto, 2021
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Esserci

Breve romanzo di Lalla Romano, letto anche come propedeutico a "Inseparabile", libro quest'ultimo bellissimo.
I testi di Lalla Romano sono 'autobiografici', nel senso alto del termine :esperienze poeticamente rappresentate, come 'specchio' di risonanze che potenzialmente toccano ogni lettore.

L'ospite, qui, è il nipotino durante un'assenza dei genitori in viaggio.
La narratrice però è costantemente presente nelle pagine, autocriticamente vigile alle proprie risonanze profonde e intime.
Lei , così brillante nella scrittura, si avverte tanto carente di senso pratico, spesso inadeguata, consapevole fin da subito della propria inettitudine.
Annota come, all'annuncio che sarebbe nato un nipotino, il pensiero "in me prese la forma di egoismo, o difesa della mia libertà Fu così che uscii col mio: 'Non potete contare su di me. Io non posso occuparmi di un bambino' ". Quando il figlio glielo rinfacciò, "misurai la mia vigliaccheria. Accusai la paura e fui creduta".
Ben presto però si sente pervasa d'amore per il piccolo. E quando "dovetti constatare che Emiliano non si rivolgeva mai a me spontaneamente, come faceva" col nonno, "lo considerai una punizione" .

Avviene che si sente troppo vecchia per giocare con un bimbo.
"Se avessero avuto il figlio dieci anni fa, penso. Ma un'idea mi fulmina : non sarebbe stato Emiliano!
Chissà perché fa ridere : e invece è una cosa enorme, tragica. Non solo per noi, ma per lui. La possibilità di non essere, di non esserci. Per ognuno, l'esserci è tutto quello che abbiamo" .

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    27 Giugno, 2021
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' Magie del Ciad '

Amos Oz, in gioventù, trascorse un significativo periodo in kibbutz, comunità di lavoro e vita, sorte numerose in Israele.
Proprio in un kibbutz ambientò il suo primo romanzo importante, "Altrove, forse". Ora, a distanza di anni (nel 1982), un'altra opera ha una di queste comunità come set. Qui con maggior disillusione.
I fatti coprono il periodo '65/66 , alla vigilia della Guerra dei Sei Giorni.

I giovani paiono "talentuosi nel lavoro agricolo (...). Ma avvolti da una strana malinconia". Qualcuno si chiede "che senso daranno alla loro vita venuta su fra tempeste storiche (...), senza nonni, senza una vecchia casa di famiglia (...). Senza religione né ribellione (...). Niente di niente", in "un posto che non è né campagna né città, piuttosto un incerto spazio comune".
Quasi emblema di questa situazione è un giovane protagonista di 26 anni, sposato, insoddisfatto della propria vita, che progetta di fuggire altrove, lontano.. Secondo il padre sarebbe contagiato da "una nuova moda barbara che porta il nome di realizzazione di sé" .

Una sera giunge improvviso un ragazzo che vorrebbe stabilirsi lì. E' ingenuo, entusiasta e idealista. Malconcio, con alle spalle una vita di privazioni e derisione. Ma molto fiducioso, convinto com'è che "solo nei kibbutz si cominciano a vedere dei tipi più tranquilli (...), gente insomma che comincia a studiare il segreto della vita e delle piante e l'arte di far riposare l'anima" . Ricerca "una straordinaria pace interiore : accettare tutto, risolvere tutto e accogliere serenamente" .
Nulla sarà come prima.

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Oz ; letteratura israeliana.
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    13 Giugno, 2021
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Andata e ritorno

"Ora torniamo a questo giovanotto. La comunicazione che devo fargli è che ha delle Grandi Speranze".

Pip, orfano di entrambi i genitori, vive con la sorella, "allevato con le sue mani", e col cognato Joe anch'egli come Pip succube di questa donna "di mano dura e pesante".
"Nel piccolo mondo in cui i bimbi vivono (...) nulla è mai tanto percepito e sentito quanto l'ingiustizia".
Pip, bambino sensibile, trova nel cognato quell'appoggio di amorevole bontà di cui ha bisogno, con l'aggiunta della basilare saggezza del buon senso comune: "se non potrai uscire dall'ordinario seguendo la retta via, non ci arriverai mai seguendo la storta".

Intanto il giovane protagonista cresce, e il seguito del romanzo riserva molte sorprese. Fin troppe, secondo me.
Evidentemente, penso di non essere affatto il lettore ideale di uno scrittore come Dickens.
Gli innumerevoli colpi di scena, i personaggi talvolta estremi o quasi grotteschi, le rappresentazioni grandiosamente terribili di stampo preromantico, elementi atti a impressionare l'immaginazione, mi son parsi caratteri tipici del romanzo d'appendice ottocentesco, da non riuscire ad avere il mio pieno apprezzamento.
Eppure il libro poggia su una struttura abbastanza solida, la possente scrittura delinea figure che facilmente s'imprimono nella mente e tiene desta l'attenzione del lettore.
Un libro retto, poi, dalle migliori intenzioni, chiaramente d'intento edificante e d'impronta educativa, tanto da sembrare consona lettura per ragazzi.
Chi, come il sottoscritto, ama la levità di narrazione con atmosfere più rarefatte e suggestioni meno eclatanti, anela pertanto a letture non a tinte così marcate.

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letteratura a colpi di scena.
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    23 Mag, 2021
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Risposta a Camus

"Un grande romanzo che riscrive "Lo straniero" di Camus dal punto di vista delle vittime arabe." (The New Yorker).

Io-narrante è il fratello dell'arabo ucciso da Meursault nell'opera "Lo straniero" di Camus. che lui chiama semplicemente "Il libro di Albert Meursault".
L'incipit allude per contrapposizione alle righe iniziali del romanzo "Lo straniero" : "Oggi la mamma è ancora viva. Non dice più niente, ma potrebbe raccontare molte cose".
Nel testo di Camus non c'è una parola sul corpo dell'assassinato, dopo il tragico fatto. "E' un'omissione di una violenza scandalosa, non trovi?" , domanda il nostro 'narratore' , che s'indigna ulteriormente perché nell'opera del famoso scrittore francese la parola "arabo" compare 25 volte, ma "senza nessun nome. Di nessuno di noi" : "non gli ha dato un nome perché altrimenti mio fratello avrebbe rappresentato per l'assassino un problema di coscienza: non è facile uccidere un uomo che ha un nome".
Le accuse non si fermano qui, per "un delitto compiuto con suprema noncuranza": quel Meursault, "che si annoia, (...) gira a vuoto, e cerca il senso del mondo calpestando il corpo degli arabi" ...

Il lettore si accorge, però, che il protagonista di questo romanzo algerino, reso tanto irruento, in fondo è abbastanza speculare allo stesso Meursault che tanto detesta. Anzi, scopre che i due personaggi così antitetici condividono fondamentalmente l'intimo strazio della disperazione, il più doloroso dei sentimenti.
Qui non c'è indifferenza, carenza di vita. Qui l'indignazione e la rabbia sono fortissime. Eppure 'colonizzati' ed ex-colonizzatori paiono irrigiditi da un parallelo vuoto interiore. Che a livello psico-esistenziale le pur gravissime vicissitudini storiche e sociali siano, in fondo, poco più che dettagli?

Un 'Premio Goncourt-Opera Prima' assai interessante.

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"Lo straniero" , di Camus.
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    09 Mag, 2021
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Un americano a Parigi

Un giovane americano, ingenuo e vitale, in una prolungata vacanza a Parigi.
Ama visitare i musei, col rischio di "un mal di capo estetico" . Però "aveva spesso ammirato le copie assai più degli originali" . Intende comunque "vedere tutte le grandi cose e fare quello che fanno le persone intelligenti". Giunse persino a pensare "che l'Europa fosse fatta per lui, e non l'opposto, cioè lui per l'Europa". "Era un formidabile esemplare di americano".
Fatto non secondario, ha in mente di volersi sposare con una donna 'magnifica' . E la individua tra le pieghe dell'antica nobiltà.
Lui è ricchissimo ma non ha ascendenze aristocratiche. D'altronde, come potrebbe un americano?

Facilmente il lettore rimane ammaliato dalla scrittura di H. James, benché questo sia solamente il suo terzo romanzo, ancora non all'altezza dei successivi capolavori. Eppure la gradevolezza della narrazione e lo stile venato di lieve humor sono già ben riconoscibili.
Un romanzo che scorre e di piacevole lettura, in cui l'incontro/scontro fra ingenua vitalità americana e un'Europa colta e raffinata, grondante di tradizione ma spesso decadente e corrotta, rappresenta uno dei temi dominanti, com'è tipico nella produzione dello scrittore : "la vita europea gli sembrava priva di scrupoli e impura. Eppure aveva uno squisito senso della bellezza".
Il nostro eroe constata che "in America (...) giovani di venticinque o trent'anni hanno una mente anziana e il cuore giovane, o per lo meno una moralità giovane ; qui hanno la mente giovanile e cuori molto anziani, la moralità più brizzolata e più rugosa".

Un gustoso romanzo in cui rappresentazione sociale, amore e una venatura di giallo si fondono in armonia di stile e struttura.

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    25 Aprile, 2021
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Una donna tra i fantasmi

"La memoria non è una raccolta di documenti depositati in buon ordine (...) ; essa vive e cambia" .

Rileggere un libro di M. Yourcenar per me costituisce sempre un piacere.
Questo è l'ultimo della celebre trilogia 'autobiografica'. E' il testo che stava ultimando quando giunse la morte alla sua porta.
Qui Marguerite è lei stessa, giovanissima, tra i protagonisti.
Orfana di madre a soli dieci giorni di vita, trova nel padre il punto di riferimento affettivo e, poi, culturale.
Cresciuta ovunque egli andasse, ricorda il castello dell'arcigna nonna. Nel parco teneva una capra bianca cui il genitore aveva dipinto d'oro le corna; "un animale per me mitologico prima di sapere cosa fosse la mitologia", racconta.
La dubbia nobiltà della sua parentela pare non toccarla affatto : "Tutto quello che riguarda le pretese nobiliari appartiene quasi sempre al mondo della fata Morgana" .

Tra i bei fantasmi che si aggirano fra queste pagine. compare più volte Janne de Reval, creatura privilegiata che la scrittrice assorbe nella propria mente, e nel cuore, presenza interiorizzata per la vita intera ; donna idealizzata come modello femminile , direi sostitutivo della figura materna.
Ricorda che "c'era in me (...) un bisogno innato non solo di istruirmi ma di migliorare, un desiderio appassionato di essere ogni giorno un po' meglio di ieri. Quelle poche parole di Janne (...) mi indicavano la strada. (...) Sarei certamente molto diversa da quella che sono se Janne a distanza non mi avesse formata" .

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    18 Aprile, 2021
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'Anime confuse'

Nel 200/2001, l'io-narrante è un uomo di 59 anni ed è reduce da una grave malattia. Decide di trasferirsi a Brooklyn.
Co-protagonista il nipote, figlio della sorella, anch'egli capitato in quel famoso spicchio di mondo.
Numerosi i personaggi che vi ruotano intorno, uomini e soprattutto donne.

Qualche elemento, zio e nipote, può ricordarci "Ne muoiono più di crepacuore" . Ma la raffinatezza di Bellow, la sua levità di scrittura, l'elegante umorismo sono per qualità distantissimi dalla rappresentazione di queste situazioni controverse fin quasi al limite.
Lo stesso protagonista definisce se stesso e i personaggi a lui legati da parentela : "Che branco di anime confuse e agitate. Che esemplari fantastici di imperfezione umana. Un padre la cui figlia non vuole più saperne di lui. Un fratello che non vede e non sente la sorella da tre anni. E una bambina che è scappata di casa e non vuole parlare".

Le tante situazioni che si susseguono danno quindi origine a un romanzo troppo incalzante e piuttosto inverosimile, con una struttura 'fatta a tavolino' .
Un Auster molto diverso e assai minore da quello conosciuto nel ben più profondo "L'invenzione della solitudine".
Qui stiamo parecchio più in superficie, con tanta carne al fuoco che rischia di produrre essenzialmente fumo. Un testo contenutisticamente alquanto prolisso, benché anche le figure minori s'impongano con una certa concretezza.
Con tutte quelle svolte e quei colpi di scena pare una narrazione artificiosamente atta a tenere desto il lettore. Metodo che si addice agli scrittori piccoli piccoli.

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    05 Aprile, 2021
Top 50 Opinionisti  -  

Una vita in bilico

Un romanzo biografico interessantissimo. Protagonista il famoso musicista russo D. Sostakovic. Dalla narrazione ovviamente emerge anche un quadro piuttosto sconvolgente e assai desolante del periodo staliniano e di quello, non più così tragico ma pur sempre vincolante, dell'era Kruscev, in particolare qui per le condizioni di artisti e intellettuali.

"Il più lieve cenno di sperimentazione veniva condannato come 'formalista' ". Un attacco serrato della Pravda all'opera di un artista talvolta "bastava a ritirargli il permesso di vivere" : "l'unica strada percorribile (...) era fare pubblica ammenda".
Nel '37, avvenne il primo interrogatorio nella Grande Casa a Leningrado, luogo da cui molti non uscirono più : il nostro musicista, "etichettato come nemico del popolo", si vide già "un uomo morto".
"Nella Russia di Stalin (...) d'ora in poi ci sarebbero state due categorie di musicisti: quelli vivi e terrorizzati, e quelli morti". Sostacovic appartenne alla prima categoria.
Certamente, vivere nel terrore è destabilizzante. E Barnes sa rappresentare quel clima e quell'atmosfera in modo convincente, senza mezzucci e 'americanate' : niente scene truculente o particolari raccapriccianti; bensì con scrittura elegante tratteggia in modo quasi 'chirurgico' l'esperienza di un artista, e insieme di un'intera categoria e di un popolo, costretto a vivere in costante paura e ad adeguarsi a compromessi, che tanti dettagli rivelatori rappresentano nelle azioni avvilenti e pregne di responsabilità: leggere all'estero un testo, predisposto dal Regime, con attacchi a colleghi di cui invece si ha stima; accettare privilegi-ricatti ripugnanti alla coscienza ...
L'alternativa poteva diventare vivere ignominiosamente o morire da eroe: "in Unione Sovietica era impossibile dire la verità e sopravvivere".
E Sostakovic, certo, non viene affatto presentato come eroe.

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romanzi biografici
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    30 Marzo, 2021
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Meursault

Libro letto come propedeutico al relativamente recente "Il caso Meursault" di K. Daoud, assai interessante Premio Gouncourt-Opera Prima , visto come 'risposta' di un arabo al libro di Camus, appunto.

La lettura di "Lo straniero" è stata più che una mezza sofferenza, benché si tratti di un'opera sicuramente bella a livello letterario.
Saviano, nella prefazione, ci avverte che "Camus è straniero a tutto", nella sua dimensione sociale, politica, d'identità nazionale ... Un po' come il protagonista del suo romanzo, ambientato in Algeria, dal nome inequivocabilmente francese.
Il libro non sviluppa la questione razziale, anche se questa non è implicitamente assente. Punta soprattutto all'ambito esistenziale.
Già l'incipit è lapidario : "Oggi è morta mamma. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall'ospizio; 'Madre deceduta. Funerale domani. distinti saluti' ".

La desolazione avvertita durante la lettura non è tanto dovuta alle vicende narrate, seppur tristissime, quanto all'atmosfera senza prospettive, dovuta a un carenza di interiorità, una piattezza esistenziale che colpisce quasi tutti i personaggi, una insufficienza di vita che ogni pagina emana. Il protagonista vive in una condizione di arida indifferenza, "come svuotato". Si sente sempre giudicato perché "siamo sempre un po' colpevoli" ; però afferma che "più che rimorso vero e proprio provavo una certa noia".

Conosco poco Camus per sapere se come uomo volesse troppo o troppo poco e se si ostinasse a bussare alle porte dell'infelicità.
Stando semplicemente al libro, ciò che colpisce il lettore, magari con effetti deprimenti, non deriva da espliciti rimandi filosofici nichilisti o cascami di ottocentesco pessimismo da schiavitù razionalistica. E' piuttosto come se il tarlo dell'infelicità provenisse direttamente da dentro il romanzo stesso, quasi che la fonte inquinata lasciasse il suo alone sgradevole fin sulle singole pagine.

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Storia e biografie
 
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    21 Marzo, 2021
Top 50 Opinionisti  -  

Venezia romantica

Nell'autunno del 1948, Hemingway giunse a Venezia con la quarta moglie, Mary. Aveva quasi 50 anni.
Nella romantica città, in quella stagione dalle decadenti atmosfere, incontrò una ragazza dell'alta società, Adriana Ivancich, che coltivava velleità letterarie (pubblicò, poi, delle poesie da Mondadori).
Tra i due ebbe inizio un rapporto, forse esclusivamente platonico, che durò vari anni, molto epistolare (lui viveva a Cuba), senza tuttavia mettere in crisi la relazione con Mary.
Questo 'innamoramento' ispirò il romanzo "Di là dal fiume e tra gli alberi", che scatenò un'ondata di curiosità e pettegolezzi : molti intravidero Adriana nella protagonista femminile del libro, Renata.

L'autore di questa bellissima biografia, di antica famiglia con frequentazione dello scrittore americano, conobbe, anni dopo, Adriana già madre di due figli.
Poté inoltre aver accesso a una quantità enorme e piuttosto esaustiva di documenti pubblici e privati, anche come discendente di quella famiglia che fu in rapporti di amicizia con Hemingway stesso.

Il libro presenta una scrittura assai scorrevole e coinvolgente.
Riporta un resoconto delle vicende grandi e piccole molto dettagliato, ed ha la capacità di ricreare le atmosfere di metà '900 con le suggestioni del turismo di lusso di un'epoca irripetibile.
Un libro che risulta essere fonte di una estesissima quantità di informazioni.

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biografie di scrittori ; oppure libri di Hemingway
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Scienze umane
 
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    08 Marzo, 2021
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Percorsi e labirinti

"Nessun uomo nasce con la mancanza della spiritualità, e per grande che sia il numero di coloro che al momento della morte portano con sé questa mancanza come unico frutto della loro vita -la colpa non è della vita" (Kierkegaard)

Aver scoperto Marìa Zambrano, scrittrice e filosofa spagnola di fama internazionale, è stata veramente una grande fortuna.
Questo libro contiene alcuni saggi del periodo '33/44 , che rivelano la portata eccezionale del suo pensiero, tanto più in un'epoca che pareva senza sbocchi.
"Ogni cammino, quando non porta da nessuna parte, diviene un labirinto" . Dobbiamo pertanto ritrovare le nostre radici per riaprirci al futuro. Filosofia greca e Cristianesimo sono le fondamenta della nostra cultura e società, capaci di elevare l'umanità al di sopra della forza tragica delle passioni.

Lei aveva una visione acutamente critica verso la cultura moderna occidentale, così condizionata dal razionalismo degli ultimi secoli, che "ha espulso da sè l'essere totale dell'uomo per occuparsi soltanto del suo pensiero" .
"Presi dal coltivare distinzioni e differenze, abbiamo dimenticato l'unità che risiede nel fondo di ogni uomo" .

L'Occidente, catturato nel vortice del suo materialismo, si è ristretto in un edonismo-consumismo che rende sempre più soli e inappagati ; un vicolo cieco che ha tolto all'uomo "il sostegno di quei princìpi (...) che lo fanno valere più della pura somma dei suoi istinti , che ne fanno il supporto di una trascendenza che eccede la sua semplice vita" .
Spesso si avverte la necessità di un nuovo Umanesimo, di un nuovo Rinascimento.
In Marìa Zambrano si trova una risposta, fuori dai conformismi e dalle diffuse convenzioni. Una visione che dà luce alla speranza.



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a chi ama la riflessione
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    21 Febbraio, 2021
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Il mare, il mare

Apprezzo moltissimo la scrittura di Von Keyserling, celebre autore baltico di lingua tedesca. Pochi sanno rappresentare la bellezza della natura come sa fare lui, il fascino che essa emana, dettagli e sfumature capaci di trasmettere al lettore sensazioni che l'ambiente naturale può dare, perché "in ogni caso la natura è sempre più bella di qualsiasi effetto artificiale.
Impressionismo della scrittura che capta l'attimo che mai ritorna uguale e lo traduce in immagini di grande suggestione. Una scrittura che qui 'dipinge' il mare.

Un'estate sulla costa, presumo baltica, presso un villaggio di pescatori fra le dune, che durante la bella stagione ospita villeggianti aristocratici e ricchi borghesi.
Troviamo pertanto una famiglia benestante e benpensante ; poco oltre un arguto e colto signore dal corpo storpiato. E, nelle immediate vicinanze, una singolare coppia che spesso passeggia lungo il susseguirsi delle onde, magari di notte per contemplare "l'ampio dondolante sentiero di luce che la luna tracciava sull'acqua" : una contessa, lei, fuggita dal castello e approdata a quel lido col pittore incaricato dall'anziano marito di farle il ritratto.

Questa donna, "con una bocca straordinariamente segnata dal destino", emana un fascino che pare contagiare tutti, come se la brezza marina l'accarezzasse e disperdesse ovunque l'impalpabile eros appena sfiorato.
"Sai (...) era come se essere così bella le procurasse una stanchezza terribile" . "Certo (...) perché essere così bella è una terribile responsabilità" .

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libri d'autore e a chi ama il mare
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Romanzi
 
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    09 Febbraio, 2021
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Costruirsi l'infelicità

"... Certamente le radiazioni fanno male, ma muore più gente di crepacuore".
Un libro tutto da gustare, questo. E pensare che l'avvio sembra così sottotono da parere non particolarmente incoraggiante. Invece merita la lettura, Eccome!

Un giovane intellettuale lascia la Francia e raggiunge l'America per restare accanto allo zio, celeberrimo botanico, che gli pare bisognoso di protezione. Non sono affatto questioni accademiche a tenerli uniti, quanto piuttosto di vita privata concernenti soprattutto il rapporto con le donne.
Il giovane è proteso a riavvicinarsi alla madre della sua bambina. Il più maturo zio, da anni vedovo, deve districarsi, impacciato com'è, nella vita sentimentale, spesso circuito da donne scaltre e bellissime.
Tra le signore che ruotano attorno allo zio, Carolina è colta ed evanescente, forse era il litio a darle quest'aria di lontananza, una donna "che se avesse il baule del corredo, sarebbe pieno di cocaina". Poi Matilda, di famiglia ricchissima, brillante e di gran classe, una che "aveva tante lauree quanti capelli in testa" , creatura bellissima, che però il mattino odiava svegliarsi.

Saul Bellow, come sappiamo è un autore da Premio Nobel. Il libro è irresistibile : man mano che si procede, si apprezza il valore di una scrittura sempre all'altezza, di un'ironia pervasiva sapientemente intrisa di sottile critica sociale. Poi c'è il risvolto umano-esistenziale ad avvicinarci ai due protagonisti, uomini intelligenti e fragili, con un diffuso senso di inadeguatezza, in balìa di donne volitive.
Eppure, tra tante donne felicemente evitabili, c'è anche qualcuna che emana "una femminile promessa di calore, un calore fatto di intelligenza e di sensibilità, di comprensione e delicatezza nel trattare un uomo" . Come sarebbe importante accorgersene!

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letteratura americana contemporanea.
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Romanzi storici
 
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    24 Gennaio, 2021
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Un mondo scintillante e fragile

Un dono assai gradito e inaspettato, un libro traboccante di cultura e arte, una scrittura d'un livello altissimo, elegante, che non delude mai.
L'autore, De Waal, è un artigiano-artista di buona notorietà. Custodisce nella propria casa in Inghilterra una ricchissima collezione di "netsuke", ninnoli o meglio minuscole sculture di raffinata arte giapponese, ereditata da uno zio.
Le peripezie di questo piccolo tesoro, in possesso della famiglia da quasi un secolo e mezzo, forma il filo conduttore di "Un'eredità di avorio e ambra", libro scintillante, che possiamo chiamare 'romanzo biografico' , documentatissimo perciò particolarmente convincente, che ha come sfondo la Storia d'Europa di fine '800 e del '900 , frutto di un lavoro rigoroso di ricerca e documentazione.

Gli antenati erano ricchi commercianti e banchieri che agivano essenzialmente a Parigi e Vienna, due capitali di cui lo scrittore ci restituisce tutto il fascino e lo splendore del tempo che fu.
A Parigi le frequentazioni vanno da casa Proust agli ateliers degli Impressionisti. La banca di famiglia, poi, è citata da J. Roth nel capolavoro "La marcia di Radetzky". La nonna dell'autore era in corrispondenza epistolare con Rilke.
Si tratta di una famiglia di origine ebraica la quale, con l'invasione nazista, perse quasi tutto, ma i 264 piccoli oggetti di pregio riuscirono avventurosamente a salvarsi, per poi ritornare in Giappone col trasferimento in Estremo Oriente dello zio da cui De Waal li erediterà, testimoni e portatori dell'autenticità di un passato che aveva una tradizione, al cospetto di un presente, invece, in cui "una cultura volgare e impudente, edonistica e senza limiti" contamina il mondo occidentale e l'Oriente industrializzato.

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per chi ama bellezza e cultura
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Romanzi autobiografici
 
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    17 Gennaio, 2021
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Oates autobiografica

Un libro autobiografico questo della Oates.
Si tratta di un 'libro di formazione' di una scrittrice che indaga sul proprio passato. "Lo scrittore è una persona che capisce quanto sia profondamente misterioso ciò che è 'familiare' " .
Una famiglia normale ma a suo modo complessa, come in fondo ogni famiglia. E c'erano i 'segreti di famiglia', di cui la bambina percepiva 'qualcosa', ma solo dopo venne a sapere : un nonno biologico morto ammazzato, la madre cresciuta in una famiglia adottiva, una nonna ebrea che rischiò di essere uccisa dal proprio padre ... "Le vite dei nostri genitori, nonni, antenati: 'una cosa ha portato all'altra' . Un abisso vertiginoso fra allora e oggi" .
Ovviamente ci sono i paesaggi, che si sedimentano dentro di noi ; "le case della nostra prima infanzia sono le case che ricorrono nei sogni" .

Il tempo degli studi, l'ambiente universitario, le delusioni, la consapevolezza che "sulle nostre ferite costruiamo monumenti di sopravvivenza. Quando sopravviviamo". Poi l'amore e il matrimonio. Sugli aspetti più privati, però, "è sempre sbagliato mettere a nudo l'intimità, anche per celebrarla" .
Quella bambina solitaria, che amava la solitudine, avrà un destino di scrittrice : "la scrittura veniva dalla parte più profonda di me, e non c'entrava col concetto di 'guadagnarsi da vivere' " .

Un libro interessante, ma di livello medio. Certamente ben lontano dal cianciare di se stessi alla Carrere. Ma piuttosto distante anche dai vertici di bellezza e profondità di altri autori come M. Yourcenar, Modiano o Lalla Romano.


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altri libri dell'autrice
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Racconti di viaggio
 
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    13 Dicembre, 2020
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Vite a rischio

" Il calore che emana San Pietroburgo è il bagliore del passato " .

Leggere Brokken val sempre la pena. Questo libro però è circoscritto a chi prova interesse per la cultura russa e per i suoi artisti legati all'affascinante San Pietroburgo.
La figura della poetessa Anna Achmatova aleggia in molte pagine, lei che qui condusse la propria vita con spirito elegante e aristocratico, benché ferita da terribili persecuzioni inferte ai suoi famigliari.
Riceveva gli amici poeti, tutti sospetti al regime sovietico, come concedesse udienze. Trascorse gli ultimi anni in modo appartato, quasi reclusa.
Anche la vita di altri celebri autori risulta funestata dall'ostilità del regime.
Mendel'stam, accusato di cosmopolitismo, grave pecca agli occhi sovietici, finì molto male.
Altri riuscirono invece ad emigrare, come Nina Berberova, vissuta soprattutto a Parigi e negli USA.
Stranamente, l'opera di qualcuno ebbe libera circolazione. Puskin fu tra i pochi a essere tollerato; alla città natale venne addirittura attribuito il suo nome.

Brokken non calca assolutamente la mano; ne emerge tuttavia un quadro terribile e desolante del potere in URSS.
Essere intellettuali o artisti, nei lunghi decenni successivi alla Rivoluzione russa, costituiva un fattore ad altissimo rischio che poteva costare la vita stessa ; molto spesso significava condurre un'esistenza devastata dal terrore.

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saggistica letteraria ; letteratura russa.
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Romanzi autobiografici
 
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    01 Novembre, 2020
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Hamsun autobiografico

Per i critici si tratta di un capolavoro. Per me 'soltanto' un libro decisamente buono.
E' un'opera autobiografica, molto personale, scritta dal Nobel norvegese durante la vecchiaia, nel secondo dopoguerra, in attesa della conclusione del processo per il suo appoggio al nazismo.
(Colgo l'occasione per segnalare l'interessante e bel libro che lo svedese Enquist ha pubblicato sulla questione : "Processo a Hamsun").

Vediamo il vecchio scrittore, ormai sordo, vagare da una clinica a un ospizio prima di ottenere il permesso per tornare a casa. "E' stato un lungo, lungo sradicamento" .
Hamsun pare qui rassegnato; desidera il processo e si ritiene esente da colpe gravi. E, come nei suoi romanzi, la natura, in qualsiasi stagione, risulta per lui una sicura fonte di consolazione : "Il clima è aspro e il vento quasi sempre freddo. Però siamo vicini agli alberi e al bosco (...). Oh, il mondo è bello anche qui e dovremmo essere molto riconoscenti per il fatto di viverci".

La mente vaga talvolta in lontani ricordi; la solitudine favorisce il recupero del 'tempo perduto' .
E' dentro di sé che attinge le risorse : "Oh, l'infinitamente piccolo dentro all'infinitamente grande di questo mondo straordinario: di nuovo sono contento di esistere" .
Nonostante gli errori commessi con una certa dose d'ingenuità, non solo emerge la grandezza dello scrittore, ma si delinea anche la lievità di un uomo al cospetto delle problematiche esistenziali che si acuiscono nell'estrema vecchiaia : "... non è forse che siamo qui per aspettare la morte?" .
"... è ben certo che dobbiamo morire, ma non subito, dice Sant'Agostino" .

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testi autobiografici
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Romanzi
 
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    18 Ottobre, 2020
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Uno sguardo nel profondo

"Ma dov'è l'inizio delle nostre azioni? Il destino di tutti noi, quando vogliamo isolarlo, assomiglia a quelle piante di cui è impossibile asportare tutte le radici" .

Siamo in Francia, non lontano dall'Oceano : poche case e, intorno, una foresta di pini.
Una giovane donna sposa un ragazzo del luogo. Appartengono entrambi a famiglie di grandi proprietari terrieri. Null'altro però li accomuna. Lui è tradizionalista e grossolano; lei intelligente e consapevole di esserlo, ma ignara delle negative ricadute che ciò comporta quando la lucidità mentale e il fascino non si accompagnano ad altre virtù.

L'avidità sessuale di lui la stupisce e la raggela : il desiderio trasforma l'essere che si avvicina a noi in un mostro che non gli assomiglia. Niente ci separa dal nostro complice più del suo delirio" .
Lei avverte pungente la propria aridità e quella del loro rapporto, tanto da domandargli : "Non hai mai, come me, il sentimento profondo della tua inutilità? No? Non pensi che la vita di gente come noi assomigli già terribilmente alla morte?" .

Un romanzo bellissimo come pochi altri, un capolavoro di estrema modernità. Una scrittura tagliente, scattante, lontanamente paragonabile a quella di Simenon. Qui, però, aperta su profondità d'abissi.
C'è un'acutezza d'indagine psicologica, esistenziale, difficilmente superabile. Le sensazioni più recondite, l'indifferenza e l'odio, le risonanze di un erotismo subito...trovano rappresentazioni che non possono lasciare indifferenti.

Il percorso di Therese potrebbe condurla ad "accettarsi; questo obbliga i migliori di noi ad affrontare se stessi", per lasciare che la fonte interiore sgorghi nell'autenticità.
Avrà la protagonista la capacità di perseguire la necessaria umiltà capace di permettere quella emancipazione da se stessi, per giungere a 'veder la luce' ?
Il finale è forse inaspettato, eppure così congruo alla realtà dei personaggi.
So che la vicenda ha un seguito in un libro successivo, che però non ho letto, ma di cui sono parecchio incuriosito.

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Romanzi storici
 
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    08 Ottobre, 2020
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TUTTO SU MADAME BOVARY

Ho spesso pensato che il romanzo "Madame Bovary" fosse una riuscita rappresentazione di un grave caso clinico.
Dacia Maraini parte da un presupposto parecchio interessante : "Emma mi pare sia un ostaggio, ma non del marito, bensì del suo autore che la incalza con tenacia e accanimento". E aggiunge: "Mi sono resa conto di quanto sia malvoluta Emma Bovary, di quante miserie la carichi il suo autore, tanto da non poterle trovare neanche una qualità, una sola", benché ci siano lettrici che "amano identificarsi con i personaggi femminili (...) , succede a volte che si ingegnino a trovare, nelle eroine dei libri, qualità che in realtà esse non hanno" .

La Maraini ripercorre il romanzo con occhi attenti e consulta una grande mole di documentazione privata di Flaubert. E qui emerge la figura di un uomo che si guarda dentro e non si piace affatto : "E' penoso ma sono sempre stato così: desidero continuamente quello che non ho", scoprendo di essere pure attanagliato dalla noia.
Pare che Flaubert abbia proiettato su Emma quanto detestava di sé e anche ciò che non sopportava della sua amante 'storica', senza però dotarla di intelligente spirito critico e di cultura, che invece loro possedevano. Anzi, "sembra dirci Flaubert che Emma inseguiva, già da adolescente, il peggio della letteratura dell'epoca, (...) se ne intossicava" , per diventare poi una donna che "non distingue più fra sentimento sincero e sentimento (...) recitato, fra proiezioni febbrili (...) e persone vere" .

"Mentre il marito lavora, lei rumina la sua infelicità"; per lei "la vita coniugale si snoda nella prevedibilità" . Si abbona a riviste dai nomi eloquenti come "La silfide dei salotti", e durante i pasti arriva al punto di portarsi a tavola il libro o la rivista".
Un'impietosa disamina che forse aiuta a restituire Madame Bovary alla pietà dei lettori.

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"Madame Bovary"
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Romanzi autobiografici
 
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    14 Settembre, 2020
Top 50 Opinionisti  -  

ROMA

A parte la necessità di qualche sforbiciata e alcune cadute nel gergo neo-conformista, questo libro presenta molte pagine veramente belle, di grande acume e profondità.

Un girovagare, di forte impronta autobiografica, lungo le strade di Roma con artisti e intellettuali, sulle suggestioni di grandi nomi della cultura internazionale : una poesia, un dipinto, un memorabile film di Tarkovskij.
Incontriamo il fotografo americano Arturo Patter amico di Marguerite Yourcenar, la poetessa Amalia Rosselli, lo scrittore Cesare Garboli.
Un ruolo centrale ha una poesia di Metastasio, autore nato povero a Roma e vissuto tra i fasti delle residenze regali di Vienna.

Il vero fulcro del libro va individuato però nei rapporti fra arte e vita, tra 'finzione' e realtà : "solo nel momento in cui il dolore reale è anche una finzione di dolore, la psicologia produce un effetto estetico-bellezza" .
Forte polemica inoltre verso la cultura italiana, la critica letteraria che predilige "l'idea del genio che dovrebbe crescere pascendosi delle sue stesse sofferenze", privilegiando così i cultori "del sentimento tragico della vita", "qualche indomabile uccello del malaugurio!".
Poi qualche perla di saggezza : "Non è certo smontando un orologio che afferriamo il segreto del tempo"!

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letteratura contemporanea
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Storia e biografie
 
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    24 Giugno, 2020
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Fizgerald e signora

La biografia che Pietro Citati dedica ai coniugi Fizgerald è interessante, pur nella sua brevità.
Che il grande scrittore americano e la consorte abbiano condotto una vita piuttosto eccentrica e 'sopra le righe' è risaputo.
Citati però delinea un approfondimento del quadro psicologico della coppia, partendo da lontano.

Emerge che l'uomo nell'infanzia e adolescenza ebbe "mancanze, perdite (...) abbandoni, insuccessi, umiliazioni" .
Zelda, invece, era "la ragazza più corteggiata dell'Alabama" ; "non rilevava, in apparenza, nessuna crepa" . Era però puerile e superficiale, egocentrica, volta alla smoderatezza. Aveva in mente un modello di donna devastante e distruttivo; sul tipo ottocentesco della 'femme fatale' , appunto.

Si sposarono giovanissimi, nel 1920, momento che segna anche l'inizio del successo, con relativa ricchezza, dello scrittore. In quegli anni '20, quando in america trionfava la terribile moda della 'gioventù bruciata'. In una New York dove "tutti ballavano" , loro si diedero alla spensieratezza, "non stavano mai soli", possedevano sontuose ville, automobili...
La biografia prosegue con la nascita della figlia, i ricoveri di Zelda in clinica per problemi psichiatrici, l'alcolismo di lui.

Il talento di Pietro Citati sta anche nel collegamento fra percorso biografico e opere dello scrittore, individuando connessioni e 'trasposizioni' .
La prosa del testo si presenta decisamente bella, da costituire una lettura agevole improntata alla gradevolezza.

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    10 Giugno, 2020
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La caduta

Con Lernet-Holenia ho scoperto un grande scrittore. "Lo stendardo", infatti, si è rivelato una sorpresa al di sopra di ogni aspettativa ; lo ritengo, anzi, uno dei libri più belli della letteratura.
Accostabile a "La marcia di Radetzky" e a "La cripta dei Cappucini" di J. Roth, è sicuramente fra i testi più significativi sul mito asburgico e sulla sua caduta.

Il romanzo si apre e si chiude a Vienna, lungamente considerata capitale dell'Impero. L'ampia parte centrale, in un breve arco temporale nell'autunno del 1918, si svolge nei pressi di Belgrado. L'Io-narrante di gran parte del racconto è il giovane graduato Menis.
La presenza dello stendardo con l'aquila bicipede, per "mostrare alla truppa (...) qualcosa a cui essa debba serbarsi fedele", sovrasta con la sua portata simbolica l'intera narrazione : "questo drappo (...) rappresentava la gloria insanguinata" ; "aveva sventolato sulla morte di tanti soldati, in tanti scontri, in tante battaglie" .

Lo sgretolamento del mito imperiale, dapprima impalpabile, avviene in fatale progressione, con uno dei momenti cruciali là dove si vedeva "brillare il Danubio, di un colore grigio fumo come l'argento ossidato".
Tra le vicende belliche e patriottiche s'insinua una storia d'amore, bruciante e inarrestabile.
Sempre più coinvolgente, il libro procede cogliendo i mutamenti d'atteggiamento tra la gente e in particolare nel protagonista, con una coerenza storico-sociale di forte attendibilità. Chi ha combattuto in guerra non è più come prima : "la guerra continuava. Continuava in tutti quelli ch'erano tornati a casa. Essi in realtà (...) erano tuttora sul campo di battaglia. Se l'erano portata dentro".
Splendido il finale, sontuoso e lapidario, altamente simbolico.


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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    25 Mag, 2020
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L'essenzialità

Con questo libro mi sono riappacificato con Susanna Tamaro scrittrice, abbandonata dopo la lettura di "Va' dove ti porta il cuore", opera che mi era parsa untuosamente sgradevole.

Il testo è qui dedicato al poeta e amico Pierluigi Cappello, morto poco prima della stesura. Un uomo, costretto su una sedia a rotelle per un grave incidente in moto quand'era ragazzo, che amava la vita e la viveva con lievità , come lievi sono i suoi versi.
La Tamaro in questo libro non solo parla di lui, ma racconta molto anche di se stessa, della propria sofferenza per la sindrome di Asperger che l'ha condizionata per tutta la vita. Esistenza che ama in tutte le sue forme : nell'alternarsi delle stagioni, nel coltivare l'amicizia, "un'attenzione paziente e amorosa alla vita dell'altro". Poi la lettura : "I libri salvano la vita" soprattutto in quest'epoca "della tecnica e del consumo, in cui tutto ha un prezzo e tutto si può comprare" . Ma ciò che più è prezioso non è in vendita.

Qui la scrittura è bella, nonostante qualche lieve cedimento all'enfasi. Ci sono pagine in cui la descrizione della natura ha un'immediatezza e una freschezza che rasserenano.
Un libro anche di riflessione, che induce a pensare.
Nel suo studio, che è una casetta di legno affacciata su un bosco, l'autrice scrive : "Ormai il mio unico desiderio è l'essenzialità" .

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    14 Mag, 2020
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Diversamente oneste

Un lungo inverno sulla costa nordica. Nevica da un mese. Il paesaggio è come avvolto dal sogno.
Sulla strada che conduce al faro, in alto c'è la confortevole dimora di Anna Aemelin, famosa illustratrice di libri per bambini, fantasiosa e con "un'insolita abilità nel dimenticare le cose sgradevoli" , un'artista totalmente immersa nel suo mondo, "sola con se stessa e senza nessuno con cui deve spartire tutti i suoi averi".
"Nella luce del crepuscolo la neve era di un azzurro intenso". "E' la luce della neve, disse, tutto diventa più bello alla luce della neve".

Giù in paese, c'è un'altra donna, più giovane, anche lei nubile, ma rigorosa e razionalista.
Le due donne hanno in comune l'onestà. Oneste ma in modo diverso.
Scenario dell'incontro-scontro fra queste due figure femminili è la grande casa di Anna, tutta circondata da una piccola foresta.

La scrittura della Jansson, celebre e deliziosa autrice finlandese, è bellissima.
Interessante e profonda l'analisi psicologica-esistenziale.
L'interpretazione più affascinante di questo gradevolissimo romanzo mi pare sia data dalla complementarietà di questi due caratteri, elemento di caratura autobiografica.
Sarà la parte finale a dare la compiutezza dell'opera.

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    25 Aprile, 2020
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Si dice casa

"... essere capaci di provare rimorso, e di mostrarsi pentiti se abbiamo fatto qualcosa che ha ferito altre persone, è questo che ci mantiene umani" .

Devo premettere che ho scelto questa lettura pensando di trovarvi la continuazione di "Lucy Barton", romanzo che avevo apprezzato .
C'è anche lei, certo, e ci sono (in presenza o in memoria) i suoi famigliari. Si conosce la brillante carriera letteraria di Lucy, ora è celebre, spesso appare in televisione; ma troviamo anche il suo disagio nel tornare alla vecchia casa, ora abitata dal fratello. Poi i ricordi del passato, carenze e quant'altro : "Lucy Barton aveva avuto la sua dose di vergogna; accidenti se l'aveva avuta. E si era rialzata esattamente da lì ".
Il fratello, dopo tanti anni che non la rivede, "si era aspettato (...) che la presenza di Lucy avrebbe scintillato di luce propria. Lei invece era più bassa di come la ricordava, e molto più magra. Ed era vecchia! " .

La struttura del libro però è poco lineare, per cui s'intercalano capitoli che vertono su altri personaggi, altre vicende. Una struttura a me poco congeniale, non essendo un lettore di racconti.
La scrittura della Strout è come sempre abbastanza scorrevole, ma qui piuttosto dispersiva, per cui ho trovato poco agevole la leggibilità.

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    08 Aprile, 2020
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La bellezza ovunque

Imbattersi in una scrittura bellissima e profonda succede raramente. Ma Rorert Waler qui realizza questo dono per il lettore che ama lo stile lieve e armonioso, si direbbe da avvicinarsi alla musica.
Una passeggiata, dunque, per immergersi nell'incanto della natura e del paesaggio e lasciar scorrere pensieri profondi, grazie anche all'arte di comunicare serenità e gioia.

Già la partenza avviene "in una disposizione d'animo avventurosa e romantica".
Inoltrandosi nel bosco, l'Io-narrante si sente invaso da "un indicibile senso dell'universo, e insieme, strettamente unito" da "un fiotto di gratitudine prorompente con forza dall'anima lieta. (...) Suoni di un mondo primordiale giungevano, provenienti chissà da dove, al mio orecchio. (...) Di lassù, dalla cima degli abeti, veniva un fruscio lontano e lieve".
Superato il bosco, la passeggiata si snoda tra case, un'osteria non pretenziosa che "appariva come la familiarità e la fedeltà stessa" e altre immagini liete : un "trasognato giardino" e "sopra un chioschetto (...) pendeva e si torceva con squisita grazia un rosaio tutto fiorito" .

Con Walser, ovviamente, nulla di lezioso e ridondante. Egli stesso pare prenderne le distanze : "i fiori sono belli, ma la loro funzione non è quella di banalizzare" ; il paesaggio ingentilito è tanto amato quanto "l'austera bellezza" .
Qui tutto è autenticità, emozione pura senza nulla 'che pesi o che posi' . E' severamente interdetto navigare su un oceano di panna montata.

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per chi in letteratura cerca la bellezza .
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    17 Marzo, 2020
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Rischio americanizzazione

Lo scrittore inglese Ishiguro, Nobel 2017, torna letterariamente al Giappone, suo Paese d'origine, con questo romanzo bellissimo, ambientato negli anni del secondo dopoguerra, con uno stile degno della miglior narrativa nipponica.

Benché fosse solo trentenne, egli riesce mirabilmente a calarsi nel personaggio dell'anziano pittore protagonista, una celebrità negli anni '30 quando esaltava le opere "d'inflessibile lealtà a Sua Maestà Imperiale l'Imperatore" .
Ora nel Giappone sconfitto e americanizzato, i suoi dipinti "per il momento sono riposti altrove" . E' per lui un momento di disgrazia.
Persino in famiglia si è insinuato il sospetto : il genero ne prende le distanze e afferma che in guerra "giovani coraggiosi sono morti per cause stupide, e i veri colpevoli sono ancora con noi" ; il nipotino viene addirittura incoraggiato a identificarsi coi modelli americani : ha il mito del cowboy.

Quando il nostro artista, nel progettare il matrimonio della figlia minore, percepisce il disagio d'imparentarsi con lui, vive un momento di profonda consapevolezza : "Vi sono un'indubbia soddisfazione e un'indubbia dignità nel riuscire a raggiungere un compromesso con gli errori compiuti nella propria vita. Comunque non sono una grande vergogna gli errori compiuti in perfetta buona fede. Certo è molto più vergognoso non potere o non volere riconoscerli" .
Ishiguro, da grande scrittore, lascia filtrare quello spiraglio di serenità che la saggezza dell'alta letteratura, non solo orientale, ama realisticamente concedere.

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Ishiguro e/o letteratura giapponese.
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    05 Marzo, 2020
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Il segreto

Una coppia di pensionati irlandesi ma residenti in Scozia, di una certa età. Cattolici : lei praticante e sensibile alla dimensione spirituale ; lui no.
Entrambi ex docenti : uno in Architettura ; l'altra in Letteratura inglese. Un figlio in Canada, sposato e con un bambino.
Su scelta di lei, optano per una vacanza d'inverno ad Amsterdam . Meta non casuale : la donna custodisce in sé, da anni, un segreto.
Si direbbe una coppia affiatata, serena. Ma lei è risentita per due atteggiamenti del marito, tali da minare la loro armonia : il non sufficiente rispetto per la sua vita religiosa e la dipendenza dell'uomo dalle bevande alcoliche.

Lui "aveva smesso di fare quasi tutto. Eccetto bere" . "Lei era nota per essere un'organizzatrice, quel tipo di donna che accetta le sfide : presiedeva l'associazione dei condomini (...) , aveva accettato di impartire l'eucarestia nella sua parrocchia, organizzava vendite di beneficenza" .
"A casa andavano a letto a orari diversi -si concedevano il proprio spazio, per dirla nel linguaggio corrente".
"Che cambiamento poteva affrontare lei, alla sua età ? Anche solo pensare di andarsene sembrava impossibile" . E poi "cos'era l'amore se non una vita di conversazioni. E di silenzi" . Però, "ci sono delle domande, che esigono delle risposte. (...) Come si fa a vivere una buona vita ? " .

Un libro bellissimo di un importante autore irlandese. Una scrittura minimalista che si legge con grande piacere. Poi i fatti dell'Irlanda del Nord entrati direttamente nella loro vita lasciandovi il segno.
E il segreto, che lei custodisce in sé da decenni.

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    12 Febbraio, 2020
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Nel silenzio

Una lettura bella e rasserenante.
Libro del 1942. Data che ci lascia immaginare come Nicola Lisi, quasi per scampare ai venti di guerra, abbia voluto scendere nei panni di un parroco di campagna che vive in forte contatto con la natura e in una dimensione spirituale appagante. Una vita non turbata dalle contingenze storiche, che anzi non è neppur databile.

"Mi sono incamminato verso la pace di raccoglimento che regna nello studio" ; "ogni poco mi levavo, guardando dai vetri i monti boscosi là di fronte e non vedevo che la luna" .
"Nella nottata tendevo l'orecchio all'approfondita natura del silenzio e pensavo nevicasse".
"La neve appesantiva le fronde dell'abete sì da includerle nel cerchio luminoso dell'argento, il più spirituale dei metalli".
"Vedevo dilatarsi la mattina, da quella parte appunto, ch'era oriente".
"... la soave capinera. (...) ascolto l'armonioso canto e così torno a desiderare la pace" ; "mi compenetra il silenzio. (...) dico una preghiera. Poi me ne sto fermo sicché , dolcemente, mi si scalda il cuore".

Che bella scrittura, non contaminata da mode e stereotipi!
Lisi sa cogliere quel prodigio che quotidianamente si schiude davanti ai nostri occhi e in noi che lo contempliamo.
Un libro che ha il dono di condurci in un angolo profondo di noi stessi, in cui possiamo percepire la semplicità dell'esistenza, dove possiamo avvertirne la fragranza.

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    21 Gennaio, 2020
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debolezze e virtù

Per chi cerca una lettura di alta qualità, gradevole e interessante, col grande scrittore inglese Trollope si va sul sicuro.
Autore d'età vittoriana, rappresenta squarci di vita realistica, privata e sociale ; nel contempo però, in linea con la migliore tradizione della letteratura inglese, la sua prosa ci offre uno stile lieve venato di sottile umorismo e di grande leggibilità.

"L'amministratore" è il primo romanzo del celebre ciclo del Barset.
Il libro presenta, nel quadro della vita di provincia, alcuni uomini del clero anglicano in qualche modo uniti da parentela.
Emergono in particolare quegli incastri fra mansioni ecclesiastiche e rendite economiche, con ascesa sociale sull'onda delle nomine ricevute, frequenti nel mondo anglicano del periodo, e non solo.
Ruolo non secondario assume il potere giornalistico, ormai abbastanza forte nel contesto inglese dell'epoca da orientare l'opinione pubblica, di cui qui Trollope ci dà un ritratto critico e ironico, quando si diffondeva l' opinione secondo cui "i Britannici non devono far altro che leggere, obbedire ed essere felici" .

Gustosi i riferimenti culturali, con puntute frecciate a Dikens, ora che "le sublimi nobildonne non risultano più interessanti, anche se possiedono tutte le virtù" , e la gente comune diventa protagonista di una rappresentazione letteraria dai "colori assurdamente vivaci", con i buoni tanto buoni e i malvagi fin troppo malvagi.
Trollope, forse per non incorrere in tale rischio, a proposito di un personaggio di eccessiva 'disinvoltura' , precisa : "Temiamo che in queste pagine si sia mostrato come peggiore di quel che è in realtà ; ma abbiamo avuto a che fare con le sue debolezze e non con le sue virtù" .

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    04 Dicembre, 2019
Top 50 Opinionisti  -  

Il canto della Primavera

"All'ombra delle fanciulle in fiore" , libro bellissimo e sfavillante nella traduzione di G. Raboni.
Il secondo volume della Recherche può essere definito il Canto della Primavera della grande opera di M. Proust.
Gilberte e Albertine ne sono le muse ispiratrici, creature lievi, quasi eteree.
Chi risalta particolarmente è però Odette, ora Madame Swann e madre di Gilberte, tant'è che in tutta la prima parte del libro, a Parigi, m'è parsa lei la protagonista, una moderna botticelliana Flora.
(L'altra parte è invece ambientata a Balbec, sulla costa della Normandia).

Il narratore stesso ne subisce pienamente il fascino. S'incanta a "sentir suonare Madame Swann" : "il suo tocco mi sembrava far parte, come la sua vestaglia, come il profumo delle sue scale (...) di un tutto individuale e misterioso".

"All'improvviso, sulla sabbia del viale, lenta, calma e lussureggiante come il fiore più bello, (...) Madame Swann faceva sbocciare intorno a sé toilettes sempre diverse (...); e innalzava e dispiegava (...) la cupola serica d'un vasto ombrello identico per sfumatura alla cascata di petali del suo vestito".
"E'sopravvissuto il piacere che sempre provo (...) rivedendomi discorrere così con Madame Swann, sotto il suo parasole come sotto il riflesso d'un pergolato di glicini" .

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    25 Novembre, 2019
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La signora del ritratto

Disse Isabel : "Io credo (...) che è da me stessa che vorrei essere libera" .

Ritengo bellissimo questo libro, che è l'immaginaria prosecuzione di "Ritratto di signora" , famoso romanzo di Henry James. Lo scrittore qui è il celebre J. Banville, irlandese.
Che qualcuno prosegua il romanzo di un altro è cosa di cui diffido. Ma le credenziali di cui gode Banville lo mettono al riparo da sospetti 'commerciali' .

Il libro effettivamente è di altissimo livello letterario, tanto che può essere considerato un omaggio a H. James. Banville infatti adotta una scrittura che crea continuità con l'opera da cui parte e soprattutto degna della prosa di James stesso.
Tutti i personaggi, inoltre, vengono sviluppati secondo potenzialità e caratteri già delineati in "Ritratto di signora". La stessa protagonista Isabel presenta un'evoluzione nel rispetto della figura ivi elaborata. Qui è proiettata verso chiarimenti e scelte, tramite un approfondimento psicologico-esistenziale notevolissimo e di rilevante acutezza.

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H. James, "Ritratto di signora"
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    05 Novembre, 2019
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Incontro con Goethe

Come sappiamo, Goethe a 23 anni (nel 1772) conobbe Carlotta Buff allora diciannovenne promessa sposa a un altro uomo.
A lei Goethe s'ispirò per delineare la celebre figura femminile del suo Werter.
"Carlotta a Weimar" è appunto il romanzo di T. Mann, frutto di estesa ed approfondita consultazione degli scritti di Goethe. Solo la scena finale è del tutto inventata.

L'ormai sessantatreenne Carlotta è "una cosiddetta vecchia signora" che porta in sé "il pudico segreto della nostra dignità senile".
Giunta a Weimar con la figlia per una visita alla sorella, si stabilisce nel confortevole albergo che prospetta sulla piazza, gremita di curiosi per vedere la donna che ispirò la Lotte del Werter . In coda, all'interno, le persone altolocate per porgerle un saluto. Fra esse il figlio di Goethe con l'invito a un pranzo che il padre terrà in suo onore.
Tanto basti, per non svelare troppo.

Il romanzo, scritto nel '39 negli USA, risplende nella bellezza della scrittura di T. Mann.
Un libro bello, dunque. Il lettore deve però sapere che si troverà calato in una prosa che scorre lenta come limpida acqua di un maestoso fiume di pianura.

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T. Mann , Goethe
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    14 Ottobre, 2019
Top 50 Opinionisti  -  

Le ragioni di un tormento

Nella prima parte, questo libro non ha destato in me una grande impressione : vi ho trovato un intento pedagogico-ideologico che non amo in letteratura, benché possa ritenerlo condivisibile nel contenuto di per sé. E, ancora, uno scarso coinvolgimento.
Per me, il romanzo è decollato veramente nella seconda parte, in cui la premiatissima scrittrice sa dare quell'impronta di talento e profondità che in effetti mi attendevo.

Un reduce della Guerra di Crimea, abbrutito e violento, scioccato da quanto ha vissuto.
C'è una colpa gravissima e una motivazione irriferibile neppure a se stesso.
Qualcuno ha detto che dietro a un segreto c'è sempre un altro segreto.
Ed è la difficile pacificazione con quest'ultimo che apre ad un percorso non solo di chiarezza ma di possibile redenzione.
Pure il ritorno al luogo natio, presso la sorella, non è affatto indolore : a Lotus, in Georgia, si susseguono rimembranze dell'infanzia, e la desolazione dell'ambiente è cornice consona alla cupa tristezza. Ciò che viene a sapere aggiunge orrore : "i combattimenti di cani non gli bastavano più. Hanno trasformato gli uomini in cani" .

La letteratura qui realizza il suo ruolo : andare oltre la realtà apparente ; dire l'indicibile ; aprire uno spiraglio alla luce perché almeno un raggio non sia reso muto.

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    23 Settembre, 2019
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Edith di Holt

"Vincoli" è il primo romanzo di Haruf.
L'Io-narrante, figlio di uno dei protagonisti, 'scrive' nel 1977, ma la storia raccontata ha inizio più di 80 anni prima.
L'ambientazione è Holt nel Colorado, che a fine '800 era solamente un villaggio con qualche negozio.

Per ragioni di contestualizzazione, ricordiamo che nel 1862 Lincoln promulgò un provvedimento secondo cui su richiesta venivano assegnati terreni demaniali nelle zone selvagge fuori delle 13 colonie d'origine, dietro impegno di coltivarle, il che rendeva proprietari gli assegnatari.

Così. sul finire del secolo XIX giunse nei dintorni di Holt una giovane coppia.
Di qui partono le vicende di questa famiglia e di quella che abita nella casa più prossima.
Grandi protagonisti sono soprattutto i figli. E tra questi spicca in particolare Edith, creatura incantevole e generosa fino all'abnegazione. "Era bella come più non avrebbe potuto". Con lei potevi "dirle tutte quelle cose che non avevi mai detto a nessuno, tutte quelle cose che stanno oltre le battute e gli aspetti superficiali che gli altri vedono di te" .

Qui abbiamo Haruf già al meglio.
Rispetto al successivo "Canto della pianura", in cui forse c'è più mestiere ma meno ispirazione in una Holt più sviluppata ma non migliore, "Vincoli" è meno dispersivo, tutto proiettato sulla rappresentazione di alcuni personaggi. Meno corale ma di maggior approfondimento.
Edith poi, secondo me, rimane una delle figure femminili più toccanti della letteratura americana contemporanea.

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    17 Luglio, 2019
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Un lungo addio

Dire troppo, in letteratura e nell'arte in generale, rappresenta un grosso limite. E' di gran lunga preferibile il troppo poco, che può invece aprire porte all'immaginazione, al fascino della sfumatura, alla ricchezza delle interpretazioni.
Qui, sia chiaro, l'autore si attesta a un discreto livello letterario; ma quando si legge P. Roth le aspettative sono spesso altissime.
Penso che lo scrittore, nel voler 'dire tutto' , corra il rischio di un relativo appiattimento.


Vengono raccontate le vicissitudini che la grave malattia dell'anziano padre comporta e, nel contempo, le ripercussioni che esse proiettano sul figlio famoso scrittore.
Tutto è rappresentato con una certa (per me, troppa) meticolosità. Ciò, unito alla visione piuttosto convenzionale 'da Americano medio' in cui lo stesso Io-narrante pare imbrigliato, depotenzia a tratti le potenziali emblematicità che avrebbero potuto aprire ad orizzonti di più ampio respiro, a quelle profondità esistenziali di cui talvolta la letteratura riesce a farsi interprete.

Un romanzo autobiografico, dunque, che riguarda un breve ma intenso periodo nella vita del narratore.
Quasi a rimarcare tale aspetto, il sottotitolo "Una storia vera", benché si sappia che in letteratura 'tutto è vero e tutto è falso' .

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P. Roth
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    02 Luglio, 2019
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Serata d'inizio primavera

Tratto dalla raccolta "Notturni", questo racconto può essere considerato un piccolo gioiello letterario degno del Nobel ricevuto da Ishiguro.

Ci sono incredibili meccanismi dell'arrivismo e del 'successo' (termine ormai permeato di volgarità) che annientano la vita, soprattutto di chi li pratica.

In armonioso equilibrio fra realismo e inverosimile, in una suggestiva Venezia d'inizio primavera, si narra di un musicista che suona nelle orchestrine dei caffè di Piazza San Marco.
Lui, però, suona la chitarra, e a Venezia questo non è un vantaggio. Poi non è italiano (ma dell'Est-Europa), e i turisti non devono accorgersene.
Ai tavolini di uno di questi locali incontra un celebre cantante, un mito della madre, che gli propone di accompagnare il suo canto, per una serenata in gondola sull'acqua notturna di un canale.
Si tratta di una serenata assai particolare, che non può lasciarci indifferenti.

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    10 Giugno, 2019
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Quiete apparente

"Siamo proprio come le canne al vento, (...) siamo canne, e la sorte è il vento."
"Sì, va bene: ma perché questa sorte?"
"E il vento, perché? Dio solo lo sa."

Una Sardegna che profuma d'antico. Tre sorelle nubili in una vecchia dimora testimone di un passato di ricchezza e specchio della decadenza attuale. Persino la più giovane di esse "riviveva talmente nel passato che il presente non la interessava quasi più".
Il loro attempato e fedele servitore, presso l'unico podere rimasto.
Ecco che si fa vivo un nipote ignoto, figlio di una sorella ora defunta, fuggita di casa ancora ragazza e mai più tornata.
Quasi in contrasto con la tetra casa, "il grande paesaggio pieno di luce", "sotto i monti azzurri e chiari come fatti di marmo e d'aria".

Dietro l'apparente quiete, c'è però un delitto e c'è il castigo. Il delitto è segreto e nascosto ; il castigo, un peso opprimente e dura una vita.
Certo che viene in mente Dostoevskij , ma il mondo e la scrittura della Deledda sono peculiari e legati alla sua terra d'origine lasciata per vivere a Roma ; una realtà lontana, fuori dalla Storia, fra leggende e tradizioni.
Anche la grande scrittrice sarda, come il celebre Autore russo, non è però ripiegata su stessa.
La sua bellissima scrittura, punteggiata di note cromatiche, tende a smorzare l'elemento drammatico della realtà rappresentata. Anzi, nelle sue pagine si percepisce chiaramente il soffio lieve che schiude alla luce.


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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    19 Aprile, 2019
Top 50 Opinionisti  -  

"Qualcosa che non va"

Questa breve opera non è affatto 'minore' nella produzione letteraria di Kafka, anzi penso sia il testo fondamentale per meglio comprendere tutti gli altri suoi scritti.

Si tratta di una lunga "lettera" scritta al padre, a cui però non è mai pervenuta. Venne redatta durante una vacanza termale nel 1919.
La "Lettera al padre", sia chiaro, oltre ad essere una fondamentale testimonianza, ha certamente un valore letterario in sé.

La lettura di questo scritto mi ha dato uno strumento per me fondamentale per comprendere in modo più approfondito le altre opere del grande autore, le quali rappresentano comunque situazioni ad alto livello letterario da renderle emblematiche di un cruciale periodo storico e dotate di un 'afflato cosmico' che supera gli ambiti di determinati tempi e luoghi. Questo carattere , che deriva da un destino personale per trasformarsi in estesa valenza simbolica, è tipico degli autentici grandi esiti dell'arte.

Questa Lettera, costellata di espressioni quali -umiliazione vergogna colpa oppressione debolezza "disprezzo di me stesso"- può essere considerata anche documento del vissuto dello scrittore, originato soprattutto dai difficili rapporti con la figura paterna fin dalla più tenera infanzia : "recentemente mi hai chiesto per quale motivo sostengo di avere paura di te" ; "fra di noi c'è qualcosa che non va, e (...) tu, pur senza averne colpa, ne sei la causa" ; "la sensazione di nullità che spesso mi sovrasta (...) ha origine per molti versi nella tua influenza", "tu eri troppo forte per me". "Assumevi ai miei occhi l'aspetto enigmatico che hanno tutti i tiranni, il cui diritto si fonda sulla loro persona, non sul pensiero".

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    14 Marzo, 2019
Top 50 Opinionisti  -  

Inverosimilmente

Un romanziere di 41 anni riceve una lunghissima lettera che inizia con : "A te che non mi hai mai conosciuta". E prosegue: "Ieri il mio bambino è morto" ; "ora ho solo te al mondo, solo te che di me non sai nulla", "tu che non mi hai mai conosciuto e che ho sempre amato" .

Si tratta di un romanzo breve, anzi (e per fortuna) brevissimo, quasi interamente occupato dalla lettera femminile : uno sfogo sulla spinta di una condizione emotiva disperata e quasi delirante. Questa è forse l'unica motivazione per una prosa 'sopra le righe' , traboccante di enfasi convenzionale, con sospiri e 'confessioni' in una dimensione che alcuni presumono 'molto femminile' . L'uomo in questione, sia chiaro, ne esce molto male.
Qui lo scrittore maschio, calatosi nel punto di vista di un personaggio di donna, mi pare abbia esagerato rischiando di renderla caricaturale. Una scrittura pertanto, unita ad uno sviluppo alquanto prevedibile e poco verosimile, che mi ha reso la lettura gravosa e noiosissima. Per me, un romanzetto 'rosa' , assai simile a "Una scrittura femminile azzurro pallido" di Werfel, lezioso già fin dal titolo.

Questa donna "sconosciuta" della "Lettera" mi è parsa una sorellina di altri sventurati personaggi letterari femminili, come Madame Bovary o Anna Karenina, donne che confondono la passione con l'amore, prese in un vortice negativo che le conduce ai peggiori epiloghi.

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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    14 Febbraio, 2019
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Dedicato a Tabucchi

Nel 2012 a Lisbona moriva lo scrittore Antonio Tabucchi. L'anno successivo veniva pubblicato questo libro a lui dedicato.
La lettura di quest'opera è dovuta al mio interesse verso Tabucchi. Non conoscevo l'autore, Bajani. Le aspettative erano però alte.
Leggendo la prima metà di "Mi riconosci", la delusione è stata forte ; nella seconda metà ho percepito una significativa ripresa.

L'incipit m'è parso proprio brutto. Per decine di pagine ho avuta la sensazione di trovarmi in un bla-bla-bla esteticamente deprimente : una palude di sgraziate parole raramente capaci di un sussulto, se non di un guizzo vitale. Che noia!
Poi verso metà libro qualcosa si muove, pare addirittura decollare : la scrittura trova una forma consona, la struttura dei brevi capitoli comincia a funzionare; il testo diventa agevolmente leggibile, perfino interessante : passato prossimo e passato remoto posti in continua intersezione ; il linguaggio è meno scontato, diventa più allusivo ; anche gli oggetti, le case, paiono animarsi, con orologi che scandiscono il tempo, invano se le stanze sono disabitate : è quasi un invito a entrarci, se non altro per dare un senso a quel tempo scandito.

"Il lutto, in fondo, è il tentativo di abitare il vuoto di qualcuno che si è perso" .

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Romanzi autobiografici
 
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    30 Gennaio, 2019
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Con assenso disinformato

"L'hai protetto, sei rimasta sveglia ogni volta che aveva la febbre; quanto amore, quanta dedizione e fatica ti sono costate farlo crescere, e poi viene spedito là, semplicemente viene mutilato e muore".

La letteratura tedesca contemporanea ci offre questo libro bello e interessantissimo di U. Timm, fra i più grandi autori europei di oggi.
Alla base dell'opera, gli scritti (diario, lettere) del fratello, arruolatosi come volontario nelle SS e morto diciannovenne sul fronte russo nel '43.
Lo scrittore aveva allora tre anni e di lui ricorda solo un ragazzo alto e biondo che lo sollevava da terra.
Il libro è anche un resoconto sulle responsabilità di persone comuni, oltre che del potere, nelle tragedie della Seconda Guerra Mondiale. Ci sono domande senza sconti e dettagli che, pur nella pacatezza del racconto, sgomentano.
Si tratta di un'indagine acuta e impietosa nel microcosmo della propria famiglia, quasi specchio della società tedesca, uno scavo che dà nuovo senso alla pietas verso persone acritiche, responsabili e vittime di un'immane catastrofe.

Com'è stato possibile che quel ragazzo trasognato "a cui non è mai piaciuto giocare con i soldatini", si sia catapultato nel gorgo della tragedia?
Secondo la madre, contraria all'arruolamento, i capi "avevano abusato dell'idealismo del giovane".
E i padre? Qui il discorso si deve inoltrare fra varie e pericolose ambiguità.
U. Timm sa penetrare molto in profondità: scandaglia i cosiddetti 'valori' che serpeggiavano nella mentalità comune, qui trasmessa dal genitore nella formazione del Super-Io di famiglia.
Il padre, che pur non si era mai iscritto al Partito nazista e non ne amava i "modi troppo da teppisti", non metteva affatto in discussione "dovere e tradizione", e neppure il 'coraggio', che però non prevedeva il coraggio di dire di no.

Gli scritti del fratello sono piuttosto reticenti, benché talvolta implicitamente eloquenti : "...mi limito a seguire gli ordini". Ad un tratto compare un Russo, e come una pugnalata giunge la frase: "a 75 metri Ivan fuma una sigaretta, un boccone per la mia mitragliatrice".
Il narratore, mentre conduce le proprie indagini, legge libri di Primo Levi e altri autori che raccontano gli orrori subiti dalle vittime : è il momento perché lui, appartenente a una generazione a cui era proibito piangere, pianga "tutte le lacrime soffocate".

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